Dharamsala 02.10.08 – VI giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama: mattino

Dobbiamo premettere che questi sono solo appunti, presi a mano e scaricati sul computer subito dopo gli insegnamenti, in cui non riusciamo certo a darvi una trascrizione esatta di ciò che ha detto Sua Santià nei suoi insegnamenti, in cui parla in tibetano ed in inglese. Pertanto vi preghiamo di scusarci se vi sono errori o incomprensioni.

Luciano Villa e Alessandro Tenzin Villa e Gabriele Erba

Una miriade di monaci

Una miriade di monaci

Nei testi buddhisti la parola che appare più spesso è compassione, questa rappresenta il significato di liberare tutti gli infiniti esseri dai tre tipi di sofferenza. Per realizzare questo desiderio è necessario comprendere che la sofferenza ha una fine. Infatti la sofferenza ha delle cause per le quali esiste un rimedio. Da questa constatazione è possibile comprendere che la sofferenza ha una fine. Nelle esperienze della vita quotidiana, così come nel sogno, abbiamo la sensazione che gli esseri siano intrinsecamente esistente.

LA MENTE A LIVELLO ULTIMO E’ PURA

Come scrive Lama Tsong Khapa gli esseri ovunque guardano percepiscono gli oggetti come intrinsecamente esistenti e da questa incomprensione scaturiscono l’attaccamento e l’odio.

La natura della mente è pura e non è macchiata dalle macchie avventizie. Si parla di questa mente di chiara luce primordiale, che è pura, senza inizio, e non è mai contaminata dalle menti avventizie.

LA SOFFERENZA DERIVA DA UNA CAUSA

La sofferenza deriva da una causa e c’è un rimedio per questa causa. Quando si attiva il livello più sottile della mente tutte le menti avventizie si assorbono in questa e svaniscono. Perciò questa compassione può essere sempre sostenuta dalla saggezza.

SI ENTRA NEL MAHAYANA CON BODHICITTA

Quindi si entra nel mahayana con bodhicitta, che ha due aspirazioni. Il maestro dice mi prostro a colui che ha sviluppato nella sua mente questa attitudine. Infatti questa bodhicitta porterà beneficio sia per sè che per gli altri, adesso e nel futuro.

Cavalcando il cavallo della bodhicitta si viaggerà di gioia in gioia e quindi chi è quella persona intelligente che non vorrà abbbracciare bodhicitta?

Finchè ci saranno gli esseri e lo spazio possa io rimanere per disperdere le sofferenze di tutti gli esseri senzienti…questa stessa preghiera che menziono spesso tratta dal bodhisattvacharyavatara trova la sua radice nella grande compassione e nel fatto che la mente a livello ultimo sia pura.

L’IMPORTANZA DEGLI ALTRI ESSERI

Tutto le gioie che si sperimentano in questa vita dipendono da tutti gli esseri. E’ impossibile che tutto questo non sia prodotto da tutti gli esseri, non può derivare solo da noi stessi.

Fedeli tibetani in preghiera

Fedeli tibetani in preghiera

Anche la moralità dipende dagli esseri perchè è solo in rapporto agli altri che possiamo praticare i tre addestramenti, fra cui la moralità (evitare di danneggiare gli altri), anche la grande compassione è un traguardo raggiungibile unicamente attraverso la gentilezza degli esseri. Il traguardo temporaneo di una rinascita fortunata è ottenibile tramite gli altri esseri, e lo stesso ottenimento dell’illuminazione dipende dagli altri esseri.

Si dice che metà della causa per ottenere l’illuminazione deriva da colui che è diventato Buddha, mentre l’altra metà deriva dalla gentilezza degli esseri. E allora come mai abbiamo fede nel Buddha e non in tutti i poveri esseri che hanno permesso l’ottenimento di quelo stato?

TUTTE LE NOSTRE METE DIPENDONO DAGLI ALTRI ESSERI

Quindi sia dal punto di vista delle mete temporanee sia di quelle ultime dipendiamo dalla gentilezza degli infiniti esseri.

Gli stati fortunati e sfortunati sorgono dall’aver beneficiato e danneggiato gli altri. Nel testo che abbiamo visto di Kamalashila si pratica la moralità attraverso l’eliminare i sentimenti di odio verso qualcuno e quelli di attaccamento verso altri. Anche i più piccoli insetti per sopravvivere si danno da fare per eliminare le circostanze sfavorevoli alla vita ed ottenere quelle favorevoli. Tutti gli esseri hanno questo rifiuto e avversione nei confronti della sofferenza e abbiamo questo desiderio spontaneo di ottenere la felicità.

IL DIRITTO NATURALE DI TUTTI GLI ESSERI AD ESSERE FELICI

Per questo parliamo di un diritto naturale ad essere felici, questo appartiene a tutti.

Quindi essendo tutti gli esseri dotati di mente uguali nel desiderare la felicità dobbiamo svilluppare l’equanimità, che è il primo gradino per poi sviluppare tutte le altre virtù.

Tutte le felicità che esistono nel mondo derivano tutte dall’aver beneficiato o danneggiato gli altri. Sia la felicità di questa vita sia le felicità delle vite future, pure l’illuminazione dipendono dall’aver beneficiato gli esseri o per lo meno dall’essersi astenuti dal danneggiare gli esseri.

PENSARE SOLO A SE STESSI NON E’ DI BENEFICIO

Tanto più pensiamo solo a noi stessi tanto più siamo servitori del nostro stesso egoismo ed egocentrismo.

Se siamo altruisti ovunque vediamo persone di cui ci possiamo affidare. Mentre chi pensa sempre al proprio vantaggio ovunque guarderà non sarà mai visto bene. Ed anche con gli animali, se li inganniamo anche loro non ci vedranno più come vicino. Quindi i vantaggi dell’essere altruisti si vedono anche sugli animali.

IL BUON RICORDO DI GANDHI: UNA PERSONA ALTRUISTA

Pensate nel mondo come viene visto Gandhi che non aveva mai cercato di ottenere potere per se stesso. Ha cominciato la sua carriera in Africa per aiutare gli indiani che erano sfruttati e poi è tornato in India. Al momento della liberazione dell’India non ha mai tentato di ottenere nessuna carica ed ancora oggi quando ci ricordiamo di Gandhi ci ricordiamo di un grande essere e vogliamo seguire il suo esempio.

Mentre quando moriranno, gli esseri sempre presi dall’egoismo, la gente di loro penserà almeno è andato via uno, uno di meno nel mondo, penseranno così.

L’EGOISMO HA EFFETTI NEGATIVI ANCHE SUL FISICO

Anche gli scienziati hanno mostrato che le persone egoiste sono sempre turbate da speranze, paure, sospetti e preoccupazioni e questo danneggia anche il loro corpo. Mentre chi ha un atteggiamento altruista ha meno paure, sospetti ed anche il loro corpo ne risulta beneficiato, e questo è qualcosa che è stato comprovato dalla medicina.

Nella stanza 78 e 79 del commentario sulla Bodhicitta di Nagarjuna viene detto che se dipendendo dagli esseri sorge addirittura la buddhita, non c’è da stupirsi se anche tutti coloro che hanno ottenuto rinascite fortunate devono il loro beneficio agli esseri.

LA RADICE DELL’ILLUMINAZIONE E’ LA COMPASSIONE

I diversi tipi di sofferenze sono il risultto di nuocere agli esseri. A causa del distacco dagli esseri gli uditori pur avendo sviluppato la realizzazione diretta della vacuità, che è un traguardo incredibile, hanno ottenuto solo un’illuminazione minore. Quindi riflettendo sui svantaggi dell’egoismo e sulle numerose qualità che derivano dall’altruismo si giunge alla conclusione e al desiderio di dedicare tutta la propria vita allo sviluppo dell’altruismo.

I figli dei vittoriosi meditano sull’illuminazione la cui stabile radice è la compassione che cresce dal germoglio della Bhodicitta e che ha un singolo frutto: l’altruismo.

Proprio come la terra, l’acqua e i 5 elementi sono di sostegno all’umanità possano tutti gli infiniti esseri usare me stesso come sostegno.

LA COMPASSIONE RIMANE SUPPORTO NECESSARIO ALLA SAGGEZZA

Samanthabara e gli altri Bodhisattva hanno bruciato il legno delle afflizioni con il fuoco della vacuità ma sono comunque inumiditi dalla compassione. Continuamente dobbiamo riflettere sui diversi vantaggi che sono legati alla mente egocentrica e a tutte le numerose qualità provenienti dall’altrusimo. Dobbiamo sviluppare una mente che si ripropone di rifiutarsi di cadere sotto il controllo dei difetti mentali e quindi di usare la propria vita solo per il beneficio degli altri.

Così quando moriremo saremo consapevoli di aver usato bene la nostra vita. Chi non si sforzerebbe di sviluppare questa bodhicitta, chi rimarrebbe pigro, se tale mente, come dice Shantideva, ci farà viaggiare di gioia in gioia?

DIVENTARE UN VERO BODHISATTVA

Questo modo di esistere dei fenomeni è vuoto di un sé, dipende da cause e perciò questi fenomeni sorgono solo come imputazione.

Ragionando in questo modo ci si sforzerà di prendere i voti del Bodhisattva. Avendo in mente gli altri verrà realizzato anche il nostro beneficio. Svilupperemo coraggio che viene paragonato ad una corazza, con questa potremo praticare il nostro cammino fino alla buddhita.

E quindi questa preghiera di Shantideva finchè esisterà lo spazio, finchè esisteranno gli esseri, possa io rimanere per il loro beneficio diventerà una vera realtà.

Così facendo nel momento della nostra morte non saremo scoraggiati e avremo la piena consapevolezza che il nostro esistere ha assunto di significato.

SVILUPPARE BODHICITTA

E’ necessario coltivare il pensiero iniziale di Bodhicitta che aspira ad ottenere l’insuperabile illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Questa bodhicitta convenzionale dovrebbe essere coltivata con un processo simile a quello descritto nel bodhisattva bumi di Asanga prendendo i voti con un maestro che mantiene lui stesso i precetti. Bodhicitta dell’aspirazione e dell’impegno può essere addestrata con lo scambiare se stessi con gli altri oppure con la pratica delle sei cause ed un effetto.

Quando nella mente sorgono pensieri come noi stiamo bene, non mi importa degli altri, dovremmo identificarli ed essendo scorretti abbandonarli. Ogni volta abbiamo la mente che percepisce i fenomeni come se venissero dalla loro parte. In più ci possono essere modi di pensare, delle filosofie, che rafforzano questi menti distorte innate.

IL DUBBIO DA CUI SCATURISCE IL SENTIERO

Continuando a riflettere sulle due verità si genera un dubbio e sulla base di questo dubbio otteniamo la saggezza che deriva dall’ascolto, dal molto studio. Così si sussegue la consapevolezza che il credere ai fenomeni come veramente esistenti è una mente non valida. Infatti tanto più analizziamo il modo di esistere dei fenomeni più nostro modo di percepirli come autonomi si scioglie. Ecco che pensando in questo modo sviluppiamo la saggezza che deriva dalla contemplazione, dal pensiero. Questa è una comprensione ancora costruita. Poi quando sorgerà naturalmente questa comprensione dei fenomeni come non intrinsecamente esistenti e, allo stesso tempo, avremo sviluppato bodhicitta avremo ottenuto il primo gate di cui si parla nel mantra della perfezione della saggezza.

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