Parigi 11 ottobre 2003 Gli insegnamenti di S.S. Dalai Lama

Su Santità il Dalai Lama: \"Se dovessimo accettare che i fenomeni non sono generati in base ad un rapporto di cause – condizioni, non potremmo comprendere come effettivamente esiste la realtà. Se dovesse esistere un’origine senza una sua causa, allora non saremmo in grado di spiegarci molti fenomeni\".

Sua Santità il Dalai Lama
Sua Santità il Dalai Lama: “Quando parliamo d’amore e di compassione, dobbiamo aver chiaro che si tratta di qualità intrinseche in ogni essere, sono qualità che possediamo dalla nascita in quanto intrinseche alla mente”. Così esordisce il Premio Nobel per la Pace nell’immenso e gremito stadio coperto di Parigi Bercy.

Gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Parigi, 11 ottobre 2003

1. Introduzione al buddhismo

sabato 11 ottobre, mattino e pomeriggio, e domenica 12 ottobre, mattino.

Sebbene il progresso materiale nel mondo moderno sia straordinario, la ricerca del senso della vita e di un modo per vincere la sofferenza resta al centro delle nostre preoccupazioni. In tale contesto, il Dalai Lama ha presentato un’introduzione completa alla Via buddhista, dimostrandoci come, attraverso il sentiero spirituale, possiamo non solo liberare la mente dalla sofferenza, ma anche conseguire una felicità profonda e autentica.

Risvegliare la bontà e l’amore innati in ciascuno di noi è il primo passo lungo questo sentiero, che gradualmente conduce alla realizzazione della saggezza e della compassione, ossia al pieno sviluppo del nostro potenziale umano. Da questo stato di pace interiore, poi, originiamo la mente dell’Illuminazione, o spirito del Risveglio, che in ultimo ci consentirà di realizzare la buddhità e sviluppare un senso di responsabilità universale nei confronti di tutti gli esseri senzienti.

Il Dalai Lama ci offre dei consigli pratici su come superare le difficoltà alle quali siamo confrontati nella vita moderna, unendo la sua profonda esperienza personale degli insegnamenti buddhisti con una profonda comprensione del mondo contemporaneo.

Questo primo giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama inizia con una coreografia semplice ma solenne. Sua Santità il Dalai Lama siede su una poltrona di velluto bordeaux affiancato dal suo qualificato traduttore francese, il monaco Matthieau Richard. Entrambi trovano posto su un gran palco giallo alle cui spalle spicca un immenso rettangolo, pure giallo, attraversato verticalmente da una gran striscia di color rosso.

Sua Santità il Dalai Lama

Quando parliamo d’amore e di compassione, dobbiamo aver chiaro che si tratta di qualità intrinseche in ogni essere, sono qualità che possediamo dalla nascita in quanto intrinseche alla mente. Quando parliamo d’attitudini interiori non mi riferisco solo a dei fattori che rivestono elevati valori spirituali, ma ad attitudini estremamente importanti anche per il nostro benessere fisico. La nostra vita è caratterizzata dall’interdipendenza: tutti noi siamo dipendenti dagli altri. Pensiamo alla vita dei mammiferi. La crescita dei loro piccoli dipende dalla cura dei loro genitori: altrimenti non avrebbe ragione sviluppare amore e compassione per i propri figli. È estremamente importante comprendere i vincoli d’interdipendenza. Tuttavia esistono molti animali che, non appena nati, devono imparare a vivere da soli. Ad esempio, le tartarughe non appena uscite dal guscio, devono imparare a cavarsela da sole.

I fattori dell’amore e della compassione sono quindi estremamente importanti, anche per permettere lo stesso sviluppo fisico del neonato. Ma, in questo caso, la tartaruga non sarebbe in grado di riconoscere la sua prole. Ammalarsi e guarire sono eventi del tutto naturali. Di conseguenza, sappiamo anche realizzare atti di guarigione della mente con piena naturalezza. Se abbiamo la potenzialità di dissipare l’ignoranza, siamo pure soggetti ad una serie d’attitudini negative, come il risentimento, l’attaccamento e la rabbia: tutte fonti di sofferenza. È importante comprendere il rapporto intercorrente tra stato mentale e stato di felicità.

È IMPORTANTE ESSERE CONSAPEVOLI DEL FATTO CHE QUESTO PROCESSO DI MIGLIORAMENTO AVVIENE SOLO PER OPERA D’UNO SFORZO COSCIENTE E PERSONALE.

Tra questi fattori impliciti della mente è importante saper distinguere le attitudini positive da quelle negative. Per questo scopo dobbiamo far ricorso alle capacità delle nostre facoltà intellettive. È da più di 3.000 anni che la cultura indiana è volta allo sviluppo delle qualità interiori. Proprio per questo motivo si sono sviluppati in India molte concezioni religiose finalizzate a promuovere le qualità positive della mente e, viceversa, a sedare quelle negative.

Quando ci troviamo all’aperto, nell’ambiente naturale, apprezziamo i raggi del sole che ci trasmettono calore e luce, viceversa, temiamo l’oscurità che sviluppa insicurezza e tristezza: ecco perché le tradizioni arcaiche adoravano il sole. Mentre le concezioni filosofiche più avanzate s’impegnano ad analizzare ed a ricercare l’origine della felicità.

Per questo motivo sono sorte delle concezioni religiose basate sulla presenza o meno d’un dio creatore. Inizialmente, le capacità intellettive dell’essere umano erano più limitate. Alcune religioni erano basate sulla presenza d’un dio creatore da cui ha avuto origine la vita, mentre altre concezioni non sceglievano questa strada. tutte le tradizioni religiose che hanno sviluppato una ricerca filosofica hanno in comune ed attribuiscono gran importanza al messaggio dell’altruismo, dell’amore e della compassione, considerandole delle qualità molto importanti ai fini della promozione del benessere e della felicità. Sia il Buddhismo, che l’Induismo, il Giainismo, il Cristianesimo e l’Islam sono tutte religioni che rimarcano l’importanza dello sviluppo dei valori interiori. Le religioni teistiche descrivono il dio creatore come l’impersonificazione dell’amore e della compassione. Tutte le maggiori religioni attribuiscono al maestro promulgatore o al dio creatore tutte le doti della compassione e dell’amore. Dal che emerge che si tratta di temi comuni di necessaria esistenza. Con mente imparziale possiamo osservare che tutte, indistintamente tutte, le principali religioni sono volte ad indicare all’umanità la strada fondamentale dello sviluppo dell’amore e dell’altruismo. Esistono tuttavia delle differenze sul perché vadano sviluppate queste qualità, in base alla disponibilità d’adattamento ed alle inclinazioni dei diversi individui. Questo è il comun denominatore che possiamo trovare in tutte le religioni, che ci permette di sviluppare la comune predisposizione all’ecumenismo. Siamo coscienti d’essere entrati nel 21° secolo, di trovarci in un periodo di grande progresso materiale, tuttavia non sembra che sia altrettanto per quanto riguarda lo sviluppo correlato alla formazione interiore degli esseri umani. Nella nostra lingua tibetana abbiamo il temine gnomon che indica le oscurazioni, le afflizioni. Sarebbe opportuno trovare un termine che lo renda bene nell’ambito del sistema educativo. Le attitudini all’amore ed alla compassione sono generalmente conosciute come induttrici di benessere interiore e di felicità. Rispetto al panorama di alcuni secoli fa non vedo differenze sostanziali in termini di capacità di gestione delle emozioni. Personalmente, non vedo un gran progresso in questo senso.

A New York in occasione d’un mio insegnamento, mi fu chiesto se non era il caso di cambiare il modo d’insegnare. Risposi che questo è finalizzato a cambiare le attitudini negative. Ma le afflizioni che incombevano sull’umanità alcuni secoli orsono, fatti i dovuti cambiamenti, le possiamo ritrovare nel nostro tempo.

L’indirizzo specifico ed unilaterale peculiare del Buddhismo consiste nell’applicazione d’un metodo finalizzato ad eliminare le emozioni negative, le afflizioni della mente. Anche nelle concezioni filosofiche indiane troviamo quella che accetta l’asserzione d’un dio creatore mentre l’altra lo nega, chi sostiene la concatenazione delle rinascite mente altri non sono d’accordo, chi sostiene l’esistenza d’un sé tra gli aggregati mentre altri lo negano.

Queste diverse concezioni sono in realtà necessarie ed utili in quanto gli esseri umani manifestano diverse predisposizioni. Per alcuni è più consono il fatto che i fenomeni origino da cause e condizioni, senza la necessità d’un creatore. Per altri è esattamente l’opposto. Le concezioni filosofico religiose sono congeniali alle capacità di comprensione degli individui.

Il Buddhismo esprime non una, ma diverse scuole filosofiche: Cittamatra o della sola mente (che giunge a conclusioni sia nichiliste sia eterna liste), Madyamika o della Via di Mezzo. Il Buddhismo ha espresso una visione interpretabile in diversi modi, in quanto è adattabile alle diverse predisposizioni dei vari discepoli. Tutte, comunque, le religioni e le scuole filosofiche sono concordi nella necessità di coltivare le qualità dell’amore e della compassione. Tuttavia, se intendiamo beneficiare gli altri, dobbiamo acquisire una conoscenza profonda e vasta tale da permetterci d’essere di giovamento a tutti gli esseri. Perché, proprio da una prospettiva più generale, sorge l’esigenza di non limitare il nostro intervento, la nostra attitudine positiva solo verso alcuni, ma emerge la necessità che questa sia indirizzata indistintamente verso tutti gli esseri. Questa è la base che accomuna tutte le correnti spirituali. Quando parliamo di diversità religiose e di verità, e quando viceversa parliamo d’un’unica religione e d’un’unica verità, non intendo esprimere dei concetti in contraddizione, anzi, intendo far comprendere che entrambi rappresentano dei bisogni necessari e complementari. Fra voi che m’ascoltate, alcuni credono in una religione ed altri sono atei. È comunque importante, al fine di maturare fiducia e comprensione per la propria concezione religiosa, sviluppare la comprensione d’un’unica verità ed indirizzo, impegnandosi nella pratica religiosa confacente alle proprie predisposizioni. A questo proposito, consiglio comunque di seguire quella determinata dalle proprie tradizioni.

Non deve succedere come a quella signora irlandese nata e cresciuta cristiana, diventata buddhista quando s’accostò alla dottrina di Buddha, ma in completa confusione al momento della morte. Questo non va bene, non è proficuo. Se non si è più che convinti di voler cambiar fede, basandosi su argomentazioni razionali e non sull’impeto del momento, è molto meglio restare delle proprie convinzioni religiose, quelle in cui siamo nati e cresciuti.

All’inizio della sua storia, l’umanità non dedicava molto interesse ai problemi d’ordine religioso. I barlumi di religiosità che accompagnavano la nascita dell’uomo erano volti a sviluppare una cultura religiosa tesa all’immediato conseguimento dei bisogni quotidiani, del benessere e dell’integrità fisica. Non si pensava tanto alle rinascite ma già si accettava l’idea d’un sé permanente. Per forza di cose l’attenzione era decisamente diretta a raggiungere un benessere contingente, quotidiano. Le visioni filosofiche erano puntate a conseguire un benessere material. I testi di logica in cui s’esamina la concezione filosofica non buddhista evidenziano che alcune concezioni accettano l’esistenza dei fenomeni oggetto di percezione diretta, per cui ciò che non esiste è ciò che non viene percepito direttamente. Perciò tutto ciò che viene inferito è considerato inesistente. Per fare due esempi, queste scuole accettano fenomeni come: il germoglio che nasce dal seme, la madre che genera il figlio. Tuttavia costoro non asseriscono affatto che questi fenomeni derivano da cause e condizioni, anzi, al contrario sostengono che si tratta di fenomeni spontanei. Se dovessimo accettare che i fenomeni non sono generati in base ad un rapporto di cause – condizioni, non potremmo comprendere come effettivamente esiste la realtà. Se dovesse esistere un’origine senza una sua causa, allora non saremmo in grado di spiegarci molti fenomeni.

Per i Samkya esiste una causa, caratterizzata da un’origine primordiale, da cui si generano i fenomeni. Questa sostanza primordiale, per i Samkya è permanente. Alla domanda: esiste una mente pianificatrice, un creatore? I Samkya rispondono distinguendosi tra teistici e non teistici.

Sua Santità il Dalai Lama a Parigi 11 – 17 ottobre 2003

“Non convertitevi facilmente al Buddismo” Cosi esordisce il leader spirituale del Paese delle nevi di fronte a migliaia e migliaia di persone giunte da tutt’Europa, anzi rappresentanti dei popoli della terra.

Sua Santità il Dalai Lama è diventato uno dei massimi leader spirituali del nostro tempo. Il suo messaggio di pace e la sua capacità di comprensione ha toccato milioni di uomini e donne che, nel mondo.
Sua Santità il Dalai Lama è diventato uno dei massimi leader spirituali del nostro tempo. Il suo messaggio di pace e la sua capacità di comprensione ha toccato milioni di uomini e donne che, nel mondo

Capo spirituale e temporale dei tibetani, Sua Santità il Dalai Lama è diventato uno dei massimi leader spirituali del nostro tempo. Il suo messaggio di pace e la sua capacità di comprensione ha toccato milioni di uomini e donne che, nel mondo, hanno presenziato ai suoi insegnamenti, li hanno ascoltati o letti. Nato il 6 luglio 1935 in un piccolo villaggio del Tibet nord-occidentale, Tenzin Gyatso venne riconosciuto all’età di tre anni quale incarnazione dei suoi tredici predecessori, manifestazioni di Chenrezig, il bodhisattva della compassione, in questo mondo. A Lhasa, capitale del Tibet, egli ricevette una formazione di altissimo livello per prepararsi ai suoi futuri compiti politici e religiosi. Quando, nel 1949, la Cina invase la provincia orientale del Tibet, il giovane Dalai Lama, non ancora quindicenne, cercò invano di stabilire un dialogo con le forze di occupazione, e invano perorò la causa della non-violenza, cuore del buddhismo. Infine, nel 1959, egli si rassegnò all’esilio in India, ove gli fu offerto asilo politico insieme ad altri ottantamila tibetani. Nel 1989 ricevette il premio nobel per la Pace. Oggi il Dalai Lama vive a Dharmasala, un villaggio sulle pendici indiane dell’Himalaya, dove ha stabilito la sede del governo in eslio. Egli continua ad insegnare il buddhismo e medita più di cinque ore ogni giorno, conciliando la sua vita monastica con i suoi compiti politici. I suoi solidi valori, il pacifismo, il carisma e l’umiltà, oltre alla sua personalità calorosa, lo rendono una delle persone più amate del pianeta. Le sue conferenze pubbliche e gli insegnamenti, vere lezioni di vita, pace, tolleranza e compassione, attraggono ogni anno sempre più gente proveniente da tutto il mondo: il Dalai Lama incarna la Saggezza nel nostro tempo.

Gli insegnamenti

1. Introduzione al buddhismo: sabato 11 ottobre, mattino e pomeriggio e mattino di domenica 12 ottobre 2003.

Sebbene il progresso materiale nel mondo moderno sia straordinario, la ricerca del senso della vita e di un modo per vincere la sofferenza resta al centro delle nostre preoccupazioni. In tale contesto, il Dalai Lama ha presentato un’introduzione completa alla Via buddhista, dimostrandoci come, attraverso il sentiero spirituale, possiamo non solo liberare la mente dalla sofferenza, ma anche conseguire una felicità profonda e autentica.

Sua Santità il Dalai Lama ci offre dei consigli pratici su come superare le difficoltà alle quali siamo confrontati nella vita moderna, unendo la sua profonda esperienza personale degli insegnamenti buddhisti con una profonda comprensione del mondo contemporaneo.

Sua Santità il Dalai Lama ci offre dei consigli pratici su come superare le difficoltà alle quali siamo confrontati nella vita moderna, unendo la sua profonda esperienza personale degli insegnamenti buddhisti con una profonda comprensione del mondo contemporaneo.

Il Dalai Lama ci offre dei consigli pratici su come superare le difficoltà alle quali siamo confrontati nella vita moderna, unendo la sua profonda esperienza personale degli insegnamenti buddhisti con una profonda comprensione del mondo contemporaneo.

2. Conferenza pubblica: “Pace interiore, pace universale”– Domenica 12 ottobre 2003, pomeriggio

“Il disarmo esteriore inizia con il disarmo interiore. L’unica vera garanzia di pace è dentro di noi” (S.S. il Dalai Lama)

3. Insegnamenti sull’Omaggio alla vacuità e sui Commentari sulla bodhicitta da lunedì 13 ottobre a giovedì 16 ottobre 2003, mattino e pomeriggio.

Per quattro giorni Sua Santità il Dalai lama ha commentato due brevi trattati di Nagarjuna: Omaggio alla vacuità e Commentari sulla bodhicitta. Tali commentari approfondiscono la nostra comprensione della mente dell’Illuminazione, o spirito del Risveglio, cui è dedicato anche il precedente week-end introduttivo, in base ai suoi due inseparabili aspetti: la compassione universale nei confronti di tutti gli esseri senzienti e la saggezza, la profonda visione della vacuità.

È soltanto realizzando la vacuità del sé e dei fenomeni, e generando l’aspirazione a conseguire l’Illuminazione per il bene di tutti gli esseri senzienti che potremo raggiungere la completa Illuminazione. Ricorrendo ad esempi semplici Sua Santità renderà tutti questi insegnamenti accessibili a, chiarendo gli aspetti più profondi del sentiero spirituale.

È stata un’opportunità unica per incontrare uno dei più amati leader spirituali del nostro tempo e ricevere insegnamenti da lui. Il suo messaggio universale di pace, amore e compassione è accessibile e di prima importanza tanto per i buddhisti che per i non buddhisti.

4. Iniziazione di Akshobya Venerdì 17 ottobre, mattino

Un’iniziazione è l’indispensabile passo che precede le pratiche più avanzate del buddhismo tibetano. Questa abilitazione, in particolare, è specificatamente correlata al buddha Akshobya (Mitrukpa in tibetano) la cui principale attività è alleviare la frustrazione, la sofferenza e la malattia. Si tratta di un’iniziazione aperta a tutti, che è stato possibile ricevere anche come una semplice benedizione.

L’associazione Compassion Paris 2003. www.dalailama-paris2003.com

Sua Santità è stato invitato a Parigi ad opera dell’associazione “Compassion Paris 2003”, che ha organizzato gli insegnamenti in programma durante la visita del Dalai Lama a Parigi nell’ottobre 2003, ed è formata da centri buddhisti dell’Île-de-France che rappresentano le varie scuole di buddhismo tibetano. Le attività dell’associazione sono coordinate dai centri che l’hanno fondata (Dharma Ling, Kagyu Dzong, Kalachakra, Padma Ling, Rigpa France e Yungdrung Bön) a cui spetta il compito di coordinamento, e da centri membri (Association Dzogchen, Drukpa Paris, Detchen Eusel Ling, Institut Guépèle, Sakya Kunga Ling, Shambala Paris, Tarab France…) che hanno collaborato nella preparazione dell’evento. L’associazione opera in stretta collaborazione con la Federation of Tibetan Buddhism (F.B.T.) e con le autorità nazionali, regionali e locali. Gli insegnamenti hanno avuto luogo allo stadio “Palais Omnisports Paris Bercy”, nel XVI arrondissement (75012). Si tratta di un immenso spazio coperto, accessibile ai portatori di handicap, che garantisce un’ottima visibilità grazie alla presenza di schermi panoramici.

Sua Santità il Dalai Lama à Parigi

“Non convertitevi facilmente al Buddismo”

Cosi esordisce il leader spirituale del Paese delle nevi di fronte a migliaia e migliaia di persone giunte da tutt’Europa, anzi rappresentanti dei popoli della terra. E’ meglio che ciascuno rimanga nella religione cui è familiarizzato, anziché convertirsi in un’altra e poi pentirsene. Fin dagli anni ’50 incontrai delle persone che avevano operato la scelta di cambiare religione, rispetto a quella in cui erano cresciuti. Tuttavia, proprio per questa ragione, più avanti nella loro vita ebbero modo di ricredersi. Questa scelta creò loro molti più problemi di quanto non avevano prima. Ho anche incontrato una giovane tibetana che mi disse: “MI sono convertita al cristianesimo, ma nella prossima vita voglio essere di nuovo Buddhista. Perciò penso che sia meglio, se si è credenti, mantenersi nella religione in cui si è cresciuti, con la quali ci si è familiarizzati”.

Sua Santità Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama in esilio dal 1959, ha effettuato una visita a Parigi dall’11 al 17 ottobre, nel corso della quale ha presentato un’introduzione particolareggiata alla Via buddhista, mostrandoci come, tramite il sentiero spirituale, siamo in grado non solo di liberare la mente dalla sofferenza, ma anche di raggiungere una felicità profonda ed autentica. “Risvegliare la bontà e l’amore innati in ciascuno di noi – ha sottolineato il Premio Nobel per la Pace – è il primo passo lungo questo sentiero, che gradualmente conduce alla realizzazione della saggezza e della compassione, vale a dire al completo sviluppo del nostro potenziale umano. Da questo stato di pace interiore, successivamente, originiamo la mente dell’Illuminazione, o spirito del Risveglio, che in un ulteriore momento ci permetterà di realizzare la buddhità e maturare un senso di responsabilità universale nei confronti di tutti gli esseri senzienti”.
Il Dalai Lama ci ha offerto tutta una serie di consigli pratici su come superare le difficoltà con le quali dobbiamo confrontarci nella vita moderna, unendo la sua profonda esperienza personale degli insegnamenti buddhisti con la profonda saggezza della pace interiore, la pace universale. Per quattro giorni Sua Santità il Dalai lama ha commentato con parole amorevoli ed incisive due brevi trattati di Nagarjuna: “Omaggio alla vacuità” e “Commentari sulla bodhicitta”. Tali testi sono stati scelti in quanto particolarmente adatti ad approfondire la nostra comprensione della mente dell’Illuminazione, o spirito del Risveglio, in base ai suoi due inseparabili aspetti: la compassione universale verso tutti gli esseri senzienti e la saggezza, la profonda visione della vacuità. “È solamente realizzando la vacuità del sé e dei fenomeni, e generando l’aspirazione a conseguire l’Illuminazione per il bene di tutti gli esseri senzienti – ha ribadito più volte Sua Santità – che potremo raggiungere la completa Illuminazione. Ricorrendo ad esempi semplici Sua Santità ha reso tutti questi insegnamenti accessibili all’enorme ed attento pubblico convenuto da ogni parte del pianeta, rendendo limpido gli aspetti più profondi del sentiero spirituale. In questo modo il suo messaggio universale di pace, amore e compassione si è reso accessibile, in tutta la sua rilevanza, tanto per i buddhisti che per i non buddhisti. Poiché un’iniziazione è l’indispensabile passo che precede le pratiche più avanzate del buddhismo tibetano, al termine degli insegnamenti, in un’atmosfera di particolare spiritualità, Sua Santità ha conferito l’iniziazione di Akshobya (Mitrukpa in tibetano) la cui principale attività è alleviare la frustrazione, la sofferenza e la malattia. Sua Santità è stato invitato a Parigi dell’associazione “Compassion Paris 2003”, primo esempio in Europa di una struttura appositamente costituita per organizzare in forma unitaria gli insegnamenti in programma durante la visita del Dalai Lama, nel nosto caso a Parigi nell’ottobre 2003. Le attività dell’associazione sono dirette dai centri che l’hanno fondata: Dharma Ling, Kagyu Dzong, Kalachakra, Padma Ling, Rigpa France e Yungdrung Bön.

Il Dalaï Lama a Parigi è stato accolto da un gran pubblico curioso, attento, sereno ed incline a capire il suo messaggio. Più di 12.000 persone si sono presentate, facendo lunghe code all’ingresso per ascoltare i preziosi insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama. Venuti da ogni parte del mondo e della Francia, si percepiva una presenza attenta ad ascoltare e a capire il messaggio d’amore e di compassione universale del Leader spirituale del Tibet. Tante e tante persone, in molti venuti dall’Italia, che applaudivano dolcemente, che hanno riservato un’accoglienza sobria ma calorosa a Dalaï Lama: per un’intera settimana essi hanno trasformato in un tempio del buddhismo il gigantesco Palais Omnisports di Bercy. Si è trattato d’un evento che ha segnato il tutto esaurito, Più di 12.000 praticanti, ammiratori, simpatizzanti, semplicemente curiosi, hanno affollato il Bercy Omnisport Stadium per una serie di insegnamenti durati praticamente una settimana Dalai Lama.

Il Buddhismo è la religione a più rapida espansione in Francia, si stimano oltre 5 milioni di francesi convertiti al Buddismo o vicini ad esso, e 500.000 praticanti. Ovviamente la stampa francese ha evidenziato un crescendo d’interesse per il Buddismo in Francia, tradizionalmente fedele alla Chiesa Cattolica ma con una forte minoranza di cinque milioni di mussulmani

Sua Santità Il Dalai Lama sta intensificando la sua attività per promuovere la pace ed intende dar vita “al comitato mondiale per la pace”.

Intendo promuovere un gruppo di “persone di buona volontà” che si prodighino per la pace in Iraq. A questo comitato dovrebbero partecipare degli scienziati, intellettuali, filosofi, personalità religiose, questi potrebbero andare in Iraq per ricercare e proporre una soluzione.

Un iniziativa simile potrebbe già operare per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi.

Il leader Buddhista ha lanciato l’idea di formare un comitato internazionale d’alte personalità, a partire dai premi Nobel per la Pace, che s’impegni a fondo a favore della pace, particolarmente nelle aree calde di crisi. Il punto di partenza sarebbe il problema Iraq. Tra I primi nomi egli ha proposto l’ex presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel ed il Premio Nobel per la Pace Arcivescovo Desmond Tutu. Rispondendo alle domande alla conferenza pubblica di domenica 12 ottobre in un Palazzo Omnisport di Bercy che più gremito di così non si poteva (si parlava di 14.000 spettatori), il Kundun ha aggiunto d’aver preso in considerazione l’idea di recarsi a Bagdad, prima che scoppiasse il conflitto e cadesse il regime. Sua Santità Il Dalai Lama ha dichiarato:Sono sempre disposto ad impegnarmi per la pace, anche da solo, e credo di riuscire a produrre dei risultati, ma se creiamo un comitato mondiale di figure internazionali mosse dal solo scopo della pace, credo che i risultati possano essere ben maggiori. Penso fermamente che queste alte personalità recandosi in quest’area, possano veramente rappresentare la pace, l’umanità intera, e non questo o quel governo. Quando sta per esplodere una crisi di violenta intensità, credo che questi leader della pace debbano intensificare la loro azione per identificare una via per risolvere i problemi”.

Vedi il nostro articolo pubblicato sul n. 15, novembre 2003, della rivista Dharma https://www.sangye.it/index.php?cod=d