6 Insegnamenti S.S. Dalai Lama Kalachakra Washington DC 10.07.11

Sua Santità il Dalai Lama: I livelli grossolani di coscienza non diventano mai la mente del Buddha. Solo la coscienza interiore più sottile, che non ha inizio e non ha fine, alla fine diventa la mente del Buddha.

Sua Santità il Dalai Lama Kalachakra Washington DC: I livelli grossolani di coscienza non diventano mai la mente del Buddha. Solo la coscienza interiore più sottile, che non ha inizio e non ha fine, alla fine diventa la mente del Buddha.

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama preliminari all’Iniziazione al Kalachakra a Washington DC, USA, il 10 luglio 2011 (terza parte del secondo giorno) su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva (laklen sodunma)” di Gyalsey Thokme Sangpo (liberamente disponibile qui https://www.sangye.it/altro/?p=134) e sugli “Stadi Intermedi della Meditazione (gomrim barpa)” di Kamalashila (liberamente disponibile qui https://www.sangye.it/altro/?p=1698 ). Appunti ed editing dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, del Dott. Antonio Busi, del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Questo lavoro è basato su quanto espresso direttamente in inglese da Sua Santità il Dalai Lama vedi http://www.dalailama.com/webcasts/post/195-kalachakra-preliminary-teachings e sulle traduzioni dal tibetano in inglese del Prof. Lobsang Jimpa e dal tibetano in italiano di Fabrizio Pallotti.

Sua Santità il Dalai Lama

Il secondo elemento che deve essere coltivato per ottenere la grande compassione, è sviluppare una attitudine, un sentimento, che apprezza gli altri esseri senzienti. Altrimenti di solito noi, verso i nostri amici, verso una buona persona è più facile sviluppare un senso di preoccupazione, mentre verso quelle persone che causano problemi, invece di senso di preoccupazione, c’è persino il desiderio che queste persone soffrano di più, funziona così. Quindi dobbiamo sviluppare un certo tipo di sentimento di simpatia verso tutti, verso tutti, verso ogni essere senziente. Quindi la combinazione, in primo luogo del considerare gli esseri senzienti come qualcosa a voi molto caro, e quindi la realizzazione della consapevolezza del livello più profondo della sofferenza, con la combinazione di questi due, a quel punto si svilupperà una più grande compassione.

Ora, a questo punto [del testo], è indicato come sviluppare la compassione. L’estensione del nostro interesse a tutti gli esseri senzienti non avverrà istantaneamente attraverso l’addestramento, a questo punto il testo menziona un approccio graduale, in primo luogo è necessario coltivare equanimità, e il testo prosegue spiegando la specifica natura delle sofferenze dei sei reami. Quando vi impegnate in queste contemplazioni in relazione alla vostra stessa esistenza, questo farà sorgere la vera rinuncia, l’aspirazione a ottenere la liberazione dal samsara. E quando siete in grado di estendere questa contemplazione agli altri esseri senzienti, questo farà sorgere in voi la grande compassione. Proseguiamo quindi a pagina 40 dove Kamakashila spiega nell’ultimo paragrafo:

Dopo che la mente ha sviluppato equanimità verso tutti gli esseri senzienti

meditate sulla amorevole gentilezza.

e a pagina 41, il penultimo paragrafo nella colonna di sinistra dove leggiamo

In questo modo, avendo familiarizzato voi stessi con la compassione come base,

meditate sulla mente del risveglio, bodhicitta.

Quindi, a questo punto ci spostiamo sull’altro testo, Le 37 Pratiche del Bodhisattva. La traduzione in inglese è a pagina 34.

Il primo verso di questo testo è un saluto al Buddha, nel quale l’autore scrive che gli Esseri Pienamente Illuminati, a causa della loro completa realizzazione della natura ultima della realtà, sono completamente immersi nella meditazione dimorante sulla verità ultima, ma nelle stesso tempo con il potere della compassione, sono in grado di vedere i bisogni di tutti i diversi esseri senzienti.

Nel verso successivo, l’autore spiega che la realizzazione della Buddhità, che è la nostra aspirazione più alta, è qualcosa che non può essere realizzato solo [attraverso] una aspirazione dicendo: “Possa questo accadere”, ha bisogno, si realizzerà solo, sulla base dell’impegnarsi nella effettiva pratica meditativa. Quindi, a questo fine, si deve in primo luogo coltivare la comprensione di come [compiere questa pratica meditativa].

Riguardo la domanda di come comprendere il processo del Sentiero e [di] come impegnarsi nella pratica meditativa del Sentiero che condurrà alla Buddhità, se guardiamo ai testi Buddhisti indiani classici l’approccio che troviamo sembra essere che la presentazione comincia [descrivendo] la complessiva struttura dell’intero sentiero Buddhista, e quindi le pratiche sono incastonate all’interno [di questa descrizione].

Nel caso del Tibet, grazie alla grande gentilezza e alle benedizioni di Maestri come Shantarakshita e Padmasambava, la grande tradizione del Buddhismo ha preso radici e ha anche prosperato in Tibet, c’è stato un periodo nel quale ha attraversato una degenerazione, ma poi è stata rivitalizzata e riportata in vita, intorno all’undicesimo secolo, in modo particolare sulla scia della venuta in Tibet del Maestro indiano Atisha Dipankara. Quando Atisha fu richiesto dall’allora imperatore del Tibet dell’Ovest Cian Ciub O di dare Insegnamenti, Cian Ciub O fece la richiesta che, “Siccome per più sofisticate e estese esposizioni della struttura del Buddhismo e del Dharma e così via, sono qualcosa per la quale non c’è fretta, possiamo aspettare, ciò che vi vorrei richiedere è che voi forniate un Insegnamento che sia molto esteso, ma che comprenda anche qualcosa che possa essere applicato immediatamente alla pratica da studenti e praticanti”. In risposta a questa richiesta, Atisha ha composto la “Lampada per il Sentiero dell’Illuminazione” BODHIPADAPARADIPA dove la principale struttura che Atisha ha utilizzato è lo schema di pratiche che corrispondono ai tre livelli di capacità dei praticanti, a cui a volte si fa riferimento come l’approccio delle tre capacità o approccio dei tre scopi e che Atisha ha tratto principalmente dalla presentazione del Sentiero [presente] negli scritti del Maestro Asanga e dei suoi discepoli. Queste tre pratiche, corrispondenti ai tre livelli di capacità, possono essere davvero viste come similari al sistema scolastico, al sistema educativo, dove si ha l’educazione primaria, l’educazione secondaria e quindi l’educazione più elevata, come l’Università, in questo modo, in corrispondenza a questi differenti livelli di capacità, sono presentate diverse pratiche rilevanti e organizzate secondo quella struttura. E quindi, a questo riguardo si parla di praticanti di capacità iniziale, di capacità intermedia e di capacità più elevata. Le pratiche corrispondenti alla prima, [alla] capacità iniziale, forniscono le condizioni che sono necessarie per la soddisfazione del nostro obiettivo spirituale temporaneo, che è l’assicurarsi l’ottenimento di una rinascita elevata, di una rinascita fortunata. Le pratiche corrispondenti alla capacità intermedia ci permettono di assicurare le condizioni che sono richieste per l’ottenimento della liberazione dalla esistenza samsarica. E tutte le pratiche che corrispondono alla capacità più elevata ci forniscono le condizioni che sono necessarie per l’ottenimento del nostro obiettivo finale, che è l’ottenimento della Buddhità.

Nel verso successivo, l’autore spiega l’importanza di apprezzare l’opportunità che ci è concessa dalla nostra fortunata rinascita come esseri umani e la necessità di utilizzare questa opportunità impegnandoci principalmente nella coltivazione delle tre saggezze, o tre livelli di comprensione che sono la comprensione che deriva dallo studio, la comprensione che deriva dalla contemplazione e la comprensione che deriva dalla esperienza meditativa. E’ importante valutare nel modo giusto le distinzioni tra questi tre livelli di comprensione. Il primo livello di comprensione è una comprensione che è principalmente verbale, che è anche legata alle parole, [derivante] dall’avere sentito qualcuno parlare del Dharma, o dall’avere letto qualcosa da soli. Come risultato avete una qualche comprensione [del Dharma] basato sulle parole, e a questo livello la vostra comprensione non è così stabile, è molto traballante. Ma, sulla base di questo, se applicate la vostra indagine critica e in un certo senso processate quella informazione che avete ottenuto, attraverso la vostra stessa analisi critica, come risultato di questo, la vostra comprensione è approfondita e arriva ad un punto nel quale voi davvero maturate una convinzione profonda nella comprensione. Allora avete raggiunto il secondo livello di comprensione, che è la comprensione derivante dalla contemplazione. E questo livello di comprensione è davvero caratterizzato da una profondità della convinzione in quella verità. Ad esempio, Lama Tsong Kapa nelle sue preghiere di aspirazione dice che:

Per il significato che ho imparato attraverso lo studio

possa io essere in grado di applicare costantemente l’analisi critica

e possa questo portare a un tale livello di convinzione

nel quale ogni potenziale per il dubbio sia stato eliminato.

Questo è il segnale di avere raggiunto il secondo livello di comprensione, che è caratterizzato dalla profondità della vostra convinzione nella comprensione [del Dharma] tale che, quanto sentite una spiegazione contraria, questa non scuote o distrugge la vostra comprensione. Infatti, ad esempio, anche se leggete una scrittura del Buddha, se e la vostra comprensione ha raggiunto il secondo livello, e quello che leggete non è in accordo con la vostra comprensione, sarete nella posizione di pensare immediatamente che deve esserci una qualche specifica ragione per quella dichiarazione particolare, qualcosa che è dietro quella dichiarazione letterale, invece di essere confusi perchè il vostro pensiero era in un certo modo e ora state leggendo un testo che sembra dire il contrario, questo tipo di confusione non ci sarà.

[Una volta] ottenuto questo tipo profondo di comprensione basato sulla convinzione e continuando a coltivare continuamente familiarità con quella verità, come risultato [di questa] costante applicazione della vostra mente attraverso la pratica meditativa, quando raggiungete il punto nel quale, semplicemente portandolo alla mente, immediatamente ha l’effetto di trasformare la vostra mente e le vostre emozioni, a quel punto avete raggiunto il terzo livello, che è il livello di comprensione che deriva dalla esperienza della pratica meditativa. E a volte, in alcuni altri testi, questo livello di comprensione è anche caratterizzato come avente l’elemento di Samadi, della concentrazione.

Nelle preghiere, Lama Tsong Kapa, esprime l’aspirazione che, sulla base di avere sviluppato una comprensione basata sullo studio, possa egli essere in grado di applicare costantemente l’analisi critica, tenendo conto delle quattro leggi della natura e quindi arrivare ad un punto nel quale sia capace di superare ogni traccia di dubbio. Qui è presente un riferimento alle quattro leggi della natura, o quattro principi della natura, di questi, il primo è davvero il principio di evidenza, e questo è dove la ragione e la logica operano. “A causa di A, quindi B”, è un tipo di principio di ragionamento che applichiamo [questa] è l’indagine critica di cui stiamo parlando. Ma, affinché questo principio di evidenza operi, ha bisogno di essere basato su qualche ulteriore livello di principi, e il secondo principio è il principio di dipendenza, in questo caso, principalmente è dipendenza in termini di cause e condizioni. Ed è apprezzando le relazioni causali che possiamo fare inferenze e possiamo utilizzare il principio di ragione. Affinché il principio di causalità abbia senso, è necessario un ulteriore livello di principi, [è necessario] che gli elementi individuali che operano in una relazione causale, loro stessi abbiano caratteristiche e aspetti della loro realtà che permettono loro di impegnarsi in queste relazioni di causa ed effetto. Se ad esempio, si tratta di materia esterna, la materia ha le sue composizioni, [i] costituenti individuali che compongono la materia e se c’è un fenomeno cognitivo, allora a secondo del tipo di oggetti che la coscienza prende, ci sono diversi tipi permutazioni e diversi aspetti della esperienza cognitiva e ulteriormente, quando diversi elementi si uniscono, come risultato del loro unirsi, alcune nuove manifestazioni emergono dall’unione dei diversi fattori elementari. Questi servono come basi sulle quali possiamo quindi osservare le relazioni causali e sulla base delle relazioni causali possiamo quindi utilizzare il principio di evidenza per affermare che “a causa di A c’è B” e così via. Tutte queste, in ultima analisi, sono radicate in un principio di base che è il principio della natura. A questo riguardo, ad esempio, il fatto del perché le cose materiali abbiano qualità ostruttive o fisicalità, questo dipende da come sono le cose, non c’è ulteriore spiegazione, non c’è ulteriore principio a cui muovere. In modo simile [riguardo il] perché il fenomeno cognitivo, il fenomeno mentale abbia questa natura della soggettività, [per questo] non c’è ulteriore spiegazione, è il modo in cui è. E questo è ciò che si intende per principio della natura.

E’ sulla base del principio della natura che gli altri principi operano e sulla base di questi, possiamo alla fine applicare l’uso del principio di evidenza e di ragione. In modo particolare in relazione al principio di causalità, Shantideva, nella sua Guida allo Stile di Vita del Bodhisattva, fa una davvero chiara distinzione tra due sottogruppi all’interno dei processi causali. Quando una domanda è posta [riguardo il fatto che], a livello dei risultati si vedono molte diversità, (ad esempio in relazione ai fiori di loto, vediamo molti diversi tipi di fiori di loto con diversi colori, forme e così via), allora la domanda è posta riguardo a che cosa noi attribuiamo questa diversità che vediamo nel fenomeno risultante, e Shantideva dice che queste sono tutte attribuibili alle diversità di potenziali che esistono nelle cause. E quindi un’altra domanda è posta: “come teniamo conto della diversità che esiste nelle cause stesse” e allora [Shantideva] prosegue dicendo “nelle loro cause”. Dando questo tipo di spiegazione, [Shantideva descrive] un processo puramente causale che non ha niente a che fare con il karma e che non porta per niente il concetto di karma per spiegare questa catena di causalità, e [a questo riguardo] porta avanti un argomento molto chiaro e specifico: “per quanto riguarda sofferenza e felicità, che esistono da un tempo senza inizio, provengono dal karma”, quindi una chiara distinzione è fatta tra due processi di causazione, uno è un semplice processo causale che non ha coinvolgimento del karma, l’altro è un processo causale dove il karma è coinvolto, e qui la differenza fondamentale è che in un processo c’è l’esperienza di sofferenza o felicità, quindi [in] ogni processo causale che implica l’esperienza di felicità e sofferenza, lì il karma gioca un ruolo, e parte di quel processo causale coinvolge l’intenzione da parte dell’essere senziente e questo è ciò che fa sì che quel processo abbia un coinvolgimento del karma. Quindi, Shantideva davvero fa questa chiara distinzione tra questi due tipi di processi causali.

Quindi, se osservate la maniera nella quale l’investigazione si svolge nel metodo scientifico, sembra essere davvero molto simile a questa modalità dei quattro principi della natura. Ad esempio, se parliamo di chimica, dove riconosciamo [le] diverse caratteristiche chimiche della materia e quindi, attraverso la combinazione di questi elementi chimici capiamo [le] diverse qualità emergenti. [Le] relazioni causali di base o relazioni mutualmente dipendenti sono utilizzate anche nel processo del metodo scientifico dove deducete nuove inferenze sulla base di ciò che già sapete. Quindi sembra davvero molto simile.

Questo mi ricorda di una distinzione critica che è fatta nei testi Buddhisti tra elementi e elementi derivati ossia fenomeni che sorgono come elementi derivati, ad esempio Nagarjuna nella “Preziosa Ghirlanda” dove chiaramente parla nel contesto di stabilire la vacuità in relazione a tutti i fenomeni dice: “quando gli elementi loro stessi non hanno esistenza intrinseca, come può il mondo fisico e materiale che deriva dagli elementi, possedere esistenza intrinseca?”, quindi qui è tracciata una distinzione, e similmente in altri testi Buddhisti, tra elementi da una parte e fenomeni materiali, che sono derivati che derivano da questi elementi naturali. E gli elementi sono compresi come essere davvero molto sottili e in uno stato davvero elementare. Quando parliamo di una comprensione così sottile degli elementi, non stiamo parlando di terra, acqua, calore, vento e così via, ma parliamo piuttosto di potenziali per questi elementi e a livello di elementi naturali, [a questo livello così sottile] non è possibile distinguere gli elementi naturali [come] l’uno opposto all’altro, possiamo solo differenziare concettualmente quelle identità distinte, ma non fisicamente. E recentemente è sorto in me il pensiero che può darsi, [che] nel momento del Big Bang, quello è il momento nel quale gli elementi erano presenti e quindi lo svilupparsi dell’universo fisico dopo il Big Bang può essere visto come il dispiegarsi dei derivati del mondo materiale.

Nel verso successivo, l’autore spiega l’importanza di evitare le condizioni che vi distrarrebbero dalla vostra pratica, in modo particolare le condizioni esterne, ma la cosa più importante è davvero proteggere sè stessi dalle forze interne estranee che ci distraggono dalla nostra pratica.

Quindi, qui, nella nostra vita materialistica, il nostro piacere a livello mentale, [che deriva dalla] coscienza sensoriale, sembra qualcosa di bello e dà qualche piacere. [Attraverso] gli sport, il cinema e tramite la coscienza uditiva, la musica, avete una qualche soddisfazione fintanto che queste coscienze sensoriali [sono presenti]. Dal momento che la gioiosità mentale dipende interamente da questo livello sensoriale, quando non ci sono cose belle da vedere, cose belle da sentire, allora vi sentite annoiati, non è così? A volte ho la sensazione che tra i turisti, alcune persone anziane, hanno abbastanza soldi, si sentono troppo annoiati nella loro casa e quindi vanno in diversi posti. Per queste persone, la vita da eremita è molto miserevole. Quelle persone che hanno qualche esperienza della gioia che non è in relazione con le coscienze sensoriali, ma ad un livello mentale, come la fede verso Dio molto forte, la gentilezza amorevole forte, non hanno bisogno di vedere o sentire o gustare, niente. Ma potete passare mesi in [una] vita solitaria piena di soddisfazione, piena di gioiosità. Penso che la vita moderna celebri la distrazione, quindi, effettivamente, in quel tipo di vita, il potenziale per il livello mentale è ridotto, fa troppo affidamento sulle cose sensoriali. Quindi, è molto importante, che voi siate credenti o non credenti, e qui non sto parlando della prossima vita, ma all’interno del periodo di questa vita, noi dovremmo dare più lavoro al livello mentale, in modo che l’abilità della nostra mente possa mantenersi. Se noi facciamo troppo affidamento sul livello sensoriale, e trascuriamo le abilità delle attività mentali, allora la vostra vita diventa ottusa, ed è un peccato, bel vestito, bella faccia, cervello meraviglioso, ma in effetti la vostra mente è ottusa, quindi penso che voglio solo informarvi che dobbiamo fare più attenzione alle nostre abilità a livello mentale, questo è molto importante. Per lo meno me stesso, negli ultimi tre anni non ho mai guardato la televisione, ho solo la radio, la BBC, che informa riguardo gli eventi mondiali, vedere la televisione in primo luogo è cattivo per i miei occhi, e in secondo luogo spreca la mia abilità mentale. Naturalmente, ascoltando la BBC, hai qualche informazione e quindi analizzi, analizzi, analizzi, è meglio. In ogni caso, se avete qualche interesse nel mantenere la vostra mente, date più lavoro alla vostra mente, questo è importante.

Il quarto verso spiega la contemplazione dell’impermanenza. Anche questo è importante da praticare, perché uno dei fattori principali che ci fa perdere il nostro tempo è la nostra [percezione degli eventi come permanenti]. Ci sono fondamentalmente quattro forme di distorsione che davvero ci fanno sprecare la nostra vita. Queste sono: in modo distorto comprendere le cose come permanenti quando sono impermanenti; in modo distorto comprendere le cose come piacevoli quando sono in effetti nella natura della sofferenza; in modo distorto comprendere le cose come essere pure mentre sono imperfette e impure e in modo distorto comprendere le cose come dotate di esistenza intrinseca quando le cose sono prive di esistenza intrinseca.

Il quinto verso, l’autore spiega l’importanza di evitare l’influenza di compagni negativi, e quindi il sesto verso spiega l’importanza di cercare guida e amici spirituali.

L’importanza del maestro spirituale può essere apprezzata guardando al ruolo che gli insegnanti giocano nella educazione di ognuno a scuola. Per gran parte, la qualità di educazione che avete a scuola è influenzata dalla qualità degli insegnanti che avete. Similmente, riguardo la qualità della pratica del Dharma, il grado di successo che avrete nelle qualità del vostro studio, contemplazione e pratica meditativa sarà influenzato e in qualche maniera determinato dalle qualità del maestro spirituale che avete. E a causa di questo, lo stesso Buddha ha parlato in modo ampio circa le qualificazioni necessarie da parte del maestro spirituale in diversi contesti. Ad esempio, nel contesto della pratica della disciplina monastica, ha parlato specificamente delle qualità che sono necessarie affinché qualcuno possa agire come guida spirituale e insegnante in quel tipo di contesti. In relazione agli Insegnamenti Mahayana, e in modo particolare al livello degli Insegnamenti del Sutra, il Buddha ha parlato di dieci qualità primarie, le dieci qualità chiave che sono necessarie e richieste da parte dell’insegnante, e nel contesto del Vajrayana, ha parlato di differenti tipi di qualità che sono essenziali affinché qualcuno serva e agisca come maestro spirituale. Questo è per sottolineare l’importanza di assicurare che la persona che sarà il vostro insegnante sia un insegnante qualificato.

Molti anni fa, penso più di quindici anni fa, un giorno un cinese dalla Cina continentale è venuto a vedermi, un Buddhista molto serio, mi ha detto: “In questi giorni, alcuni falsi lama, dal Tibet sono venuti in Cina e si sono dichiarati re del Dharma e un certo numero di devoti cinesi li rispettano, ma alla fine il loro principale obiettivo è chiedere soldi e cercare sesso”, quindi mi ha detto che io dovrei fare qualcosa. Allora gli ho detto: “Io non posso fare nulla, l’importante è che quei devoti devono studiare le qualità del lama, che sono menzionate negli Insegnamenti del Buddha, allora, quando incontrano qualcuno che si dichiara re del Dharma, allora testatelo, esaminatelo, dovete spiare questa persona e non per un giorno o per una settimana, ma per mesi e mesi, alla fine se trovate alcune di quelle almeno minime qualificazioni, ed è persona affidabile, allora lo potete considerare come vostro insegnante e ricevete insegnamenti, questo è l’unico modo”, gli ho detto così, quindi, nell’Occidente e anche in Mongolia a volte accade [che ci sia] una persona che pretende di essere qualcosa di molto speciale, un insegnante, ma effettivamente cerca ricchezza, e cerca sesso, quindi bisogna essere attenti e esaminare e spiare, incluso me stesso, dovete spiarmi, questo è importante e anche dovreste giudicare nel mio discorso di oggi, quali differenze ci sono rispetto ai miei discorsi di dieci anni fa, quindici, venti anni fa e se sono coerenti e se i miei discorsi sono in armonia con i testi di Nagarjuna o i testi di Shantideva, e i testi del Buddha, dovete esaminare in quella maniera, questo è importante.

Ora i versi 7 e 8, il verso 7 spiega riguardo il Rifugio, principalmente Buddha, Dharma, Sangha. Storicamente il Buddha appare sul pianeta come Nirvanakaya e poi dà Insegnamenti, quindi tra i suoi seguaci finalmente si sviluppano alcune qualità interiori e diventano Sangha, questo è lo sviluppo storico, la sequenza. Ma [secondo] l’effettiva legge di causalità, prima [c’è] il Dharma, ogni persona che sviluppi un qualche tipo di profonda comprensione riguardo la realtà e quindi si familiarizzi con quello, alla fine matura una esperienza definitiva e quindi automaticamente diventa Sangha, [applicando] ulteriore addestramento, ulteriore addestramento alla fine, attraverso la pratica di quella saggezza, tutte le macchie [presenti] sulla nostra mente sono completamente eliminate, quello è il Buddha. In questo modo, Dharma, Sangha, Buddha. Come purificare la nostra mente? La natura di base della mente è pura, come l’acqua, ogni altra macchia o emozione distruttiva è qualcosa dovuta ad alcune condizioni [per le quali] l’acqua diventa scura, sporca. Ma lo sporco non sporca mai la pulizia, la purezza dell’acqua. Non importa quanto sporca o agitata sia l’acqua, se si considera la natura essenziale dell’acqua, questa non è mai macchiata. Quindi, la qualità più importante della mente è la consapevolezza, per quella non è necessario sforzo, siccome la vera natura della mente è la consapevolezza, quella è il Seme dell’Illuminazione. Certo, secondo il Tantrayana, i livelli grossolani della mente, come la coscienza degli organi sensoriali, le menti che seguono questi organi sensoriali sono livelli molto grossolani di coscienza, il momento del sogno è un altro livello di coscienza e penso che ieri l’ho menzionato brevemente, il sonno profondo [è un altro livello di coscienza più sottile], il completo svenimento [è ancora più sottile], quindi [la coscienza nel] momento della morte, quindi ci sono diversi livelli di coscienza, che noi definiamo livelli grossolani di coscienza, coscienze sottili, coscienze più sottili. Questi livelli grossolani di coscienza non diventano mai la mente del Buddha. Solo la coscienza interiore più sottile, che non ha inizio e non ha fine, alla fine diventa la mente del Buddha, noi chiamiamo questa “la natura del Buddha”, quindi la vacuità della natura ultima della nostra mente macchiata, mente non illuminata così come quella dimensione molto sottile di quella mente non illuminata, queste sono definite come l’essenza della Buddhità, queste costituiscono il potenziale per l’Illuminazione, quindi sono la natura del Buddha, e quando questa natura è perfezionata, al momento dell’Illuminazione, quello stato della mente è definito come Risveglio o Illuminazione.

A questo riguardo, la sequenza della spiegazione riguardo gli argomenti chiave del sentiero Buddhista che si trovano nel “Continuum Sublibme” di Maitreya è davvero eccellente, la presentazione comincia con la spiegazione dei Tre Gioielli, Buddha, Dharma e Sangha perchè il Buddha insegna il Dharma, e sulla base del Dharma, quando si è in grado di coltivare la natura del Buddha, allora quella natura del Buddha, nel suo stato perfezionato diviene risvegliata o Illuminazione, quindi, seguendo la spiegazione del Rifugio, è presente il capitolo sulla natura del Buddha o essenza e questo è seguito da una spiegazione sullo stato di risveglio e una volta che si è ottenuto il risveglio, allora si può parlare di qualità illuminate del Buddha, e questo è seguito dalla spiegazione delle attività illuminate del Buddha per il beneficio degli altri esseri senzienti. Quindi, la spiegazione di questi sette punti e la sequenza spiegata nel testo di Maitreya “Continuum Sublime”, è davvero magnifica.

La prossima frase riguarda il karma, quindi, trattenersi dalla dieci non virtù e praticare le dieci virtù, queste sono le cause reali per una buona prossima vita, in questo modo otteniamo l’obiettivo temporaneo.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura del dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama preliminari all’Iniziazione al Kalachakra a Washington DC, USA, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole che Sua Santità il Dalai Lama espresse direttamente in inglese o tradotte dal tibetano in inglese dal Prof. Lobsang Jimpa o in italiano da Fabrizio Pallotti, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.