Prima parte del Commentario su Gyalwa Gyatso dato da Sua Santità il Dalai Lama a un gruppo di occidentali al Tempio di Teckchen Choeling a Dharamsala, in India, il 1 settembre 1984.
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Sua Santità il Dalai Lama
Non ho il lignaggio effettivo su questo insegnamento, né il lignaggio della trasmissione orale, ma vi darò una introduzione generale a questa pratica.
All’inizio potrebbe essere d’auspicio recitare cento MANI, penso che è meglio.
(seguono: Preghiere, Offerta del Mandala, Mani.)
Per distinguerci dai seguaci del sentiero distorto, prendiamo Rifugio per distinguerci dalle motivazioni inferiori, dalla motivazione Hinayana, perciò vi è lo sviluppo di Bodhicitta. Dobbiamo ripetere i versi del Rifugio e Bodhicitta …
san ghie cio dan tso chi cio nam la (Nei supremi Buddha, Dharma e Sangha)
cian ciub bar du dag ni chiab su ci (prendo rifugio fino all’Illuminazione)
…dag ghi gin sog ghi pe so nam chi (Per i meriti da me accumulati per generosità ecc.)
dro la phen cir san ghe drup par sciog (Possa io diventare Buddha per essere di beneficio agli altri esseri) (x3)
Quanti di voi capiscono il tibetano? Un poco?
Poiché non vi è molto tempo, non entrerò in una spiegazione molto dettagliata. Ritengo inoltre che è possibile leggere i dettagli per quanto riguarda la visualizzazione, si può capire questo attraverso la lettura. Ho intenzione di sottolineare, provare a spiegare, quei punti che sono importanti non solo in questa pratica, ma come una pratica generale, la pratica tantrica, o fondamentalmente pratica buddhista, poi la pratica Mahayana, entro tale pratica Tantrayana, all’interno di tale pratica Maha-Anuttarayoga. Ho pensato che potrebbe essere meglio per spiegare questi punti importanti.
Quindi, prima di tutto, penso che tutti sappiamo che in questo momento la popolazione umana su questo pianeta, come dico di solito, è costituito da tre categorie: una che abbandona deliberatamente tutti i dharma, che è la minoranza, poi un’altra categoria che crede in una sorta di dharma o religione; quindi la terza categoria, che è poi la maggioranza, che semplicemente trascura qualsiasi religione ed è completamente assorbita in questioni di denaro.
Tutti i membri di queste tre categorie hanno una cosa in comune, tutti vogliono la felicità, tutti nutrono il desiderio di superare i problemi, la sofferenza. L’unica differenza è nelle modalità che seguono al fine di ottenere tale oggetto. Noi apparteniamo alla seconda categoria, a coloro che credono nella dharma o spiritualità. Ora, come vedete, all’interno dell’obiettivo che vogliamo, la felicità, ci sono livelli diversi. Anche se tutte le persone delle tre categorie desiderano la felicità, al loro interno ci sono diversi livelli di felicità. Generalmente, le persone sentono che la felicità verrà da cose esterne, dall’esterno, per esempio da una buona sistemazione, la ricchezza, la fama, che se avete questi: allora la felicità verrà. Ormai è diventato chiaro che il progresso materiale, lo sviluppo da solo non può dare soddisfazione, mentre un altro modo per ottenere la felicità è la nostra formazione mentale, il processo mentale. Tutte le diverse religioni in realtà modellano la nostra mente e cercano di dare più soddisfazione, la felicità attraverso il progresso mentale o di formazione mentale.
Il Buddismo ed altre religioni indiane accettano non solo questa vita, ma riconoscono l’esistenza d’un numero infinito di vite, un’entità senza limiti: vite passate e future, vite fino a quando non raggiungeremo il Nirvana. Vedete, il dharma non aiuta solo in questa vita, ma anche in quelle successive, ma qualsiasi cosa buona, ogni qualità che è collegato al corpo fisico è solo per la durata di questa vita, questo corpo fisico appartiene a questa vita, e quando questa vita finisce, poi non ne rimane nessuna traccia. Qualsiasi cosa buona di questa vita finisce senza lasciare nessuna traccia. Qualsiasi buona azione o qualità collegata con la mente, specialmente la mente sottile, qualsiasi sottile qualità mentale, andrà alle vite successive e, pertanto, vi darà un qualche aiuto nelle vite future. Come sapete, il buddismo, il Jainismo ed alcune parti della filosofia Samkhya non accettano un creatore come una forza all’origine di tutti i fenomeni. Queste filosofie credono che, alla fine, le cose dipendono interamente dalla mente.
Ora la questione del sé: l’anima. All’interno di tale categoria buddismo non accetta l’anima permanente. In generale tutte le scuole di pensiero buddiste accettano la mancanza del sé: dagmepa. Ora, in ogni caso, poiché non vi è un creatore, non c’è altra forza che crei queste cose che la propria mente quindi la formazione mentale è l’aspetto più importante, al fine di raggiungere il nostro obiettivo: la felicità permanente od una felicità più soddisfacente. Come addestrare la nostra mente? Fondamentalmente ci sono due modi, il lato upaya e il lato prajna: l’aspetto del metodo e quello della saggezza. Senza la saggezza, il solo metodo non può raggiungere la soddisfazione, potrebbe non avere successo, e senza la saggezza la buona motivazione è limitata. La combinazione di saggezza e di metodo o di motivazione, tutti elementi che vanno insieme, è il fondamento.
LA MOTIVAZIONE
Ora, la motivazione. Un tipo di motivazione è soprattutto il pensiero di se stessi, l’auto-liberazione, che è una cosa. Tutti gli insegnamenti Hinayana si basano su tale motivazione. Adesso l’altra motivazione, non solo pensando a se stessi, ma che tutti gli esseri senzienti, così come me stesso, desiderano la felicità, non vogliono la sofferenza e quindi fanno confronti. Ovviamente, il nostro benessere è importante, ma rispetto a quello degli infiniti esseri senzienti, è meno importante del nostro. Pertanto, in tali circostanze, si dovrebbe avere più preoccupazione per il bene degli altri che per il proprio. Rispetto ad altri, dovrei completamente ignorare me stesso. Ho usato la parola “confronto” perché non si tratta di dimenticare noi stessi. Negli insegnamenti Mahayana l’interesse è volto al raggiungimento dell’Illuminazione, ma anche nell’interesse di altri. Il mio inglese sta degenerando, ora mi è molto difficile – la motivazione è quella degli insegnamenti Mahayana, è la cosa fondamentale. Quel tipo di saggezza: penso che tutti sappiate che all’interno del Buddhismo ci sono quattro diverse scuole di pensiero, quindi ci sono spiegazioni diverse, ma in generale esse cercano la saggezza, o saggezza principale, è la saggezza che comprende la natura ultima o vacuità, la vacuità. Per raggiungere l’auto-liberazione o per raggiungere la Buddità, in entrambi i casi la saggezza principale è la realizzazione di shunyata, anche la stessa saggezza va verso il raggiungimento della liberazione o verso il conseguimento dell’onniscienza. Lo stesso tipo di saggezza, la saggezza stessa, ma in un caso s’intende per l’auto-liberazione, in un altro per la Buddità, a causa di motivazioni diverse. E’ lo stesso con le armi, il bersaglio dipende dalle motivazioni, non dall’arma stessa.
IL MAESTRO
Ora, per pratica o l’addestramento alla motivazione e la saggezza abbiamo bisogno d’un insegnante. Il primo insegnante fu il Buddha. Ad esempio, questo è il periodo del quarto Buddha, il Buddha Shakyamuni, con alcune specifiche e caratteristiche differenti. Egli stesso ha proclamato ‘”io sono l’illuminato’. C’è chi lo criticò, dicendo: ‘Oh, è una sciocchezza, così’ si loda, e anche Buddha Shakyamuni disse ‘se qualcuno mi critica andrà all’inferno’, in questo modo, finiva per essere criticato. In ogni caso, per Buddha s’intende la persona che appare ora come un Buddha. Ora le persone come Nagarjuna, o molti altri, in realtà hanno già raggiunto la Buddità, in realtà essi sono Buddha, ma appaiono ancora come Bodhisattva. Così i veri insegnamenti di Buddha in primo luogo dovrebbero provenire da questo tipo di Buddha, in modo da vedere l’insegnante finale od originale come il Buddha. Poi, il vero protettore è proprio la buona motivazione, proprio la sua combinazione con la saggezza, il percorso che unisce metodo e saggezza, che è il protettore finale, l’ultimo rifugio: il Dharma.
I FRATELLI DI DHARMA
Al fine di praticare il Dharma bene dovremmo avere dei compagni, o compagni di Dharma, da loro possiamo imparare, trarre ispirazione. Sono abbastanza sicuro di questo anche oggi. Non abbiamo mai conosciuto né il Buddha o Nagarjuna che visse circa mille anni fa. Le persone a cui possiamo parlare, con i quali siamo in grado di scambiare opinioni e le esperienze, sono la vera fonte di ispirazione, e sono il Sangha. Il Sangha non deve necessariamente essere composto da monaci. Negli insegnamenti Mahayana, sia per laici che monaci, il Sangha è fondamentalmente qualcuno che ha avuto alcune esperienze o ha certe qualità, lo chiamiamo Sangha. Così ora, Buddha, Dharma, Sangha. Al fine di allenare la nostra mente nel modo giusto o progressivo, abbiamo bisogno di questi tre Rifugi: Buddha, Dharma, Sangha.
BODHICITTA
Ora, la questione della motivazione di base, la motivazione per cui vogliamo raggiungere la Buddità in modo da servire o aiutare tutti gli esseri senzienti, che noi chiamiamo Bodhicitta.
Sulla base della combinazione di metodo o di motivazione e saggezza, in primo luogo l’unione peculiare di metodo e saggezza, quel tipo di combinazione speciale è necessario perché l’obiettivo o il risultato della Buddhità, il corpo e mente di Buddha, i due Kaya, in quella fase appaiono come due, ma in realtà non sono stabiliti come due cose diverse. Una sostanza che appare come due. Il metodo che realizza questo tipo di risultato dovrebbe essere una cosa del genere, che appare come due, metodo e saggezza, ma in realtà è uno solo. Nel Sutrayana, la saggezza è ispirata dalla motivazione e la motivazione scaturisce dalla saggezza. Questa, secondo il Sutrayana è l’unione, il significato dell’unione. Ora, non è sufficiente, come l’acqua nel latte: anche mescolate se si effettua una analisi precisa, si determinano ancora due sostanze distinte. Questa è la visione reale del Sutrayana. Ma non è sufficiente, e quindi nel Tantrayana troviamo la saggezza che comprende shunyata. E’ molto difficile, non ne ho un’esperienza reale, quindi è difficile da esprimere ma sembra così.