Lama Thubten Yeshe “Perché cambiare la mente”
“…Pregherò affinché il vostro viaggio diventi educativo e vi aiuti ad allargare il vostro punto di vista”.
Ora per quanto riguarda la realtà questo è il punto. La realtà può apparire in modi diversi ad ognuno di voi, ognuno può dire questo è giusto a sbagliato a seconda del proprio personalissimo punto di vista. E’ questa la ragione per cui vi sto dicendo che ciò che rappresenta l’Himalaya è totalmente diverso da ciò che vi sembra possa rappresentare nella visione comune di questo luogo che avete nel vostro Paese.
E così quando voi viaggiate e percepite alcune cose non prendetela troppo seriamente, ma prendetela in base a come la vostra mente percepisce il tutto e la realtà che percepite ed i differenti fenomeni…sennò rischiate che la testa vi vada in confusione. Per quanto riguarda il punto di vista della vita e della realtà di un monaco dell’Himalaya in genere si pensa così : ogni evoluzione del nostro corpo, parola e mente deriva ed è motivato dalla mente stessa. Inoltre l’energia fisica e l’energia della mente sono differenti l’una dall’altra. Per esempio nel mondo occidentale c’è una idea del principio del tutto, di creazione: anche nel buddhismo esiste questo principio e questo principio è rappresentato dalla mente da cui, secondo il buddhismo, deriva il tutto.
Ora per quanto riguarda la natura della mente essa ha la caratteristica di essere priva di forma e colore, è priva di atomi. E’ come uno specchio, è chiaro in se stesso ma ha la capacità di riflettere i fenomeni : questo è il modo in cui si rappresenta la mente. E allo stesso modo la nostra mente è chiara e limpida ed ha il potere di riflettere ed assorbire molte cose, dalle cose più positive e negative. Proprio per questo deve essere chiara, diversamente come farebbe a riflettere le cose ?
Così la gente dell’Himalaya dà molta importanza alla meditazione. Così quello che noi dobbiamo fare è contemplare l’essenza del nostro pensiero, non importa che siano negativi o positivi l’importante è osservarli per capire la natura chiara e limpida della nostra mente. Il problema siamo noi. Siamo sempre proiettati all’esterno, ci preoccupiamo a contemplare troppo le cose che ci stanno all’esterno dedicando poco o nessun tempo a ciò che accade all’interno della nostra mente : questa natura della mente è la natura relativa e non assoluta, ma portando avanti questo concetto riesce a portarci pian piano a contatto con la sua vera natura.
Ora noi possiamo chiederci perché questo monaco mi dà un lavoro extra e mi fa meditare ?
Il punto è questo: noi abbiamo la vita, un corpo, una mente, una parola, una casa, una macchina ed abbiamo soldi, siamo belli fisicamente…ecc. Ora il punto è proprio questo: basta ??
Da questo viene la domanda del monaco dell’Himalaya: voi avete tutte queste cose, ma siete completamente soddisfatti?? Siccome è difficile pensare a tutto ciò, adesso per alcuni minuti ci sediamo e contempliamo la nostra mente….
La risposta a questa domanda è che tutte queste cose non sono sufficienti per portare gratificazione in tutti noi e proprio su questo dobbiamo meditare. Forse in occidente il vostro modo di vivere vi porta ad autoconvincervi che i beni materiali portino felicità, ma questo non è vero è solo un modo di convincere voi stessi. Per esempio se io prendo questo fiore e dico che è bello e sono felice nel guardarlo, potete verificare di provare queste sensazioni realmente ?…Riflettete su tutto ciò.
Questo vuol dire che sopravvaluto l’oggetto della mia osservazione dando lui il potere di creare sensazioni di questo tipo dentro noi stessi. Questo modo di vivere la vita, di legarsi agli oggetti intorno a sé, questo modo rischia di portare nevrosi ed insoddisfazioni. Prima di tutto sapete che questi oggetti esteriori che non sono abbastanza per voi, ma voi tendete a ripetervi che sono sufficienti, ed è così che si tende ad essere meno ragionevoli. Secondariamente sovrastimiamo questi oggetti e pensiamo che questa sensazione di piacere rimanga con noi per sempre. Così la ricerca spasmodica del piacere tramite l’uso di questi oggetti, questa visione di tale
piacere come permanente, tutta questa sensazione è ciò che effettivamente rappresenta la percezione errata della realtà. Avendo delle aspettative irragionevoli nei confronti di questo oggetto chiedendogli di stare con noi, aggrappato a noi sino alla mia morte, e questa è la ragione per cui non siamo liberati. E finché non cambio la mia mente da questi concetti fissi, non esiste nessuna via per poter essere felici.
Non voglio che fraintendiate, che questo monaco vi chieda di non avere dei piaceri : il monaco pensa che gli esseri umani debbano avere il migliore e più durevole piacere per sempre. Dal punto di vista filosofico la mente può avere tre tipi di attività : negativa, positiva e neutra e così anche dal punto di vista religioso (virtuosa, non virtuosa e neutra). Quello che penso è che se noi non
riusciamo ad avere una mente positiva, piuttosto che avere una mente negativa è preferibile avere una mente neutra, mantenersi nel mezzo delle due cose. Perché tale tipo di comportamento almeno non danneggia né te né gli altri. Così da quando noi siamo nati e sino ad ora ogni azione che noi abbiamo commesso è stata negativa o positiva oppure, come abbiamo detto, neutra.
Il nucleo, il centro della situazione è capire dove dirigere l’energia del nostro corpo, della nostra parola e della nostra mente. Lasciatemi fare un esempio : se tra Lama e me c’è della competitività e nel momento in cui l’uno vede il successo dell’altro nasce della competitività e vuole vedere il proprio avversario buttato giù, questo è un cattivo modo di fare. Se invece c’è un rapporto senza conflitti e si dimostra alla persona vicina affetto e compassione senza attendersi nulla in ritorno, è tale modo che alla fine ci procura la maggiore soddisfazione ed il maggior piacere. E così dal punto di vista buddhista ciò che è positivo o negativo dipende dalla mente e non da ciò che effettivamente ci fa una persona. Se per esempio qualcuno ci dà uno schiaffo con attitudine di amore, questa ovviamente non è azione che riceviamo come positiva ma siamo noi con la nostra mente che la collochiamo tra le cose positive o negative.
Allora facciamo un altro esempio: se una persona si considera religiosa e reputa la propria religione la migliore del mondo e si sente molto orgoglioso di ciò che fa e costruisce templi e chiese, se qualcun altro gli dice di non essere d’accordo o afferma che lui sia un pazzo, tale affermazione fa scattare in lui la rabbia o l’odio, questo dimostra che tale atteggiamento non è per nulla positivo anche se può per lui sembrare positivo in funzione di ciò che ha costruito. L’oggetto della nostra devozione, sia esso una chiesa, un tempio, la nostra meditazione non importa quale esso sia, il buddhismo dice di essere liberi da qualunque sia tale oggetto e liberi da qualsiasi limitazione. La domanda è: come rilassare questa mente da ogni attaccamento verso gli oggetti in genere? La risposta è investigando in modo ragionevole di tali oggetti e dei soggetti che a questi si rapportano (me stesso, la mia mente). Quello che noi dobbiamo fare è investigare la realtà di ogni oggetto e comprendere che ogni oggetto ha una propria energia e si capirà che ogni oggetto ha anche un decadimento, così come noi stessi. Questa impermanenza dell’oggetto ci farà capire che anche la sua realtà intrinseca lo è, così come la nostra mente, facendoci dare la giusta opinione sull’oggetto stesso. E così noi dobbiamo rinunciare a questo modo inesistente in cui noi vediamo l’oggetto dei nostri sensi ed instaurare questo rapporto in modo diverso, poiché qualsiasi piacere ci fornisca un oggetto e comunque momentaneo così come noi stessi siamo impermanenti, e comunque la si metta questa è inevitabile che sia la realtà. Ciò che è necessario per rilassare questo rapporto tra soggetti e oggetti è comprendere profondamente la realtà di noi stessi e la realtà degli oggetti. Quando tale comprensione è a noi chiara, solo allora potremo considerarci liberati. Non dovete fraintendere la parole himalayana “rinuncia”: rinuncia non significa trasformarsi in degli spiriti famelici. Rinuncia significa “comprendere” e solo comprendendo potremo raggiungere la serenità ed il rilassamento, non c’è relax quando si vuole mantenere per forza un oggetto a sé.
E così quando Buddha rinunciò al suo regno, non lasciò indietro la sua mente agitata, la sua mente agitata lo seguì comunque. La rinuncia non è avvenuta lasciando semplicemente il suo palazzo. Per evitare questi estremi in cui ci sono sopravvalutazione degli oggetti e un’estremo attaccamento a una cosa, il modo per raggiungere questo obiettivo è non lasciare andare la nostra attenzione e consapevolezza continua del rapporto della nostra mente e del modo in cui si percepiscono gli oggetti e le cose che ci circondano. In questo modo si diventa veramente aperti, ognuno di noi ha questa capacità di controllare questa abilità, a volte e positiva ed altre si pensa di non essere capaci di farlo. Questo vuol dire essere Buddha e per quanto difficile possa apparire è proprio questo ciò che Buddha ha affermato : che ogni essere umano ha queste capacità e può essere un Buddha. Non importa che noi siamo religiosi o no, che apparteniamo ad una corrente o credo oppure no, ognuno di noi ha in se la gentilezza e consapevolezza. In questo momento questi sentimenti sono come un bambino e bisogna svilupparli senza mai cadere nella tentazione di auto commiserarsi, di dire “non ce la farò mai”. Dentro di noi ci sono queste qualità e dobbiamo trovarle e svilupparle. Riconoscerle allo stato embrionale e svilupparle, senza mai, ripeto, cadere
nell’autocommiserazione pensando di non potercela fare. Ora quando io stavo a Dharamsala avevo una cagna e questa aveva dei cuccioli, quando aveva del cibo lo masticava e lo donava ai suoi cuccioli. Questo amore di beneficiare coloro che stanno vicini ce l’hanno tutti gli esseri senzienti.
Poi ci sono degli studenti che seguono con me dei corsi ed alcuni di loro sono ragazze, e mi è capitato di incontrare una di loro che mi ha detto di aspettare un bambino ma di chiedersi di come poter beneficiare questo bambino. Questa ragazza affermava di non provare vero amore per gli altri, probabilmente di non provare sentimento puro nemmeno per il bambino che stava per arrivare. Io le risposi di non preoccuparsi e di avere la certezza che dopo la nascita del proprio bambino avrebbe iniziato ad avere le ansie caratteristiche conseguenti a tali eventi e proverai tanto amore.
Quando poi effettivamente il bambino venne al mondo la ragazza tornò da me dicendomi che si era verificato ciò che le avevo detto, che lei adesso provava grande amore per suo figlio.
Tutto ciò sta a dimostrare che certe attitudini, anche se si pensa di non averle, le abbiamo tutti insite dentro noi stessi.
La conclusione è che quello che noi abbiamo è un corpo ed una mente e dobbiamo prenderci cura dell’uno e dell’altra. Bisogna sedersi e contemplare la natura della propria mente e prenderci cura di essa iniziando ad avere una sempre maggiore consapevolezza. Oppure possiamo contemplare le immagini ed i pensieri e le immagini che sorgono nella nostra mente e se non riusciamo a far bene nemmeno questo almeno avere una maggiore consapevolezza in generale di noi stessi. Questo tentando in ogni modo di non farci distrarre a puntando l’attenzione sull’andamento della nostra vita in generale, senza fossilizzarci troppo a pensare a ciò che è accaduto ieri o ciò che accadrà domani. Consapevoli del nostro destino che va e che viene.”