Namkhai Norbu nacque in un piccolo villaggio chiamato Geuk (dge ‘ug) vicino a Changra (lcang ra) a Derge, Kham, nel 1938, il tredicesimo giorno del decimo mese lunare dell’anno della tigre di terra. Più avanti nella vita scelse di celebrare il suo compleanno l’8 dicembre. Suo padre, Tsewang Namgyel (tshe dbang rnam rgyal, 1889–1962) del clan Trokhe (gro khe) di Kamtok (skam thog), era un funzionario governativo del regno di Derge; sua madre, Yeshe Chodron (ye shes chos sgron, 1904–1965), apparteneva ai Ngonatsang (sngo rna tshang), una delle famiglie più antiche di Derge. Era la nipote di Jamyang Chokyi Wangpo (‘jam dbyangs chos kyi dbang po, 1893–1908) e la sorella della sua reincarnazione, Khyentse Chokyi Wangchuk (mkhyen brtse’i chos kyi dbang phyug, 1909–1960), rispettivamente la prima e la seconda generazione di reincarnazioni di Jamyang Khyentse Wangpo (‘jam dbyangs mkhyen brtse’i dbang po, 1820–1892). Aveva tre sorelle maggiori: Jamyang Chodron (‘jam dbyangs chos sgron, 1921–1985), nota come Jamcho; Sonam Pelmo (bsod nams dpal mo, 1924–1988), nota come Aso; Tashi Yangdzom (bkra shis dbyangs ‘dzoms, 1929–2006), nota come Trayang; e una sorella minore, Tsering Yangdzom (tshe ring dbyangs ‘dzoms, n. 1946). I suoi due fratelli minori erano Pema Gungtsen (padma gung btsan, 1940–1960) e Jamyang Puntsok (‘jam dbyangs phun tshogs, 1943–1948). Suo padre, la nonna paterna Lhundrub Tso (lhun grub mtsho) e lo zio paterno Tokden Orgyen Tenzin (rtogs ldan o rgyan bstan ‘dzin, 1888–1962) erano tutti discepoli del maestro Nyingma Adzom Drukpa (a ‘dzom ‘brug pa, 1842–1924). Dopo la nascita del loro terzo figlio, una bambina, come le sue due sorelle maggiori, Adzom Drukpa regalò loro una statua di Green Tārā e disse ai genitori di Namkhai Norbu che se si fosse pregata fervidamente la divinità, qualsiasi desiderio si sarebbe avverato. Sperando in un figlio maschio, Tsewang Namgyel assunse un lama chiamato Dondrub Chodar (don grub chos dar), noto anche come Drolma Lama (sgrol ma bla ma), per cantare la Lode ai Ventuno Tārā per un anno. Alla fine del suo ritiro, il lama fece un sogno che annunciava la nascita di tre figli maschi, il primo dei quali era Namkhai Norbu. Continue reading
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Chögyal Namkhai Norbu: Compassione, cultura e comprensione
Chögyal Namkhai Norbu: Compassione, cultura e comprensione
“Chi comincia a sviluppare un interesse per gli insegnamenti può tendere ad allontanarsi dalla realtà delle cose materiali, come se gli insegnamenti fossero un qualcosa di completamente estraneo alla vita quotidiana. Spesso, alla base di tutto questo, c’è un atteggiamento di rinuncia, di fuga dai propri problemi, con l’illusione di essere in grado di trovare qualcosa che ci aiuterà miracolosamente a trascendere tutto questo. Ma gli insegnamenti si basano sul principio della nostra attuale condizione umana. Abbiamo un corpo fisico con tutti i suoi vari limiti: ogni giorno dobbiamo mangiare, lavorare, riposare, ecc.. Questa è la nostra realtà, e non possiamo ignorarla.
Gli insegnamenti Dzogchen non sono né una filosofia, né una dottrina religiosa, né una tradizione culturale. Comprendere il messaggio degli insegnamenti significa scoprire la propria vera condizione, spogliata di tutti gli autoinganni e le falsificazioni che la mente crea. Il significato stesso del termine tibetano Dzogchen, Grande Perfezione, si riferisce al vero stato primordiale di ogni individuo e non ad alcuna realtà trascendente.
Molti percorsi spirituali hanno come base il principio della compassione, del beneficare gli altri. Nella tradizione buddista Mahayana, ad esempio, la compassione è uno dei punti fondamentali della pratica, insieme alla conoscenza della vera natura dei fenomeni, o vacuità. A volte, però, la compassione può diventare qualcosa di costruito e provvisorio, perché non ne comprendiamo il vero principio. Una compassione genuina, non artificiale, può sorgere solo dopo che abbiamo scoperto la nostra condizione. Osservando i nostri limiti, i nostri condizionamenti, i nostri conflitti e così via, possiamo diventare veramente consapevoli della sofferenza degli altri, e allora la nostra stessa esperienza diventa una base o un modello per poter meglio comprendere e aiutare coloro che ci circondano.
L’unica fonte di ogni tipo di beneficio per gli altri è la consapevolezza della propria condizione. Quando sappiamo come aiutare noi stessi e come lavorare con la nostra situazione, possiamo davvero beneficiare gli altri e il nostro sentimento di compassione sorgerà spontaneamente, senza la necessità per noi di attenerci alle regole di comportamento di una data dottrina religiosa. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: Un Insegnamento sulla Danza del Vajra
Chögyal Namkhai Norbu (1938-2018): Un Insegnamento sulla Danza del Vajra
Dzamlingar 31 dicembre 2017
“In qualche modo, un giorno, potrai scoprire la tua vera natura.”
Se impari e capisci cosa è contenuto nel Santi Maha Sangha, potresti non diventare un insegnante, ma anche così, diventerai un tesoro di conoscenza dell’insegnamento Dzogchen. È molto importante capirlo. In relazione all’insegnamento del Santi Maha Sangha, ve l’ho già detto ieri, è lo stesso con lo Yantra Yoga e la Danza del Vajra. La Danza del Vajra è qualcosa di molto importante. Nella Danza del Vajra danziamo e ci occupiamo del Canto del Vajra. Il Tantra dello Dzogchen Upadesha dice che se hai ricevuto un’introduzione diretta in modo autentico, ma rimani in dubbio, cosa puoi fare per superarlo?
Ricordi come il Maestro ha dato l’introduzione diretta e lo ripeti molte volte da solo. E in qualche modo un giorno puoi scoprire la tua veranatura. Quindi il Tantra Upadesha dice: “Se non scopri la tua vera natura, nonostante un grande sforzo, cosa dovresti fare?” In questo caso, non è sufficiente ripetere la pratica che hai imparato con l’introduzione diretta.
Dovresti fare Ati Guruyoga ed essere nello stato di Guruyoga; dovresti cantare il Canto del Vajra e integrarlo con esso. il Canto del Vajra non è come i mantra ordinari, non è la stessa cosa. Ad esempio, nei Tantra superiori come il Kalachakra, c’è un mantra radice. Il mantra radice è HAM KSAH MA
LA VA RA YA. Questo è il mantra di Kalachakra. Allo stesso modo, forse segui Hevajra o Chakrasamvara o uno qualsiasi di questi tipi di tantra. Per riuscire a realizzare lo stadio di sviluppo, la fase di realizzazione e lo stadio di sviluppo e di sviluppo non duale, devi cantare una grande quantità di mantra.
In questo modo, puoi entrare nello stato non duale chiamato Mahamudra. Per fare questo, è molto importante sapere come funzionano in generale quei mantra. Ma il Canto del Vajra è diverso da quei tipi di mantra, che si cantano per quello scopo. È spiegato che ci sono tre modi di apprendere e conoscere la funzione del Canto del Vajra. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: I Tre Principi dell’Insegnamento
Chögyal Namkhai Norbu: I Tre Principi dell’Insegnamento.
Quando seguiamo qualsiasi tipo di insegnamento dobbiamo comprendere che ci sono sempre tre principi, altrimenti non riusciremo a capire che tipo di insegnamento sia e che beneficio possiamo avere. Questo non per giudicare se un insegnamento è migliore di un altro, ma è molto importante perché, se stiamo seguendo un insegnamento, dobbiamo comprenderne le caratteristiche, che dipendono dalla situazione.
L’insegnamento va in accordo con le capacità di una persona, proprio come una medicina: per esempio, alcuni sono più interessati [all’insegnamento], altri hanno maggiori o minori capacità, altri ancora hanno una maggiore o minore conoscenza ecc… Quando siamo ammalati non possiamo prendere una medicina qualsiasi. Per sapere quale prendere dobbiamo andare da un dottore che ci visita e poi ci dà dei consigli. Questo significa che dipende dalla situazione e dalla condizione dell’individuo. La stessa cosa vale per l’Insegnamento.
Nell’Insegnamento ci sono tre principi che dobbiamo comprendere. In generale, nello Dzogchen chiamiamo questi tre principi la Base, la Via e il Frutto. Non sempre vengono usati questi stessi termini in tutte le tradizioni ma, anche se li chiamano in modo diverso, si tratta sempre degli stessi tre principi.
Vi farò l’esempio del Sutra. L’insegnamento Sutra è quello di Buddha a un livello più fisico. In questo insegnamento ci sono due veicoli, chiamati Hinayana e Mahayana. Hinayana significa ‘veicolo minore’, mentre Mahayana significa ‘veicolo maggiore’. Perché un veicolo è considerato ‘minore’ e un altro ‘maggiore’? Quando giudichiamo con la mente in maniera ordinaria, pensiamo subito che ‘minore’ sia meno importante e che ‘maggiore’ sia molto meglio. Il significato non è quello, ma si riferisce alle capacità dell’individuo. Molte persone non riescono ad aprirsi, lo possiamo capire se guardiamo alla vita di tutti i giorni. Molte persone rimangono sempre chiuse e non riescono nemmeno a comunicare con gli altri. Invece alcune sono sempre aperte, quindi possiamo capire che c’è una differenza. Continue reading
Chogyal Namkhai Norbu: arriva il lama libera tutti.
Chogyal Namkhai Norbu: arriva il lama libera tutti.
“Il Maestro non ti dice se devi andare a destra o sinistra”, di Raimondo Bultrini foto di Paolo Fassoli. Dolcevita, Vagabondi del Dharma 7 Agosto 2015. Il Venerdì di Repubblica.
Cos’ha di speciale il suo modo d’intendere il Buddhismo? Innanzitutto meno formule, meno mantra e più comportamenti quotidiani. Lo racconta l’autore di questo articolo: la guida più (allegramente) illuminata che potreste trovare. Il Maestro assiste alle danze tibetane (si chiamano khaita, ovvero «armonia nello spazio») nel gompa (il luogo di pratica) di Merigar. Tutti a Merigar appassionatamente. Per la sua gente Norbu è un tulku, reincarnazione di maestri dalle buone intenzioni.
Per molti mesi l’anno Giorgio Horn lavorava in Africa come consulente di vari progetti umanitari, e al ritorno passavamo lunghe serate a parlare di vita, musica etno e religioni del mondo. Giorgio aveva incontrato Chogyal Namkhai Norbu, allora docente di Letteratura tibetana e mongola dell’università orientale di Napoli, Continue reading
Namkhai Norbu: La pratica nella vita quotidiana
Namkhai Norbu Rinpoche: La pratica nella vita quotidiana.
Lo Dzogchen è il nome utilizzato per indicare la natura della mente, la nostra condizione fondamentale, primordiale, ovvero prima che esiste la confusione e con questo termine intendiamo sopratutto il suo riconoscimento. Per realizzare questa natura bisogna essenzialmente praticare due cose: la non distrazione ed il rilassamento. Per non distrazione s’intende non “non – pensare”, ma s’intende non fissazione ai pensieri, quindi dovremmo utilizzare la nostra mente come uno specchio per guardare cosa fa mentre siamo seduti in meditazione, mentre scriviamo, mentre mangiamo ,camminiamo e lavoriamo ed ogni volta che ci fissiamo ad un pensiero dobbiamo riconoscerlo come “movimento” o “pensiero” e lasciarlo andare, il tutto senza entrare nel giudizio. In questo modo possiamo vedere la gabbia in cui noi siamo racchiusi e praticare veramente la compassione e la comunicazione autentica, che altrimenti avviene all’interno di una dimensione fatta dalle nostra proiezioni ed impalcature. Lasciando andare il chiacchiericcio interiore , le proiezioni divengono sempre più trasparenti e possiamo veramente comunicare con la situazione .
Nel Buddhismo Mahayana, assume un aspetto importante la motivazione, ed il modo per praticare il Mahayana in modo efficace è osservare sempre la propria motivazione prima di agire.
L’altro aspetto è il rilassamento, siamo di solito tesi perché diamo molta concretezza alla realtà che sperimentiamo, quando in realtà è un esperienza di apparenza, uno dei metodi per favorire il rilassamento, se non è spontaneo, è vedere tutto come un sogno così come ci ha detto il Buddha. Continue reading
Namkhai Norbu: Conoscere la nostra vera condizione
Chögyal Namkhai Norbu: Conoscere la nostra vera condizione.
Buongiorno a tutti dappertutto. Sono molto felice di essere qui a Pechino. Mi dispiace di non conoscere il cinese per poter spiegare. La maggior parte della vita l’ho passata in Occidente e per questo parlerò in inglese.
Voglio spiegare un po’ che cos’è l’Atiyoga perché vi ho dedicato me stesso. Il mio percorso spirituale, la mia vita, il mio modo di essere, sono integrati con il principio dell’Insegnamento dell’Atiyoga.
Sono fermamente convinto che sia molto utile e importante conoscere i principi dell’Insegnamento dell’Atiyoga non solo a chi si dedica alla pratica e segue un percorso spirituale ma anche a chiunque viva nella nostra condizione umana. Questo è il motivo per cui ho seguito questa conoscenza e insegnamento.
In Tibet originariamente esistevano quattro o cinque tradizioni buddiste e quella pre-buddhista Bon, tutte molto importanti. Si applicano e si presentano in modi diversi.
Questo dipende d alla condizione dell’individuo, come nella medicina. Quando abbiamo problemi con la salute andiamo da un medico esperto che ci dà consigli sul tipo di medicine e di terapia abbiamo bisogno. In modo simile abbiamo diverse tipi di tradizioni e di scuole.
Tuttavia in essenza non ci sono differenze fra tutti gli insegnamenti e le tradizioni. Se si segue un insegnamento, o qualcosa di simile, si vuole imparare qualcosa per avere un beneficio. Non ci si concentra sulla tradizione e su questo tipo di suddivisione. Il punto principale è avere un beneficio. Per questo, nella mia esperienza, ho trovato che l’Atiyoga è il più importante. Dal punto di vista tradizionale in Tibet io appartengo di base ai Sakyapa. L’Atiyoga non è il principio di questa tradizione ma quando ho imparato tutto della tradizione buddhista ho scoperto che l’Atiyoga è veramente l’essenza. Continue reading
Namkhai Norbu: Il samsara è irreale
Namkhai Norbu Rinpoche: Il samsara è irreale
Una delle pratiche più importanti è essere consapevoli, essere presenti e quindi integrare corpo, voce e mente nello stato naturale. Inoltre quando siete presenti si manifestano i segni in maniera concreta: non sentite che la vita è pesante. Vedete, alcuni sentono di avere sempre molti problemi e tensioni. Altri mantengono tensioni accumulate da molti anni. Poi vi aggiungono più tensioni e covano dentro una specie di rabbia. Ciò è molto negativo. Dovete liberarvene. Liberarvi significa sapere qual è la vostra vera condizione. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: i 27 impegni
Chögyal Namkhai Norbu: i 27 impegni
Namgyalgar, Addestramento di terzo livello, 31 marzo 2000.
Ora devo dire qualcosa sui miei impegni personali. È molto importante che i miei studenti, in particolare nel Santi Maha Sangha, conoscano questo principio. Questo principio non è solo un qualcosa che scrivo per dire: “Questo è il mio impegno”. Li applico. Ho scritto questi impegni quando ho iniziato ad insegnare Dzogchen. All’inizio ho insegnato insegnamento buddista in generale, anche tantra e docenze all’università. Anche l’ISMEO (Istituto Studi Medio Estremo Oriente) a volte organizzava una sorta di conferenze pubbliche. Quei soggetti non erano un problema.
Poi, in seguito, molte persone mi hanno chiesto di trasmettere l’insegnamento Dzogchen. Quindi, in questo caso, insegnare significa che sto mostrando il percorso, e gli studenti si applicano e seguono, e cercano di ottenere la realizzazione. Quindi non è solo per i miei studenti, ma anche per me stesso. Sono ancora nella dimensione umana. Sono nel samsara proprio come voi. Non c’è molta differenza. Forse ho un po’ più di esperienza nell’insegnamento e nella conoscenza Dzogchen. Questo è vero. Ma siamo tutti nel samsara. Quindi abbiamo bisogno di realizzazione. Per avere la realizzazione abbiamo bisogno del sentiero. Dobbiamo applicare il percorso, seguire il percorso, nel modo corretto. Altrimenti non potremmo avere la realizzazione. Quindi, quando insegno a qualcuno, “insegnare”, significa che sto lavorando con la trasmissione, lavorando con il mio percorso, che è ciò che sto seguendo. Continue reading
Chogyal Namkhai Norbu: Consigli per stabilire la presenza e la consapevolezza – Dzogchen.
Chogyal Namkhai Norbu: Consigli per stabilire la presenza e la consapevolezza – Dzogchen.
“Chi comincia a sviluppare interesse per gli insegnamenti, può tendere a prendere le distanze dalla realtà delle cose materiali, come se gli insegnamenti fossero qualcosa di completamente diverso dalla vita quotidiana. Spesso alla base di tutto questo, c’è un atteggiamento di arrendersi e fuggire dai propri problemi, con l’illusione.
Saluti al Guru: Come un’ape che raccoglie nettare da ogni tipo di fiori, cerca insegnamenti ovunque. Come un cervo che trova un posto tranquillo per graziare, cerca isolamento per digerire tutto quello che hai raccolto.
Tutti i vari tipi di insegnamenti e percorsi spirituali, sono correlati alle diverse capacità di comprensione che i diversi individui hanno. Non esiste, da un punto di vista assoluto, alcun insegnamento più perfetto o affettivo di un altro. Un valore di insegnamento risiede unicamente nel risveglio interiore, a cui un individuo può arrivare, attraverso di esso. Se una persona beneficia di un dato insegnamento, per quella persona, quell’insegnamento è la via suprema, perché è adatto alla sua natura e capacità. Non ha senso cercare di giudicarlo più o meno elevato, rispetto ad altri percorsi di realizzazione. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: Sogni karmici
Chögyal Namkhai Norbu: Sogni karmici e sogni di chiarezza
“Possiamo imparare con i sogni quando dormiamo la notte. Abbiamo due tipi di sogni. Un tipo sono chiamati sogni karmici, sogni collegati alle tensioni. Se nella vita abbiamo delle tensioni, ripetiamo sempre questo tipo di sogni. Per esempio, quando ero in Tibet prima che me ne andassi avemmo molti problemi perché in quel periodo c’era la rivoluzione e dovevamo scappare, temendo i soldati cinesi giorno e notte: se li avessimo incontrati avremmo avuto molti problemi. Questo segnò profondamente la mia condizione, per questo ancora oggi quando faccio un sogno karmico faccio quel tipo di sogni. Oggi non ho problemi con i militari. Ho passato diverse volte del tempo con i soldati cinesi facendo accordi con loro e con i loro comandanti senza problemi, ma nei miei sogni è diverso e sono sempre spaventato. Questo tipo di sogni è chiamato sogno karmico collegato alle nostre tensioni. Continue reading
Namkhai Norbu: Lo Dzogchen nella vita quotidiana.
Namkhai Norbu Rinpoche: Lo Dzogchen nella vita quotidiana.
Alcune persone sono disturbate quando sentono dei rumori provocati da altre persone che camminano, parlano e così via, e diventano irritati da questo, oppure diventano distratti da cose esterne a se stessi, danno vita a molte illusioni. Questo è il percorso errato noto come “il pericoloso passaggio in cui la visione esterna appare come un nemico”. Ciò significa che, anche se si sa come continuare nella conoscenza della condizione sia dello stato di calma che dell’onda del pensiero, non si è ancora riusciti a integrare questo stato con la propria visione esterna. Se questo dovesse essere il caso, pur mantenendo sempre la consapevolezza presente, se si vede qualcosa, non si dovrebbe essere distratti, ma, senza giudicare ciò che si vede come piacevole, si dovrebbe rilassarsi e continuare nella presenza. Se un pensiero sorge giudicando l’esperienza come piacevole e spiacevole, basta riconoscerla con la nuda attenzione e continuare nella consapevolezza presente senza dimenticarla.
Chögyal Namkhai Norbu: Introduzione all’Ati Guru Yoga
Chögyal Namkhai Norbu: Introduzione al ritiro di insegnamenti dell’Ati Guru Yoga
Benvenuti a tutti. Questo ritiro non è molto utile per i praticanti più anziani i quali conoscono più o meno molte cose, per cui sarebbe più utile che facciano la pratica. Non potete ottenere la realizzazione solo ascoltando gli insegnamenti. Per prima cosa dovete capire il significato e il senso dell’insegnamento, poi applicarlo e integrarlo. È il motivo per cui ripeto più volte gli stessi ritiri. Lo faccio perché ci sono persone nuove che non hanno la trasmissione e non sanno cosa devono fare.
Per questo motivo ho spiegato cosa faccio nel programma di questi pochi giorni. È molto importante che cercate di capire cosa andremo a fare. Così se ascoltate bene potrete capire. Ok, molte grazie e do il benvenuto a tutti.
Buon giorno a tutti dappertutto. Siamo a Dzamling Gar e cominciamo il nostro ritiro il cui titolo è ‘Insegnamento Ati Yoga’. Questo è qualcosa di importante che dovete capire. Le persone sono sempre concentrate sui titoli dei libri o degli insegnamenti, ma è più importante comprendere il senso dell’insegnamento altrimenti non funziona.
In generale insegno Ati Yoga. Innanzitutto, cercate di capire cosa significa Ati. La parola Ati è nella lingua di Oddiyana. In sanscrito si dice “Adi”. Ati significa lo stato primordiale. Tutti hanno questo stato ed è quello che dobbiamo scoprire per poi cercare di rimanere in questo stato. Quando diciamo ‘yoga’, lo conoscete bene, lo yoga oggi è molto diffuso ovunque.
L’origine della parola ‘yoga’ è sanscrita. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: Ati Yoga 2
Chögyal Namkhai Norbu: Ritiro di insegnamenti Ati Yoga. Parte 2.
Abbiamo cause primarie e secondarie, collegate alle circostanze. A volte abbiamo molti problemi perché nella nostra condizione possiamo avere un karma positivo o negativo. Questa è la vera causa e quando ci troviamo in circostanze che hanno forti cause secondarie, il nostro karma matura e quel problema si manifesta. Quindi non dipendiamo veramente dalle cause secondarie, ma ne abbiamo la potenzialità e
dobbiamo sapere che tutte le possibilità possono esistere.
Quando pratichiamo pronunciamo la A, facciamo visualizzazione usando la mente, giudicando e pensando. Questo non è lo stato della meditazione, ma andiamo in quella direzione. Dopo un po’ che facciamo questa visualizzazione, sentiamo che è qualcosa di vivo, e dobbiamo essere rilassati. Molte persone non sanno come fare la pratica rilassati.
Se quando facciamo la visualizzazione non siamo rilassati e ci carichiamo, nessuna trasformazione funzionerà. Dobbiamo essere presenti quando pratichiamo. Sappiamo bene come essere presenti quando facciamo l’Ati Guruyoga in modo rilassato senza caricarci. Così non avremo problemi. Alcuni dicono che sebbene abbiano fatto l’Ati Guruyoga molte volte si sentono a disagio nel proprio corpo. Questo succede perché non sono rilassati.
Così facciamo la visualizzazione in questo modo e continuiamo a rimanere in questa presenza. Poi gradualmente ci rilassiamo. Cosa significa rilassarsi? Significa che non pensiamo più, non facciamo più nulla come visualizzare. L’abbiamo appena fatto e siamo in quella presenza. Questo è essere rilassati. Quando ci rilassiamo può sorgere qualche pensiero, come anche qualche emozione. Cosa dobbiamo fare? Allo stesso modo ci rilassiamo con la A bianca e il thigle. Non troviamo questi pensieri e queste emozioni dappertutto. Semplicemente ci rilassiamo. Come è la nostra condizione quando ci rilassiamo? Non è qualcosa di facile da definire. Non è lo stesso come essere nella mente. Continue reading
Namkhai Norbu: Cosa desidero di più?
D: Come fai a riconoscere che i tuoi studenti hanno imparato bene il tuo insegnamento? Quali qualità dovrebbero manifestare?
Namkhai Norbu: Quando gli studenti comprendono la conoscenza di Dzogchen, non hanno molte tensioni, non hanno molti problemi di samsara; possono capire come sia la condizione del samsara e come sia la vera condizione che siano più rilassati e più presenti, non sempre condizionati da tensioni ed emozioni.
D: Potresti consigliarmi tre principi Dharma che sono i più importanti per coltivare la mente nella vita quotidiana?
Namkhai Norbu: Ad esempio, c’è il principio del Dharma nel Mahayana Sutra che dice che dovremmo controllare che tipo di intenzione abbiamo e coltivare sempre buone intenzioni e se c’è la possibilità di beneficiare degli altri dovremmo sempre essere pronti a farlo. Questo è quello di cui abbiamo bisogno.
D: Quali sono, secondo te, i principi fondamentali dell’etica buddista?
Namkhai Norbu: Dipende se sei seguace dell’insegnamento allora devi essere presente, è la cosa più importante nell’insegnamento. Se sei presente, stai facendo tutto con consapevolezza e lavorando con le circostanze, aiutando gli altri, rispettando gli altri, ecc.
D: Credete che diverse tradizioni buddiste (Theravada, Zen, Vajrayana) o anche altri insegnamenti spirituali (cristianesimo, Yoga, sciamanesimo, ebraismo, Islam, ecc. ) hanno lo stesso obiettivo e risultato spirituale?
Namkhai Norbu: sono praticante di Dzogchen, conosco tutti quei percorsi buddisti, le loro condizioni e la loro essenza. Unifichiamo le essenze di tutti i percorsi e poi le applichiamo. Certo, li rispettiamo, ma questo non vuol dire che io creda che io debba fare tutto quello che fanno loro. Non da quella parte. Quando abbiamo una conoscenza fondamentale dell’insegnamento di Dzogchen, possiamo integrare tutto, anche cristiano o qualche altra tradizione. Non necessariamente deve essere la tradizione buddista. Tutti gli insegnamenti vanno più o meno nella stessa direzione ma in un modo molto diverso. Questo è ciò che credo.
D: Cosa desideri di più?
Namkhai Norbu: Il desiderio più grande per me? Ora che ho tutta la responsabilità dei miei studenti, [vorrei] facessero tutto in modo perfetto, che si rendano conto e facessero quello che ho fatto io per il bene di tutti gli esseri senzienti. Questo è il mio desiderio più grande.
D: Sei a volte arrabbiato o triste? Come lo affronti?
Namkhai Norbu: Certo. Vedete, la rabbia è una delle emozioni che posso provare, ogni tipo di emozioni, perché sono ancora “in carne ed ossa” ho un corpo fisico normale, bevo tè e mangio cibo quindi, ovviamente, se qualcuno mi fa arrabbiare, posso arrabbiarmi. Ma non è che io sia sempre arrabbiato e penso: “Questa è una brutta cosa, questa è una brutta persona”. Perché sono praticante, vado con la mia presenza. Integro il più possibile la mia presenza in presenza istantanea, sapendo come è la nostra vera natura. Questo è il principio dell’insegnamento di Dzogchen.
Melong 155
Namkhai Norbu Rinpoche: Il senso di colpa
Namkhai Norbu Rinpoche: Il senso di colpa.
Le persone che vivono in Occidente hanno l’abitudine di vivere nel passato e hanno la tendenza a pensare tipo: “Molti anni fa, ho sbagliato e mi sento in colpa. “Pensaci prima di andare a letto invece di dormire serenamente e fare sogni interessanti. State pensando “mi ricordo tutto il male che ho fatto” ecc. Il giorno dopo ti svegli incazzato. Questo non va bene. È inutile. Il passato è passato. Dimenticatelo! Se vuoi scrivere un libro su quello che hai fatto due anni fa, allora prova a ricordarlo e scrivilo. Ma se hai fatto qualcosa di sbagliato, è passato.. Se pensi di aver fatto qualcosa di male in passato e fai pratica per pulirlo – ottimo, la pratica è buona comunque per pulire. Puoi dedicarlo al passato, al futuro e a tutto in generale. Ma poi non pensare troppo al passato. Sii nel momento presente!
Essere presenti nel presente ti permette di ricevere gioia nella tua vita. La vita non è poi così male finché sei vivo. Poi un giorno sparisci. Fino ad allora, ci stiamo godendo, facendo del nostro meglio, rilassati. Questo è il primo. Perché non possiamo rilassarci? Perché pensiamo sempre: “Ecco, basta così. ” Ieri qualcuno ha detto… “? Continuiamo a pensarci ancora e ancora, arrabbiandoci e arrabbiati. Lascia perdere e goditelo!
Se non riesci a divertirti, vieni a cantare e ballare con me. Questo ti aiuterà a non pensare a nessuna sciocchezza. Continue reading
Il Tibet di Chögyal Namkhai Norbu
Il Tibet di Chögyal Namkhai Norbu, di Raimondo Bultrini
Scrittore e giornalista Raimondo Bultrini racconta il suo viaggio con Chögyal Namkhai Norbu, con l’aiuto del suo diario e ricordi, attraverso la Cina e poi in Tibet avvenuto nei primi mesi del 1988.
Per trentatré anni ho voluto raccontare le mie esperienze di viaggio con Chögyal Namkhai Norbu agli altri suoi studenti. Avevo già scritto un piccolo libro in italiano (In Tibet, Shang Shung Editions) subito dopo essere tornato in Italia nell’inverno del 1988, grazie all’editore della rivista di Merigar che a quel tempo era Cesare Spada. Il libro, che contiene i momenti salienti di questo viaggio, era troppo corto e troppo fresco per poter dare la profondità e il fascino dei dettagli di una esperienza unica e ora irripetibile. Negli anni seguenti ho trascritto, dando loro la forma di un resoconto di viaggio, gli appunti del mio diario dal giorno in cui Rinpoche arrivò a Beijing a metà febbraio del 1988, invitato a dare una serie di conferenze per l’Istituto Nazionale delle Minoranze che ci avrebbe portato dalla capitale cinese a Chengdu e da lì al Tibet orientale fino a Lhasa. Ho continuato a trascrivere i miei appunti e impressioni per tutto il turbolento e straordinario pellegrinaggio dalla capitale tibetano verso il monte Kailash, in compagnia di altri settanta studenti, tutti più o meno collegati a diverse comunità Dzogchen in giro per il mondo.
Invecchiato e con la memoria che comincia ad appannarsi la trascrizione del diario è, credo, un documento importante di per sé e, spero, per gli studenti del Maestro, anche se la mia intenzione quando l’ho scritto era quello di rivolgermi a un vasto pubblico. Così molte cose saranno scontate per chi di voi ne leggerà alcuni passaggi.
Oggigiorno la narrazione romanzata della storia mi sembra che manchi di profondità e spero di essere in grado di usarla come base e di ripulirla degli errori grossolani di trascrizione dei nomi, di fatti e circostanze imprecisi. Ciò nonostante non credo che certe carenze distorcano completamente il significato di quello che ho visto e sentito, spesso dalla voce del Maestro che per molti mesi è stato l’unico interlocutore e interprete di quello che ci accadeva intorno, visto che le uniche parole in tibetano che conoscevamo erano quelle dei mantra, imparate a memoria ma che non sempre collegavamo al loro significato. Continue reading
Namkhai Norbu: agire e vivere nelle circostanze
Namkhai Norbu Rinpoche: Agire e vivere nelle circostanze.
D. Lei è arrivato in Italia negli anni ’60, insegnando subito scrittura e letteratura tibetana. Come è cambiato l’interesse per la cultura tibetana in Italia?
R. A me sembra molto cambiato. Io sono un tibetano e mi sono sempre interessato e occupato con tutta la mia energia per proteggere la cultura tibetana. Ma nei miei primi anni all’Università, tutte le cose più ufficiali sulla cultura tibetana, storia del Tibet ecc, tutti seguivano principalmente i primi professori occidentali che avevano avuto il contatto con il Tibet, ma loro non avevano fatto ricerche profonde sulla nascita e le fonti della cultura tibetana. Continue reading
Canto del Vajra
Canto del Vajra
Non nato,
eppure continua senza interruzione,
non compare né scompare,
onnipresente,
Dharma supremo,
spazio immutabile al di là di ogni
definizione,
si autolibera spontaneamente.
Stato perfetto
senza alcuna ostruzione,
esistente sin dal principio,
autocreato, senza dimora,
senza niente di negativo da rifiutare,
e niente di positivo da accettare
spazio infinito onnipervadente,
immenso e senza limiti né confini,
senza nulla da dissolvere Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: Bodhicitta
Nessuno sarà realizzato o illuminato solo studiando i concetti della mente. Bisogna ritrovarsi nello stato della conoscenza e rendere concreta questa conoscenza. Buddha disse: “Ho trovato una conoscenza molto profonda e molto illuminata, uno stato molto pacifico, al di là di ogni concetto. E quando lo comunico agli altri non capiscono”.
Questa è conoscenza, non qualcosa che viene analizzato a livello logico. Non sto dicendo che i termini logici non servano, ma dipende.
Fin dall’inizio, gli insegnamenti Dzogchen sono stati spiegati in molti modi dai maestri. Ci sono vie intellettuali e poi la via simbolica, che è collegata allo stile tantrico. Esiste anche il metodo diretto: dalla conoscenza direttamente alla conoscenza. Questa è quella che viene chiamata la trasmissione della conoscenza degli esseri realizzati.
È essenziale capire che anche se gli insegnamenti vengono spiegati intellettualmente, ciò che viene comunicato non è intellettuale. E, se non si riesce a trasmettere questa conoscenza, tutto diventa solo aride parole. Molte persone hanno una sorta di convinzione di possedere un qualche tipo di conoscenza. Quando ho incontrato il mio Maestro Changchub Dorje, ero davvero convinto di avere molta conoscenza, soprattutto degli insegnamenti buddisti. Non pensavo a me stesso come a una persona molto stupida. Quando ho incontrato il mio Maestro per la prima volta, ero molto orgoglioso, perché quando il mio Maestro insegnava parlava a persone non molto istruite. Ero un po’ sconvolto e ho pensato, beh, conosco i sutra, i tantra e la filosofia buddista. Credevo davvero che questo fosse il significato degli insegnamenti.
Molte persone hanno questo tipo di atteggiamento e pensano di sapere davvero qualcosa. Ma devi capire cosa significa conoscenza. Un buon esempio di ciò fu quando Manjushrimitra incontrò Garab Dorje. Manjushrimitra fu uno dei più grandi studiosi di quel periodo in India e la guida principale della scuola Yogācāra. Era considerato il Pandit supremo.
Quando seppero che Garab Dorje dava un insegnamento che andava oltre la legge di causa ed effetto, i buddisti si preoccuparono molto. Gli insegnamenti buddisti, soprattutto i sutra, si basano sul principio di causa ed effetto quindi, ovviamente, è strano quando qualcuno parla di andare oltre causa ed effetto. Molti studiosi e pandit sentivano di dover andare a trovare Garab Dorje e scoprire cosa stava succedendo. Come dice un famoso proverbio: “Se c’è un piccolo incendio, è meglio spegnerlo subito. Altrimenti si svilupperà e non potrai più spegnerlo”. Continue reading
Chögyal Namkhai Norbu: I tre principi sacri
Chögyal Namkhai Norbu: I tre principi sacri
Buongiorno a tutti dappertutto. Oggi prima di cominciare la pratica vorrei spiegare un po’. Quando facciamo la pratica di Mandarava, iniziamo con le nove respirazioni e anche le visualizzazioni, non solo con le respirazioni. Quando espiriamo immaginiamo che tutte le negatività, gli ostacoli, il karma negativo e tutto questo viene espulso. Così quanto espiriamo integriamo nella vera natura degli elementi. Quando inspiriamo immaginiamo che tutte le sostanze e l’essenza degli elementi sono abbinate alla respirazione, ovvero è ciò che inspiriamo. Quando finiamo l’inspirazione tutto è integrato nella nostra dimensione. Con le nove respirazioni dovremmo fare questo. Poi facciamo l’Ati Guruyoga – ieri ho spiegato come farlo – e quando siamo nello stato dell’Ati Guruyoga siamo rilassati. Ma quando facciamo le pratiche dobbiamo pensare e fare le visualizzazioni. Così, dopo essere stati nello stato della contemplazione, di nuovo entriamo nei pensieri. Dopo facciamo il mantra di purificazione. Continue reading
Namkhai Norbu: Rifugio, Bodhicitta e consapevolezza
Namkhai Norbu: Rifugio, Bodhicitta e consapevolezza
È questo il primo degli insegnamenti presentati durante il ritiro Dzog-chen di Merigar (Arcidosso) nell’aprile 1987.
Che cosa è l’insegnamento Dzog-chen?
Non è solo un sistema di pratiche di visualizzazione; lo scopo fondamentale che ci si propone è l’integrazione dello stato dell’individuo con la pratica continua della contemplazione. Non è una cosa facile, ci vuole molto allenamento prima di raggiungere l’integrazione della contemplazione con la nostra vita. Questo è il motivo per cui ci siamo riuniti qui in ritiro. È molto importante cercare di essere presenti e consapevoli nella nostra vita di ogni giorno, in questo modo si può trovare il vero stato della contemplazione. La contemplazione deve essere parte integrante della vita, non, una pratica da attuare in un tempio, per un periodo limitato.
Uno dei concetti più importanti nell’insegnamento buddhista è quello di Bodhicitta. È qualcosa di cui si parola con molto entusiasmo: il beneficio di tutti gli esseri senzienti. In realtà attuare ciò nella propria vita è veramente qualcosa di straordinario, ma questo non può accadere se semplicemente vengono recitati dei versi o se si allena la mente con questo pensiero. Bodhicitta non è una parola, non è un concetto o qualcosa che si pretende di avere. Bodhicitta vuol dire comprendere in profondità la propria condizione ed attraverso essa comprendere quella di tutti gli esseri. Per questo, qualsiasi pratica si :faccia, comunque, si viene a parlare di Bodhicitta.
In questo caso Bodhicitta vuol dire prima di tutto esaminare quale è la propria intenzione: se la propria intenzione non è corretta, bisogna correggerla. Ad esempio: già partecipare ad un ritiro presuppone un’intenzione precisa. Avere chiaro questo è centinaia, migliaia di volte meglio che recitare qualche verso di Bodhicitta. Quindi prima di iniziare questo ritiro dobbiamo focalizzare bene, le nostre intenzioni e lo scopo che ci proponiamo. Continue reading