19 – Il Dhammapada: L’elefante

Dhammapada 372: Non c'è meditazione senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione. Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.

Dhammapada 372: Non c'è meditazione senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione. Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.

L’elefante

320

Io soffrirò in silenzio,

come un elefante centrato da una freccia in battaglia,

mentre il popolo è privo di virtù.

321

Si porta in battaglia (l’elefante) domato, il re monta

l’elefante domato. L’uomo migliore

è colui che è domo, colui che soffre in silenzio.

322

I muli domati sono buoni,

come pure i purosangue Shindu e gli elefanti

imponenti. Chi ha domato

se stesso è ancora migliore di loro.

323

Non sarebbe però possibile andare con quei quadrupedi

nel Paese non calpestato

(il nirvana), mentre chi ha domato se stesso vi va per mezzo

di se stesso ben domo.

324

L’elefante chiamato Dhanapalaka,

dalle cui tempie cola profumata linfa, e che si trattiene

con difficoltà, quando è legato

non tocca cibo: l’imponente elefante ricorda bene

la foresta degli elefanti!

325

Se uno si impigrisce e diventa forte mangiatore,

e dormicchiando si rivolta

nel letto, al pari di un maiale nutrito con avanzi questo

stolto torna a nascere più e più volte.

326

Un tempo il mio pensiero

se ne andava errabondo, a suo piacimento, ma ora io

lo tratterrò con giudizio,

come il guidatore trattiene l’elefante infuriato.

327

Siate felici di essere diligenti, pesate i pensieri.

Uscite dalla cattiva strada,

come se foste elefanti finiti in una palude.

328

Se si incontra un amico saggio, che sia

onesto, disciplinato e saldo, superando ogni ostacolo,

ci si accompagni a lui con animo lieto.

329

Se non si incontra un amico saggio, che si incammini

con lui, che sia onesto,

disciplinato e saldo, si proceda pure da soli al pari di un re

che lascia alle sue spalle

un Paese conquistato, al pari di un elefante nella foresta.

330

E’ preferibile avanzare da soli, non vi è compagnia con gli

stolti: si avanzi da soli senza peccare,

con pochi desideri, come un elefante nella foresta.

331

Se capita, la compagnia è gradita

e gradita è la felicità, quale che sia la causa. Solo il bene

è gradito quando

si abbandona la vita: è gradito lasciare ogni dolore.

332

E’ piacevole nel mondo essere madre, è piacevole essere

padre, è piacevole

essere monaco, è piacevole essere brahmano.

333

E’ piacevole la virtù che dura fino

alla vecchiaia, è piacevole la fede ben salda, è piacevole

acquisire un livello di conoscenza

più alta, è piacevole non aver compiuto il male.

* La sete

334

In chi vive con la mente

non concentrata la sete cresce come un rampicante ed egli

passa di vita in vita,

come una scimmia che cerca frutti (sugli alberi).

335

In chi è torturato da questa sete velenosa, difficile

da sedare in questo mondo,

aumenta la sofferenza come la fitta erba birana.

336

In chi invece sopporta questa sete velenosa,

difficile da sedare in questo mondo, la sofferenza scivola

via come gocce d’acqua da una foglia di loto.

337

Poiché siete qui, vi dico queste buone parole: “Eliminate

la radice della sete,

come chi vuole l’usira estirpa l’erba birana.

Che Mara non possa

più distruggervi, come fa il fiume con le canne!

338

Come un albero continua a crescere finché non ne è stata estirpata

la radice, così questa sofferenza

ricresce, se non vengono eliminati i vincoli della sete.

339

I flutti travolgeranno l’essere mal guidato,

i cui desideri sono dominati dalla passione, quando le trentasei

correnti corrono rabbiose verso il piacere.

340

Le correnti scorrono ovunque prolifera la liana; se vedete

germogliare la liana, recidetene la radice con la conoscenza.

341

La brama umana è violenta e inebriante. Pensando ai piaceri

e alla gioia derivante, l’uomo sottosta’ a nascita e vecchiaia.

342

Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola. Vittime

di legami e sofferenze di continuo e a lungo vanno verso il dolore.

343

Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola.

Perciò il monaco allontani la sete mediante il distacco interiore.

344

Guardate quell’uomo che liberato dalla brama

vi indulge, liberato dalla foresta

(della brama) vi corre nuovamente incontro: dopo essersi

liberato si riavviluppa nei legami

345

Per chi è saggio,

saldo legame non è quello di ferro, legno o canapa: molto

più forte è l’amore

per pietre preziose, anelli, figli e moglie.

346

Per chi è saggio, saldo legame è quello che si tende,

è duttile, ma difficilmente si slega.

Dopo averlo reciso, il saggio si allontana senza pensieri e

lasciando indietro i dolori.

347

Chi è legato alla passione scivola

nella corrente da lui creata, come un ragno dalla ragnatela.

Dopo averla rotta, il saggio

si allontana senza pensieri e lasciando indietro i dolori.

348

Lascia il passato, il futuro, il presente, quando vai verso

l’altra riva dell’esistenza.

Se la tua mente è libera, non rientrerai più nella nascita

e nella vecchiaia.

349

La sete aumenta in chi è dubbioso,

mosso da forti passioni, teso solo al piacere; per l’io

i legami diventano più saldi.

350

Chi, invece, ha piacere di chiarire i dubbi e, ben memore,

è conscio di ciò che

è impuro, allontana, anzi recide, il legame con Mara.

351

Questo è l’ultimo corpo

per chi ha consumato l’esistenza, che non vacilla più,

che non ha più sete

né macchia, che ha stroncato le afflizioni della vita.

352

E’ chiamato grande saggio e grande uomo

chi non ha più sete né attaccamento,

che conosce l’insegnamento e lo sa interpretare;

egli riceve il suo ultimo corpo.

353

“Io sono il conquistatore

dell’universo, io conosco tutto, senza macchia in ogni

condizione; ho lasciato tutto

dopo aver annullato la sete: ora che mi conosco, chi dovrei

indicare come mio maestro?”

354

Il dono della legge supera ogni altro, il sapore della legge

supera ogni altro,

la gioia della legge supera ogni altra, l’estinzione della sete

supera ogni dolore.

355

Il piacere uccide

lo stolto, non chi cerca l’altra riva: per avidità di piacere

lo stolto uccide sé e gli altri.

356

I campi sono danneggiati dalle erbacce,

gli esseri dalla brama.

Perciò donare a chi non è avido porta grandi frutti.

357

I campi sono danneggiati

dalle erbacce, gli esseri dall’odio. Perciò donare a chi non

odia porta grandi frutti.

358

I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri

dalla mente torpida.

Perciò donare a chi non ha mente torpida porta grandi frutti.

359

I campi sono danneggiati

dalle erbacce, gli esseri dal desiderio, perciò donare

a chi non ha desiderio portà grandi frutti.

* Il monaco

360

Bene è frenare la vista, bene è frenare l’udito

bene è frenare l’olfatto, bene è frenare il gusto.

361

Bene è frenare il corpo, bene è frenare la parola,

bene è frenare il pensiero, bene è frenare ogni cosa.

Il monaco contenuto in tutto si affranca dal dolore.

362

Si chiama monaco chi controlla la mano, il piede,

la parola, chi è il controllore migliore, che è lieto in se

stesso, che è attento, solitario e felice.

363

E’ soave la parola di quel monaco che,

controllando la bocca, parla in modo saggio e modesto

e spiega il senso del dharma.

364

Il monaco che riposa nel dharma

che nel dharma gioisce, che su esso riflette e lo rammenta,

non si allontanerà mai dalla buona legge.

365

Non disprezzi ciò che gli è dato in elemosina

e non nutra invidia per gli altri. Il monaco che prova invidia

non raggiungerà mai l’estasi contemplativa.

366

Il monaco che, malgrado il poco che riceve,

non invidia gli altri è lodato dagli dei, se vive in modo

onesto e non apatico.

367

Chi non si immedesima con il proprio

nome e forma e non si cruccia per quello che non è più,

questi è un monaco.

368

Il monaco che agisce con amore, che è pago della

dottrina del Buddha, raggiungerà il nirvana, la gioia che

nasce dal dissolvimento delle basi dell’esistenza.

369

Oh monaco, vuota questa imbarcazione! Dopo andrà veloce.

Estirpa attaccamento e odio: così giungerai al nirvana!

370

Recidi i cinque vincoli,

lascia i cinque sensi. Un monaco che ha superato i cinque

vincoli è detto “salvato dall’alluvione”.

371

Medita, o monaco: non essere distratto! Non far andare

il pensiero verso il piacere

per non dover inghiottire la palla di ferro (dell’inferno)

perché distratto,

né urlare mentre ardi: “Questo è dolore!”.

372

Non c’è meditazione

senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione.

Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.

373

Il monaco dalla mente calma, entrato

nella dimora umana,

prova un piacere sovrumano vedendo chiaramente la legge.

374

Dopo aver compreso il senso dell’inizio e della fine

degli elementi

che compongono il corpo, egli conosce la felicità e la gioia

di chi conosce l’immortalità.

375

Proprio questo è l’inizio per un buon monaco: controllare i

sensi, rallegrarsi, dominarsi secondo

le regole, frequentare nobili amici, puri e non indolenti.

376

Viva fraternamente,

sia irreprensibile: così porrà fine

alla sofferenza in letizia.

377

Come la pianta vassika lascia cadere i fiori appassiti,

così i monaci

devono lasciare brama e odio.
378

lì monaco il cui corpo, la cui parola e la cui mente

sono calme, che è raccolto in sé, che ha respinto i richiami

mondani, questi è detto “un essere quieto”.

379

Alzati da te, esaminati da te: così, sorvegliato da te

e attento, vivrai in maniera felice, o monaco.

380

Poiché il sé è signore del sé, il sé è rifugio del sé,

doma te stesso come il mercante fa con un buon destriero.

381

Il monaco che gioiosamente è felice nell’insegnamento

del Buddha, avanza verso il nirvana, verso la felicità

che nasce dal venir meno degli elementi dell’esistenza.

382

Il monaco che, anche se giovane, coltiva l’insegnamento

del Buddha, rischiara questo mondo

come la luna sgombra da nubi.