Prima parte degli Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Milano mercoledì 27 giugno 2012 su “I Tre Aspetti Principali del Sentiero” di Lama Tsong Khapa, qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=489,
Traduzione dal Tibetano in Italiano di Fabrizio Pallotti. Appunti del dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, prima revisione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni. Vedi anche https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5401, https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5571, https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5410,
Sua Santità il Dalai Lama
Buongiorno cari fratelli e sorelle, sono molto felice di essere qui con voi. Siamo tutti esseri umani, anche la nostra natura è simile con grandi potenzialità, queste grandi potenzialità possono anche creare grandi problemi. L’intelligenza deve essere sempre accompagnata dal buon cuore, da sola non è costruttiva, per esserlo deve essere accompagnata dalla compassione e dall’amore. Questa intelligenza è presente in noi sin dalla nostra nascita, siamo dotati di queste capacita e siamo dotati anche delle capacità di sviluppare amore e compassione. Queste due qualità vengono insegnate in generale da tutti i sistemi religiosi del mondo, ad esempio ho sentito recentemente che anche il Papa parla di fede e di ragione che devono andare assieme. Nel buddhismo c’è un enfasi particolare per la mente ed i suoi vari aspetti. C’è lo sviluppo di queste due qualità mentali: shamata e vipassana che è lo sviluppo di un’intelligenza superiore analitica. Il buddhismo non è una fede cieca, ma basata sulla ragione. Non dovete accettare le mie parole perché siete spinti dalla fede, ma dovete analizzarle ed allora ecco che potete decidere se accettarle.
In questi giorni sono molto contento di essere qui, dove mi hanno chiesto di dare insegnamenti sui Tre Aspetti Principali del Sentiero, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=489, e vi esporrò brevemente il Buddha dharma. All’inizio pongo sempre enfasi sulla tradizione Pali perché è la base del Buddha dharma, per cui, per prima cosa, avremo i monaci che reciteranno questo sutra in Pali.
A pagina 25 la presa di rifugio, nel buddhismo è il rifugio verso dharma e sangha. In tutte le religioni c’è una presa di rifugio e si porta generalmente la mente al profeta di quella religione, riportando le sue grandi qualità e affidandosi con speranza.
In questa modo si genera una spinta interna che sostiene la pratica di quella religione. Dei 3: Buddha dharma e sangha, il vero rifugio è considerato il dharma. Il modo con cui il buddhista genera l’attitudine del rifugio, il Buddha viene considerata come il dottore che ti dice che malattia hai. Il dharma è come la medicina, ciò che elimina la malattia. Il sangha sono come gli infermieri che aiutano i pazienti nella propria guarigione. Prendo rifugio fino all’illuminazione nel Buddha, dharma e sangha. In tibetano cian ciub si riferisce a questi due aspetti: completamente purificati.
Il primo cian è la natura della mente privo di qualsiasi tipo di contaminazione, priva delle contaminazione avventizie. La seconda parola ciub rappresenta una purificazione di oscurazioni che avviene tramite il proprio antidoto. Per questo, queste oscurazioni non possono più sorgere. Questa è l’illuminazione. Una mente che possiede queste due purezze cian ciub .
Possa io ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Dal punto di vista della saggezza, è la saggezza che realizza la vacuità. Le virtù accumulate, dell’accumulazione create per il beneficio degli esseri senzienti. Per quanto riguarda la saggezza si riferisce alla saggezza che realizza direttamente la vacuità, la natura ultima. Le sei perfezioni costituiscono la pratica vera e propria dell’accumulazione del metodo, devono essere sempre supportate dalla saggezza che realizza la vacuità. Che cos’è questo io, come bisogna pensare in questi termini per avere presente la saggezza che realizza la vacuità. Non si parla di un sé che è interno agli aggregati o che è diversa dagli aggregati. Questo è il modo con cui l’io appare alla mente. Se andiamo a cercarlo non esiste affatto, esiste come mera imputazione mentale sulla base degli aggregati. Mentre recitiamo la presa di rifugio, riflettendo se vogliamo dedicare le nostre virtù per essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti, per cui adesso lo recitiamo assieme.
Per cui per prima cosa voglio fare un discorso introduttivo di quello che dirò oggi. In generale come esseri umani abbiamo tutti un sentimento che ci porta a preoccuparci degli altri. Portiamo avanti la nostra vita in modo principalmente materialistico, inseguiamo lo sviluppo materiale. Da un altro punto di vista crediamo in qualcosa che chiamiamo spiritualità, qualcosa di superiore che non conosciamo bene e riponiamo le nostre speranze e le nostre paure.
Da 3-400 anni c’è stato un grande sviluppo materiale, tantissimi nuovi avanzamenti tecnologici, che, naturalmente hanno preso la gran parte della nostra attenzione. Questo è successo fino alla prima parte del secolo passato. Nell’altra parte fino adesso, anche coloro che hanno molto ricchezze, hanno compreso che questo sviluppo materiale non portava nessun beneficio mentale. Credo che in questo pianeta in particolare quello che manca, a parte le scoperte scientifiche, è proprio lo sviluppo dell’etica. Vi sono due aspetti: un’etica religiosa e un’etica secolare che viene chiamata laica.
Etica laica ha quasi una connotazione un po’ negativa, invece non è così, se vediamo come si è sviluppata l’india moderna ha il significato di avere rispetto per tutte le religioni e per i non credenti e non su un distacco. L’india moderna è stata fondata su questo principio.
Io di solito divido in due, le religioni più primitive esclusivamente devozionali ed emozionali. E poi le religioni che si sono sviluppate anche sulla base di un pensiero filosofico. Tra queste religioni si dividono in quelle teistiche ed in quelle non teistiche. Apparirono molti anni fa in India: i samkya, jainisti e buddhismo. Cos’è che differenza maggiormente le religioni teistiche da quelle non teistiche? La differenza maggiore sta nel concetto di anima permanente che in India si chiama atman. Non solo il buddhismo non crede nell’atman, ma asserisce e propone l’esistenza di un sé, di una realtà che ha meramente una designazione mentale, questo concetto prende il nome di anatman, ed è peculiare del buddhismo.
Buddha è apparso 2600 anni fa. Se andiamo a riflettere quand’è che Buddha shakyamuni è nato, 2 ani fa in Afghanistan c’era una compagnia cinese che stava facendo degli scavi. Hanno trovato un antico tempio buddhista, in questo tempio buddhista hanno trovato una statua di Tara. Dopo sono andati a guardare, cercare di capire ed hanno compreso che proveniva da più di 2.600 anni. Per cui, ci sono 3 correnti di pensiero anche tra i tibetani, una che pensa che Buddha venne più di 3.000 anni fa, altri 2.200 anni fa e poi la corrente più accreditata dice 2.600 anni fa. Dopo che il Buddha venne, cominciò ad insegnare, ed il primo insegnamento che il Buddha diede furono le Quattro nobili verità, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=3785.
Verità in che senso? Non nel senso di verità ultima, ma un verità un po’ più profonda della mera apparenza grossolana dei fenomeni. L’osservazione di base è che tutti noi non vogliamo soffrire e vogliamo la felicità. Ma non solo abbiamo anche il diritto a non soffrire e di essere felici. Questa felicità e sofferenza sorgono sulla base delle loro cause, non sono dei fenomeni avventizi che avvengono a caso, oppure che hanno delle cause permanenti. Ma hanno delle cause simili a loro, questo è quello che si intende per legge della causa. Si basa sul fatto che i fenomeni esterni abbiamo delle loro cause e condizioni e quindi siano degli effetti. La differenza avviene quando c’è un essere che interagisce con i fenomeni esterni. I non buddhisti dicono che questo sé è non causato. Il buddhismo non solo afferma che tutti i fenomeni esterni hanno delle loro cause, ma che anche l’individuo che interagisce e fruisce di questi fenomeni esterni ha le proprie cause e condizioni. Per cui, è questo individuo che sperimenta la felicità e sofferenza. Così pure questo individuo è un fenomeno originato interdipendentemente in base alle sue cause ed alle sue condizioni.