I quattro assiomi per esaminare un insegnamento di Dharma
Alexander Berzin, Gennaio 2001. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.
Il successo nella pratica del Dharma dipende dall’avere un atteggiamento realistico. Questo significa esaminare gli insegnamenti di Dharma in maniera coerente con il reale modo di esistere delle cose. Per quest’esame, Buddha ha insegnato quattro assiomi (rigs-pa bzhi), che sono le assunzioni di base nel pensiero buddista. Ricordiamoci le parole del Buddha: “Non accettate quel che sto insegnando solo per fede o per rispetto verso di me, ma investigate gli insegnamenti per conto vostro come se steste comprando dell’oro.”
Questi quattro assiomi sono:
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dipendenza (ltos-pa’i rigs-pa),
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funzionalità (bya-ba byed-pa’i rigs-pa),
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dimostrazione tramite ragionamento (tshad-ma’i rigs-pa),
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la natura delle cose (chos-nyid-kyi rigs-pa).
Vediamo dunque come Tsongkhapa spiega questi quattro assiomi nella “Grande presentazione degli stadi graduali del sentiero” (Lam-rim chen-mo).
L’assioma della dipendenza
Il primo assioma afferma che alcune cose dipendono da altre cose che fungono da loro base. Questo è l’assioma della dipendenza. Perché un risultato abbia luogo, deve dipendere da cause e condizioni. Questo è un assioma che tutti noi possiamo accettare. Esso significa che se vogliamo sviluppare una buona qualità o la comprensione di qualcosa, dobbiamo investigare su che cosa si basa questa comprensione o qualità. Cosa dobbiamo sviluppare in prima istanza che possa servire come loro base?
Ogni livello di realizzazione spirituale si basa su altre realizzazioni e fattori come proprie basi.
Per esempio, se vogliamo sviluppare la consapevolezza discriminante oppure la comprensione della vacuità o della realtà, dobbiamo investigare e sapere su cosa queste comprensioni si basano. Esse si basano sulla concentrazione. Senza concentrazione, non possiamo sviluppare comprensione. Qual è la base da cui dipende la concentrazione? Essa dipende dall’autodisciplina. Se non abbiamo la disciplina di correggere la nostra attenzione quando se ne va vagando altrove, non possiamo in alcun modo sviluppare la concentrazione. Dunque, se vogliamo sviluppare la consapevolezza discriminante della vacuità, dobbiamo prima di tutto impegnarci a sviluppare almeno un briciolo di autodisciplina e concentrazione.
L’applicazione di questo primo assioma è molto importante nello studio del Dharma. Molti di noi vorrebbero realizzare le cose meravigliose che leggiamo nei testi di Dharma, ma se vogliamo essere realistici riguardo ai nostri desideri, dobbiamo investigare su quali fattori queste realizzazioni dipendono. Quando sappiamo cosa dobbiamo mettere in piedi per raggiungere i nostri obiettivi, allora sappiamo come raggiungerli. Così possiamo incominciare dalle fondamenta e poi proseguire verso l’alto. Questo rende la nostra ricerca realistica.
L’assioma della funzionalità
Il secondo assioma è quello della funzionalità. Ogni fenomeno che è affetto da cause e condizioni svolge la sua specifica funzione. Il fuoco, non l’acqua, svolge la funzione di bruciare. Questo è, ancora una volta, un’assunzione di base nel Buddismo, un assioma, e anche questo è qualcosa che possiamo accettare. La sua applicazione è che studiando ed apprendendo il Dharma, dobbiamo investigare la funzione che questo o quello svolge. Riceviamo istruzioni riguardo a certi stati mentali o emozioni che dobbiamo sviluppare, come l’amore e la concentrazione, e riguardo ad altri di cui dobbiamo liberarci, come la confusione o la collera. Ci vengono anche insegnati certi metodi da applicare. Per comprendere questi metodi, dobbiamo investigare che cosa fanno, quali sono le loro funzioni? Poichè alcune cose sono tra di loro compatibili e altre no, alcuni stati mentali avranno la funzione di accrescere o ingrandire altri stati.
Per esempio, l’investigazione e l’esperienza di uno specifico metodo di meditazione per sviluppare l’amore aumentano la nostra fiducia in esso. Esaminiamo: “Questo è giusto oppure no?” e poi cerchiamo di trarne un’esperienza. La funzione di ciò è che ci dà fiducia nel metodo. Qual è la funzione dell’avere fiducia che un metodo di pratica sia corretto e che funzioni? Quella di accrescere la nostra capacità di praticarlo in profondità. Se non abbiamo fiducia in quello che facciamo, non lo metteremo in pratica. Se comprendiamo la funzione di ogni passo, metteremo il nostro cuore in ognuno di essi. Se non comprendiamo, non faremo nulla di tutto ciò.
Inoltre, dobbiamo comprendere la funzione che può avere qualcosa nel danneggiare o contrastare un’altra cosa. Per esempio, la fiducia in un metodo distrugge l’indecisione nei suoi confronti. La mancanza di fiducia in un metodo o nelle nostre capacità di metterlo in pratica c’impedisce di avere successo o di avere qualsiasi tipo di progresso tramite quel metodo.
È molto importante sapere cosa verrà rafforzato e cosa verrà distrutto da ogni cosa che apprendiamo e da ogni passo nella pratica che facciamo. In questo modo possiamo avere un atteggiamento realistico riguardo a quello che facciamo. Per esempio, perché dovremmo voler sviluppare un particolare stato mentale o atteggiamento positivo come l’amore? Una valida ragione è che esso ha la funzione di generare pace mentale e ci permette di aiutare altri. Perché dovremmo volerci liberare da un particolare stato mentale negativo, come la collera? Per quello che essa fa: crea problemi a noi e agli altri. Sapere questo è molto importante quando cerchiamo di fermare modelli di comportamento distruttivi a cui siamo attaccati, come il fumare. Se comprendiamo con chiarezza qual è la funzione di un’azione, come quello che il fumo fa ai nostri polmoni, allora comprendiamo perché dobbiamo smettere di farlo. Questo è il modo in cui applichiamo l’assioma della funzionalità.
L’assioma della dimostrazione tramite ragionamento
Il terzo assioma è quello della dimostrazione tramite ragionamento. Questo significa che un punto è affermato o dimostrato se un valido mezzo di cognizione non lo contraddice. Prima di tutto dobbiamo investigare qualsiasi cosa che apprendiamo come Dharma per determinare se non sia contraddetto dall’autorità delle scritture. Come sappiamo che un insegnamento è un insegnamento di Dharma? Perché è coerente con quello che Buddha ha insegnato. Poiché Buddha ha insegnato ai suoi diversi discepoli differenti cose, che a prima vista possono sembrare in contraddizione tra di loro, come facciamo a sapere qual è la più profonda intenzione di Buddha? Il maestro indiano Dharmakirti ha spiegato che se un certo insegnamento appare come un tema ricorrente negli insegnamenti di Buddha, allora sappiamo che Buddha intendeva dire proprio questo. Questo è importante, specialmente per quanto riguarda questioni etiche.
Il secondo mezzo per la valida conoscenza di qualcosa è tramite la logica e l’inferenza. È logicamente coerente oppure è contraddetto dalla logica? Contiene del buon senso oppure è proprio strano? Infine il terzo valido mezzo per la conoscenza è la cognizione diretta. Quando meditiamo, la nostra esperienza lo contraddice o lo conferma?
Vediamo un esempio di come applicare quest’assioma. Supponiamo di ricevere un insegnamento secondo cui applicando un certo antidoto si elimina una certa limitazione o problema, come per esempio: “l’amore vince la rabbia.” Prima di tutto, consideriamo se questo è coerente con quanto è stato insegnato da Buddha: sì, non è contraddetto da nulla che Buddha ha insegnato.
È logicamente corretto? Sì, l’amore è il desiderio che gli altri siano felici. Per quale motivo la persona che mi sta facendo del male e con cui sono arrabbiato si comporta in questo modo? Questa persona sta facendo queste cose terribili perché lui o lei è infelice, questa persona è mentalmente ed emozionalmente turbata. Se io provassi amore per questa persona, desidererei che lui o lei fosse felice; desidererei che questa persona non fosse turbata e non fosse così infelice. Quest’a tteggiamento c’impedisce di essere arrabbiati con questa persona, non è vero? È del tutto logico. Se questa persona sta facendo molto male, se io voglio che lui o lei smetta di farlo, devo estendere il mio amore. Devo desiderare che questa persona sia felice, perché se lui o lei fosse felice, la persona non farebbe del male. Essere arrabbiati con questa persona non la fermerà dal farmi del male. Quest’insegnamento ha un senso logico.
Infine, investighiamo con cognizione diretta o con l’esperienza della meditazione. In altre parole, facciamo una prova per vedere se funziona. Se medito sull’amore, questo riduce la mia rabbia? Sì, lo fa. Questo è il terzo test per verificare se qualcosa è un insegnamento ragionevole. Questo è il modo in cui applichiamo l’assioma della dimostrazione tramite ragionamento.
L’assioma della natura delle cose
L’ultimo assioma è quello della natura delle cose. Questo è l’assioma che alcuni fatti sono semplicemente la natura delle cose, ad esempio il fuoco è caldo e l’acqua umida. Perché il fuoco è caldo e perché l’acqua è umida? Beh, è semplicemente così che stanno le cose. Nell’ambito del Dharma, dobbiamo investigare quali punti sono veri semplicemente perché è questa la natura delle cose, come il fatto che tutti gli esseri vogliono essere felici e che nessuno vuole essere infelice. Perché? Perché è così che stanno le cose. Prendiamo un altro esempio. L’infelicità risulta da un comportamento distruttivo e la felicità da un comportamento costruttivo. Perché? Semplicemente perché è così che l’universo funziona. Non è che Buddha lo ha creato in questo modo, è semplicemente il modo in cui è. Se investighiamo e scopriamo che certe cose sono semplicemente il modo in cui sono, dobbiamo accettarlo come un fatto della vita. Impazzire su queste cose sarebbe solo una perdita di tempo.
Uno degli aspetti della natura delle cose più rilevante per la pratica del Dharma è il fatto che il samsara abbia alti e bassi. Questo non si riferisce semplicemente al fatto di avere delle rinascite fortunate o infelici, ma si applica anche ad ogni momento della nostra vita. Il nostro umore e la nostra voglia di fare le cose hanno alti e bassi. Se accettiamo questa cosa come facente parte della natura delle cose, non ne resteremo turbati. Cos’altro ci aspettiamo dal samsara? È ovvio che in certi giorni la meditazione andrà bene e in altri no. In alcuni giorni avremo voglia di praticare e in altri no. Niente di speciale! È solo la natura delle cose: lasciamo che sia così e non lasciamo che questo ci turbi. Questo è proprio un aspetto fondamentale.
Se vogliamo avere un approccio realistico nei confronti del Dharma, questi quattro assiomi che Buddha ha insegnato sono molto utili. Per avere una conferma della nostra comprensione del loro significato e del modo di applicarli ad un insegnamento che ci viene impartito, prendiamo un esempio: il distacco dal nostro corpo.
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Da cosa dipende lo sviluppo di questo distacco? Dipende dalla nostra comprensione dell’i mpermanenza, della rinascita, del modo in cui il sé esiste, della relazione tra corpo, mente e sé, e così via.
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Qual è la funzione dello sviluppare il distacco dal nostro corpo? Ha la funzione di aiutarci a non essere turbati o arrabbiati quando ci ammaliamo, invecchiamo o soffriamo di demenza senile.
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È dimostrato tramite ragionamento? Sì, Buddha ha insegnato che il distacco dal corpo elimina una delle cause di sofferenza: l’attaccamento basato sulla nostra identificazione con qualcosa che è di natura transitoria. È logico? Sì, perché il corpo si modifica e invecchia ad ogni istante. Ne sperimentiamo direttamente il funzionamento? Sì, man mano che sviluppiamo il distacco, osserviamo che siamo meno infelici e abbiamo meno problemi.
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E per quanto riguarda la natura delle cose? Se medito sul distacco dal mio corpo, la mia felicità aumenta di giorno in giorno? No, non lo fa. Questo è il samsara, ci sono alti e bassi. Alla fine, nel lungo termine, diventeremo più felici e le nostre vite saranno migliori, ma questo non avverrà in modo lineare. Questa non è la natura delle cose.
Con quest’esempio possiamo vedere come applicando i quattro assiomi per esaminare un insegnamento come lo sviluppo del distacco dai nostri corpi, sviluppiamo un atteggiamento realistico su come affrontarlo. In questo modo, quando Buddha disse “Non credete a quello che insegno solo per fede o per rispetto, ma investigatelo per conto vostro come se steste comprando dell’oro,” intendeva dire di fare un’indagine applicando questi quattro assiomi.
Fonte, che gentilmente si ringrazia: http://www.BerzinArchives.com /web/it/archives/sutra/level1_getting_started/approaching_study_meditation/4_axioms.html