Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Mahamudra Dorge Chang Tungma

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: La potenzialità della realizzazione è nell'insegnamento stesso. Perché non ci sono risultati? Perché non si pratica in modo serio.
Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: La potenzialità della realizzazione è nell’insegnamento stesso. Perché non ci sono risultati? Perché non si pratica in modo serio.

Insegnamenti su Mahamudra, Dorge Chang Tungma del Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce al Centro per la Meditazione e la Pratica Buddhista Benchen Karma Tegsum Tashi Ling, Cancello, Verona giovedì 08.10.2015. Trascrizione basata anche sulla traduzione del Dr. Massimo Dusi e del curatore Dr. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling Sondrio, nell’ambito del progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Testo basato su appunti non revisionati, qualsiasi errore od omissione è del curatore. Leggi il testo radice https://www.sangye.it/altro/?p=6828.

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce

Generiamo innanzitutto bodicitta per essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti, per fare in modo che questa sessione abbia un gran significato. Dobbiamo considerare che tutto dipende dalla motivazione della nostra mente. Parliamo di bodicitta, e, pensando alla difficoltà di realizzarla, pensiamo di volere effettivamente metterla in pratica. Coltivando effettivamente gli insegnamenti attraverso l’ascolto, la riflessione e la meditazione, sviluppiamo effettivamente la saggezza. La compassione va sempre associata alla saggezza. E, così, si forma una connessione tra me e voi, attraverso l’ascolto, la riflessione e la meditazione vera, genuina, libera da fabbricazioni mentali, fondata solo sulla saggezza. Solamente attraverso livelli profondi di compassione e saggezza possiamo realizzare la via del Bodisattva. Così realizziamo una perfetta connessione con gli altri. Così gli insegnamenti diventano significativi. Qui stiamo realizzando la trasmissione di profondi insegnamenti di grandi maestri, non sono semplici informazioni, ma la trasmissione delle realizzazioni dei grandi maestri del passato in modo genuino e voi lo dovete assimilare attraverso lo studio, la contemplazione e la meditazione. Con questa motivazione vi prego di ascoltare l’insegnamento.

Grande Vajradhara, Tilopa, Naropa, Marpa, Milarepa, grande Maestro del Dharma Gampopa, onnisciente Karmapa dei tre tempi,

detentori dei lignaggi delle quattro scuole maggiori e delle otto minori,

le tre: Drikun, Taklun, Tselpa, la gloriosa Drukpa e le altre,

realizzati del profondo sentiero di Mahamudra,

impareggiabili protettori degli esseri, Dagpo Kagyu, a voi Lama Kagyu, detentori del Lignaggio, rivolgo la mia preghiera:

a colui che medita sul sorgere del gioco della mente senza impedimenti, conferite la vostra benedizione affinché realizzi l’inseparabilità di samsara e nirvana.

Questi versi ci dicono che abbiamo bisogno di benedizioni. Ma, come posso realizzare una connessione col maestro? Con la benedizione che, dai maestri del lignaggio, giunge fino a noi. Ginlab, il termine tibetano che significa “benedizione”, ha due significati. Un primo significato si riferisce a quando si chiede al maestro la benedizione perché non ci sentiamo bene, perché abbiamo dei problemi da risolvere, e gli chiediamo la benedizione affinché i nostri problemi possano risolversi.

Qui non si parla di questo tipo di benedizione.

Così, riportiamoci al passato, ai maestri della pratica, prendiamo come esempio i grandi maestri come Millarepa che consideravano la benedizione come un fattore essenziale o assoluto. Perché? Perché la benedizione deve giungere dentro di noi attraverso la nostra pratica, che ci fa emergere l’esperienza della benedizione attraverso lo studio, la riflessione e la pratica degli insegnamenti. Il testo dice: “Datemi la vostra benedizione, a voi rivolgo la mia preghiera ed ispiratemi col vostro esempio. Nella tradizione del passato, quando un discepolo chiedeva insegnamenti di Mahamudra, lo chiedeva assumendosi la responsabilità di quest’impegno.

– “Lo metterai in pratica?” – Chiedeva il maestro al discepolo. Se sì, allora il maestro gli concedeva gli insegnamenti profondi. “Ispiratemi col vostro esempio” significa prendere come esempio i grandi maestri come Millarepa. Non serve molto incontrare un gran maestro realizzato, quel che conta è sì ascoltare i suoi insegnamenti, ma soprattutto metterli in pratica. Il termine tibetano ginlab è scomponibile in due parti: gin significa potere o forza, mentre lab sta per inseparabilità. Quindi, realizziamo così in modo inseparabile questa potenzialità.

Come posso eliminare la sofferenza dagli esseri?

Attraverso la pratica del Dharma, realizzando il vero Buddha Dharma, perciò dobbiamo impegnarci per mettere veramente in pratica l’insegnamento del Buddha per liberare tutti gli esseri dalla sofferenza e condurli alla felicita. Così si realizza la via della liberazione. Ascoltando tali profonde biografie, quelle dei grandi maestri, non per intrattenimento, ma per renderci conto di quanto fosse imperniata alla saggezza la loro pratica, consideriamo due termini tibetani importanti: nam che significa completa e tar liberazione. Così, praticando gli insegnamenti senza costruzioni mentali, ma in modo vero, genuino, si ottiene la completa liberazione.

Mahamudra è la preghiera del lignaggio, non parole, ma realizzazione.

Lignaggio o gyupa è un qualcosa di ininterrotto, dal maestro realizzato all’allievo, che, con la sua pratica, deve conseguire una realizzazione pari o superiore a quella del suo maestro e via dicendo. La trasmissione filosofica spirituale può interrompersi, ma non se ne perde il significato, e viene spiegata ed ha valore anche se chi la spiega non ha realizzato ciò che insegna. Ma nel lignaggio Mahamudra, se interrotto, la benedizione della realizzazione svanisce, perché si perde la trasmissione da maestro a discepolo attraverso le realizzazioni che quest’ultimo s’impegna a realizzare ed attua. Mahamudra è un espressione in sanscrito, cui corrisponde il termine tibetano ciaghia cempo. Non posso parlare di Mahamudra in modo profondo in una situazione pubblica, ma lo posso fare solo in un senso generale.

Si distingue così una Mahamudra della base, del sentiero e del frutto. La Mahamudra della base in tibetano è gi, del sentiero è lam e del frutto è drigu.

Tutti gli esseri hanno questo grande potenziale, che è la natura della nostra mente, presente in tutti esseri umani ed animali. La nostra mente di base o la natura pura della nostra mente non è mai disturbata dalla confusione o dalle afflizioni. Perché, allora, nutro rabbia, orgoglio, se la natura della mia mente è incontaminata? Sono queste emozioni che sorgono dalla mente, sono ingannevoli e non sorgono dalla vera natura della nostra mente. Se le guardiamo in profondità, vediamo che è da lì che le emozioni sorgono. Ma, se sei capace di vedere la vera realtà, allora sei capace di vedere che le emozioni ed i conflitti si risolvono. Non colpevolizzate le emozioni negative, ma la vostra mente che le prende per reali ed effettive. Se facciamo un brutto sogno, in cui siamo terrorizzati: quando ci svegliamo la paura scompare. Il che vale per le emozioni negative e per la vera natura della mente. Quando realizziamo la vera natura della mente, tutte le emozioni negative scompaiono immediatamente. Perciò i maestri dicono che tutti gli esseri hanno la natura del Buddha, perciò la mente di ogni essere è completamente pura come quella del Buddha. Ma per mancanza d’ascolto, riflessione, addestramento, consapevolezza e meditazione, gli esseri non riconoscono il loro vero stato e sono sempre in una condizione di sofferenza. Perciò la prima cosa è riconoscere la vera natura della nostra mente. Perciò dobbiamo riconoscere i nostri errori, e la nostra purezza di base. Se facciamo degli errori, dico: “Ho fatto degli errori ed ho la capacita di correggerli”. Il che corrisponde a riconoscere la vera natura della nostra mente. Perciò ho la capacita di cambiare la mia vita, il che mi incoraggia, mi conferisce gioia e determinazione, sapendo e conoscendo che la vera natura della mente è quella del Buddha sorge in noi il coraggio.

La Mahamudra del sentiero – lam.

Non basta sapere che la nostra mente è pura, se lo comprendiamo intellettualmente non basta, ma la Mahamudra del sentiero significa, attraverso il nostro impegno, mettere in pratica ciò che abbiamo compreso. Il che ci porta a realizzare la natura della nostra mente o del Buddha. Così c’è tanto da lavorare con la Mahamudra del sentiero.

Il distacco è detto essere i piedi della meditazione;

al meditante che recide i vincoli che lo legano a questa vita,

senza attaccamento né desiderio nei confronti di cibi e ricchezze,

conferite la vostra benedizione affinché sia libero dalla brama di guadagno e di onori.

Esaminiamo ora il significato di questi tre termini: distacco, devozione e meditazione effettiva.

L’attaccamento è la causa della mancanza di riposo e di rilassamento della nostra mente, specialmente nella Mahamudra, quella mente che ha invece bisogno di chiarezza e saggezza. Prendiamo ora in considerazione questi due termini tibetani: niegiung e shenlòg: entrambi significano “rinuncia o repulsione”, ma in modo diverso. ll primo, niegiung, suona come un dolce invito, mentre il secondo, shenlòg, è un forte invito alla rinuncia. Qui l’invito viene espresso col secondo termine shenlòg, esortando al distacco immediato. Anche l’attaccamento al samsara ed al nirvana sono negativi, perché portano aspettative. Chi medita sulla Mahamuddra se ne deve distaccare: sia dalle sofferenze del samsara, sia dal desiderio di voler realizzare il nirvana, perché le prime creano timore e la seconda, aspettativa: entrambe creano così disturbi alla mente.

Il livello sottile dell’attaccamento è molto difficile da identificare, mentre di quello grossolano, fatto di collera o di desiderio molto forte, ne abbiamo esperienza quotidiana diretta. Solo sviluppando la saggezza possiamo realizzare la liberazione dall’attaccamento grossolano e sottile. L’attaccamento a questa vita è ciò che più ci disturba. Finchè non ci sleghiamo dai vincoli di questa vita non ci è permesso praticare Mahamudra, perciò gli antichi praticanti si recavano in grotte lasciandosi dietro la vita di tutti i giorni cui erano abituati. Ciò che vediamo sono tutte illusioni, così si dice nel Ciod, allontaniamoci perciò dalla apparenze illusorie, da ogni sensazione piacevole e spiacevole, che in realtà è illusoria. Senza realizzare il distacco non si può realizzare il nirvana, il che è essenziale non solo nel Mahamudra, ma pure nel Teravada, comprendendo il difetto principale del samsara: comprendendo che è una condizione illusoria. Le Quattro Nobili Verità, che il Buddha conferì a Sarnath dopo aver raggiunto l’illuminazione, iniziano (la prima) dalla comprensione della sofferenza per continuare, con la seconda, col riconoscere l’origine della sofferenza o a realizzarne le cause. Perciò si comprende che tutto è illusione, ne deriva che esse invitano ad abbandonare la sofferenza e le sue cause. Il Buddha ha ben illustrato cos’è la sofferenza e quali sono le sue cause. Illusione non è la stessa cosa di vedere un film, ma l’illusione è crearci una situazione che crediamo sia un qualcosa di vero e che invece ci ostacola, creandoci sofferenza, perciò dobbiamo comprendere bene le prime due Nobili Verità. Se abbiamo la conoscenza delle illusioni, allora diventiamo calmi e rilassati. La comprensione dell’illusione può essere molto utile nella nostra vita quotidiana. Se qualcuno ci irrita ci arrabbiamo molto, ma, se ci diciamo che è tutto un illusione, possiamo calmarci molto. Vi faccio un esempio. Chi l’anno scorso perse tutto, beni e parenti, nel terremoto del Nepal, il che fu terribile, chi non aveva nessuna nozione della impermanenza ed illusione, rimase completamente abbattuto e distrutto, ma chi aveva una certa cognizione dell’impermanenza, si diceva: “Oh è la natura del samsara e lo devo accettare, poi ricostruirò la casa”. Il che è l’atteggiamento giusto.

La devozione è la guida alla meditazione.

Al meditante che prega continuamente il lama”…

Il lama è il maestro, nei Kargyu la relazione maestro – allievo apre la porta alla benedizione, altrimenti, senza la devozione, non potremo aprire le porte alla benedizione, senza la vera devozione non potremo realizzare la via della liberazione. La devozione nasce dalla pratica. La devozione sorge dalla pratica del seguire gli insegnamenti del nostro maestro, praticandone il contenuto nasce la devozione. Quando dico che il mio guru è il Buddha, e che è inseparabile dal Buddha, lo affermo solo quando ho tanto appreso dal mio maestro, e realizzato quanto insegnato, che mi sento estremamente vicini a lui. Il mio maestro è il protettore del Dharma Idam, il che lo possiamo affermare solo in base all’esperienza personale, perché ci rendiamo conto che non possiamo avere altre istruzioni se non quelle che riceviamo dal nostro maestro.

Quali risultati ci aspettiamo? I risultati della pratica. Così arriveremo a dire che il guru è la mia stessa mente. Perciò non abbiamo bisogno del guru esterno, che ha la funzione di farci realizzare la natura della mia mente, ma una volta realizzata, allora posso dire che la mia mente è l’essenza del mio guru. Quindi mi prostro alla mia mente come se fosse quella del guru. Se non riusciamo a comprenderlo, allora la nostra non sarà la nostra pratica ma una cosa a metà.

Se perciò ci aspettiamo che la forma maschile si trasformi in Cenresi e quella femminile in Tara, allora realizzate che la vostra mente è il guru ed il protettore del Dharma, allora siete sulla strada giusta. Depa in tibetano è la fiducia, mentre mogù è la realizzazione della mia mente al pari di quella del maestro, come quella della natura del Buddha. Mo in tibetano significa immaginare, portare qualcosa nel cuore, portare il maestro nella pratica, essere inseparabili col guru. Mo ha quindi un duplice significato: da un lato immaginare e, dall’altro, portare qualcosa dentro di sé, il proprio maestro. Il rispetto ultimo deriva dalla realizzazione ultima, dalla comprensione più profonda del valore del proprio maestro. La devozione è perciò la testa della realizzazione. La profonda devozione s’innalza a livelli ancora più profondi, perché va veramente all’essenza della realtà, come nel tantra di Kalachakra e Chakrasamvara, s’instaura così una relazione estremamente sottile e profonda col proprio maestro, perciò nel Mahamudra la devozione è indispensabile. Senza devozione non v’è possibilità di praticare Mahamudra. La vostra devozione non cambierà mai se quella persona che sta dando insegnamenti diventa il vostro guru radice, che vi ha introdotto alla natura della mente, e può essere uno solo.

L’essenza dei pensieri concettuali è detta essere il Dharmakaya; essi sono niente eppure appaiono sotto tutte le forme;”

L’attenzione instancabile – libera da distrazione – è il corpo della meditazione, la natura di ogni pensiero che sorge è nella sua fresca novità, al meditante che rimane semplicemente in uno stato senza sforzo conferite la vostra benedizione affinché l’oggetto della meditazione sia privo di concettualizzazione”.

Quando il pensiero sorge, non combatterlo, non puoi combattere contro un pensiero, ma limitati ad osservarlo, se è rabbia, limitati a vederla, non è semplice farla svanire, ma fai in modo che almeno non ti disturbi. Quando abbiamo a che fare coi nostri pensieri non possiamo né sopprimerli né allontanarli. Non è facile eliminare la collera solo guardandola, ma, in un certo senso, posso diventare capace di diventare l’osservatore delle mie emozioni, fino al punto di lasciarle svanire.

Un gran maestro Kargyu diceva: “Le nuvole vagano nel cielo coprendo il sole e la luna: ma non riescono a disturbarli”. Così, per realizzare la vera natura della mente, dobbiamo andare al di là del concetto che esiste un praticante ed un qualcosa da praticare, il che ci porterà a calmare la nostra mente. Perciò la nostra attività principale sarà quella di calmare la nostra mente. Se volete essere un vero praticante di Mahamudra, allora dovete rimanere calmo, anche nei litigi di famiglia. Non c’è nessuna contraddizione tra la vita famigliare e la pratica di Mahamudra.

L’essenza dei pensieri concettuali è il Darmakaya.”

La natura dei pensieri è il Darmakaya, tutti i pensieri sorgono dal Darmakaya e sono il Darmakaya: anche la collera. Quindi, l’errore non è la collera in sé, ma il nostro modo di comportarci. I pensieri sono preziosi, perché mostrano la natura del Darmakaya, perciò mi prostro alla natura del Darmakaya, senza pensieri non c’è alcun modo di realizzare Mahamudra. La potenzialità della realizzazione è nell’insegnamento stesso. Perché non ci sono risultati? Perché non si pratica in modo serio. E dobbiamo impegnarci per diventare Buddha in questa vita, per questo scopo mi devo sforzare.

Avendo perfezionato le qualità delle vie, possa rapidamente realizzare Vajradara.