L’elefante
320
Io soffrirò in silenzio,
come un elefante centrato da una freccia in battaglia,
mentre il popolo è privo di virtù.
321
Si porta in battaglia (l’elefante) domato, il re monta
l’elefante domato. L’uomo migliore
è colui che è domo, colui che soffre in silenzio.
322
I muli domati sono buoni,
come pure i purosangue Shindu e gli elefanti
imponenti. Chi ha domato
se stesso è ancora migliore di loro.
323
Non sarebbe però possibile andare con quei quadrupedi
nel Paese non calpestato
(il nirvana), mentre chi ha domato se stesso vi va per mezzo
di se stesso ben domo.
324
L’elefante chiamato Dhanapalaka,
dalle cui tempie cola profumata linfa, e che si trattiene
con difficoltà, quando è legato
non tocca cibo: l’imponente elefante ricorda bene
la foresta degli elefanti!
325
Se uno si impigrisce e diventa forte mangiatore,
e dormicchiando si rivolta
nel letto, al pari di un maiale nutrito con avanzi questo
stolto torna a nascere più e più volte.
326
Un tempo il mio pensiero
se ne andava errabondo, a suo piacimento, ma ora io
lo tratterrò con giudizio,
come il guidatore trattiene l’elefante infuriato.
327
Siate felici di essere diligenti, pesate i pensieri.
Uscite dalla cattiva strada,
come se foste elefanti finiti in una palude.
328
Se si incontra un amico saggio, che sia
onesto, disciplinato e saldo, superando ogni ostacolo,
ci si accompagni a lui con animo lieto.
329
Se non si incontra un amico saggio, che si incammini
con lui, che sia onesto,
disciplinato e saldo, si proceda pure da soli al pari di un re
che lascia alle sue spalle
un Paese conquistato, al pari di un elefante nella foresta.
330
E’ preferibile avanzare da soli, non vi è compagnia con gli
stolti: si avanzi da soli senza peccare,
con pochi desideri, come un elefante nella foresta.
331
Se capita, la compagnia è gradita
e gradita è la felicità, quale che sia la causa. Solo il bene
è gradito quando
si abbandona la vita: è gradito lasciare ogni dolore.
332
E’ piacevole nel mondo essere madre, è piacevole essere
padre, è piacevole
essere monaco, è piacevole essere brahmano.
333
E’ piacevole la virtù che dura fino
alla vecchiaia, è piacevole la fede ben salda, è piacevole
acquisire un livello di conoscenza
più alta, è piacevole non aver compiuto il male.
* La sete
334
In chi vive con la mente
non concentrata la sete cresce come un rampicante ed egli
passa di vita in vita,
come una scimmia che cerca frutti (sugli alberi).
335
In chi è torturato da questa sete velenosa, difficile
da sedare in questo mondo,
aumenta la sofferenza come la fitta erba birana.
336
In chi invece sopporta questa sete velenosa,
difficile da sedare in questo mondo, la sofferenza scivola
via come gocce d’acqua da una foglia di loto.
337
Poiché siete qui, vi dico queste buone parole: “Eliminate
la radice della sete,
come chi vuole l’usira estirpa l’erba birana.
Che Mara non possa
più distruggervi, come fa il fiume con le canne!
338
Come un albero continua a crescere finché non ne è stata estirpata
la radice, così questa sofferenza
ricresce, se non vengono eliminati i vincoli della sete.
339
I flutti travolgeranno l’essere mal guidato,
i cui desideri sono dominati dalla passione, quando le trentasei
correnti corrono rabbiose verso il piacere.
340
Le correnti scorrono ovunque prolifera la liana; se vedete
germogliare la liana, recidetene la radice con la conoscenza.
341
La brama umana è violenta e inebriante. Pensando ai piaceri
e alla gioia derivante, l’uomo sottosta’ a nascita e vecchiaia.
342
Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola. Vittime
di legami e sofferenze di continuo e a lungo vanno verso il dolore.
343
Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola.
Perciò il monaco allontani la sete mediante il distacco interiore.
344
Guardate quell’uomo che liberato dalla brama
vi indulge, liberato dalla foresta
(della brama) vi corre nuovamente incontro: dopo essersi
liberato si riavviluppa nei legami
345
Per chi è saggio,
saldo legame non è quello di ferro, legno o canapa: molto
più forte è l’amore
per pietre preziose, anelli, figli e moglie.
346
Per chi è saggio, saldo legame è quello che si tende,
è duttile, ma difficilmente si slega.
Dopo averlo reciso, il saggio si allontana senza pensieri e
lasciando indietro i dolori.
347
Chi è legato alla passione scivola
nella corrente da lui creata, come un ragno dalla ragnatela.
Dopo averla rotta, il saggio
si allontana senza pensieri e lasciando indietro i dolori.
348
Lascia il passato, il futuro, il presente, quando vai verso
l’altra riva dell’esistenza.
Se la tua mente è libera, non rientrerai più nella nascita
e nella vecchiaia.
349
La sete aumenta in chi è dubbioso,
mosso da forti passioni, teso solo al piacere; per l’io
i legami diventano più saldi.
350
Chi, invece, ha piacere di chiarire i dubbi e, ben memore,
è conscio di ciò che
è impuro, allontana, anzi recide, il legame con Mara.
351
Questo è l’ultimo corpo
per chi ha consumato l’esistenza, che non vacilla più,
che non ha più sete
né macchia, che ha stroncato le afflizioni della vita.
352
E’ chiamato grande saggio e grande uomo
chi non ha più sete né attaccamento,
che conosce l’insegnamento e lo sa interpretare;
egli riceve il suo ultimo corpo.
353
“Io sono il conquistatore
dell’universo, io conosco tutto, senza macchia in ogni
condizione; ho lasciato tutto
dopo aver annullato la sete: ora che mi conosco, chi dovrei
indicare come mio maestro?”
354
Il dono della legge supera ogni altro, il sapore della legge
supera ogni altro,
la gioia della legge supera ogni altra, l’estinzione della sete
supera ogni dolore.
355
Il piacere uccide
lo stolto, non chi cerca l’altra riva: per avidità di piacere
lo stolto uccide sé e gli altri.
356
I campi sono danneggiati dalle erbacce,
gli esseri dalla brama.
Perciò donare a chi non è avido porta grandi frutti.
357
I campi sono danneggiati
dalle erbacce, gli esseri dall’odio. Perciò donare a chi non
odia porta grandi frutti.
358
I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri
dalla mente torpida.
Perciò donare a chi non ha mente torpida porta grandi frutti.
359
I campi sono danneggiati
dalle erbacce, gli esseri dal desiderio, perciò donare
a chi non ha desiderio portà grandi frutti.
* Il monaco
360
Bene è frenare la vista, bene è frenare l’udito
bene è frenare l’olfatto, bene è frenare il gusto.
361
Bene è frenare il corpo, bene è frenare la parola,
bene è frenare il pensiero, bene è frenare ogni cosa.
Il monaco contenuto in tutto si affranca dal dolore.
362
Si chiama monaco chi controlla la mano, il piede,
la parola, chi è il controllore migliore, che è lieto in se
stesso, che è attento, solitario e felice.
363
E’ soave la parola di quel monaco che,
controllando la bocca, parla in modo saggio e modesto
e spiega il senso del dharma.
364
Il monaco che riposa nel dharma
che nel dharma gioisce, che su esso riflette e lo rammenta,
non si allontanerà mai dalla buona legge.
365
Non disprezzi ciò che gli è dato in elemosina
e non nutra invidia per gli altri. Il monaco che prova invidia
non raggiungerà mai l’estasi contemplativa.
366
Il monaco che, malgrado il poco che riceve,
non invidia gli altri è lodato dagli dei, se vive in modo
onesto e non apatico.
367
Chi non si immedesima con il proprio
nome e forma e non si cruccia per quello che non è più,
questi è un monaco.
368
Il monaco che agisce con amore, che è pago della
dottrina del Buddha, raggiungerà il nirvana, la gioia che
nasce dal dissolvimento delle basi dell’esistenza.
369
Oh monaco, vuota questa imbarcazione! Dopo andrà veloce.
Estirpa attaccamento e odio: così giungerai al nirvana!
370
Recidi i cinque vincoli,
lascia i cinque sensi. Un monaco che ha superato i cinque
vincoli è detto “salvato dall’alluvione”.
371
Medita, o monaco: non essere distratto! Non far andare
il pensiero verso il piacere
per non dover inghiottire la palla di ferro (dell’inferno)
perché distratto,
né urlare mentre ardi: “Questo è dolore!”.
372
Non c’è meditazione
senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione.
Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.
373
Il monaco dalla mente calma, entrato
nella dimora umana,
prova un piacere sovrumano vedendo chiaramente la legge.
374
Dopo aver compreso il senso dell’inizio e della fine
degli elementi
che compongono il corpo, egli conosce la felicità e la gioia
di chi conosce l’immortalità.
375
Proprio questo è l’inizio per un buon monaco: controllare i
sensi, rallegrarsi, dominarsi secondo
le regole, frequentare nobili amici, puri e non indolenti.
376
Viva fraternamente,
sia irreprensibile: così porrà fine
alla sofferenza in letizia.
377
Come la pianta vassika lascia cadere i fiori appassiti,
così i monaci
devono lasciare brama e odio.
378
lì monaco il cui corpo, la cui parola e la cui mente
sono calme, che è raccolto in sé, che ha respinto i richiami
mondani, questi è detto “un essere quieto”.
379
Alzati da te, esaminati da te: così, sorvegliato da te
e attento, vivrai in maniera felice, o monaco.
380
Poiché il sé è signore del sé, il sé è rifugio del sé,
doma te stesso come il mercante fa con un buon destriero.
381
Il monaco che gioiosamente è felice nell’insegnamento
del Buddha, avanza verso il nirvana, verso la felicità
che nasce dal venir meno degli elementi dell’esistenza.
382
Il monaco che, anche se giovane, coltiva l’insegnamento
del Buddha, rischiara questo mondo
come la luna sgombra da nubi.