Ven. Ghesce Yesce Tobten: il Tantra – 2

Il Ven. Ghesce Yesce Tobten nel suo eremo di meditazione, dove era chiamato Gen Dubtop, il detentore dei Siddhi.

Il Ven. Ghesce Yesce Tobten nel suo eremo di meditazione, dove era chiamato Gen Dubtop, il detentore dei Siddhi.

Ven. Ghesce Yesce Tobten: Lo yoga della divinità.

Il punto fondamentale dello ‘yoga della divinità’ consiste nel cercare di rendere se stessi il più simile possibile alla Divinità; tuttavia non possiamo rendere simile ad una divinità il nostro corpo che è umano; e poiché abbiamo vari livelli di coscienza e diversi stati mentali non possiamo trasformare in divinità tutti i livelli di coscienza e tutte le situazioni mentali.

Esistono tre principali categorie di tantra: il Kriya, il Ciarya e lo Yogatantra.

Nel primo, il Kriya, si tende a produrre la particolare trasformazione della saggezza che comprende la vacuità. In questo caso la normale coscienza si trasforma in una coscienza che comprende la vacuità ed in seguito questa coscienza che comprende ormai la vacuità si trasforma nella Divinità. In altre parole, nel livello più alto, il più sottile stato che esista di coscienza, si trasforma nella natura della vacuità ed è solo a questo punto che acquista la natura della Divinità.

Nei due Sentieri del Sutra e del Tantra il concetto di vacuità è lo stesso. Vi è invece una differenza riguardo a quale tipo di coscienza realizza la vacuità, dal momento che esistono due livelli di coscienza: uno grossolano ed uno più sottile. Prima di tutto è importante realizzare la consapevolezza della vacuità, in seguito portare questa trasformazione nella coscienza che ha realizzato la vacuità, infine, sarà questo stesso livello di coscienza che ha acquisito la natura della vacuità ad operare la trasformazione nella divinità stessa.

Per esempio, se uno decidesse di costruire una casa ed avesse potuto precedentemente raccogliere tutti i materiali necessari il terreno etc., la costruzione gli riuscirà facilmente; in caso contrario, in mancanza di tutti i preparativi, tale costruzione non riuscirà possibile. Allo stesso modo, per poter riuscire nella pratica dello yoga della divinità, bisogna prima avere una buona realizzazione della Bodhicitta e della Vacuità.
Se qualcuno pratica lo Yoga della Divinità per cercare una situazione particolarmente benefica in questa vita , o una felicità personale, possiede una motivazione scorretta per una simile pratica. E’ anche sbagliato praticare tale yoga con la sola speranza di essere liberato dall’esistenza ciclica.
La motivazione corretta per praticare lo yoga della divinità consiste nel desiderare di ottenere la propria liberazione onde poter liberare tutti gli altri esseri. Tale motivazione è detta Bodhicitta.
Animati quindi dalla comprensione della Vacuità e motivati dalla Bodhicitta, si potrà conseguire la Illuminazione molto rapidamente , anche nel corso di una sola vita. In ogni caso ,senza la motivazione di Bodhicitta, qualsiasi pratica noi seguiremo non apparterrà alla Via Mahayana.
Se noi manchiamo della realizzazione della Vacuità, ci mancherà la sostanza con la quale potremmo creare questa divinità nello Yoga.
Per poter svolgere questo tipo di pratica abbiamo inoltre bisogno di un’alta capacità di concentrazione , priva di agitazione o torpori mentali. Per esempio , se noi non possediamo della farina, non potremo cucinare i vari tipi di cibo preparati con questo ingrediente. Allo stesso modo, solo avendo realizzato la vacuità, ci sarà possibile, qualora noi lo desideriamo ,meditare su una Divinità con mille corpi e mille teste, oppure mille braccia, o anche con una sola testa ,arti normali etc.
Esiste un tipo di pratica che consiste nel fare emergere dalla Vacuità la Divinità di meditazione e quindi fare prostrazioni, offerte, pratiche di purificazione ad essa. In un’altra pratica ,invece, la nostra coscienza sorge nella forma di un Mandala che comprende la Divinità e poi , di fronte a questo Mandala,possiamo compiere vari tipi di pratiche. Dovremo quindi accordare le nostre pratiche al tipo di Sadhana che seguiamo ,dal momento che ne esistono di varie.
Allo scopo di riuscire in un futuro a svolgere tali pratiche, dobbiamo fin d’ora prepararci , raccogliere le capacità che sono necessarie, imparando a sviluppare la Bodhicitta, comprendere la vacuità ed anche addestrarsi nella meditazione concentrativa. Infine, per praticare lo yoga della Divinità dobbiamo ricevere l’iniziazione. possiamo invece meditare sulla Bodhicitta, realizzare la Vacuità, praticare la meditazione concentrativa, anche senza iniziazione.
Dal momento che lo sviluppo della Bodhicitta è fondamentale per praticare lo Yoga della Divinità ,Gheshe-là ha spiegato il metodo per generarlo.

LA PRATICA DEL DHARMA
Come deve essere un vero praticante di Dharma ?
Un vero praticante di Dharma è colui che considera molto più importanti gli effetti che riguardano le vite future , che non ciò che riguarda la vita presente.
Il più alto scopo che si deve proporre un praticante di Dharma è quello di beneficiare tutti gli esseri senzienti e,in ogni caso ,per fare ciò bisogna cercare di ottenere la Buddhità. Per conseguirla , un praticante deve dedicarsi a raccogliere meriti e a purificare tutte le negatività in questa e nelle vite future.
Poiché la nostra forma umana è indispensabile per questa raccolta di meriti dobbiamo cercare di evitare la rinascita nei regni inferiori. Tali rinascite sono prodotte da cause ben determinate ,derivanti dalle azioni negative. Conducono a rinascite nei tre regni inferiori le tre azioni negative del corpo : cioè uccidere , rubare e tenere una condotta sessuale scorretta ; le quattro della parola: mentire, insultare , parlare a vanvera, seminare discordia ; le tre della mente :desiderare ciò che ci piace, recare danno agli altri esseri ,mantenere vedute erronee(es. non tenere in nessun conto il Dharma , non accettare la legge del karma etc.). Tutte queste sono chiamate le dieci azioni negative e chiunque tenta di abbandonarle ,cerca di praticare la moralità ; quindi per avere una successione continua di esistenze umane dobbiamo impegnarci nella pratica della moralità.
Quando si parla di una persona buona o cattiva lo si fa riguardo allo stato della sua mente ;il Dharma quindi aiuta a trasformare la mente in una situazione migliore. In ogni caso, praticando il Dharma, possiamo veramente riuscire ad aiutare gli altri esseri.
LA NATURA INTERDIPENDENTE DELL’ESISTENZA CICLICA
Abbiamo detto che ciò che desideriamo è la felicità e ciò che non vogliamo è la sofferenza. La felicità che noi vogliamo non può essere ottenuta attraverso oggetti materiali ; ci sono molte cose che non si possono ottenere se non mediante la pratica del Dharma e alcune sofferenze di cui non ci si può liberare se non attraverso pratiche spirituali.
In questo momento siamo esseri umani , stiamo invecchiando , un giorno moriremo, e tutto ciò non avviene per nostra scelta indipendente. Proviamo sofferenza quando ci separiamo dai nostri amici, quando incontriamo dei nemici , quando siamo sconfitti.
Finché saremo soggetti a questo corpo di carne ,pelle , ossa, esso sarà sempre il fondamento di tutte le nostre sofferenze.
Per questo motivo è chiamato anche ‘ l’aggregato contaminato’ . Invece il corpo dei Buddha , degli Arhat e dei Bodhisattva non è un aggregato contaminato. Il nostro corpo soffre il freddo , il caldo , la sete, la fame e così via; è soggetto a molte sofferenze che provengono da una causa ben precisa.Se noi eliminiamo tale causa,la sofferenza stessa sarà eliminata.
La prima e la più importante di tale queste cause è data dalle emozioni afflittive ; per far capire quanto siano importanti tali emozioni afflittive basterà dire che il giorno in cui le avremo eliminate,neppure il nostro Karma potrà più agire. E’ come se dei semi non si incontrassero mai con l’acqua, il fertilizzante e, di conseguenza, non potessero mai crescere.
La prima delle emozioni afflittive è l’attaccamento ( quando vediamo un oggetto piacevole e desideriamo possederlo) ; la seconda è l’odio (quando vediamo qualcosa o qualcuno spiacevole , come un nemico , e desideriamo danneggiarlo ) ; la terza è l’arroganza ,dovuta al fatto di sentirsi superiori , maggiori degli altri ; la quarta è il dubbio ( ad es. dubitare della liberazione di tutti gli esseri , sulla validità del Dharma, sull’esistenza ciclica ). Altre sono la veduta transitoria ( pensare che l’io possa esistere indipendentemente dal corpo e dalla mente ) ; l’ignoranza cioè aggrapparsi all’esistenza inerente dei fenomeni ,come se esistessero di per sè. E’ proprio l’ignoranza la radice di tutte le emozioni afflittive ed è possibile eliminarla , è una sorta di misconoscenza . In realtà non c’è nessun fenomeno che esista di per sè ,ma ci si aggrappa ai fenomeni come inerentemente esistenti .Allo stesso modo , quando ci si renderà conto che i fenomeni non esistono inerentemente ,l’illusione contraria sparirà naturalmente . per esempio un amico esiste solo in virtù del fatto che lo concepiamo e pensiamo come amico .Se la mente o il pensiero non concepissero tale persona come amico, egli non sarebbe tale.
Un amico perciò è un amico in ragione della forza della nostra mente che lo concepisce come tale. Se noi non concepissimo nella mente degli amici,non esisterebbero amici oggettivamente.
Un amico esiste in quanto amico attraverso il nostro pensiero mentale , in realtà la mente pensa che lui è oggettivamente un amico. Egli appare concretamente esistente alla nostra mente , cioè a noi non sembra una imputazione mentale. In realtà per quanto riguarda corpo e mente, un amico oggettivo reale non esiste, ma l’ignoranza ce lo fa concepire come esistente di per sé. Quando ci accorgeremo che questo amico non esiste inerentemente, l’ignoranza verrà annullata. Può accadere che lo stesso amico litighi con noi e noi immediatamente lo rendiamo non amico : così un amico può diventare nemico e viceversa , la situazione può cambiare senza togliere alla persona nulla di materiale. Tale giudizio quindi dipende soltanto dalla nostra mente.
Così un amico è tale perché la nostra mente lo ha pensato come amico; se egli esiste solo per il potere della nostra mente , non può esistere oggettivamente un amico. Tale concetto è il concetto della vacuità.
Un essere senziente quindi esiste solo per il potere della nostra mente , ma non esiste oggettivamente e , per esempio, una casa esiste solo perché qualcuno la pensa come casa. Potremo dire che un orecchino esiste perché lo poniamo sulle orecchie ma non esiste di per sé , l’orecchino esiste perché noi l’abbiamo posto lì.
I fenomeni esistono perché la nostra mente li etichetta come tali e sono vuoti di esistenza inerente. Quando noi capiremo ciò l’ignoranza, cioè l’aggrapparsi all’esistenza inerente dei fenomeni ,cesserà di esistere come pure le concezioni errate. Per esempio l’amico dipende dal pensiero che lo concepisce come tale , dalla mente che lo pensa,i bambini esistono perché dipendono dai loro genitori , i genitori non esisterebbero senza i bambini.
Poichè tutti i fenomeni esistono in dipendenza da qualcosa d’altro, tutti i fenomeni non esisterebbero senza questa dipendenza , essendo privi di esistenza inerente. L’essere privi di tale esistenza inerente è chiamato vacuità e la mente che si rende conto di tutto ciò l’ha realizzata.
Precedentemente abbiamo parlato della mente che compare come Divinità ; essa proviene dalla mente che realizza la vacuità. All’ignoranza che si aggrappa all’esistenza inerente dei fenomeni , è in seguito opposta la mente che ha realizzato la vacuità. Poichè noi siamo stati in grado di realizzare la vacuità , la nostra mente,che ancora si aggrappa all’esistenza inerente dei fenomeni non ha trovato opposizione. Tutte le emozioni afflittive sono come le membra del corpo della ignoranza ; quando realizzeremo la vacuità ,questa ignoranza cesserà di esister. Siccome tutte le emozioni afflittive compaiono in dipendenza dell’ignoranza, eliminando l’ignoranza anche le emozioni afflittive cesseranno naturalmente. La mente che realizza la vacuità elimina l’ignoranza che si aggrappa all’esistenza inerente dei fenomeni e quando avremo eliminato le emozioni afflittive ,avremo la cessazione delle sofferenze.
Infine quando la nostra mente sarà pura e chiara , otterremo la liberazione dall’esistenza ciclica perché in quel momento ci saremo liberati dalla fonte delle sofferenze. Nel momento in cui ci saremo liberati dall’esistenza ciclica avremo ottenuto la felicità senza fine.
IL SENTIERO TANTRAYANA E LE SUE PRATICHE MEDITATIVE
Per seguire il sentiero tantrayana occorre sviluppare la meditazione concentrativa, la realizzazione di bodhicitta e la comprensione della vacuità.
Sviluppando al meglio tutto ciò , possiamo sperare di realizzare la Buddhità in una sola vita. Noi soffriamo perché le emozioni afflittive vengono concepite come realtà , in quanto l’ignoranza si aggrappa ad esse come se esistessero davvero ; ma la non esistenza inerente è la vera realtà e la mente che riesce a concepire tutto ciò , é giusta, corretta e felice. Poichè nessuno desidera la sofferenza , dobbiamo impegnarci nelle tecniche che ci permettono di liberarcene . Fare ciò significa seguire le pratiche dei Guru. Per liberarci dalla sofferenza praticando il Dharma ci dobbiamo chiedere se , pur essendo umani ,esiste il rischio di rinascere in un reame inferiore ; questo può rendere la nostra situazione più chiara. er non rinascere in un regno inferiore bisogna per prima cosa riconoscere le azioni negative prodotte da corpo ,parola e mente e cercare di non esserne più coinvolti. Vediamo ora come purificarci dalle azioni negative che abbiamo già commesso :dovremo farlo attraverso le quattro forze opponenti. La prima si produce generando un grande rimorso per le azioni negative commesse attraverso il corpo , la parola e la mente.
Dobbiamo poi promettere a noi stessi di non lasciare più che queste tre porte restino coinvolte in azioni negative. Siccome esistono due tipi di azioni negative , quelle accumulate nei confronti dei Tre Gioielli e quelle compiute verso gli esseri senzienti , per la prime occorre prendere rifugio, per le seconde dobbiamo meditare sulla grande compassione e sul grande amore.
La quarta forza opponente viene generata meditando sulla vacuità e sulla bodhicitta e recitando mantra come OM MANI PADME HUM.
Purificando tutte le pasasate azioni negative e nel contempo evitando di accumularne, eviteremo sicuramente la rinascita in un reame inferiore. Per esempio, non avendo commesso azioni criminose , non ci sarà bisogno di andare in tribunale e cosi anche non rinascendo in un reame inferiore non dovremo sperimentarne le sofferenze. Oltre che per gli esseri umani , anche per i Deva le sofferenze provengono dalle emozioni afflittive ;se le eliminiamo ne saremo quindi liberi anche nei piani più alti. La soluzione per liberarsi dalle emozioni afflittive ,come si è già detto , è sperimentare la vacuità e la mente che può rimanere a lungo concentrata su di essa ha sviluppato la meditazione concentrativa. Per essere in grado di sviluppare questo tipo di concentrazione la prima cosa da farsi è liberarsi dalle azioni negative del corpo e della parola : disciplinandole, si pratica la MORALITA’ .
La mente in grado di concentrarsi per molto tempo su un oggetto pratica la concentrazione ; la realizzazione della vacuità è chiamata pratica della saggezza. Se riusciamo a praticare questi alti addestramenti saremo liberati dalla esistenza ciclica, ma non è sufficiente che solamente noi realizziamo ciò : tutti gli esseri dovrebbero essere liberati dalle sofferenze del Samsara e soprattutto quelli dei reami inferiori.
IL CONTINUUM MENTALE DI VITA IN VITA
Solitamente non ci basta essere da soli in una buona situazione , infatti desideriamo tale condizione anche per inostri amici ,per la nostra famiglia. Poichè tutti gli esseri sono stati gentili con noi quando furono nostra madre , nostro padre, membri della nostra famiglia ,dovremmo desiderare che tutti gli esseri senzienti siano felici e liberati dalle sofferenze e che noi ,come pure tutti gli altri, raggiungiamo lo stato di Buddhità. Ripeto : come è possibile che tutti gli esseri siano stati nostra madre ? Perché le nostre vite passate sono senza inizio, sono tantissime, più numerose delle gocce d’acqua contenute in un oceano. La nostra coscienza attuale è la continuazione della stessa coscienza di quando eravamo bimbi , che a sua volta era già attiva mentre ci trovavamo nel ventre di nostra madre ,e , contrariamente al corpo fisico che proviene dai nostri genitori ,la coscienza è il continuum di una coscienza precedentemente esistente. Quando una persona muore, la sua coscienza va in una stato intermedio dove cerca il luogo in cui rinascere e i genitori attraverso le cui gocce prendere un corpo fisico ridiventando così un essere senziente . Ora , il primo momento di coscienza in questa vita proviene dalla coscienza precedente ,quindi la causa della coscienza della vita attuale è prodotta dalla coscienza precedente. La coscienza precedente di questa esistenza esisteva già in una vita ancora precedente poiché se non ci fosse una coscienza precedente non potrebbe essercene una successiva.
Per fondamento di tutto ciò esistono due cause : quella principale e quella secondaria. Per esempio, quando piantiamo qualcosa, i semi sono la causa principale della futura pianta e l’acqua e il fertilizzante quella secondaria.
Così la causa principale della coscienza è un’altra coscienza precedente e allo stesso modo le vite passate sono infinite , vanno indietro senza inizio . Per questo noi possiamo stabilire che tutti gli esseri senzienti furono nostra madre.
Poichè anche le vite future procedono in questa maniera , se non eliminiamo le emozioni afflittive continueremo a rinascere senza possibilità di scelta. Se invece noi le elimineremo , potremo rinascere con una nostra scelta indipendente ; avendo questa opportunità ,potremo , per esempio scegliere di rinascere dove c’è bisogno di portatre beneficio ad alcuni esseri senzienti ; terminato questo compito , potremo dissolvere la nostra forma umana e prendere rinascita in un altro luogo dove ci sia bisogno di beneficiare qualcuno. In ogni caso non potremo eliminare la nostra coscienza.
Fintanto che la mente resta mischiata alle emozioni afflittive, non è certo pulita, pura, come del resto l’oro non sarebbe puro se fosse mischiato ad altri metalli.
Nel momento in cui elimineremo queste emozioni afflittive la mente diverrà pura. Questo è il significato di diventare Buddha.
I SENTIERI HINAYANA, MAHAYANA E TANTRAYANA
Attraverso la pratica Hinayana noi riusciamo a liberarci dalle emozioni afflittive, ma per liberarci di tutti i nostri difetti dobbiamo praticare il sentiero Mahayana; per raggiungere la Buddhità il più in fretta possibile si deve seguire il Tantrayana, anche se sarà impossibile ottenerla per il nostro esclusivo beneficio.
Cercare di ottenere la Buddhità con l’intenzione di liberare tutti gli esseri sanzienti, portando loro la felicità senza fine è la giusta maniera di impegnarsi nelle pratiche. Per riuscire a creare tale motivazione occorre meditare sulla compassione , sul grande amore generando un forte sentimento.
Tutto ciò risulterà più facile se ci ricordiamo della gentilezza degli esseri senzienti nei nostri confronti , ma senza provare alcun attaccamento.

Per meditare sulla grande compassione bisogna prima meditare sulla propia sofferenza e volersene liberare; dopo ciò occorre pensare alle sofferenze altrui e desiderare intensamente che tutti se ne liberino. Meditando in questa maniera si può generare un sentimento di grande compassione. Per generare compassione nei confronti dei Deva che non provano questo tipo di sofferenze possiamo pensare che anch’essi non possono rinascere molto tempo in quello stato ,rinascendo come esseri umani o addirittura nei reami inferiori. Sicuramente anche noi qui siamo stati dei Deva in nostre vite precedenti , ma vediamo che ora non ci è di alcun beneficio. Poichè anche i Deva possono essere soggetti a continue rinascite nei reami inferiori, tale condizione è motivo di sofferenza. Per esempio, se noi abbiamo un corpo forte e robusto dobbiamo pur pensare che non può mantenersi per sempre in perfette condizioni; il ragazzo che possiede un fisico perfetto fino all’età di venticinque anni , passati i trenta, comincia ad invecchiare anch’egl:tutto ciò è di per se natura di sofferenza. Se prendiamo in considerazione il maiale che il padrone ucciderà l’anno successivo , possiamo notare che, sebbene ben nutrito ed acchudito , in realtà si avvicina sempre più al momento della morte.
Fino a che rimarremo coinvolti da queste emozioni afflittive resteremo nella sofferenza. Attraverso la pratica del Dharma noi possiamo evitare una rinascita nei reami inferiori ,ottenere rinascite in quelli superiori come esseri umani o come Deva, inoltre possiamo liberarci dall’esistenza ciclica , giungere allo stato del Nirvana , liberarci di tutti i nostri difetti ed ottenere la Buddhità. Quindi è molto importante studiare ,comprendere il Dharma e metterlo in pratica. Poichè siamo soggetti a vari tipi mdi sofferenza che non possiamo sopportare , dobbiamo cercare una soluzione che ci permetta di liberarcene : la migliore soluzione è la pratica del Dharma. Siccome noi vogliamo la felicità , il modo migliore di ottenerla è sempre la pratica del Dharma.
Se una persona ha una buona comprensione del Dharma, considererà gli altri più importanti di se stesso, sarà più contenta di vedere altre persone felici piuttosto che se stesso e sceglierà di essere lui a soffrire al posto di altri.
Una persona di questo genere non avrà mai nessun tipo di problema che lo porterà a combattere contro qualcuno , non ci sarà alcuno che lo riterrà un nemico e nessuno gli farà del male. Se uno si dimostra nobile e buono verso gli altri , essi gli risponderanno nella stessa maniera . Se quindi pratichiamo il Dharma saremo molto felici in questa vita presente ed in quelle future.
La più alta ambizione per un praticante di Dharma è quella di lavorare per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, per fare ciò è importante raggiungere lo stato di Buddhità. Per potere ottenere la Buddhità una persona si deve impegnare nella pratica delle sei perfezioni di cui la prima è la generosità : una persona cioè non deve essere per nulla avara , provare attaccamento per ciò che possiede e inoltre deve possedere una mente tale da essere in grado di donare ad un altro tutto ciò che ha, se fosse necessario.
Questo particolare atteggiamento, chiamato pratica della generosità, è basato sull’essere disponibili a cedere i propri possessi ad altre persone ; man mano che si progredisce in tale pratica si deve essere in grado di donare anche il proprio corpo, se necessario. Buddha Sakiamuni, prima di raggiungere la Buddhità , mentre seguiva il sentiero del Bodhisattwa , ha dato il suo corpo in aiuto ad altri esseri molte e molte volte. C’è un posto in Nepal che si chiama ‘dare il proprio corpo alla tigre’. Il nome deriva dal fatto che un tempo viveva in quel luogo una tigre femmina che aveva cinque cuccioli; era talmente affamata da essere sul punto di mangiarli , ma poichè erano molti giorni che la tigre digiunava, la sua bocca era impossibilitata ad aprirsi. Buddha Sakiamuni, che si trovava da quelle parti, avrebbe voluto dare il suo corpo in pasto alla tigre, ma poichè l’animale non poteva aprire la bocca, egli si procurò un taglio ,in modo da farne sgorgare sangue e lo diede da bere alla tigre , la quale ,poco per volta riuscì ad aprire la bocca .Così Buddha potè offrire il suo corpo. Questo posto esiste tutt’ora in Nepal ed è possibile visitarlo.
E’ molto difficile praticare tutti gli Insegnamenti del Sentiero di Buddha, ma l’importante è praticare quello che è alla nostra portata,al nostro livello. I risultati e gli effeti della pratica del Dharma non sono visibili in poco tempo , ma è sicuro che esistono. E’ come per le piante di ulivo; dopo averle piantate bisogna attendere una decina d’anni per avere dell’olio; come possiamo quindi aspettarci di praticare il Dharma oggi ed ottenere la Buddhità domani ? In ogni caso dovremo praticare il Dharma nel corso della nostra vita per quanto siamo in grado di praticarlo ; se uno procede gradualmente in questo modio,sicuramente poco per volta si svilupperà in maniera naturale. Comunque attraverso la pratica del Dharma ,dovremmo cercare di diventare una persona migliore, più nobile. E’ nobile chi cerca di fare del bene agli altri il più possibile. Una persona che compie azioni negative ha un brutto carattere ; noi dovremmo cercare di evitarlo.

DOMANDE E RISPOSTE
Domanda: Personalmente non trovo grande difficoltà a non odiare i miei nemici, piuttosto sento difficile eliminare l’attaccamento verso quelli che amo.
Ven. Ghesce Yeshe Tobden: E’ verissimo, ma questo tipo di sentimento verso i nostri amici è qualcosa che dovremo eliminare. Esaminando superficialmente sembra che tale attaccamento sia un aiuto ,ma in realtà ci danneggia. Conoscendone l’esatta forza opponente, non sarà difficile eliminarla, ma occorre sapere qual’è la maniera giusta per farlo. Il primo stadio per generare la forza opponente all’attaccamento è il meditare sull’impermanenza. Se, per esempio , nutriamo un sentimento di attaccamento per il nostro corpo perchè giovane e di bell’aspetto, dobbiamo pensare che anch’esso è come i fiori autunnali: pur essendo stati belli, tendono a seccare e a morire. Ciò può aiutarci a ridurre l’attaccamento nei confronti del nostro corpo. Se pensiamo anche alle impurità del nostro corpo come sangue , urina, escrementi ecc. ci potremo separare da questa idea di attaccamento. Ma per liberarci totalmente da essa bisogna meditare sulla vacuità, sulla non esistenza inerente dei fenomeni. Ghescelà è molto contento del fatto che, contrariamente a quanto succede in altri centri dove ci sono molte persone giovani, qui ci sono delle persone più adulte. Chi pratica bene il Dharma, quando invecchierà, non avrà il problema di far passare le giornate, che non saranno così lunghe. Per una persona anziana, che non lavora più, può risultare difficile far passare i giorni mentre, praticando, sfrutterà molto bene il suo tempo e, anche quando verrà il momento della morte potrà morire abbastanza felice. I Lama dicono che chi ha ben praticato, sente il momento della morte come un figlio che sente di tornare nella terra di suo padre. L’importante è studiare il Dharma , perché gradualmente una persona possa arrivare ad ottenere lo stato della Buddhità.
Domanda: Ghesce là ha parlato della vacuità come mancanza di inerente esistenza delle cose, delle persone dei fenomeni. Io chiedo un chiarimento riguardo al fatto che in molte Sadhane, in molte pratiche buddhiste si trova l’espressione: ‘Dalla vacuità emerge un loto una sillaba, una divinità’. Questa espressione dà quasi l’impressione come si tratti di uno spazio, di una dimensione, di qualcosa che comunque mi pare un pò diverso da quello che Ghesce là ha spiegato.
Ven. Ghesce Yeshe Tobden:
 Poiché tutti i fenomeni sono privi di esistenza inerente , attraverso questa meditazione sulla mancanza di inerente esistenza di tutti i fenomeni nasce, emerge la divinità, la sillaba al di fuori della vacuità .L’oggetto di tale meditazione emerge da una mente che realizza la mancanza di inerente esistenza dei fenomeni.
Anche se una persona non ha realizzato la vacuità , può nascere ugualmente una specie di visualizzazione di questa divinità attraverso la concentrazione , il desiderio che è dentro di lui.
Domanda : Si è parlato a proposito della pratica della generosità: Vorrei sapere fino a che punto è giusto seguire i desideri altrui.
Ven. Ghesce Yeshe Tobden: Se l’oggetto che ci viene richiesto è pericoloso per la persona che lo sta richiedendo allora non dovremo darglielo. Per esempio se qualcuno ci chiede delle droghe pesanti , noi non dovremo dargliele:Se ci viene chiesto qualcosa che può essere piacevole od utile per un breve periodo di tempo, ma alla lunga risulterà dannoso , anche in questo caso dobbiamo rispondere negativamente. Se invece la cosa è nociva per un breve tempo, ma alla lunga utile, allora la si può donare.
Domanda : come è possibile giustificar il superamento del concetto di amare il prossimo come se stessi, giungendo fino a considerare un altro più importante di noi?
Ven. Ghesce Yeshe Tobden: Se consideri gli altri più importyanti di te stesso ,ti impegnerai facilmente nel compier azioni positive verso di loro ,anzichè danneggiarli , e quste azioni positive torneranno come tuo diretto beneficio. Certamente sperimenterai questo beneficio aiutando gli altri , ma devi farlo con altruismo,senza pensare alla ricompensa. Se qualcuno , essendo in una buona situazione, non pensasse al beneficio altrui non sarebbe un buon praticante di Dharma.
Al contrario un buon praticante, se tutti gli altri stanno bene , non si preoccupa della propia condizione.
Il Dharma si propone di migliorare la situazione di una persona e quindi chiunque aiuta gli altri è un buon praticante
N.B. Questa dispensa non ha alcun valore ufficiale, vuole solo essere un sussidio per i partecipanti al corso di Lama Ghesce Yesce Tobden.
Dedichiamo i meriti della preparazione di questa dispensa per la lunga vita di Ghesce Yeshe Tobden.
Ulteriore N.B. Chiedo umilmente scusa a tutti per la lentezza con cui ho pubblicato questo corso, per gli errori di ortografia e di battitura. Se un minimo merito è stato accumulato lo dedico integralmente per il veloce ritorno del Ven. Ghesce Yeshe Tobden.