Ghesce Ciampa Ghiatso: Le tre porte.

Ghesce Ciampa Ghiatso: Il Buddha ha proposto differenti esposizioni perché qualcuno potrebbe preferire una elaborazione minima, apprezzando una maggiore semplicità e meditare sui cinque aggregati; altri potrebbero preferirne una intermedia e quindi meditare sulle dodici entrate; altri ancora potrebbero preferire una elaborazione più accurata e meditare quindi i diciotto costituenti.

Ghesce Ciampa Ghiatso: Il Buddha ha proposto differenti esposizioni perché qualcuno potrebbe preferire una elaborazione minima, apprezzando una maggiore semplicità e meditare sui cinque aggregati; altri potrebbero preferirne una intermedia e quindi meditare sulle dodici entrate; altri ancora potrebbero preferire una elaborazione più accurata e meditare quindi i diciotto costituenti.

Terza parte degli Insegnamenti conferiti dal venerabile Ghesce Ciampa Ghiatso presso il Centro Studi Cenresig di Bologna nell’ottobre 1996: Introduzione al Sutra del Cuore. Traduzione dall’inglese di Annamaria De Pretis. Trascrizione di Gianna Calabria. Revisione di Francesco La Rocca, Annalisa Lirussi, Joan Nicell.

Ghesce Ciampa Ghiatso: LE TRE PORTE

Allo stesso modo, Shariputra, tutti i fenomeni sono vuoti, sono privi di caratteristiche definite; non sono generati e non cessano; sono privi di impurità e non sono separati dalle impurità; non diminuiscono e non aumentano.”Vengono considerati otto aspetti in relazione alle tre porte della liberazione.

…tutti i fenomeni sono vuoti…”.

Dopo il sentiero dell’accumulazione e della preparazione c’è il sentiero della visione. Quest’ultimo è definito come la chiara realizzazione diretta della vacuità o ‘sentiero stabile della visione’. Ottenendo questo sentiero si ha la chiara realizzazione di percepire per esperienza diretta la vacuità.

…sono privi di caratteristiche definite…

Per privi di caratteristiche si intende che i fenomeni sono privi di caratteristiche intrinseche che quindi le caratteristiche non hanno un’esistenza a sé stante.

… non sono prodotti e non cessano…”.

Cioè non sono generati, non sono nati. Questo si riferisce ai fenomeni che svolgono una funzione. I prodotti, generati da cause e condizioni, non hanno una generazione a sé stante, intrinseca, priva di cause e condizioni.

… non cessano…” .

Cioè sono privi di cessazione. Tutto ciò che è prodotto e che ha una funzione avrà termine, cesserà, ma questo non avverrà di per se stesso intrinsecamente, non c’è quindi una cessazione a sé stante. Consideriamo questo tavolo. Se avesse un’esistenza a sé stante allora non cesserebbe mai, non vedrebbe mai la fine. Qualcosa di inerente, intrinseco, a sé stante, sarebbe immutabile, invariabile da parte di qualunque altra cosa.

… sono privi di impurità e non sono separati dalle impurità…”.

I fenomeni non sono contaminati, sono privi di impurità. Possiamo parlare di due tipi di macchie. Il primo tipo è detto ‘naturale’, intendendo l’esistenza a sé stante. Quindi tutti i fenomeni non hanno questa impurità dell’esistenza a sé stante. Poi convenzionalmente ci sono dei fenomeni impuri, per esempio il nostro attaccamento. Ci sono delle cose contaminate come le nostre afflizioni mentali. Però anche queste impurità non hanno un’esistenza a sé stante. Da un punto di vista ultimo non sono tali.

… non diminuiscono né aumentano…”.

Questo sempre dal punto di vista ultimo, infatti intrinsecamente questo non avviene. Invece convenzionalmente si possono osservare che alcune cose diminuiscono, si riducono, ad esempio la nostra energia fisica; in particolare quando si invecchia, le nostre facoltà sensoriali e la nostra energia fisica diminuiscono mentre le persone giovani sono ancora in crescita e diventano più forti; tutto ciò non avviene in modo indipendente. Per l’organismo umano non c’è una crescita indipendente bensì correlata al cibo, al nostro grado di istruzione, dipendente da varie condizioni che ci permettono di rafforzarlo. Non hanno incremento in quanto, come abbiamo detto, tutti i fenomeni sono vacuità e questa è la prima porta della liberazione chiamata vacuità.

… tutti i fenomeni sono privi di caratteristiche definite, non sono generati e non cessano;

sono privi di impurità e non sono separati dalle impurità.”

Queste cinque considerazioni riguardano la seconda porta che viene detta mancanza di segni.

… non diminuiscono non aumentano …

Quando dice non diminuiscono e non aumentano si riferisce alla terza porta della liberazione chiamata mancanza di desideri, risultati che da un punto di vista ultimo non hanno un’esistenza intrinseca.

Il primo punto circa la prima porta della liberazione, la ‘vacuità’, è una considerazione generale che tutto ciò che esiste è privo di esistenza intrinseca.

Poi la seconda porta della liberazione, la ‘mancanza di segni’, si riferisce a tale natura di tutti i fenomeni che sono causa.

Quindi si parla della ‘mancanza di desideri’, la terza porta della liberazione, e si riferisce ai risultati, cioè si afferma che tutti i fenomeni che sono risultato non sono intrinsecamente esistenti.

Quindi Shariputra, nella vacuità non c’è forma, né sensazione, né discriminazione, né fattori composti, né coscienza. Non c’è occhio, né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né mente, né forma, né suono, né odore, né gusto, né oggetti tattili, né fenomeni.”

Allo yogi assorto nella meditazione sulla vacuità e che ne realizza il significa-to non appare null’altro che la vacuità; quindi non appaiono forme visive, né sensazioni, né idee, né suoni. L’unico oggetto che appare alla coscienza assorta nella vacuità è la vacuità stessa.

Quindi, se qualcuno pensasse che durante la meditazione sulla vacuità appaiano delle forme o degli oggetti, questa tesi è da confutare. C’è un unico oggetto che appare durante tale meditazione, non c’è dualismo. Se apparisse qualcos’altro l’esperienza sarebbe duale. Convenzionalmente tutti questi fenomeni quali la forma, le sensazioni, le discriminazioni, i fattori di composizione, esistono, ciascuno di noi possiede questi cinque componenti o aggregati. In questo punto del testo sono indicate le tre categorie di fenomeni, i cinque aggregati, le dodici entrate e i diciotto costituenti. Il Buddha ha proposto differenti esposizioni perché qualcuno potrebbe preferire una elaborazione minima, apprezzando una maggiore semplicità e meditare sui cinque aggregati; altri potrebbero preferirne una intermedia e quindi meditare sulle dodici entrate; altri ancora potrebbero preferire una elaborazione più accurata e meditare quindi i diciotto costituenti. Coloro che sono di capacità particolarmente sviluppate possono meditare sula base di una esposizione più sintetica, quella dei cinque aggregati, chi ha facoltà di livello intermedio necessita della presentazione in dodici entrate, e chi ha una preparazione più scarsa necessita della esposizione più elaborata dei diciotto costituenti. Il primo capitolo del testo di metafisica buddhista (Abhidharmakosha di Vasubhandu) espone in dettaglio questi punti in relazione ai cinque aggregati psicofisici.