
Sua Santità il Dalai Lama: L'amore e la gentilezza sono essenziali nella vita di ogni essere senziente.
17 ottobre 2009 pomeriggio. Terzo giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Dharamsala, India.
Appunti dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, prima revisione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni. Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama sul Sutra del Diamante (dorjee chotpa) qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=206, sui “Tre aspetti principali del sentiero” qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=489 (lamtso namsum) di Lama Tzongkapa e sull’Addestramento mentale in sette punti qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=2469 (lojong dhondunma) di Ghesce Chekawa, su richiesta di devoti Taiwanesi.
Sua Santità il Dalai Lama
LA COMPASSIONE È LA RADICE DELLA BODHICITTA.
L’autore del testo Ghesce Chekawa fa riferimenti a diverse tradizioni, nello specifico a Shantarkshita.
Nella terza riga si richiama alle tradizioni Sakya, Kargyu. La tradizione più importante, quella seguita da Lama Tsang Khopa, la tradizione della disciplina monastica del Vinaya è molto enfatizzata nella tradizione Kadampa. Anche nella scuola Sakya s’iniziò a seguire lo studio esteso della tradizione Kadampa. A quel tempo, nella scuola Sakya, non si realizzavano degli studi molti estesi delle scritture. Lama Tsong Khapa ebbe la visione di Manjusri che lo stimolò a studiare intensamente il Dharma, lo stesso Lama Tsong Khapa ne era infatti un grande studioso. Ma lasciò il suo monastero per andare in ritiro con alcuni discepoli cibandosi con pochissimo cibo, poca tsampa e quindi dedicò tutto se stesso alla pratica del Dharma, dedicando tutti i meriti che aveva ottenuto anche per la diffusione del Dharma. Anche Lama Tsong Khapa realizzò che il Dharma è non solo quanto contenuto nei sutra ma anche nei tantra, perciò si dedicò all’esperienza del tantra. Nel più alto yoga tantra il corpo e la mente sono inscindibili. Leggendo le opere di Lama Tsong Khapa si può vedere che stava riferendo la sua vera esperienza.
Il secondo verso indica che si sta per procedere all’ascolto: “ascoltate con mente chiara voi fortunati”. Lama Tsong Khapa fu il primo fortunato nel praticare il Dharma ed introdusse la pratica del lam rim. Quindi dovremmo fare del nostro meglio per diventare tra questi fortunati così come fecero Lama Tsong Khapa e tutti coloro che seguirono la sua pratica. Questo è diretto a tutti coloro che sono volti a seguire il sentiero del Buddha, allontanarsi dai piaceri samsarici e che desiderano cogliere il pieno significato della rinascita umana.
Voglio uscire fuori dal samsara e dove vogliamo andare?
Vogliamo ottenere lo stato mentale della liberazione. Se non abbiamo il desiderio di liberarci rimarremmo negli stati mentali samsarici. Per raggiungere la liberazione bisogna uscire dal samsara.
Per potere uscire dalla sofferenza bisogna conoscere l’origine della sofferenza, la prima nobile verità. Chi non detiene le cause della pace come può liberarsi? Poi abbiamo la generazione della rinuncia, gli ottenimenti sono difficili da ottenere, la vita non dura a lungo perciò familiarizzate con questa condotta ed eliminate l’attaccamento.
Quanti cinesi capiscono il tibetano? Pare che qualcuno alzi la mano, quindi bene.
LA COMPASSIONE È LA RADICE DELLA BODHICITTA.
L’amore e la gentilezza sono essenziali nella vita di ogni essere senziente. È importante avere tutti presenti nella nostra vita, anche indipendentemente dalla religione. Nella vita quotidiana due livelli di compassione. Uno è la compassione contaminata, è la stessa compassione che hanno gli animali: la madre verso il figlio. Ovviamente i figli non hanno chiaro cosa sia la sofferenza, mentre la madre ha molto più chiaro questo concetto, e dà tutta la sua compassione per loro, li nutre, li veste, li accudisce. Compassione, in quel caso, è una compassione contaminata, in quanto è macchiata dall’intenzione di beneficiare una sola persona, il proprio figlio. E’ un fattore biologico, che fa sì che la madre si occupi del proprio figlio. Il motivo per cui accade è che il figlio possa sopravvivere e quindi la madre si sente responsabile del figlio per ragioni naturali, biologiche, per far sopravvivere la specie. Non abbiamo bisogno di alcun ragionamento per portare avanti questa motivazione. Tutto ciò non avviene perché la mamma abbia meditato sulla compassione, ma è semplicemente un fattore biologico. Dalle farfalle alla tartarughe le madri depongono le uova e non si interessano più dei loro figli o non sono capaci di riconoscerli. In questo non c’è ovviamente questo sentimento d’amore e compassione tra la madre ed il proprio figlio. Ma tra gli umani e tra i mammiferi questo senso di sopravvivenza si tramanda proprio con l’amore della madre verso i propri figli. Quando parliamo d’amore e compassione, nel nostro mondo intendiamo delle qualità limitate verso un certo numero di persone. Comunque, queste sono limitate rispetto alle potenzialità dell’amore e la compassione universale. Quindi, quando ci si trova a contatto con gli amici si condivide la gioia, i sentimenti e quindi ciò fa in modo che noi non temiamo le situazioni, ci sentiamo protetti. Questo amore e compassione è basato sull’onestà (c’è l’impegno d non nuocersi all’interno del gruppo di amici, anzi di aiutarsi e sostenersi a vicenda) però, allo stesso tempo, è limitato ad amici e parenti. Mentre, quando ci si ritrova a generare rabbia verso i gruppi esterni questo è negativo, è negativo anche per il nostro sistema immunitario e questo anche la scienza lo conferma, anche se contrapponiamo il nostro gruppo di amici o parenti ad uno esterno. Quindi dobbiamo basarci sul fatto di generare felicità per tutti gli esseri e non solo per un esiguo gruppo. Nella società umana ed anche fra gli animali, sappiamo che la vita di ogni singolo è legata, interconnessa con quella di tutti gli altri. Vere e proprie malattie potrebbero guarire proprio grazie alla gioia che si manifesta dentro di noi. L’amore e la compassione di cui stiamo ora parlando è contaminato, perché la compassione è verso se stessi, per non soffrire, per non cadere nella sofferenza.
Per quella stessa ragione ci si proietterà a nutrire compassione verso tutti gli altri perché la nostra felicità dipende dalla società. Quando si ha fatto qualcosa di male, di negativo, si sa di averlo fatto, occorre quindi confessare di aver agito negativamente e quindi occorre determinarsi a non incorrere più negli stessi errori.
Quindi dobbiamo distinguere tra la persona e l’errore.