Ghesce Ciampa Ghiatso : l’attaccamento e la morte

il Ven. Lama Ghesce Ciampa Ghiatzo

il Ven. Lama Ghesce Ciampa Ghiatzo

VEN. LAMA GHESCE CIAMPA GHIATSO : SULL’ATTACCAMENTO

Definizione di attaccamento. Percepisce un fenomeno contaminato interno ed esterno come piacevole, in termini della sua propria entità e, a causa di ciò lo ricerca. Ha la funzione di generare sofferenza. L’attaccamento è entrare in affanno per un qualcosa: può essere paragonato alla macchia d’olio per la sua apparente indivisibilità. Allo stato attuale di esseri ordinari, le sensazioni di piacere fanno aumentare l’attaccamento.

L’attaccamento negli ultimi giorni:attaccamento per i corpo che si deteriora

attaccamento per i famigliari

per gli oggetti

per ciò da cui non vorremmo mai separarci

senso di vergogna (attaccamento all’io)

per la propria posizione

per il potere

per il ruolo sociale.

Che cosa significa che un oggetto provoca attaccamento nella nostra mente?

desiderio di non separarsene

ansia di perderlo

sofferenza perché non si rincontra

sofferenza perché si perde

sofferenza perché non risponde alle nostre aspettative a causa della

supervalutazione dovuta proprio alla mente di attaccamento

eccitamento mentale

siamo portati a compiere azioni che non sono di beneficio ma costretti

dall’attaccamento

Differenza tra attaccamento e desiderio

strettamente correlati: il desiderio ci spinge a cercare l’oggetto e l’attaccamento è una mente che non vuole separarsi da tale oggetto; comunque anche l’attaccamento ci spinge a ritrovare l’oggetto quindi in sostanza non pare esserci troppa differenza.

Meditazione sul processo del morire

Prendiamoci alcuni minuti per decidere i seguenti punti:

Il luogo dove si vuole morire (ospedale, casa, istituto, altro)

Con chi si vuole morire (chiediamoci se vogliamo la presenza dei famigliari, degli amici, cerchiamo di individuare quali sono le persone che desideriamo siano presenti alla nostra morte, e riflettiamo sulla possibilità di morire invece da soli; la presenza del nostro maestro sarà possibile?)

Abbiamo scelto un medico o del personale sanitario che riteniamo in grado di seguirci in tale momento? Lo abbiamo precedentemente istruito sul tipo di assistenza da noi desiderata? Abbiamo compilato le nostre direttive anticipate e scelto un persona che abbia diritto di delega?

Vorremmo sapere o meno la verità sulla nostra malattia?

Immaginiamo ora come vorremmo morire (nel sonno oppure consapevoli, sdraiati e su quale fianco, seduti, in caso di dolore siamo d’accordo all’uso della morfina?)

Ora riflettiamo su quali sono le persone (anche animali) che ci creano maggiore attaccamento e dalle quali abbiamo maggiore difficoltà a separarci. Ci siamo precedentemente da loro accomiatati? Abbiamo delle cose in sospeso?

Ci sentiamo tranquilli di aver sistemato gli aspetti pratici della nostra dipartita? (Testamento, sistemazione dei famigliari e altro). Abbiamo messo ordine?

Domandiamoci quindi quali sono gli oggetti che ci creano attaccamento? Abbiamo disposto come dovranno essere utilizzati? (si raccomanda in tale scelte di considerare gli aspetti pratici delle scelte fatte abbandonando quell’aspetto romantico che spesso si associa al nostro modo di pensare alla morte)

Coerenti con quanto abbiamo deciso (nelle prossime meditazioni potremo cambiare quanto deciso) cominciamo il processo della morte: Immaginiamoci ora molto vicini alla nostra morte. Il nostro corpo è stato provato da una lunga malattia. Ci sentiamo stanchi, respiriamo con fatica e il colore della nostra pelle è pallido. Verifichiamo brevemente le conseguenze delle scelte fatte in precedenza, ad esempio se abbiamo scelto la presenza dei nostri famigliari il loro pianto, mentre se siamo soli un possibile senso di abbandono e il desiderio di vedere ancora una volta i nostri famigliari. Ci rendiamo ora conto che presto lasceremo il corpo. Avremo il rapido procedere degli assorbimenti che avvengono contemporaneamente e che solo per praticità descriveremo uno alla volta. Ci sentiamo sfiniti, il nostro corpo è privo di forze e possiamo muovere le gambe e le braccia solo con un tremendo sforzo. Il nostro corpo si è assottigliato ulteriormente, il viso è affilato. La percezione delle cose si offusca, non siamo più in grado di vedere chiaramente gli oggetti che ci circondano (così i nostri cari). Il nostro corpo è sempre più rigido, incapace di muoversi, privo di forza e senza vigore. Proviamo la sensazione di cadere verso il basso, di sprofondare. Questo sensazione di cadere ci potrebbe portare a cercare di alzare le braccia per cercare un appiglio o a gridare “Tenetemi!” Ora non siamo più in grado di aprire o chiudere gli occhi. Se sono chiusi rimangono chiusi e se sono aperti rimangono aperti. Il nostro bulbo oculare non è più in grado di muoversi. Il nostro corpo perde la sua luce, il colorito; comincia a diventare livido oppure esangue.

Sperimentiamo l’esperienza interna che è il percepire un miraggio simile al riflesso tremolante che si forma in lontananza quando il calore è molto forte sopra l’asfalto o su un terreno senza erba, e sembra esservi acqua che si muove. Si sono così dissolti l’aggregato della forma, la saggezza simile allo specchio, l’elemento terra, la facoltà sensoriale della vista, le forme visive incluse nel proprio continuum. Ora in noi non sorgono più le sensazioni dei cinque sensi, che siano piacevoli, spiacevoli o neutre. Se il medico cercasse di provocarci una sensazione dolorosa per constatare il coma, non sentiremmo nulla. Se ci viene posto dello zucchero sulla lingua non percepiamo alcuna esperienza. Si dissolve la saggezza di base dell’uguaglianza che ha proprio la funzione di riconoscere le sensazioni. La nostra bocca ora è asciutta, si asciugano la saliva, il sudore, l’urina, il sangue e il liquido seminale. Non possiamo più percepire i suoni esterni. Si dissolvono anche i suoni inclusi nel nostro continuum e con essi il lieve ronzio che è sempre presente tappando l’orecchio esternamente. L’esperienza interiore è la sensazione di trovarsi in una stanza piena di fumo. Si sono così dissolti l’aggregato della sensazione, la saggezza di base dell’uguaglianza (consapevolezza dell’uguaglianze), l’elemento acqua, la facoltà sensoriale del’udito, i suoni inclusi nel proprio continuum. Ora si dissolve l’aggregato della discriminazione, il segno esterno è il non riconoscere più le persone a noi vicine, i propri genitori e gli amici, anche nella fase in cui l’aggregato della forma non si è ancora del tutto dissolto e possiamo ancora vedere i nostri parenti a causa dell’assorbirsi dell’aggregato discriminazione non riusciamo più a riconoscerli. Non riusciamo più a ricordare il nome degli altri, nemmeno di nostro padre o nostra madre. In nostro corpo comincia a raffreddarsi, non siamo più in grado di digerire cibo o bevande. Ora abbiamo un lungo espiro mentre l’inspirazione diventa breve. Possiamo produrre un rantolo. Non percepiamo più alcun odore. Il segno interno è la percezione di scintille, come quelle prodotte dalla lavorazione del ferro. Si sono così dissolti l’aggregato delle discriminazioni, la saggezza di base dell’investigazione individuale (consapevolezza delle individualità), l’elemento fuoco, la facoltà sensoriale dell’olfatto, gli odori inclusi nel proprio continuum. Ora è diventato per noi impossibile compiere anche il più piccolo movimento, il nostro corpo è immobile. Perdiamo la consapevolezza di ciò che facciamo, perdiamo la saggezza di base che compie le attività che è la saggezza che ci permette di essere consapevole di ciò che

facciamo abitualmente. Per esempio quando dobbiamo svolgere un certo compito che possa beneficiare noi o gli altri lo possiamo svolgere solo grazie alla saggezza che compie le attività. Dissolvendosi tale saggezza siamo incapaci di ricordare ciò che dobbiamo fare e non siamo più consapevoli di alcuna attività. Ora il nostro respiro cessa, si è dissolto l’elemento aria. La nostra lingua diventa bluastra, si ispessisce, si accorcia e si gonfia. Perdiamo il senso del gusto. I sapori inclusi nel nostro continuum si dissolvono e non siamo più in grado di percepire i sei diversi sapori. Perdiamo anche il senso del tatto, non percepiamo il ruvido o il liscio, il caldo o il freddo. Il segno interno è una visione simile al bagliore provocato da una candela quando sta per spegnersi. Si sono così dissolti l’aggregato dei fattori di composizione, la saggezza di base che compie le attività (consapevolezza realizzatrice), l’elemento aria, la facoltà sensoriale del gusto, i sapori del proprio continuum mentale. Ora resta da dissolversi l’aggregato della coscienza che presenta livelli grossolani e sottili. Con la coscienza grossolana si dissolvono ottanta concetti. Ora le persone che percepiscono il nostro corpo lo penseranno come un cadavere; grideranno che siamo morti. D’ora in poi i segni saranno esclusivamente interni e percepiti solo da noi. Abbiamo ora la dissoluzione delle prime trentatré concetti con un’esperienza interna chiamata apparenza bianca: la mente percepisce, come segno interiore, un biancore simile alla luce della luna che pervade un cielo terso autunnale. Questa apparenza si assorbe nell’incremento rosso, con la dissoluzione di altre quaranta concetti, con una visione paragonata a un cielo autunnale privo di nubi al tramonto. Ora di dissolvono le ultime sette concetti e ci assorbiamo nel quasi ottenimento nero; abbiamo l’esperienza di essere nel buio più completo come all’internodi un tunnel.

Ora la mente sottile si dissolve anch’essa e dal buio proviamo l’esperienza della chiara luce della morte. È una luce descritta come la luce dell’alba in un cielo autunnale senza nuvole , quando non c’è la luna e non è ancora sorto il sole. La nostra mente prova uno stato di grande beatitudine.

Le doti della Chiara Luce (mente primordiale)

Risplende per natura di tutte le qualità illuminanti. Queste includono l’attenzione e la ricettività.

È naturalmente interessata a prendersi cura di qualcuno.

I difetti mentali possono non farla lavorare al suo massimo livello.

Le cinque menti:

1.consapevolezza simile allo specchio

2.consapevolezza delle uguaglianze

3.consapevolezza delle individualità

4.consapevolezza realizzatrice

5.consapevolezza della realtà.

La morte nel buddhismo

Coloro che attivano le virtù (o compiono le virtù) hanno esperienze simili al passare da una densa oscurità verso la luce. Al momento della morte [a loro] appaiono similmente a (le esperienze de) i sogni varie forme gradevoli, muoiono di buon umore [in tranquillità, lett.: felicemente] e anche l’[effettiva] interruzione dei punti (o delle funzioni) vitali1 è di minore gravità (l’agonia finale della parte culminante della morte è minima).

2B4B-2B2B-1B2B-3B2B [mente non virtuosa]

1 I [fenomeni] effettivi

A coloro che attivano o agiscono non virtuosamente pare di passare dalla luce a una densa oscurità. Al momento della morte appaiono (loro), come in sogno, molteplici forme sgradevoli, ed essi provano violente sensazioni dolorose e l’interruzione dei punti (o funzioni) vitali è per loro una grande agonia.

2 Dissipare I dubbi a proposito dell’interruzione della vita. L’interruzione dei punti (o delle funzioni) vitali (gNad bCiod) si verifica per tutti gli esseri che abbiano avuto nascita, ad eccezione degli dei e degli esseri infernali.

2B4B-2B2B-1B2B-3B2C [mente neutra]

1 I [fenomeni] effettivi

In coloro che hanno uno stato neutro della mente le due [esperienze] esposte sopra, felice o dolorosa, non sorgono.

2 Quale mente si manifesta mentre si muore

Al momento della morte ciò che si manifesta è (al seguito) della mente virtuosa o non virtuosa con cui si ha maggiore familiarità. Se vi è equivalente (forza di) familiarità con entrambe, si manifesteranno (gli stati mentali) ricordati (o portati alla consapevolezza, richiamati, attivati) per primi e le altre (menti non attivate) non verranno rese operative.

3 Tutte le menti sottili al momento della morte sono neutrali (non predette). Quando la mente si orienta verso le sue parti (o meglio, dimensioni o stati) sottili, si distoglie dagli stati mentali virtuosi e non virtuosi (o meglio, essi sono disattivati, resi non funzionanti) ed essa diventa neutrale (non predetta).

2B4B-2B2B-1B2B-3B3 In tutti i tre stati della mente durante la morte è la brama che connette [alla rinascita]

Quando uno di questi [tre] muore, finché non è stato raggiunto [lo stato della] discriminazione non chiara, sorge l’attaccamento al ‘sé’ con cui si è stati a lungo familiari {144}. In seguito, sotto l’influenza dell’attaccamento al ‘sé’ e del pensiero “Io cesso di esistere” sorge il diletto (o il piacere) in (o forse meglio dire per) un corpo. Ciò è causa dello stabilirsi (nello) stato intermedio. Nonostante l’attaccamento al ‘sé’ sorga anche negli ‘entrati nella corrente’ e in ‘coloro che tornano una sola volta’, essi lo esaminano con saggezza (o discernimento) e rinunciano ad esso piuttosto che aderirvi – come, per esempio, qualcuno che è forte che colpisca/percuota qualcuno che è debole. In ‘coloro che non ritornano’ non sorge l’attaccamento al ‘sé’.

2B4B-2B2B-1B2B-3C Da dove si ritrae il calore Terzo: In coloro che si sono applicati in attività non virtuose, il calore si ritira iniziando dalla parte superiore del corpo morente e lo lascia dalla zona del cuore (oppure si raduna dall’alto, discende ed esce dal cuore). In coloro che si sono applicati in attività virtuose, il calore inizia a ritirarsi dalle estremità inferiori del corpo e lo lascia dalla zona del cuore. La coscienza trasmigra (cioè, si trasferisce uscendo) dal cuore. La coscienza che prima era entrata nel seme (spermatozoo) e nel sangue (ovulo, mescolati, cioè nell’ovulo fecondato) si trasforma nel cuore e il punto da dove esce alla fine è lo stesso da dove (la coscienza) era entrata.

1 gNad bCiod

Come si entra nello stato intermedio dopo la morte

1 Da dove si perviene allo stato del bardo

Quarto. Dal luogo dove la coscienza esce, come spiegato in precedenza, si stabiliscono (si potrebbe dire qui, si definiscono) la morte e il bardo, senza interruzione – così come, per esempio, l’ago della bilancia scende o si innalza (in base al peso).

2 La costituzione fisica dello stato intermedio, ecc.

L’(essere dell)o stato intermedio (il bardopa) possiede facoltà sensoriali complete quali la vista, ecc. e ha la forma del corpo come quella dell’essere che diventerà nella (immediatamente successiva) rinascita. Finché egli non rinasce, la sua visione è priva di ostruzioni, come l’occhio divino, e anche il corpo non conosce ostacoli, possedendo i poteri miracolosi. E’ percepito dai suoi simili nello stato intermedio e dal perfetto (lett.: senza difetti) occhio divino che sorge dalla meditazione. Mentre nella Tesoreria (Abhidharma) è affermato che una volta che si sia manifestato uno stato intermedio in un essere, non muta in un’altra nascita, il Compendium di Tutto [l’Abhidharma, in tib.: Kun Las bTus] spiega l’opposto.

3 Come si manifestano le apparenze nell’esistenza intermedia da coloro che hanno attivato le virtù o le non virtù. L’esistenza intermedia (Bar Srid) per coloro che hanno attivato la non virtù appare come una coltre (Phyar Ba) nera o come una notte buia e l’esistenza intermedia di chi si è dedicato ad attività benefiche appare come un manto [lett.: sNam Bu, coperta di lana] bianco {145} o una notte di chiaro di luna.

4 Come si vedono le cose

Si vede il proprio stato intermedio e quello dei propri simili (lett.: di tipo simile) così come il proprio e altrui luogo di rinascita.

5 I colori

Nel [sutra] Ingresso nel Ventre3 è detto che (il colore del) lo stato intermedio degli esseri infernali è come (quello di) un ceppo bruciato, (il colore del) lo stato intermedio degli animali è come (quello del) fumo, (il colore del) lo stato intermedio degli spiriti famelici è come (quello dell’) acqua e (il colore del) lo stato intermedio degli dei del desiderio e degli umani è come (quello del) l’oro. E’ detto che (il colore del) lo stato intermedio degli dei del reame della forma è bianco.

6 Distinzione circa l’aver e o meno uno stato intermedio.

Se si proviene dal reame senza-forma e si rinasce in [uno dei] due (reami) sottostanti, allora c’è uno stato intermedio. Se (invece si proviene) da questi due e si rinasce nel (regno) senza-forma, gli aggregati senza forma sorgono (lett.: si stabiliscono) dovunque si muoia, ma senza stato intermedio.

7 Come ci si muove

E’ detto che nello stato intermedio (coloro che stanno per rinascere nel regno) degli dei ascendono, vanno verso l’alto, (coloro che stanno per rinascere nel regno) degli umani vanno dritti (in avanti) e coloro che hanno attivato karma scellerati si muovono con le loro teste [rivolte] verso il basso (sPy’u L’abilità speciale di vedere attraverso la materia e per lunghe distanze senza ostruzioni.

3 Garbhavakranti-sutra

4 I colori si riferiscono al colorito degli esseri in un determinato stato intermedio (tratto da testo di Ghesce Thubten Ngawang, Systematic Study of Buddhism, semestre XII, lezione 8/9, e anche dalle spiegazioni orali di Geshe Sopa). Tshugs Su) e i loro occhi all’ingiù (lo sguardo basso), e (questa ultima descrizione) si intende per (il modo di procedere verso) tutte e tre le cattive migrazioni.

8 La durata della vita

Se non si incontrano le [giuste] condizioni [secondarie] per rinascere, si resta così fino a sette giorni. Se si incontrano, non è definito [quanto si rimanga]. Se (ancora, allo scadere della settimana) non si sono incontrate (le condizioni), si cambia corpo e si resta fino a sette volte sette giorni, ma non oltre, e sicuramente si trovano le condizioni (adeguate entro le sette settimane).

9 Il modo di cambiare in un altro stato intermedio.

Dopo sette giorni nello stato intermedio degli dei, per esempio, si muore e (potrebbe accadere di) trasmigrare verso uno stato intermedio di un dio o di un umano, ecc. (nel caso si rinasca in questi diversi stati), (ciò è possibile) perché tramite l’influsso del dispiegarsi di altri karma, viene mutato il seme dello stato intermedio. Ciò vale anche per gli altri [stati intermedi].

Come si prende rinascita in una (nuova) esistenza (sKye Srid Du)

1 Come si transita in/da una esistenza intermedia tramite attaccamento e simili

Nel Sa Mangboba (Molteplici Livelli) è detto che, se si rinascerà in un utero, sorge una visione distorta del seme e del sangue del padre e della madre [futuri]: in quel momento si vedono i propri genitori. Noi tutti dovremo morire. Al momento della morte vi sarà per tutti noi, l’esperienza della Chiara luce della morte. Questa parte degli insegnamenti si riferisce al modo corretto di trasformare questa esperienza nel Dharmakaya.

La meditazione consiste nel rivivere i differenti stadi della morte, quindi è fondamentale conoscere questi stadi. Per gli uomini di Jambudvipa (gli abitanti della terra), nati dal grembo materno e che possiedono sei costituenti caratteristici, al momento della morte si avrà il progressivo assorbimento dei quattro elementi, dell’elemento terra, acqua, fuoco e aria.

Quando l’elemento terra si assorbe nell’elemento acqua il morente avrà la sensazione di sprofondare e vivrà la visione simile ad un miraggio. Questo miraggio è simile alla visione che si ha quando la luce è molto forte su un terreno senza erba e si forma un riflesso tremolante che da lontano sembra acqua che si muove.

Quindi l’elemento acqua si assorbe nell’elemento fuoco. Il segno esterno è dovuto all’asciugarsi dei differenti elementi liquidi del nostro corpo, mentre il segno interno è la visione di fumo, come essere in una stanza piena di fumo dopo che è stata aperta una finestra.

Quindi l’elemento fuoco si assorbe nell’elemento aria. Il segno esterno è il raffreddarsi del corpo. La visione interna è di tante lucciole, di scintille.

4° L’elemento aria si assorbe nella coscienza. Il segno esteriore è il cessare del respiro. La visione interna è della luce simile alla luce di una lampada al burro.

5° I venti psichici, cavalcati dalle menti concettuali, si assorbono. Il segno interno è di una visione bianca, come il bagliore della luna in un cielo limpido e terso autunnale.

Questa apparenza bianca si assorbe nell’aumento. Compare la visione rossa, come un’aurora nel cielo terso (autunnale).

Quando i venti psichici che sorreggono la visione rossa si assorbono si giunge allo stadio chiamato del ‘quasi raggiungimento’ allora si ha una visione nera, cioè come essere nel buio più totale.

Lo stadio del quasi raggiungimento si assorbe nella Chiara Luce. Si ha la visione di Chiara Luce, simile alla luce dell’alba in un cielo autunnale terso, quando ancora non si vede il sole e non vi è la luna.

Quindi questa è la Chiara Luce della morte ed è la base della purificazione. Ciò che permette la purificazione sono i due tipi di Chiara Luce che si sperimentano durante lo yoga del completamento, la prima è chiamata Chiara Luce metafora (dell’esempio o figlia) e la seconda Chiara Luce effettiva. Ciò che fa maturare queste due è la pratica di meditazione che ora vedremo: come portare la Chiara luce della morte nel sentiero.