B – S.S. il Dalai Lama: Terzo Discorso per l’80°

Sua Santità il Dalai Lama: Noi tutti facciamo parte dell'umanità ed è quindi certamente appropriato sviluppare un senso di "responsabilità universale".

Sua Santità il Dalai Lama: Noi tutti facciamo parte dell'umanità ed è quindi certamente appropriato sviluppare un senso di "responsabilità universale".

Discorso tenuto da S. S. il XIV Dalai Lama del Tibet, Tenzin Gyatso, durante il secondo giorno di celebrazioni per il suo 80° genetliaco, al tempio di Dharamsala, il 22 giugno 2015. Seconda parte.

Sua Santità il Dalai Lama

Queste differenze tra le razze non hanno niente a che vedere con la scienza! Alla fine quell’insegnante africano ha fatto un lungo respiro e mi ha detto: “Ora ci credo! Ora ci credo che siamo tutti uguali”. In quel momento ho provato un profondo sentimento di felicità. La felicità che deriva dall’essere stato in grado di eliminare il senso di inferiorità di una persona! Da questo episodio ho capito che la prima cosa da fare e anche la più importante, è di eliminare il senso di inferiorità che induce alcune persone a pensare che non ce la faranno mai, che non riusciranno mai ad uguagliare gli altri. Ecco perché ora faccio appello a voi, persone bianche presenti qui nel pubblico e anche a tutti gli altri che mi stanno ascoltando.

A tutti voi, popolazioni aborigene voglio dire che, benché durante alcuni secoli siate stati oggetto di derisione, prepotenze e così via, sino al punto che la vostra stessa vita è stata usata come un giocattolo, ora, a partire dalla fine del secolo scorso, tutti i popoli del mondo hanno ottenuto uguaglianza di diritti ed il concetto dei diritti umani si è ben diffuso nel mondo.

A questo proposito vorrei menzionare che, quando ho incontrato la regina Madre d’Inghilterra nel 1996, lei aveva 96 anni. 1900-2002. (La consorte di re Giorgio VI d’Inghilterra e madre dell’attuale Regina Elisabetta II.) Le ho chiesto: “Sulla base della vostra esperienza di essere stata testimone di quasi tutto il ventesimo secolo, cosa pensate dell’umanità’? Che stia progredendo, regredendo o è sempre uguale?” La sua risposta, senza nessuna esitazione, è stata che l’umanità sta progredendo. Mi ha detto che la ragione è la seguente: quando lei era bambina non si era mai sentito parlare di ‘diritti umani’ o dell’ ‘autodeterminazione dei popoli’, mentre al giorno d’oggi questi due concetti sono molto chiari a tutti e comunemente accettati.

Ecco perché ripeto sempre alle popolazioni aborigene che non c’è motivo di sentirsi inferiori, le cose sono cambiate nel mondo, non sono più come una volta. Al giorno d’oggi molte persone nel mondo sono interessate ai vostri diritti e alla vostra condizione e vi sostengono nelle vostre lotte. Non dovete essere scoraggiati, ma al contrario, dovete sforzarvi! A volte si sente dire che se si aiutano gli aborigeni, questi usano i contributi dati loro per ubriacarsi, fumare e così via, nuocendo in questo modo alla loro salute etc. Naturalmente questi comportamenti sono dovuti alla mancanza di istruzione, mancanza di obiettivi.

Il nostro amico Ed John è venuto di proposito qui dal Canada (girandosi per rivolgersi a lui): “Ti ringrazio!” Ripeto sempre questo concetto fondamentale: in questo mondo ci sono circa sette miliardi di abitanti, siamo tutti uguali! La condizione di ognuno di noi è connessa al resto del mondo. Non è più come nel passato quando ognuno dei continenti, e poi i diversi paesi di ogni continente e così via, erano isolati ed autosufficienti, non connessi gli uni agli altri, senza bisogno di dipendere da alcuno. Al giorno d’oggi, nel ventunesimo secolo, veramente a cominciare dalla fine del ventesimo secolo, siamo tutti automaticamente connessi sia dal punto di vista economico, di istruzione, artistico e così via. Per molti aspetti, il mondo economico, educativo, artistico e così via è comune in tutte le diverse parti del mondo. Benché questo non succeda necessariamente per scelta, di fatto, automaticamente siamo tutti influenzati reciprocamente.

Anche noi tibetani, per esempio, facciamo parte della popolazione mondiale che è composta da sette miliardi di individui. Se i sette miliardi di individui che vivono in questo mondo sono felici e stanno bene, anche noi automaticamente ne trarremo profitto. Per fare un esempio più direttamente rilevante per noi tibetani, si può dire che quanto più in Cina si diffonde la pace, cioè quanto più nelle menti dei cinesi si diffondono sentimenti di pace e serenità, tanto più, di riflesso, noi tibetani e così pure gli Uighur, e anche il popolo indiano ne trarranno profitto. (Gli Uighur sono una popolazione di etnia turca, di religione musulmana, il cui paese originale era chiamato fino al secolo scorso East-Turkisten ed ora è detto Xing-jiang; una regione a statuto speciale della RPC. Gli Uighur sono una delle 55 minoranze della RPC.) Molti dei problemi, guerre e conflitti che affliggono il mondo al giorno d’oggi derivano proprio dal senso di ‘noi’ e ‘loro’. Sulla base di queste due parole si vengono a creare molte situazioni problematiche. Il senso di comunanza, di appartenere tutti alla comunità umana è di estrema importanza. Come ho già espresso nei giorni scorsi, ripeto spesso che abbiamo veramente bisogno di essere dotati di un senso di uguaglianza con tutti gli altri esseri umani. Se è presente, anche se chi abbiamo di fronte parla una lingua diversa od il colore della sua pelle è diverso, o pratica una religione diversa, od appartiene ad una nazione diversa, o ha una situazione economica diversa dalla nostra, noi comunque non approfitteremo di lei, non la uccideremo e così via. Ho ragione?!

Sulla base del concetto di ‘noi’ e ‘loro’, che a ben guardare alla fin fine si riduce a ‘io’, ‘io’, ‘io’, sulla base del forte senso di ‘io’, sulla base di questa attitudine egocentrica, ecco che sorgono tutti i problemi come le differenze economiche, l’approfittarsi, l’imbrogliare, l’abusare verbalmente, ed infine l’uccidere. È di estrema importanza, per cominciare, riconoscere che questa attitudine è la fonte di tutti i problemi.

Questo processo di presa di coscienza non ha necessariamente a che vedere con ‘la religione’. Al contrario, questa consapevolezza (delle problematiche connesse con un’attitudine egocentrica) può essere generata anche senza alcuna relazione con un approccio religioso, ma semplicemente sulla base delle spiegazioni medico-scientifiche. Direi che, semplicemente sulla base della realtà che comprova queste mie affermazioni, si dovrebbe generare questa comprensione. Vorrei ora di nuovo ricordare che considero molto importante cercare di risolvere i problemi specifici che affrontano gli aborigeni, che fanno parte dei sette miliardi di individui che popolano questo mondo. Anche se si trattasse semplicemente di fare delle preghiere per loro, sarebbe opportuno farlo. Mi avete capito?

Vorrei veramente fare qualcosa per loro, però se dovessi vivere lì con loro….non so se riuscirei a starci, anche per un solo giorno! (S.S. ride) Vivono in una situazione veramente triste! Poi quest’usanza di mangiare bruchi… (rivolgendosi al pubblico:) “voi riuscireste a mangiare bruchi?” (Rivolgendosi ai Lama seduti sul palco): “E voi che praticate l’attitudine di bodhicitta che considera gli altri più importanti di noi stessi, voi ce la fareste a mangiare bruchi?” Un po’ difficile, vero?! Veramente triste! Ora, a parte gli scherzi, ho voluto condividere con voi questi miei pensieri sugli aborigeni, visto che il rappresentante della ‘First nation’ canadese mi ha regalato questo scialle.

Comunque oggi è il mio ottantesimo compleanno e l’organizzazione degli Amdo-wa ha voluto offrirmi queste celebrazioni. (Gli Amdo-wa sono coloro che provengono dalla regione Amdo, situata a nord-est di Lhasa e ora chiamata in cinese Cin-hai.) In realtà il Dalai Lama ha la responsabilità del benessere di tutti i tibetani e, per farla più grande, è qualcuno che ha a cuore il benessere di tutti i sette miliardi di individui che costituiscono la popolazione mondiale; ma per essere precisi….il Dalai Lama è nato in Amdo, nella regione del lago Kokonor, vicino al monastero di Kumbum, cioè vicino al luogo di nascita di Lama Tsong Khapa.

Gli Amdo-wa oggi hanno voluto dire a chiare lettere che S.S. il Dalai Lama è un Amdo-wa ed hanno organizzato questa giornata di festeggiamenti (la prima di due giornate). Com’è stato letto dagli organizzatori all’inizio, voi avete pianificato, organizzato e raccolto fondi per questo evento da anni. Ho sentito che sono state fatte molte donazioni. Devo dire che avete organizzato questo evento con molta efficienza! Voglio ringraziarvi di cuore di questa bellissima giornata! Non solo, in questi giorni sono anche qui riuniti i capi di tutte le scuole del Buddhismo tibetano. Come succede periodicamente, ci riuniamo di quando in quando e questa volta tutto è stato organizzato, così che anche tutti loro fossero presenti. Con grande entusiasmo i grandi Lama seduti sul palco hanno risposto all’appello di riunirsi ed hanno tenuto dei discorsi.

Oggi, tutti noi, abbiamo dimostrato chiaramente la forza dell’unione; sono molto felice di questo e ve ne ringrazio! Tutti voi che avete eseguito danze e canzoni lo avete fatto con grande entusiasmo e maestria. Grazie! Cos’è successo prima? Un gruppo di musicisti stava entrando in scena e poi è indietreggiato (Gli dicono che eseguiranno il loro numero più tardi). Anche nell’opera tibetana c’è l’usanza di annunciare l’entrata in scena degli attori e poi, invece, ti fanno aspettare per un bel pò! Quel gruppo di musicisti mi ha riportato alla memoria quell’usanza. (S.S. e il pubblico ridono.)

Oggi sono arrivati anche di proposito molti giornalisti e rappresentanti dei media (dei mezzi di comunicazione). Di solito dico come considero importante il vostro lavoro. Credo che voi dei media abbiate infatti la responsabilità di incrementare il senso di “responsabilità universale” (senso di responsabilità per il benessere collettivo), come pure l’intenzione altruistica di lavorare per gli altri. Al contrario, molti dei giornalisti dei canali televisivi come la BBC e la CNN, sembrano specializzati solo a collezionare (e riportare) tutte le brutte notizie esistenti! Non interpretatemi male. Naturalmente bisogna dare anche le brutte notizie! Bisogna parlare di tutte le problematiche presenti nel mondo. Tutti devono esserne messi al corrente! Però, allo stesso tempo, se si parla solo di questo, molti nel mondo sviluppano l’idea (sbagliata) che l’umanità sia veramente cattiva.

Avendo l’opportunità di incontrare molte persone, so per esperienza che molti pensano che gli uomini siano intrinsecamente molto cattivi: sempre pronti a ferire ed ad uccidere! Molti mi vengono a dire che le cose stanno sempre andando peggio. Mi dicono “l’umanità come andrà a finire?” Io non credo assolutamente che le cose stiano così. Pensate solamente a questo fatto: quando siamo arrivati qui in esilio (nel 1959), la popolazione mondiale ammontava a sei miliardi. Negli ultimi cinquant’anni siamo arrivati a sette miliardi. Se la natura stessa degli uomini fosse quella di uccidersi gli uni con gli altri, non ci sarebbe motivo di preoccuparci per l’aumento della popolazione mondiale! Tutto sarebbe già a posto (in equilibrio) con continue nascite e continue uccisioni. Invece non è così, vero?! In realtà ci sono veramente tante attività compiute con amore, come il prendersi cura con affetto della salute degli altri, accudire con affetto i bambini piccoli, cercare di allungare la vita ai vecchi, per amore, anche di un solo giorno, con diverse cure mediche e così via. Tutte queste sono attività compiute per amore, con amore.

Dico sempre che, in generale, la condizione naturale di tutti noi uomini è quella di essere stati cresciuti con l’amore e le cure dei genitori, e, di conseguenza, la natura intrinseca degli umani è quella di amore e affetto. Non lo dico solo io, ma l’ho sentito dire anche durante gli incontri che ho con medici e scienziati. Negli insegnamenti buddisti, si parla del ‘Tathagatagharba’ od il seme della buddhità, presente in tutti gli esseri senzienti. In alcuni commentari al testo ‘Gyu Lama’ (Uttara-tantra, il “Sublime Continuum” di Maitreya) si dice che la prova di questo è l’intrinseca natura, presente in tutti gli esseri senzienti, di provare desiderio per la felicità e di avere avversione per la sofferenza. Nel Buddhismo si dice così, nelle religioni teiste si afferma che siamo tutti creature di Dio e la natura di Dio è amore. Se, per così dire, l’essenza di nostro padre è amore, noi che siamo, per così dire, suoi figli, naturalmente possediamo la sua essenza di amore. In tutte le religioni, a questo riguardo, si trovano spiegazioni simili.

Sono convinto che la natura di base, intrinseca di tutti gli uomini è buona, positiva. Dov’è allora il problema? Credo che sia rintracciabile nel modo in cui opera il sistema educativo, nel modo in cui viene impartita l’istruzione. Tutta l’attenzione è posta sul progresso materiale. Si può dire che, negli ultimi duecento anni, da quando in occidente, in concomitanza con lo sviluppo scientifico, sono esordite le scienze moderne, tutto il sistema educativo si è orientato unicamente alla materialità. Dal momento che l’approccio scientifico è quello di eliminare i problemi immediatamente, non appena appaiono, naturalmente tutti ne sono rimasti attratti. Da allora, tutto l’orientamento educativo è mirato solo al progresso tecnologico e materiale. Al giorno d’oggi siamo ancora testimoni di questa attitudine, e quindi tutte le nuove conoscenze sono anch’esse mirate unicamente allo sviluppo materiale. Ma questo approccio è chiaramente insufficiente! Ora, però, molti nel campo scientifico e medico, pensatori ed educatori, cominciano a rendersi conto che, in questo campo, ci sarebbero molte cose da rivedere. Comunque, il problema è che, la natura di base, il seme dell’amore e dell’affetto è presente nei bambini, basti vedere come i bambini fanno amicizia, giocano insieme e si sorridono gioiosamente senza preconcetti discriminatori di razza, religione, estrazione sociale e così via, il che viene poi messo in secondo piano, come assopito, quando si comincia ad impartire loro un’educazione tutta tesa unicamente allo sviluppo materiale. Questo tipo d’educazione porta ad una profusione di preconcetti, di speranze e timori. Credo che tutto questo processo sia responsabile di molti dei problemi che affronta l’umanità al giorno d’oggi.

Noi tutti facciamo parte dell’umanità ed è quindi certamente appropriato sviluppare un senso di “responsabilità universale”. Che lo si voglia o meno, tutti dobbiamo prenderci questa responsabilità (del benessere collettivo). La ragione è che il nostro benessere futuro dipende dal benessere del mondo. Se il mondo diventerà un luogo di pace e d’amore, tutti noi che ci viviamo sopra staremo automaticamente bene! Se nel mondo si svilupperanno solo imbrogli, competitività, invidia, ruffianeria, noi tutti ce ne rimetteremo e nessuno, individualmente, se ne salverà! A meno che uno non se ne vada in cima all’Himalaya da solo con la sua borsa di tsampa (farina di orzo arrostito, il tradizionale cibo tibetano) senza avere contatti con gli altri….ma sicuramente non resisterà! Questo dimostra che ognuno di noi, singolarmente, per sopravvivere ha bisogno di tutti gli altri che vivono in questo mondo! Perciò, è proprio naturale e d’estrema importanza che ognuno di noi si prenda la responsabilità del benessere collettivo dal quale dipende il proprio benessere personale! Per capire questo non c’è bisogno di tirare in ballo i concetti religiosi come la liberazione, la buddhità, l’attitudine di bodhicitta, le rinascite infernali e così via! In questa stessa vita, tutti abbiamo la responsabilità di rendere la vita di tutti gioiosa e felice. Per tutte queste ragioni è estremamente importante sviluppare questo senso di “responsabilità universale”! Grazie ed arrivederci a tutti!

Tradotto dal tibetano a Dharamsala da Mariateresa Bianca con l’aiuto di Sherab Dhargye. Rivisto dalla monaca italiana, Gestul-ma Tenzin Oejung. Editing del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.