Insegnamenti del Ven. Ghesce Tenzin Tenphel al Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio il 28 e 29 novembre 2015 sul tema “Bodhicitta: la mente dell’illuminazione”, 10° incontro del Programma “Alla Scoperta del Buddhismo”. Appunti ed editing del Dott. Luciano Villa, revisione di Graziella Romania, nell’ambito del Progetto Free Dharma Teachings, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Traduzione dal tibetano in italiano di Sherab Sherpa.
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel
La Bodicitta è la via che ci fa diventare Bodisattva, chiamato anche il figlio del Buddha, percorrendo quindi il veicolo Mahayana. Altrimenti, pur avendo concentrazione e chiaroveggenza, ovvero qualità superiori, non si potrà mai diventare un Mahayana qualificato, né entrare nel ciclo del tantra. Perciò è fondamentale generare Bodicitta, la mente d’illuminazione. E, per farlo, ci sono due mezzi o tradizioni: l’una in cui sviluppiamo i Sette stadi dello stato graduale, l’altra è il metodo che consiste nello scambiare equalizzare noi stessi con gli altri. Nella tradizioni di Lama Tzong Khapa si unificano per sviluppare la mente di Bodicitta. Esse possono anche essere integrate. Innanzitutto occorre (1) riconoscere che tutti gli esseri sono stati nostra madre, (2) Riconoscere la loro gentilezza, (3) Sviluppare il desiderio di ricambiare la loro gentilezza riflettendo sugli svantaggi del nostro egoismo e sui benefici della mente altruistica, (4) contraccambiare col nostro amore, (5) prendere le negatività degli altri sviluppando compassione, (6) generare l’Attitudine straordinaria della mente equanime per scambiare noi stessi con gli altri, (7) a questo punto abbiamo sviluppato la Bodicitta il pensiero dell’illuminazione ultimo. Prima riconoscere tutti gli esseri come nostre madri dobbiamo sviluppare equanimità, vedendo tutti gli esseri come uguali. Sviluppiamo l’attitudine di non danneggiare gli altri e di rispetto verso noi stessi. E, per farlo dobbiamo sapere come evitare le sofferenze, senza cadere nei reami inferiori, e sapere come evitare le sofferenza del samsara in generale. Dobbiamo seguire il sentiero graduale insegnato dagli antichi maestri, dobbiamo seguire dapprima il sentiero dalle capacità inferiori, poi quello intermedio per essere liberati dalle sofferenza del samsara e quindi indirizzare la vostra illuminazione nel sentiero superiore del Bodisattva. E, percorrendolo, realizziamo la protezione dalle cadute. Per entrare nel sentiero graduale superiore prima dobbiamo percorrere i due sentieri: iniziale ed intermedio. Se volessi entrare nella pratica del tantra, devo sviluppare completamente i sentieri graduali: iniziale, intermedio e grande. Esistono due modi per sviluppare Bodiccitta: l’uno sono le Sei cause ed un effetto, l’altro è Equalizzare noi stessi con gli altri scambiando le negatività degli altri con il nostro amore e compassione.
Ora vediamo la pratica delle Sei cause ed un effetto, ma prima dobbiamo sviluppare la completa equanimità in modo da vedere tutti come uguali. In cosa consiste lo sviluppo dell’uguaglianza? Tutti siamo uguali nel non desiderare la sofferenza, il malessere e tutti desideriamo il benessere e la felicità ed in questo senso tutti sono uguali, come pure nell’essere sotto il controllo dei difetti mentali. In questo senso siamo tutti uguali. Tuttavia, esiste un ostacolo, perché abbiamo tendenza a proteggere solo noi stessi ed i nostri familiari, ignorando gli altri. Perciò dobbiamo evitare l’attitudine naturale di escludere gli altri dalla nostra cura. Perché, purtroppo, abbiamo questa differenza di attitudine, perché da un lato abbiamo gli amici, dall’altro i nemici e da un lato ancora quelli che consideriamo neutrali. Perciò, ci è molto difficile equalizzare. La nostra mente va automaticamente verso i nostri amici ed automaticamente contro i nostri nemici. Ma, sia i nemici che gli amici non hanno differenza, ma sono uguali nel non desiderare la sofferenza, e ad aspirare alla felicita. Inoltre, i nemici restano forse sempre tali nel corso del tempo? E gli amici?
Sappiamo benissimo che tra gli amici che abbiamo conosciuto ce ne sono alcuni che sono anche peggio di quei nemici che abbiamo conosciuto. Quando sappiamo che c’è un qualcuno che non ci piace, fin dall’inizio lo evitiamo, non penseremmo mai di fargli visita, siamo portati ad evitarlo. Dove si crea litigio e discussione è dove si può facilmente creare disarmonia. Pensando attentamente, vediamo chi sono le persone con cui condividiamo la nostra vita ed esperienze e, quindi, è più facile che sia con loro che abbiamo la possibilità di creare disagio e sconforto. Al fondo del nostro cuore la nostra mente mente ignora che ci siano queste probabilità di litigio ma accetta più facilmente quelli verso cui ci sentiamo più vicini e, pur sapendolo, non ci avviciniamo agli altri, a quelli verso cui non ci sentiamo vicini.
Ci sono dei giovani che dicono che i loro peggior nemici sono i genitori. Il che potrebbe anche succedere, è possibile. In occidente il modo in cui genitori vedono i loro figli è omogeneo, ma in oriente c’è molta più disparità nel trattare i figli, qualcuno bene ed altri male, esistono disparità e privilegi. Qui c’è molta più equanimità. In Cina si abortisce se si sa che il feto è femmina e, se lo si sa a gravidanza avanzata, allora, per non nuocere alla madre, la si uccide dopo la nascita. Il che l’ho saputo da donne cinesi. Anche in India sta succedendo tutto ciò, ma non è tanto tra i poveri ma tra la media borghesia.
Ho saputo di una famiglia in India con tre figlie: la madre morì da giovane, la figlia più grande stava per andare in sposa, ma la famiglia dello sposo pose la condizione che il padre della sposa le desse in dote tutti suoi terreni. Il che avvenne. Rimanevano la seconda e la terza figlia, ma ormai non avevano più terreni. Il pretendente della seconda figlia era disposto a sposarla a condizione di ricevere in dote la gran villa di famiglia della sposa. Il che pure avvenne. Per sposare la terza figlia era rimasta disponibile in dote solo una casa mediocre. Ma, pensando che il padre sarebbe rimasto senza casa, per evitarlo, ella s’impiccò. E in India si deve accettare il ricatto perché, se il matrimonio non dovesse andare in porto, la giovane avrebbe ben poche possibilità di sposarsi, perché tutti penserebbero che abbia molti difetti. Così, chi ha dei figli maschi può diventare molto ricco. E chi ha delle figlie può precipitare nella più nera indigenza. Le bambine vengono rapite da piccole ma anche da ragazze. Quando poi questi bambini crescono, vengono schiavizzati. Mentre in Tibet è l’opposto, è la famiglia del marito ad indennizzare quella della sposa per la perdita della figlia.
È difficile esprimere amore e compassione verso coloro che compiono omicidi ed efferatezze, come è recentemente accaduto a Parigi e non solo. Ma dobbiamo pensare alla legge del karma, alle terribili conseguenze negative cui andranno incontro queste persone molto negative. Quando pensiamo alla legge del karma, pensiamo alle vite future, il che ci apre ad una visione estremamente grande. Inoltre questi estremisti non rimarranno sempre così. Attualmente sono molto aggressivi, ma è possibile che non lo fossero nelle vite passate e che siano gentili nelle vite future. Pensando a questi aspetti, delle nefandezze compiute e delle vite future, ci rendiamo conto che siamo tutti uguali, perché pensiamo che un tempo anche noi eravamo negativi ed in futuro costoro potrebbero essere gentili. Anche in una sola vita si verificano cambiamenti tali che all’inizio uno è buono per poi magari diventare tanto negativo da rendersi nefasto. È quindi molto importante generare quest’abitudine di equalizzare noi stessi con gli altri. E lo possiamo fare con dei ragionamenti, comunque nella consapevolezza della grande apertura mentale che così si genererà
Anche gli amici, quelli neutrali e gli amici sono uguali in gentilezza, negatività e nell’essere neutrali. Infatti non possiamo definire una persona amica perché ora lo è. Se la sua vita cambia, anche il suo comportamento cambia. Ad esempio, i nostri attuali genitori possono diventare in futuro i nostri peggiori nemici. Ad esempio, nostra madre in una vita futura potrebbe benissimo diventare nostra moglie. In questa prospettiva, dal momento che le cose cambiano tanto nel tempo, verso chi dobbiamo allora essere gentili od ostili? Il nostro istinto di star lontano dai nemici e vicino agli amici ben difficilmente ci permetterebbe di fare l’opposto, perché è molto ben radicato in noi e, per cambiarlo, occorre molto tempo ed impegno.
L’aspetto esteriore non è il più importante, ma lo è la giusta visione: analizziamo il nostro modo di percepire e vedere gli altri ed il loro comportamento. Se riusciamo a cambiare questa prospettiva di percezione degli altri e delle loro azioni riusciremo ad ampliare la nostra visione, riusciremo a vedere amici e nemici ed esseri neutri nello stesso piano.
Analizzando chi crediamo o consideriamo un nemico, chiediamoci: è tale per sempre? Chi mi dice un qualcosa di dolce lo trovo simpatico e mi piace.
Nel Bodisattvacharyavatara di Shantideva c’è tutto, come comportarsi con gli altri, come comportarsi quando si avvicina un’altra persona, come comportarsi quando si entra in casa d’altri.
Domanda di Paolo. La preghiera è effettivamente in grado di essere d’aiuto?
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Il fatto che la preghiera funzioni o meno dipende dal nostro karma. La sola preghiera non è tanto efficace, la vera preghiera è il voler fare qualcosa, anzi la vera preghiera ti porta a fare un qualcosa di utile. Se si cerca la soluzione subito, al suo primo apparire, allora la si può trovare più facilmente ed in modo più stabile.
Domanda. Come posso accrescere la mia mente, comprendere che per effetto delle vite passate ho compiuto delle negatività ed accettare un discorso karmico?
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non è facile. Inizia dalla tua famiglia, poi, se funziona, allarga il tuo ragionamento. E capirai che il karma esiste ed esistono le vite passate e future. Anche sul fatto che tutto cambia, anche su questo dobbiamo lavorare. Guardiamo sempre a quel che possiamo fare, non a quel che non possiamo fare, altrimenti ci bloccheremo. Più pensiamo in senso negativo più il problema s’ingigantisce, impegniamoci invece a risolverlo per quanto possibile.
Pomeriggio 28 novembre 2015
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel.
È bene allenarsi a sviluppare, a cambiare non le cose esterne, ma il nostro modo di percepire, la nostra visione. Se lavoriamo su di noi, allora, possiamo cambiare le nostre attitudini, se invece siamo sempre centrati su di noi stessi, possiamo osservare solo l’aspetto esteriore delle altre persone, perciò dobbiamo sviluppare il modo corretto di vedere le cose, in quanto è un metodo molto più proficuo rispetto a guardare gli altri, ed a rimanerne influenzati. Se sviluppiamo correttamente le nostre attitudini mentali, allora siamo in grado, non solo di apprezzare, ma di sperimentare l’amorevole gentilezza. E la madre, le madri ne sono l’esempio. Anche se possono esserci delle madri che sono diverse dalle altre, la stragrande maggioranza delle madri è già felice di portare la nuova vita dentro di sé. La gravidanza la riempie di gioia, il che ci mostra quanto sia importante la madre. Naturalmente la madre deve sacrificarsi in termini alimentari per il suo figliolo, farà attenzione a non arrecar danno al feto, non è solo per un giorno ma per di più di nove mesi. Quindi il feto, crescendo, diventa un peso non indifferente per la madre. La madre può subire un taglio cesareo. E quante puerpere sono decedute per il travaglio del parto. Per tutti i primi anni la madre dedica moltissimo tempo alla crescita del suo bimbo. L’affetto della madre nutre e fa crescere il suo bimbo col suo amore. La cura materna è evidente nei primi anni ma continua all’infinito, per tutta la sua vita. Quando va a scuola si preoccupa della buona riuscita scolastica di suo figlio, delle sue buone amicizie. È una preoccupazione costante che non abbandona mai la madre. Nemmeno quando frequenterà le scuole superiori o l’università. E si preoccupa del fidanzato o fidanzata della figlia o figlio, e se il lavoro gli si addice o se non gli è confacente. Poi, una volta sposato, nascono le preoccupazioni del matrimonio del figlio. E lo fa incondizionatamente come pulsione che nasce spontaneamente dal suo cuore. Tutta la nostra vita dipende da quanto abbiamo appreso dalla ns madre fin dai primi anni di vita. Dobbiamo quindi essere consapevoli dell’infinita gentilezza di nostra madre. Le madri si sacrificano per 24 ore al giorno in modo totale, senza compenso, in modo spontaneo senza garanzia alcuna d’un ritorno da parte dei figli delle gentilezze profuse. In questo mondo qualsiasi essere vivente mammifero si comporta allo stesso modo, lo fa la cagna che ha partorito i suoi cagnolini: sono tutti esempi effettivi sulle 6 cause ed 1 effetto. Osserviamo quanto sia grande l’amore materno nel mondo materiale. Non c’è nessun altro che dia tanto amore ad un bimbo se non la propria madre.
BODHICITTA – LE QUATTRO MEDITAZIONI INCOMMENSURABILI
Possano tutti gli esseri senzienti avere la felicità e la sua causa.
Possano tutti gli esseri senzienti essere liberi dalla sofferenza e dalla sua causa.
Possano tutti gli esseri senzienti essere inseparabili dall’estasi priva di dolore.
Possano tutti gli esseri senzienti dimorare nell’equanimità, libera dai due estremi dell’essere vicino ad alcuni e lontani da altri, avere attaccamento per certi ed avversione per altri.
Perciò meditiamo sui Quattro Incommensurabili, anche questo insegnamento è basato sulla felicità degli esseri a partire del riconoscimento degli esseri come nostre madri: quindi non solo avere la consapevolezza che (1) tutti gli esseri sono stati nostre madri, ma avere (2) la consapevolezza della gentilezza delle madri.
Così le 6 cause ed 1 effetto ed il Ton Len vengono integrati in uno, il ricordarci della loro gentilezza viene così ricordato. Se cerca di ricordarti della gentilezza di tua madre non solo di quando ti ha avuto in grembo, ti ha allattato, ma anche quando è stata il nostro protettore, medico, amico, fratello, sorella, marito ecc. oppure quando è stata neutrale o gli infiniti esseri nostre madri hanno dimostrato la loro gentilezza in infiniti modi. O riflettiamo sulla loro gentilezza quando era il nostro nemico, perché così ci ha dato l’opportunità di praticare un qualcosa di positivo. Meditare sul nemico significa anche renderci conto dei cambiamenti della vita in cui non esistono momenti uguali. Se riusciamo a praticare la pazienza verso il nemico, allora la possiamo praticare verso tutti gli esseri ma incappare o meno in un nemico dipende dal karma negativo del passato. Meditiamo sulla grande opportunità che l nemici ci offrono per praticare la pazienza, così loro si sacrificano veramente. Ricordarsi della gentilezza non significa ricordarci dei nostri amici ma di pensare a loro, pensare che noi abbiamo, grazie a loro, l’opportunità di purificare il nostro carma negativo. Se non ci fossero, come potremmo maturare? Come potremmo praticare la pazienza?
Riflettiamo sulla gentilezza di tutte le madri, non solo di nostra madre. Riflettiamo sul fatto che, pur essendo tutti umani, tutti abbiamo un modo diverso di vivere. Ognuno vive diversamente nel suo mondo individuale. Perché? Perché dipende da come si comporta la nostra mente. Tutto dipende da noi ed un a volta che ce ne siamo resi conto dobbiamo reagire pensando meglio, agendo meglio, comunicando meglio. Così il nostro modo di pensare migliora e migliora il nostro corpo, parola e mente. Il che ci incammina sul sentiero della virtù, facendoci intrattenere delle relazioni più positive con gli altri, come noi ci siamo comportati bene con loro, così gli altri sono inclini a comportarsi bene con noi stessi. Quando fisicamente o verbalmente ci comportiamo male, siamo inclini a non riconoscerlo come una cosa grave, mentre, se qualcuno ci fa uno sgarbo, reagiamo all’opposto, molto negativamente. Ovviamente, se trattiamo male l’altro, ne consegue che, senza attendere la vita futura, veniamo a nostra volta trattati male. Capire la reazione negativa da parte nostra è molto importante. Per conseguire questa realizzazione dobbiamo addestrarci alla pratica della pazienza in modo graduale. Più la nosstra pazienza crescerà, più questa persona diventerà più serena. Iniziamo da una piccola cosa, da qui crescerà la nostra pazienza e la nostra mente diventerà più stabile, più chiara. Perciò, dobbiamo il più possibile addestrare la nostra mente al pensiero positivo e, di conseguenza, alla pazienza.
Pensiamo che sono io ad aver pensato male della persona che ho in antipatia. Perché? Quella persona non ci ha fatto nulla, perché allora l’ho in antipatia? Allora, se ci rifletto, mi rendo conto che sono io, è la mia mente ad aver attribuito a quella persona dei significati negativi, anche se magari non mi ha detto nulla. Allora mi devo render conto che il problema è dentro di me. Solo se inverto il mio modo di pensare posso iniziare a cambiare la mia mente. Apprezzando ed impegnandomi. La preghiera è positiva, ma la preghiera non basta, occorre che la preghiera ci impegni a modificare la nostra mente. Se non capisco che tutto è dentro di me, che il cambiamento deve partire da dentro di me e non da fuori di me, allora vivrò sempre prendendomela con qualcuno, con degli altri. Tutto dipende da noi nel bene e nel male.
Domanda. Cosa mi dice della madre compassionevole, al punto che vorrebbe prendersi su di sé il dolore del figlio per non farlo soffrire, e la madre che per aiutare la figlia s’ammala. È naturale che la madre sia compassionevole ma non è naturale ammalarsi perché non è utile.
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. È naturale, ma noi persone ordinarie non abbiamo abbandonato i difetti mentali, rabbia gelosia invidia, ma questo non va bene, forse non è vero che la madre ha preso la sua vera sofferenza, forse è la troppa preoccupazione che l’ha fatta ammalare, non è un comportamento intelligente, può curare la figlia? Aiutarla a star meglio? Se sì è bene farlo. C’è sempre un qualcosa che si può fare, non è vero che non si può far niente. Ma lasciarsi prendere dal montare della preoccupazione è irrazionale, perché c’impedisce di utilizzare correttamente la nostra capacità mentale. Così una madre portò al Buddha il cadavere del figlio appena morto chiedendogli il miracolo di risuscitarlo. Il Buddha le rispose che l’avrebbe potuta aiutare solo se, dopo aver bussato alle porte delle case della città, avesse trovato una sola famiglia che non avesse avuto un parente morto. La madre bussò a tutte le porte, ma non trovò nessuna famiglia che non avesse avuto un morto in casa. Il che le fece ricredere sul suo dolore e sul dolore che avevano provato tutte le famiglie della città.
Allora iniziamo ad essere contenti dei momenti lieti, o almeno di quelli in cui non ci sono problemi, e non facciamoli invece diventare dei momenti in cui diamo sfogo alle ns lamentele. Evitiamo perlomeno di crearci dei problemi da noi stessi. Molta della sofferenza che proviamo dipende da noi.
Domanda. Come facciamo a sviluppare amorevole gentilezza senza diventare troppo sensibili ed emotivi?
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. È un esercizio lungo, non immediato che dipende da noi stessi. Dobbiamo iniziare a comprenderci. Maturando pazienza ed amore. Con l’intelligenza maturiamo l’apertura mentale, la pazienza e l’amore.
29 novembre 2015
Ven. Ghesce Tenzin Tenphel.
È molto importante esprimere una motivazione corretta, la migliore è quella Mahayana che desidera il beneficio degli esseri, altrimenti, ci si dovrebbe astenere almeno dal danneggiare.
Abbiamo visto la necessità di equalizzare tutti gli esseri, poi di vederli come nostra madre, ricordandoci della loro gentilezza, fin dalla nostra nascita da quando erano o non erano nostra madre, quindi, dobbiamo ricambiare la gentilezza, quindi riflettiamo sugli svantaggi della mente egoistica, di cui conosciamo le tantissime conseguenze negative.
La forte mente egoistica crea disarmonia nella famiglia e nella società. Ne conseguono molte dubbi e paure: forse domani mi accade qualcosa, cosa faccio?
Quando l’egoismo è veramente manifesto, al minimo disagio lo esageriamo grandemente, ci offendiamo per niente, e ci isoliamo. E tutto ciò che riguarda noi stessi è molto importante, mentre gli altri non esistono, senza rispetto alcuno. Quando sorge un minimo problema personale lo si esagera, come se fosse l’unico problema al mondo, mentre tendiamo ad ignorare i problemi altrui. Voi stessi potete leggere sui testi di Dharma, in particolare del Lamrim, se tutto ciò è vero. Invece di prenderci cura di noi stessi capovolgiamo la visione, e focalizziamo la nostra attitudine al prenderci cura degli altri, inclusi tutti gli esseri dell’universo. E gli altri sono molto gentili con noi, non solo in questa ma nelle vite passate.
Se crediamo d’essere autosufficienti, e spesso ci caschiamo, ci sbagliamo totalmente, perché abbiamo bisogno degli altri: dal cibo, all’alloggio, ai trasporti, luce, gas, riscaldamento, vie di comunicazione e mezzi di trasporto. Ed in tutto ciò sono coinvolte moltissime persone. E le nostre qualità interiori sono ottenute grazie ai nostri maestri, fin dalla scuola elementare e successivamente. La mia conoscenza dipende da tutti coloro che me l’hanno trasmessa e da coloro che, a loro volta, erano i loro maestri, fino al Buddha.
Viviamo sempre in dipendenza da altri, siamo stati concepiti dall’unione dei nostri genitori, che, a loro volta, sono stati generati dai loro genitori e ci sono moltissimi esseri coinvolti nelle vite precedenti. La nostra conoscenza scolastica è basata sull’aiuto degli altri. La nostra conoscenza, la nostra pratica della pazienza, di sviluppare compassione, dipende dalla presenza degli altri. E ci sono moltissime altre attività che dipendono dagli altri. L’equalizzare ed il nostro progredire nel cammino delle virtù dipende dalla presenza degli altri. Grazie a loro possiamo approfondire gli aspetti del sentiero ed ottenere l’illuminazione. Così riusciamo a comprendere quanto è importante l’aiuto degli altri, da cui dipendiamo. Così meditando, gradualmente giungiamo ad un punto in cui la nostra mente sarà addestrata alla compassione vera. Ed, a quel punto, potremo sobbarcarci i problemi degli altri, perché avremo effettivamente generato compassione. In questo modo saremo in grado di scambiare la nostra amorevole compassione coi problemi degli altri, per eliminarli, farli svanire. A livello della parola e verbale sembra tutto più semplice e veloce ma per la loro l’effettiva realizzazione occorre prender tempo, occorre sperimentare, quindi occorre molto tempo.
Così il prendere e dare, il ton len non è una cosa che possiamo realizzare da subito. Essa è una pratica del tutto inusuale per noi.
Equalizzare e mettere tutti sullo stesso piano, abbandonare l’egoismo, ignorando noi stessi e prendendoci cura degli altri, rispettandoli. Uguagliare noi stessi con gli altri e scambiare noi con gli altri non è una pratica facile, anzi implica impegno e dedizione nel tempo. Lo scambio va fatto impiegando tutta la nostra conoscenza, logica, capacita d’approfondimento.
Quindi generiamo l’attitudine straordinaria, che chiamiamo axam in tibetano, proprio perché la mente non è stata ancora addestrata a compiere un qualcosa di straordinario. Ma dobbiamo verificare se siamo capaci effettivamente di farlo o meno. Se non lo siamo, possiamo fare un qualcosa di limitato, come offrire del cibo, riparo, ma ciò non è sufficiente per liberarli per sempre dalla sofferenza. Quindi, se non ne siamo capaci, chi potrà farlo? Solo quando sarà conseguita l’illuminazione. Quindi, per fare qualcosa per gli altri, per farlo effettivamente ci si rende conto che occorre conseguire l’illuminazione. Allora diventeremo illuminati, senza distinguere tra amici e nemici, senza distinzioni ideologiche o religiose, senza una mente discriminante tra concezioni ideologiche o religiose: tra buddisti e non. Perché la mente d’un essere illuminato avrà una visione tale da non fare differenza alcuna. Un essere illuminato ha la capacita di vedere i bisogni degli altri secondo i loro interessi, disposizioni mentale e fede. Anche rendendosi conto di quando è il momento di eseguire o meno un qualcosa. Genera quindi l’aspirazione verso l’illuminazione, la motivazione verso l’illuminazione: devo raggiungere illuminazione per questo motivo. Quando l’avrò raggiunta per il beneficio di tutti gli esseri, non lo sarà per sempre. Se quest’espressione nasce in modo artificioso, allora non è spontanea e tutto è molto difficile. Quando tale mente sarà nata avremo tre livelli di Bodisattva. Nel buddismo abbiamo il livello dell’uditore, quello dei realizzatori solitari e quello del bodisattva, dalle facoltà acute ed avanzate. Tra i bodisattva ci sono 3 distinzioni o modi di generare la bodicitta: come il pastore, come il nocchiero, come il re. Il pastore ha più a cuore gli animali di sé stesso. Quindi, solo dopo giunge all’illuminazione: prima fa sì che siano gli altri esseri a raggiungere l’illuminazione, è una figura di un bodhissatva di grande coraggio. Il secondo, il nocchiero, è di chi ha l’attitudine all’illuminazione simultanea, insieme a tutti gli altri: è il bodhisattva dalle capacità intermedie. Il terzo, è come il re che prima pensa a sé stesso, prima si siede sul trono, poi ordina agli altri di fare. Ha una mente meno forte, perché vuole giungere per primo all’illuminazione, è un livello inferiore ai precedenti. In generale i bodhisattva sono considerati esseri dalle facoltà interiori molto acute. A Yana o veicolo, il prefisso hina non è sinonimo di piccolo, è errato. Il grande veicolo è così chiamato perché il suo scopo è il più ampio possibile, perché si tende all’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri, mentre nell’Hinayana si tende all’illuminazione per sé stessi, ma non si deve pensare che costoro non si adoperino per gli altri, che non si impegnino per aiutare gli altri. Esistono due tipi di bodicitta: (1) convenzionale, del primo Bhumi, ed ultima (2).
Si distinguono quattro terreni di bodicitta: (1) la mente d’illuminazione della pratica della fede o dell’apprezzamento; (2) la mente dove il pensiero straordinario è puro; (3) la mente di maturazione totale; (4) la mente dove tutte le oscurazioni sono abbandonate.
La mente d’illuminazione dove si pratica la (1) fede comune ai due sentieri mahayana di preparazione e d’accumulazione, (2) è mente d’illuminazione della purezza e straordinaria, (3) la mente d’illuminazione di maturazione completa è inserita negli ultimi tre Bhumi dall’8° al 10° del sentiero del Bodhisattva o tre ultimi Bhumi puri, mentre dal 1° al 7° Bhumi sono quelli impuri. La (3) mente illuminazione di maturazione completa è tale perché si sono raggiunti questi tre Bhumi.
La (4) Mente d’illuminazione dove tutte le oscurazioni sono abbandonate, è raggiungibile solo nella terra del Buddha. Le Oscurazioni si distinguono in (1) afflizioni e (2) oscurazioni totali.
Perché dopo aver conseguito l’illuminazione dobbiamo ancora praticare bodicitta? Perché è necessaria per tutti coloro che sono nella sofferenza.
Pratichiamo ora per 10 minuti la meditazione analitica su quanto ho insegnato, meditando su come gli altri sono molto importanti per noi e quanto noi dobbiamo agli altri e come abbiamo vissuto queste esperienze. Questo è il soggetto della nostra meditazione.
La meditazione secondo me è molto importante, ne esistono due metodi: (1) analitica e (2) univoca o di piazzamento. Quando la prima è stabile anche la seconda si migliora perché la concentrazione univoca migliora.
La Bodicitta si distingue in (1) d’aspirazione e (2) d’impegno: entrambe sono menti illuminazione, sono bodicitta. Da cosa dipendono? Dalla pratica che realizziamo: quando la pratica è effettiva è d’impegno, quando questa manca, è solo d’aspirazione. Quando la bodicitta è direttamente accompagnata dalla pratica è d’impegno, altrimenti è solo d’aspirazione. La pratica si riferisce alle prime cinque perfezioni: dalla generosità, moralità, pazienza, sforzo entusiastico e concentrazione, fino alla saggezza. Solo con la pratica effettiva la mente illuminazione è d’impegno, ad es se con la pratica generosità. La sesta perfezione, la saggezza, pervade molti aspetti, qui si riferisce in particolare alla realizzazione della vacuità, il che significa quando la mente realizzazione vacuità è manifesto la bodicitta non può essere simultanea manifesto ma è ugualmente presente. La bodicitta è unita alla pratica: 2 aspetti di mente esistono simultaneamente, quando la mente della vacuità si manifesta in un essere ordinario non può manifestare bodicitta, ma solo in un essere straordinario. Qual è il confine tra (1) bodicitta d’aspirazione e (2) bodicitta dell’impegno dal momento dell’ingresso nel Sentiero dell’Accumulazione Mahayana fino alla Buddità? Ma non è detto che esiste in tutti i bodisattva in tutti i momenti. Se il bodisattva è nel 1° Bhumi possiede la bodicitta dell’impegno, ma non esiste in tutti i continuum mentali dei bodisattva del 1° Bhumi, perché qui esiste ciò che chiamiamo l’equilibrio meditativo del sentiero della visione, l’ottenimento susseguente.
Nel bodisattva nell’ottenimento susseguente esiste la bodicitta dell’impegno, ma non dell’aspirazione, mentre nel bodhisattva in equilibrio meditativo esiste bodicitta dell’aspirazione ma non dell’impegno. La bodicitta è sempre uguale, è inizialmente sempre d’aspirazione, ma, quando trova l’applicazione pratica diretta è d’impegno, altrimenti è d’aspirazione. Quando si studia il Lam Rim è molto positivo ma non si riesce ad avere una comprensione vasta, perché non si entra nell’argomento più complesso, perché nel Lam Rim si intende che quando un individuo sviluppa la bodicitta diventa bodisattva, ma non si spiega bene quanti terreni e sentieri esistono, non è spiegato in modo dettagliato. Quando si studia il Lam Rim è questo un punto di partenza positivo. Ma consiglierei di approfondire la vostra conoscenza nell’Abisamayalamkara, il testo sulla Perfezione della Saggezza perfezionato dai maestri indiani. Il che conferisce una comprensione molto maggiore del sentiero graduale. La pratica del Dharma è molto importante, ma è molto più importante tenere la mente sempre sotto il nostro controllo, quando il controllo mentale funziona, allora esiste anche la pratica, perciò vi suggerisco di non avere troppe concettualizzazioni, altrimenti sorgono troppe preoccupazioni, che ci rendono infelici.