3-Insegnamenti di S. S. il Dalai Lama ad Amburgo sui 400 Versi di Aryadeva


Sua Santità il Dalai Lama

Sua Santità il Dalai Lama

3 – Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama ad Amburgo dal 23 al 27 luglio 2007 sui Quattrocento Versi di Aryadeva. Buddhismo: una Filosofia ed una Pratica.

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Solo con l’applicazione su base consapevole e volontaria d’un metodo valido possiamo ottenere la felicità. Con la purificazione completa della mente possiamo eliminare il disagio causa della sofferenza. Conoscendo la base, il presupposto fondante della concezione delle Quattro Nobili Verità, comprendiamo che la natura ultima della mente non è altro che lo stato di totale purezza dalle oscurazioni. E, per conseguirlo, dobbiamo intraprendere un intenso cammino di purificazione.L’esistenza dei Tatagata e dei Sugata dipende dal fatto che esiste davvero la realtà ultima.

2 NOTA – Tathāgata (devanagari तथागत) — cinese 如來 Rú lái?, giapponese Nyorai (如來?), coreano Yeorae (여래), vietnamita Như Lai — è una parola sanscrita e pāli che si può tradurre come “Colui che così viene” o “Colui che così va”; questa ambiguità è generalmente interpretata come voluta e il termine è tradotto con “colui che viene e va allo stesso modo (di tutti i Buddha)”. Tathāgata è infatti il nome con cui molto spesso è identificato il “Buddha storico” Sakyamuni (Siddhartha Gautama) nelle scritture del Canone Pali, ad opera sia dello stesso Buddha che di altre persone a evidenziare lo stato ontologico raro e ambiguo di un essere pienamente illuminato, che è al di là dell’esistenza e della non-esistenza, di fatto al là di ogni stato esprimibile con parole.

Così venuto / Così andato

Il termine Tathāgata può essere letto come tatha-gata o come tatha-agata, dove il primo significa “così venuto” mentre il secondo significa “così andato”. Questa differenza rappresenta un’importante dicotomia nella tradizione buddhista: Tathāgata come “così andato” implica che un Buddha è un pioniere e che il compito del fedele è di seguirlo e di trarne ispirazione e guida, giungendo infine col conseguirne lo stesso stato di conoscenza e di liberazione; Tathāgata come “così venuto” (questa versione traducono il cinese Rú lái e il giapponese Nyōrai), d’altro canto, implica che un Buddha viene a salvare gli esseri senzienti e a offrirgli rifugio, e ciò che è richiesto al fedele è preghiera e devozione. Tra le varie scuole, l’Amidismo segue il secondo approccio; la maggior parte delle scuole, però, adotta un ibrido dei due approcci.
Al Buddha era spesso domandato se il Tathāgata esiste ancora dopo la morte oppure no. A questa domanda egli rispondeva che il Tathāgata non poteva essere identificato in vita, tanto meno lo poteva essere una volta morto. Inoltre né il gruppo dei cinque costituenti dell’esistenza può essere considerato il Tathāgata, né è possibile trovare il Tathāgata al di fuori di questi fenomeni corporei e mentali. Ossia, esistono si i fenomeni corporei e mentali, ma sono dei fenomeni cangianti e impermanenti, effimeri e privi di sé. In questo senso il Tathāgata è “così andato [oltre]”: grazie alla saggezza e alla conoscenza conseguita con l’aver penetrato la più intima natura dell’esistente egli è andato oltre all’apparente, alla corporeità e alla concettualità dell’essere. http://it.wikipedia.org/wiki/Tath%C4%81gata