S.S. Dalai Lama: Le Dimensioni della Spiritualità – 8

Sua Santità il Dalai Lama: L’autentica compassione non si basa sulle nostre proiezioni e aspettative, ma piuttosto sui diritti degli altri

Sua Santità il Dalai Lama: L’autentica compassione non si basa sulle nostre proiezioni e aspettative, ma piuttosto sui diritti degli altri

Questo insegnamento è stato dato da Sua Santità il Dalai Lama il 4 maggio 1992 al National Tennis Centre di Melbourne in Australia: ottava parte.

Traduzione ed editing di Elisa Pema Dolma Villa con la revisione del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Procedere insieme in armonia

Eppure, nel frattempo, abbiamo il potenziale e la capacità di procedere insieme in armonia. Sono relative tutte queste altre cose. Anche se ci sono molte fonti di conflitto, ci sono allo stesso tempo molte fonti che portano unità e armonia. È giunto il momento di porre maggiormente l’attenzione sull’unità. Anche in questo caso ci deve essere affetto umano. Ad esempio, tanti hanno opinioni ideologiche o religiose diverse da altri. Se rispetti i diritti altrui e mostri un sincero atteggiamento compassionevole verso l’altro, allora non importa se secondo te la sua idea è giusta, è un fattore secondario. Fino a quando l’altra persona ci vuole credere, fintanto che l’altra persona beneficia di tale punto di vista, è suo assoluto diritto rimanere di quell’idea. Quindi dobbiamo rispettare ed accettare il fatto che esistono diversi punti di vista.. Anche nel campo dell’economia, uno dei due concorrenti deve pure ricevere qualche profitto, perché anche lui deve sopravvivere. Penso che nel momento in cui abbiamo maturato una prospettiva più ampia, basata sulla compassione, le cose diventino molto più semplici. Ribadisco, la compassione è il fattore chiave.

Demilitarizzazione

Oggi la situazione internazionale si è notevolmente semplificata. Fortunatamente ora possiamo pensare e parlare in modo serio di demilitarizzazione, o almeno dell’idea di demilitarizzazione. Cinque anni fa, o forse poco più di due anni fa, era difficile anche solo pensarci, ma ora è finita la guerra fredda tra l’ex Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, dico sempre ai miei amici americani: “La vostra forza non deriva dalle armi nucleari, ma dalle nobili idee di libertà dei vostri antenati, libertà e democrazia.” Quando ero negli Stati Uniti nel 1991, ho avuto l’opportunità di incontrare l’ex presidente George Bush. In quell’occasione abbiamo discusso del Nuovo Ordine Mondiale, e gli ho detto: “Un Nuovo Ordine Mondiale, basato sulla compassione sarebbe eccellente. Non sono così sicuro di un Nuovo Ordine Mondiale senza compassione. ” Ora credo che i tempi siano maturi per pensare alla demilitarizzazione e per parlare di demilitarizzazione. Ci sono già alcuni segnali di riduzione degli armamenti e per la prima volta di denuclearizzazione. Passo dopo passo, stiamo assistendo ad una riduzione delle armi, e penso che il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di liberare il mondo, il nostro pianeta, dalle armi leggere. Questo non significa, tuttavia, che dovremmo abolire tutti i tipi di armi. Potremmo avere bisogno di conservarne qualcuna, dato che ci sono ancora alcune persone malvagie e alcuni gruppi di queste in mezzo a noi. Allo scopo di prendere le dovute precauzioni ed essere così tutelati da queste persistenti fonti di malvagità, potremmo creare un sistema regionale di monitoraggio delle forze di polizia internazionale, non necessariamente appartenenti ad una sola nazione ma controllato collettivamente e supervisionato, in ultima analisi, da un’organizzazione come le Nazioni Unite o da un altro organismo internazionale simile. In questo modo, senza armi disponibili, non ci sarebbe più alcun pericolo di conflitto militare tra le nazioni, e inoltre non ci sarebbero più guerre civili.

La guerra

La guerra è purtroppo rimasta una parte costante della storia umana fino ad oggi, ma credo che sia giunto il momento di cambiare i processi mentali che conducono a farla scoppiare. Alcune persone considerano la guerra come qualcosa di glorioso, pensano che attraverso la guerra possono diventare degli eroi. Questo comune atteggiamento riguardo la guerra è decisamente sbagliato. Recentemente un intervistatore mi disse: “Gli occidentali hanno una grande paura della morte, ma gli orientali sembrano averne ben poca.” Al che, mezzo scherzosamente ho risposto: “Mi sembra che per la mentalità occidentale la guerra e l’istituzione militare, siano estremamente importanti. Per voi la guerra significa morte tramite l’uccisione e non per cause naturali. Così sembra che di fatto siate voi quelli che non hanno paura della morte, perché siete così appassionati della guerra. Noi orientali, in particolare noi tibetani, non possiamo nemmeno prendere in considerazione la guerra, non possiamo pensare di combattere, perché l’inevitabile risultato della guerra è la tragedia: la morte, le ferite e la miseria. Pertanto il concetto di guerra, nella nostra mente,è un concetto estremamente negativo. Questo significa che in realtà abbiamo più paura di morire di voi. Non crede? “Purtroppo, a causa di alcuni fattori persistenti, le nostre idee sulla guerra non sono ancora corrette. Per questo è giunto il momento di pensare seriamente alla demilitarizzazione.

Ciò è quello che ho percepito molto intensamente durante e dopo la crisi del Golfo Persico. Naturalmente tutti allora accusavano Saddam Hussein, e non c’è dubbio che Saddam Hussein sia stato effettivamente un individuo negativo, ha fatto molti errori ed ha agito scorrettamente in molti modi. Dopo tutto lui era un dittatore, ed un dittatore è ovviamente già di per sé stesso qualcosa di negativo. Tuttavia, senza la sua organizzazione militare, senza le sue armi, Saddam Hussein non avrebbe potuto funzionare come dittatore. Chi gli ha fornito quelle armi? Anche i fornitori hanno le loro responsabilità. Alcune nazioni occidentali gli hanno fornito armi senza alcun riguardo delle conseguenze.

Smettere di vendere armi

Pensare solo ai soldi, pensare di realizzare un profitto dalla vendita di armi, è davvero terribile. Una volta ho incontrato una donna francese che aveva trascorso molti anni a Beirut, in Libano. Lei mi ha detto con grande tristezza che durante la crisi di Beirut c’erano persone, in una parte della città, che guadagnavano con la vendita delle armi e che ogni giorno dall’altro capo della città altre persone innocenti erano uccise con quella grossa quantità di armi. Allo stesso modo da un lato del nostro pianeta ci sono persone che vivono una vita lussuosa con i guadagni incassati dalla vendita delle armi, mentre persone innocenti vengono uccise con quei proiettili vaganti dall’altra parte del nostro pianeta. Pertanto, il primo passo è quello di smettere di vendere armi. A volte prendo in giro i miei amici svedesi: “Oh, siete davvero ammirevoli! Durante l’ultimo periodo del conflitto siete rimasti neutrali! Inoltre avete sempre tenuto in considerazione l’importanza dei diritti umani e della pace nel mondo. Molto bene! Ma nel frattempo state vendendo molte armi! Questo è un po’ una contraddizione, non è vero?

Pertanto, fin dai tempi della crisi del Golfo Persico mi sono fatto una promessa interiore, un impegno per il resto della mia vita, contribuirò a promuovere l’idea di demilitarizzazione. Per quanto riguarda il mio paese mi sono fatto l’idea che in futuro il Tibet potrebbe diventare una zona completamente smilitarizzata. Ribadisco ancora una volta, anche nel lavoro di realizzazione della demilitarizzazione, il fattore chiave è la compassione umana.

Conclusione: Il Significato della Compassione

Ho parlato un bel po’ di compassione senza spiegare il suo significato preciso. Vorrei concludere spiegando il significato della compassione, che è spesso frainteso. L’autentica compassione non si basa sulle nostre proiezioni e aspettative, ma piuttosto sui diritti degli altri: è indipendente il fatto che una persona sia un amico o un nemico fintanto che questa persona si augura pace, felicità e desidera superare la sua sofferenza, quindi sviluppiamo su questa base una genuina preoccupazione per il suo problema. Questa è l’autentica compassione.

Di solito quando siamo preoccupati per un amico intimo, chiamiamo ciò compassione. Questa non è compassione, è attaccamento. Anche nel matrimonio, quando il matrimonio è duraturo non lo è tanto a causa dell’attaccamento, anche se in genere questo è presente, ma perché c’è anche la compassione. I matrimoni che durano solo poco tempo devono ciò ad una mancanza di compassione, in quanto c’è solo attaccamento emotivo sulla base di progetti e di aspettative. Quando il legame tra amici intimi è solo attaccamento, allora anche un problema secondario può causare il cambiamento di un progetto. Non appena il nostro progetto cambia, l’attaccamento sparisce, perché quell’attaccamento si basava esclusivamente sui progetti e sulle aspettative.

E’ possibile avere compassione senza attaccamento, e allo stesso modo, di avere rabbia senza odio. Pertanto, abbiamo bisogno di chiarire la distinzione tra la compassione e l’attaccamento, e tra la rabbia e l’odio. Tale chiarezza è utile nella nostra vita quotidiana e nei nostri sforzi verso la pace nel mondo. Ritengo che questi siano valori spirituali fondamentali per la felicità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dal fatto che un individuo sia credente o non credente.

Colophon

Questa prima bozza di traduzione dal testo inglese, tratto dal sito http://www.lamayeshe.com/index.php?sect=article&id=384 che gentilmente si ringrazia, a cura di Elisa Pema Dolma Villa con la revisione del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti conferiti da Sua Santità il Dalai Lama il 4 maggio 1992 al National Tennis Centre di Melbourne in Australia, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori nonché imperfezioni, anche rilevanti, né rappresenta affatto una traduzione letterale delle parole di Sua Santità il Dalai Lama tradotte in inglese, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.

WISDOM PUBLICATIONS è onorato e soddisfatto nel mettere a disposizione, per la distribuzione gratuita in tutto il mondo, questo insegnamento e altri in forma di opuscolo di Sua Santità il Dalai Lama come esempio di ‘A Human Approach to World Peace’ (65.000 copie in stampa), ‘Compassion and the Individual’ (61.000 copie), ‘The Global Community and the Need for Universal Responsibility’ (15.000 copie) e ‘Words of Truth: A Prayer for Peace in Tibet and Compassion in the World’ (7.000 copie). Decine di migliaia di copie della maggior parte di questi libretti sono anche in stampa in diverse lingue. L’EDITORE ringrazia il gentile aiuto della Fondazione Gere Zachary Gasper e il Comitato Vittoria per il Tour del 1992 il XIV Dalai Lama per aver sponsorizzato la pubblicazione di questo insegnamento in forma di opuscolo. Ringraziamo anche i membri del Comitato per la trascrizione dei nastri e per la redazione iniziale del testo. Stampato nel 1995