Ostacoli allo sviluppo della concentrazione, specialmente durante la meditazione di recitazione tantrica
Ghesce Sonam Rinchen, Dharamsala, India, Dicembre 1988. Tradotto e redatto da Alexander Berzin. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.
Introduzione
Per realizzare uno stato mentale calmo e posato (zhi-gnas, sct. shamatha), l’oggetto di focalizzazione deve restare lo stesso: le istruzioni guida affermano chiaramente che l’oggetto di focalizzazione non dovrebbe cambiare una volta scelto. Questo significa che non soltanto non dobbiamo cambiare il nostro oggetto di focalizzazione per lo sviluppo di shamatha passando, per esempio, dal nostro respiro ad una visualizzazione di Buddha. Significa anche che il nostro oggetto di focalizzazione non dovrebbe cambiare mentre ci stiamo focalizzando su di esso, per esempio nel caso in cui il Buddha che stiamo visualizzando si muove, diventa più grande o più piccolo oppure cambia nel corso della sessione. In questo modo, anche se potremmo raggiungere un eccellente stato di concentrazione di assorbimento (ting-nge-’d zin, sct. samadhi) focalizzandoci su una recitazione tantrica,non potremmo usarla, come non potremmo usare le mutevoli visualizzazioni che la accompagnano, per raggiungere lo stato mentale calmo e posato di shamatha. Ma poiché il raggiungimento della concentrazione di assorbimento è un passo precedente al raggiungimento di uno stato mentale calmo e posato, la discussione dei difetti della volatilità e del torpore mentale grossolani o sottili che possono insorgere nel processo di focalizzazione su di una recitazione tantrica è un tema rilevante. Dobbiamo sforzarci di eliminare tutti questi ostacoli durante qualsiasi meditazione che stiamo facendo.
Difetti nella presa mentale sull’oggetto di focalizzazione
Divagazione e volatilità mentale
Distrazione (’ phro-ba) è un termine generale che copre sia la volatilità della mente (rgod-pa, agitazione mentale) che la divagazione mentale (rnam-g.yeng). La differenza tra divagazione mentale e volatilità grossolana della mente (rgod-pa rags-pa) non è tanto il fatto che la divagazione mentale implica che la mente vada da un oggetto all’altro mentre la volatilità grossolana implica che la mente abbandoni l’oggetto di focalizzazione. Piuttosto, questi due termini vengono differenziati a seconda del fattore mentale che è presente nel momento in cui la mente abbandona l’oggetto di focalizzazione. Se la mente lo abbandona sotto l’influenza di desiderio o attaccamento (chags-pa) nei confronti di un altro oggetto, si chiama “volatilità della mente.” Se invece lo abbandona sotto l’influenza di qualsiasi altro fattore, si chiama “divagazione mentale.” Questa distinzione viene fatta perché desiderio e attaccamento causano la maggior parte delle distrazioni nei principianti.
La divagazione mentale può aver luogo sotto l’influenza di una delle altre emozioni disturbanti radice oppure ausiliarie, come nel caso della divagazione verso pensieri di compassione per qualcuno quando ci stiamo focalizzando sull’assenza della sua esistenza in maniera impossibile.
Livelli di divagazione mentale e volatilità mentale grossolana
Sia la divagazione mentale che la volatilità mentale grossolana hanno diversi livelli. Il livello più grossolano è quando la mente abbandona il suo oggetto di focalizzazione (dmigs-pa shor, perdere l’oggetto di focalizzazione) e passa da un pensiero o oggetto estraneo (rnam-rtog, pensiero discorsivo) ad un altro. Il periodo di tempo in cui la mente divaga o il numero di pensieri estranei che subentrano possono variare. Il livello minimo è quello in cui la mente semplicemente abbandona l’oggetto. Questo include anche il difetto del dimenticare l’oggetto di focalizzazione (brjed-pa).
Un’altra dimensione della divagazione mentale e della volatilità mentale grossolana può subentrare quando stiamo cercando di focalizzarci simultaneamente su due o più tipi di cognizione durante la meditazione. Possiamo sperimentare diversi livelli di attenzione e cosciente consapevolezza per ogni tipo di cognizione:
- L’attenzione (yid-la byed-pa) impegna la nostra attività mentale con un oggetto di focalizzazione,
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La cosciente consapevolezza ( dran-pa), come una colla mentale, fa sì che la nostra attenzione non perda il suo oggetto.
Per esempio, se stiamo facendo un tipo di meditazione tantrica con recitazione ad alta voce, allora per poter articolare le parole della recitazione, dobbiamo focalizzarci sulla cognizione tattile connessa con il movimento della nostra bocca e della nostra lingua. Se stiamo leggendo il testo della recitazione mentre recitiamo a voce alta, dobbiamo anche focalizzarci sulla nostra cognizione visuale delle parole. Possiamo leggere il testo in silenzio e allo stesso tempo focalizzarci sull’articolazione delle parole nella nostra mente. Possiamo anche riuscire a fare una lettura rapida senza articolare affatto le parole mentalmente. Gli oggetti di focalizzazione in una meditazione di questo genere, tuttavia, non sono solamente gli oggetti della nostra cognizione sensoriale e le parole. Dobbiamo anche focalizzarci simultaneamente con cognizione mentale sia sul significato delle parole che sulle visualizzazioni che l’accompagnano.
Mantenere la nostra focalizzazione su ognuno di questi oggetti che compongono questo tipo di meditazione tantrica complessa può richiedere diversi livelli di sforzo, ma tutti essi richiedono uguale attenzione e cosciente consapevolezza. Possiamo facilmente perdere la nostra focalizzazione su uno o più componenti della meditazione. Questo può accadere senza alcuna distrazione verso un oggetto estraneo, per esempio quando continuiamo la recitazione ma non siamo più focalizzati sul significato delle parole o sulla visualizzazione o su entrambe queste cose. Un tale difetto può subentrare anche a causa della volatilità mentale grossolana o della divagazione mentale del pensare a qualcosa di completamente estraneo, per esempio i nostri programmi per domani. In questo caso, la nostra recitazione può persino continuare senza che ci sia interruzione della concentrazione sulla cognizione tattile connessa con la produzione del suono delle parole del testo o sulla cognizione visuale del leggere le parole. Tuttavia, nel momento in cui pensiamo ai nostri piani futuri durante questa recitazione, abbiamo perso la nostra presa mentale sugli oggetti di focalizzazione della cognizione mentale durante la meditazione (la visualizzazione e il significato delle parole) a causa della volatilità mentale grossolana.
Volatilità mentale sottile
La volatilità mentale sottile (rgod-pa phra-mo) si ha quando siamo focalizzati su un oggetto e c’è piazzamento mentale (gnas-pa) su di esso, ma c’è un difetto nella forza della nostra presa mentale (‘ dzin-pa) sull’oggetto. Per esempio, quando la presa è troppo stretta, ci può essere una lieve sensazione di rigidità o tensione, come un prurito ad abbandonare l’oggetto di focalizzazione. Questo viene descritto come la tensione o la pressione che si accumula nel ghiaccio di un fiume gelato nel momento in cui l’acqua che si sta sciogliendo sta per iniziare a scorrere sotto lo strato di ghiaccio.
Un altro esempio è quando la forza della nostra presa mentale e la nostra cosciente consapevolezza sull’oggetto si indeboliscono tanto che un altro oggetto estraneo può venire tenuto con piazzamento della cosciente consapevolezza allo stesso tempo. Possono esserci molti livelli diversi di forza della cosciente consapevolezza su ogni oggetto. Un esempio è quando, mentre ci focalizziamo sull’immagine visualizzata di un Buddha, manteniamo la visualizzazione ma, a causa del prurito mentale, ci concentriamo anche sul pensiero “Cosa mangerò a colazione?” Questa forma di sottile volatilità della mente può subentrare mentre stiamo cercando di concentrarci sia sulla figura visualizzata che sul suono del mantra che l’accompagna, come pure mentre cerchiamo di focalizzarci semplicemente sulla visualizzazione.
Un esempio ancora più sottile è quando stiamo meditando ad occhi chiusi e la nostra attenzione è divisa o leggermente distratta dalla cognizione visiva distorta di macchie di luce lampeggianti che possono apparire. Il rischio più grande nel meditare ad occhi chiusi, comunque, è che quando riapriamo gli occhi dopo un periodo in cui abbiamo meditato tenendoli chiusi, possiamo sperimentare una grande forza di distrazione a causa dell’improvvisa cognizione visiva di ciò che ci circonda. Di conseguenza, perdiamo completamente tutta la cosciente consapevolezza dell’oggetto di focalizzazione della nostra meditazione – in altre parole, ce ne dimentichiamo del tutto.
Difetti nella chiarezza della meditazione
Torpore mentale, offuscamento mentale e sonnolenza
Il torpore mentale (bying-ba, affossamento) è un fattore mentale che danneggia il creare l’apparenza (gsal-ba, chiareza) della presa mentale che la cosciente consapevolezza ha su un oggetto di focalizzazione. In altre parole, il torpore mentale è un difetto mentale; non si riferisce ad un difetto nell’apparenza stessa dell’oggetto di focalizzazione.
Bisogna differenziare il torpore mentale dall’offuscamento mentale (rmugs-pa). In presenza del torpore mentale grossolano (bying-ba rags-pa), la presa mentale su un oggetto di focalizzazione è debole e dunque il creare l’apparenza dell’oggetto è poco chiaro. D’altro canto, l’offuscamento mentale è una sensazione di pesantezza sia del corpo che della mente.
L’offuscamento mentale e il torpore mentale grossolano possono entrambi sopravvenire durante un momento di attività mentale. Non sono necessariamente l’uno consecutivo all’altro. Il torpore mentale grossolano non degenera necessariamente in offuscamento mentale. L’offuscamento mentale, tuttavia, può degenerare nel sonno (gnyid).
L’offuscamento mentale può subentrare mantenendo la presa mentale sull’oggetto di focalizzazione oppure no. Se è accompagnato da divagazione mentale grossolana verso uno stato di oscurità, perdiamo completamente l’oggetto di focalizzazione. Tuttavia, se è presente torpore mentale grossolano, c’è sempre una presa mentale sull’oggetto di focalizzazione, ma la mente non è chiara nei confronti dell’oggetto. Focalizzare un oggetto senza chiarezza, dunque, può avvenire sia con o senza offuscamento mentale.
Sonno non significa sonnolenza, ma è semplicemente lo stato in cui ci ritiriamo da qualsiasi cognizione sensoriale – non soltanto da un tipo di cognizione sensoriale, come quando ascoltiamo un suono e ci allontaniamo dalla percezione visiva. Il sonno può essere sia leggero che pesante, in base a quanto ci siamo allontanati dalla cognizione sensoriale. La sonnolenza, anche se non viene specificamente discussa nei testi, è indubbiamente una forma di offuscamento mentale.
Torpore mentale sottile
Il torpore mentale sottile (bying-ba phra-mo) si ha quando sono presenti sia il piazzamento mentale su un oggetto di focalizzazione che la chiarezza rispetto ad esso, ma la presa mentale su questo oggetto è troppo allentata. A causa di ciò, c’è il rischio che la chiarezza venga persa. È uno stato di mancanza di freschezza (gsar), di essere un po’ troppo rilassati, giù di guardia oppure indifferenti. Anche se con il torpore mentale sottile abbiamo all’apparenza una buona concentrazione, se il nostro stato mentale è troppo allentato, non potremo mai avere quella freschezza, vividezza e intensità mentale necessarie per ottenere un discernimento profondo.
Cognizione non-determinante
La cognizione non-determinante (snang-la ma-nges-pa, cognizione disattenta) sopravviene in presenza della cognizione non-concettuale diretta (mngon-sum) all’interno di un campo sensoriale, come quando si vede un quadro appeso ad un muro alle spalle di una persona mentre ci stiamo focalizzando sulla percezione visiva di lui o lei. Non c’è certezza (nges-pa) in merito alla nostra cognizione visiva del quadro appeso al muro, anche se non-concettualmente lo vediamo. Di conseguenza, non possiamo ricordarci di aver visto il quadro, anche se possiamo ricordarci di avere visto la persona.
La cognizione non-determinante può capitare facilmente mentre leggiamo in silenzio le parole di una preghiera o di un testo di meditazione tantrico. Anche se abbiamo una cognizione visiva non-concettuale della pagina, abbiamo soltanto un’attenzione minima verso le parole che vediamo e così saltiamo molte di esse. Possiamo persino non ricordarci di averle lette. Questo difetto della cognizione non-determinante può sopravvenire anche quando recitiamo un testo a voce alta.
Qualcosa di simile alla cognizione non-determinante può avvenire anche durante la cognizione mentale concettuale, per esempio mentre visualizziamo un Buddha e siamo “estraniati” oppure imbambolati. Proprio come il quadro appeso al muro alle spalle di una persona può venire chiaramente visto, ma durante la cognizione non-determinante non gli viene prestata alcuna attenzione, allo stesso modo, la mente può essere chiara rispetto ad un Buddha che sta visualizzando, ma prestargli soltanto un’attenzione minima. Questo è un difetto della cosciente consapevolezza e dell’attenzione; può anche indicare una mancanza di interesse e di motivazione.
Nonostante la cognizione non-determinante non sia una forma di torpore mentale in senso stretto, è un grande ostacolo alla concentrazione. Il compito principale della concentrazione, in fin dei conti, è di mantenere cosciente consapevolezza su un oggetto di focalizzazione e fare questo con piena attenzione e interesse verso di esso. Quando siamo “estraniati,” abbiamo perso la cosciente consapevolezza e non stiamo prestando attenzione all’oggetto di focalizzazione, sia che vi sia piazzamento mentale sull’oggetto oppure no e sia che vi sia chiarezza mentale oppure no. http://www.berzinarchives.com/web/it/archives/sutra/level2_lamrim/advanced_scope/concentration/obstacles_developing_concentration.html