9-Insegnamenti di S. S. il Dalai Lama ad Amburgo sui 400 Versi di Aryadeva

Sua Santità il Dalai Lama: La transitorietà implica l'eliminazione, la liberazione. Il presente, in termini di tempo, è solo un istante. Il presente è solo un attimo perché futuro, per definizione, è ancora da venire ed il passato è comunque trascorso.

Sua Santità il Dalai Lama: La transitorietà implica l'eliminazione, la liberazione. Il presente, in termini di tempo, è solo un istante. Il presente è solo un attimo perché futuro, per definizione, è ancora da venire ed il passato è comunque trascorso.

9 – Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama ad Amburgo dal 23 al 27 luglio 2007 sui Quattrocento Versi di Aryadeva. Buddhismo: una Filosofia ed una Pratica.

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Coloro che sono nati per morire, nell’istante in cui nascono, nell’attimo stesso in cui emettono il primo respiro, sono destinati a svanire, a perire, a morire. La condizione dell’essere in vita è la base stessa per la morte. Proprio perché stiamo vivendo, abbiamo la percezione errata di poter vivere per sempre, vedendo il passato come breve ed il futuro all’opposto come proiettato in avanti per un tempo indeterminato. Percepiamo il passato come l’attimo trascorso. Invece, se guardiamo al futuro, siamo portati a proiettare la nostra vita in uno spazio molto ampio.

Pensiamo in termini uguali al passato ed al futuro. Ad esempio, diciamoci: “potrei vivere ancora per un tempo uguale a quanto ho vissuto ora”. Oppure, in considerazione alla nostra età, sarò propenso a dirmi: “ho raggiunto una certa età e non mi resta poi molto ancora da vivere”. Poiché la morte è comune a tutti noi, non dovrò farmi prendere dalla paura se vedrò morire i miei amici e parenti.

Ma non succede così. Generalmente, ci preoccupiamo poco. Quella di morire è un’esperienza comune a tutti. Tutti siamo uguali di fronte alla morte. Mentre la nascita d’una persona e d’un essere rappresenta un evento di contentezza, che fa tutti felici, contemplando invece la vita che cessa ci sentiamo infelici. La nostra mente s’oppone al pensiero della morte, che ha la prerogativa di affermarsi su tutti i piaceri della vita, sulla fama e sulle ricchezze. Tutta la nostra ricerca sulla sofferenza samsarica deriva dal fatto di sviluppare attaccamento a questa situazione.

Cerchiamo piuttosto di consolidare le esperienze favorevoli, quelle contraddistinte da azioni virtuose. Identifichiamo d’altro canto ed eliminiamo le esperienze negative, quelle contraddistinte dal fatto di danneggiare gli altri. Queste azioni negative derivano comunque da emozioni o sentimenti negativi. Non è l’attaccamento, ma la malevolenza che desidera danneggiare gli altri. Tuttavia è per l’attaccamento alla carne o alla pelle, perché sviluppiamo la bramosia verso queste sostanze che dobbiamo uccidere gli animali. La bramosia e la malevolenza rappresentano delle menti di visione erronea e che ne sono uno sconsiderato prodotto. La mente che danneggia gli altri è rappresentata dalla malevolenza, mentre quella che desidera per sé è la mente di Brama. Le azioni negative che sono volte a danneggiare gli altri, le azioni non virtuose interferiscono col conseguimento delle rinascite favorevoli. L’ignoranza che s’afferra al sé della persona promuove la falsa credenza di poter vivere per sempre. La malattia può essere curata e la vecchiaia trattata. Esistono in ogni caso diversi tipi di sofferenza, tutti di carattere grossolano. Dobbiamo forse spaventarci se esistono cure mediche che procrastinano la vecchiaia e guariscono le malattie? In ogni caso, la morte non può essere eliminata. Sono molte le persone che hanno paura di morire. In qualsiasi momento, in qualsiasi giorno, il nostro corpo-mente sono della natura della transitorietà. Noi stessi siamo consapevoli di dover morire, eppure non diamo a questa considerazione il peso dovuto. Quando realizziamo la natura della morte comprendiamo anche l senso d’affermazioni come:”sto bene” oppure “vedo il futuro con speranza”. Ognuno di noi vive nella speranza per il futuro, ma ogni giorno che passa, ora in quest’istante, stiamo perdendo parte della nostra vita. Pensiamo di poter vivere a lungo, di vivere per sempre: perché allora commettiamo delle azioni negative?

Pensiamo a come sperimentiamole risorse della vita. Non siamo sempre continuamente tesi ad ampliare il nostro benessere? E, per far ciò, non cadiamo forse in comportamenti negativi? La morte è un fatto certo ma il momento in cui avverrà è imprevedibile.

Vv 4Quando percepiamo che noi pure siamo soggetti alla morte, ci facciamo prendere dalla paura. Ma quando ci rendiamo conto di non essere soli in questo destino: ci consoliamo! Ed è la stessa cosa che facciamo quando siamo al cospetto di qualcuno che sta per morire: lo consoliamo. E gli diremo che è un destino condiviso da tutti. L’autunno, col declinare della vita ci rende tristi. A nessuno piace la morte, perché nutre la speranza d’essere permanente, immortale. Perché siamo pervasi dalla visone distorta d’essere proiettati a lungo nel tempo. Per questo stesso motivo siamo sconsiderati nelle nostre azioni. Per questi motivi siamo inclini ad impegnarci in azioni negative.

Secondo Aryadeva, fin dall’inizio del nostro percorso spirituale dobbiamo eliminare tutte le azioni negative, per scongiurare la possibilità di ricadere in rinascite sfortunate. Eliminare le azioni non virtuose significa incamminarsi sulla strada che porta al Nirvana. Se per attrazione ci attacchiamo agli oggetti, non necessariamente stiamo danneggiando gli altri. La brama ci porta a desiderare a tal punto gli oggetti, fino a farci compiere dei furti, il desiderio smodato ci porta a comportamenti sessuali scorretti fino a farci compiere degli omicidi. Cerchiamo ora di comprendere sia il livello grossolano che quello sottile di questo comportamento. È dannoso, non solo l’attaccamento che ci porta a danneggiare gli altri, ma anche le azioni che no sono alla base, che lo sottende, come le visioni errate, le concezioni fuorvianti che trasciniamo dalle vite precedenti. Perciò, eliminiamo le azioni, i comportamenti negativi per ottenere rinascite fortunate. I livelli grossolani d’attaccamento sorgono dalla concezione di poter vivere per sempre. Ma, anche se la vecchiaia si protrae, anche se potremo vivere più a lungo, non c’è rimedio alla morte. Anche se il decadimento della vecchiaia può essere notevolmente rallentato, alla morte non c’è comunque rimedio. Perché, quando vediamo gli altri morire, non ne restiamo sconvolti? Siamo nella loro stessa condizione. Noi stesi dobbiamo affrontare la morte e non sappiamo quando ci succederà. Noi tutti che siamo qui riuniti, e siamo in tanti: siamo sicuri di non dover morire oggi? Penso che nessuno di noi possa esserne sicuro al 100%.

Una massima tibetana dice: “la speranza e l’aspettativa portano alla rovina”.

Perché commettiamo azioni negative quando ne vediamo l’orrore? Perché finiamo per cadervi ugualmente? Perché, mentre commettiamo delle azioni negative, non ne vediamo le conseguenze?

Non è affatto negativo desiderare che la vita duri a lungo. Ma è un errore afferrarsi a quest’esistenza ed ai piaceri ad essa connessi. Viviamo nella transitorietà. Di questo dobbiamo essere consapevoli e su questo dobbiamo meditare. Quindi, dapprima meditiamo sull’impermanenza grossolana in questo modo ci opponiamo all’afferrarsi al sé di questa vita, il che porta a ridurre l’attaccamento per questa vita, quindi meditiamo sull’ineluttabilità della morte, sulla transitorietà grossolana di questo nostro corpo. Le trasformazioni che conseguiamo in un anno dipendono dai cambiamenti avvenuti nei mesi precedenti ed ognuna di queste dipende dalle trasformazioni avvenute precedentemente istante per istante, momento per momento. L’entità stessa dei fenomeni si trasforma attimo per attimo, in un continuo processo di metamorfosi degli elementi. Per avere una produzione sottile, è necessario che alla base esista una produzione continua. I fenomeni sono caratterizzati dalla natura mutevole di produzione e di cessazione. Pensiamo alla natura transitoria dei nostri cinque aggregati. Tutto ciò che è basato sulla produzione, da un sorgere, dalla mente erronea, dall’ignoranza che c’impedisce la comprensione vera dei fenomeni, in quanto fenomeno condizionato a sua volta da un altro fenomeno può essere eliminato. La transitorietà implica l’eliminazione, la liberazione. Il presente, in termini di tempo, è solo un istante. Il presente è solo un attimo perché futuro, per definizione, è ancora da venire ed il passato è comunque trascorso.