S. S. Dalai Lama: Può il buddhismo offrire un rifugio a tutti?

Sua Santità il Dalai Lama: “Il buddhismo ha sempre avuto vocazione di universalità”.

Sua Santità il Dalai Lama: “Il buddhismo ha sempre avuto vocazione di universalità”.

Può il buddhismo offrire un rifugio a tutti?

Jean-Claude Carriere: “Il buddhismo è salvaguardato dal cadere nell’integralismo?”

Sua Santità il Dalai Lama: “I principi stessi del buddhismo sono l’opposto del fondamentalismo. Sostengono al contrario che un grande flutto ci trasporta, che nulla è stabile per sempre. Ciò non impedisce che in questo momento, in Inghilterra, un lama di buona formazione si comporti come un vero capo di setta.”

Jean-Claude Carriere: “Un lama integralista?”

Sua Santità il Dalai Lama: “Ad ogni modo, proibisce tutte le mie opere, ogni contatto con me, ogni immagine del Dalai Lama. Mi accusa di questo e di quello. I suoi fedeli, qualche migliaio, hanno il permesso di leggere solo i suoi libri, di affiggere e venerare solo la sua fotografia. E così via. Ma cosa volete? È umano. Siamo tutti simili, e tutti diversi. Se la differenza prevale, ciascuno può così scoprire il suo piccolo territorio di verità, e aggrapparvisi con tutte le sue forze.”

Jean-Claude Carriere: “Talvolta fino alla morte, la propria o quella degli altri.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Ma sì. Siamo così. A questo si aggiunge il gusto del potere, infaticabile corruttore.”

Jean-Claude Carriere: “Ad esempio quando esce un film, o un libro, o un’opera teatrale, accade che si sappia in anticipo ciò che scriverà questo o quel critico. Inutile leggere il suo articolo, sia esso favorevole od ostile. Questo articolo non dipende dall’opera in sé, ma dalla personalità di colui o di colei che l’ha scritto. E questo sovente a sua insaputa”.

Sua Santità il Dalai Lama: “Sì, l’umanità è così”.

Jean-Claude Carriere: “Mi pare che il buddhismo offra una via diversa, una forma particolare di tolleranza. Può, più facilmente che altre tradizioni, adattarsi all’evoluzione dei tempi e dei costumi? Può anche porgere un aiuto a uomini e donne meno preparati di altri, meno colti, meno intelligenti?”

Sua Santità il Dalai Lama riflette a lungo prima di rispondere.

Sua Santità il Dalai Lama: “Nel buddhismo tutto è spesso una questione di livelli, di angolazione. Ogni affermazione generale e definitiva ci sembra pericolosa, probabilmente falsa. Lei mi domanda: può il buddhismo, in questa fine del secolo, offrire un rifugio a tutti? Dipende dal vostro atteggiamento e dai vostri bisogni. In ogni caso, bisogna distinguere: fare parte della struttura, o esserne al di fuori.”

Jean-Claude Carriere: “Fare parte della struttura, significa appartenere a una comunità buddhista?”

Sua Santità il Dalai Lama: “Esattamente. Appartenere al sangha, accettare uno studio e una disciplina particolari.”

Jean-Claude Carriere: “È possibile per tutti? E non soltanto in Asia?”

Sua Santità il Dalai Lama: “Ma certo. A differenza dell’induismo, il buddhismo ha sempre avuto vocazione di universalità. Si è opposto agli dei protettori di un solo popolo, dei il cui potere si arresterebbe a certe frontiere. Il buddhismo si rivolge a tutte le donne, a tutti gli uomini, a tutti gli esseri, ma attenzione: non allo stesso livello, non allo stesso modo. Coloro che desiderano aderire al sangha devono agire con grande prudenza. Si tratta di una decisione molto importante, che impegna una vita, e anche più vite. Non si rinuncia impunemente al proprio passato, alle proprie radici. Comunque noi non facciamo nulla per convertire. Non è il nostro fine.”

Jean-Claude Carriere: “La nozione stessa di missione apostolica, di queste vaste opere di conversione, condotte con risolutezza nel XIX secolo e ancora nel XX, sembra stia scomparendo.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Non bisogna soprattutto dolersene.”

Jean-Claude Carriere: “È il secondo livello?”

Sua Santità il Dalai Lama: “Il secondo livello è accessibile a tutti. Lezioni e insegnamenti di ogni sorta possono essere tratti dal buddhismo senza che questo richieda un’adesione completa. Si può imparare in effetti la tolleranza, senza la quale nessuna vita è sopportabile, e anche il cammino della pace dello spirito, indispensabile per ogni azione giusta. Questa pace dello spirito è al centro delle nostre ricerche. Essa governa il nostro atteggiamento nei confronti del mondo di cui facciamo parte, nei confronti del nostro prossimo, e anche dei nostri nemici.”

Jean-Claude Carriere: “Esistono delle tecniche per giungere a questo?”

Sua Santità il Dalai Lama:” Sì. La principale è la meditazione, che è al centro della nostra pratica, e fa parte del nostro insegnamento.”

Jean-Claude Carriere: “Sappiamo tutti che un momento di riflessione tranquilla può aiutarci a risolvere un problema che sembrava senza soluzione. E questo vale per il lavoro di gruppo. Qualche minuto di silenzio comune porta più coesione che ore di agitazione. Ma nella preparazione di uno spettacolo, non ci si può accontentare di meditare. Bisogna passare alla recitazione, all’improvvisazione, all’espressione della vitalità.”

Sua Santità il Dalai Lama: “È vero sempre.”

Jean-Claude Carriere: “Bisogna meditare e agire a un tempo! E tutti insieme! E anche mangiare! Tante cose ci sono comuni! L’acqua, l’ossigeno!”.

Sua Santità il Dalai Lama: “Una delle cose che la meditazione ci insegna, quando scendiamo lentamente in noi stessi, è che il senso della pace esiste in noi. Ne abbiamo tutti il desiderio profondo anche se è sovente nascosto, mascherato, contrastato. I buddhisti credono che la natura umana, se esaminata attentamente, sia buona, ben disposta, servizievole. E mi sembra, sempre per rispondere alla sua prima domanda, che oggi questo spirito d’armonia si estenda, che il nostro desiderio di vivere insieme tranquillamente sia sempre più forte, sempre più condiviso”.

Jean-Claude Carriere: “L’Occidente, in questa fine di secolo, constata, piuttosto, un fallimento. Una grande speranza era nata due o tre secoli fa, all’inizio di questa epoca che noi chiamiamo “moderna”. Filosofi come Rousseau e altri proclamavano anch’essi la bontà, l’innocenza della natura umana. E ne attribuivano la corruzione alla “società”. Questa corruzione che i buddhisti chiamano “contaminazione”.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Per altri motivi.”

Jean-Claude Carriere: “Essi hanno creduto, e affermato, che mutando le condizioni della società – per mezzo di riforme, di leggi, di rivoluzioni se necessarie – avrebbero restituito alla natura umana le sue qualità originarie e avrebbero condotto gli uomini a una vita migliore, addirittura alla felicità. Sono passati più di due secoli. Vaste lotte sociali e politiche hanno permesso, senza dubbio, di migliorare in modo considerevole i rapporti legali, giuridici, la durata media della vita, il suo tenore. In linea di principio, nelle nostre democrazie, ognuno ha ora la propria possibilità di scelta. Lo Stato si è separato dal potere religioso, e il potere giuridico da quello politico. Ciò non accade senza difficoltà, viviamo in questo momento una forte crisi economica, ma nel complesso viviamo meglio, nettamente meglio di un tempo.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Senza dubbio.”

Jean-Claude Carriere: “Tuttavia la natura umana non sembra essere cambiata di una virgola.”

Sua Santità il Dalai Lama: “E forse meglio conosciuta.”

Jean-Claude Carriere: “Forse. E meglio disciplinata da regole. Ma alla prima occasione si rivela la stessa. Le religioni hanno perso, almeno da noi, ogni preminenza, le ideologie politiche si sono deteriorate. Ma la felicità è ancora lontana e, in fin dei conti, noi siamo esattamente, e tristemente, gli stessi.”

Sua Santità il Dalai Lama: “In questo disordine, gli anatemi razzisti e gli integralismi di ogni sorta trovano un terreno fertile e che d’altra parte, quando si distrugge una ideologia, si assiste al sorgere e all’imporsi del culto esclusivo del denaro. Chiunque esclude gli altri si troverà escluso a sua volta. Ogni disputa è folle. Colui che afferma che il proprio dio è l’unico dio commette un’azione pericolosa, nefasta, perché è sulla strada di imporre il proprio credo ad altri, con ogni mezzo.”

Jean-Claude Carriere: “E di proclamarsi il popolo eletto.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Che è la cosa peggiore.”

Jean-Claude Carriere: “La democrazia, come la conosciamo noi, credeva di avere eretto una solida barriera mettendo in pratica l’idea – molto importante – di separazione.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Se allude alla separazione di Stato e Chiesa, mi parrebbe un ottimo principio.”

Jean-Claude Carriere: “Tuttavia lei, che riunisce tutto il potere nelle sue mani, rappresenta l’esempio contrario.”

Sua Santità il Dalai Lama: “No. Il concetto di potere è molto diverso. Lo stesso titolo, l’istituzione del Dalai Lama può scomparire da un giorno all’altro. Non è stabilito per sempre da qualche forza esterna agli uomini e alla terra. Non vi è contraddizione fra buddhismo e democrazia.”

Jean-Claude Carriere: “L’altra separazione la conosce. È quella che definisce e che separa i poteri all’interno dello Stato. È stato detto che la decisione di fare della giustizia un potere, un vero potere, fu un colpo di genio dell’Occidente. Anche se questa separazione dei poteri suscita molteplici attriti.”

Sua Santità il Dalai Lama: “Per ritornare all’integralismo, al frazionamento delle credenze, all’auto-proclamazione dei “popoli eletti”, questo è uno dei motivi, senza dubbio, per i quali il buddhismo si è sempre guardato dall’affermare l’esistenza e l’onnipotenza di un dio creatore. Quando lo si interrogava su questo punto, e su qualche altro, il Buddha Sakyamuni taceva.”

Jean-Claude Carriere: “Non ha detto che si deve evitare di “fare la corte a dèi stranieri”?”

Sua Santità il Dalai Lama: “L’ha detto. E tutte le scuole buddhiste sono oggi d’accordo su questo. Il che non vuole dire, però, che noi abbiamo razionalizzato le nostre credenze, nel senso che voi date a questa parola.”

Jean-Claude Carriere: “Cioè?”

Sua Santità il Dalai Lama: “Bene, noi riconosciamo l’esistenza di esseri superiori, in ogni caso di un certo stato superiore dell’essere; crediamo agli oracoli, ai presagi, all’interpretazione dei sogni, alla reincarnazione. Ma queste credenze, che per noi sono certezze, non cerchiamo in alcun modo di imporle agli altri. Lo ripeto: non vogliamo convertire. Il buddhismo si applica anzitutto ai fatti. È un’esperienza, un’esperienza personale. Si rammenti del famosissimo detto di Sakyamuni: “Non aspettatevi nulla se non da voi stessi”.

Il Buddha disse: “Come si saggia l’oro sfregandolo, spezzandolo e fondendolo, così fatevi un giudizio della mia parola. Se l’accettate, che non sia per semplice rispetto”.

Da: Il Dalai Lama, La Compassione e la Purezza. Conversazioni Con Jean-Claude Carriere. Traduzione di Laura Deleidi. Fratelli Fabbri Editori Anno: 1995 http://it.scribd.com/doc/157928207/Dalai-Lama-Purezza