Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche ci illustra la terza delle quattro fasi o livelli della pratica Mahamudra.
Appunti a cura della Dott.ssa Nicoletta Nardinocchi e revisione del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: Santità, ci parlerebbe del secondo livello o fase della pratica Mahamudra?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche
(3) La fase successiva di realizzazione yoga è chiamato “il livello d’un unico gusto”.
Per Il livello inferiore di praticante esiste un gusto unico per oggetto e soggetto. La mente ed i suoi oggetti, interni ed esterni, sono realizzati nella loro unità. Nel primo stato la realtà convenzionale e quella ultima, apparenza ed esistenza reale non erano integrate.
A questo livello abbiamo risolto il problema, tutto ha un solo gusto, samsara e nirvana sono visti come uno.
Come disse il grande protettore degli esseri viventi Nagarjuna: “La comprensione completa del samsara è il nirvana. Realizzare completamente la natura del samsara è raggiungere il nirvana.” La dicotomia fra il samsara e nirvana è in ultima analisi, un errore. Essi non sono di natura diversa. A questo punto, il praticante raggiunge lo stato di non-dualità, la realizzazione completa della non-dualità. Si rende conto che non si tratta di vagare nel samsara, che non c’è nessuno che vaga nel samsara, né esiste un essere che raggiunge o raggiunge l’illuminazione o lo stato di Buddha. Queste dicotomie sono false. Tutti i fenomeni di samsara e nirvana hanno un solo gusto, una sola realtà. In forza di questa realizzazione potente, il praticante può di nuovo incorrere nell’errore di aver raggiunto la fase finale del non- apprendimento in cui non è più necessario sforzo o meditazione.
Il praticante di medio livello ha tagliato la radice di ogni pensiero dualistico. Realizzando la non-dualità nella sua pienezza, vede realtà interiore ed esteriore, soggetto e oggetto, come una sola cosa. Ha un senso di piena illuminazione dove nulla, nessun soggetto o oggetto, è separato da questa unità direttamente percepita. Questa esperienza di grande unità è così potente che c’è il pericolo di accettarla come piena illuminazione e di trascurare le sofferenze degli esseri viventi. Gli esseri viventi non sono classificati come coloro che subiscono le sofferenze dell’esistenza ciclica e quelli che godono dell’ultima beatitudine della piena illuminazione. Sono parte di questo intero o uno completamente integrato in cui siamo diventati pienamente integrati. Vi è il pericolo di smarrire il senso di preoccupazione compassionevole per le sofferenze degli esseri viventi o di sperimentarli come parte di questa meravigliosa realtà non-duale. Per il praticante di medio livello in questa fase di un solo gusto, la realizzazione dell’unità (non-dualità) può far perdere contatto o non comprendere le sofferenze degli altri e, di conseguenza, far si che ci si distolga dal lavoro essenziale di creare la felicità di tutti gli esseri viventi. Questo è un grande errore da correggere in questa fase. Ancora una volta, la correzione avviene attraverso la piena fiducia in un insegnante qualificato che sia in grado di indicare i metodi per capire la realtà della sofferenza degli esseri viventi. Fino a questa fase, il praticante è stato incoraggiato a perfezionare la meditazione isolandosi dal mondo. Ora, è incoraggiato a rientrare nel mondo ed entrare in città o al mercato per visualizzare direttamente gli esseri viventi in tutte le loro attività, difficoltà ed ignoranza. In questo modo ritornerà a comprendere la natura dell’esistenza ciclica e la necessità pressante di impegnarsi in attività per il benessere e la liberazione di questi esseri viventi.
Il livello più alto di praticante, in questa fase yogica di realizzazione di un solo gusto realizza anche la completa non-dualità, ma lo fa in modo più sottile. Tutti i fenomeni di samsara e nirvana sono apprezzati nei loro aspetti propri, sebbene l’essenza della realtà sia una sola. Anche qui vi è la possibilità di cadere in uno stato in cui si trascurano i bisogni degli esseri viventi in quanto si sperimenta l’unità completa e non-dualità. Tuttavia, la realizzazione è più sottile, così l’antidoto (cioè la pratica in cui impegnarsi a questo punto) è leggermente diverso.
Il praticante di medio livello deve entrare nel mondo e percepire la sofferenza degli esseri viventi, e quindi coltivare quello che è chiamato “la compassione che comprende gli esseri viventi.”
Ora, a questo livello più alto, coltiviamo la compassione non diretta verso nessun oggetto, talvolta chiamata “compassione illimitata” perché non si concentra sugli esseri viventi come tali, ma è piuttosto una compassione che si irradia in tutte le direzioni e causa la felicità degli esseri viventi in base alle loro esigenze individuali e disposizioni. Quella compassione universale, sviluppata sotto la guida di un maestro spirituale qualificato, non è limitata a nessun numero di esseri viventi, ma è spontanea e costante nella sua natura.
Continua qui https://www.sangye.it/altro/?p=5275
Pingback: Progetto Free Dharma Teachings, Insegnamenti sul Dharma e non solo… » Blog Archive » 37 - S.S. Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche: Conclusione della seconda fase della pratica Mahamudra