Capitolo XI
Conoscenza Perfetta
Allora Conoscenza Perfetta, il grande generale degli yaksa, con altri ventotto grandi generali, si levò dal suo seggio, dispose la sua veste superiore su di una spalla, poggiò al suolo il ginocchio destro e, giungendo le mani in preghiera verso il Bhagavan, si rivolse a lui in questo modo:
«Venerabile Bhagavan, nel presente e nel futuro, ovunque si trovi la Sacra Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra, sia esso villaggio, città, contrada, provincia, luogo solitario, montagna di piante medicinali o palazzo, io, Conoscenza Perfetta, il grande generale degli yaksa e questi ventotto grandi generali, ci recheremo in quel luogo e, rendendoci invisibili, ci prenderemo cura del monaco che insegna il Dharma, facendo in modo che egli sia completamente protetto, sostenuto, difeso, libero da ostacoli e che goda di pace e benessere. E ogni uomo o donna, bambino o bambina che ascolti il Dharma, anche solo una strofa di quattro versi o una frase, chiunque ascolti e ricordi anche solo il nome di un bodhisattva o di un tathagata della Sacra Luce Dorata e ascolti anche solo il nome di questo sacro sutra, anche tutti loro saranno totalmente sostenuti, rispettati, favoriti, difesi, liberi da ostacoli e godranno di pace e benessere. E altrettanto avverrà per le loro famiglie, case, villaggi, città, contrade, eremitaggi o palazzi.
Venerabile Bhagavan, per quale ragione io, il grande generale degli yaksa, sono chiamato Conoscenza Perfetta? Ciò è percepito direttamente dal venerabile Bhagavan.
Io ricerco tutti i fenomeni.
Io ricerco profondamente tutti i fenomeni. Io comprendo tutti i fenomeni. Tutti i fenomeni che sono varietà, tutti i fenomeni che sono modi, qualsiasi fenomeno dimori, qualsiasi fenomeno esista, qualsiasi tipo di fenomeno ci sia, venerabile Bhagavan, tutti i fenomeni io li percepisco direttamente.
Venerabile Bhagavan, lo splendore della mia saggezza suprema riguardo tutti i fenomeni è inconcepibile. La chiara parola della mia saggezza suprema è inconcepibile. L’ampiezza della mia saggezza suprema è inconcepibile. Il cumulo della mia saggezza suprema è inconcepibile.
Venerabile Bhagavan, la sfera di intervento della mia saggezza suprema riguardo tutti i fenomeni è inconcepibile. Venerabile Bhagavan, per il fatto che io perfettamente ricerco, perfettamente e profondamente investigo, perfettamente e profondamente indago, perfettamente e profondamente osservo e perfettamente e profondamente comprendo tutti i fenomeni, venerabile Bhagavan, io, il grande generale degli yaksa, sono chiamato Conoscenza Perfetta.
Venerabile Bhagavan, per abbellire le parole del monaco che insegna il Dharma farò sì egli abbia fiducia in se stesso, che non provi stanchezza fisica mentre espone il Dharma, che il suo corpo sia colmo di beatitudine e che sperimenti una grande felicità. Farò risplendere tutti i pori del suo corpo, farò in modo che si desti in lui la forza, il potere e un grande entusiasmo, che lo splendore della sua saggezza divenga inconcepibile, che si rafforzi la sua consapevolezza e che possegga grande benessere per il beneficio di quegli esseri che hanno generato le radici di virtù in relazione a migliaia di Buddha, affinché la Sacra Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra, rimanga in questo Jambudvıpa per molto tempo, non scompaia rapidamente e gli esseri possano ascoltarla e ottenere un’inconcepibile accumulazione di saggezza; affinché posseggano conoscenza, acquisiscano grande quantità di merito e possano godere in modo inconcepibile della felicità di deva e umani per centinaia di migliaia di miliardi di eoni; affinché essi siano accompagnati dai tathagata e nel futuro raggiungano l’illuminazione insuperabile, perfetta e completa; affinché cessino tutte le sofferenze degli esseri infernali, di chi è rinato animale e di chi vive nel mondo di Yama».
Questo è l’undicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra, chiamato ‘Conoscenza Perfetta’.
Capitolo XII
il trattato: ‘Impegno dei Signori dei Deva’
Mi prostro al bhagavan tathagata araht Buddha perfetto e completo Fiore Prezioso, Oceano di Qualità, Glorioso di Splendore Dorato, Colore Attraente di una Montagna di Lapislazzuli e Oro. Mi prostro al bhagavan tathagata arhat Buddha perfetto e completo, colui che fa brillare questa lampada del Dharma, Sakyamuni, il cui corpo è ornato con molte centinaia di migliaia di miliardi di virtù. Mi prostro a Gloriosa, la grande devı, il seme delle virtù e l’eccellenza di innumerevoli buoni auspici. Mi prostro a Sarasvatı, la grande devı, essenza delle incalcolabili qualità della saggezza.
Una volta, in una certa occasione, il re Pinnacolo dei Potenti Forti così parlò a suo figlio, il re Pinnacolo di Bellezza, poco dopo la sua incoronazione, quando era ancora nuovo alla regalità:
«Figlio, una volta, in passato, poco tempo dopo la mia incoronazione, ricevetti da mio padre Pinnacolo dei Potenti Supremi il trattato regale chiamato ‘Impegno dei Signori dei Deva’. Per ventimila
anni ho governato per mezzo di questo trattato regale e nemmeno per un istante il mio pensiero è stato contrario a quello del Dharma.
Figlio, se desideri sapere in che cosa consiste questo trattato regale, ascolta con attenzione».
E allora, in quello stesso istante, la devı del lignaggio insegnò estesamente e perfettamente al re Pinnacolo di Bellezza, figlio del re Pinnacolo dei Potenti Forti, il trattato regale Impegno dei Signori
dei Deva con questi versi:
Spiegherò il trattato regale
che beneficia tutti gli esseri senzienti,
elimina tutti i dubbi
e distrugge ogni errore.
Con le mani giunte in preghiera, ascolta
tutti gli impegni dei signori divini,
ciò che compiace le menti
di tutti e di ciascuno dei deva.
Sulla regina delle montagne Fonte di Vajra,
durante un’assemblea dei signori dei deva,
si alzarono i Protettori del mondo
per domandare al potente Brahma:
«O Brahma, tu sei il principale fra i deva,
tu detieni il potere sui deva,
tu sei colui che chiarisce i nostri dubbi:
ti supplichiamo di risolvere il nostro quesito.
Perché un re nato come essere umano
viene definito divino?
Per quale ragione un re
è chiamato figlio dei deva?
Per quale ragione un deva,
nato in questo mondo degli uomini,
si considera umano e tra gli uomini
esercita la funzione di governare?»
Tale domanda formularono
i Protettori del mondo al potente Brahma,
e Brahma, il principale tra i deva,
parlò loro in questo modo:
«O Protettori del mondo
che ora così mi domandate!
Per il beneficio di tutti gli esseri
vi mostrerò questo sacro trattato.
Spiegherò la ragione per cui
coloro che sono nati come esseri umani
hanno una nascita regale
e sono i governanti dei loro paesi.
Per le benedizioni dei signori dei deva
entrano nel ventre della madre:
prima sono benedetti dai deva
e poi entrano nel ventre.
Nascendo nel reame umano
essi divengono signori degli uomini,
e dal momento che sono nati dai deva
sono chiamati ‘figli dei deva’.
Dicendogli: ‘Tu sei il figlio di tutti i deva’,
i deva del reame dei Trentatré
gli concedono la fortuna di essere re,
ed egli appare come il signore degli uomini
per porre termine al commettere errori,
eliminare ciò che è contrario al Dharma,
esortare gli esseri alle azioni eccellenti
e condurli alle dimore dei deva.
Il signore degli uomini evita sempre di commettere errori,
sia nei confronti degli uomini
sia dei deva, dei gandharva,
di quelli di bassa casta o dei r›k˝asa.
Il signore degli uomini è come un padre
per coloro che compiono azioni eccellenti
ed è benedetto dai re dei deva
per mostrare il risultato di maturazione.
Egli è benedetto dai re dei deva
per mostrare il risultato di maturazione
delle azioni eccellenti
ed erronee di questa vita.
Quando il re permette
che nel suo paese si commettano ingiustizie
e non punisce adeguatamente i malvagi,
quando tollera le azioni negative, allora
ciò che è contrario al Dharma si accresce,
nel paese si verificano
liti e inganni ripetutamente
e i deva si irritano
nella loro dimora nel reame dei Trentatré.
Quando il re permette
che nel suo paese si commettano ingiustizie,
la falsità non ha fine
e il regno è distrutto dalla violenza,
il paese è raso al suolo
dall’invasione di eserciti nemici
che distruggono le ricchezze e le tradizioni.
E, per quante ricchezze si siano accumulate,
a causa di molti tipi di menzogna
se le sottrarranno a vicenda.
Se il re non compie
le dovute azioni,
distruggerà il proprio paese
come un potente elefante distrugge uno stagno.
Soffieranno venti turbinosi,
cadranno piogge devastanti,
avverranno eclissi di sole e di luna
e le costellazioni saranno in disarmonia.
Se il re trascura i propri doveri,
le sementi, le messi, i fiori e i frutti
non matureranno adeguatamente
e vi sarà carestia.
Se il re permette
che nel proprio paese si commettano ingiustizie,
i deva, nelle loro dimore,
saranno scontenti.
Quando tutti i re dei deva
parleranno tra loro, si diranno:
‘Questo re è privo di Dharma
e sostiene ciò che è contrario al Dharma’.
Questo re, in breve tempo
turberà i deva,
e a causa della loro collera
il suo paese verrà distrutto.
E in quel paese si svilupperà ciò che è contrario al Dharma,
gli affari andranno in rovina
e sorgeranno in ogni luogo
inganni, litigi e malattie.
I signori dei deva saranno furiosi,
i deva abbandoneranno il paese,
che verrà distrutto,
e il re sarà sopraffatto dalle afflizioni.
Sarà separato dagli esseri cari,
dai fratelli e dai figli,
sarà separato dalla sua amata moglie
o la figlia perirà.
Cadranno piogge di meteoriti,
appariranno falsi soli,
si subiranno invasioni di eserciti nemici
e grande carestia.
Il suo generale e il suo elefante
verranno uccisi
e, in seguito, anche i suoi cammelli
verranno annientati e periranno.
Si sottrarranno le proprietà,
i beni e le ricchezze l’un l’altro.
Vi saranno conflitti
tra una regione e l’altra.
In ogni luogo
sorgeranno discordie, litigi e inganni.
Nelle province si verificheranno possessioni di spiriti
e malattie insopportabili.
Oltre a ciò, le persone più elevate
saranno private del Dharma,
e anche il seguito e i ministri
ne saranno privi.
Si venereranno
le persone prive del Dharma,
mentre gli esseri che lo sostengono
saranno costantemente maltrattati e discriminati.
Se il re trascura i propri doveri,
le sementi, le messi, i fiori e i frutti
non matureranno adeguatamente
e vi sarà carestia.
Se il re permette
che nel proprio paese si commettano ingiustizie,
i deva, nelle loro dimore,
saranno scontenti.
Quando tutti i re dei deva
parleranno tra loro, si diranno:
‘Questo re è privo di Dharma
e sostiene ciò che è contrario al Dharma’.
Questo re, in breve tempo
turberà i deva,
e a causa della loro collera
il suo paese verrà distrutto.
E in quel paese si svilupperà ciò che è contrario al Dharma,
gli affari andranno in rovina
e sorgeranno in ogni luogo
inganni, litigi e malattie.
I signori dei deva saranno furiosi,
i deva abbandoneranno il paese,
che verrà distrutto,
e il re sarà sopraffatto dalle afflizioni.
Sarà separato dagli esseri cari,
dai fratelli
Quando le persone prive del Dharma
discrimineranno maltrattandoli quelli che lo possiedono,
allora l’acqua, gli astri e il vento
saranno completamente alterati.
Quando verrà rispettato chi è privo del Dharma
tre cose saranno completamente distrutte:
l’essenza del puro Dharma,
la costituzione delle persone e il nettare della terra.
Quando verranno rispettati i malvagi
e disprezzati i santi,
accadranno queste tre cose:
morte, fulmini e carestie.
Svaniranno, inoltre,
il sapore e il bell’aspetto dei frutti e dei raccolti,
e in tutte le regioni
gli esseri patiranno molte malattie.
Nei luoghi in cui crescono
frutti grandi e dolci,
essi diverranno piccoli,
amari e piccanti.
Gli oggetti di divertimento
concepiti per il gioco, il riso e il piacere,
perderanno il loro fascino diventando sgradevoli,
e ci sarà grande confusione causata da centinaia di afflizioni.
I raccolti e i frutti
perderanno il loro olio e l’essenza;
per questo il corpo, gli elementi e gli organi
non saranno soddisfatti.
Gli esseri avranno costituzione debole e
scarsa energia, saranno emaciati
e, per quanti alimenti possano assumere,
non ne trarranno alcun beneficio.
Inoltre, essi perderanno
la forza, il potere e l’entusiasmo.
Da ogni luogo appariranno
esseri affranti.
Tormentati da una grande varietà di sofferenze,
gli esseri sperimenteranno molte malattie.
Dalla trasformazione di vari r›k˝asa
sorgeranno costellazioni e pianeti.
Il re, essendo privo del Dharma,
starà dalla parte della malvagità
e i tre reami saranno distrutti
nei ma°˜ala dei tre mondi.
Quando il re, da parte sua,
permette le azioni negative,
molte sventure come queste
accadono in tutto il paese.
Se, pur essendo benedetto
dai deva per governare
il re non lo fa e permette le azioni erronee,
gli esseri che hanno una condotta eccellente
nascono come deva nelle dimore dei deva
e coloro che agiscono negativamente nascono
come preta, esseri infernali o animali.
Quando il re permette le cattive azioni
nei suoi territori,
la sua cattiveria lo fa decadere
dal reame divino dei Trentatré.
Se il re non svolge la sua funzione di governare,
neanche i suoi figli lo faranno,
e i suoi antenati, i re dei deva,
faranno in modo che il paese cada in rovina.
Quando, a causa di insopportabili tumulti,
il paese vive nel terrore,
i signori dei deva
benedicono il re della terra degli uomini.
Egli è re
per estinguere le azioni negative,
per esortare alle azioni virtuose
e per far maturare gli esseri in questa vita.
È chiamato re
allo scopo di mostrare la differenza
tra azioni virtuose e non virtuose
e il loro risultato di maturazione.
Per il proprio beneficio, per il beneficio degli altri
e per il beneficio del Dharma nel suo paese,
è stato benedetto dalle assemblee dei deva
ed è altresì la loro gioia.
Egli deve rinunciare perfino alla propria vita e alla regalità
per sottomettere i malvagi
che vivono nel regno
e per il beneficio del Dharma nel suo paese.
Tollerare ciò che è contrario al Dharma
e trascurare la vigilanza
è ciò che distrugge completamente il suo regno.
E non c’è nulla di peggio.
Quando si manifesta la malvagità
e coloro che la compiono non vengono corretti,
avverranno sventure
oltremodo insopportabili.
Il paese sarà totalmente distrutto
così come gli elefanti distruggono un grande stagno;
i signori dei deva andranno in collera
e le sue dimore saranno distrutte.
Tutte le cose del regno
diverranno inappropriate,
perciò coloro che commettono errori
vanno gradualmente educati.
Si deve proteggere il paese per mezzo del Dharma,
non operare in modo contrario ad esso,
dare perfino la propria vita
e mai agire con rancore.
Verso tutte le persone del regno,
siano esse familiari o meno,
il re deve tenere il medesimo atteggiamento
ed evitare la parzialità.
Quando agisce in accordo al Dharma
egli è noto nei tre mondi,
e nelle dimore del reame dei Trentatré
i signori dei deva ne sono compiaciuti e pensano:
‘Questo è mio figlio, che in Jambudvıpa
regna e governa con il Dharma,
lo insegna in quel paese
e sostiene gli esseri nelle azioni virtuose.
Attraverso le sue giuste azioni,
il re conduce qui gli esseri
e riempie le dimore celestiali
di deva e di figli dei deva’.
Nel paese del Dharma, grazie agli insegnamenti,
i re sono felici
e i signori dei deva, assai compiaciuti,
proteggono il re degli uomini.
Il sole, la luna e le costellazioni
si muovono armoniosamente,
il vento soffia al momento opportuno
e le piogge cadono nei periodi propizi.
Nelle dimore celestiali,
così come nei paesi, gli anni sono favorevoli
e i reami divini
si riempiono di deva e figli di deva.
Il re, pertanto,
sacrificando la propria vita
otterrà la felicità del mondo,
senza tuttavia abbandonare il Dharma dei Tre Gioielli;
in accordo a questo, egli deve confidare
in coloro che sono adorni di buone qualità,
deve essere sempre gradevole con le persone
e abbandonare il male in ogni momento.
Deve proteggere il paese attraverso il Dharma,
praticarlo correttamente,
esortare gli esseri a compiere ciò che è corretto
e ad evitare le azioni dannose.
Quando chi commette cattive azioni
verrà adeguatamente corretto,
gli anni nel paese saranno favorevoli,
il re brillerà con grande splendore,
godrà di celebrità
e tutti i suoi sudditi saranno felicemente protetti».
Questo è il dodicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re della
Raccolta di Sutra, chiamato ‘Il trattato Impegno dei Signori dei
Deva’.
Capitolo XIII
ben apparso
Quando divenni un re che gira la ruota,
mi distaccai dalle terre e dall’oceano
e inoltre offrii ai vittoriosi del passato
i quattro continenti colmi di gioielli.
Per ottenere il corpo di verità,
tra tutte le cose attraenti del passato
non ve n’è alcuna a cui io non abbia rinunciato,
ho dato perfino la mia vita nel corso di molti eoni.
In passato, innumerevoli eoni fa,
quando il sugata Possessore dell’Usnisa Ingioiellata
mostrò il modo di entrare nel nirvsna,
vi fu un re chiamato Ben Apparso,
[re che] gira la ruota, signore dei quattro continenti
e guida di questa terra fino ai limiti dell’oceano.
Questo santo re, mentre dormiva
nel palazzo chiamato Parola del Potente Conquistatore,
ebbe un sogno nel quale ascoltò le qualità del Buddha.
In quel sogno vide il maestro del Dharma Accumulo di Gioielli,
dall’aspetto radiante,
che esponeva con chiarezza il Re della Raccolta di Sutra.
Al risveglio,
il suo intero corpo era pervaso di beatitudine.
Felice, uscì da palazzo
e si recò là dove si trovava il supremo saºgha di Ÿr›vaka.
Rese omaggio agli Ÿr›vaka del Vittorioso
e disse: «Fra questo sangha di esseri arya,
chi è il monaco dotato di qualità chiamato Accumulo di Gioielli?»,
e andava chiedendo a tutti di questo maestro del Dharma.
In quel momento, Accumulo di Gioielli
dimorava in una caverna
recitando e meditando in uno stato di grande beatitudine
il Re della Raccolta di SÒtra.
Venne allora indicato al re
il monaco che espone il Dharma Accumulo di Gioielli,
il quale, radiante di splendore, gloria ed eccellenza,
dimorava in una caverna.
In quel luogo, Accumulo di Gioielli, colui che espone il Dharma,
manteneva il profondo oggetto di interesse del re
praticando la Sacra Luce Dorata
e insegnando costantemente il Re della Raccolta di Sutra.
Prostrandosi ai piedi di Accumulo di Gioielli,
il re Ben Apparso così parlò:
«O tu, dal volto simile alla luna piena!
Ti supplico, spiegami
la Sacra Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra».
Nel momento in cui Accumulo di Gioielli accettò
la richiesta del re Ben Apparso,
in tutti i mondi delle tre migliaia
i deva furono deliziati.
Allora il signore degli uomini,
in un luogo puro e molto speciale
dove l’acqua era cristallina, diffuse profumi,
sparse petali di fiori e collocò un trono;
pose su di esso un parasole, stendardi di vittoria
e lo adornò con molte migliaia di broccati di seta.
Il re cosparse il trono
di una grande varietà di polveri di sandalo,
mentre deva, naga, asura, kimnara,
signori degli yaksa, garuda e mahoroga
fecero cadere una pioggia di fiori celestiali m›nd›rava
che scese proprio sopra il trono.
Quando apparve Accumulo di Gioielli,
migliaia di miliardi di deva, desiderosi del Dharma,
si riunirono in un numero inconcepibile
e sparsero fiori dell’albero Sala.
Accumulo di Gioielli, colui che espone il Dharma,
dopo aver ben lavato il proprio corpo e aver indossato abiti puliti,
giunto vicino al trono,
unendo il palmo delle mani si prostrò davanti ad esso.
I signori dei deva, i deva e le devı,
colmarono lo spazio con una pioggia di fiori m›nd›rava,
e con centinaia di migliaia di strumenti musicali
fecero risuonare una soave melodia.
Accumulo di Gioielli, il monaco che espone il Dharma,
pensando alle incommensurabili
migliaia di milioni di Buddha delle dieci direzioni,
salì sul trono e sedette.
Motivato dalla compassione verso tutti gli esseri
e rendendo ancor più puro questo sentimento nella propria mente,
in quell’occasione insegnò questo sutra
al re Ben Apparso.
Dopo essersi chinato con le mani giunte, il re
espresse la propria gioia con un discorso;
per la forza del Dharma i suoi occhi versarono lacrime
e il corpo venne visibilmente pervaso di beatitudine.
Per fare offerte a questo sÒtra
il re Ben Apparso, in quel momento,
alzando il gioiello prezioso che esaudisce i desideri,
recitò questa preghiera per il beneficio degli esseri:
«Possa cadere oggi in Jambudvıpa
una copiosa pioggia di ornamenti fatti con i sette gioielli
e di tutte le ricchezze che portano felicità
agli esseri di questo mondo».
In quel momento, nei quattro continenti caddero
i sette tipi di gioielli,
bracciali e collane pendenti stupendi,
e altresì cibo, bevande e vestiti.
Quando il re Ben Apparso
vide scendere questa grande pioggia di ornamenti cesellati,
offrì i quattro continenti colmi di pietre preziose
all’ordine del Possessore dell’Usnısa Ingioiellata.
Io, il tathagata Sakyamuni,
fui il re chiamato Ben Apparso,
e in quell’occasione mi distaccai totalmente
da questa terra con i quattro continenti pieni di gioielli.
Accumulo di Gioielli, il monaco che espone il Dharma,
colui che insegnò questo sutra in quell’occasione
al re Ben Apparso,
era il tathagata Akhobhya.
Io ascoltai allora questo sutra
gioiendo di ogni sua singola parola,
e per questo karma positivo,
per aver ascoltato il Dharma e averne gioito,
ottenni questo corpo attraente, bello da contemplare,
del colore dell’oro e con i segni di centinaia di meriti,
che fa sorgere gioia in migliaia di milioni di deva
e alla cui vista gli esseri sono deliziati.
Per novantanovemila milioni di eoni
fui un re che gira la ruota,
e nel corso di innumerevoli centinaia di migliaia di eoni
fui sovrano del regno.
Per inconcepibili eoni fui Indra
e il signore del reame di Brahma;
non vi è modo di misurare
i dieci insondabili poteri da me conseguiti.
Con immensi cumuli di merito come questi,
generati con l’ascolto del Dharma e con l’averne gioito,
ottenni l’illuminazione così come desideravo
e anche il santo corpo di verità.
Questo è il tredicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re della
Raccolta di Sutra, chiamato ‘Ben Apparso’.
Capitolo XIV
il dimorare degli yaksha
Gloriosa devı, quel figlio o figlia del lignaggio che, mosso
dalla fede, desideri porgere offerte di ogni tipo di beni,
straordinariamente estese e inconcepibilmente vaste, ai Buddha
bhagav›n del passato, del presente e del futuro, e desideri conoscere
perfettamente la profonda sfera di attività dei Buddha del passato,
del presente e del futuro, deve recarsi nel luogo, sia esso un tempio
o un eremitaggio, dove si insegna in modo esteso e perfetto la Sacra
Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra, e ascoltare, libero da
dubbi e con una mente priva di distrazioni, questo sacro sutra.
Allora il Bhagav›n, per chiarire il significato di queste parole, recitò
i seguenti versi:
«Chi desidera compiere inconcepibili offerte
a tutti i Buddha
e conoscere perfettamente la profondità
della sfera di attività di tutti i Buddha,
deve recarsi in quel luogo,
sia esso un tempio o un eremitaggio,
dove si insegna questo santo sÒtra,
la Sacra Luce Dorata.
Questo straordinario sÒtra
è un oceano sconfinato di qualità
che libera tutti gli esseri
dall’immensa sofferenza.
Contemplando l’inizio di questo sÒtra,
la sua parte centrale e quella finale,
si rivela la sua estrema profondità
che è incomparabile;
qualunque sia la quantità di particelle
del fiume Gange, delle terre,
degli oceani e dello spazio,
è incomparabile ad essa.
Entrando nella sfera dei fenomeni,
in quel momento uno dovrebbe entrare.
La natura dei fenomeni, lo stupa,
è profonda e molto stabile.
Al centro di quello stupa
vedrai il vittorioso ⁄›kyamuni
insegnare questo sÒtra
con voce melodiosa,
e godrai della gioia di deva e umani
per incalcolabili e inconcepibili
migliaia di milioni di eoni.
Colui che ascolta questo sÒtra
consapevole dell’inconcepibile cumulo
di merito che ne ottiene,
conoscerà in quel momento il suo significato.
Colui che ha attraversato cento yojana di un terreno
pieno di fosse di fuoco
sopportando grandi tormenti,
è in grado di ascoltare questo sÒtra.
Nel momento stesso in cui giunge
al tempio o al luogo deputato, qualunque esso sia,
vedrà estinti i suoi errori,
tutti i presagi di sogni infausti
e gli influssi astrologici negativi;
perfino gli innumerevoli demoni e spiriti malvagi,
nel momento stesso in cui egli giunga lì,
se ne andranno tutti altrove.
In quel luogo deve allestire
un trono simile a quello del loto,
proprio come i re dei n›ga
lo rivelano nei sogni.
Sedendo su di esso
deve leggere le parole
che insegnano con chiarezza questo sÒtra
e comprenderle appieno.
E quando egli scenderà dal trono
e si recherà in un altro luogo,
su quello stesso trono
appariranno emanazioni miracolose.
Lì si manifesterà talora
il corpo di chi insegna il Dharma,
talora apparirà il corpo di un buddha,
talvolta di un bodhisattva;
si manifesteranno su quel trono
a volte Samantabhadra,
a volte il corpo di MañjuŸrı,
altre volte il corpo di Maitreya.
Talora vi sarà solo uno splendore di luce,
talora appariranno deva
che si manifesteranno per un istante
e poi scompariranno.
Vedere un buddha è qualcosa di eccellente,
significa che si avvereranno tutti i desideri,
i raccolti, i segni di auspicio, le eccellenze,
saranno compiuti dai buddha i segni,
ci sarà la vittoria, la gloria e la fama;
[vedere un buddha] elimina gli avversari,
distrugge totalmente le orde di oppressori,
vince i nemici nel combattimento,
pacifica i sogni infausti,
elimina ogni negatività,
pacifica del tutto le negatività
e procura la vittoria nelle battaglie.
La fama si estenderà
nell’intero Jambudvıpa
e tutti gli avversari
saranno definitivamente sconfitti.
Si annienterà sempre il nemico,
si abbandoneranno tutte le negatività,
si vincerà sul fronte della battaglia
e, liberi da avversari, si otterrà la gioia suprema.
Il signore [del reame] di Brahma, i signori [del reame] dei Trentatré
e i protettori del mondo,
Vajra in Mano, i signori degli yak˝a,
il vittorioso Vi˝°u, Conoscenza Perfetta,
Senza Calore, i signori dei n›ga,
così come Oceano,
i signori dei ki˙nara, i signori degli asura,
i signori dei garu˜a,
tutti questi e molti altri,
e anche tutti i deva
porgono continuamente offerte
all’inconcepibile stupa del Dharma.
Tutti i supremi signori dei deva,
nel vedere gli esseri che mostrano rispetto,
provano un’intensa gioia
e si prendono cura di tutti loro.
Tutti questi deva supremi
si dicono l’un l’altro:
‘Guardate costoro
che accumulano merito, gloria e splendore.
Le persone qui riunite,
che hanno coltivato le radici di virtù,
sono qui convenute
con il proposito di ascoltare il profondo SÒtra.
Con un’inconcepibile fede
essi venerano lo stupa del Dharma,
hanno compassione per il mondo
e beneficiano gli esseri.
Poiché hanno penetrato la sfera dei fenomeni,
il recipiente del sacro Dharma,
il Dharma profondo,
vi sono completamente immersi.
Colui che ascolta questa pura virtù
della Sacra Luce Dorata,
ha venerato centinaia di migliaia
di buddha nel passato’.
Per questa radice di virtù,
coloro che ascoltano il SÒtra
saranno completamente protetti
da tutti questi signori dei deva,
da Sarasvatı,
dalla divina Gloriosa, da Figlio dell’Erudito,
dai Quattro Re
e da centinaia di migliaia di yak˝a,
che con la loro grande forza e i loro poteri miracolosi
li proteggeranno completamente da tutto
nelle quattro direzioni.
Indra, Luna, Yama,
V›yu e Varu°a,
Colui che Causa Siccità, Vi˝°u, Sarasvatı,
Mangiatore di Offerte Bruciate, Procreatrice,
tutti questi protettori del mondo,
che schiacciano il nemico con il loro grande potere,
li proteggeranno senza distrazione giorno e notte.
I due, gli yak˝a e i signori degli yak˝a,
Figlio del Senza Bramosia, Grande Potente,
Conoscenza Perfetta e altri,
insieme con i ventotto generali
e centinaia di migliaia di yak˝a,
che posseggono grande forza e poteri miracolosi,
li proteggeranno da tutte le paure e i timori.
Vajra in Mano, signore degli yak˝a,
con altri cinquecento yak˝a
e tutti i bodhisattva
li proteggeranno.
I signori degli yak˝a, Gioiello Eccellente
così come Colmo di Bontà,
Creatore della Paura, Luogo Elevato,
Colei dal Colore Arancio e Colei dal Colore Giallo Pallido,
ciascuno di questi signori degli yak˝a
accompagnati da altri cinquecento,
diverranno i protettori
di coloro che ascoltano questo sÒtra.
Varie Classi, il gandharva,
Capo dei Vittoriosi, il vittorioso dei re,
Gola Ingioiellata, Gola Definita
e Padrone della Pioggia,
Grande Sauro, Nero
e Capelli Dorati,
Giochi per Cinque e Zampa di Capra,
e anche Grande Eone,
Colui che Possiede un Canale e Protettore del Dharma,
Scimmia e anche Ritorcitore,
Pelo d’Ago, Parente del Sole
e Capelli Ingioiellati,
Colui che Possiede il Grande Canale e Senza Dimora,
Supremo Desiderio e Sandalo,
Grande Mago, Montagna Innevata
e la stessa Montagna della Felicità,
tutti loro, dotati di grande potere, che sconfiggono il nemico
e possiedono poteri miracolosi,
proteggeranno quelli
che apprezzano questo sÒtra.
I signori dei n›ga, Senza Calore
insieme a Oceano,
Petalo di Cardamomo e Colui che Dà e che Tiene,
Gioia e Gioia Vicina
e centinaia di migliaia di n›ga,
con grande forza e poteri miracolosi
li proteggeranno da tutte le paure e i timori.
Poderoso, Colui che Cattura e Implacabile,
Vesti Ben Tessute e Suprema Felicità,
Eccellente Frescura e Roccia Rugosa
e altri signori degli asura,
centinaia di migliaia di asura,
con grande forza e poteri miracolosi
li proteggeranno quando si troveranno
nella paura e nel timore.
Anche Ladra, m›trik› dei bhÒta,
e i suoi cinquecento figli,
li proteggeranno nella veglia
nel riposo
e quando saranno inebriati.
Fuori Casta, Feroce
e Yak˝a Feroce,
Colei che Porta una Lancia e Denti Allineati,
tutte dotate di poteri miracolosi,
che sottomettono con grande forza i nemici
e privano tutti gli esseri del loro splendore,
anch’esse li proteggeranno
nelle quattro direzioni.
Le inconcepibili devı
Sarasvatı, così come Gloriosa e tutte le devı e altre,
Devı della terra, i deva dei raccolti, dei frutti e dei boschi,
i deva che dimorano nei giardini, negli alberi e negli stupa,
V›yu e tutti questi deva, con una mente gioiosa proteggeranno
coloro che apprezzano questo sutra.
Gli esseri godranno
di longevità, salute ed energia,
e saranno sempre adorni di grandezza,
dignità, merito e splendore.
Essi pacificheranno tutte le influenze nefaste
di pianeti e costellazioni,
e calmeranno ogni
avversità, sventura e incubo.
Perfino la stessa Devı della terra,
che possiede profondità e grande forza,
si sentirà soddisfatta del sapore del Re dei Sutra,
la Sacra Luce Dorata.
Il nettare della terra si diffonderà
sessantottomila volte
cento yojana
fino a lambire il luogo della base indistruttibile.
Il nettare, dopo essere penetrato in profondità
impregnando completamente cento yojana,
risalirà nuovamente
e inumidirà la superficie della terra.
Per il potere generato dall’ascolto di questo sutra,
tutti questi deva
saranno deliziati dal sapore
della Sacra Luce Dorata;
diventeranno risplendenti,
conseguiranno grande potere
e si sentiranno gioiosi e soddisfatti.
In tutto Jambudvıpa
i deva dei frutti, dei raccolti e dei boschi
godranno di una grande varietà di sapori
e proveranno una felicità immensa.
Appagati dal sapore del SÒtra,
essi faranno crescere con vigore
tutti i frutti e i raccolti,
differenti varietà di fiori,
frutta e alberi diversi.
Tutti gli alberi da frutto,
i giardini e i boschi,
daranno in abbondanza bei fiori
dagli svariati aromi.
Essi faranno apparire sulla terra
boschi e prati
con fiori di ogni tipo
e una grande varietà di frutti.
Innumerevoli fanciulle dei n›ga,
pervase di gioia,
si riuniranno sulle rive degli specchi d’acqua
in tutto Jambudvıpa.
Vi sarà una grande quantità di kumuda e di fiori di loto
in tutti gli specchi d’acqua,
appariranno utpala
e anche fiori di loto bianchi.
Non ci sarà fumo nel cielo
né questo sarà coperto da nubi,
non vi sarà nebbia né polvere
e in tutte le direzioni la luce sarà chiara e molto intensa;
Anche il sole, con le sue migliaia di raggi,
adornerà di un tessuto di luci,
e una profonda luminosità
sorgerà leggiadra.
Nella sua preziosa e celestiale magione d’oro
in Jambudvıpa,
perfino il potente Sole, figlio dei deva,
sarà totalmente compiaciuto da questo sÒtra;
con grande gioia
egli splenderà su Jambudvıpa
illuminando intensamente ogni cosa
con una rete di infiniti raggi di luce.
Non appena albeggerà,
egli emetterà il suo fascio di raggi di luce
facendo sì che si dischiudano rigogliosi fiori di loto
in tutti gli specchi d’acqua.
Nell’intero Jambudvıpa
giungeranno a completa maturazione
i frutti, i fiori e le piante medicinali,
e tutte le terre saranno piacevoli.
Allora anche la luna e il sole
avranno uno straordinario splendore,
i pianeti e le stelle saranno in perfetta armonia
e i venti soffieranno favorevolmente.
In tutto Jambudvıpa
gli anni saranno sempre prosperi
e, ovunque si troverà questo sÒtra,
quel luogo sarà straordinario».
Questo è il quattordicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re
della Raccolta di SÒtra, chiamato ‘La completa protezione chiamata
Il dimorare degli yak˝a’.
capitolo XV
la profezia dei diecimila figli dei deva
quando il Bhagav›n ebbe così parlato, la devı del lignaggio
Illuminazione Perfettamente Raccolta si rivolse a lui con
queste parole:
«Venerabile Bhagav›n, qual è la causa e qual è la ragione, in
quale radice di virtù si sono addestrati e in base a quale campo di
merito è giunta ora a maturazione l’accumulazione per cui questi
diecimila figli dei deva, come Re Magnifico di Straordinario
Splendore e così via, sono venuti dalla loro residenza nel reame dei
Trentatré, dopo aver ascoltato la profezia dell’illuminazione dei tre
santi esseri, per ascoltare il Dharma del Bhagav›n?
‘In futuro, quando saranno trascorsi innumerevoli,
incalcolabili centinaia di migliaia di miliardi di eoni,
nel mondo chiamato Splendore Dorato, questo santo
essere, il bodhisattva Pinnacolo di Bellezza, otterrà
l’illuminazione, l’illuminazione insuperabile, perfetta e
completa, manifestandosi nel mondo come il tath›gata
arhat buddha perfetto e completo possessore di conoscenza
ed emanazioni magiche, il sugata, conoscitoredel mondo, guida degli esseri che devono essere guidati,
maestro insuperabile di deva e uomini, il buddha
bhagav›n chiamato Parasole Fonte di Oro e Gioielli.
Quando il Dharma puro sparirà dopo il completo
nirv›°a del bhagav›n tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Parasole Fonte di Oro e Gioielli, e saranno
scomparsi tutti i suoi insegnamenti, questo bambino,
Pinnacolo d’Argento, come un immacolato stendardo
della vittoria nei reami del mondo, sostituirà quel
tath›gata e si manifesterà nel mondo come il tath›gata
arhat buddha perfetto e completo chiamato Luce dello
Stendardo d’Oro della Vittoria di Jambu Dorato.
Quando il tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Luce dello Stendardo d’Oro della Vittoria di
Jambu Dorato entrerà nel nirv›°a completo e i suoi
insegnamenti si saranno totalmente estinti, questo bambino,
Luce d’Argento, come un puro stendardo immacolato
della vittoria nei reami del mondo, sostituirà quel
tath›gata risvegliandosi totalmente all’illuminazione
insuperabile, perfetta e completa. Egli apparirà nel
mondo come il tath›gata arhat buddha perfetto e
completo, possessore di conoscenza ed emanazioni magiche,
il sugata, conoscitore del mondo, guida degli esseri
che devono evolvere, maestro insuperabile di deva e
uomini, il buddha bhagav›n chiamato Essenza dello
Splendore Dorato dei Raggi di Luce di Cento Ori’.
Con queste parole, il Bhagav›n ha profetizzato l’illuminazione
insuperabile, perfetta e completa di tutti loro.
Venerabile Bhagav›n, questi diecimila figli dei deva, come ReMagnifico di Straordinario Splendore e così via, non hanno portato
a compimento le azioni estese dei bodhisattva, non si è udito che in
passato si siano addestrati nelle sei perfezioni né che abbiano
donato completamente le proprie braccia, le gambe, gli occhi, la
testa, parte suprema del loro corpo, i propri figli, la sposa e le figlie.
Non si è udito che nel passato abbiano fatto dono di ricchezze,
grano, bestiame, oro, gioielli, pietre preziose, lapislazzuli, conchiglie,
cristalli, corallo, argento, polvere d’oro e gioielli, e nemmeno
di cibo, bevande, cavalcature, abiti, abitazioni, tenute, palazzi,
giardini e stagni, né che abbiano fatto dono totale di elefanti,
mucche, cavalli, servitori e servitrici.
Nel passato, per innumerevoli centinaia di migliaia di miliardi
di eoni, fino a ottenere dai buddha bhagav›n la profezia del nome
del tath›gata, le incalcolabili centinaia di migliaia di miliardi di
bodhisattva offrirono tutte le loro proprietà, porsero un’inconcepibile
varietà di offerte a innumerevoli centinaia di migliaia di
miliardi di tath›gata. Si separarono completamente da tutti gli oggetti
che si possono donare, le proprie braccia, le gambe, gli occhi,
la parte suprema del loro corpo (la testa); donarono altresì i propri
figli, la sposa e le figlie. Donarono allo stesso modo ricchezze, grano,
bestiame, oro, gioielli, pietre preziose, lapislazzuli, conchiglie, cristalli,
corallo, argento e polvere d’oro. Donarono anche cibo, bevande,
abiti, dimore, seggi, proprietà, palazzi, giardini, parchi, laghi,
stagni, elefanti, bovini, cavalli, servitori e servitrici, fino a giungere
gradualmente a completare la pratica delle sei perfezioni e a godere
in seguito di centinaia di migliaia di piaceri. Se così è, o Venerabile
Bhagav›n, qual è la causa e quale la ragione, in quale radice di virtù
si sono addestrati per cui a questi diecimila figli dei deva, come Re
Magnifico di Straordinario Splendore e così via, giunti allo scopo di
ascoltare il Dharma, il Bhagav›n ha profetizzato la loro illumina-zione insuperabile, perfetta e completa dicendo:
‘Nel futuro, quando saranno trascorsi innumerevoli
centinaia di migliaia di miliardi di eoni, nel reame del
mondo chiamato Colui che Possiede lo Stendardo della
Vittoria del Potere Elevato dell’[Albero] S›l, in quello
stesso luogo e da uno stesso lignaggio, da una stessa
famiglia e con lo stesso nome, essi otterranno in relazione
a ciò il risveglio totale dell’illuminazione insuperabile,
perfetta e completa. Quando si trasformeranno in
bhagavan, appariranno nel mondo come diecimila buddha
con il nome di Volto Limpido dal Profumo di Utpala,
possessori di conoscenza ed emanazioni magiche, sugata,
conoscitori del mondo, guide degli esseri che devono
evolvere, maestri insuperabili di deva e umani, Buddha
Bhagavan’?
Dopo che ella ebbe così parlato, il Bhagav›n si rivolse alla devı
del lignaggio Illuminazione Perfettamente Raccolta con queste
parole:
«Devı del lignaggio, riguardo a questi diecimila figli dei deva
come Re Magnifico di Straordinario Splendore e gli altri, c’è una
causa, c’è una ragione e c’è un’accumulazione di radici di virtù per
le quali ora essi sono venuti dal reame dei Trentatré per ascoltare il
Dharma. Devı del lignaggio, nel momento dell’ascolto della profezia
dell’illuminazione di questi tre santi esseri, in quello stesso
istante essi hanno generato ammirazione, gioia e fede verso la Sacra
Luce Dorata, il Re della Raccolta di SÒtra, e solo grazie a ciò le loro
menti sono divenute assolutamente pure come l’immacolato lapi-slazzuli. Avendo generato un’incalcolabile accumulazione di
merito, le loro menti sono divenute profonde, estremamente vaste
ed estese come lo spazio. Devı del lignaggio, questi diecimila figli
dei deva, come Re Magnifico di Straordinario Splendore e così via,
nel momento in cui hanno ascoltato la Sacra Luce Dorata, il Re
della Raccolta di SÒtra, hanno sviluppato una fede e un rispetto
straordinari. Solo per questo le loro menti sono divenute assolutamente
pure come l’immacolato lapislazzuli, e in questo modo hanno
ottenuto lo stadio della profezia. Devı del lignaggio, per questa
accumulazione di virtù generata dall’ascolto del Dharma e per la
forza delle preghiere del passato, questi diecimila figli dei deva,
come Re Magnifico di Straordinario Splendore e così via, hanno
ottenuto ora lo stadio della profezia dell’illuminazione insuperabile,
perfetta e completa».
Questo è il quindicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il
Re della Raccolta di Sutra, chiamato ‘La profezia dei diecimila figli
dei deva’.
Capitolo XVI
completa pacificazione dalle malattie
Devı del lignaggio, in passato, una quantità inimmaginabile e
incalcolabile di innumerevoli eoni fa, una volta, in una certa
occasione, apparve nel mondo il tath›gata arhat buddha perfetto e
completo, possessore di conoscenza ed emanazioni magiche, il
sugata, conoscitore del mondo, guida degli esseri che devono evolvere,
maestro insuperabile di deva e uomini, il buddha bhagav›n
chiamato Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata.
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento, dopo
il nirv›°a completo del tath›gata arhat buddha perfetto e completo
Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata, il sacro Dharma scomparve e,
dopo che si fu estinto, devı del lignaggio, vi fu un re chiamato Luce
del Signore dei Deva che possedeva il Dharma, governava attraverso
di esso e non agiva mai in contrasto ad esso; era un re che
considerava tutti gli esseri come i suoi genitori.
In quell’occasione e in quel momento, nel paese del re Luce del
Signore dei Deva c’era un mercante chiamato Colui che Porta
Capelli Intrecciati, che era medico, guaritore, grande conoscitore
dei costituenti e possessore del lignaggio degli otto rami della
medicina.
Devı del lignaggio, questo mercante aveva un figlio chiamato
Versatore d’Acqua, attraente, di grande bellezza, di aspetto nobile
ed eccellente, erudito in una grande varietà di trattati, che comprendeva
perfettamente tutti i testi e possedeva una straordinaria
conoscenza della scrittura, del calcolo, della matematica e dell’astrologia.
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento, nel
paese del re Luce del Signore dei Deva vi erano molte centinaia di
migliaia di esseri afflitti da diverse malattie, tormentati da numerose
sofferenze, che pativano angosciose sensazioni di dolori
terribili e insopportabili sofferenze.
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento,
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, sviluppò una mente di
grande compassione verso queste centinaia di migliaia di esseri
colpiti da varie malattie e tormentati da numerose sofferenze. Egli
pensò:
«Tutte queste centinaia di migliaia di esseri sono afflitti da
tante malattie, tormentati da numerose sofferenze e patiscono
sensazioni angosciose di dolori terribili e insopportabili sofferenze.
Mio padre, il mercante Colui che Porta Capelli Intrecciati, è
medico, guaritore, grande conoscitore dei costituenti e possiede il
lignaggio degli otto rami della medicina, però è anziano, di età
avanzata, decrepito, si trova alla fine dei suoi giorni, si appoggia a
un bastone e cammina tremante. Non è in grado di andare in
villaggi, città, contrade, province, zone periferiche o palazzi reali.
Andrò a trovare mio padre, Colui che Porta Capelli Intrecciati, e
gli chiederò di trasmettermi la conoscenza degli elementi per curare
le malattie, al fine di guarire completamente tutti gli esseri afflitti
da centinaia di migliaia di diversi mali e tormentose sofferenze; mi recherò poi in villaggi, città, province, zone periferiche e palazzi reali, e li libererò completamente da tutte le loro malattie e infermità».
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento,
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, andò a trovare il padre,
Colui che Porta Capelli Intrecciati. Giunto al suo cospetto, si
prostrò ai piedi del padre con le mani giunte in segno di rispetto,
si pose a un lato, e con questi versi gli richiese la conoscenza dei
costituenti:
«Perché i poteri sensoriali diventano percettori
e i costituenti si trasformano completamente?
In quale momento appaiono negli esseri con un corpo
le diverse malattie?
Come si infuisce sul benessere
attraverso il mangiare cibi nel momento appropriato o meno,
e qual è il cibo che non causa danno al fuoco del corpo
all’interno di esso?
Quali sono i trattamenti necessari
per guarire le malattie
provocate dai venti, dalla bile,
dalla flemma o per l’associazione di questi?
Nelle sofferenze degli esseri umani,
quando agisce il vento?
Quando agisce la bile?
Quando agisce la flemma?»
Allora il mercante Colui che Porta Capelli Intrecciati insegnò
con questi versi, a suo figlio Versatore d’Acqua, il modo di ottenere
la conoscenza dei costituenti:
«Devi sapere che vi sono tre mesi estivi, tre mesi autunnali,
tre mesi invernali e tre primaverili.
In questa sequenza di mesi vi sono sei periodi,
e si dice che un anno ha dodici mesi.
Sappi che [i dodici mesi]
si raggruppano in segmenti di tre;
un segmento di due mesi è considerato un periodo;
il cibo e la bevanda operano in questo modo;
affidati anche al medico, ai costituenti e al tempo.
Inoltre, i poteri sensoriali e i costituenti
si trasformano completamente a ogni segmento dell’anno.
Quando i poteri si sono completamente trasformati,
negli esseri dotati di un corpo si manifestano diverse malattie.
Il medico deve conoscere i quattro periodi di tre mesi,
gli intervalli, i sei periodi,
e deve essere esperto nei sei elementi.
In estate sorgono le malattie dovute a un eccesso di vento,
quando giunge l’autunno si attiva la bile,
le infermità per eccesso di flemma compaiono in primavera,
e durante l’inverno la combinazione dei tre.
Cibo, bevande e medicina si devono perciò assumere nell’ordine:
in estate il cibo grasso, caldo, salato e acido,
in autunno il cibo dolce, grasso e leggermente fresco,
in inverno, quello dolce, grasso e acido,
durante la primavera l’amaro e il caldo.
La flemma è attiva principalmente dopo aver mangiato,
la bile lo è durante la digestione
e il vento dopo la digestione;
in questo modo avviene il movimento dei tre elementi.
Le malattie del vento si curano con il nettare,
quelle della bile si eliminano con medicine purganti,
le malattie combinate si curano con l’equilibrio dei tre
e quelle della flemma si trattano con sostanze che provocano il vomito.
Devi ricordare in quali occasioni si verifica un eccesso di vento, di
bile, della combinazione dei tre o un eccesso di flemma.
Secondo la stagione, secondo l’elemento e secondo il corpo,
si devono assumere le rispettive medicine, i cibi o le bevande».
Allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, con queste sole
domande e questa spiegazione della conoscenza dei costituenti,
comprese gli otto rami della medicina.
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento,
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, viaggiò per tutto il paese
del re Luce del Signore dei Deva, per villaggi, città, contrade,
province, zone periferiche e palazzi reali, guarendo tutti gli esseri
afflitti da molte centinaia di migliaia di malattie diverse e
tormentati da numerose infermità.
Si presentava dicendo:
«Io sono un medico e vi guarirò completamente da tutte le
vostre malattie».
Devı del lignaggio, quando Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, pronunciava quelle parole, all’udirle, molte centinaia di
migliaia di esseri provavano grande felicità. Al sentire la sua voce,
essi erano pervasi da immensa gioia, felicità e da una straordinaria
beatitudine mentale. In quell’occasione e in quel momento, molte
centinaia di migliaia di esseri afflitti da molte malattie e tormentati
da numerose sofferenze guarirono completamente, recuperarono la
salute e la forza, l’energia e l’entusiasmo, tornarono in loro come
prima.
Tra le numerose centinaia di migliaia di esseri afflitti e tormentati
da molte malattie e infermità, tutti quelli che soffrivano di una
malattia assai grave andarono a trovare Versatore d’Acqua, il figlio
del mercante e, dopo che lui ebbe somministrato loro le medicine
adeguate, guarirono completamente dalle loro malattie. Alleviati dai
mali, recuperarono la salute e tornarono ad avere forza, energia ed
entusiasmo come prima.
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento, nei
villaggi, città, contrade, province, zone periferiche e palazzi reali del
regno di Luce del Signore dei Deva, tutte le centinaia di migliaia di
esseri afflitti e tormentati da molte malattie e infermità furono
completamente guariti da Versatore d’Acqua, il figlio del mercante.
Questo è il sedicesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re
della Raccolta di Sutra, chiamato ‘Completa pacificazione delle
malattie’.
Capitolo XVII
la storia di Versatore d’Acqua che conquista i pesci
Inoltre, devı del lignaggio, dopo che Versatore d’Acqua, il figlio
del mercante, ebbe guarito tutti gli esseri nel paese del re Luce del
Signore dei Deva, le malattie diminuirono e il popolo godette di
benessere ed energia come in precedenza. Tutti gli esseri di quel
paese erano felici, agivano sempre con allegria e affetto, praticavano
la generosità e compivano azioni meritorie. Essi lodavano calorosamente
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, dicendo:
«Evviva Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, evviva! È
sicuramente un bodhisattva! È il re dei medici! È colui che cura le
malattie di tutti gli esseri! È colui che conosce gli otto rami della
medicina!»
Devı del lignaggio, Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
aveva una sposa chiamata Essenza del Loto d’Acqua, che ebbe due
figli: uno si chiamava Vestito d’Acqua e l’altro Essenza d’Acqua. A
quel tempo Versatore d’Acqua viaggiava con i suoi due figli per
villaggi, città, contrade, province, zone periferiche e palazzi reali.
Una volta, devı del lignaggio, Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, giungendo in un luogo selvaggio, scorse iene, lupi, volpi,
avvoltoi e corvi che correvano verso uno stagno. Così egli si
domandò:
«Perché queste iene, lupi e uccelli si dirigono tutti verso quello
stagno?»
E quindi pensò:
«Andrò nella stessa direzione verso la quale si dirigono quei
lupi, iene, volpi, avvoltoi e corvi».
Allora, devı del lignaggio, Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, andò in quella direzione e giunse nel luogo isolato dove
si trovava lo stagno.
Quel grande stagno poteva contenere diecimila pesci ed egli
vide che ve n’erano molte migliaia e che mancava loro l’acqua, così
sorse in lui una grande compassione per loro. In quel momento,
vide una devı la cui metà del corpo emergeva dal tronco di un
albero.
La Devı così parlò:
«Eccellente! Eccellente, figlio di nobile lignaggio! Poiché ti
chiami Versatore d’Acqua, porta dell’acqua a questi pesci. Ti
chiamano Versatore d’Acqua per due ragioni: una per il fatto che
porti acqua, l’altra per il fatto che la doni. Agisci dunque in accordo
al significato del tuo nome».
Versatore d’Acqua le chiese:
«O Devı, quanti pesci ci sono in questo stagno?»
«Ce ne sono diecimila» ella rispose.
Devı del lignaggio, Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
sviluppò allora una suprema compassione dal profondo del cuore.
In quel momento, nel grande stagno di quel luogo isolato non
rimaneva che una minima quantità d’acqua, e per questo motivo i
diecimila pesci, trovandosi sulla soglia della morte, si dibattevano
agitati.
Devı del lignaggio, allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
corse in tutte le direzioni: ovunque egli andasse, i diecimila
pesci lo seguivano con lo sguardo, e questo gli faceva sentire molta
pena per loro. Andò in cerca d’acqua nelle quattro direzioni ma
non la trovò e, guardando da ogni parte, vide che non molto
lontano dallo stagno c’erano dei grandi alberi. Vi si arrampicò,
tagliò i rami, se li caricò e li portò verso il grande stagno. Con i rami
costruì una tettoia in modo che la sua ombra potesse rinfrescare i
diecimila pesci.
Allora, devı del lignaggio, Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, cercò il modo di portare acqua in quello stagno. Si
domandava:
«Da dove proverrà l’acqua?» e correva nelle quattro direzioni
senza trovarla. Corse lungo il letto di un fiume e vide che lo stagno
riceveva l’acqua da un grande fiume chiamato Cascata d’Acqua. Un
essere malvagio aveva fatto in modo che il fiume precipitasse in un
grande dirupo deviandolo dal suo corso, senza curarsi del fatto che
l’acqua non sarebbe arrivata a quei diecimila pesci. Nel vedere
questo egli pensò:
«Se perfino mille uomini non sarebbero in grado di far fluire
nuovamente il fiume nel suo alveo, come potrei riuscirci io?»
E con questi pensieri tornò indietro.
Devı del lignaggio, allora Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, si precipitò dal re Luce del Signore dei Deva. Lì giunto,
si inchinò ai piedi del re, si pose a un lato e gli spiegò così la
situazione:
«In tutti i villaggi, città e contrade di Vostra Divina Maestà
liberai gli esseri dal flagello delle malattie. Giunsi a uno stagno
chiamato Luogo Solitario nel quale vivono diecimila pesci, che a
causa della scarsità d’acqua sono tormentati dal sole di mezzogiorno.
Anche se sono nati nel regno animale, poiché desidero salvare
le loro vite come se si trattasse di esseri umani, supplico Vostra
Divina Maestà di concedermi venti elefanti».
Il re Luce del Signore dei Deva ordinò ai suoi ministri:
«Date venti elefanti al grande re dei medici».
I ministri dissero:
«Per beneficiare e rendere felici gli esseri, andate dove si trovano
i divini elefanti, i grandi esseri, e prendetene venti».
Devı del lignaggio, allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
e i suoi figli Vestito d’Acqua ed Essenza d’Acqua, portarono
con loro venti elefanti e cento otri di pelle di bue sorrette dalle
guide degli elefanti; giunti nel luogo in cui precipitava la corrente
del fiume Cascata d’Acqua, riempirono gli otri e li caricarono sul
dorso degli elefanti; poi si diressero rapidamente dove si trovava lo
stagno Luogo Solitario e vi versarono l’acqua trasportata dagli
elefanti. Dopo aver completamente riempito lo stagno, andarono
nelle quattro direzioni ma, in qualunque punto si muovesse
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, là i diecimila pesci
accorrevano.
Devı del lignaggio, allora Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, pensò:
«Per quale ragione questi diecimila pesci mi seguono?»
E pensò anche:
«Questi diecimila pesci mi chiedono cibo perché sono
tormentati dal fuoco della fame; io donerò loro del cibo».
Devı del lignaggio, allora Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante, si rivolse a suo figlio Vestito d’Acqua in questo modo:
«Figlio, sali sul più veloce degli elefanti, va’ velocemente alla
mia casa e dì al nonno:
‘Nonno, Versatore d’Acqua ti chiede di raccogliere tutto il cibo
che c’è in casa, sia quello dei genitori, sia quello di fratelli, sorelle,
servitori, servitrici e braccianti e, una volta pronto, che venga dato a
Vestito d’Acqua affinché egli lo carichi sull’elefante e velocemente lo
porti con sé’».
Allora il figlio Vestito d’Acqua salì sull’elefante, rapidamente si
avviò e, giunto a destinazione, trasmise il messaggio in ogni dettaglio.
Raccolto il cibo, lo caricò sul dorso dell’elefante, salì su di esso
e si diresse dove si trovava lo stagno Luogo Solitario.
Quando Versatore d’Acqua vide suo figlio Vestito d’Acqua,
provò una grande gioia. Prese il cibo che aveva portato, lo sminuzzò
e lo sparse nello stagno saziando così i diecimila pesci.
In quel momento pensò:
«Ho udito che in altri tempi, in un luogo isolato, un monaco
leggeva testi del Mah›y›na secondo i quali chiunque, al momento
della morte, oda il nome del tath›gata Possessore dell’U˝°ı˝a
Ingioiellata, nascerà nei reami fortunati. Spiegherò a questi diecimila
pesci il profondo Dharma del sorgere dipendente e insegnerò
loro a recitare pure il nome del tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata».
A quel tempo gli esseri di Jambudvıpa avevano due tipi di
visione: alcuni aspiravano direttamente al Mah›y›na e altri lo
rifiutavano.
Allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, entrò nell’acqua
fino all’altezza delle ginocchia e pronunciò queste parole:
«Mi prostro al bhagav›n tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata. In passato, il tath›gata
Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata, quando compiva le azioni del
bodhisattva, espresse la seguente preghiera: ‘Nelle dieci direzioni,
possa la coscienza di qualunque essere oda il mio nome al momento
della morte rinascere nello stesso istante in un reame fortunato
come quello dei deva del reame dei Trentatré’».
Dopodiché, Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, espose il
Dharma in questo modo a quegli esseri nati come animali:
«Così è. Poiché questo esiste, quello accade. Poiché questo è
sorto, quello sorge. È così: per la condizione dell’ignoranza, le
formazioni karmiche; dalla condizione delle formazioni karmiche,
la coscienza; dalla condizione della coscienza, il nome e forma; dalla
condizione del nome e forma, le sei sorgenti; dalla condizione delle
sei sorgenti, il contatto; dalla condizione del contatto, le sensazioni;
dalla condizione delle sensazioni, la bramosia; dalla condizione
della bramosia, l’afferrarsi; dalla condizione dell’afferrarsi, l’esistenza;
dalla condizione dell’esistenza, la nascita; dalla condizione
della nascita, l’invecchiamento e morte, quindi l’angoscia, i lamenti,
la sofferenza, la disperazione e i problemi. È solo così che si
produce questo grande cumulo di sofferenza. Così è: con l’eliminazione
dell’ignoranza si eliminano le formazioni karmiche [e così
via] fino a che, solo così, si elimina questo grande cumulo di
sofferenza».
Devı del lignaggio, in quell’occasione e in quel momento,
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, dopo aver pronunciato
queste parole di Dharma a quegli esseri nati come animali, tornò a
casa accompagnato dai suoi figli Vestito d’Acqua ed Essenza
d’Acqua.
In un’altra occasione Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
dopo aver preso parte a un banchetto, si trovava adagiato sul letto,
inebriato dall’alcool. In quell’occasione e in quel momento, avvenne
un grande prodigio. Al termine di quella stessa notte per i
diecimila pesci giunse il momento della morte, ed essi ebbero così
una rinascita fortunata come deva nel reame dei Trentatré.
Subito dopo essere così rinati, essi pensarono:
«Qual è l’azione virtuosa che ha causato la nostra rinascita fra i
deva nel reame dei Trentatré?»
In quel momento pensò:
«Ho udito che in altri tempi, in un luogo isolato, un monaco
leggeva testi del Mah›y›na secondo i quali chiunque, al momento
della morte, oda il nome del tath›gata Possessore dell’U˝°ı˝a
Ingioiellata, nascerà nei reami fortunati. Spiegherò a questi diecimila
pesci il profondo Dharma del sorgere dipendente e insegnerò
loro a recitare pure il nome del tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata».
A quel tempo gli esseri di Jambudvıpa avevano due tipi di
visione: alcuni aspiravano direttamente al Mah›y›na e altri lo
rifiutavano.
Allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, entrò nell’acqua
fino all’altezza delle ginocchia e pronunciò queste parole:
«Mi prostro al bhagav›n tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata. In passato, il tath›gata
Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata, quando compiva le azioni del
bodhisattva, espresse la seguente preghiera: ‘Nelle dieci direzioni,
possa la coscienza di qualunque essere oda il mio nome al momento
della morte rinascere nello stesso istante in un reame fortunato
come quello dei deva del reame dei Trentatré’».
Dopodiché, Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, espose il
Dharma in questo modo a quegli esseri nati come animali:
«Così è. Poiché questo esiste, quello accade. Poiché questo è
sorto, quello sorge. È così: per la condizione dell’ignoranza, le
formazioni karmiche; dalla condizione delle formazioni karmiche,
E ancora:
«Noi eravamo quei diecimila pesci in Jambudvıpa e, dopo
essere nati come animali, Versatore d’Acqua, il figlio del mercante,
ci colmò di soddisfazione donandoci abbondante acqua e il migliore
dei cibi; ci insegnò il profondo Dharma del sorgere dipendente
e recitò anche il nome del tath›gata arhat buddha perfetto e
completo Possessore dell’U˝°ı˝a Ingioiellata. Per questa causa
virtuosa e per questa condizione noi siamo rinati qui tra i deva.
Rechiamoci da Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, e lì giunti
rendiamogli omaggio».
Dopodiché, questi diecimila figli dei deva svanirono dal reame
dei Trentatré e apparvero nella casa di Versatore d’Acqua, il
figlio del mercante, che in quel momento era adagiato sul letto.
I figli dei deva posero diecimila collane di perle vicino al suo
capo, diecimila collane di perle ai suoi piedi, diecimila collane
di perle alla sua destra e diecimila collane di perle alla sua
sinistra. Fecero scendere una copiosa pioggia di fiori m›nd›rava
che coprì il suolo fino all’altezza delle ginocchia. Fecero anche
risuonare una musica di cembali divini che svegliò tutte le
persone in Jambudvıpa e anche Versatore d’Acqua, il figlio del
mercante.
Allora, i diecimila figli dei deva si elevarono nello spazio e
fecero cadere una pioggia di fiori m›nd›rava nel paese del re Luce
del Signore dei Deva e in altri luoghi. Si diressero allo stagno Luogo
Solitario, fecero scendere un’intensa pioggia di fiori m›nd›rava
sopra il grande stagno, quindi svanirono da lì e tornarono nel
reame divino. Lì si dilettarono e godettero dei cinque oggetti dei
sensi, gioirono di ogni tipo di piacere, di grande splendore e
fortuna.Quando albeggiò in Jambudvıpa, il re Luce del Signore dei
Deva vide che erano accaduti tutti questi prodigi e domandò agli
astrologi e ai grandi ministri:
«Perché ieri notte sono accaduti questi prodigi?»
A queste parole i ministri risposero:
«O Divina Maestà, dovete sapere che nella casa di Versatore
d’Acqua, il figlio del mercante, sono apparse quarantamila collane
di perle ed è altresì caduta una pioggia di fiori m›nd›rava».
Il re Luce del Signore dei Deva disse ai suoi ministri:
«Cortesemente, andate e convocate Versatore d’Acqua, il figlio
del mercante».
Gli astrologi e i grandi ministri si recarono alla casa di
Versatore d’Acqua, e da lui giunti così gli parlarono:
«Il re Luce del Signore dei Deva vi convoca».
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, accompagnato dai
grandi ministri, si recò personalmente dal re Luce del Signore dei
Deva.
Il re gli disse:
«Versatore d’Acqua, figlio, la scorsa notte sono avvenuti dei
fatti prodigiosi, tu sai di che cosa si tratti?»
Allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, parlò in questo
modo al re Luce del Signore dei Deva:
«Io ve lo dirò, Divina Maestà. Sono certamente avvenuti perché
giunse l’ora della morte per quei diecimila pesci».
Disse il re:
«Come lo sai?»
Rispose Versatore d’Acqua:
«Divina Maestà, mandiamo Vestito d’Acqua allo stagno per
vedere se i diecimila pesci sono morti o no».
«Che così sia fatto», disse il re.
Allora Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, disse a suo
figlio Vestito d’Acqua:
«Figlio, vai a vedere se i diecimila pesci dello stagno Luogo
Solitario sono morti oppure no».
Allora suo figlio, Vestito d’Acqua, andò velocemente allo stagno
Luogo Solitario, e lì giunto verificò che per i diecimila pesci era
giunta l’ora della morte e che era caduta una grande pioggia di fiori
m›nd›rava.
Ritornò e informò il padre:
«Per loro è giunta l’ora della morte».
Quando Versatore d’Acqua, il figlio del mercante, ascoltò le
parole di suo figlio Vestito d’Acqua, si recò dal re Luce del Signore
dei Deva e gli raccontò la storia nei particolari:
«O Divina Maestà, dovete sapere che per i diecimila pesci è
giunta l’ora della morte e che essi sono nati tra i deva nel reame dei
Trentatré. Per il loro e per il mio potere si sono verificati la scorsa
notte questi virtuosi prodigi. Anche nella mia casa sono apparse
quarantamila collane di perle ed è caduta una pioggia di fiori
m›nd›rava».
Allora il re, felice e compiaciuto, si rallegrò per tutto questo.
In seguito, il Bhagav›n disse queste parole a Illuminazione
Perfettamente Raccolta, la devı del lignaggio:
«Non credere, devı del lignaggio, che in quell’occasione e in
quel momento il re chiamato Luce del Signore dei Deva fosse
un’altra persona, perché lo ⁄›kya Dandapani era in quell’occasione
e in quel momento il re Luce del Signore dei Deva; il re
⁄uddhodana era il mercante chiamato Colui che Porta Capelli
Intrecciati; io ero Versatore d’Acqua, il figlio del mercante; la figlia
degli ⁄›kya Gop› era Essenza del Loto d’Acqua, la sposa di
Versatore d’Acqua, il figlio del mercante; R›hula era il figlio
chiamato Vestito d’Acqua e finanda era Essenza d’Acqua.
Non credere, devı del lignaggio, che in quell’occasione e in quel
momento i diecimila pesci fossero altri esseri, perché questi diecimila
figli dei deva come Re Magnifico di Straordinario Splendore
e così via, in quell’occasione e in quel momento erano i diecimila
pesci che io soddisfeci con l’acqua e il cibo migliori; inoltre,
insegnai loro il profondo Dharma del sorgere dipendente e recitai
loro il nome del tathagata arhat Buddha perfetto e completo
Possessore dell’Usnisha Ingioiellata. Questa azione virtuosa è la
causa per la quale sono venuti qui insieme a me e hanno ricevuto
ora la profezia dell’insuperabile illuminazione, perfetta e completa.
Per aver ascoltato il Dharma rispettosamente, con gioia totale, fede
e gioia supreme, tutti loro hanno ottenuto anche quella che viene
chiamata ‘profezia del nome’.
Non credere, devı del lignaggio, che in quell’occasione e in quel
momento, la devı dell’albero fosse un’altra persona, perché in
quell’occasione e in quel momento eri tu la devı dell’albero.
Devı del lignaggio, in questo modo, mentre io giravo nella
ruota del samsara, feci maturare così l’illuminazione in molti esseri,
e devi sapere che tutti loro otterranno la profezia dell’illuminazione
insuperabile, perfetta e completa».
Questo è il diciassettesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il
Re della Raccolta di Sutra, chiamato ‘La storia di come Versatore
d’Acqua conquista i pesci’.
Capitolo XVIII – Offerta del corpo alla tigre
Devı del lignaggio, un bodhisattva, oltre a tutto questo, per il beneficio altrui dona perfino il proprio corpo. E lo fa come segue:
Andava il Bhagav›n, accompagnato da un’assemblea di monaci, da una contrada all’altra della regione di Cinque Volte, emanando raggi di luce di centinaia di diverse qualità, vaste e immacolate, su questa terra e nei reami divini; vedeva attraverso la saggezza libera da oscurazioni e stupiva gli altri con il suo potere. Al
giungere in un bosco, egli vide un prato d’erba verde, soffice e scura, un luogo profumato dal delizioso aroma di una grande varietà di fiori.
Osservandolo, il Bhagavan disse al venerabile finanda: «finanda, questo luogo è bello e vi sono le condizioni ideali per dare un insegnamento; disponi il seggio del Tathagata».
Quindi, egli lo preparò nel modo in cui il Bhagavan aveva chiesto e gli parlò così:
«Il seggio è pronto, principale e supremo Bhagavan che concedi agli uomini l’ottenimento supremo
e liberi dalle catene dell’esistenza.
Siedi e, per il beneficio degli uomini, concedici il sacro nettare della tua parola».
Il Bhagavan, seduto su quel seggio, disse questo ai monaci:
«O monaci, desiderate vedere le ossa di un bodhisattva che portò a compimento un atto difficile a realizzarsi?»
Quando ebbe così parlato, i monaci dissero al Bhagavan:
«È il momento adatto per vedere le ossa del sacro saggio, l’essenza dell’essere supremo, che racchiudono innumerevoli virtù di intelligenza, gioia, memoria, pazienza, grande entusiasmo, calma, disciplina e felicità.
Spiegaci questo per bene».
Il Bhagavan, che è adorno di una ruota di mille raggi sulle palme delle mani, soffici come il bocciolo di un loto, colpì allora con la sua mano la superficie della terra, che in quello stesso momento tremò in sei differenti modi, e da essa scaturì uno stupa composto di pietre preziose, oro e argento.
Il Bhagavan disse al venerabile finanda: «finanda, apri questo stupa».
Finanda eseguì le istruzioni del Bhagavan; aprì lo stupa e vide al suo interno un reliquiario d’oro, avvolto in un panno ricamato d’oro e pietre preziose. Al vederlo, così parlò al Bhagavan: «Bhagavan, c’è un reliquiario d’oro».
Il Bhagavan gli disse: «Questi sono sette reliquiari. Aprili tutti».
Dopo averli aperti tutti, egli vide che le ossa si erano conservate del colore della neve ed erano simili a bianche ninfee.
Al vederle, così parlò al Bhagavan: «Bhagavan, vi sono queste ossa».
Il Bhagavan disse: «finanda, portami le ossa del grande essere».
finanda allora raccolse le ossa e le offrì al Buddha Bhagavan, che le prese in mano, le mostrò ai monaci e disse: «Queste sono le ossa di un eccellente santo, dotato di virtù supreme, somma intelligenza, disciplina, concentrazione, pazienza e rinomanza, che praticò con intelligenza in ogni istante per l’illuminazione
con gioia, fermezza e aspirazione, sempre deliziato nel praticare la generosità».
Allora il Bhagavan disse ai monaci:
«O monaci, rendete omaggio alle ossa del Bodhisattva, pregne
di moralità e virtù, il supremo campo di merito assai difficile da
trovare».
I monaci, colmi di fervore, unirono le palme delle mani e si
prostrarono davanti alle ossa.
Il venerabile Finanda, con le mani giunte in segno di rispetto, si
rivolse in questo modo al Bhagav›n:
«Bhagavan, se il Tathagata, che è al di sopra di tutto ciò che
riguarda il mondo, è degno di essere venerato da tutti gli esseri, a
che scopo offrire prostrazioni alle ossa e non al Tath›gata?»
Allora il Bhagav›n rispose così al venerabile finanda:
«È grazie a queste ossa, Finanda, che io ottenni velocemente
l’illuminazione insuperabile, perfetta e completa, lo stato perfetto
di un Buddha.
Nel passato, Finanda, in tempi remoti, vi fu un re chiamato
Grande Carro che godeva di immenso potere, possedeva molti
cavalli e sottometteva i suoi nemici con insuperabile forza. Questo
re aveva tre figli: Grande Voce, Grande Deva e Grande Essere, che
sembravano giovani deva.
Una volta in cui il re si trovava per svago in una foresta, i
giovani principi, amanti della selva, correndo in cerca di fiori da un
lato all’altro, si allontanarono dai loro servitori e si addentrarono nelle Dodici Grandi e Fitte Foreste.
Grande Voce disse ai suoi fratelli:
«Andiamo via, perché temo che potremmo essere attaccati e
uccisi dalle belve».
Grande Deva gli rispose:
«Io non ho paura, la sola cosa che temo è il dovermi separare
dagli esseri amati».
A sua volta, Grande Essere dichiarò:
«In questa foresta solitaria magnificata dai saggi, io non ho
paura. Non siate preoccupati.
Credo che incontrerò qualcosa di assai significativo,
straordinario, supremo, che riempirà il mio cuore di gioia».
I giovani principi, vagando nel folto delle Dodici Grandi e Fitte
Foreste, videro una tigre che aveva partorito da sette giorni ed era
attorniata dai suoi cinque cuccioli; sfinita dalla mancanza di cibo e
acqua, era spossata e il suo corpo era emaciato.
Nel vederla, Grande Voce esclamò:
«Che pena! Questo animale esausto ha partorito i cuccioli sei o
sette giorni fa; se non trova del cibo divorerà le sue stesse creature
o morirà di fame».
Grande Essere domandò:
«Che cosa mangia questo animale stremato?»
«Carne fresca e sangue caldo è il cibo di tigri, orsi e leoni», rispose Grande Voce.
Disse Grande Essere:
«Questo animale stremato, tormentato dalla fame e dalla sete, il cui corpo ha quasi esaurito la forza vitale, per la sua debolezza sarà incapace di trovare qualcosa da mangiare in questo luogo; chi è disposto a dare il proprio corpo per salvargli la vita?»
«Ah! Dare il proprio corpo è una cosa assai difficile!», rispose Grande Voce.
E Grande Essere aggiunse:
«Sì, è difficile per le persone come noi, poco coraggiose e
fortemente attaccate al corpo e alla vita; per i santi, tuttavia, che
donano la loro vita agli altri e si sforzano nel beneficiarli, non lo è».
E inoltre:
«Gli esseri superiori, che sorgono dalla misericordia e dalla
compassione, pensando ‘ho ottenuto il mio corpo su questa terra o
nelle terre dei deva’, con una mente armoniosa e gioiosa operano
immutabilmente in questi luoghi per la vita degli altri in centinaia
di modi».
Allora i giovani principi si rattristarono assai e se ne andarono
preoccupati, senza smettere di guardare la tigre.
Quindi Grande Essere pensò:
‘È giunto il momento di offrire il mio intero corpo, perché è
transitorio e mortale, alla fine si disintegra e finisce in disgrazia.
Questo corpo putrido, per quanto me ne prenda cura con cibo,
bevande, riposo e ogni sorta di agi e comodità per lungo tempo,
non cesserà di essere quello che era e sarà tutto inutile.
Inoltre esso, come ogni altra cosa, finisce per diventare un
mucchio di impurità; non lo nutrirò ma lo utilizzerò ora per un
buon fine; diventerà la grande barca che mi farà attraversare
l’oceano della nascita e della morte.
Questo corpo, inoltre, è privo di essenza, è simile alla schiuma,
si riempie di centinaia di vermi e si trasforma in un rifiuto. Separandomi
da esso, che è come un ascesso e che per centinaia di
esistenze è pieno di urina ed escrementi, otterrò l’immacolato
corpo di verità che pervade tutto, privo di afflizioni, immutabile,
senza aggregati, incontaminato, dotato di centinaia di virtù come la
concentrazione e così via’.
Con tale determinazione e con il cuore colmo di grande
compassione, si separò dai suoi due fratelli dicendo:
«Entrerò nelle Dodici Grandi e Fitte Foreste con un proposito
straordinario».
Grande Essere, il giovane principe, tornò allora in quel luogo
della foresta in cui si trovava la tigre, pose i suoi vestiti sul ramo di
un albero e recitò questa preghiera:
«Per il beneficio dei migratori desidero ottenere la pace dell’incomparabile
illuminazione; con saggezza e immutabile compassione
donerò il corpo, cosa che risulta così difficile agli altri.
Possa io conseguire senza indugio l’illuminazione, priva di
difetti e meta dei figli dei vittoriosi!
Io libererò i tre mondi dal terrificante oceano dell’esistenza».
Grande Essere, quindi, si gettò al suolo davanti alla tigre, ma
essa non fece nulla al Bodhisattva, che era colmo di amore.
Il Bodhisattva pensò:
«Che pena, è troppo debole e non è in grado di fare nulla».
Egli si alzò e cercò un coltello. Il compassionevole però non lo
trovò da nessuna parte. Allora prese un robusto ramo di bambù di
cento anni, si tagliò la gola e cadde riverso davanti alla tigre.
Nel preciso momento in cui il Bodhisattva cadde al suolo, la
terra tremò in sei modi come una barca sbattuta dall’acqua in una
tempesta, e perfino il sole cessò di splendere, come durante
un’eclissi. Scese anche una pioggia di fiori mista a incenso e
profumi celestiali.
Un deva, attonito, lodò il Bodhisattva in questo modo:
«O intelligente e colmo di bontà, poiché la tua compassione
abbraccia tutti gli esseri,
per aver offerto qui il tuo corpo, sublime Signore degli uomini,
senza indugio e senza sforzo qui otterrai la pace completa,
il supremo stato di pace, che è libero dalle fatiche della nascita
e della morte».
Allora la tigre cominciò a leccare il sangue che ricopriva il corpo del Bodhisatta, e in pochi istanti divorò la sua carne e il suo sangue lasciando solo le ossa.
Grande Voce, sentendo la terra tremare, così parlò a Grande Deva:
«Fino ai limiti degli oceani delle dieci direzioni
trema la terra, la luce del sole si oscura,
scende una pioggia di fiori e il mio cuore è inquieto;
ho paura che mio fratello abbia sacrificato il suo corpo».
Grande Deva disse:
«Per le sue parole piene di compassione
e per la debolezza della tigre che,
tormentata dalla fame e dalla sofferenza
vedeva i propri cuccioli come cibo, anch’io lo temo».
Allora i due giovani principi provarono grande angoscia e,
con gli occhi pieni di lacrime, tornarono indietro seguendo il
sentiero, fino a giungere di fronte alla tigre. Videro i vestiti appesi
al bambù, le ossa rotte e sparse macchiate di sangue, e capelli
da ogni parte. Nel vedere ciò, persero i sensi e caddero bocconi
sopra le ossa. Dopo un po’, quando ripresero conoscenza, si
alzarono e, agitando le braccia, gridarono pieni d’angoscia:
«Ahimè! Il nostro amato fratello!
Il re e nostra madre, che amano tanto i propri figli, diranno:
‘Dove lasciaste lui, dagli occhi allungati come [petali di] un loto?’,
chiedendoci del nostro fratello minore.
Ahi noi, che in questo bel luogo
siamo vivi e meglio sarebbe che non fosse così!
Noi, che abbiamo perso Grande Essere,
come potremo guardare i nostri genitori?»
Allora i due principi se ne andarono piangendo, lamentandosi
sconsolati.
I loro assistenti correvano da ogni parte cercandoli e, incontrandosi,
si chiedevano l’un l’altro: «Dov’è il principe? Dov’è il principe?»
In quel momento la regina, che stava riposando, sognò di separarsi
da un essere caro, che le tagliavano i seni e le strappavano i denti,
che reggeva tre colombe spaventate e una di esse le veniva strappata
da un falco.
Quando la terra tremò, il cuore della regina si angosciò e
risvegliandosi affranta disse:
«Perché trema colei che sostiene le creature
ed è ammantata dagli oceani?
Il sole, privato del suo splendore,
rivela la tristezza del mio cuore.
Il mio corpo è prostrato, i miei occhi si smarriscono;
ho sognato che mi tagliavano i seni.
Chissà se è un bene il fatto che i miei figli
sono andati nella foresta a divertirsi!»
Mentre pensava in questo modo, entrò una domestica con il cuore
sgomento e così parlò alla regina:
«Maestà, i servitori che sono andati alla ricerca dei principi dicono
che il tuo amato figlio è scomparso».
Nello stesso istante in cui udì queste parole, il cuore della regina
cominciò a palpitare per l’agitazione, i suoi occhi e il volto si
riempirono di lacrime. Andò dal re e disse:
«Ho udito che il nostro amato figlio è scomparso».
Il re, anch’egli con il batticuore e quasi impazzito, si lamentò:
«Ahimè! Separarmi dal mio amato figlio!».
Il re così parlò per consolare la regina:
«Non essere triste, farò tutto il possibile per ritrovare il principe».
Formarono allora dei gruppi per andare alla sua ricerca. Poco
tempo più tardi, il re scorse da lontano i due giovani principi che
arrivavano e disse:
«Arrivano i giovani, ma non sono tutti,
ahimè! Che sofferenza quando ti viene detto
che stai per separarti da tuo figlio!
La felicità di trovare un figlio non è grande
quanto il dolore di perderlo.
Fortunato chi nel mondo non ha figli
o muore lasciandoli in vita».
La regina, oppressa da una grande angoscia, emise un grido
disperato, come il cammello quando è colpito al ventre.
«Se i figli, accompagnati dai loro servitori,
dopo essere entrati nella foresta in fiore
tornano ora senza il più piccolo, il mio bambino virtuoso,
dove sarà colui che è il mio cuore?»
Quando i due giunsero, il re domandò ai figli:
«Dov’è il piccolo?»
A questa domanda, i giovani, distrutti dall’angoscia, con gli occhi
velati di lacrime, rimasero in silenzio, la gola, le labbra e la bocca arsi.
La regina aggiunse:
«Dov’è il piccolo? Dov’è il mio amato bambino?
Il mio cuore è sul punto di spezzarsi,
il mio corpo soffre per un insopportabile tormento
e non sono neppure in grado di pensare.
Rispondetemi velocemente».
Tornati in sé, i due giovani raccontarono nei dettagli quanto
accaduto.
Dopo aver ascoltato il loro racconto, il re e la regina persero i sensi.
Poco dopo, ripresa conoscenza, si diressero verso il luogo
piangendo pietosamente.
Il re e la regina, alla vista delle sue ossa senza più carne, sangue e
organi, i capelli sparsi tutt’intorno, caddero al suolo come alberi
spezzati dal vento. I servitori e i ministri, nel vedere quanto stava
loro accadendo, cercarono di rianimarli rinfrescando i loro corpi
con acqua ed essenza di sandalo. Poco dopo il re rinvenne e,
alzatosi, con voce spezzata pronunciò queste parole:
«Ahimè! Il mio adorabile figlio, così bello!
Perché se n’è andato tanto prematuramente
tra le mani di Yama?
Perché tu, Yama,
non sei prima venuto a prendere me?
Per me non esiste sofferenza peggiore di questa».
Così la regina, dopo aver ripreso conoscenza, con i capelli
scarmigliati e battendosi il petto con entrambe le mani, come il
pesce fuor d’acqua che si dibatte sulla terra, come la bufala che ha
perduto il proprio cucciolo e come la cammella che è stata separata
dalla sua creatura, disse gemendo:
«Ahimè! Questo loto, il mio figlio adorabile e amato,
chi lo ha ridotto in pezzi e sparso al suolo?
Il mio amato figlio dagli occhi belli come la luna,
chi è questo mio nemico che oggi, in questo luogo,
lo ha ridotto in pezzi?
Ahimè! Com’è possibile che il mio corpo ora non collassi
nel vedere in questo luogo la morte del mio splendido figlio?
Il mio cuore deve essere sicuramente di ferro perché,
pur vedendo una simile sciagura, non si è ancora spezzato!
Poiché oggi ho sognato che qualcuno
mi tagliava i seni con una spada
e strappava anche i miei denti,
oggi il mio amato figlio è improvvisamente scomparso.
Così come il falco mi ha strappato
una delle tre colombe che reggevo,
oggi Yama mi ha strappato
uno dei tre figli che tenevo con me.
Ahimè! È questo il frutto di quel sogno nefasto».
Il re e la regina gemettero con voce carica di dolore; quindi,
insieme a un grande numero di persone che li accompagnavano, si
spogliarono di tutti i gioielli e li porsero in offerta alle ossa del figlio
lasciandole in quello stesso luogo.
Non credere, Finanda, che in quell’occasione e in quel momento,
il giovane principe chiamato Grande Essere fosse un’altra
persona, perché in quell’occasione e in quel momento ero io il
giovane principe. Finanda, se quando io non ero completamente
libero da attaccamento, odio e ignoranza, beneficiavo tutti i
migratori alleviando la sofferenza degli esseri degli inferni e così via,
che cosa si può dire ora che ho conseguito l’illuminazione completa
e perfetta che è libera da ogni errore? Per beneficiare anche uno solo
degli esseri, rimasi con gioia per eoni come un essere degli inferni e
in quel modo mi liberai completamente dal sa˙s›ra. Io, l’essenza
degli esseri, beneficiai tutti i migratori con molte azioni diverse e
assai difficili da compiere per gli altri».
Allora il Bhagav›n recitò questi versi:
Quando con grande fervore
ricercavo la suprema illuminazione,
offrii numerose volte il mio corpo per molti eoni.
Così, quando fui re o principe,
lo donai completamente in questo modo.
Ricordo che nelle vite precedenti
vi fu un re chiamato Grande Carro
che aveva un figlio molto generoso,
un santo chiamato Grande Essere.
Quest’ultimo aveva due fratelli,
Grande Voce e Grande Deva;
i tre si recarono nel folto della foresta
e, nel vedere una tigre tormentata dalla fame,
il supremo essere provò compassione per essa:
«Questa tigre, tormentata dalla fame e dalla sete,
è sul punto di divorare i propri cuccioli,
io le offrirò il mio corpo».
Grande Essere, il figlio di Grande Carro,
vide la tigre affamata
e provò compassione; per salvare i suoi cuccioli
si gettò da un dirupo della montagna.
La terra tremò e così pure le sue montagne,
stormi di uccelli si dispersero,
gli animali della foresta si spaventarono
e il mondo fu immerso in una fitta oscurità.
I suoi due fratelli
lo cercarono nella vasta foresta
e, non trovando Grande Essere,
con il cuore affranto e una tristezza profonda,
errarono disorientati per la foresta
cercando il loro fratello,
vagando nel folto con il volto bagnato di lacrime.
Quando Grande Voce e Grande Deva,
i due giovani principi,
trovarono la debole tigre,
all’avvicinarvisi videro
che la madre e i suoi cuccioli
avevano il muso insanguinato,
e videro anche capelli,
pezzi d’ossa
e gocce di sangue
sparsi al suolo.
I due giovani principi
al vedere questo luogo insanguinato
caddero svenuti;
rimasero privi di sensi
con il corpo coperto dalla polvere,
incapaci di ricordare e colmi di angoscia.
I servitori piangevano sconsolati
oppressi dalla disperazione,
e giunti sul posto, nel vederli
presero a lamentarsi agitando le braccia.
Nel momento in cui il Bodhisattva cadde,
la regina, la madre dell’essere più amabile,
si trovava felice nel palazzo
insieme a cinquecento fanciulle.
Dai suoi capezzoli
uscì latte misto a sangue
che coprì il suo corpo e le sue estremità,
procurandole un dolore simile al pungere di aghi.
Il suo cuore venne invaso dall’angoscia
e, struggendosi per il timore di perdere il proprio figlio,
corse dal re.
Infelice e tormentata dall’ansia,
con voce afflitta
così parlò al re Grande Carro:
«Re, signore degli uomini, ascoltami:
il mio corpo è consumato dal fuoco del tormento;
la punta dei miei due capezzoli
versa latte misto a sangue
e sento il mio intero corpo come fosse punto da aghi
che giungono fino al cuore.
Poiché un presagio come questo
annuncia che non vedrò più i miei amati figli,
ti supplico, per la mia vita, di essere compassionevole
e di cercare i miei figli.
Oggi ho fatto un sogno
in cui c’erano tre giovani colombe;
erano da me sorrette,
forti e belle,
quando apparve un falco
che mi strappò la più giovane.
A causa di questo sogno
il mio cuore è oppresso dalla tristezza,
la mia mente è tormentata dal dolore
e mi sento sul punto di perdere la vita.
O compassionevole, ti supplico, per la mia vita,
di cercare i miei figli».
La suprema regina, dopo aver così parlato,
cadde svenuta al suolo
restando del tutto incosciente,
con la mente vuota e senza memoria.
Tutte le fanciulle,
al vedere la regina caduta al suolo
e priva di sensi,
piangevano e si lamentavano pietosamente.
Immediatamente il re
si sentì oppresso dalla paura di perdere suo figlio,
e mandò i ministri e il suo seguito
a cercare i giovani principi.
La gente di tutta la città
usciva di casa piangendo
e, con il volto coperto di lacrime,
chiedeva per la strada del Bodhisattva:
«È vivo o è morto?
Dov’è andato Grande Essere?
Vedremo ancora, oggi,
colui che è bello e affascinante?».
Sentiremo ancora, oggi,
colui che è bello e affascinante?
Soffierà in questo paese un silenzioso vento di intollerabile dolore
e un assordante rumore di infinita tristezza?
Il re Grande Carro si alzò
intristito e, piangendo,
asperse con acqua
la regina che si trovava svenuta al suolo.
La bagnò con l’acqua
fino a farle riprendere conoscenza.
«Nostro figlio è vivo o è morto?»,
chiese ella sconsolata.
Il re Grande Carro
tranquillizzò così la regina:
«I ministri e i loro accompagnatori
sono andati a cercare i principi;
non essere affranta
né con il cuore triste».
In questo modo Grande Carro,
dopo aver consolato la regina,
uscì dal palazzo reale
attorniato dai ministri,
piangendo, oppresso dal dolore,
sconsolato e con il corpo privo di forze.
Uscivano dalla grande città
centinaia di persone
che correvano piangendo
per cercare i principi.
Nel veder comparire il re,
tutti lo seguirono.
Quando Grande Carro
uscì dalla città,
guardò con i suoi occhi addolorati verso l’orizzonte
con il desiderio di scorgere il caro figlio.
Vide arrivare un uomo
con la testa rasata e gli arti insanguinati;
il corpo era coperto di polvere
e il volto bagnato di lacrime.
Un’angoscia insopportabile
invase il cuore di Grande Carro,
iniziò a piangere, il suo volto si colmò di lacrime
e alzò le braccia in segno di dolore.
Giunse allora da lontano un altro ministro
che si avvicinava velocemente;
giunto alla presenza del re,
egli parlò in questo modo:
«Signore degli uomini, non essere triste,
i tuoi cari figli stanno arrivando;
a breve vedrai apparire in questo luogo
i tuoi figli eccellenti e amati».
Il re avanzò un poco sul sentiero
e arrivò un secondo ministro,
coperto di polvere e con gli abiti sporchi,
che, con il viso coperto di lacrime, gli parlò così:
«O Grande Re, i tuoi due figli
sono totalmente devastati dal fuoco della sofferenza.
Manca il migliore dei tuoi figliuoli,
Grande Essere, che è stato travolto dall’impermanenza.
Nel vedere una tigre che aveva partorito da poco e
sul punto di mangiarsi i propri cuccioli,
il giovane Grande Essere
generò la mente dell’illuminazione
intrisa di grande compassione
e fece supreme preghiere per l’illuminazione:
‘Io libererò tutti gli esseri senzienti,
e nel futuro realizzerò
il mio intenso desiderio
di conseguire la profonda illuminazione’.
Grande Essere si gettò dal dirupo della montagna.
Tormentata dalla fame, la tigre si alzò
e in pochi istanti lasciò il suo corpo senza carne,
e del principe non rimase niente più delle ossa».
All’udire queste terribili parole
il re Grande Carro svenne,
cadde al suolo e rimase esanime,
sfinito dall’insopportabile fuoco dell’angoscia.
Il seguito e i ministri, gemendo,
piangendo, oppressi dal dolore,
lo aspergevano d’acqua
mentre agitavano le braccia per lo strazio.
Un terzo ministro così parlò al re:
«Oggi ho incontrato i due giovani
nella foresta, esanimi,
svenuti a terra;
abbiamo versato su di loro dell’acqua
fino a che, ripresa conoscenza, si sono alzati.
Vedendo che tutto nelle quattro direzioni ardeva,
si sono alzati per un momento e sono caduti nuovamente al suolo.
Con terribili lamenti, con voce angosciata
e agitando continuamente le braccia,
elogiavano il loro fratello».
Il re, con mente affranta,
oppresso dal dolore per la perdita del figlio, confuso
e tormentato dall’angoscia, emise terribili lamenti.
In seguito il re pensò:
«Il mio caro e adorabile figlio,
Grande Essere, è stato travolto dall’impermanenza.
Gli altri due miei figli
forse moriranno consumati dal fuoco del dolore.
Velocemente andrò
incontro ai miei cari figli,
darò loro una cavalcatura veloce
e li condurrò al palazzo reale in città.
Il cuore della madre che li diede alla luce
forse si spezzerà per il fuoco del dolore;
quando vedrà i suoi due figli magari si calmerà,
eviterò così che ella possa perdere la vita».
Il re, accompagnato dal gruppo dei ministri,
montò su un elefante e andò incontro ai figli.
Vide che essi venivano sul sentiero
ripetendo il nome del fratello,
piangendo sconsolati con voci gementi.
Il re prese con sé i ragazzi,
piangendo li condusse a casa
e con molta fretta
li portò subito al cospetto della regina.
Io, il Tathagata, Sakyamuni,
resi felice la tigre nel passato
quando fui l’eccellente Grande Essere,
il figlio del re Grande Carro.
Il signore dei re, l’eccellente ⁄uddhodana
era il re chiamato Grande Carro.
La regina era l’eccellente regina Maya,
Grande Voce era Maitreya
e il principe Grande Deva
era allora il giovane Mañjusrı.
La tigre era Mah›praj›patı
e i cuccioli di tigre erano i cinque monaci.
Il re Grande Carro e la regina si lamentarono sconsolati, si
spogliarono di tutti gli ornamenti e, insieme a un numeroso gruppo
di persone, li porsero in offerta alle ossa del figlio e, dopo aver
costruito questo stupa con sette tipi di gioielli, seppellirono in
quello stesso luogo le ossa di Grande Essere.
Quando Grande Essere offrì il suo corpo alla tigre espresse
questa preghiera:
«Per questa azione di offrire il corpo, nel futuro, per un numero
incalcolabile di eoni, possa io portare a compimento le azioni di un
Buddha per il beneficio degli esseri senzienti».
Quando vennero esposti questi insegnamenti, un numero
incalcolabile di esseri, sia deva che uomini, generarono la mente
dell’illuminazione insuperabile, perfetta e completa. Questo stupa
è la causa e la condizione di questo insegnamento, e resta interrato
in questo luogo per le benedizioni dei Buddha.
Questo è il diciottesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re
della Raccolta di Sutra, chiamato ‘Offerta del corpo alla tigre’.
Capitolo XIX La lode a tutti i Bodhisattva
Centinaia di migliaia di bodhisattva, allora, si recarono al
cospetto del tathagata Parasole Fonte d’Oro e Gioielli; dopo
aver chinato la testa ai suoi piedi, si posero a lato e, con le mani
giunte in preghiera, recitarono questi versi di lode:
«Il colore del corpo del Vittorioso è come l’oro raffinato,
il suo corpo è come un’enorme montagna d’oro,
riluce dello stesso splendore dell’oro.
Il Saggio è un bianco loto con riflessi dorati.
Il suo corpo è adorno dei segni supremi
ed è ornato da tutti i segni esemplari,
rifulge con bellezza come luce dorata
ed è di una pace immacolata, come la regina delle montagne.
La voce del Vittorioso è [pari a] la voce
del pavone reale e dell’usignolo,
la voce di Brahma, l’intonazione melodiosa di Brahma,
il ruggito del leone, il fragore del tuono,
le sessanta classi di suoni, la voce immacolata.
Il Vittorioso possiede tutte le virtù, è come il monte Meru,
è adorno di una brillante luce completamente pura,
dai segni di centinaia di meriti
e di un oceano di immacolata saggezza suprema.
È il sommo compassionevole che beneficia gli esseri,
il migliore tra coloro che portano felicità nel mondo;
è il Vittorioso che insegna i sacri significati
e introduce gli esseri alla felicità del nirv›°a.
Poiché insegna il nettare del Dharma,
il Vittorioso concede la gioia dell’immortalità;
poiché è il luogo della gioia, l’origine di tutta la felicità,
porta gli esseri nella città dell’immortalità.
Il Vittorioso affranca dal dolore i migratori,
libera le creature dall’oceano della sofferenza,
le introduce sul sentiero della pace
e concede loro ogni felicità.
Non è possibile trovare nulla di comparabile a Te,
oceano di saggezza,
che possiedi tutte le virtù che possano esistere.
Non vi è tra i migratori, nemmeno tra i deva, qualcuno in grado
di mostrare una sola goccia delle virtù
che per molte centinaia di migliaia di milioni di eoni
sorgono dalle qualità del tuo oceano di saggezza,
dalla tua compassione verso tutti coloro
che provano attaccamento alla vita,
dalla forza del tuo amore, dal metodo e dall’entusiasmo.
Ho preso una piccola goccia soltanto di questo oceano di virtù
e l’ho così espressa molto brevemente;
grazie al merito che ho accumulato in questo modo,
possano gli esseri conseguire la suprema illuminazione».
Questo è il diciannovesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il
Re della Raccolta di Sutra, chiamato ‘La lode di tutti i bodhisattva’.
Capitolo XX
la lode a tutti i tatagata
bodhisattva Pinnacolo di Bellezza si levò allora dal suo seggio,
dispose la sua veste superiore su di una spalla, poggiò il
ginocchio destro al suolo e, rivolgendosi al Bhagav›n con le mani
giunte in preghiera, recitò questi versi di lode:
«O Saggio, tu possiedi i segni di centinaia di meriti
e ti adornano le qualità della bellezza di migliaia di virtù;
con grande splendore mostri la pace suprema
e rifulgi di una luce pari a quella di mille soli.
Emani innumerevoli raggi luminosi
che pervadono tutto di luce;
simile a un gioiello, brilli di diversi colori,
azzurro, bianco, luce dorata, lapislazzuli
e del colore della luce ramata e cristallina dell’alba.
Superiore al monte Meru,
la possente montagna indistruttibile,
ti manifesti in milioni di universi,
pacifichi insopportabili sofferenze
e appaghi gli esseri con la gioia suprema.
Bello da contemplare è lo splendore del tuo aspetto
e del tuo corpo,
mai ci si sazia di guardarlo, le creature gioiscono nel vederti,
preziosi come i colori del pavone reale sono i tuoi capelli,
come un fiore di loto popolato da innumerevoli api.
Ti adornano le virtù della pura compassione,
dell’accumulazione di sacro merito,
della concentrazione e dell’amore.
Possiedi eccellenti segni esemplari e variegati colori,
le qualità del samadhi e i rami dell’illuminazione.
Tu aiuti e soddisfi pienamente,
concedi felicità, sei la fonte di ogni gioia,
possiedi innumerevoli virtù profonde,
ti manifesti in milioni di universi
e sei ornato da una luce simile allo splendore del fuoco.
Come il completo ma°˜ala del sole nel cielo
e il monte Meru con tutte le virtù,
tu risplendi nelle sfere dei mondi.
Bianco come lo yogurt di mucca, la ninfea bianca, la luna,
il colore della neve e il candore perfetto,
il rosario dei tuoi denti abbellisce il tuo volto
come gli aironi reali il cielo.
Il contorno del tuo pacifico volto è simile alla luna;
al centro, una spirale che gira verso destra,
il capello di lapislazzuli radiante di bianca luce,
bello come il sole allo zenit».
Questo è il ventesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re
della Raccolta di Sutra, chiamato ‘Lode a tutti i Tathagata’.
Capitolo XXI – compendio
La devı del lignaggio Illuminazione Perfettamente Raccolta allora, in quell’occasione, con questi versi elogiò il Bhagavan:
«Mi prostro davanti al Buddha,
colui che possiede la mente perfetta,
la sicurezza del Dharma perfetto,
la mente libera dal cammino erroneo,
la mente perfetta che conosce
l’esistenza e la non-esistenza.
Ah, lo splendore illimitato del Buddha!
Ah, è pari all’oceano e alla suprema fra le montagne!
Ah, l’attività illimitata del Buddha,
estremamente rara come il fiore u˜umvara!
Ah, com’è immensa la compassione del Tatha›gata,
il sole degli uomini, il pinnacolo del lignaggio degli ⁄›kya,
che proclamò perfettamente un sutra sacro come questo
per aiutare tutti gli esseri!
Il Tathagata Buddha Sakyamuni ha i sensi pacificati.
La sua pace è sacra. Dimora nella città della pace.
Nel profondo samadhi e in una pace libera da impurità,
il Vittorioso dimora nella sfera delle attività dei Buddha.
E così, il corpo degli Ÿr›vaka è vuoto,
il corpo mostrato dai migliori tra coloro
che camminano su due gambe è anch’esso vuoto,
tutti i fenomeni sono vuoti per natura, tuttavia
gli esseri senzienti non percepiscono questa vacuità.
Instancabilmente penso al Vittorioso;
sono sempre ansiosa di vederlo,
rivolgo preghiere in ogni momento
per contemplare il sole del Buddha completo.
Con le ginocchia sempre poggiate al suolo,
ardo dalla sete del corpo del Vittorioso,
imploro la sua guida con voce addolorata,
immensamente assetata di vedere il Sugata.
Il fuoco del desiderio arde in me in ogni momento,
ti supplico, concedimi sempre
l’acqua fresca del poterti vedere;
con sete smisurata di vedere il tuo corpo
ti chiedo di rinfrescarmi con la tua compassione.
O Guida, ti supplico di avere compassione di me,
concedimi la possibilità di vedere il corpo della pace,
vedere Te che proteggi i migratori, inclusi i deva,
e vedere così che il corpo degli Ÿr›vaka è vuoto.
Tutti gli esseri sono della stessa natura di un sogno,
come lo spazio, della stessa natura dello spazio,
come un’illusione, un miraggio
o il riflesso della luna nell’acqua.
O Guida, tu possiedi il grande vuoto.
Allora il Bhagav›n, alzatosi dal suo seggio, con voce di Brahma
disse:
«Eccellente, devı del lignaggio! Sei stata eccellente!»
Dopo che il Bhagavan ebbe così parlato, tutta l’assemblea lì
riunita, la devı del lignaggio Illuminazione Perfettamente Raccolta,
la grande devı Sarasvatı e tutte le figlie dei deva, la grande devı
Gloriosa e la schiera di devı, i re dei deva come Figlio dell’Erudito
e così via, deva, uomini, asura e anche il mondo, inclusi i gandharva,
si rallegrarono e lodarono le parole del Bhagavan.
Questo è il ventunesimo capitolo della Sacra Luce Dorata, il Re della Raccolta di Sutra, chiamato ‘Compendio’.
http://www.fpmt.org/teachers/zopa/advice/pdf/goldenlightItalianoFPMT.pdf