Padum 18 agosto 2009

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Padum, Zanskar agosto 2009 secondo giorno

Appunti a cura di Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa ed Alessandra Cominetti.

Sua Santità il Dalai Lama:

Abbiamo parlato del non io, del non sé, la visione che contraddistingue il Buddhismo dalle altre religioni. I fenomeni sorgono in modo dipendente, esercito la concentrazione della mente. Chi meditava in India non riusciva a superare l’attaccamento all’ego. La rinascita in reami elevati di esistenza devono servire da motivazione, con questa aspirazione ci si concentra sul concetto del sé in meditazione. Il senso dell’io ci spinge ad avere attaccamento ed avversione, cause delle nostre rinascite nel Samsara. Ci sono diversi modi per abbandonare l’attaccamento. Per le religioni teiste è quella di essere devoti al Dio creatore. Nella tradizione mahayana Shantideva dice che per superare questo attaccamento bisognerebbe dedicarsi al beneficio di tutti così da aspirare all’illuminazione per il beneficio degli esseri. La visione del non sé libera la mente e minimizza l’attaccamento ma per sradicarlo completamente serve l’ausilio della filosofia. L’attaccamento non riguarda solo il sé ma tutti gli oggetti, da qui scaturisce orgoglio e superbia. Non possiamo parlare di cose che ci piacciono senza l’attaccamento al sé. La visione soggettiva deriva dall’attaccamento al sé.

Tutte le religioni riconoscono l’egoismo come un problema. Ho incontrato il Presidente (??) al quale sono risultate molto utili le parole di Shantideva nonostante non fosse Buddhista. Sviluppare Bodhicitta ci permette di minimizzare il senso di egoismo e di egocentrismo, ma solo la calma concentrata unita alla meditazione sulla vacuità permette di sradicare questa visione errata. Le azioni negative che creano afflizioni nascono dal sé, tutti gli sbagli sorgono sulla visione centrata sul senso dell’esistenza intrinseca del sé.

Sarebbe molto utile se ogni giorno riuscissimo a pregare come Shantideva: “possa diventare oggetto di felicità e sostegno per tutti gli esseri”. L’attaccamento al nostro sé ci porta a desiderare il raggiungimento del nirvana personale, ci sono molti insegnamenti su come sconfiggere l’ego. Prendersi cura di noi stessi è molto più facile siccome vogliamo la nostra felicità. Per superare l’attaccamento all’ego possiamo considerare questo desiderio in relazione al desiderio di ottenere la felicità da parte di tutti gli esseri, così sorgerà Bodhicitta. Senza questa osservazione desideremo la nostra sola liberazione, da qui l’attaccamento dell’ego al concetto del nirvana. Buddha parla dei 5 aggregati contaminati di cui ci dobbiamo liberare per raggiungere il nirvana. Per cui questa visione dell’attaccamento è importante perché è radice di tutte le afflizioni. L’ignoranza è considerata come tutte le altre afflizioni, per cui deve essere eliminata. Chandrakirti commenta l’ignoranza come base delle altre emozioni negative, che sorgono da esso. Pensieri negativi sottili dipendono da un’ignoranza di base. Secondo la visione di Lama Tsong Khapa le emozioni negative sorgono sulla base di un’attaccamento al sé che porta l’individuo a considerarsi autosufficiente. Nulla è veramente bello o brutto in senso intrinseco, questo si accompagna alla concezione di esistenza intrinseca del sé. Le sensazioni ci pervadono come l’ignoranza pervade le nostre emozioni negative, significato dei 400 versi di Aryadeva. Gli oggetti ci appaiono piacevoli o spiacevoli per via dell’attaccamento che proietta in essi le caratteristiche che percepiamo. Questo confronto è una buona base per la visione della vacuità. Non si parla di vacuità fine a se stessa, ma in relazione alla sofferenza che genera. L’ignoranza causa sofferenza. Tutti i fenomeni esistono in dipendenza dalle loro cause. Chandrakirti espone una visione filosofica che supera le scuole inferiori. Buddha insegna la vacuità dal punto di vista del sorgere dipendente per sconfiggere la visione ordinaria che si attacca all’apparenza dei fenomeni. 

Come eliminare l’ignoranza, la radice dei nostri problemi?

Nei 400 versi di Aryadeva si dice di realizzare la vera realtà dei fenomeni, così che cessino i pensieri che causano attaccamento ed il Samsara. Benché non sia possibile individuare un sé intrinseco nei fenomeni questi mantengono una loro forma di esistenza dipendente, si parla di fenomeni esistenti come designazioni. Se la nostra visione fosse corretta allora i fenomeni sarebbero intrinsecamente esistenti, poiché noi li percepiamo come tali. Un’esempio della nostra percezione errata può essere rappresentato dalla montagna che abbiamo di fronte, composta da innumerevoli particelle continuamente in mutazione e a loro volta scomponibili. La forma che ne risulta a noi appare intrinsecamente come una montagna in realtà questa è una pura designazione sulla base di tutte le sue parti. Con un indagine più approfondita, scomponendo innumerevoli volte le parti della montagna, non è possibile trovare la montagna stessa. Per questo si dice che esiste come mera designazione, etichetta. Tuttavia la montagna mantiene un certo tipo di esistenza: quella in dipendenza dalle sue parti. Per cui la causa principale che distrugge il Samsara è la realizzazione dell’origine dipendente dei fenomeni. Nei riguardi di alcune persone provo un certo desiderio che siano felici, per altre solamente avversione se non addirittura desiderio che soffrano. E’ possibile che amore e odio nascono simultaneamente? Questi sentimenti sono opposti e sono semplicemente generati dal modo in cui vediamo l’oggetto. Per cui se vediamo persone che non ci piacciono possiamo comunque volerne la felicità. Dunque questi due sentimenti non possono coesistere perché sono generati entrambi dalla nostra mente non per proprietà intrinseche della persona considerata. La possibilità che entrambi possano esistere è dovuta alla purezza della mente, questa tuttavia non sorregge odio e l’odio stesso non dipende dall’oggetto ma dalla mente stessa. E’ possibile sviluppare la comprensione di ciò visualizzando la dipendenza dei fenomeni considerati, la mente di base è pura. Nel Tantra si individua una mente grossolana ed un’altra sottile. Gli stati afflittivi vengono dalla mente grossolana e portano con loro un grande potere su di noi. Vi sono diversi livelli mentali, il più puro è quello della chiara luce. Man mano che percorriamo il sentiero la mente si purifica, chiarendosi sempre di più e venenendo sempre meno intaccata dalle afflizioni. Le afflizioni sono avventizie quindi non intrinseche nella mente stessa, proprio per questo la mente è purificabile e le afflizioni eliminabili. Grazie a Bodhicitta mi avvicino velocemente allo stato di Buddha. Il tantra radice di Guyasamaja dice che tutto è vuoto di un esistenza intrinseca. Nagarjuna, nella Bodhicittavivarana (commentario alla mente del risveglio: Bodhicitta), dice che la mente è primordialmente non nata (da tempo senza inizio è priva di un sé intrinseco). Le afflizioni sono temporanee e non sono parte della mente, la purificazione di queste è l’addestramento che ci porta allo stato di Buddha. Nagabodi asserisce che la Bodhicitta non appartiene a nessuno. Nessuno può darcela e per ottenerla l’unica sorgente è lo stato di chiara luce innata della nostra mente (costituisce già una nostra potenzialità). Nessuno può distruggere la Bodhicitta che è in noi, nessuno può toglierci la possibilità di ottenere l’illuminazione, poiché questa è la natura stessa della nostra mente. Nessuno può toglierci la possibilità di conseguire l’illuminazione, nessuno può darcela. Nagabodi nelle due strofe successive riferisce che le nostre qualità innate sono chiamate Buddhità, per questo tutti gli esseri hanno la possibilità di raggiungerla. Tutti gli esseri hanno i 5 organi di senso più la coscienza che discrimina le nostre sensazioni. Anche quando sogniamo, quando sveniamo, durante il processo della morte, quando il cervello non funziona più rimane ugualmente presente un certo livello di coscienza sottile in relazione alla dissoluzione dei 5 elementi nell’elemento spazio (che è la mente innata). Questi elementi si dissolvono nella mente sottile con 4 stati di vacuità progressivi di cui l’ultimo è la chiara luce, mente fondamentale e causa sostanziale della mente di Buddha. Quando la realizziamo comprendiamo appieno le nostre qualità innate e otteniamo l’illuminazione. Dharmakirti asserisce i nostri aggregati non sono permanenti perché le loro cause sono in continuo cambiamento. Siamo il risultato di azioni negative, karma negativo proveniente dall’ignoranza. L’antidoto più potente all’ignoranza è la comprensione della mancanza del sé intrinseco con cui elimino i conflitti interiori. Cessando i difetti mentali cessa il karma e quindi il samsara e gli aggregati contaminati che mancano delle loro cause, questa è la liberazione individuale. La felicità non è qualcosa che si ottiene pregando. Così come non otteniamo un oggetto materiale che desideriamo semplicemente pregando allo stesso modo non possiamo ottenere la felicità semplicemente tramite la preghiera, ma è necessario uno sforzo. Può essere utile ragionare sui vantaggi dell’illuminazione e gli svantaggi del Samsara. Occorre riconoscere la natura di sofferenza del Samsara, vedere gli aggregati come contaminati, dobbiamo vedere la sofferenza come onnipervasiva che nasce dalle nostre emozioni affliggenti e quindi aspirare a liberarci prima studiando, poi riflettendo e poi praticando giorno e notte. Bisogna essere consapevoli che la sofferenza non sia voluta e che sia uno svantaggio. Le esperienze piacevoli impure sono sbagliate perché basate su aggregati impuri. Alcuni animali in natura vivono nella costante paura di essere attaccati. Chi non vive questa paura è l’animale che attacca per primo. Buddha insegna a riconoscere la sofferenza onnipervasiva. Per eliminarla bisogna eliminarne le cause affinché non si abbiano rinascite nei reami inferiori come gli inferi. Come ispirazione verso il nirvana si può osservare l’enorme sofferenza presente nella natura. Maestri come Nagarjuna e Lama Tsong Khapa hanno raggiunto la liberazione attraverso l’esperienza e la pratica del Dharma. Lama Tsong Khapa dice di studiare, riflettere, contemplare e poi di praticare giorno e notte. Egli praticò senza interruzione tramite la purificazione. Combinazione tra concentrazione ed introspezione. Quando ottenne elevate realizzazioni attraverso l’introspezione ebbe la visione di Yamantaka e Manjusri. La visione di diverse divinità in diversi momenti ha significati particolari. Queste sono considerate esperienze della mente di chiara luce. Tutto quello che egli studiò diventò oggetto della sua pratica. Uso 4 tipi diversi di ragionamento per giungere alla conclusione. Non bisogna rimandare la pratica passando 30 anni senza praticare, 30 anni pensando di voler praticare e alla fine passi altri 30 anni senza far niente comunque. Non bisogna scoraggiarsi ma ascoltare gli insegnamenti dei maestri. La cosa migliore per essere di beneficio agli altri è aiutarli per davvero.

Possiamo ispirarci ai nostri maestri del passato. Per cui il Buddha aiuta gli esseri tramite il corpo della forma, Sambogakaya (gli permette di fare qualsiasi attività in modo spontaneo), e possiede il Dharmakaya, risultato della meditazione della vacuità. Ha bisogno di Nimbogakaya e Sambogakaya. Per cui parlando dei tre corpi del Buddha nel Tantra si asserisce che le cause per ottenerli sono: quelle dello yoga della divinità e della meditazione sulla vacuità. Entrambi vengono sviluppati attraverso l’immaginazione. Per oggi ci sarà la parte preliminare dell’iniziazione di Akshobia, che fa parte del Tantra dell’azione, questa divinità è una pratica di purificazione delle negatività. Per cui come prima cosa farò il rituale. Domani ci sarà la cerimonia dell’aspirazione della Bodhicitta. Chiunque voglia prendere i voti laici insieme ai precetti li può prendere. Se voi seguite questa iniziazione la cosa migliore sarebbe aiutare il Sangha povero e in particolare le monache ed i monaci. Per la prima parte dell’iniziazione dovete immaginare che il guru è Akshobia con un viso e due braccia ed è uguale alla divinità raggiunta nel mandala. Dovete immaginare che il lama e la divinità siano una cosa sola. Non c’è nessuna differenza tra loro. I mandala consiste di 9 divinità, il colore blu e un viso e due mani. Per poter ottenere la buddhità dobbiamo andare attraverso i 5 sentieri e le 10 terre. Per ottenre sentieri e terre avete bisogno di accumulare meriti e sbarazzarvi di tutte le emozioni negative. Le macchie residue devono essere eliminate tanto quanto devono essere accumulate le virtù. Dobbiamo usare i 4 poteri opponenti, dentro a questi antidoti ci sono le prostrazioni, pratiche di purificazione. In particolare il motivo per cui Buddha Akshobya è apparso in questa forma è proprio quello di purificare le azioni karmiche. Quando prendiamo l’iniziazione la nostra motivazione deve essere di superare i nostri ostacoli per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Senza distrazioni mentali ascoltate attentamente, dovete anche essere capaci di trattenere nella mente il significato. La motivazione è quella di prendere quest’iniziazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e non solo per il proprio beneficio. Dobbiamo fare delle preghiere di supplica, per l’iniziazione di domani dobbiamo fare richiesta. Chiediamo anche di permetterci di entrare nel mandala di Akshobya.

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