Atisha: istruzioni a Yeshe Barwa

Lama Atisha: Finché non siete padroni di voi stessi, non potrete conquistare gli altri, perciò, per prima cosa, dominate voi stessi.

Lama Atisha: Finché non siete padroni di voi stessi, non potrete conquistare gli altri, perciò, per prima cosa, dominate voi stessi.

Mentre il venerabile Atísha si trovava a Yerpadrak, vicino a Lhasa, diede le seguenti istruzioni a Yeshe Barwa di Olgud: “Nobili figli, riflettete profondamente su queste parole. Nel kaliyuga (era dei conflitti la vita umana è breve e ci sono molte cose da capire. La durata della vita è incerta, non sappiamo quanto vivremo. Per questo motivo dovete fare un grande sforzo, fin da adesso, per esaudire i vostri retti desideri.

Non definitevi bhikshu (mendicante errante o rinunciante, dal tempo del Buddha in poi è diventato sinonimo di monaco buddhista) se, nello stesso modo di un laico, ottenete le necessità della vita.

Anche se vivete in un monastero e avete abbandonato le attività comuni, se vi affliggete per quanto avete abbandonato, non avete il diritto di dichiarare: “Sono un Bikshu che vive in un monastero”.

Una volta che avete ottenuto le istruzioni del lama, dovreste meditarle incessantemente e agire in armonia con le sue parole. Quando farete questo con grande umiltà, gli effetti si manifesteranno senza indugio. Se agite dal profondo del cuore conformi al Dharma, cibo e cose necessarie vi arriveranno naturalmente.

Amici, non c’e appagamento nelle cose che desiderate, e’ come bere acqua di mare per soddisfare la sete.

Perciò, accontentatevi.

Distruggete ogni forma di presunzione, orgoglio e vanità. Siate sottomessi e pacifici.

Abbandonate ciò che qualcuno chiama virtù, ma che in realtà è solo un impedimento alla pratica del Dharma. Come fossero sassi di un sentiero impervio, dovreste gettar via ogni idea di guadagno e rispetto, perché sono il cappio del demone. Come il moccio nel naso, soffiate via tutti i pensieri di fama e lodi, perché servono soltanto a ingannare e illudere.

Poiché la felicità, il piacere e gli amici che avete radunato hanno la durata di un attimo, allontanatevi da loro. La vita futura è più lunga di questa vita, perciò, per provvedere al vostro futuro, assicuratevi premurosamente il vostro tesoro di virtù. Quando morirete, lascerete ogni cosa dietro di voi: non siate attaccati a niente.

Smettete di disprezzare e criticare gli altri e sviluppate un cuore compassionevole nei confronti di coloro che sono vostri inferiori. Non abbiate un profondo attaccamento per i vostri amici e non fate discriminazioni a svantaggio dei vostri nemici. Senza essere gelosi o invidiosi delle buone qualità degli altri, con umiltà, dedicatevi a svilupparle anche voi.

Non preoccupatevi di esaminare gli errori degli altri, ma esaminate i vostri. Purificatevi da essi come purifichereste il sangue. E nel contempo, non dovreste fissarvi sulle vostre virtù, ma concentrarvi sulle virtù degli altri e rispettare costoro come foste un loro servitore.

Estendete la vostra amorevolezza a tutte le creature, come se tutte fossero vostri figli.

Abbiate sempre un’espressione sorridente ed una mente amorevole. Parlate sinceramente ma senza collera. Se vi dilungate in discorsi futili, farete errori; perciò parlate poco.

Se fate molte cose futili, il vostro lavoro virtuoso cesserà: abbandonate le azioni che non sono religiose. È inutile fare fatica in un lavoro inessenziale. Poiché il vostro darvi da fare proviene da molto tempo indietro, come risultato del vostro karma (delle vostre azioni), i risultati non saranno mai all’altezza dei vostri desideri, di conseguenza, state calmi.

Ahimè, è molto meglio morire che essere causa della vergogna di una persona santa; perciò siate sempre onesti e senza inganni. Tutte le sofferenze e le felicità di questa vita nascono dalle azioni di questa e delle precedenti vite: non rimproverate gli altri per ciò che vi accade. Ricordate di ricambiare la gentilezza del Lama, poiché la vostra felicità è la sua benedizione.

Finché non siete padroni di voi stessi, non potrete conquistare gli altri, perciò, per prima cosa, dominate voi stessi. Poiché non siete in grado di far maturare gli altri senza la chiaroveggenza, impegnatevi intensamente per acquisire la chiaroveggenza.

Amici, l’esistenza ciclica e’ una reale palude priva di reale felicita. Affrettatevi verso il luogo della liberazione. Meditate secondo le istruzioni del Lama e prosciugate il fiume delle miserie dell’esistenza ciclica!

Prestate ascolto a questi consigli, che non sono mere parole, ma provengono direttamente dal mio cuore. Se seguite queste istruzioni, non solo mi renderete felice, ma sarete felici anche voi e gli altri. Nonostante sia ignorante, vi sollecito a ricordare queste parole”.

Chi era Atisha? Lama Atisha (982 – 1054) nacque come principe nel Bengala, in India orientale. Divenne il più colto studioso del Monastero Nalanda, in India, la più grande Università di filosofia buddhista dell’epoca.
A causa della sua grande compassione verso il popolo tibetano, Lama Atisha si recò in Tibet nel 1042 per rinnovare il buddhismo, trasmettendo un lignaggio ininterrotto di insegnamenti del Buddha al popolo tibetano.
Egli contemplò le tre ruote del Dharma in un ordine logico, delineandole con disposizione lineare e graduale. Ciò le rese pertanto comprensibili e praticabili da chiunque desideri seguire il percorso del Buddha, indipendentemente dal proprio livello di sviluppo.
Il Grande Maestro indiano Atisha oltre al magistero proprio del Buddha, portò con sé in Tibet le ancora viventi tradizioni orali inerenti gli insegnamenti dei suoi stessi eminenti Maestri spirituali di ininterrotti lignaggi riguardanti sia il metodo che la sapienza, tramandati attraverso Asangha, Nagarjuna e molti altri grandi maestri realizzati indiani.