1 – Lama Thubten Yeshe: Meditazione sulla mente stessa

Lama Thubten Yeshe:  La nostra coscienza è come il territorio dell’Australia: prima non c’erano recinti, steccati, adesso tutti quanti mettono recinti. La concettualizzazione è come un recinto.

Lama Thubten Yeshe: La nostra coscienza è come il territorio dell’Australia: prima non c’erano recinti, steccati, adesso tutti quanti mettono recinti. La concettualizzazione è come un recinto.

1 – Lama Thubten Yeshe: Meditazione sulla mente stessa

Ora cercheremo di concentrarci sulla nostra stessa coscienza. Questo approccio alla concentrazione viene a volte chiamato non-concettualizzazione, non-concezione o non-superstizione; in tibetano, “me togpa”.
A questo punto il
grande yogi Lama Tzong Khapa nel suo lam-rim dice che si dovrebbe contemplare la chiarezza della propria coscienza senza seguire nessun altro tipo di fenomeno, nessun altro oggetto come una divinità o una forma, o colore o suono, sillaba seme o matura. Lama Tzong Khapa dice che dovremmo lasciare da parte queste cose. Così, quando in meditazione arriva una visione particolare, fantastica, se anche venisse il Buddha o qualche altra immagine, non seguitela.
Ha detto il
grande yogi Tilopa “Lasciate la mente sulla sola coscienza, senza aggiungere alcun colore o abito. In questo modo angolose concettualizzazioni divengono chiare, contempliamo la sola coscienza”.
Fondamentalmente vi sono due cose: il soggetto-la coscienza, e l’oggetto — parliamo del mondo sensoriale dei fenomeni. Lama Tzong Khapa dice che quando contempliamo la sola coscienza non dovremmo permettere a nessun oggetto, forma colore o divinità, di sorgere.
Penso
che questo sia molto sensato e molto logico. Normalmente ci lasciamo distrarre dai pensieri concettuali relativi agli oggetti sensoriali, non è vero? I cinque oggetti dei sensi Questa è la nostra esperienza, no? Quindi la concettualizzazione è quasi sempre collegata all’oggetto sensoriale.
Relativamente
alla concettualizzazione normalmente il nostro oggetto di riferimento abituale è un oggetto sensoriale; questa abitudine dobbiamo metterla da parte. Per questo motivo, contemplate la chiarezza della vostra coscienza. E’ così potente.
Naturalmente,
all’inizio la nostra abitudine è così forte che la concettualizzazione sul suono, odore, colore — tutte queste cose, viene fuori. Ma noi siamo abili ne abbiamo parlato manteniamo la memoria con forza sulla coscienza. Senza disturbare questa memoria o concentrazione sulla coscienza usiamo il metodo abile, ricordate, il metodo della nostra presenza mentale o consapevolezza per esaminare o tenere d’occhio l’essenza della concettualizzazione quando ci distrae e anche qualche volta per osservare come si manifesta la concettualizzazione, come noi la concepiamo. Quindi siete in qualche modo presenti mentalmente. Queste sono tecniche. Ricordate che ieri abbiamo parlato di questo, che dobbiamo eliminare le distrazioni e dobbiamo anche abbandonare le aspettative: l’aspettarsi che qualcosa avvenga, che spunti qualche realizzazione elevata. Queste aspettative, ogni tipo di aspettativa, diventa concetto. Lasciate andare.
Quindi quando la memoria, la memoria concentrata è forte e soddisfacente a sufficienza e chiara, in quel momento lasciate andare.
“Lasciar andare” ha molti significati. In altri termini, siate un po’ rilassati piuttosto che tesi in uno sforzo tremendo. Qualche volta usiamo troppo sforzo e troppa disciplina, anche questo non va bene perché non si lascia andare abbastanza. Come quando guidate la macchina, conoscete, la velocitì, la situazione, tutto quanto. Ogni situazione ha una sua via di mezzo: allora bisogna lasciare andare. Ma uno che guida da poco, non riesce a lasciar andare. Chi medita da poco deve imparare a lasciare andare. Chi sa come lasciare andare, dice il testo radice della Mahamudra, senza dubbio sarò. liberato dalla concettualizzazione.
Se non sapete come lasciare andare non riuscirete
mai a provare beatitudine. Come una macchina, ad un certo punto sì lascia andare, ci si diverte, ad un certo punto è quasi come volare, come un aereo, no? una macchina piena di beatitudine. Ma chi guida da poco non sa come lasciare andare; quindi non prova la beatitudine. E’ lo stesso per un meditatore. Quindi quando vi sforzate troppo, con troppo impegno, senza sapere come lasciar andare, allora ad un certo punto odiate la meditazione, &ero? AI solo vedere un tempio o il cuscino di meditazione volete girare al largo. Ma quando sapete come lasciar andare, quando avete gustato la beata torta al cioccolato della meditazione, allora ogni volta che meditate siete felici, beati.
Inoltre quando parliamo di “lasciar andare” questo significa che la memoria rimane continuamente in azione. Così anche quando veniamo distratti usiamo la consapevolezza, la presenza mentale e l’osservazione. Abbiamo il modo di osservare l’essenza della concettualizzazione. Inoltre occorre non perdere (l’oggetto). Quando si arriva ad un punto in cui è difficile eliminare la concettualizzazione, la distrazione, allora ci si può fermare. Meglio allora sospendere la meditazione sulla coscienza e limitarci al respiro.
La pura concentrazione sul respiro, lasciamo andare il respiro, pura osservazione del respiro, che recide velocemente i livelli grossolani di concettualizzazione. Quando la mente è neutra, allora tornate indietro. La mente neutra è giù chiara, no? Quindi a quel punto si torna a concentrarsi. sulla chiarezza della propria coscienza.
Lama
Tzong Khapa ha anche insistito molto sul fatto che la prima volta che si ottiene una qualche esperienza della chiarezza, ci si deve accontentare. Non si deve intellettualizzare, pensare “No, non basta, questa non è la chiarezza di cui parla il mio lama”. In questo caso stiamo usando troppo intelletto, sapete. E’ attraverso l’esperienza, non le parole, parole intellettuali. Quindi ci si dovrebbe accontentare. La chiarezza è infinita ora abbiamo chiarezza.
Lama Tsong
Khapa, nella sua esperienza, ha detto che quando si contempla la coscienza, ad un certo punto si sviluppa una chiarezza tale che vengono quasi dei pensieri folli ‘Potrei contare tutti gli atomi dell’universo” questo tipo di esperienza. Si vede chiaramente perché il soggetto, la coscienza, sviluppa una tale chiarezza e diventa così acuto, per così dire, da discriminare tutta l’energia fisica sottile. Si ha questo tipo di esperienza. Inoltre, poiché si sviluppa la chiarezza si prova anche beatitudine: beatitudine estatica.
Prima ci si sente beati fisicamente, è un po’ come la coperta grossolana; togliete via
in qualche modo quella coperta e non si sperimenterà altro che il livello della coscienza e si sentirà che la coscienza sta sperimentando lo spazio universale, una sorta di esperienza unificata. Si sente che non si sta più vivendo nel mondo fisico, non si è più coinvolti nel mondo fisico, e questo elimina il preconcetto perché quando ci pare di essere nel mondo fisico, il pullulare dei preconcetti relativi alla forma, suono ed odore sono lì che complicano tutto. Per questo motivo non-concettualizzare, perché è un modo molto raffinato per recidere la concezione del mondo sensoriale. Si può sperimentare sviluppando la concentrazione ad un certo livello, lo stato estatico della meditazione; non si sperimenta nessuna forma, odore, nessun oggetto dei sensi, ecco perché diventa così potente.
Naturalmente, quando si sorge dalla meditazione, si ha la percezione come se ci fosse un nuovo corpo, perché in meditazione non c’è
nessun corpo. Quindi, quando si esce dalla meditazione si sente un tipo nuovo dì corpo. Dal momento che è un corpo nuovo anche la concettualizzazione deve venire fuori, è come una cosa nuova, no? Così possiamo facilmente uccidere la concettualizzazione. Molto leggero. Dal momento che si sviluppa una tale chiarezza di concentrazione, anche nei sogni la base della concettualizzazione, i cinque oggetti dei sensi sono molto più inconsistenti. Quindi anche quando si dorme il sonno diventa meditazione. Normalmente nel dormire abbiamo una proiezione pesante, impura: il sogno che arriva. Ricordate? Questa viene eliminata e anche i sogni sono come visioni pure che arrivano.
Lama Tzong Khapa ha detto che si progredisce in questo modo. Se cambiamo oggetto di concentrazione molte volte, non va tanto bene, perché qui cerchiamo di sviluppare la meditazione del
samadhi, per conseguenza dovremmo mantenere sempre lo stesso oggetto di meditazione.

La meditazione del samadhi è la fonte della liberazione e del potere della chiaroveggenza, quindi è sensato, no? Ne abbiamo già parlato. Lama Tsong Khapa ha detto che se si sviluppa una tale chiarezza della coscienza, si ottiene la capacità di contare gli atomi o i neutroni, si possono contare queste energie sottili. E’ quasi chiaroveggenza, no? Gli scienziati non possono contarli anche usando attrezzature scientifiche, ma Lama Tsong Khapa ci riesce, no? Allora adesso devo essere orgoglioso del Buddhismo, OK.
Così viene
l’abilità chiaroveggente della mente, dall’addestramento mentale. Ci sono due cose, secondo I’Abhidharma attraverso l’addestramento si sviluppano le facoltà chiaroveggenti ed anche l’intuizione. L’ intuizione credo che in grado minore o maggiore tutti ce l’abbiano. Per esempio voi siete qui ma in qualche modo, nel fondo del cuore, sentite che è successo qualcosa al vostro caro amico a Melbourne; lo sapete a prescindere dalla logica superficiale. Queste sono intuizioni, intuitività, chiaroveggenza. Raggiungere il perfetto samadhi e questa chiaroveggenza è assolutamente fondamentale. Non c’è modo di ottenere la liberazione, non c’è modo di raggiungere l’illuminazione senza questa realizzazione. Non vi sono eccezioni, sia che si sia buddhisti, mussulmani, cristiani, o altro. Dal punto di vista buddhista, tutti coloro che vogliono raggiungere l’illuminazione devono avere questo tipo di realizzazione.
Ed è possibile,
grazie al potere della familiarizzazione, della familiarizzazione ripetuta. Quindi con la meditazione sulla coscienza, se viene fatta ripetutamente in questa maniera abile, eliminiamo distrazioni e torpore, diventa una familiarizzazione.