7 – Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Gli otto versi dell’addestramento mentale

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Il prendere su di se la sofferenza degli altri equivale a trasformare le circostanze negative nel sentiero dell'illuminazione. 

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Il prendere su di se la sofferenza degli altri equivale a trasformare le circostanze negative nel sentiero dell'illuminazione.

Insegnamenti 9-11.10.15 del Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce sul testo di Langri Tangpa Dorje Senghe “Gli otto versi dell’addestramento mentale, Lojong”, al Centro Benchen Karma Tegsum Tashi Ling, Cancello, VE. Trascrizione basata anche sulla traduzione del Dr. Massimo Dusi e del curatore Dr. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling Sondrio, nell’ambito del progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Testo basato su appunti non revisionati, qualsiasi errore od omissione è del curatore.

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce – settima parte

Hinayana, Mahayana, Vajrayana: tutte le scuole mettono il dito sulla mancanza del sé, perché il sé illusorio è quel nemico che ci provoca più danni. Ed il Tantrayana è ancor più abile nel farci riconoscere le manifestazioni dell’ego. Quindi, tutti i praticanti e scuole puntano il dito sulla mancanza del sé e dell’io, un gran maestro indiano era andato a cercare il proprio io fino dentro una scatola. Ma, ovviamente, non l’aveva trovato. E tutti questi percorsi ci dicono che non esiste un vero sé dentro di noi. Shantideva aggiungeva: “Finche non avrò completamente cambiato me stesso con gli altri, lo stato di Buddha non sarà possibile, e nel mondo non ci sarà felicita.”

Noi praticanti dobbiamo prendere molto seriamente questi insegnamenti. Non devono solo essere considerati come delle informazioni od uno studio accademico, ma dobbiamo utilizzarli per cambiare da subito la nostra attitudine e dobbiamo sforzarci di realizzare i nostri cambiamenti il più presto possibile.

In Tibet un maestro Kadampa coi suoi discepoli praticava addestramento mentale andando coi suoi discepoli di tempio in tempio continuamente, proprio per non attaccarsi ai luoghi, vagabondando. Ma in ogni luogo dava insegnamenti ed iniziazioni, e per sopravvivere accettavano le offerte. Tuttavia una volta furono derubati, i banditi scapparono ed alla gente del villaggio che volevano sapere dov’erano i banditi, il maestro indicò loro una direzione diversa per far si che non venissero derubati anche loro.

L’ottava strofa si riferisce alla bodicitta assoluta.

Non avendo poi contaminato tutto ciò

con le impurità delle otto preoccupazioni (mondane),

percependo ogni fenomeno come illusorio, privo di attaccamento,

mi libererò della schiavitù (dell’esistenza condizionata).

Possa riconoscere ogni cosa come illusione, qualsiasi rigidità o fissazione mentale che ostacola la nostra pratica, cosicché, quando nella pratica lojong troverai il rilassamento e la gioia, significa che hai trovato la felicità, significa che hai unificato la pratica lojong con la realtà ultima, la vacuità ultima. Dobbiamo renderci conto che qualsiasi tipo di realizzazione che abbiamo, non esiste veramente, shenmè in tibetano significa libero d’attaccamento o fissazione. Qualsiasi fissazione o attaccamento vi sia verso il samsara od il nirvana è un gran ostacolo. Il gran maestro Kadampa Kara Wanciuk diceva che: sia quando aveva un problema sia anche quando provava gioia si trattava d’un illusione. Questo è addestramento mentale. Dobbiamo passare dallo studio filosofico a quello in cui sperimentiamo gioia e non possiamo aspettarci di comprendere di colpo la natura delle cose.

L’addestramento mentale quotidiano ti fa considerare le varie apparenze che sorgono, sia interiori che esteriori, come illusorie, così proseguirai nella tua lotta all’ego. Praticando la sadhana, superando gli ostacoli, la pratica continuerà, ma sempre sulla base del carattere illusorio, altrimenti se hai la visione diretta della divinità, può sorgere orgoglio, il che diventa d’ostacolo alla pratica. La visione erronea della realtà ha una aspetto grossolano, lo dice la Madyamika, ma quello sottile è molto più insidioso, a meno che non ne siate esperti. Attenti a non prendere la realtà per quello che non è, rimanendo a livello grossolano. Studiate la filosofia Madyamika, ma, per superare il livello sottile occorre meditare a livello più profondo.

Leggetelo ogni giorno questo testo, la mattina, la sera prima di dormire. Perché questo testo vi sarà di gran aiuto nella nostra pratica.

Domanda. Dagli insegnamenti abbiamo appreso d’avere infinite vite e accumulato karma negativo, ed accumulato infinita sofferenza: quando questo karma sarà esaurito?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Non lo so, anch’io mi auguro che il samsara cessi il più presto possibile, questi Otto versi vi possono portare alla felicità, se veramente realizzate il cambiamento. Ma, se siamo soggiogati dal samsara non abbiamo alcuna libertà. Così, quando siamo sovrastati dalla sofferenza, dobbiamo renderci conto delle sue cause.

Domanda. Come possiamo prenderci la sofferenza degli altri se siamo già soverchiati dalla nostro sofferenza?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Ma è possibilissimo! La nostra sofferenza, per quanto grande, è niente in rapporto a quella dell’infinito numero di esseri. Non significa che dobbiamo sperimentare la sofferenza degli altri, ma che la nostra sofferenza è limitata, perché è di un solo individuo. Perché proprio questa strada ti mostra come, solo lavorando per abbattere l’ego, considerando me stesso meno importante degli altri, posso realizzare la felicità.

Domanda. Prendere su di sé la sofferenza degli altri non è simile a quello che diceva Gesù Cristo?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Si, ma con la differenza che questo è un metodo per diminuire, anzi abbattere l’ego. Nella Madyamika l’io è la causa della sofferenza. Per liberarsene, tutti questi sono metodi per abbattere l’ego. Il prendere su di se la sofferenza degli altri equivale a trasformare le circostanze negative nel sentiero dell’illuminazione. Dobbiamo usare tutti i metodi per abbattere il nostro egoismo. Prendere su di noi la sofferenza degli altri e donar loro la nostra felicita è un ottimo metodo per abbattere l’ego, come pure i Sei Yoga di Naropa, il Bardo. Le parole più profonde sono quelle dell’Ottava Strofa, dove si esorta a fare la nostra pratica con la consapevolezza che è tutto illusorio e che la nostra pratica è scevra degli Otto Dharma Mondani od Otto oggetti di interesse mondano, che sono rispettivamente l’Attaccamento a (1) Guadagno, (2) Piacere, (3) Lodi, (4) Fama e l’Avversione a (5) Perdite, (6) Dolore, (7) Biasimo, (8) Cattiva reputazione.

Domanda. Come posso considera tutti gli esseri come mie madri? È connesso al karma?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Negli insegnamenti del Buddha v’è da un lato un contatto immediato, mentre, dall’altro, alcuni degli aspetti grossolani possono essere visti solo da alcuni bodishattva, ma gli aspetti indiretti sottili possono essere visti solo dai Buddha. C’è poi il nostro atteggiamento, basato sulla fiducia per le parole del Buddha. Alcuni studiosi dicono che l’insegnamento basato sulla connessione con tutti gli esseri come vostre madri è un metodo per coltivare bodicitta, facendovi capire che l’affermazione che tutti gli esseri sono stati nostre madri è solo un metodo per coltivare la nostra boddhicitta: mano a mano che realizziamo la bodicitta, o mente d’illuminazione, allora non importa più che gli altri siano stati nostre madri, ma che sono molti più di me e, quindi, più importanti.

Domanda. Se recitiamo il testo volte al giorno: lo dobbiamo unire al Ton Len?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Prima leggete, poi fate gli esercizi, quindi rifatevi al testo di Jamyong Kontrul dell’Addestramento Mentale in Sette Punti.

Domanda. Come posso identificare gli aspetti sottili negativi della mente?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Un esempio? Ma è difficile, perché nel Sutrayana ci sono 10 Bhumi e, progredendo dal primo al decimo Bhumi, il potere dell’antidoto diviene sempre maggiore, al primo Bhumi abbiamo antidoti lievi per ostacoli grossolani, mentre al 10° Bhumi l’antidoto diviene molto potente, ma nel Tantrayana è diverso.

Domanda. Possiamo avere avversione a volte per la sofferenza degli altri e credo che sia l’ego che si difende, cosa posiamo fare?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Se non vuoi vedere è un po’ come una pratica Hinayana: prima devo raggiungere illuminazione, poi penserò ad aiutare gli altri. Mentre la via del bodisattva usa questo percorso come via di liberazione, ma rivolta verso gli altri, ad aiutare gli altri.

Domanda. (?)

Ven. Nyenpa Rinpoche. Per esprimere la rabbia, l’invidia, la gelosia non c’è nulla da apprendere, lo sappiamo da tempo senz’inizio. Per trasformare le nostre abitudini mentali non c’è nulla di meglio se non la compassione, il che fa diminuire la rabbia e gelosia, il che ti porta molto prima all’illuminazione.

Domanda. Generalmente non vado in cerca della sofferenza, ma, quando l’incontro, non posso sopportarla, perciò sono impegnata in azioni di volontariato al di fuori del lavoro. Ma ho solo 24 ore e mi sembra poco, perché non ho tempo per le mie pratiche di Dharma, e mi sembra una scusa per non accettare me stessa. Cosa ne pensa?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Non ho risposte, continua così, che è la pratica migliore che puoi fare.

Domanda. La cosa migliore da fare è aiutare altri, ma siamo poco saggi, il miglior aiuto è il Dharma, ma allora devo star zitto o chiedere l’intervento del lama?

Ven. Nyenpa Rinpoche. Shantideva nel Quindto capitolo del Bodhisattvacharyavatara, ad un certo punto dice: “Quando aiuti, altri osserva la situazione: se l’aiuto porta problemi, allora lascia perdere, ma se è d’aiuto, anche se ci possono essere problemi, non esitare, sii d’aiuto”.