Buddha Akshobhya

akshobhya_-tibBUDDHA AKSHOBHYA

Akshobhya (l’Inamovibile, l’imperturbabile, il non fluttuante, l’immutabile, ciò che non può essere disturbato d’alcunché), il cui Sambhogakaya (corpo di fruizione o corpo nel paradiso dei Buddha) è Vajrasattva (l’Essere di puro Diamante), rappresenta la vittoria sulle passioni, deriva dalla sillaba blu HUM, è il Buddha che regna sul Paradiso d’Oriente ABHIRATI (in sanscrito “il gioioso” ). Colui che rinasce nel paradiso di Abhirati non può ricadere in reami inferiori, ovvero in livelli inferiori di consapevolezza, perciò tutti i praticanti devono mantenere la promessa che Akshobhya fece al Buddha.

Nel Mahayana si riconoscono un numero infinito di Buddha ed un altrettanto numero infinito di terre pure. La più importante è Sukhavati, la terra pura dell’ovest, il paradiso occidentale su cui regna Buddha Amithaba. Una terra pura orientale è il paradiso orientale del Baishajia Guru Buddha maestro dei rimedi, come pure il paradiso Abhirati del Buddha Akshobya. A sud si trova il paradiso del Buddha Ratnaketu, a nord quello del Buddha Dundubhisvhara. Un’ulteriore terra pura sarà prodotta dal futuro Buddha Maitreya, che momentaneamente dimora ancora nel cielo di Tushita. Queste terre pure sono di natura trascendentale e rappresentano altrettanti livelli di realizzazione della mente. Una volta che si è raggiunta una delle terre pure, non è possibile cadere in reami inferiori d’esistenza.

Vestito di indumenti monastici, Akshobhya, il cui nome Tibetano è MIKYUPA, siede in vajrasana, (la posizione del loto, che conferisce al meditante una fermezza adamantina) atteggiato nella bhumisparshamudra o Gesto della testimonianza: tocca la terra, come fece Gautama, per invocare la terra ad essere testimone della verità delle sue parole. Questo gesto rappresenta la vittoria di Shakyamuni sui demoni di Mara (simboleggiante l’illusione e la morte). Il bija mantra d’Akshobhya è Hum ed il suo mantra è:
OM AKSHOBHYA HUM

oppure

NAMO AKSHOBHYA SOHA
la cui versione estesa è

NA MA RATNA TAYAYA
OM KAM KARE KAM KARE
ROTSANE ROTSANE
TOTANE TOTANE
TASANE TASANE
TATEHANA TATEHANA
SAWA KAMA PARAM
PARA NE ME SAWASATANA

Akshobhya è il sovrano della famiglia Vajra che rappresenta la saggezza trascendentale profonda che tutto riflette chiaramente e senza giudizio critico. Il veleno corrispondente è l’aggressione o l’odio.

Simboli mentali del Dhyani Buddha

Akshobhya

rabbia, odio

la Saggezza specchiata

Simboli fisici de Dhyani Buddha

Akshobhya

acqua

suono

flusso del sangue

reni

Nomi e relazioni con altri Buddha e Bodhisattva

Divinità (Sanscrito)

Nome occidentale

Consorte

Bodhisattva

Buddha

Akshobhya

Incrollabile

Locana

Vajrapani

Kanakamuni

BUDDHA KANAKAMUNI (tib. Sertup; Wyl. Thub gser) era, secondo il Mahayana, il secondo Buddha di questo Aeon Fortunato, durante il quale appariranno 1002 Buddha. Secondo il veicolo di base, è il quinto dei sette Buddha eroici che hanno preceduto Buddha Shakyamuni.

Buddha Kanakamuni (chiamato anche Konagamana) è stato il secondo Buddha di questo Bhadrakalpa. Buddha Kanakamuni nacque a Shobhavati dai brahmini Yakshadutta e Uttarani. Buddha Kanakamuni ebbe in moglie Rucigatta, da cui nacque il figlio Sarthavaha. Buddha Kanakamuni godette dei piaceri mondani per tremila anni. Dopo la rinuncia praticò l’ascetismo per sei mesi, conseguendo l’illuminazione ai piedi di un albero di Udumbara. Al suo primo insegnamento vicino a Sudarsana Nagara parteciparono 30.000 monaci. Si spense a Pabbatarama all’età di 30.000 anni.
Durante la sua vita Buddha Kanakamuni visitò anche Swayambhu Kshetra nella valle di Kathmandu. Dopo il suo Parinirvana, vicino a Kapilavastu Niglihawa nella regione del Terai occidentale del Nepal fu eretto uno stupa. Il che è confermato da un’iscrizione del periodo d’Ashoka. Buddha Kanakamuni viene generalmente rappresentato dal colore giallo. La sua mano destra è nell’Abhayamudrā e la sua mano sinistra è nel dhyana mudra. L’Abhayamudrā
rappresenta un gesto che induce rassicurazione e salvezza, in quanto la mano aperta di fronte simboleggia l’allontanamento e il distacco dalla paura. Il mudra si realizza con la mano destra o con entrambe le mani. Consiste nel posizionare la mano aperta in verticale davanti a sé, con le dita unite, levata in segno di protezione. Il pollice è adiacente alle altre dita. L’avambraccio è piegato ad angolo retto.

Akshobhya, blu come il firmamento, irradia dal cuore la bianca luce della saggezza, siede su una corona di loto ed un disco di luna poggiante su un trono che reca alla base due figure di elefante (il vahana, suo veicolo animale), che emana un’espressione di grande fermezza, imperturbabilità congiunta a totale serenità. Evoca con questo atteggiamento la fermezza della decisione assunta dal Buddha Shakyamuni sotto l’albero dell’Illuminazione, concretizzandone l’irremovibilità che non può in alcun modo venir meno. Elementi tipici di questa raffigurazione sono il semplice abbigliamento monastico, la bhumisparshamudra e la comparsa dell’ushnisha: protuberanza craniale rivelatrice della sopravvenuta sapienza trascendente.

Sulla mano sinistra, il cui palmo è rivolto verso l’alto in posizione di meditazione, porta il Vajra, scettro di diamanti, a cinque punte mentre, la destra girata verso il dorso tocca la terra con le dita nel mudra di fermezza.

Akshobhya è il Buddha supremo della saggezza speculare o riflessa in uno specchio, svela il concetto che ogni divinità non è altro che una proiezione di noi stessi e delle nostre mete ideali. Akshobhya trasforma il difetto mentale della rabbia nella chiarezza della saggezza riflessa in uno specchio. Con questa sapienza, noi vediamo le cose come sono, in modo imparziale e senza distorsione. Uno specchio che riflette le cose così come sono. Lo specchio che ti mostra la realtà vera delle cose. Anche il colore blu d’Akshobhya è strettamente legato al simbolismo dello specchio. Il blu è il colore delle acque, e l’acqua ha la capacità di agire come uno specchio chiaro.

Akshobhya è l’incarnazione della conoscenza come lo specchio. La conoscenza di ciò che è reale, e di ciò che è illusione, o un mero riflesso della realtà effettiva. Lo specchio è la mente stessa: chiara come il cielo, vuota e luminosa. Detiene la totalità delle immagini dello spazio e del tempo, non ancora raggiunte da loro. Rappresenta la mente eterna, la sua famiglia Vajra è collegato con la ragione e l’intelletto. È il bagliore che illumina le tenebre dell’ignoranza, che esprime nitidezza attraverso la confusione. La famiglia Vajra, a cui appartiene Akshobhya, è associata con l’elemento acqua. È per questo che i due colori del Vajra sono blu o bianco. Bianco luminoso come il sole che riflette l’acqua, e blu, come le profondità dell’oceano. Anche se la superficie del mare è agitata da onde che si infrangono, ma le profondità rimangono inalterate, imperturbabili.

E anche se l’acqua può sembrare eterea e senza peso, in verità è molto pesante. L’acqua scorre nel luogo più basso e si deposita lì. Scolpisce la roccia solida, ma con calma, senza violenza. Quando è gelata, il ghiaccio è duro, forte e chiaro come l’intelletto, ma per raggiungere il suo completo potenziale, deve essere anche fluida e flessibile come un fiume che scorre. Queste sono tutte le qualità essenziali di Akshobhya.
Molti esseri tantrici irati sono rappresentati di colore blu perché incarnano l’energia trasmutata di odio e di aggressione in saggezza ed illuminazione.

L’emblema d’Akshobhya è il vajra, il simbolo del Vajrayana, o il buddismo tantrico. Il vajra simboleggia essenzialmente le qualità essenziali di illuminazione: la forza, la potenza e l’energia del fulmine, e la brillantezza, la purezza, e l’indistruttibilità di un diamante. Questo è il motivo per cui Akshobhya è raffigurato toccare la terra con la punta delle dita della mano destra, proprio come fece Buddha Shakyamuni quando Mara “il diavolo” si pose di fronte a lui che stava sotto l’albero della Bodhi e cercava di impedirgli di raggiungere il suo obiettivo: l’illuminazione. Toccare la terra è un gesto di risolutezza. Una promessa d’essere il più possibile fermo e immutabile, come la Terra stessa. Un impegno per trovare l’illuminazione e contribuire ad eliminare le sofferenze di tutti gli esseri.

Akshobhya monta un elefante. L’elefante posa i piedi sulla terra con certezza incrollabile. Ha la stessa qualità immutabile delle dita del Buddha che toccano il suolo, la stessa determinazione che ha espresso il Buddha attraversando le sue tribolazioni.

Akshobhya rappresenta l’elemento cosmico primordiale della vijnana, la coscienza. Ricordiamo che gli altri cinque skandha o aggregati sono, rispettivamente nell’ordine: la forma Rupa, la Sensazione Vedana, la Percezione Samjna, l’energia formativa psichica Samskara.

Nel BARDO Akshobhya e Lochana appaiono abbracciati ed accompagnati da quattro Bodhisattva: due maschili, Ksitigarbha, l’Essenza della Terra, e Maitreya, l’Amorevole Gentilezza, e due femminili: Lasya, la dea della danza, e Pushpa, la dea dei fiori.

Dall’ottavo al dodicesimo giorno del Bardo, i Tathagata o Dhyani Budda trascendenti appaiono nel loro aspetto demoniaco, orribili e spaventosi, come Heruka, e con le loro consorti. Essi hanno tre teste, sei braccia e quattro piedi e rappresentano la qualità illimitata e senza restrizioni dell’energia delle famiglie Buddiche. L’energia basica di tutti i Collerici Heruka è concentrata nel Grande Glorioso Heruka marrone scuro; egli è l’apetto orribile di Vairochana. Vajra-Heruka è blu scuro ed è la forma collerica di Vajra-Sattva (Akshobhya). L’aspetto orribile di Ratnasambhava è il Ratna-Heruka giallo, mentre la controparte scura del Budda Amitabha è Padma-Heruka, nero rossiccio, e quella di Amogha-Siddhi è il Karma-Heruka, verde scuro.

I cinque Tathagata sono i cinque modi principali della natura Buddica, coscienza pienamente sveglia. Essi incorporano cinque qualità di saggezza; tutto ciò che fa parte dell’esistenza  – esseri viventi, luoghi o avvenimenti –  è profondamente connesso con e descritto nei termini di uno dei cinque. Per questo, essi sono anche conosciuti come le cinque famiglie. Tuttavia, nel mondo samsarico o nello stato della mente di una persona non illuminata, essi appaiono come cinque veleni o emozioni confuse. Questa situazione è allora rappresentata attraverso i suoi aspetti collerici.

i cinque veleni dell’esistenza, le cinque saggezze e i cinque Buddha trascendenti:

veleno

saggezza

Buddha trascendente

partner tantrica

avidità

saggezza della Talità

Amitabha

Pandara

odio

saggezza speculare

Akshobhya

Lochana occhio del Buddha

mania

saggezza della realtà

Vairocana

Vajradhatvishvari

orgoglio

saggezza dell’individualità

Ratnasambhava

Mamaki

invidia

saggezza onnipotente

Amoghasiddhi

Tara

I Cinque Dhyani Budda, all’inizio rappresentavano le diverse qualità di Buddha, i primi furono Akshobhya simbolo di saggezza e Amitabha simbolo di compassione, in seguito giunsero gli aspetti di Potenza e ricchezza Spirituale.
Quando i Budda vengono rappresentati nei Mandala, talvolta hanno i colori e le direzioni che li rappresentano, Akshobya e Vairocana possono essere invertiti.

Il Buddha Incrollabile Akshobhya è blu-turchino, colmo di compassione per il mondo infernale, ma dal suo cuore di diamante emana un arcobaleno. Non è né vero, né falso, è aldilà di queste categorie. In Lui compassione e realizzazione della vacuità sono tutt’uno. Egli ci rammenta che la realtà soggettiva non è che un’allucinazione collettiva. Con Lui ci si identifica allorquando ci si osserva nel momento felice in cui la nostra mente comanda alla parola ed al corpo di realizzare il cammino della liberazione fino al nirvana non dimorante. Akshobhya ci ricorda che tutto è dettato dalla nostra mente, che opera dal profondo del cuore. Quando ci si contempla in tale stato, si è Akshobhya: si diventa di diamante; si osservano le tre parti che ci compongono: la mente, la parola, il corpo, unificate, appese al filo del respiro e si diventa l’Incrollabile, per noi ormai sogno e veglia sono equivalenti inganni. Si diventa la serenità indistruttibile che scaturisce dalla serenità dell’intelletto che si abbevera della luce della saggezza che sconfigge l’ignoranza ed annichila l’odio.

Nel ‘Mayadipaka’, Akshobhya ha una forma, mentre come Mahavidya, ne ha un’altra. L’epiteto di Shiva dopo che egli appiccò il grande fuoco durante il rimescolamento dell’oceano era Akshobhya – L’Imperturbabile, e Tara era la sua consorte.

In un testo datato al 147dC Ashuku Bukkyokukyō, il più antico conosciuto su Akshobya, si narra come Akshobhya da Monaco fece solennemente la promessa al Buddha che da tempo immemorabile governava Abhirati, di non nutrire né collera né disprezzo verso alcun essere senziente. Adempiendo questa promessa egli si dimostrò “imperturbabile”. Dopo un lungo ed incessante cammino di ricerca egli divenne il Buddha Akshobhya, signore, quindi, del paradiso di Abhirati.

Il vyuhasutra o Akobhya-tathāgatasya-vyūha Sūtra che costituisce la principale fonte letteraria per il culto di Akshobhya fu tradotto in cinese verso la fine del II secolo, ma le forme concrete del culto non ci sono note.

(Appunti di Luciano Villa e di Graziella Romania)