Gli 11 fattori mentali positivi

Moralità e coscienziosità sono strettamente connesse, infatti, quanto più si è coscienziosi più il nostro comportamento risulterà etico.

Moralità e coscienziosità sono strettamente connesse, infatti, quanto più si è coscienziosi più il nostro comportamento risulterà etico.

Gli Undici Fattori Virtuosi o positivi (Kushula) sono:

1)  Fede   (shraddha)
2) Vergogna  (hri)

3) Imbarazzo ( apartrapya)

4) Distacco   (alobha)

5) Non-avversione (advesha)

6) Non-confusione (amoha)

7) Sforzo gioioso (virya)

8) Docilità   (prasrabdhi)

9) Coscienziosità (apramada)

10) Equanimità (upeksha)

11) Non-nocività (avihimsa)

FEDE. È un fattore mentale virtuoso che possiede convincimento, chiarezza e desiderio di ottenere risultati veramente dotati di valore. È la base per l’aspirazione. Ci sono tre tipi di fede: di chiarezza, di convinzione, che induce a conseguire il risultato o che è un desiderio ad ottenere.

La fede di chiarezza si ha con la comprensione delle perfette qualità dei tre gioielli oggetto di rifugio, che porta ad una purificazione fonte di chiarezza fiduciosa.

Maturiamo la fede di convinzione comprendendo che occorre abbandonare la sofferenza e la sua origine (gli oggetti d’abbandonare) e che occorre praticare la cessazione della sofferenza ed il metodo per conseguirla (gli oggetti da praticare).

La fede del conseguimento (definita anche “come desiderio a ottenere) si basa sullo studio ed il ragionamento, ed è tesa ad ottenere, ad es. il definitivo abbandono della sofferenza.

La fede non è l’apprezzamento, pur potendo apprezzare il darma, possiamo non avere fede, ma possiamo maturare fede perché convinti dell’esistenza della sofferenza ma non apprezzare il dharma. Generiamo sia fede che apprezzamento quando pensiamo al nostro maestro od alla legge di causa ed effetto. Con la fede maturiamo l’aspirazione, da cui nasce la perseveranza, perciò l’essere intelligente è connesso alla fede. Essa è come la madre che rimane accanto ai figli proteggendoli. Maturando fede si acquisisce tranquillità e gioia.

RITEGNO o rispetto nei confronti di se stessi. È il fattore mentale che, riconoscendolo, evita tutto ciò che è riprovevole. È la decenza, il rispetto per sé stessi. Qualora non fossimo stati in grado di farlo, dovremmo rammaricarci delle nostre azioni: la base per il rispetto di noi stessi. Se dovessimo invece difenderci con dei pretesti nascondendo le nostre manchevolezze anche a noi stessi assumeremmo un comportamento non dignitoso.

PUDORE o rispetto nei confronti degli altri. Mentre il ritegno non prende in considerazione il giudizio degli altri, il pudore è il fattore mentale che evita ciò che per gli altri è riprovevole. Se non siamo in grado di realizzarlo, allora dobbiamo pentirci e scusarci con gli altri, mentre se non realizziamo il ritegno dobbiamo scusarci con noi stessi.

Praticando entrambi eviteremo di compiere azioni negative, perché penseremo ai risultati avversi che ne deriverebbero, il che ci indurrà continuamente a compiere atti positivi.

NON-ATTACCAMENTO. Il non-attaccamento – non è solo l’assenza dell’attaccamento manifesto, ma il totale intendimento della reale natura dei fenomeni; la comprensione che il nostro corpo/mente non solo è una mera collezione di parti ma che tali parti sono anche in continuo cambiamento, impermanenti. Il distacco (non attaccamento) è una mente positiva che ci emancipa da un’adesione ossessiva ai fenomeni attraverso la comprensione della loro vera natura, ri-orientando e permettendo alla nostra chiara consapevolezza che è libera ed obiettiva, di indirizzarsi verso scopi reali e positivi. È la rinuncia al samsara. È il non desiderio, o meglio la repulsione per tutti i fenomeni dell’esistenza ciclica, che pur apparendo come veri, come effettivamente esistenti, in realtà sono un’illusione. Dal momento che tutti i fenomeni samsarici sono illusori, il non attaccamento è la rinuncia a cio che effettivamente non esiste nel modo in cui appare, è la rinuncia alle illusioni. È la base, il presupposto per non impegnarsi in azioni negative.

NON-ODIO. Il non odio è innanzitutto quel fattore mentale che non desidera danneggiare gli altri, in alcun modo, è quindi privo dell’intenzione di infliggere sofferenza agli altri. Ma il non odio non è solo l’assenza di odio, è la mente senza avversioni o distinzioni, è l’amore senza differenziazioni. Chiaramente, più aumenta il non-odio più aumenta l’amore.

NON-IGNORANZA. la non ignoranza è la capacita discriminante che neutralizza l’illusione, è la non illusione. l’ignoranza è il livello più profondo di confusione, la non-ignoranza è la libertà dalla confusione: la Saggezza (ferma intelligenza che analizza la vera natura dei fenomeni) dissipa la confusione circa ogni specifico oggetto. La saggezza è il rimedio all’ignoranza, deriva dalla comprensione dei fenomeni, quindi è in grado di riconoscere individualmente gli errori e le virtu degli oggetti, elimina il dubbio. Grazie alla riflessione ed analisi giungiamo alla conoscenza effettiva dei fenomeni.

Dal momento che ogni difetto ,mentale scaturisce dall’attaccamento, odio ed ignoranza, ne deriva che praticando il non odio, il non attaccamento e la non ignoranza siamo sulla retta via per neutralizzare i difetti mentali.

PERSEVERANZA ENTUSIASTICA. La perseveranza entusiastica è la qualità mentale che promuove la virtù della continuità, della irreversibilità, della non inferiorità, del voler raggiungere risultati migliori: è un grande sostegno, completa ogni virtù e realizza il benessere degli esseri. Solo impegnandoci con energia alla soluzione dei problemi li potremmo risolvere, altrimenti, difficilmente troveranno la loro soluzione da soli.

FLESSIBILITÀ. È l’attitudine del corpo e della mente ad avere, per tutto il tempo che lo si desidera, come riferimento un oggetto virtuoso, applicandosi e superando le difficoltà, eliminando cosi le interferenze ed ogni ostruzione, col risultato di maggiore flessibilità ed elasticità, rendendo la mente meno rigida ed elastica, eliminando il senso di pesantezza o torpore mentale e fisico: la debolezza e svogliatezza mentale e fisica.

Prima sorge la flessibilità mentale che genera la flessibilità fisica: un senso di benessere fisico, di relax mentale e comodità, il piacere di sentirsi a proprio agio, il che porta alla gioia della calma stabile.

Quando il meditatore raggiunge Shinè ha conseguito la beatitudine della flessibilità derivante dall’indirizzare la mente, continuativamente e per tutto l’intervallo di tempo desiderato, sull’oggetto mentale virtuoso prescelto. Ottenuta la flessibilità, siamo prossimi a realizzare Shinè. In proposito Lama Tzong Khapa afferma: colui che ha realizzato Shinè è sempre concentrato nella gioia ed è stabile come il Monte Meru. Quando si muove viaggia continuamente verso tutti i valori positivi: è come il re della mente”. Per poter aiutare gli altri dobbiamo avere la capacità di comprendere i pensieri di chi ci sta di fronte, ma per farlo dobbiamo avere conseguito certe realizzazioni o Siddhi, che dipendono dall’aver conseguito la calma dimorante o Shinè.

COSCIENZIOSITÀ. La coscienziosità protegge la mente dai difetti mentali o klesha, proteggendola dalle contaminazioni e promuovendo la realizzazione attiva delle virtù tramite l’impegno e lo sforzo di conseguirle. Essa fa parte delle tre radici di virtù (non attaccamento, non odio, non ignoranza). Il Bodhisattvabhumi individua cinque tipi di coscienziosità, rispetto:

  1. al passato, per rimediare, in accordo alla dottrina, gli errori del passato;

  2. al presente: per rimediare, senza dimenticanza, gli errori del presente;

  3. al futuro, maturando una precisa intenzione di evitare e di rimediare agli errori in futuro;

  4. ad un’azione precedente, in quanto, in base ad un’azione virtuosa precedente, abbiamo maturato l’intenzione di evitare continuativamente che nella nostra mente sorgano pensieri negativi, grazie al fatto di comportarci in accordo al Dharma;

  5. del comportamento in accordo, in quanto, in base ad un sistematico comportamento virtuoso precedente, nel corso del tempo abbiamo maturato l’intenzione di evitare stabilmente che nella nostra mente sorgano pensieri negativi. È quindi una coscienziosità più ampia e generale di quella precedente, sorge dalla realizzazione di un comportamento coscienzioso dopo aver esaminato le quattro precedenti e valutato le azioni positive e negative.

Della coscienziosità Shantideva ne parla diffusamente nel Quarto capitolo del Bodhicharyavatara https://www.sangye.it/altro/?p=2392 mentre Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?cat=9 nel Suhrlleka o “Lettera ad un amico” o “Lettera al re Gautamiputra” scrive “La coscienziosità è la porta dell’immortalità, la sconsideratezza è la porta della morte”. Moralità e coscienziosità sono strettamente connesse, infatti, quanto più si è coscienziosi più il nostro comportamento risulterà etico.