4 – Insegnamenti S.S. Dalai Lama a Bodhgaya 6.01.10 pomeriggio.

Sua Santitàil Dalai Lama: "Per poter praticare un sentiero completo e perfetto dobbiamo necessariamente avere un maestro qualificato e questo maestro diviene la radice vera e propria del sentiero che percorriamo".

Sua Santitàil Dalai Lama: "Per poter praticare un sentiero completo e perfetto dobbiamo necessariamente avere un maestro qualificato e questo maestro diviene la radice vera e propria del sentiero che percorriamo".

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Registrazione audio secondo giorno pomeriggio B

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Bodhgaya, India 6 gennaio 2010 secondo giorno pomeriggio

Traduzione dal tibetano in italiano di Fabrizio Pallotti. Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Il corpo di Buddha non è sorto in assenza di cause. Quando Buddha insegnò il sentiero mahayana non lo diede pubblicamente ma lo diede principalmente a quei discepoli che avevano un karma puro. Coloro che non riconoscono il mahayana come insegnamenti di Buddha non hanno nessuna colpa perché al tempo di Buddha non fu un insegnamento popolare. Per poter chiarificare la corretta visone di questo, Maitreya compose l’ornamento alle chiare realizzazioni l’abisamayalankara, Nagarjuna chiarificò la parte della saggezza con i suoi testi sulla ragione logica e così via. Asanga propagò la parte della visione che concerne la visione cittamatra, mentre Nagarjuna sì occupò della visione Prasangika. Grazie a questi maestri questa conoscenza pervenne in Tibet tramite il maestro Atisha. I tre lignaggi di Kadampa che si focalizzano nello studio dei sei trattati principali e così via. Per cui si chiamano i 6 trattati dei Kadampa. Uno di questi è il compendio di tutte le pratiche. Ho incontrato l’abate Sakya Gun Guaguancio che ricevette la trasmissione di questi testi e anche il commentario del madhyamikavatara. Questo abate era un grande studioso. Poi c’è il Bodhisattvacharyavatara per cui ho ricevuto gli insegnamenti da Guco Chempo Gyatso. Poi ho anche ricevuto l’ornamento del sutra mahayana da Ringtsen Tengpa. Poi ho ricevuto il Ludanavarga che sono le storie di Buddha prima che diventasse Buddha. Tutti questi lignaggi sono pervenuti da Buddha Shakyamuni fino a Je rinpoche: Lama Tsong Khapa.

Nel settimo e ottavo verso sì mostra quali sono le qualità uniche e particolare degli insegnamenti, come il lam rim. Je rinpoche si basa su queste outline del sentiero graduale. Per praticare il lam rim bisogna capirlo, per poterlo capire dobbiamo ricevere gli insegnamenti, se vogliamo avere un’autentica esperienza abbiamo bisogno di prendere insegnamenti da un maestro qualificato. Le realizzazioni sorgono in relazione al guru. Per poter praticare un sentiero completo e perfetto dobbiamo necessariamente avere un maestro qualificato e questo maestro diviene la radice vera e propria del sentiero che percorriamo, è questa la cosa più importante. Analizzare i vantaggi di affidarsi a un Guru. Sia il maestro che il discepoli devono avere dei prerequisiti. Nel Tantra il maestro deve essere estremamente qualificato con un criterio molto preciso. In generale le qualità del maestro devono essere l’umiltà, erudito e deve avere la saggezza trascendentale, per quanto riguarda il discepolo non deve avere pregiudizi, deve possedere l’intelligenza e una forte aspirazione a realizzare le mete del sentiero. Bisogna riflettere sui benefici di affidarsi a un Guru e quali sono gli svantaggi di non farlo. Poi si riflette su quelli che sono gli svantaggi di affidarsi in modo sbagliato al Guru. E infine bisogna riflettere su come estrarre una vita significativa dalle opportunità che abbiamo ottenuto. Questa vita è come la luce di un lampo in una notte, scompare subito, l’unica cosa che al momento della morte ci può essere d’aiuto è la pratica del Dharma che abbiamo fatto in vita. In questo modo matureremo il desidero di ottenere una vita futura migliore. Quindi si riflette sulla sofferenza in cui potremo cadere, e per paura di questo si prende rifugio in Buddha, Dharma e Sangha. Questo corpo umano è completamente fatto per praticare il Dharma, per cui con queste condizioni bisogna lavorare con tutto il nostro sforzo, con corpo, parola e mente, per praticare il Dharma. Per questo bisogna riflettere sulle sofferenze dell’esistenza condizionata e sulle sue cause. Riguardo allo stato umano: sofferenza della malattia, nascita e morte, incontrare ciò che non vogliamo incontrare, non incontrare ciò che vogliamo incontrare e così via.

Non è una buona idea che siano solo i monaci a servire il thè qua. Sarebbe bene che qualche laico si alzi e serva il thè. Magari qualcuno che ha male alle ginocchia così si sgranchisce. Non è bello vedere solamente i monaci. Vediamo chi corre più veloce.

Se noi contempliamo bene solo i vantaggi di questa vita e non consideriamo gli svantaggi è impossibile praticare il Dharma. Per cui questi aggregati contaminati che abbiamo sono della natura della sofferenza, a partire dalla sofferenza della nascita. Cominciamo con una condizione così alla nascita e poi naturalmente incontriamo altre sofferenze. Possiamo cercare da cosa deriva questa sofferenza. Dalle afflizioni mentali, ma allora queste da cosa sono generate? Allora cercando si arriva a capire che sono generate dall’ignoranza. Quando si parla di karma è uno dei 51 fattori mentali a causa del karma abbiamo questi aggregati che sono contenuti nell’esistenza condizionata. Se consideri la continuità sostanziale degli aggregati non c’è un inizio a questi aggregati di sofferenza. In termini di continuità causale e sostanziale non c’è un inizio. Se invece si pensa alla causa sostanziale immediata di queste cose solamente per il fatto che ci sono delle cause sostanziali non è necessariamente karma, è anche una cosa di natura. Per cui quando parliamo di aggregati, la cui natura è sofferenza, dobbiamo guardare come sono divenuti in questo modo. Bisogna capire perché sono contaminati e da dove vengono. Per cui a seconda del particolare fenomeno si analizza e si capisce che è prodotto ed esiste a causa delle sue particolari cause e condizioni che vengono insieme. Questo tipo di logica è quella della natura ultima. La natura della coscienza è chiara luce questo fatto è un fatto naturale è un fatto innato della qualità della mente non deriva dal karma. Anche il mondo esterno alla coscienza è un prodotto delle sue cause ma non è regolato dal karma. Dobbiamo capire fino a che punto il karma è coinvolto nella molteplicità della natura dei fenomeni.

Sua Santità sta leggendo il verso 22-23.

Siamo al capitolo 5 del testo di Lonchempo. Se desideri aiutare gli altri devi apparire a loro in un modo piacevole, devi compiacerli in modo che diventino ricettivi ad essere guidati. Spesso Je Rinpoche dice questo è qualcosa che è in relazione al mondo, alle convenzioni. Dobbiamo considerare gli altri, però quando pratichiamo il Dharma non dobbiamo farlo guidare dagli altri. Fino adesso il testo ha parlato delle qualità del maestro, ora quelle del discepolo. Trasmissione orale. Alcuni studenti non controllano se un maestro ha le qualità e lo seguono direttamente, non dovete comportarvi così. Un cinese mi disse che in Cina c’erano dei tibetani falsi che venivano in Cina e dicevano che erano i re del Dharma e molti devoti cinesi li seguivano. Poi queste persone si mostravano essere lì per le donne e per i soldi. E mi chiesero che cosa potevo fare? Io dissi che non potevo fare troppo ma era una loro responsabilità indagare le qualità di una persona prima di farla diventare il loro guru.

Una persona seguiva il Buddhismo tibetano e mi disse che un lama gli aveva portato via sua moglie. Per cui lui aveva perso la fede. Gli ho detto che queste sono cose che succedono ma è il modo sbagliato di procedere scegliere ciecamente un maestro e poi abbandonarlo quando perdiamo fede in lui. A un certo punto, quando stiamo praticando la devozione al guru, anche se vedremo dei difetti, questi saranno un sostegno per la fede. Quando parliamo di difetti non intendiamo difetti del corpo ma della mente. Dal momento che il lama ha preso questo aspetto ordinario per apparire a noi può mostrare afflizioni mentali così come noi. Se il lama rimanesse nel suo aspetto del Dharmakaya ultimo non avremo nessuna possibilità di ascoltare gli insegnamenti. E’ proprio perché il lama mostra un aspetto ordinario che noi abbiamo la possibilità di vedere un guru, se lui mostrasse solo l’aspetto del Dharmakaya noi non lo potremmo neanche vedere. Quando ci apprestiamo a fare del commercio prima di farlo analizziamo moltissimo la qualità dell’oggetto che commerciamo, così tanto deve essere fatto dal punto di vista spirituale. La gente fa come il cane con le ossa, senza neanche guardarlo lo prendono in bocca subito. Prima di entrare in una relazione vera e propria ci possono essere anche 12 anni di analisi. Adesso la prossima sessione ancora parla del guru yoga. Non c’è rifugio sullo stadio risultante. Nel tantra si pratica lo stato risultante del Buddha sin dall’inizio (rifugio segreto). Quando si parla dei 12 anelli dell’originazione interdipendente o delle dodici divisioni delle scritture mahayana.

Ci sono vari modi in cui i vari test sono stati scritti e composti. Sono testi che trattano di insegnamenti in modo esteso e sommario. Per quanto riguarda i vari terreni, livelli del bodhisattva. Nel tantra ci sono diverse divisioni, 16 e così via. Alcuni versi che Sua Santità stava leggendo sono molto simili ai versi che si trovano nell’Uttaratantra di Maitreya. Per quanto riguarda la pratica del tantra si prende rifugio direttamente nel guru, nel tantra supremo ci sono le offerte interne, esterne e segrete. Per quanto riguarda la presa di rifugio ci sono dei precetti, dei consigli, che vanno osservati.

Trasmissione orale. In passato qualcuno ha scritto che il Dalai Lama ha detto che bisogna prendere rifugio in tutte le tradizioni spirituali. Non è corretto. Quando prendi rifugio in Buddha non prendi rifugio nelle altre religioni. Questo si fa sulla base di ragioni e sulla base di queste si prende la fede. Per quanto riguarda il rispetto lo facciamo sulla base della gentilezza. Per cui sì può avere la propria tradizione spirituale e comunque avere rispetto ed ammirazione per le altre. Senza avere attaccamento per la propria tradizione ed avversione per le altre dobbiamo compiere un analisi precisa in modo che capiamo che tutto quanto in realtà è interdipendente. Nella tradizione jaina si dice che i fenomeni esterni sono lì per il nostro uso ed il sé che ne gode è indipendente. Mentre nel buddhismo questo sé c’è ma non è indipendente. Il fatto di avere un sé permanente pieno di afflizioni mentali adesso contraddice il fatto che possa raggiungere l’illuminazione. Se non potesse cambiare e sarebbe afflitto allora rimarrebbe tale per sempre e non potrebbe cambiare. Rispettiamo le altre tradizioni perché ogni tradizione beneficia le persone che hanno le condizioni per essere beneficiate.

Settimo capitolo.

La prima è l’equanimità incommensurabile, la prima cosa è liberarsi dall’attaccamento. L’amore che proviamo per i nostri cari è mischiato con il desiderio e l’attaccamento, quindi non è puro amore. Questo tipo di amore è di tipo afflitto, parziale. Questo tipo di amore si basa esclusivamente sul tipo di risposta che abbiamo. Quando abbiamo risposte positive li amiamo nel momento in cui questo atteggiamento verso di noi cambia questo amore è perso. Per cui questo tipo di amore non può essere esteso a quelli che consideriamo nostri nemici. L’amore di cui parliamo qui è quello esteso a tutti gli esseri senzienti senza parzialità. L’amore condizionato è basato sulle reazioni che gli altri hanno verso di noi. L’amore universale incondizionato non è dettato da questo. L’amore universale ha a che fare soltanto con la condizione degli esseri senzienti uguali a noi che vogliono la felicità e non vogliamo soffrire benché si trovino in questa condizione di sofferenza. Tutti vogliono essere felici, tutti non vogliono soffrire e in questo siamo tutti uguali.

Un amore parziale che si estende solo ai nostri cari ha anche una natura biologica, lo vediamo nel rapporto madre e figlio fra gli animali. Quando la dipendenza non è più necessaria si separano. Questo tipo di amore non viene dall’addestramento, dallo studio. Però serve come potenzialità, seme. Con la potenza del ragionamento diventa di grande beneficio. Questa è una cosa che noi possiamo fare ma gli animali non possono perché richiede l’uso dell’intelligenza in quella direzione. Il tipo di compassione che abbiamo verso i nostri cari è influenzato dall’attaccamento. E’ anche possibile avere una fede contaminata, afflitta a causa dell’attaccamento alle nostre tradizioni. E anche dalla fede che è influenzata dalla concezione che si afferra ad un’esistenza intrinseca.

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