Insegnamenti di S.S. il Dalai Lama a Leh 25 agosto 2009

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Choklamsar Leh, Ladak, JK, India 25 agosto 2009, quarto giorno

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e della Dr.ssa Alessandra Cominetti nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama:


Sin dal ventesimo secolo abbiamo sviluppato un’ampia ricerca sulla felicità, ma dal punto vista materiale. A questa ricerca ha corrisposto la consapevolezza della necessità d’investigare la propria mente. C’è stata una grande investigazione, ricerca su questo punto: relazione tra cervello e coscienza. Nella nostra tradizione Buddhista, del Nalanda, c’è stata una grande investigazione su questo punto, gli scienziati moderni sono molto attenti alle spiegazioni che vengono dal Buddhismo. Spesso faccio convegni con scienziati e filosofi. Ci sono molti scienziati interessati al Dharma, non tanto a studiare il buddhismo dal punto di vista dell’azione ma quanto dal punto di vista della mente, da un punto di vista oggettivo.

Il Buddhismo tibetano è in un situazione molto critica oggi. Ho visto monaci che bevevano alcool, situazioni molto degenerate. Monaci che perdevano i loro voti. Questo è quello che ho sentito dire. E che recitano dei mantra non buoni, ci sono molte forze che contribuiscono al decadimento del Dharma, come antidoto abbiamo bisogno della fede nel Dharma in questo momento. Non c’è bisogno assolutamente di convertirsi, esorto sempre gli europei a mantenere le loro tradizioni religiose, l’ideale sarebbe continuare a seguire la propria religione. Non dovremmo cercare di convertire. Negli ultimi anni c’è stato un grande interesse nel Dharma, tutti voi siete interessati, per cui da un certo punto di vista possiamo dire che l’educazione del Dharma è migliorata.

Per quanto riguarda la situazione in Tibet, io dico sempre che dobbiamo sperare per il meglio e prepararci al peggio. Questo lo ripetiamo da tanto tempo, per cui riguardo al Dharma dobbiamo preparaci, studiare, mantenere il Dharma, sperare per il meglio ma prepararci anche al peggio. Dobbiamo preparaci al fatto che possono sorgere ostacoli. Mantenere la vita monastica pura è estremamente importante per mantenere la preservazione del Buddhismo. Nessuno forza nessuno a diventare monaco, per cui se voi fate questa scelta è importante mantenere questa disciplina. Vi sono monaci e monache che non seguono la disciplina, per questo diciamo che hanno un tipo d’apparenza che confonde. Se voi siete monaci o monache dovete usare i vostri vestiti in modo giusto, altrimenti è preferibile che rimaniate laici, e distinguervi dai monaci o dalle monache. Dovete essere molto molto attenti a ciò che fate. Voi stessi vi rendete conto se siete di contributo al Dharma oppure se siete di danno, se contribuite alla distruzione del Dharma. Non è una questione di avere più o meno qualità, semplicemente se si indossa un vestito questo deve essere rispettato per non confondere gli altri.

Recentemente sono stato in Polonia, ho incontrato un professore che stava portando avanti alcune ricerche sul Buddhismo in Mongolia. Mi ha detto che alcuni Mongoli desiderano diventare monaci moderni. Mi ha detto questo. Per cui monaci moderni secondo loro devono essere monaci sposati. Io ho risposto che non è una cosa appropriata. Pensiamo al fondatore del Buddhismo, il Buddha ha stabilito i voti monastici. Non è che adesso possiamo cambiare le regole solo perché siamo nel ventesimo secolo. E’ estremamente importante mantenere la vostra moralità ed i vostri voti in modo puro. Senza queste buone qualità i monaci e le monache non possono preservare il Dharma. Eventualmente le monache possono essere monache quando sono molto giovani e sposarsi più in la. Per cui potrete essere monaci in età giovane e più avanti sposarvi. Questo perché altrimenti le ragazze non avrebbero la possibilità di studiare il Dharma quando sono giovani, considerate che più avanti nella vita avreste delle difficoltà nell’intraprendere lo studio del Dharma, come ad esempio i figli. Ad esempio in India la famiglia è molto importante, anche in Ladakh sarebbe un’ottima cosa avere una pianificazione familiare, in modo che possano nascere quanti figli si possono avere in un posto come il Ladakh. Dobbiamo considerare la società, per il Tibet è una questione cruciale per la popolazione, in particolari per la preservazione del Buddhismo tibetano la popolazione himalayana è estremamente importante. Per qualcuno può anche essere una buona idea, dopo che ha cresciuto i figli, fare un periodo monastico. Questo è vero specialmente in posti dove la popolazione himalayana è poco numerosa, e quindi i figli contribuiscono alla preservazione del Dharma.

Noi recitiamo questa preghiera riguardo al Buddha che è apparso in questo mondo, è il fondatore colui che ha fondato gli insegnamenti del Dharma. Ovviamente il Buddha non è più con noi ma abbiamo le sue parole. Anche i grandi maestri non sono più con noi, ma i loro testi ci sono tutt’oggi. Questo è il loro testamento e noi, oggi, abbiamo accesso a questi insegnamenti. Da questo punto di vista dico che il Dharma brilla come il sole.

Questo non significa che disponiamo di grandi monasteri o ricchezze, solo se voi riuscite a comprendere le scritture allora il Dharma brilla veramente. Questo di studiarlo e praticarlo è l’unico modo di mantenere il Dharma. Il Dharma è costituito dalle parole pronunciate dal Buddha e dai testi che sono stati scritti a riguardo. Per cui per tutti noi è molto importante studiare il Dharma, in particolare per i monaci e le monache. Per tutti è importante avere interesse per lo studio, dovete studiare anche la scienza moderna, soprattutto per le persone laiche, se hanno molta conoscenza su soggetti moderni devono cercare di avere conoscenza del Dharma. Allo stesso tempo monaci e monache devono studiare la scienza moderna. In Tibet non abbiamo prestato attenzione alla scienza moderna in passato. L’educazione moderna era considerata quasi una perversione, qualcosa di errato. Per cui anche per questo siamo in questa situazione catastrofica.

E’ molto importante che i monaci e le monache studino per lo meno i fondamenti dell’educazione moderna. In questo modo si può unire la tradizione monastica e progredire nell’educazione monastica. Per cui è molto importante conoscere la mente e fare in modo che veramente il Dharma brilli come il sole.

Sul significato delle parole del Dharma, del Buddhismo, è stato realizzato un gran lavoro da parte dei traduttori di tutte le scuole: Ghelupa, Sakyapa, Nymapa e Kargyupa che per centinaia di anni hanno fatto questo lavoro di traduzione studiando e meditando sul Dharma. Questo lavoro in Tibet ci ha portati alla nostra tradizione. Stiamo coltivando il Dharma attraverso lo studio, la meditazione e la riflessione. Ci sono diverse divisioni tra le tradizioni. Nella kargyupa ad esempio ci sono 8 tradizioni minori. Queste rimangono isolate, per cui è importante avere una visione chiara, pura e studiare altre tradizioni, mantenere la propria ma studiare anche le altre. Non dobbiamo solo guardare le altre tradizione ma dobbiamo proprio studiarle. Potrebbero esserci degli elementi che mancano nelle altre tradizioni, questo può portarci ad una vera fede ed anche a comprendere la propria tradizione stessa. Oppure viceversa potremo trovare elementi che mancano nella nostra tradizione e questo ci arricchirà. In questo modo possiamo diventare amici del Dharma.

Ho incontrato molti scienziati, uno di questi, un fisico, mi ha confidato che i fisici non devono essere attaccati alla materia che studiano. Io l’ho presa come una grande istruzione. Certamente dobbiamo studiare bene la nostra tradizione ma abbiamo questo grande attaccamento per essa. Per cui lo scienziato che mi ha detto che non deve avere attaccamento verso il proprio campo di studio mi ha colpito molto. L’attaccamento nello studio di una disciplina può creare pregiudizi, critiche e settarismo.

Continuando con il testo, per cui ieri vi avevo chiesto di controllare di analizzare dov’è il vostro io, siete stati capaci?

Se non siete stati capaci di trovare il sé, l’io, avete fatto una buona indagine, se l’avete trovato bene comunque. Spero anche che abbiate dormito bene.

Una volta che abbiamo cercato di indagare con la nostra mente sull’esistenza del nostro sé, possiamo cercare di capire qual è l’oggetto che viene negato. Possiamo asserire che il sé non esiste dal punto di vista dell’io, a questo punto possiamo dire che abbiamo identificato l’oggetto della negazione. Possiamo dire che questo io non esiste dal punto di vista inerente, concreto. Se ci fosse questo io intrinseco dovrebbe essere un cosa sola con gli aggregati, se fosse separato, dove potrebbe mai essere? Per cui, attraverso uno dei tanti ragionamenti (che l’io non è né una cosa sola con gli aggregati né distinto da essi) ci accorgiamo che l’io non esiste dal punto di vista inerente. Per cui ci accorgiamo che l’io manca sia di essere uno sia di essere tanti. Non ci può essere una terza possibilità: o è negli aggregati o è fuori da essi. Ma se fosse negli aggregati allora sareste capaci di trovarlo, poiché questo è l’oggetto dell’indagine. E una volta che ci accorgiamo che il sé della persona non esiste inerentemente comprendiamo che non può essere né unito agli aggregati né separato da essi. Se l’io fosse unico con gli aggregati sarebbe unico con il corpo e la mente. Ma se fosse così non potrei fare la distinzione tra io ed il mio corpo. La stessa cosa vale con la mente: non posso dire la mia mente è l’io, perché sono due cose distinte e non una cosa sola. Se l’io e gli aggregati fossero una cosa sola non potremmo fare distinzione tra loro, sarebbero indivisibili. Se gli aggregati e l’io fossero una cosa sola non potremmo fare questa distinzione. Per cui in questo caso se fossero una cosa sola non avrebbe più nessun senso dire il mio corpo, la mia mente. Se non riuscite a trovare questo attraverso il ragionamento dovreste continuare ad investigare. Se fosse così al momento della morte, quando il corpo viene bruciato, anche l’io verrebbe bruciato con esso. Se l’io fosse uno con gli aggregati allora dovrebbe essere il corpo a prendere rinascita nella prossima vita. Per cui dobbiamo trovare l’errore nel considerare l’io come esistente inerentemente e unico con gli aggregati.

Questa analisi riguarda il corpo ma se l’io fosse uno solo con la mente? Il ragionamento è uguale a quando dico il mio corpo, non potrei dire la mia mente perché l’io e la mente sarebbero inscindibili.

Quando abbiamo freddo cerchiamo di proteggerci con dei vestiti. Per cui se fossimo nel reame senza forma dovremo dire l’io ha freddo e fame ma questo non è possibile infatti in questo stato non abbiamo corpo. E’ la mente che ha questa sensazione: che l’io sia un cosa sola con gli aggregati e con il corpo. Nel Tantra di Chakrasamvara si asserisce che la vacuità è apparenza e l’apparenza è vacuità.

Continuando questa investigazione più profondamente se l’io fosse il sé, se gli aggregati fossero il sé, visto che gli aggregati sono 5, ci dovrebbero essere 5 sé. Visto che noi abbiamo la sensazione di un solo sé, allora i 5 aggregati dovrebbero avere un solo aggregato indivisibile. In questo modo cercate lo sbaglio logico, in questo caso ci dovrebbero essere 5 io. Per cui è certo che non può esserci un io con gli aggregati e nemmeno differente con da essi. Se fosse differente dagli aggregati sarebbe totalmente non connesso da loro, se fosse uno con gli aggregati come li dividiamo in quello della forma e così via allora potremmo fare la stessa cosa con l’io. Una volta che abbiamo preso a parte gli aggregati dovremmo trovare effettivamente l’io.Ci sono diversi tipi di vacuità: vacuità come il cielo, come lo spazio, come un illusione, le troviamo tutte nello stadio post meditativo, in cui la mente è ancora focalizzata sulla vacuità. Nella post meditazione non dovremmo avere emozioni come invidia e odio, ma una volta usciti dalla meditazione rientriamo nel mondo e questo è il vero test sulla qualità della nostra meditazione. Nella relazione con il mondo esterno ci rendiamo conto di ciò che abbiamo compreso. Dobbiamo negare l’oggetto di negazione durante la meditazione, allora nella post meditazione saremo capaci di vedere che è tutto un illusione. Quindi nella post meditazione saremo in grado di vedere tutte le cose come illusioni. Per cui per quanto riguarda questa illusione è come pensare che tutte le apparenze sono create da un mago che, illudendoci, è capace di creare elefanti, cavalli e così via. Per cui tutto quello che vediamo è simile all’illusione creata dal mago.

Tutto ciò che ci porta a provare e a comprendere la vacuità attraverso il ragionamento si basa sull’origine interdipendente. Il fatto che i fenomeni sorgono in dipendenza da altri viene chiamato il re di ogni ragionamento. Abbiamo visto ciò che riguarda l’assenza della persona e ora dobbiamo ragionare sull’assenza di un sé dei fenomeni. Per cui una volta che abbiamo asserito l’assenza di un sé nella persona non è detto che questa persona debba concluderne anche la mancanza di un sé dei fenomeni. Semplicemente si ci dovrebbe impegnare a trasferire lo stesso ragionamento focalizzandosi sulla mancanza del sé dei fenomeni. Questo obiettivo si raggiunge anche dalla meditazione di Shamata, o calma dimorante, o Vipassana. I 4 modi per fare maturare il discepolo: concludo questa parte del testo che avevo cominciato 2 anni fa.

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