Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche: La Rinuncia

Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche: E tutti parleranno dolcemente l’un l’altro.

Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche: La Rinuncia

Insegnerò brevemente sul Kunzang Gongdü Ngöndro.

Il Dharma è diretto alla prossima vita ed in particolare verso il conseguimento della liberazione e dell’illuminazione. Dal momento che anche i laici dovrebbero fare del loro meglio per sviluppare repulsione verso il samsara, non ho bisogno di menzionare quanto sia importante per i praticanti del Dharma generare tale rinuncia.

Come dobbiamo intendere la rinuncia? Quando hai il mal d’auto perdi ogni desiderio di mangiare cibo. Allo stesso modo, dovresti essere disgustato dalla ricchezza e dalle attività samsariche, sapendo che non hanno alcuna essenza o valore duraturo.

Kunkhyen Jigme Lingpa ha detto che la rinuncia, la devozione e la compassione sono ricchezze sublimi. Le persone lavorano molto duramente alla ricerca di preziose cose mondane come l’oro. Se le persone sono disposte a sottoporsi a infinite difficoltà per acquisire semplici gemme mondane, allora non dovremmo essere pigri nei nostri sforzi per raggiungere la ricchezza sublime. Per acquisire questa ricchezza sublime richiede una grande quantità di meriti e sforzi.

Nel Prajñāpāramitā Sūtra, il Buddha loda un Bodhisattva che è soggetto a costante tristezza, dicendo che tale tristezza è la prova dei suoi meriti. Infatti, è difficile per la maggior parte dei praticanti di Dharma avere una genuina rinuncia alle attività samsariche anche solo una volta all’anno. Idealmente, dovresti provare lo stesso disgusto verso il samsara di una tigre verso l’erba.

Ma anche se ti manca tale disgusto, dovresti almeno provare ad avere meno desiderio e attaccamento verso le cose materiali. E anche quei loppon e lama che non possono abbandonare il mondo, come invece fece Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8852 dovrebbero capire che la ricchezza samsarica non ha essenza.

La ricchezza materiale è il più grande ostacolo alla pratica del Dharma.

Di solito siamo coinvolti negli Otto Dharma mondani: Desiderio di fama, Infelicità o angoscia alla perdita di fama, Desiderio di piaceri mondani, Infelicità o angoscia alla perdita di piaceri mondani, Desiderio di profitti materiali, Infelicità o angoscia alla perdita di profitti materiali, Desiderio di lodi, Infelicità o angoscia alla perdita di lodi.

Anche lama e tulku rimangono invischiati nei Dharma mondani. Dico ai lama tibetani che non sono l’alcol o le donne i maggiori ostacoli alla pratica del Dharma. È ricchezza materiale.

La ricchezza materiale è la più grande causa di disarmonia tra i lama. Io stesso mi perdo sempre negli otto Dharma mondani. Finché ci perdiamo nel materialismo, è difficile per noi diventare autentici praticanti del Dharma.

I Gomchen si travestono da persone mondane per condurre affari e fare soldi. E quando i monaci sono avidi si travestono da laici. Il desiderio di ricchezza materiale distrugge non solo il buddismo ma anche altre fedi.

La ricchezza materiale è come l’acqua salata: più la bevi, più hai sete. Vogliamo sempre qualcosa di più. Ad esempio, in passato non esistevano i telefoni cellulari. Ora che abbiamo i telefoni cellulari, ci lamentiamo di non riuscire a rispondere alle chiamate. Quindi la ricchezza materiale non porta soddisfazione. Finisce solo per causare danno e distruzione ai praticanti del Dharma così come ai paesi e al mondo in generale.

In passato la gente costruiva gli stupa. Ora le persone distruggono e vandalizzano tali stupa per ottenere ricchezza materiale. Non accontentarsi della quantità di ricchezza materiale che hanno distrugge davvero i praticanti del Dharma.

Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8856 lasciò il suo villaggio e andò in grotte solitarie nelle montagne dove viveva di ortiche. Disse che sarebbe stato soddisfatto se nessuno sapesse o gli importasse se fosse malato o morto. Anche se monaci e gomchen non possono avere questo tipo di rinuncia, almeno non dovrebbero sempre perdersi nel contare i soldi.

Jigme Lingpa ha detto che qualunque ricchezza materiale abbiamo ora è il risultato dei meriti che abbiamo accumulato nelle nostre vite passate. Quindi, quando hai del denaro, fai offerte ai Tre Gioielli e dona ai bisognosi. In questo modo puoi almeno purificare le contaminazioni di kor, l’uso improprio delle offerte.

In breve, per abbandonare il nostro attaccamento alla ricchezza materiale dovremmo contemplare la natura priva di essenza del samsara, basata sugli insegnamenti nei testi di istruzione. Quando diciamo che il samsara non ha essenza, non è come se il Buddha trasformasse qualcosa che aveva un’essenza in qualcosa di privo di essenza. Ad esempio, possiamo vedere che anche tra famiglie e parenti – dove potremmo pensare che dovrebbe esserci un affetto naturale – c’è inimicizia, maldicenze e critiche. Anche amici e coniugi possono diventare nemici.

Ci sono lunghe spiegazioni nel Kunzang Lamai Shelung, così come tre diverse istruzioni nel Dudjom Tersar ngöndro, su come suscitare la rinuncia. Poiché hai ricevuto la trasmissione per il Kunzang Gongdü Ngöndro, dovresti leggere e contemplare queste istruzioni.

Tra le contemplazioni, la contemplazione dell’impermanenza è la migliore.

Per sviluppare la mente di rinuncia, dobbiamo contemplare i quattro modi per distogliere la mente dal samsara.

In primo luogo, dovremmo contemplare la natura impermanente delle cose composte. Il Buddha ha detto che tra le impronte quella dell’elefante è la migliore e che similmente, tra le contemplazioni, la contemplazione dell’impermanenza è la migliore.

Dovremmo riflettere sinceramente sulla natura spaventosa dell’esperienza della morte e sull’incertezza ancora più spaventosa di quando verrà la morte. Questo è qualcosa che dovremmo prendere a cuore.

Gli insegnamenti del Buddha spiegano il significato profondo dell’impermanenza. Se la comprensione dell’impermanenza mette radici nelle nostre menti allora avremo più entusiasmo per la pratica del Dharma.

Come disse Gampopa: “Possa la mia mente volgersi al Dharma”. Riflettere sull’impermanenza aiuterà le nostre menti a volgersi verso il Dharma. Non solo i monaci e i gomchen, ma anche i comuni laici dovrebbero riflettere sull’impermanenza.

Non abbiamo bisogno di parlare delle implicazioni per l’illuminazione o delle condizioni della prossima vita: la mancata comprensione dell’impermanenza causa molti problemi in questa vita. Le persone pensano che vivranno vite molto lunghe e questo fa nascere molta speranza, paura, attaccamento, avversione e così via.

Se i laici ordinari contemplassero sinceramente l’impermanenza, allora ci sarebbe più amore e affetto tra i coniugi. Quando i partner vivono insieme da venti o trent’anni molto comunemente si stancano l’uno dell’altro. Se, prima di andare a letto, marito e moglie pensassero che questa potrebbe essere l’ultima volta che vedono il loro coniuge, proverebbero più amore e affetto l’uno verso l’altro.

Il grande maestro Sakya, Jetsün Drakpa Gyaltsen, ha detto che passiamo tutta la nostra vita a fare piani e preparativi, ma nulla si materializza. Niente di fruttuoso viene da questi piani. Se riflettiamo sull’impermanenza, non semplicemente da un punto di vista dharmico, ma anche da una prospettiva mondana, allora il risultato sarà maggiore pace e felicità. Riflettendo sull’impermanenza possiamo veramente assaporare la nostra vita. All’inizio avremo difficoltà a contemplare l’impermanenza.

Tuttavia, man mano che ci abituiamo, apprezzeremo davvero tutto ciò che mangiamo o beviamo.

E tutti parleranno dolcemente l’un l’altro. Ad esempio, nessuno parlerà duramente a qualcuno che morirà domani. Anche cose come la distruzione di stupa per accumulare un guadagno materiale non accadranno. È molto improbabile che una persona che sa che morirà domani s’impossesserà d’uno stupa per il mero guadagno materiale.

Sto dando questi consigli a beneficio dei laici mondani. Per i praticanti del Dharma è un dovere contemplare l’impermanenza. Non rimandare questa pratica a domani o in un altro momento. I praticanti di Dharma non dovrebbero pensare che, avendo ricevuto gli insegnamenti oggi, possano andare qualche tempo dopo in qualche luogo solitario e praticare allora.

Dovremmo iniziare a praticare proprio adesso, proprio in questo momento. Prega Guru Rinpoche affinché possiamo generare rinuncia e che l’impermanenza attecchisca nelle nostre menti. Inoltre, dovremmo anche praticare la meditazione.

Più tardi, ti insegnerò come fare la meditazione contemplativa.

Il secondo dei quattro modi per distogliere la nostra mente dal samsara è contemplare la rarità di avere una preziosa nascita umana dotata di libertà e ricchezza. “Libertà” significa avere l’opportunità di praticare il Dharma. Dovremmo continuamente tenere a mente che nelle nostre prossime vite potremmo non avere più la devozione che abbiamo ora per il Buddha, il Dharma e il sangha. Dovremmo riflettere così sulla rarità del nostro prezioso corpo umano. Non dirò molto su questo argomento.

Note sugli insegnamenti sul Kunzang Gongdü Ngöndro dati da Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche durante il Pema Lingpa Tersar Wangs and Lungs a Bartsham, Bhutan, nel periodo dal 22 dicembre 2013 al 9 gennaio 2014. Queste note sono state compilate e tradotte in inglese da Khenpo Sonam Phuntsho.

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