3 – S.S. Dalai Lama: Il Buddhismo, il sentiero della logica.

Sua Santità il XIV Dalai Lama: Quando recitiamo nelle nostre preghiere dovremmo cercare di fare del nostro meglio per beneficare il mondo, dovremmo agire per 'il bene di tutti gli esseri senzienti'.

Sua Santità il XIV Dalai Lama: Quando recitiamo nelle nostre preghiere dovremmo cercare di fare del nostro meglio per beneficare il mondo, dovremmo agire per 'il bene di tutti gli esseri senzienti'.

3 – Sua Santità il XIV Dalai Lama: Il Buddhismo, il sentiero della logica.

Discorso di Sua Santità il XIV Dalai Lama alla cerimonia conclusiva della dodicesima conferenza Rimè a Dharamsala il 20 giugno 2015. Terza parte.

Sua Santità il XIV Dalai Lama

Penso che nei nostri centri dovremmo presentare il Buddhismo con la motivazione di base di recare beneficio a tutti, a partire dall’immediato, con l’ottenimento del benessere fisico e mentale; poi, sulla base degli insegnamenti buddisti più specifici, con l’ottenimento del risultato finale della liberazione e dello stato dell’onniscienza. Questi risultati finali derivano dallo studio e dalla pratica dei punti salienti di ciò che va abbandonato e ciò che va adottato” come viene presentato nelle “Quattro Nobili Verità”. (Le Quattro Nobili Verità. La Prima Nobile Verità, della sofferenza, e la seconda, dell’origine della sofferenza, ovvero le vere sofferenze e le vere origini, vanno abbandonate o eliminate, mentre la Terza Nobile Verità, della cessazione e del sentiero, ovvero le vere cessazioni e i veri sentieri, vanno adottati o attualizzati.) Per poter spiegare accuratamente “le Quattro Nobili Verità”, bisogna spiegare “le Due Verità”. Nel “L’ornamento delle chiare realizzazioni” (Abhisamayalamkara, primo capitolo) che costituisce l’istruzione che elucida il significato dei Sutra della Prajnaparamita si dice: “…le realizzazioni / ottenimenti, le verità, i Tre Gioielli, Buddha e così via.”

Consiglio sempre di spiegare il Buddhismo in questo ordine. Molte volte noi, invece, cominciamo presentando soggetti come ‘la devozione al Guru’ e quindi spieghiamo che dovremmo avere fede nel Lama, dovremmo considerarlo come un vero Buddha, dovremmo fargli offerte e rendergli omaggio prostandoci, e se … lo diffamiamo (o disprezziamo/sminuiamo) … andiamo a finire all’inferno!! (S.S. e anche tutti gli altri Lama si fanno una sonora risata!)

Presentando il Buddhismo, dovremmo seguire l’esempio della gloriosa tradizione del Nalanda, come spiegato nel “L’ornamento”. Dovremmo iniziare con l’introduzione di concetti quali le ‘Due Verità’, poi le ‘Quattro Nobili Verità’, e poi i ‘Tre Rifugi’. Queste spiegazioni porteranno automaticamente alla comprensione della preziosità e rarità dell’intelligenza umana e quindi della rinascita umana dotata di libertà e ricchezze. Infatti, come potrebbe mai qualcuno, che è privo di intelligenza e che non riesce a capire questi soggetti, essere un discepolo adatto a praticare l’addestramento della saggezza? Ma, prima ancora, come farà a praticare l’addestramento della concentrazione? E prima ancora come farà a praticare l’addestramento della disciplina morale? Quanto più si rifletterà sulla preziosità e rarità della rinascita umana dotata di libertà e ricchezze, tanto più le spiegazioni sulla certezza della morte e l’incertezza del suo venire faranno un profondo impatto in noi. Se invece questi soggetti non sono preceduti, come ho spiegato, dagli altri (le due verità e le quattro nobili verità)… se si procede solo sulla base della fede, con l’atteggiamento che ‘qualsiasi cosa dica il Lama è corretto’… io non ci credo molto, mi capite?

A questo proposito, mi viene in mente ciò che sembra dicano i seguaci dello spirito Sciuk-den. Non so se sia vero o no, comunque dicono che “Il Dalai Lama ha ripudiato Sciuk-den, poi ha negato l’esistenza del monte Meru …” (Nell’antica cosmologia indiana e poi tibetana, si parla del monte Meru come asse centrale dell’universo e poi degli otto continenti e sub-continenti che lo circondano.) Come sapete non credo all’esistenza del monte Meru! La verità è che io non ho negato niente, piuttosto esso semplicemente non esisteva di fatto, per niente, sin dall’inizio! Nego l’esistenza di qualcosa che non c’è, che, se esistesse, dovrebbe essere visibile. Nei nostri testi di logica si cita la ragione “dell’inosservabilità di ciò che è adatto ad apparire”, ovvero il non vedere ciò che dovrebbe essere visto. In altre parole, se il monte Meru esistesse, dovrebbe essere visibile perché si dice che ne vediamo l’ombra. Ne “Il tesoro di conoscenza” (Abhidharmakosha) si dice, infatti, che per metà del tempo il sole splende e per metà del tempo è oscurato (dal monte Meru). Dato che noi vediamo l’ombra del monte Meru, dovremmo anche poter vedere il monte Meru. Ma, invece, non lo vediamo. .. Questo non funziona…e’ contraddittorio! Il ragionamento citato sopra calza invece a pennello! Comunque, se noi procediamo sulla base dei ragionamenti presentati nei testi di logica, usando il cervello, saremo credibili! Se invece ci basiamo sulla fede e su “l’ha detto il Maestro, l’ha detto il Maestro”, allora sarà molto difficile!

Da un lato, come noi sempre recitiamo nelle nostre preghiere, dovremmo cercare di fare del nostro meglio per beneficare il mondo, dovremmo agire per ‘il bene di tutti gli esseri senzienti‘. Per esempio, possiamo notare come la mancanza di conoscenza del modo di operare della mente (la psicologia buddhista), porti ad un tipo di mente turbata e alla mancanza di controllo. Questi stati mentali esplodono spesso nell’uccisione di moltissimi altri esseri umani e anche in innumerevoli altri problemi.

Non sto dicendo che abbiamo un metodo con cui, immediatamente, come prendendo la mitologica medicina che cura tutti mali, si possono risolvere tutti questi problemi all’istante. Però, come ripeto spesso, stiamo ora vivendo l’inizio del ventunesimo secolo; se da ora in poi ci sforzassimo, soprattutto nel campo dell’educazione, includendo la psicologia buddhista nel curriculum scolastico … Se si comprendesse, almeno in parte, il modo di operare della mente, allora quando saremo disturbati mentalmente, per esempio dalla rabbia, saremmo in grado di analizzare cosa l’ha causata, cosa l’ha condizionata, che tipo di relazione esiste tra questi fattori. Anche se è difficile comprendere subito tutte le ragioni … cio’ non di meno…anche un po’ di comprensione comunque aiuterebbe. A dir la verità, molti psicologi stanno già dando spiegazioni molto simili [alle nostre]. Comunque, di base, dovremmo renderci conto che [individui con] menti turbate turbano il mondo.

Sono sicuro che potremmo servire meglio l’umanità se, invece di consigliare sempre di rivolgersi a Buddha, Dharma e Sangha con preghiere, ci impegnassimo a spiegare, da un lato, l’operare della mente come viene descritto nelle scritture buddiste e, dall’altro, a presentare i vantaggi dell’amore e della compassione, come pure della pazienza, come spiegato nel “Bodhicharyavatara” https://www.sangye.it/altro/?cat=15.

Anche senza avere precisamente l’obiettivo di conseguire la liberazione e lo stato dell’onniscienza, sono sicuro che avremmo la possibilità di aiutare tutti a conseguire una mente più calma e più felice; questa indurrebbe salute fisica e persone più felici e tranquille che, a loro volta, contribuirebbero ad una società più felice ed armoniosa. Con queste premesse, sono certo che potremo portare beneficio a tutti in modo efficace. Io mi sforzo in questo modo per realizzare questi obiettivi. Per cominciare, non penso mai nei termini di “Io sono il Dalai Lama”, anche quando parlo a migliaia di persone, mantengo sempre la considerazione che sono esattamente uguale a tutti gli altri. Non intrattengo mai pensieri come: “Io sono buddhista” o “Io sono tibetano”, “Io sono il Dalai Lama”… Mai! Non penso mai così! Quel tipo di pensieri rendono la vita più difficile.

Nel passato, quand’ero giovane, devo aver avuto qualche volta quel tipo di pensieri e poi mi sono reso conto che quando incontravo personalità importanti, come per esempio i leader cinesi o indiani e così via, mi sentivo molto nervoso, quasi quasi tremavo … come ha fatto il Kalon degli affari religiosi poco tempo fa (durante il suo discorso di apertura).

A sentirsi nervosi di fronte a Mao Tse-tung non fui solo io, ma anche i due tutori che mi accompagnavano, Kyab-je Ling Rinpoce e Kyab-je Trijang Rinpoce! Se si pensa di essere qualcuno di importante, sempre interessati a quello che gli altri pensano di noi, completamente presi da “aspettative e timori”, si diventa molto nervosi. Al contrario, pensando che siamo tutti ugualmente esseri umani e che esattamente come io sento piacere e dolore, anche tutti gli altri provano piacere e dolore; come gli altri hanno molti problemi, anch’io ho molti problemi. Se ci si relaziona agli altri con la considerazione di essere uguali a loro, sicuramente si potrà essere utili. Se ci si considera superiori agli altri, non c’è comunicazione! Io mi comporto sulla base di queste considerazioni; sembra che questo piaccia a molti!

Poiché io sono un essere umano, come primo livello [promuovo i ‘valori umani’ o ‘valori interiori’ perché], se i sette miliardi di individui che compongono l’umanità fossero felici e rilassati, ci sarebbe amicizia tra tutti, e se c’è amicizia, c’è benessere per tutti. Anche dal punto di vista del nostro problema tibetano, dobbiamo renderci conto che, un po’ alla volta, anche tra i cinesi sta crescendo moltissimo l’interesse nei confronti del Buddhismo in generale e del Buddhismo tibetano in particolare. Tutti queste persone sono in realtà nostri amici. Quando diciamo “tutti gli esseri senzienti” non dovremmo fare differenze. Discriminare continuamente tra ‘noi’ e ‘loro’ sulla base etnica, o religiosa, o delle tradizioni, o del sistema politico è la causa di tantissimi problemi! Se invece ci interessiamo a tutti, senza discriminare, se coltiviamo la considerazione che siamo tutti uguali, noi personalmente saremo più felici e avremo molti amici, mentre pensando di essere superiori agli altri resteremo da soli. Questo è il primo livello. (I tre impegni promossi da S.S. il Dalai Lama e provenienti dal principio di base della responsabilità universale sono: 1) in quanto essere umano, la promozione o meglio l’assunzione della responsabilità di promuovere i ‘valori umani’ o ‘valori interiori’; 2) in quanto persona religiosa, la promozione del dialogo inter-religioso o pluralismo religioso; 3) in quanto tibetano, la promozione della soluzione del problema tibetano.)

Tradotto dal tibetano a Dharamsala da Mariateresa Bianca. Rivisto dalla monaca italiana, Gestul-ma Tenzin Oejung. Editing del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.