Dobbiamo premettere che questi sono solo appunti, presi a mano e scaricati sul computer subito dopo gli insegnamenti, perciò non riusciamo certo a darvi una trascrizione esatta di ciò che ha detto Sua Santità nei suoi insegnamenti, in cui parla in tibetano. Pertanto vi preghiamo di scusarci se vi sono errori o incomprensioni. Né quello che qui trovate non sono certo le parole esatte della traduzione di Andrea Capellari, in quanto sarebbe stato impossibile riuscire a seguirlo in tutto il suo discorso.
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: può precisare cos’è la continuità della coscienza?
Sua Santità il Dalai Lama:
Quando si manifesta la coscienza sottile tutti gli altri elementi sono assenti, la natura limpida e cognitiva della mente pervade qualsiasi livello di coscienza. La mente di chiara luce è sempre presente essa rappresenta la natura di continuità. Nella pratica dello Tzo Chen sì illustra come anche la coscienza sensoriale è pervasa dalla mente di chiara luce mentre quest’ultima pur non essendo manifesta è pervasiva negli altri stati della mente sensoriale. Perchè sorga una coscienza, come ad esempio quella visiva, è necessario l’oggetto visivo (ad esempio il fiore), l’organo visivo (condizione potenziante), la natura di limpidezza e cognitività che immediatamente precede l’oggetto cognitivo stesso. Nel momento in cui si dorme le coscienze sensoriali diventano latenti, se siamo nello stato d veglia quando precipitiamo nel sonno la mente di veglia diventa latente e la coscienza di sonno è connotata da una maggiore sottigliezza. …
Domanda: se non c’è un sé indipendente che cos’è che si reincarna e che cosa supporta la compassione?
Sua Santità il Dalai Lama:
Quando parliamo di negazione dell’io parliamo della negazione dell’ atman (entità separata esterna indipendente). Non si dice che l’io non esiste per nulla. Questo verrà spiegato in seguito. In ogni caso quando parliamo di una non esistenza per propria natura indica che c’è un esistenza ma non è intrinseca. L’esistenza di un fenomeno c’è ma è data da un sorgere dipendente. In altre parole quando si cercano non sono ritrovabili come esistenti in assoluto.
Da quando il Buddha è apparso sono passati 2600 anni. Dopo che ha ottenuto l’illuminazione a Bodhygaya ha iniziato ad insegnare le quattro nobili verità secondo tre aspetti:
1) l’aspetto del riconoscimento delle 4 nobili verità: la verità della sofferenza, la verità dell’origine della sofferenza, la verità della cessazione della sofferenza, la verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza.
2)l’aspetto del conoscere le quattro nobili verità dal punto di vista di ciò che deve essere abbandonato ed ottenuto: quindi la sofferenza deve essere conosciuta, l’origine abbandonata, la cessazione ottenuta e il sentiero realizzato.
3)l’aspetto del conoscere le quattro nobili verità in relazione al risultato che si ottiene:
. questa è la sofferenza da conoscere ma non c’è nessuna sofferenza intrinseca da conoscere
. questa è l’origine della sofferenza ma non vi è nessuna origine da abbandonare
. questa è la cessazione ma non vi è nessuna cessazione da ottenere
. questo è il sentiero che si deve meditare ma non c’è nulla di intrinseco da meditare
Questo è un aspetto comune a tutti i veicoli (hinayana, mahayana e tantra). Questa è la tradizione Pali in cui i tre addestramenti superiori: moralità, concentrazione e saggezza, sono sintetizzati nell’ottuplice sentiero. Per generare saggezza è necesaria concentrazione, per generare concentrazione è necessaria moralità.
La prima ruota del Dharma, data a Varanasi, parla delle quattro nobili verità e costituisce l’ossatura della letteratura Pali, la seconda data in sanscrito è l’ossatura del mahayana e tratta della saggezza suprema, la terza è in sanscrito, data in altri luoghi, e qui ci fu una descrizione differente dei fenomeni. Il sutra principale della terza è il sutra della rivelazione dell’intenzione. Il contenuto dei sutra della prima rivela che i fenomeni abbiano un esistenza propria, nella terza sono suddivisi fra quelli che hanno un esistenza propria e altri che non hanno un esistenza propria. Nella seconda sono enunciati tutti come non avere un’esistenza propria. Quindi nella seconda anche la mente, come tutti gli altri fenomeni, viene descritta come non avere esistenza intrinseca. La seconda ruota del Dharma è quella del grande veicolo. Nella terza vengono descritti dei fenomeni come condizionati da altri e aventi proprie caratteristiche.
Il tantra prende in considerazione la natura più sottile della mente, si parla di vacuità della mente di chiara luce. La natura ultima della mente di chiara luce è la vacuità della mente stessa.
Tutti i fenomeni sono vuoti ma si differiscono per la loro apparenza convenzionale. Nel sutra del difficile da trascendere, in sanscrito, vi è una spiegazione estesa della natura della mente.
Quindi la prima ruota si riferisce alle 4 nobili verità, la seconda è la vera cessazione, la terza è la verità del sentiero, è la quarta nobile verità in cui comprendiamo la natura della mente come espressa nel sutra del Tathagata.
Ora se pensiamo alla storia del Tibet di tutto ciò si parla in più di cento volumi delle parole del Buddha e vi sono più di 200 volumi di commentari. E all’interno ci sono i tre canestri: disciplina, metafisica…
Dopo il periodo del buddha vi sono tre periodi: il primo sembra il più florido nel Gandhara (Pakistan) sorse l’università monastica di Taxila. Nel I A.C. sorse l’istituzione monastica del Nalanda e rimase per molti secoli il centro principale della tradizione buddhista (Nagarjuna,Chandrakirti). Nei nostri studi impariamo a memoria i testi radice che conosciamo parola per parola oltre ai loro commentari. Tutti provenienti dai maestri i Nalanda. Uno dei maestri più grandi è Shantarakshita che fu invitatato nell’ VIII sec. con Padmasambhava. Questi due maestri aiutarono lo stabilirsi del Dharma in Tibet. Anche Padmasambhava diede insegnamenti sofisticati, fra i principali discepoli di Shantarakshita c’era Kamalashila, ed anche lui venne in Tibet. Shantarakshita aveva più il compito di spiegare il Dharma pubblicamente e diffondere gli insegnamenti, lo stesso compito che poi fu portato avanti dal suo discepolo Kamalashila. La principale attività di Padmasambhava era quella di eliminare gli ostacoli al Dharma. Per questo motivo la tradizione tibetana è un vero e puro lignaggio della tradizione del Nalanda. Quindi il 2° periodo è quello di Nalanda mentre il 3° periodo è quello di Nikramalashila. Il terzo periodo è rappresentato fondamentalmente da Atisha che ripristinò fondamentalmente l’esercizio della disciplina. Per cui possiamo affermare che dall’ottavo al ventunesimo secolo abbiamo mantenuto la tradizione del Nalanda. E da Nalanda deriva la tradizione Shakya con Virupa, quella Kargyu con Atilopa e Naropa, quella Nygma con Atisha, come pure la Shamtompa. Tutte le tradizioni hanno fondamentalmente la stessa pratica e lo stesso tantra con minime differenze.
Mi ricordo che studiavo questi testi radice memorizzandoli e quando ero molto piccolo non avevo il minimo interesse, anzi volevo sempre giocare. Ma il mio tutore aveva un frustino giallo. Mentre per mio fratello veniva utilizzata un’ altra frusta. Quindi avevo una sorta di frusta santa perché il giovane Dalai Lama veniva considerata una persona santa. Ma vi assicuro che una frusta santa su una persona santa non dà un dolore santo:-) Quindi, quando ero piccolo, per paura di questo frustino, studiai a memoria questi testi.
Su cosa si basano le quattro nobili verità? Sulla legge di causa ed effetto. Sofferenza e felicità derivano da specifiche cause. La sofferenza non può essere eliminata semplicemente con le preghiere o la speranza ma dobbiamo coltivare le cause e le condizioni perché tutto dipende dalla legge di causa ed effetto. Quindi dobbiamo conoscere le cause di tale sofferenza, e siccome vogliamo la felicità dobbiamo minimizzarle fino a farle cessare. Le cause devono essere eliminate. Per cui l’idea delle 4 nobili verità sorge dalla legge di causa ed effetto. I 12 anelli di origine interdipendente rappresentano un ulteriore spiegazione delle quattro nobili verità. Nell’ambito del sorgere dipendente (in sanscrito pratittzasamuppada) ognuno dei dodici anelli dipende dal precedente. Questo ciclo dei dodici anelli continua se non si spezza il più debole di questi. L’ignoranza è il punto debole in quanto non ha una base solida, ma fittizia e quindi debole. Perciò dobbiamo sviluppare tale saggezza. Questo è tutto. Vi sono due tipi di ignoranza, una rispetto alla causa ed effetto e l’altra è il non conoscere la realtà delle cose. Il livello comune di comprensione è la realizzazione di causa ed effetto. Il primo tipo della causa ed effetto, ci dà la possibilità di raggiungere l’apice del samsara, mentre la conoscenza trascendente porta a trascendere il samsara.
L’asserzione del sorgere dipendente da parte del Buddha è l’aspetto specifico del buddhismo. Nei Samkya vi è una descrizione della legge di causa ed effetto ma colui che fruisce di questa conoscenza viene designato come esistente ed autonomo. Nagarjuna scrive così nei suoi testi: quello che sorge da condizioni non è sorto in quanto non ha nascita né esistenza intrinseca, né natura del sorgere o del produrre, ma è caratterizzato dal fatto di essere privo di natura indipendente. Qual è la natura del produrre?Il fatto che sia privo di un esistenza indipendente. Chiunque vede questo vuoto in modo corretto non si afferra a ciò che viene proiettato dall’ignoranza. Perché per comprendere la non esistenza intrinseca bisogna comprendere il sorgere dipendente. Una cosa è non nata, non prodotta, perchè? Perchè è il non prodotto da condizioni, sottolinea come il fenomeno dipenda da altro, non ha quindi un modo di esistere dalla sua parte. Abbiamo parlato di due tipi di sorgere dipendente: uno dipendente da causa ed effetto e l’altro sulla base di una designazione concettuale. Nei testi sui 60 ragionamenti della vacuità Nagarjuna dice sulla base del ragionamento precedente: che non esiste né il prodotto né la cessazione di un fenomeno perché sia la nascita sia la cessazione del fenomeno dipendono da qualcos’altro. E questo è meraviglioso afferma Nagarjuna. Quindi il sorgere dipendente elimina l’estremo che le cose esistano di per sé e che non esistano per nulla, infatti sorgono dipendentemente. L’ignoranza è una mente errata, cioè che non comprende la verità anzi ne proietta una totalmente opposta alla realtà. Su questa base sorgono emozioni negative, e queste emozioni negative danno adito al samsara. Per cui se si comprende il vero modo di esistere dei fenomeni quella mente erronea viene distrutta, e più si investiga la realtà delle cose più perde forza l’ignoranza, più perdono forza i difetti mentali e più si spegne il samsara. Per cui il punto debole dei 12 anelli è l’ignoranza. Il fatto che una cosa sia lunga o corta dipende da altri fattori, quindi non c’è un cosa più lunga in assoluto. Quindi esiste un lungo o un corto relativo. Ma nella realtà abbiamo la sensazione che sia intrinsecamente lungo o corto. Poiché il corto e il lungo dipendono interamente da altri fattori e non da se stesso, quindi nella realtà è una designazione. Non esiste una designazione indipendente di lungo o corto. Essere designato sulla base di parti e l’essere designato sulla base di reciproci. Quindi l’oggetto non esiste di per sé ma sulla base di interazione reciproca. E’ cruciale comprendere l’ignoranza come qualcosa di distorto,un fraintendimento della realtà. Ma essendo distorto da adito a karma, impronte karmiche che a loro volta danno adito ad un risultato. Ora quando parliamo di causa-risultato il risultato dipende dalla causa. Lo sanno anche gli animali che se si fa qualcosa poi avviene un risultato, le scimmie per esempio capiscono che per esempio premendo un pulsante deriva del cibo. E’ conosciuto da tutti il fatto che il risultato dipenda dalla causa. Invece il fatto che la causa debba il suo essere dal fatto che esista un risultato è un aspetto più sottile. Questo è l’aspetto più sottile basato sulla designazione concettuale, quindi ci deve essere una base di designazione e una mente che designa.