Ven. Ghesce Yesce Tobden: Scambiare se stesso con gli altri

Ven. Ghesce Yesce Tobden: L’attitudine mentale egoistica, quella di vedere e curare esclusivamente se stesso, di aggrapparsi a se stesso, è l’origine di moltissimi problemi e dolori, moltissime sofferenze, quindi diventa necessario abbandonarla.

Ven. Ghesce Yesce Tobden: L’attitudine mentale egoistica, quella di vedere e curare esclusivamente se stesso, di aggrapparsi a se stesso, è l’origine di moltissimi problemi e dolori, moltissime sofferenze, quindi diventa necessario abbandonarla.

Ven. Ghesce Yesce Tobden: Scambiare se stesso con gli altri

11. Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden al Centro Ewam, Firenze.

Cosa significa esattamente “scambiare se stesso con gli altri”? Per capire questo bisogna capire il nostro comportamento fisico e mentale. Finora ci siamo presi cura solo ed esclusivamente di noi stessi, ci preoccupiamo principalmente della nostra felicità e ci preoccupiamo principalmente di eliminare la nostra sofferenza, ignorando, trascurando, gli altri, quindi non prendendo in considerazione gli altri nello stesso modo in cui ci preoccupiamo di noi stessi. Nello scambiare se stesso con gli altri si tratta di spostare la considerazione sugli altri, cioè anziché continuare a considerare esclusivamente noi stessi e quindi preoccuparci solo della propria felicità e sofferenza, noi spostiamo questa considerazione, prendiamo in considerazione principalmente gli altri, quindi pensiamo principalmente alla sofferenza degli altri ed alla felicità degli altri e lasciamo per il momento da una parte la nostra, non ci preoccupiamo fortemente di noi stessi.

Perché dovremmo prendere in considerazione gli altri, considerarli come cari e curarli? Dovremmo fare tutto questo per una semplice ragione: perché siamo tutti uguali nel non desiderare la sofferenza, nel non voler soffrire; siamo tutti uguali nel voler essere felici. Visto che non c’è nessuna differenza in questi due punti fondamentali sono più importanti gli altri. Ecco il perché di prendere in considerazione gli altri, considerarli come cari, preziosi, e quindi curarli.

Noi, quindi, cambieremo sinceramente la nostra attitudine, la nostra considerazione, inizieremo a prendere in considerazione gli altri, ad apprezzarli, a curarli, a pensare alla sofferenza ed alla felicità degli altri: questa è l’attitudine mentale altruistica, cioè la benevolenza altruistica. E’ una attitudine mentale positiva, quindi lascia una impronta positiva, cioè rimane una forza, karma, positiva che fa maturare un effetto positivo e l’effetto positivo maturerà sulla persona che ha accumulato quella forza positiva. In questo modo, dunque, conviene a tutti e due, è di beneficio a tutti e due.

Al contrario, continuare a coltivare l’attitudine mentale egoistica, cioè prendere in considerazione esclusivamente se stesso, quindi preoccuparsi solo della propria felicità e sofferenza, ignorando gli altri, è un tipo di attitudine mentale che spinge a compiere certe azioni come, per esempio, uccidere gli altri per essere felice, rubare possedimenti degli altri per essere felice, commettere adulteri, violenze (attività sessuale scorretta) per rendere felice se stesso, mentire per essere felice. Possiamo vedere che tutto questo nell’immediato provoca un danno a qualcun altro, ma nel lungo termine, visto che è un’azione distruttiva che lascia una impronta negativa e quindi è un karma negativo, matura su di sé un effetto negativo. Perciò non conviene per tutti e due.

Se noi cambiamo la nostra attitudine, cioè iniziamo a prendere in considerazione gli altri esseri senzienti, pensiamo a come possiamo aiutarli ad eliminare la loro sofferenza, pensiamo a come aiutarli a realizzare la loro felicità, iniziamo ad apprezzare gli altri, a curare gli altri, a considerare gli altri come preziosi. In questo modo anche l’azione che verrà da questo tipo di motivazione sarà un’azione costruttiva, positiva. Questo tipo di attitudine nell’immediato porta un beneficio agli altri, e inoltre lascia una forza positiva che, nel lungo termine, maturerà un effetto positivo su di sé e sarà di beneficio per tutti e due.

L’attitudine mentale egoistica, quella di vedere e curare esclusivamente se stesso, di aggrapparsi a se stesso, è l’origine di moltissimi altri problemi e dolori, moltissime altre sofferenze, quindi diventa necessario abbandonarla.

Invece, l’attitudine mentale altruistica, quella cioè di considerare gli altri preziosi, cari, e pensare alla loro felicità e sofferenza, è l’origine di tutta la felicità, di quella immediata, di quella della liberazione dalla sofferenza della esistenza ciclica, della felicità della illuminazione. Perciò, va realizzata l’attitudine mentale altruistica.

Il verso dice: “In breve, se gli altri, o qualcun altro mi critica, mi danneggia, mi disprezza anche se io non lo merito, devo offrire la vittoria a questa persona che mi danneggia ed accettare di essere la parte sconfitta.”

Se uno riesce a fare questo tipo di pratica, di comportamento, significa che è riuscito a scambiare se stesso con gli altri.

C’è un altro verso che dice: “L’attitudine mentale di prendersi cura solo di se stessi è l’origine di tutte le malattie contagiose.”

La parola malattie contagiose sta per indicare tutte le sofferenze. Il verso continua dicendo: “L’attitudine mentale di prendersi cura degli altri, cioè l’altruismo, è l’origine di tutta la felicità, perciò dovremo scambiare questa nostra attitudine. Prego Buddha, i Lama, che mi diano la forza per poter riuscire a scambiare questa mia attitudine.”

Iniziando da uno dei due metodi esposti, arriveremo nella fase di amore, cioè svilupperemo l’attitudine mentale dell’amore, la motivazione dell’amore, poi raggiungeremo la compassione e, alla fine, realizzeremo la mente dell’illuminazione. Questo significa che la persona sta praticando il sentiero mahayana.

Però, anche se svilupperemo la mente dell’illuminazione, cioè questa motivazione, non diventeremo immediatamente Buddha, ci vorrà molto tempo prima che diventiamo Buddha, e nel frattempo gli altri continueranno a soffrire. Cosa possiamo fare? Come minimo possiamo fare delle richieste agli esseri illuminati – Buddha, bodhisattva, lama e maestri – affinché ci aiutino a risolvere, o eliminare, le sofferenze degli esseri senzienti.

Se una persona prende rifugio in Buddha, Dharma, Sangha, allo scopo di evitare di rinascere nelle esistenze inferiori questo si chiama “la pratica del rifugio con lo scopo inferiore, piccolo”; se prende rifugio in Buddha, Dharma, Sangha allo scopo di liberarsi dalla propria esistenza ciclica di natura della sofferenza, questa è “la pratica di rifugio intermedio” detta anche “la pratica del rifugio del praticante con lo scopo intermedio”. Se prende rifugio in Buddha, Dharma, Sangha allo scopo di realizzare l’illuminazione, per poter poi beneficiare tutti gli esseri senzienti, quindi dare la felicità e togliere la loro sofferenza, questa pratica è “la pratica del rifugio dello scopo superiore”.

11. Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden al Centro Ewam, Firenze. Fontehttps://www.facebook.com/ciampa.yesce?fref=ts che si ringrazia di cuore.