Ghesce Giampa Ghiatso: Quattro consapevolezze 3

Ghesce Ciampa Ghiatso: Ora cerchiamo di fare un po’ di meditazione. Cercate di concentrarvi sulla mente nell’aspetto di amore e compassione. Cercate di manifestare quella mente e poi di mantenerla in quello stato. Cercate di sviluppare una buona motivazione che desidera ottenere la buddhità per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e per questo ci impegniamo nell’ascolto.

GhesceCiampa Ghiatso: Oracerchiamo di fare un po’ di meditazione. Cercate di concentrarvisulla mente nell’aspetto di amore e compassione. Cercate dimanifestare quella mente e poi di mantenerla in quello stato. Cercatedi sviluppare una buona motivazione che desidera ottenere la buddhitàper il beneficio di tutti gli esseri senzienti e per questo ciimpegniamo nell’ascolto.

Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma.

Secondo verso

Il secondo verso tratta della compassione incommensurabile.

Nella prigione di sofferenza dell’esistenza ciclica senza fine

Gli esseri senzienti delle sei classi vagano privi di felicità

I genitori che ci hanno nutrito con la loro gentilezza sono li.

Abbandona attaccamento e odio,

medita sulla compassione e sul prenderti cura di loro.

Poni la tua mente senza permetterle di vagare

in uno stato di compassione per loro.

Avendola resa consapevole priva di dimenticanza

mantienila in uno stato di compassione.

Il samsara è sofferenza senza fine, come sappiamo molto bene. Nella nostra vita quotidiana vediamo che compaiono continuamente dei problemi e delle sofferenze.

Questi aggregati sono creati da azioni contaminate e afflizioni. La connessione tra gli aggregati contaminati delle vite precedenti e successive è chiamata samsara.

Il nostro karma crea da due cose, ambiente e esseri senzienti. Chi crea il karma. Il karma è creato dalla nostra mente o dalla mente. Per cui il creatore principale è la nostra mente, non è dio né il principio primordiale. Il creatore quindi è la nostra stessa mente. Osserviamo per esempio la nostra vita quotidiana. È stata sviluppata molta tecnolgia. Tutto questo inizia con un pensiero. Si pensa un progetto, lo si modella e poi lo si mette in atto. Lo stesso funziona anche per gli edifici. Si inizia con un’idea, poi si disegna un progetto con la localizzazione delle varie stanze e poi viene attualizzato.

Vi sono anche altri tipi di progetti, come un suicida che progetta di uccidersi lanciandosi da una finestra.

Anche le più piccole decisioni come andare al mare o in discoteca dipendono dalla mente.

L’esistenza ciclica è paragonata anche alla prigione in cui non ci si può muovere secondo i nostri desideri. Così non possiamo muoverci liberamente verso la felicità anche se lo desideriamo. I guardiani dell’esistenza ciclica che ce lo impediscono sono anch’essi interni alla mente.

La nostra mente a volte è molto oscurata e confusa, perciò poiché l’ignoranza è la causa radice del nostro non poter uscire dal samsara.

Gli esseri senzienti delle sei classi non sperimentano felicità, sono solo sempre tormentati dalla sofferenza.

I sei reami sono gli esseri infernali, gli spiriti famelici, animali, umani, semi dei e dei.

I primi tre sono detti reami inferiori perché la sofferenza che vi si sperimenta è …. Gli esseri umani, semi dei e dei sono detti reami felici perché vi si sperimenta più felicità, meno sofferenza e usando lo sforzo possono generare realizzazioni. I reami infernali sono suddivisi in otto inferni caldi, otto inferni freddi, quattro inferni periferici e occasionali. Gli inferni occasionali esistono anche nel nostro reame umano. Vi sono storie a questo proposito ma non ne voglio raccontare adesso. Capita anche nel nostro reame che brucino delle intere case. Anche nel nostro reame accade che le persone muoiano schiacciate in un terremoto, da incendi e così via. Possiamo così vedere che la nostra vita è costituita da sofferenza. La realizzazione dei fenomeni come vuoti di esistenza intrinseca permette di eliminare l’esistenza ciclica. Il samsara è suddiviso in sei classi.

Tutti gli esseri senzienti delle sei classi si sono presi cura di noi con grande gentilezza. Se guardiamo bene, anche come esseri umani, se viviamo con i nostri genitori, vediamo che anche in questa vita devono sperimentare sofferenza. Spesso i figli creano molti problemi ai genitori e non se ne prendono cura. Escono la notte, e al mattino rientrando ubriachi, fanno un incidente e muoiono. Vediamo queste cose nei telegiornali.

Dobbiamo comprendere in che modo come figli creiamo problemi alla famiglia.

Accade anche il contrario. Perché? Perché la nostra mente è sopraffatta dalle emozioni afflittive e così non ci rendiamo conto. Per esempio alcuni amano fumare anche se si sa che danneggia la salute. Ad alcuni piace bere. La radice è l’ignoranza che crea in questo modo molte sofferenze e problemi. Dobbiamo cercare di capire come le sofferenze e le difficoltà nel samsara sono senza limite. Perché la nostra mente è totalmente sotto il controllo delle afflizioni. I nostri genitori sono molto gentili. Lo stesso lo sono stati i genitori delle vite precedenti. Non solo come esseri umani. Anche gli animali si prendono cura della prole con grande compassione. I pulcini per esempio vengono nutriti dai genitori quando sono piccoli. Per cui cerchiamo di riconoscere la gentilezza dei nostri genitori e sviluppare l’atteggiamento che desidera ripagare la gentilezza.

Cerchiamo di abbandonare l’attaccamento e l’odio. Abbiamo la tendenza ad attaccarci a un altro essere e questo ci crea problemi nella nostra vita quotidiana. L’attaccamento nella nostra mente crea problemi, come facciamo a vederlo? È sufficiente osservare la nostra mente.

Nel caso dell’attaccamento verso una certa persona, per esempio, prima cerchiamo di essere gentili. Poi accade qualcosa e per questo motivo nella mente sorgono rabbia, gelosia, ecc. Tutto questo è dovuto all’attaccamento.

Possiamo così vedere che molti problemi sono dovuti all’attaccamento. Per esempio ci può essere qualcuno che vuole abbellirsi e per questo si fa fare operazioni nel viso che possono a volte anche peggiorare la situazione. Può anche accadere di perdere la vita durante queste operazioni.

Dobbiamo comprendere che una volta ottenuto il corpo creato da padre e madre non lo possiamo cambiare.

Alcuni soffrono dell’avere le rughe. Alcuni temono la perdita dei capelli e si fanno impiantare nuovi capelli. Questo impulso è seguito da molte persone, soprattutto dalle persone che stanno bene finanziariamente. Cercano di rendersi migliori ma poi sembrano peggio.

Mentre i povere vorrebbero sperimentare queste cose ma non possono e per questo hanno meno pensieri di questo tipo.

L’attaccamento così crea problemi in famiglia, nel gruppo, nel paese, e fa sì che non vi siano buoni rapporti. Alla radice c’è attaccamento ma poi sorgono rabbia e odio. Cerchiamo di abbandonare l’attaccamento.

La meditazione per contrastare la mente di attaccamento è il meditare sulla bruttezza dell’oggetto di attaccamento che può essere meditato come uno scheletro o come un cadavere di colore blu, con un odore sgradevole. Con molti vermi che ne percorrono le carni fuoriuscendo da buchi scavati nella carne. Se meditare il cadavere è difficile allora si può meditare solo lo scheletro. All’inizio usiamo noi stessi come oggetto di meditazione.

Dalla nostra fronte cade un pezzo di carne e si vede una parte di scheletro. Ci concentriamo su questa immagine e continuiamo a visualizzare la caduta della carne fino a che non si vede tutto lo scheletro, solo ossa.

All’inizio meditiamo su noi stessi e poi immaginiamo anche tutti gli esseri senzienti come scheletri. Dopo avere eseguito questa meditazione, lentamente ci rigeneriamo, prima la parte inferiore del corpo. Se meditiamo in questo modo sullo scheletro nostro e degli altri. Se invece vogliamo applicare un antidoto all’odio, quello principale è l’amorevole gentilezza. Pensando che tutti gli esseri senzienti hanno bisogno di felicità e delle cause della felicità. Questo è l’antidoto all’odio perché l’odio, o rabbia, è una mente che vuole danneggiare mentre la mente amorevole vuole beneficiare.

Cerchiamo di sviluppare la mente di amorevole gentilezza.

possano tutti gli esseri senzienti avere la felicità e le cause della felicità.

È mia responsabilità fare sì che tutti gli esseri senzienti abbiano la felicità e le cause della felicità”

in questo modo cerchiamo di eliminare l’odio.

Avendo abbandonato attaccamento e odio, qui si parla dello sviluppo della compassione. La nostra mente auto gratificante pensa che siamo importanti solo noi. [Mentre la mente di compassione pensa il contrario che siano gli altri a essere importanti.] Ci sono diversi livelli di compassione di cui non posso parlare qui.

La mera compassione che desidera liberare gli esseri dalla sofferenza e dalle cause di sofferenza è il primo livello.

Un altro livello è quello di vedere gli esseri senzienti nel loro mutare istantaneo e su quella base generare compassione.

Per esempio se vediamo gli esseri senzienti che sembrano felici e immediatamente dopo sperimentano sofferenza. Dobbiamo vedere che tutti gli esseri senzienti non sono tormentati solo dalla sofferenza della sofferenza ma anche dalla sofferenza del cambiamento e da quella onnipervasiva. Se osserviamo noi stessi, vediamo che possediamo tutte e tre le sofferenze. La natura del nostro corpo contaminato è sofferenza. Il dolore manifesto che sperimentiamo sulla base di una parte del corpo, come per esempio il dolore ai reni, è sofferenza della sofferenza.

La sofferenza del cambiamento si riferisce allo sperimentare in un primo momento la felicità, per esempio mangiamo un cibo delizioso ed esageriamo. A quel punto non stiamo più bene. Oppure, un altro esempio, andiamo al mare. All’inizio sperimentiamo un certo piacere, ma poi veniamo bruciati dal sole e così sorge un certo fastidio che ci fa cercare un luogo ombreggiato. Un piacere iniziale subito seguito da una sofferenza è chiamato sofferenza del cambiamento. La sofferenza pervasiva, per esempio invece si riferisce al fatto che benché non esista una sofferenza manifesta se pungessimo con un ago il nostro corpo, in qualunque parte, avremo dolore. Oppure anche al fatto che tutti, indifferentemente, dal capo di stato al mendicante, sperimentano sofferenza.

Sofferenza onnipervasiva vuol dire che tutti i sei reami dalla sommità fino al più basso livello di inferni sono sofferenza.

Dobbiamo riconoscere questo tipo di sofferenza e sviluppare il desiderio di uscire da questo stato di sofferenza onnipervasiva. Su questa base dobbiamo sviluppare compassione. Il terzo livello di compassione è il meditare sugli esseri senzienti che soffrono come vuoti di esistenza intrinseca. [Se meditiamo la mancanza di esistenza intrinseca …] si può ottenere lo stato liberato. Cerchiamo di fare in modo che la nostra mente non vaghi ovunque. Teniamola invece focalizzata sulla compassione, senza lasciarla vagare.

La nostra mente vaga sempre, dovunque, qui e là. Se per esempio uno desiderasse meditare. Dopo un qualche momento di meditazione ecco che sorgono immediatamente pensieri come “devo andare là, devo fare questa cosa, ho bisogno di quello, ecc” In questo modo la mente viene distratta dall’oggetto di meditazione.

Il VI Dalai Lama dice che cercava di meditare il volto del proprio guru ma invece sorgeva il volto della propria amata.

Ho incontrato molti così detti sadhu in India. Non si vestono con molti abiti e vanno in giro con un bastone cantando versi e mantra. Uno diceva che per realizzare la calma dimorante, la mente focalizzata su un punto, l’oggetto di meditazione migliore è il volto della propria moglie. In questo modo la concentrazione è più chiara. Dopo aver realizzato la concentrazione si può cambiare oggetto e meditare la divinità. I sadhu dell’India non parlano di vacuità. Parlano di mancanza del sé. Parlano anche della transitorietà.

Nella tradizione indiana si cerca di focalizzare la concentrazione su una fiamma accesa di fronte a loro. Alcuni dicono che questa è la migliore meditazione. Atiscia disse che l’oggetto da usare per sviluppare la mente concentrata può essere qualunque fenomeno. Quello che si preferisce. Quello che ci permette una migliore concentrazione, che ci rende confortevoli, qualunque sia. Ora cerchiamo di fare un po’ di meditazione. Cercate di concentrarvi sulla mente nell’aspetto di amore e compassione. Cercate di manifestare quella mente e poi di mantenerla in quello stato. Cercate di sviluppare una buona motivazione che desidera ottenere la buddhità per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e per questo ci impegniamo nell’ascolto. Continuiamo la lettura del testo.

Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma presso la Badia di Torrechiara in provincia di Parma. Traduzione della Ven. Losan Trime (Birgit Shweiberer) e trascrizione immediata di Ivan Zerlotti. Attenzione: questa è la trascrizione simultanea degli insegnamenti, non è stata né rivista né corretta, pertanto potrebbe contenere degli errori. Nel corso del testo della trascrizione le parti tra parentesi quadre indicano una mancata trascrizione eventualmente sostituita con una sintesi. Il trascrittore si scusa per ogni eventuale errore inserito nel testo e dedica ogni più piccolo merito accumulato nel trascrivere le sante parole di dharma del prezioso guru e padre Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce, alla sua lunga vita, affinché infiniti esseri possano sempre deliziarsi nell’ascolto dei suoi insegnamenti e, praticandoli, possano giungere al completamento delle proprie qualità e dell’altrui beneficio.