Il Canto Reale di Saraha
Mi inchino al nobile Manjushri
mi inchino a Colui che ha conquistato il mondo finito.
Come l’acqua limpida sferzata dal vento
è trasformata in onde ed in gorghi,
così il re ripensa a Saraha
in mille forme, benché sia un’unica entità.
Ad uno sciocco affetto da strabismo
una luce appare come duplice,
in realtà colui che vede e ciò che è visto
non sono separati; ahimè! La mente
agisce sulla sostanza dei due fenomeni.
Benché la lampada sia stata accesa
il cieco vive nell’oscurità.
Benché la spontaneità tutto circondi ed abbracci,
per gli illusi resta sempre lontanissima.
Benché possano esservi molti fiumi, essi si fondono
in un unico mare.
Benché possano esservi menzogne infinite, la verità
le sconfigge tutte.
Quando appare un sole splendente, l’oscurità
per quanto profonda, svanisce.
Come nuvola che sorge dal mare,
gravida di pioggia e la terra abbraccia,
così come il cielo, anche il mare
non può aumentare o diminuire.
E così la spontaneità che è unica
si realizza nelle perfezioni del Buddha
ed i viventi con anima sensibile a lei vengono
in cerca di riposo. Ma non è concreta, né astratta.
Essi hanno percorso altri sentieri e rinunciato alla beatitudine
in cambio di miseri piaceri che la droga può offrire.
Il miele è sulle loro labbra, è così vicino,
eppure svanirà, se essi non lo berranno d’un fiato.
Le bestie non pensano al mondo
come ad un luogo di dolore. Non così il saggio
che ha bevuto il nettare divino,
mentre le bestie bramano nei sensi.
Per una mosca che ama l’odore di carne putrida
la fragranza del sandalo è disgustosa.
Coloro che disdegnano il Nirvana
bramano il volgare regno del Samsara.
Un’orma di bue colma d’acqua
si seccherà presto, così in una mente risoluta,
ma piena di qualità, che non sono perfette,
queste imperfezioni si prosciugheranno col tempo.
Come l’acqua salata nel mare, dolce diventa
quando viene assorbita dalle nubi,
così una mente risoluta che opera su gli altri
il veleno degli oggetti dei sensi trasforma in nettare.
Se ineffabile, mai sarai insoddisfatto, se inimmaginabile, non
può essere che estasi sublime. Benchè delle nubi si tema il
tuono, il raccolto matura quando da esse si libera la pioggia.
E’ nel principio, nel mezzo ed è alla fine, eppure fine e principio non sono altrove.
Coloro che hanno menti illuse da pensieri esplicativi dimorano in due menti,
quindi interpretano il nulla e la compassione come due cose distinte.
Le api sanno che nei fiori si può trovare il miele. Che Samsara
e Nirvana non sono separati. Come potranno mai capirlo gli
illusi?
Quando gli illusi si guardano nello specchio vedono un volto,
non un riflesso. Così la mente che ha respinto la verità si fonda
su ciò che non è vero.
Benché la fragranza del fiore non si possa toccare, tutto prevede
ed è percettibile in un bagliore. Così, essendo il tuo essere
libero da comportamenti, riconosci la perfezione dei cerchi
mistici.
Quando (in inverno) le acque limpide sono increspate dal
vento, assumono (come ghiaccio) la forma e la solidità della
roccia. Quando gli illusi sono turbati da pensieri esplicativi,
ciò che ancora è mistero senza forma, diventa solido e resistente.
La mente immacolata nella sua stessa essenza, non può mai
essere inquinata dalle impurità del Samsara o del Nirvana.
Una pietra preziosa immersa nel fango non può brillare, tut-
tavia conserva il suo splendore.
La conoscenza non brilla nell’oscurità, ma quando le tenebre
vengono illuminate, ogni sofferenza scompare (in un attimo).
Dal seme cresce la pianta e dalla pianta le foglie.
Colui che pensa alla mente in termini di unità oppure di molteplicità,
rifiuta la luce ed entra nel mondo.
Egli cammina sopra un fuoco (violento)
con gli occhi aperti: chi potrebbe
meritare più compassione?
Il piacere dei baci gli illusi bramano
dichiarandoli la realtà suprema,
come un uomo che lascia la sua casa e sulla soglia
chiede (ad una donna) relazioni su delizie sensuali.
Il risveglio di forze biotiche nella casa del nulla
ha creato un numero infinito di falsi piaceri.
Tali yogi si consumano nella sofferenza poiché sono caduti
dallo spazio celeste, sedotti dal vizio.
Come un Brahmino che con riso e burro
brucia un’offerta nel fuoco ardente
creando un recipiente per il nettare dello spazio celeste,
e lo considera il supremo, illudendosi che sia così.
Alcune persone che hanno acceso il fuoco interiore
e l’hanno innalzato alla fontanella
accarezzano l’ugola con la lingua
in una sorta di coito
e confondendo ciò che ostacola
con ciò che libera
orgogliosamente si proclamano yogi.
Quale superiore consapevolezza,
essi insegnano ciò che sperimentano all’interno.
Ciò che li incatena lo chiamano liberazione.
Un ninnolo di vetro colorato in verde,
per loro è uno smeraldo senza prezzo;
illusi, non sanno distinguere una gemma
da ciò che pensano dovrebbe esserlo.
Essi prendono il rame per oro.
Limitati dal pensiero discorsivi
pensano che questi pensieri siano la suprema realtà.
Bramano i piaceri sperimentati in sogno.
Chiamano il perituro corpo-mente,
eterna suprema beatitudine.
Con il simbolo EVAM pensano sia raggiunta
la chiarezza del sè.
Nelle diverse situazioni che richiedono i quattro sigilli
chiamano le proprie illusioni spontaneità.
Ma questo è guardare riflessi in uno specchio.
Come sotto il potere dell’illusione una mandria di cervi
corre verso l’acqua in un miraggio senza riconoscerlo,
così anche gli illusi non placano la loro sete,
sono legati da catene
e trovano piacere in esse,
dicendo che tutto in definitiva è reale.
Non-memoria è verità convenzionale
e la mente che è diventata non-mente è la verità suprema.
Ciò è realizzazione, ciò è il bene più alto.
Amici di questo bene più alto diventate consapevoli.
Nella non-memoria la mente è assorbita;
proprio questa è emozionalità perfetta e pura.
E’ incontaminata dal bene o dal male della mondanità
come un loto intoccato dal fango da cui cresce.
Tuttavia con certezza tutte le cose devono
essere viste come un magico incantesimo.
Se senza distinzione
tu puoi accettare o respingere il Samsara o il Nirvana,
salda è la tua mante,
libera dal sudario dell’oscurità.
In te sarà l’auto-essere,
oltre il pensiero e auto-originato.
Questo mondo di apparenza
non è mai venuto in essere dal suo inizio radioso;
non modellato, ha scartato il modellare.
Come tale è continua e unica meditazione;
è non-mentale, contemplazione senza macchia,
e non-mente.
Mente, intelletto, e i contenuti formati in quella mente sono Esso,
così pure lo sono il mondo e tutto ciò che sembra differire da Esso,
tutto ciò che può essere percepito, e colui che percepisce,
anche l’ottusità, l’avversione, il desiderio e l’illuminazione.
Come una lampada che splende nel buio dell’ignoranza spirituale,
Esso rimuove le oscurità di una mente
fino a dove giungono le frammentazioni dell’intelletto.
Chi può immaginare l’auto-essere del non desiderio?
Non c’è nulla da negare,
nulla da affermare o afferrare;
poiché Esso non può mai essere concepito.
Dalle frammentazioni dell’intelletto sono incatenati gli illusi;
indivisa e pura rimane la spontaneità.
Se ti interroghi sull’assoluto con i postulati
dei tanti e dell’Uno, l’unità non ti è svelata.
Poiché la trascendenza della conoscenza libera gli esseri senzienti.
La radianza è potenza latente nell’intelletto,
e questa si rivela essere la meditazione;
la mente salda è la nostra vera essenza.
Quando giunge nel regno colmi di gioia
la mente che vede diventa più ricca
e quindi più utile per questo e per quello;
perfino quando corre dietro a oggetti
non è separata da se stessa.
I germogli di gioia e di piacere
e le foglie di gloria crescono.
Se nulla fluisce fuori da nessuna parte
l’indicibile beatitudine darà il suo frutto.
Ciò che è stato fatto e dove e ciò che
esso diventerà non è nulla:
tuttavia è stato utile per questo e per quello.
Per quanto ricco di passioni
lo schema resta il nulla.
Se io sono come un maiale che concupisce paludi mondane,
devi dirmi che difetto ci sia in una mente salda.
Da ciò che non ti turba,
come puoi ora divenire prigioniero?
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