A. Berzin: Dare un senso al tantra.

tara bianca -mantraAlexander Berzin: Dare un senso al tantra. Domande fondamentali e dubbi sul tantra.

Vedasi anche https://www.sangye.it/altro/?p=4457, https://www.sangye.it/altro/?p=4464

1.Il senso del tantra

La definizione del termine tantra.

Gli insegnamenti del Buddha comprendono sia i sutra che i tantra.

Nei sutra si trovano i temi essenziali della pratica che permettono di raggiungere la liberazione dai problemi ricorrenti incontrollabili (skt. Samsara) e oltre a questo, lo stato illuminato di un Buddha, la capacità di aiutare gli altri per quanto possibile.

Questi temi comprendono dei metodi per sviluppare un’autodisciplina etica, la concentrazione, l’amore, la compassione e la comprensione corretta di come le cose esistano in realtà.

Nei tantra sono presenti delle pratiche avanzate, basate sui sutra. In sanscrito, la parola tantra sta ad indicare la stringa di un telaio o i fili di una stuoia. Come i fili della stuoia, le pratiche del tantra fungono da struttura dove s’intrecciano i temi dei sutra, tessendo così un arazzo dell’illuminazione. Di più,il tantra combina tra loro le espressioni fisiche, verbali e mentali di ogni pratica che, una volta intrecciate, formano un percorso olistico di sviluppo. Poiché non si può integrare e praticare simultaneamente tutti i temi dei sutra senza un addestramento preliminare distinto per ciascuno di essi, la pratica del tantra è estremamente avanzata. La radice del termine tantra significa distendersi o continuare senza interruzione.

Ponendo l’accento su questa caratteristica, gli eruditi tibetani hanno tradotto il termine con gyu (rgyud), che indica appunto una continuità ininterrotta. Si fa riferimento qui a una continuità nel tempo come la successione degli istanti di un film, piuttosto che a una continuità nello spazio come la successione dei tratti di una pavimentazione.

Inoltre, le successioni di cui si parla nel tantra assomigliano a dei film eterni: non cominciano né finiscono. Non ci sono mai due film identici, perfino due copie dello stesso film non possono mai essere la stessa pellicola.

Perciò le successioni infinite mantengono sempre le loro caratteristiche individuali.

Inoltre, le immagini del film scorrono una a una e tutto cambia fotogramma dopo fotogramma. Allostesso modo, nelle successioni infinite gli istanti sono effimeri, uno solo allavolta, senza che ci sia niente di solido che si perpetui attraverso le successioni.

I continuum mentali in quanto tantra

L’esempio più rilevante di una successione infinita è il continuum mentale (flusso mentale), la successione infinita degli istanti di una mente individuale.

Mente, nel Buddhismo, fa riferimento alla pura e semplice esperienza individuale e soggettiva di qualcosa, e non a un oggetto fisico o immateriale che, o fa quest’esperienza, o è lo strumento utilizzato da qualcuno per fare esperienza.

Inoltre, un continuum mentale non è un flusso di esperienze che si accumulano in modo che una persona abbia più esperienza di un’altra.

Un continuum mentale implica semplicemente una successione ininterrotta d’istanti di funzionamento mentale, il fatto puro e semplice di fare esperienza.

Le cose di cui si può fare esperienza comprendono le immagini, i suoni, i sentimenti, i pensieri, il sonno e persino la morte.

In questo contesto, l’espressione ´puro e semplice´ implica che l’esperienza vissuta non ha bisogno di essere intenzionale, né legata ad emozioni, né persino consapevole.

Di più, l’esperienza di qualcosa è sempre soggettiva e individuale.

Due persone possono vedere lo stesso film, ma a uno può piacere e all’altro no. L’esperienza che avranno del film dipende da diversi fattori correlati quali l’umore, lo stato di salute, le persone che li accompagnano e persino la poltrona sulla quale sono seduti. Gli esseri individuali sono coloro che hanno un continuum mentale. In ogni istante della loro vita fanno esperienza di qualcosa. Essi agiscono con intenzione, anche se non l’hanno pianificato in maniera concettuale, esperimentano soggettivamente gli effetti immediati e a lungo termine di ciò che fanno.

Così, il continuum mentale di tutti gli esseri individuali – la loro esperienza delle cose ± cambia ad ogni istante, come essi stessi, e il loro continuum mentale passa da una vita all’altra, senza mai un inizio e una fine.

Il Buddhismo accetta come un dato di fatto non solo che i continuum mentali durino in eterno, ma anche che siano privi di un vero inizio, sia ad opera di un creatore, sia provenendo dalla materia/energia, sia dal nulla. Gli esseri individuali, e quindi i continuum mentali, interagiscono gli uni con gli altri, ma rimangono distinti, persino nella buddhità.

Buddha Shakyamuni e Buddha Maitreya sono equivalenti nel raggiungimento dell’illuminazione, eppure non sono la stessa persona. Essi hanno rapporti unici con esseri differenti come dimostra il fatto che alcuni individui possono incontrare un particolare Buddha e non un altro, e ricevere benefici da uno anziché da un altro. I film mantengono il loro carattere individuale senza necessitare o contenere indicatori fissi innati, come il titolo, che sarebbe sempre presente in quanto parte di ogni istante e attribuirebbe loro identità individuali in virtù del loro stesso potere. I film conservano il loro carattere individuale nella misura in cui essi dipendono puramente e semplicemente da fattori mutevoli intrecciati,come una sequenza percepibile di fotogrammi.

Analogamente, i continuum mentali infiniti proseguono senza indicatori fissi e innati – come anime, sé o personalità – che rimarrebbero non condizionati e immutati durante tutta una vita e da una vita all’altra e che, grazie al loro stesso potere, attribuirebbero loro, un’identità individuale.

Per conservare la loro identità individuale i continuum mentali dipendono puramente e semplicemente da fattori mutevoli interconnessi, come sequenze sensibili di esperienza delle cose secondo i principi di causa /effetto comportamentali (skt. Karma). Anche a un livello più generale, i continuum mentali sono privi di un’identità intrinsecamente fissa come umano, moscerino, maschio, femmina.

A seconda dei loro atti, gli esseri individuali appaiono in una forma differente in ciascuna vita, talvolta con più problemi e sofferenze e talora meno.

Il termine tantra in riferimento alla natura di Buddha

Sebbene manchi ai continuum mentali, e dunque agli esseri individuali, un’anima innata che attribuisca loro un’identità in virtù del suo stesso potere, ci sono nondimeno altre caratteristiche che li accompagnano in quanto aspetti propri della loro natura.

Questi aspetti innati costituiscono anch’essi dei tantra, delle successioni d’istanti senza inizio né fine.

Gli aspetti innati e eterni che si trasformano negli aspetti illuminanti di un Buddha, o che consentono a ogni continuum mentale di divenire il continuum di un Buddha, comprendono i fattori della natura di Buddha di quel continuum.

Ad esempio, le successioni ininterrotte d’istanti concernenti l’apparenza fisica, la comunicazione e il funzionamento mentale (corpo, parola e mente), le qualità positive e l’attività, accompagnano indefinitamente la successione d’istanti di ogni continuum mentale, benché le forme particolari di questi cinque mutino ad ogni istante.

L’apparenza fisica può essere invisibile all’occhio umano; la comunicazione può essere non intenzionale e avvenire semplicemente attraverso il linguaggio del corpo; e il funzionamento mentale può essere minimo come nel sonno o in uno stato incosciente. Le qualità positive come la comprensione, la sollecitudine e la capacità possono operare a dei livelli infimi o essere solo latenti, e l’attività può essere semplicemente automatica. Nondimeno, l’esperienza individuale e soggettiva di qualcosa in ogni istante implica che ci sia continuamente una certa apparenza fisica, una certa forma di comunicazione di una certa informazione, un certo funzionamento mentale, un certo livello in cui operino qualità positive e una certa attività.

Il fatto che successioni ininterrotte d’istanti dei cinque fattori innati accompagnino il continuum mentale di ogni essere in ogni rinascita rende conto di come le successioni di questi cinque continuino ad accompagnare ciascun essere anche come un Buddha. Da un altro punto di vista, gli istanti dei´cinque´ continuano a sopraggiungere in successione ininterrotta, anche dopo l’illuminazione, ma ora le loro forme si manifestano come i cinque fattori illuminanti di un Buddha. Questi sono ³illuminanti´ nel senso che costituiscono i mezzi più efficaci per condurre gli altri all’illuminazione.

Successioni senza inizio che possono avere una fine

In quanto tantra, le continuità eterne dei fattori della natura di Buddha di un individuo sono intrecciati formando così in ogni istante un tutto integrato che funziona come una rete.

In un altro senso, queste continuità eterne costituiscono i fili della rete sui quali si intessono le successioni di istanti relativi ad altre caratteristiche che accompagnano i continuum mentali.

Ci sono anche numerose caratteristiche intrecciate che sono senza inizio, ma che non continuano tutte indefinitamente.

Alcune possono avere una fine e non costituire dunque gli aspetti integrali della natura del continuum.

Le principali sono le continuità senza inizio della confusione a proposito di come esistono le cose, le abitudini di una tale confusione e le incontrollabili difficoltà e limitazioni che essi producono.

Qui, per semplificare la discussione, s’impiega il termine ´confusione´ al posto di disconoscenza (ignoranza), ma senza la connotazione di disordine, smarrimento o demenza.

Le successioni senza inizio di istanti di differenti livelli di confusione e le relative abitudini, possono avere una fine poiché i loro esatti opposti, le successioni d’istanti di comprensione e le relative abitudini, possono rimpiazzarle ed eliminarle per sempre.

Mentre le successioni di istanti di confusione e le relative abitudini accompagnano i continuum mentali, i loro fattori propri della natura di Buddha non possono funzionare appieno. Finché i continuum mentali si trovano in questa condizione, gli individui interessati sono esseri limitati, esseri senzienti.

I fattori funzionano appieno solo con la rimozione completa di tutte le caratteristiche limitative o macchie fugaci, vale a dire, di tutti i livelli di confusione e delle relative abitudini.

Quando le continuità di tutte le caratteristiche limitanti cessano per sempre, gli individui non sono più esseri limitati. Le loro continuità infinite in quanto individui perdurano, ma questi esseri si sono ora trasformati in Buddha.

Le spiegazioni Nyingma e Kagyu del tantra

Le quattro tradizioni del buddhismo tibetano Nyingma, Kagyu, Sakya e Gelug accettano le successioni infinite di istanti dei fattori interconnessi della natura di Buddha come significato del tantra.

Le spiegazioni particolari di ogni scuola consentono di far luce maggiormente sull’argomento e si completano a vicenda.

Cominciamo con la presentazione generale comune alle tradizioni Nyingma e Kagyu, poiché la sua specialità è proprio quella di discutere il tantra in termini di natura di Buddha in generale.

Queste presentazioni provengono dal Continuum infinito più avanzato di Maitreya.

Maitreya ha spiegato che, sebbene le successioni infinite di istanti dei fattori della natura di Buddha continuino indefinitamente, queste possono essere non raffinate, parzialmente raffinate, o completamente raffinate.

La differenza dipende se le successioni di istanti di tutti, oppure solamente di alcuni, o di nessuno livello di confusione e delle relative abitudini accompagnano il continuum mentale senza interruzione, oppure solo per un po’, oppure non più. Queste tre condizioni della continuità infinita dei fattori della natura di Buddha sono i tantra della base, della via e della risultante. In quanto tantra della base, le continuità sempre disponibili dei fattori della natura di Buddha sono gli strumenti per raggiungere l’illuminazione. Visti da questa prospettiva, i fattori sono non raffinati o impuri, nel senso che le successioni d’istanti di tutti i livelli di confusione e le relative abitudini s’intrecciano continuamente con i fattori stessi, limitandone il funzionamento a gradi differenti. Sulla via per l’illuminazione, i praticanti lavorano per eliminare le limitazioni fermando, gradatamente, le continuità dei differenti livelli di confusione e le relative abitudini che si aggrovigliano col loro corpo, la loro parola, la loro mente, le loro qualità positive e le loro azioni. Di conseguenza, nel corso del processo di purificazione, le continuità dei fattori della natura di Buddha, in quanto tantra della via, sono parzialmente raffinate e parzialmente non raffinate. Qualche volta, periodi di piena comprensione accompagnano i fattori; altre volte ne conseguono periodi con il semplice momentum della comprensione. Talvolta le successioni di istanti di confusione cessano temporaneamente.

Poi le continuità di certi livelli riprendono, ma gradualmente nessuna di esse ritorna. Parimenti, le abitudini della confusione cessano talvolta di dar luogo a istanti di confusione e, finalmente, le continuità delle abitudini cessano per sempre. Al livello risultante della buddhità, le continuità di fattori della natura di Buddha, in quanto tantra della risultante, sono completamente raffinate, sono cioè completamente sgombre, per sempre, dai periodi di tutti i livelli di confusione e delle relative abitudini. Quindi, i fattori della natura di Buddha funzionano per sempre nella loro piena capacità in quanto aspetti illuminanti intrecciati di un Buddha: ad esempio, come facoltà illuminanti del corpo, della parola e della mente di un Buddha, qualità illuminanti positive e attività illuminanti di un Buddha.

Il ruolo delle ´ forme di Buddha nel tantra

Le forme o figure di Buddha rappresentano i fattori della natura di Buddha durante le fasi raffinate o pure, quando le successioni d’istanti di piena comprensione accompagnano le relative continuità. Poiché le figure di Buddha dispongono di corpo, parola, mente, qualità positive e facoltà d’azione che operano insieme come una rete integrata, esse sono atte a rappresentare questi fattori della natura di Buddha. Inoltre queste figure hanno sovente molteplici visi, braccia e gambe. La disposizione dei visi e degli arti rappresentano dei temi di sutra, molti dei quali si ritrovano anche fra i fattori della natura di Buddha. I praticanti del tantra utilizzano queste figure nella meditazione per avanzare nel processo di purificazione. Il termine sanscrito per “figure” di Buddha, ishtadevata, significa “divinità prescelte”, vale a dire divinità scelte per la pratica per diventare un Buddha. Queste sono divinità nel senso che le loro capacità trascendono quelle degli esseri ordinari, ma non esercitano alcun controllo sulla loro vita, né richiedono alcuna venerazione. Così gli eruditi tibetani hanno tradotto il termine in lhagpay lha, “divinità speciali”, per differenziarle dalle divinità mondane o dal Dio Creatore. Il termine tibetano corrente, yidam, denota più chiaramente il senso voluto.

Yi significa “mente” e dam sta per damtsig (skt. samaya), un legame stretto. I praticanti del tantra creano un legame con figure di Buddha femminili e maschili, come Avalokiteshvara e Tara, immaginando di avere essi stessi gli aspetti illuminanti dell’apparenza fisica, della comunicazione, del funzionamento mentale, delle qualità positive e delle attività di queste figure. Più precisamente, mentre le continuità dei fattori della loro natura di Buddha sono ancora parzialmente non raffinate, in quanto tantra della via, i praticanti le collegano o le intrecciano alle continuità dei fattori immaginati come gli aspetti completamente raffinati delle figure di Buddha. Anche quando i praticanti non hanno raggiunto che una parziale comprensione del modo in cui le cose esistono, immaginare che i fattori parzialmente non raffinati della loro natura di Buddha funzionino come se fossero gli aspetti completamente raffinati delle figure di Buddha, è il metodo generale del tantra per togliere dalle continuità infinite dei fattori della natura di Buddha le macchie effimere dei periodi di confusione e delle relative abitudini.

In breve, sia che i fattori della natura di Buddha funzionino in quanto tantra della base, della via o della risultante, essi restano gli stessi. Il continuum mentale manifesta sempre una certa forma di apparenza fisica, di comunicazione di qualcosa e di funzionamento mentale, così come un certo livello di qualità positive operanti e una certa attività.

Ciò che fa la differenza è la misura in cui le successioni di istanti dei differenti livelli di confusione e delle relative abitudini accompagnano le continuità dei fattori e ne limitano il funzionamento.

Secondo le presentazioni Nyingma e Kagyu, il tema del tantra è quello dell’intreccio delle condizioni della base, della via e della risultante delle continuità infinite dei fattori della natura di Buddha, al fine di tessere un metodo per raggiungere l’illuminazione.

In particolare, il tantra tratta dei metodi che consentono di lavorare con i periodi dei fattori della natura di Buddha in quanto tantra della via, per purificare le successioni di fattori in quanto tantra della base, in modo che il loro funzionamento ultimo si faccia come continuità infinite dei tantra della risultante.

La pratica del tantra effettua questa trasformazione collegando le continuità dei fattori della natura di Buddha non raffinata alle successioni di istanti nella loro situazione raffinata, così com’è rappresentata dagli aspetti illuminanti delle figure di Buddha.

La presentazione Sakya

La presentazione Sakya sul significato del tantra proviene dall’Hévajra Tantra, un testo appartenente alla classe più elevata di tantra. Questa presentazione chiarisce la relazione tra le figure di Buddha e gli esseri ordinari che permette di stabilire il legame tra i diversi loro aspetti nella pratica del tantra. Il continuum di chiara luce (la mente di chiara-luce), il livello più sottile del continuum mentale di ciascuno, è un soggetto di esclusiva appartenenza al tantra più elevato. Tutti i continuum mentali hanno un livello di chiara luce dove si colloca l’esperienza delle cose e che, in quanto natura ultima di Buddha, fornisce loro la più profonda incessante continuità. Infatti, i livelli ordinari dove si colloca l’esperienza delle cose, come quelli della percezione sensoriale e del pensiero concettuale, non continuano senza interruzione da una vita all’altra. Inoltre, essi cessano nel momento stesso in cui si raggiunge l’illuminazione. Solo le successioni dei livelli di chiara luce continuano senza interruzione, anche quando si è diventati un Buddha. Se si paragona gli esseri individuali a delle radio, allora i livelli ordinari dei loro continuum mentali sono simili a radio che trasmettono su diversi canali, mentre i livelli di chiara luce assomigliano a radio semplicemente accese. Tuttavia l’analogia non è esatta: le radio possono interrompere le trasmissioni, mentre i continuum mentali hanno un flusso che non si arresta mai.

Indipendentemente dal livello in cui accade, la pura e semplice esperienza individuale e soggettiva delle cose implica far sorgere la loro apparenza (chiarezza) e collegarvi la mente (coscienza). In altre parole, non si percepiscono direttamente gli oggetti esteriori, ma si percepisce solamente la loro apparenza o rappresentazione mentale che si manifesta come parte dell’atto del percepire. Qui le apparenze comprendono non soltanto la visione delle cose ma anche il loro suono, il loro odore, il loro gusto, le sensazioni fisiche e i pensieri relativi. La scienza occidentale fornisce la medesima descrizione da una prospettiva fisica. Quando si percepiscono le cose, non è che si abbia la conoscenza di oggetti esteriori: in realtà, si ha solamente conoscenza di complessi composti da impulsi elettrochimici che rappresentano gli oggetti nel sistema nervoso e nel cervello. Sebbene tutti i livelli di esperienza delle cose implichino l’insorgere della loro apparenza, è il continuum di chiara luce l’unica vera causa dell’origine di tutte le apparenze. Unirsi mentalmente alle apparenze significa vederle, sentirle, odorarle,gustarle, toccarle, pensarle, o ancora provare emozioni a riguardo. Il coinvolgimento mentale può avvenire in modo subliminale o anche incosciente. Inoltre, dare origine alle apparenze delle cose e unirvi la mente sono due modi di descrivere lo stesso fenomeno. L’apparizione di un pensiero e il pensiero di un pensiero sono in effetti lo stesso evento mentale. Non è che un pensiero si manifesta e che lo si pensi dopo: i due atti mentali si verificano contemporaneamente perché descrivono lo stesso avvenimento.

La discussione Sakya circa il tantra si concentra su un fattore specifico della natura di Buddha, cioè la successione infinita d’istanti relativi all’attività innata del continuum di chiara-luce che dà origine alle apparenze partendo da se stessa. La produzione delle apparenze avviene in modo automatico, non deliberato e incosciente.

Si può guardare qualcosa deliberatamente, ma quando si vede questo qualcosa, il continuum di chiara luce non ne crea deliberatamente l’apparenza.

Di più, le apparenze che sorgono dal continuum di chiara luce possono essere quelle della base fisica del continuum, il proprio corpo, o di qualsiasi altro oggetto che esso percepisce. Ciò che occorre ricordare è che la produzione delle apparenze avviene in modo inseparabile a due livelli: ordinario e sottile.

In modo inseparabile (yermey, dbyer, med) significa che se un livello avviene in modo valido ciò vale anche per l’altro livello. In tale contesto, le apparenze ordinarie sono quelle degli esseri ordinari e del loro ambiente; le apparenze sottili sono quelle delle figure di Buddha e del loro ambiente. Gli esseri ordinari e le figure di Buddha sono come dei livelli quantici di continuum di chiara luce.

Le particelle subatomiche hanno più livelli quantici di energia dove risuonano altrettanto validamente. In ogni istante, il livello in cui una particella è in risonanza è una funzione di probabilità: non si può dire con certezza che la particella sia in risonanza con un livello e non con l’altro. Infatti, secondo la meccanica quantistica, una particella può risuonare a livelli differenti contemporaneamente. Parimenti, poiché il livello in cui il continuum di chiara-luce appare in ogni istante è una funzione di probabilità, non si può dire che in un istante preciso un individuo abbia una sola apparenza e non un’altra. La continuità infinita dell’attività mentale che produce questa coppia d’apparenze legate in modo innato può essere raffinata, parzialmente raffinata o completamente raffinata secondo le successioni d’istanti di confusione e delle abitudini che l’accompagnano.

Il processo attraverso cui una continuità di pratica con delle figure di Buddha purifica questo fattore della natura di Buddha, in modo che produca una successione infinita d’apparenze completamente sgombre dai relativi periodi di confusione e dalle relative abitudini, è il tema principale del tantra, così com’è discusso nella scuola Sakya.

La spiegazione Gelug

La tradizione Gelug segue Il tantra successivo di Guhyasamaja nella sua spiegazione del senso del tantra come continuità infinita.

L’aspetto principale della natura di Buddha che vi è sottolineata è quello della vacuità (vuoto) del continuum mentale: la sua mancanza d’esistenza in modalità impossibili. I continuum mentali non esistono come se fossero difettosi in modo intrinseco e impuri di natura. Non è mai stato così e non sarà mai così.

Non ci sono continuità infinite di caratteristiche innate che li accompagnano e che, in virtù del loro stesso potere, li farebbero esistere in questo modo impossibile. Poiché quest’assenza totale è sempre attuale, una volta che i praticanti hanno capito perfettamente ciò, essi possono far sì che le continuità della confusione e delle relative abitudini cessino di accompagnare il loro continuum mentale cosicché i fattori della loro natura di Buddha possano funzionare pienamente in quanto aspetti illuminanti di un Buddha. Poiché, in quanto continuità infinite, i continuum vanno avanti indefinitamente, la loro vacuità resta sempre un fatto che rende la purificazione e la trasformazione possibili.

Il metodo di purificazione si rapporta agli stadi della pratica con le figure di Buddha.

Contrariamente agli esseri ordinari, le figure di Buddha non crescono partendo da un embrione, non invecchiano, né muoiono. Poiché sono sempre disponibili sotto la stessa forma, la meditazione con le figure di Buddha può formare una continuità infinita. Il risultato del processo di purificazione è lacontinuità infinita della buddhità. In breve, attraverso la continuità infinita della pratica meditativa del legamecon le figure di buddha, i praticanti del tantra raggiungono la continuità infinitadella buddhità sulla base del fatto della vacuità infinita del loro continuum mentale. Poiché la pratica del tantra implica la produzione dell’immagine di sé come un Buddha simile allo stato risultante dell’illuminazione, il tantra viene detto il “veicolo risultante”.

Sommario

Il tema del tantra verte sulle continuità infinite legate al continuum mentale. Le continuità comprendono i fattori della natura di Buddha, come le qualità positive fondamentali, un livello di chiara-luce in cui ha luogo l’esperienza delle cose, la sua attività di produzione delle apparenze di sé e la sua vacuità. Le continuità comprendono anche le figure di Buddha e lo stato d’illuminazione. Le quattro tradizioni del buddhismo tibetano spiegano i diversi modi in cui le successioni d’istanti di queste continuità infinite s’intrecciano in quanto basi, vie e risultanti. Esse condividono la caratteristica secondo cui il tantra richiede una modalità di pratica con le figure di Buddha per purificare una base e raggiungere l’illuminazione per risultato. Esse convengono anche sul fatto che le caratteristiche fisiche delle figure di Buddha funzionano come rappresentazioni multivalenti e forniscono i fili della rete su cui s’intrecciano i vari temi della pratica dei sutra. Il termine tantra i riferisce a questa tessitura così fitta di temi strettamente intrecciati e ai testi che ne trattano.

Fonte, che gentilmente si ringrazia: http://www.scribd.com/doc/47867248/Alexander-Berzin-Dare-un-senso-al-tantra-Parte-I%C2%B0-Il-senso-del-tantra#fullscreen