Insegnamenti 9-11.10.15 del Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce sul testo di Langri Tangpa Dorje Senghe “Gli otto versi dell’addestramento mentale, Lojong”, al Centro Benchen Karma Tegsum Tashi Ling, Cancello, VE. Trascrizione basata anche sulla traduzione del Dr. Massimo Dusi e del curatore Dr. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling Sondrio, nell’ambito del progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Testo basato su appunti non revisionati, qualsiasi errore od omissione è del curatore.
Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce – quinta parte
Quarto verso.
Quando devo affrontare un essere malvagio,
preda di intense sofferenze e gravi mancanze,
mi terrò caro un simile individuo, così raro a trovarsi,
come se avessi scoperto un prezioso tesoro.
Quando per strada incontro un qualcosa di molto prezioso, come un diamante, siete molto contenti, anche se fate finta di niente. Come il saggio praticante, negli insegnamenti Kadampa, quando incontra un qualcuno molto problematico, sofferente, un qualcuno immerso nella profonda sofferenza, il praticante si rende conto che è una grande opportunità per aiutarlo, così è felice di poterlo aiutare. Dovete essere pronti ad aiutare gli altri senza esitazione, sia che affrontiamo persone sofferenti o semplicemente felici, dobbiamo vedere se abbiamo l’opportunità di far del bene a quella persona. Se qualcuno pensa di non poter aiutare gli altri, allora non c’è alcun modo di sviluppare bodicitta. Dusum Kyempa, il Primo Karmapa diceva: “Sempre devo pensare che, in qualsiasi circostanza, avrò la possibilità d’aiutare gli altri”. Tutto dipende da noi, e, se la nostra mente è mossa effettivamente da bodicitta, allora non c’è alcun impedimento che ci blocca per aiutare gli altri. Tutti gli esseri hanno dei problemi fino all’illuminazione. Allora, prendo i voti di bodisattva per liberare, senza alcuna parzialità, tutti indistintamente gli esseri dalla sofferenza e condurli all’illuminazione, finche ci sarà anche un solo essere, un solo individuo. Ed i nostri voti di Bodhisattva degenerano se dovesse rimanere anche un solo individuo da liberare e noi non l’avessimo aiutato. Quanta sofferenza c’è a questo mondo!
Nel settimo capitolo del Bodhisattvacharyavatara Shantideva dice: “Se tutte le sofferenze, le paure del mondo sorgono dall’aggrapparmi all’ego, per quale motivo le coltivo dentro di me?” Se ci riferiamo alle emozioni negative, come la collera, che proviene dalla nostra ignoranza, la soluzione non può essere di rispondere in modo collerico, ma di essere gentili. Anche se qualcuno mi picchia, resto calmo, così l’altro resta imbarazzato, il che porta alla soluzione del problema ed è la soluzione che usa il bodisattva. Sappiamo come reagire, ma il problema è come metterlo in pratica. Noi diciamo di realizzare la pratica del Darma, il che significa che dobbiamo realizzare un cambiamento dalla profondità del nostro cuore. Perciò ci manca l’addestramento, ed è quello che facevano i bodisattva del passato che conoscevano, studiavano gli insegnamenti per metterli in pratica. Con la prima pratica visualizza bodicitta: quando visualizzi l’albero del rifugio, pensa al nemico di fronte a te, visualizza al tuo fianco gli amici ed alle spalle i genitori. Immagina che il nemico ti aggredisce veramente ed io non reagisco, ma fatelo per davvero, pensate ad un qualcuno che vi aggredisce e voi non reagite: ma nella realtà non lo fate, perché? Non avete portato l’insegnamento dentro di voi. I primi due preliminari sono il rifugio e bodicitta, con l’albero del rifugio. Ma i nemici visualizzati devono proprio darci fastidio, e li accogliamo nella nostra pratica, ma solo nella immaginazione. Ma è proprio perché non siamo sufficientemente addestrati che poi in realtà non siamo in grado di reagire. Non è una conferenza questa, ma un insegnamenti profondo di Dharma, quindi è un insegnamento da mettere in pratica, perché è un insegnamenti che proviene dall’esperienza dei grandi maestri del passato. Amo molto gli insegnamenti Kadampa, perché sono molto chiari, immediati, dicono esattamente le cose come stanno, qualsiasi parola di questo testo è molto importante e la pratica dipende dagli altri esseri.
Quinto verso.
Quando altri, dominati dalla gelosia, mi maltrattano, mi insultano e così via, accetterò le loro dure parole ed offrirò loro la vittoria.
È dagli altri che dipende la mia pratica, perciò agli altri devo la vittoria, quindi, se tengo la vittoria per me, allora sono vinto dall’ego. Anche se faccessi degli errori e lo negassi, allora ne compirei un altro ben peggiore.
La mia pratica è iniziata per gli esseri e sto continuando per loro, perciò sono indispensabili alla pratica, perciò ha senso dire: prendo su di me tutte le sofferenze. Altrimenti cadrei nell’egocentrismo. E, pur sapendo d’avere torto, faccio di tutto per aver ragione.
“La nostra gioia” diceva Millarepa in un doha o canto spirituale “dipende dagli altri”. Se tutte le situazioni piacevoli dipendono dagli esseri, allora ha molto senso prendere su di me la loro sofferenza e donare la felicità. Così è quando nel Tonlen inspiriamo luce nera ed espiriamo luce bianca, così anche nella pratica di Vajrasattva, i preliminari. Immaginiamo Vajrasattva sul nostro capo ed il nettare che scende in noi e che ci purifica: non è una pulizia personale. Il proposito non è solo di purificare noi stessi generando bodhicitta, perché devo essere pronto a beneficiare gli esseri, perciò devo essere pronto ad eliminare e lo faccio: eliminando innanzitutto le mia negatività. Innanzitutto purifico, così nel Tonlen iniziamo dapprima ad emettere luce bianca che elimina la sofferenza e che ci conferisce coraggio, è questa una pratica fondamentale. Per i grandi maestri Kadampa l’unica grande preoccupazione è quella di eliminare l’ego. Ed è una pratica molto diretta: in un processo di dare la vittoria agli altri, in modo da sottomettere il potere dell’ego. Ma posso pensare che il mio sé non è mai esistito, non ha esistenza propria, ma richiede tempo, ma i maestri Kadampa t’insegnano che la vera realtà è l’opposto dell’egocentrismo, perciò la loro azione è diretta ed estremamente efficace.
Domanda. Cosa posso fare quando voglio aiutare l’altro che, però, rifiuta il mio aiuto? Devo attendere?
Ven. Nyenpa Rinpoche. È il nostro atteggiamento mentale che importa, perché nella quarta strofa si dice che aiutare gli altri è come un tesoro, ma il rifiuto è un suo problema, ma lo puoi ugualmente aiutare indirettamente.
Domanda. Lavorando con la rabbia, ieri diceva che si arriva ad un punto in cui si arriva a giocare con la rabbia, può darci una benedizione per giungere in questo stato?
Ven. Nyenpa Rinpoche. La vera benedizione è la pratica stessa, e richiediamo ai maestri la benedizione per riuscire a praticare, la vera benedizione è il riconoscere la vera natura della mente.
Domanda. Fino a quando l’accettazione della violenza degli altri non comporta anche il mio annientamento? Come nel caso del Tibet, in cui si rischia la distruzione del Dharma.
Ven. Nyenpa Rinpoche. Shantideva nel suo Bodhisattvacharyavatara diceva: “Per difenderti, sii attento e guardati attorno, anche guardandoti dietro, alle tue spalle, per scrutare se qualcuno ti segue.” Questa è protezione. Nel Mahayana, nel Vinaya e nell’Hinayana la protezione è fondamentale, si consiglia di difendersi da persone malvagie o animali feroci, ma non di praticare la violenza verso altri.
Domanda. Abbiamo malattie, infortuni, rabbia, malattie psichiatriche. Queste ultime sono una malattia del corpo, una situazione patologica organica, od un ostacolo mentale?
Ven. Nyenpa Rinpoche. Non sono uno psichiatra. Per eliminare questi problemi dobbiamo usare tutti i metodi, se lo psichiatra può aiutare ben venga, ma molto spesso il problema psichiatrico viene dallo stress. Comunque proviamo ogni metodo, compreso il Ton-len e meditiamo Shamata: può essere utile perché i problemi psichici possono venire dallo stress, ma cerchiamo di usare tutti i metodi e vediamo quale funziona.
Domanda. Talvolta siamo in contatto con persone molto aggressive e, se non reagiamo, lo diventano ancor più. Cosa mi consiglia?
Ven. Nyenpa Rinpoche. Se costoro vi creano più problemi, e, dipende dalle circostanze, facendo in modo che il nostro comportamento non danneggi l’alto, talvolta è meglio andarcene, mentre talvolta si può interloquire.
Domanda. Se sbagliassi vorrei che me lo facessero notare, dare la vittoria agli altri non equivale anche ad impedire che gli altri mi avvertano quando sbaglio?
Ven. Nyenpa Rinpoche. Non ho mai detto che bisogna dar comunque ragione agli altri, ma che ciò serve per abbattere il mio ego. Non ho mai detto di dar ragione agli altri a tutti costi, ma di allenare la nostra mente per dare la vittoria agli altri.
Non è tanto una pratica immaginaria, ma per praticare abbiamo bisogno degli esseri, senza di loro non posso giungere all’illuminazione, e devo correggere la mia pratica, se vedi l’altro molto arrabbiato e prendi su di te la sua sofferenza: è un modo di esercitare la tua mente, e grazie agli altri puoi esercitare la tua mente, e, se sbagli, devi vedere se il correggerlo gli è utile o no, se si arrabbia ancor più o se è disposto ad accettare l’osservazione.
Domanda. Quando nasce marigpa?
Ven. Nyenpa Rinpoche. L’ignoranza marigpa non sorge da nulla, non vede, né dimora, quando realizzi la natura dell’ignoranza raggiungi la saggezza o vijana, non v’è vera sostanza che si chiami ignoranza o saggezza, la mancanza di riconoscimento è l’ignoranza, mentre quando riconosci la mancanza di esistenza intrinseca, riconosci quindi l’ignoranza: questa è saggezza.
Domanda. Talvolta, con l’intenzione di aiutare, creiamo sofferenza, come è bene fare?
Ven. Nyenpa Rinpoche. Devi essere saggio, e devi saper comprendere la situazione, Vasubandu nell’Abidarmakosha diceva: “Se vogliamo eliminare la sofferenza degli esseri dobbiamo sviluppare la saggezza che ci fa comprendere se la nostra azione ci porterà ad un frutto benefico o meno”.
Domanda. Marigpa è una negazione, ma non c’è un termine per indicare direttamente l’ignoranza fondamentale?
Ven. Nyenpa Rinpoche. Nella Maadyamika si usano differenti termini per marigpa, nel Vajrayana ne troviamo molte classi: ma è sempre marigpa.
Domanda. Se sono completamente sveglio, non penso al passato né al futuro: sono un Buddha?
Ven. Nyenpa Rinpoche. No, sarebbe troppo facile, ci sono 10 Bhumi nella via del bodisattva, ed ognuno di questi ha le sue specificità. Quello del risveglio è un termine molto generale, ma, il pieno risveglio è la Buddità. È un percorso lungo da realizzare.