Ven. Ghesce Yesce Tobden: Lam Rim. Esposizione del sentiero graduale verso l’illuminazione.Traduzione del Ven. Luca Corona. Treviso 30 novembre, 1- 2 dicembre 1979. Editing del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto Free Dharma teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Sesta parte.
Ven. Ghesce Yesce Tobden. 2 dicembre 1979
Visto che tutti noi desideriamo essere felici e allo stesso modo desideriamo evitare la sofferenza, è necessario fare qualcosa: cercare, appunto, di raggiungere la Liberazione completa dal Samsara e meglio ancora raggiungere lo stato di Buddha, completamente illuminato: lo stato in cui non solo noi stesi raggiungiamo la completa felicità, ma possiamo essere di utilità a tutti gli altri. Questo sentiero è stato brevemente spiegato nei giorni scorsi: il riflettere sui punti spiegati, vedere come si susseguono e come ogni punto diventi causa del punto successivo e considerare quali sono le pratiche da farsi è quella che viene chiamata la MEDITAZIONE ANALITICA. Il secondo tipo di meditazione è la MEDITAZIONE CONCENTRATIVA, il cui obiettivo è poter piazzare la mente sull’oggetto di meditazione e lasciarlo senza distrazione. Dal momento in cui la mente può essere piazzata, lasciata su un unico oggetto, l’attenzione può essere trasferita anche su altri oggetti e su ciascuno di questi, la mente può essere fissata senza alcuna altra fluttuazione. La facoltà di poter mantenere la mente perfettamente assorta sul suo oggetto è definita SAMADHI: per poterla ottenere bisogna praticare le tecniche di pacificazione mentale e bisogna parlare dei 5 ostacoli alla concentrazione mentale e degli antidoti o forze oppositrici a queste. Maitreya ha detto: – per poter sviluppare la perfetta concentrazione mentale, attraverso l’applicazione degli antidoti bisogna eliminare i 5 ostacoli, impedimenti, interferenze che sono:
1. LA PIGRIZIA
2. LA DIMENTICANZA: dimenticare le istruzioni che ci sono state date.
3. L’AGITAZIONE MENTALE: di cui abbiamo parlato nei 20 aspetti secondari negativi della mente ed il TORPORE: la mente diventa poco chiara e l’oggetto non può essere mantenuto chiaramente di fronte all’attenzione.
4. NON USARE L’ANTIDOTO contro l’AGITAZIONE ed il TORPORE quando questi si presentano, non opporre tutte quelle tecniche necessarie per eliminarli quando ce ne sia il bisogno.
5. ECCESSIVA APPLICAZIONE DEGLI ANTIDOTI contro l’AGITAZIONE ed il TORPORE: esagerare nell’applicazione degli antidoti.
Ciò significa che non appena agitazione o intorpidimento sono eliminati, bisogna saper frenare l’uso di queste tecniche per potersi concentrare ancora sull’oggetto principale: è, invece, di danno alla concentrazione continuare ad applicare gli antidoti.
LA PIGRIZIA: il suo antidoto è la FEDE nella tecnica della concentrazione che si ottiene comprendendone i vantaggi. Comprendendo i vantaggi di una perfetta concentrazione, sorge il desiderio di poterla ottenere e questa è l’aspirazione. Possedendo questa aspirazione nascerà l’entusiasmo per la pratica. Una volta che si è allenata bene la mente, essa diventa malleabile e si raggiunge la qualità positiva che prende il nome di flessibilità mentale Questi sono i 4 antidoti alla pigrizia, e possono essere applicati anche alla pratica del Dharma. Per la fede verso il Dharma, comprende i vantaggi della pratica e la sua fede naturalmente aumenta, quindi sorge il desiderio di mettere in pratica questo metodo (ed è l’aspirazione alla pratica) ed avendo questa aspirazione uno avrà anche l’entusiasmo alla pratica e dopo un po’, con la forza dell’abitudine, la sua pratica diventerà sempre più spontanea, e questa spontaneità può essere definita flessibilità. Ma stavamo parlando della concentrazione e questa è stata una digressione.
LA DIMENTICANZA: l’antidoto è la memoria, cioè il ricordare l’oggetto della meditazione e tenerlo sempre vivo nella mente. Ad esempio: nella visualizzazione del corpo di Buddha. Solitamente questa è la visualizzazione: nello spazio di fronte a noi all’altezza della nostra fronte si visualizza Buddha, se uno cerca di sviluppare la propria concentrazione usando questo oggetto, allora deve tenerlo sempre bene vivo di fronte a sé senza mai dimenticarsene. Mentre si medita in questo modo si cerca di essere sempre concentrati, ma a volte può capitare che la mente diventi poco chiara e si intorpidisca. Può succedere che, mentre si mantiene di fronte a sé questa visualizzazione, la mente cominci a pensare alle cose che si devono fare, agli amici …e schizza via in altre direzioni: questa è l’agitazione mentale, ed è necessario accorgersene subito. Bisogna mantenere sempre una parte della nostra mente attenta di modo che, appena queste due interferenze sorgono, possano essere riconosciute e quindi eliminate. La parte della mente che deve stare sempre attenta, si chiama Consapevolezza, ed è una specie di spia che, non appena sorgono agitazione mentale ed intorpidimento, ci allerta. Quando si è disturbati si cerca di ravvivare l’attenzione e la si riporta su quello che è l’oggetto di meditazione, cioè, nel nostro caso, il corpo di Buddha. Se l’ostacolo è l’AGITAZIONE MENTALE la mente deve essere presa e riportata a quello che è il suo oggetto l’INTORPIDIMENTO, bisogna ravvivare l’attenzione attraverso la fede verso l’oggetto che in questo caso è il corpo di Buddha: Utilizzando questi antidoti si applica il metodo nel modo corretto. Nel momento in cui la mente è stata riportata sul suo oggetto, bisogna smettere di usare queste tecniche di riagganciamento dell’attenzione. Insistere ancora, perché per qualche ragione ci si accorge di essere riusciti a controllare la mente, allora si compie un errore. Infatti non appena la mente ritorna sul suo oggetto, bisogna rilassarsi e lasciare che la meditazione continui senza fluttuazioni. Eliminando i 5 ostacoli allo sviluppo della concentrazione mentale attraverso l’utilizzo degli 8 antidoti, dopo un po’ di tempo e per la forza dell’abitudine, la mente riuscirà a restare sul suo oggetto senza alcuna distrazione per un certo periodo. Questo è, in breve il modo attraverso cui uno può sviluppare la concentrazione. Quando si inizia con questa pratica, la mente può rimanere concentrata sul suo oggetto solo per un periodo molto breve. Man mano la concentrazione migliora attraverso quelli che vengono decritti i 9 stadi di concentrazione, di piazzamento della mente.
1. Piazzamento della mente: la mente può restare sul suo oggetto per un periodo molto breve; si deve continuare a coltivare la concentrazione, eliminando gli ostacoli attraverso l’utilizzo degli antidoti
2. Piazzamento continuato quando la mente riesce a restare concentrata sul suo oggetto per un periodo leggermente lungo. Si deve continuare a coltivare la concentrazione. Quando la mente, dopo un certo periodo in cui rimane concentrata, schizza via, bisogna riprenderla e riportarla sull’oggetto. Se sopraggiunge l’intorpidimento, bisogna fare in modo di eliminarlo. Bisogna continuare così per molto tempo.
3. Il terzo livello si raggiunge quando il tempo in cui la mente è concentrata sul suo oggetto è più lungo del tempo in cui è distratta
4. Quarto livello: il meditatore, con uno sforzo intenso di memoria riesce a mantenere la mente sul suo oggetto per un tempo ancora più lungo
5. Quinto livello o stadio. Il meditatore attraverso la completa comprensione che gli ostacoli dell’agitazione mentale e dell’intorpidimento sono di vero danno allo sviluppo della concentrazione, genera uno sforzo molto intenso tale che non permette più alla sua mente di distrarsi. Sviluppa pure la completa comprensione dei benefici 39 della pratica, verso cui ha grande entusiasmo.
6. Sesto Livello: il meditatore elimina ogni atteggiamento negativo nei confronti della pratica, ed anche attitudini di ostacolo quali dubbio ecc… avendo avuto esperienza diretta di una vera concentrazione che lo porta ad avere un interesse molto vivo per questa pratica. Quindi, non solo riesce a piazzare la mente sul suo oggetto con estremo piacere ed entusiasmo, ma ha pure eliminato ogni dubbio ed ogni attitudine negativa nei confronti della pratica stessa.
7. Settimo livello: il meditatore si accorge subito di agitazione mentale ed intorpidimento, li individua ed elimina non appena i due ostacoli sorgono. Ciò significa che a questo livello agitazione mentale ed intorpidimento sono minimi e vengono immediatamente riconosciuti ed eliminati.
8. Ottavo livello: non ci sono più agitazione mentale ed intorpidimento, ma il meditatore ha bisogno di uno sforzo per mantenere la mente sul suo oggetto. Non appena lo sforzo cessa, la mente si stacca dall’oggetto di concentrazione. In questo stadio, quindi, la mente, che non è più disturbata da agitazione mentale ed intorpidimento ha bisogno, però, di appoggiarsi allo sforzo.
9. Nono livello: la mente rimane sul suo oggetto a lungo, per un’ora o più ore o più tempo, senza sforzo Ad esempio: quando si vuole imparare a memoria qualche cosa, concentrandosi bene si riuscirà a recitare quanto imparato molto in fretta e senza sforzo. Comunque, al nono livello non si è ancora raggiunta la perfetta SAMADHI, che il meditatore raggiunge quando può mantenere la mente concentrata sul suo oggetto per il tempo che desidera, sia esso breve o lungo diversi giorni. Quando raggiunge questo stadio non ha più bisogno di respirare in quanto riesce a trattenere per lungo tempo il respiro. Una volta che si è sviluppata questa Perfetta Samadhi su un oggetto, questa facoltà può venire trasferita su qualsiasi oggetto ad esempio su Sunyata o sulla compassione verso tutti gli esseri, mantenendo la perfetta concentrazione per ore o per giorni. Quando raggiunge questa perfetta facoltà, il meditatore ha raggiunto Samadhi e il completamento del training nell’alta Concentrazione, facoltà che può essere trasferita su Sunyata e meditare a lungo su Sunyata. Dopo un certo tempo di perfetta concentrazione, il meditatore riuscirà ad avere la realizzazione diretta ed intuitiva di Sunyata e a vedere il Sunyata di un particolare oggetto nello stesso modo in cui noi oggi possiamo vedere un vaso di fiori: realizza così direttamente Sunyata ed elimina anche quelle concezioni errate che vedevano i fenomeni come indipendenti ed esistenti a sé stante. Manca la trascrizione di alcune righe La completa realizzazione di Sunyata, senza il coltivare la Bodhicitta, porta al raggiungimento dello stato di Arhat, al raggiungimento del Nirvana. La completa realizzazione di Sunyata, sulla base di Bodhicitta, permette non solo di eliminare le concezioni errate di cui si è parlato, ma anche di eliminare le oscurazioni sottili che sono di ostacolo al raggiungimento dell’onniscienza e si può raggiungere lo stato di un Budda. Solo se la meditazione di Sunyata è accompagnata da Bodhicitta si possono eliminare gli oscuramenti mentali sottili. Se si medita su Sunyata per il bene di tutti gli esseri, questa meditazione diventa la causa del raggiungimento della Buddhità. Se si medita su Sunyata per la propria liberazione, questa meditazione diventa la causa della liberazione personale, del Nirvana. E’ possibile in effetti raggiungere lo stato di Buddha, sviluppando prima Samadhi, poi Bodhicitta e sulla base di questi due ottenimenti meditare su Sunyata. Qualcuno ha chiesto metodi di meditazione: sono questi descritti. La meditazione di concentrazione è questa descritta, e la Samadhi è necessaria sia che si voglia raggiungere il Nirvana, sia che voglia raggiungere lo stato di Buddha. Abbiamo parlato delle 6 paramita: generosità, pazienza, moralità, sforzo entusiastico concentrazione, e per “paramita della concentrazione” si intende proprio la Samadhi, e l’ultima, la Saggezza, quella saggezza che realizza Sunyata. E’ possibile eliminare i difetti mentali sia grossolani che sottili che inquinano la mente, applicando con sforzo queste pratiche. Buddha era un essere comune come noi, ma è riuscito ad eliminare i difetti mentali, anche i più sottili, ed ora è un Buddha, e lo è diventato proprio applicando il metodo che deriva proprio dalla sua esperienza e che poi ha insegnato. Buddha afferma: “prima di raggiungere l’illuminazione è questo il modo in cui io ho praticato. Se volete raggiungere l’illuminazione dovete fare esattamente come me, se non lo volete, allora è un altro discorso.” Buddha viene chiamato “Colui che ha mostrato il sentiero, che ha mostrato il Rifugio”, in quanto ha mostrato il metodo perfetto per poter raggiungere l’eliminazione dei difetti mentali e l’ottenimento delle qualità superiori. Il metodo deve, per prima cosa, essere conosciuto e poi può essere messo in pratica e attraverso questo metodo si possono effettivamente eliminare tutti i problemi: per questa ragione il Dharma viene chiamato il “vero Rifugio”. Quando si prende esempio da altre persone che praticano questo metodo, esse vengono considerate “gli amici che ci fanno realizzare il sentiero e il Rifugio” e questa comunità religiosa prende il nome di Sangha. Avendo amici con cui si può praticare il Dharma, l’aspirazione sarà sempre viva, da soli l’ispirazione morrà. Considerando i benefici che la pratica di Dharma ha portato alla mente dei nostri amici nell’arco del tempo l’ispirazione aumenterà. Se adesso tra di voi c’è qualcuno che vuole prendere Rifugio è una cosa molto buona. Cosa significa “prendere Rifugio”? Significa avere fede che in effetti Buddha, Dharma, il sentiero che ha insegnato, e Sangha, gli amici spirituali, sono il vero Rifugio. Se invece qualcuno non si sente pronto, anche questo va bene, ma almeno dovrebbe cercare di riflettere su quanto detto in questi giorni per verificare se c’è qualcosa che gli può essere utile. La pratica del Dharma deve essere intrapresa dopo che uno ha constatato se vi sono e quali sono i vantaggi. Non esiste assolutamente qualcosa come lo sforzare una persona a praticare. E’ stato spiegato brevemente questo metodo, l’insegnamento di Buddha: se c’è qualcosa che vi può essere utile, allora per favore, mettetelo in pratica. Allora avete capito qual è il modo per meditare e generare la concentrazione? Ovviamente quanto detto è un argomento molto vasto, che deve essere pensato a lungo, ma almeno è utile che sappiate che esiste un metodo simile. E’ importante cercare di analizzare con una mente aperta, con una attitudine onesta, e se c’è qualcosa che non si è capito bene si possono fare domande e i dubbi possono essere chiariti.
D. – I dubbi sono di ordine mentale, ciò presuppone che si sia già raggiunto il dominio del corpo?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Beh si, se una persona intraprende questo genere di pratica è bene sia in ottima salute, per non avere problemi.
D. – Forse questo è sufficiente, ma il corpo può essere anche teso, stanco, e ciò può non essere determinato dalla salute.
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Si, anche questi sono ostacoli: tensione e stanchezza fisica e per problemi fisici si va dal medico.
D. – E la fame si può controllare?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Se uno ha fame e riesce a controllarla può continuare, se invece non riesce, allora può alzarsi, andare al frigorifero e mangiare qualcosa.
D.- Ma questo può essere fatto da un occidentale medio, riuscire nella pratica non ha come presupposto un’altra vita?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Quello che è stato spiegato è proprio il metodo per poter sviluppare la concentrazione, e non è una cosa facile, non è una pratica semplice che tutti possono fare. Sono necessarie anche condizioni esterne favorevoli, e non è un tipo di pratica che si può fare abitualmente ogni giorno. È anche vero che ogni giorno si possono fare sessioni di meditazione, anche se non complete (con ostacoli, antidoti…) e cercare, almeno, di mantenere l’attenzione sull’oggetto di meditazione.
D. – Quali sono le ore della giornata più adatte?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Alla mattina è meglio, ma anche alla sera va bene.
D. – Volevo sapere se lo stato del Nirvana è uno stato di beatitudine, se è definibile e se lei lo ha raggiunto o meno.
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – E’ uno stato di estasi, ma non ho raggiunto la Liberazione, non ho raggiunto niente.
D. – … e lavora da una vita!
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – In effetti il raggiungimento dello stato del Nirvana, dell’Illuminazione è molto difficile da ottenere, specie in questa epoca, in cui le facoltà intellettuali e spirituali sono molto degenerate. Ai tempi di Buddha poteva succedere che alcuni, solo ascoltando poche parole di Buddha, raggiungessero il Nirvana… Comunque è molto importante comprendere bene che le vite future esistono. Ci si rende conto, allora, che essendo la vita molto breve, è necessario pianificarci per poter praticare non solo questa vita, ma anche nelle vite future. Si cercherà di fare il possibile per avere ancora in futuro la possibilità di praticare il Dharma e dopo un certo numero di vite potrà così raggiungere uno di questi stati, Nirvana o Illuminazione. Il metodo, diciamo, standard, che andrebbe bene per tutti noi sarebbe cercare di non dover più rinascere in uno stato di esistenza infelice. Praticare da un lato in questo modo e dall’altra cercare di generare il più possibile Bodhicitta. Generare Bodhicitta è una cosa estremamente importante, e si può dire che è entrato nel treno che porta all’illuminazione. Quando si entra in treno ci si siede e il treno conduce all’illuminazione. Ci sono due tipi di generazione di Bodhicitta: “come la terra”, cioè con sforzo, e come “l’oro”, cioè istintiva, che non potrà più degenerare e condurrà dritta verso l’illuminazione. Accanto a Bodhicitta, si deve cercare di generare Rinuncia, disgusto per questa esistenza ciclica. Come fare? Contemplando le varie sofferenze di questa esistenza ciclica in tutte le sfere, umana, animale…, contemplando che tutti gli esseri devono soffrire. Capito ciò si genera il distacco, il disgusto, cioè la rinuncia, che è una realizzazione molto importante. Allo stesso modo è molto importante generare la saggezza, la comprensione di Sunyata, del vero modo di esistenza di tutti i fenomeni Rinuncia, Bodhicitta, la comprensione di Sunyata sono le tre realizzazioni importanti e prendono il nome di “punti, aspetti, principali del sentiero”. Quindi: sviluppare la Rinuncia, generare Bodhicitta, indagare sul significato di Sunyata e quindi meditare e soprattutto cercare di mai far del male agli altri. Se uno fa del male agli altri non crea le cause per dover in futuro prendere rinascite infelici.
D. – Ho letto che Buddha ha affermato che è molto difficile conseguire uno stato umano. Se è vera questa affermazione e se è vero anche (come lei diceva), che effettivamente nel nostro tempo la pratica di questo tipo di meditazione è molto difficile date le condizioni in cui si trova l’umanità, non pensa che ci possano essere delle tecniche diverse? Perché riproporre la stessa tecnica che era attuale e fattibile quando l’umanità aveva prerogative intellettuali e spirituali, distacco dal materialismo e dalla corporeità ben diverse rispetto a quelle di oggi? Dobbiamo, come ha detto il Lama, sfruttare al massimo la nostra possibilità presente ma considerando la super-esistenza in altri stati e visto effettivamente è molto difficile nelle nostre condizioni proseguire questa meditazione, perché riproporre una tecnica che era più adatta ad un uomo diverso
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Il metodo per raggiungere lo stato di Nirvana o dell’illuminazione deve necessariamente essere sempre lo stesso. Ci sono diversi tipi di individui: alcuni di questi, diciamo più maturi, riescono a realizzare questo metodo con più facilità. Ai tempi di Buddha la gente era molto più matura di quello che siamo noi oggi, per cui noi adesso troviamo più difficoltà per praticare questo metodo. Gli esseri che hanno avuto la fortuna di poter incontrare Buddha Sakyamuni, erano appunto esseri che erano maturi, che avevano la facoltà di poter comprendere, di poter realizzare questi stadi molto in fretta. Per noi non è così. Cosa dobbiamo fare? Cercare di vedere la nostra pratica non solo limitata a questa vita, ma anche per il futuro. Soprattutto, se uno pratica bene, può avere la fortuna di rinascere come discepolo del prossimo Buddha Maitreya. Nel nostro eone, in questo periodo di tempo fortunato in cui noi viviamo sono apparsi quattro Buddha e Buddha Sakyamuni era appunto il quarto. Molti dei Suoi discepoli erano esseri che avevano maturato la propria mente ai tempi del terzo Buddha, Buddha Kashypa, per cui sono potuti rinascere nel tempo in cui Buddha Sakyamuni è apparso: essendo già maturi hanno potuto raggiungere chi il Nirvana, chi l’illuminazione senza fare troppi sforzi. Non significa che non si possa raggiungere l’illuminazione in una vita, tutto dipende dalla sforzo e dall’impegno impiegato nella pratica. Ad esempio, Milarepa è riuscito a raggiungere l’illuminazione in una sola vita e noi possiamo fare come Lui. Anche Lama Tzong Khapa: è riuscito a raggiungere l’Illuminazione nello stato intermedio. Comunque qualsiasi sia lo sforzo che uno fa nel praticare, non sarà mai sprecato. Se non ci si sforza allora sarà molto difficile essere molto felice.
D. – Conosce la riflessione cristiana e cosa ne pensa?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Non so molto di religione Cristiana. Non ti so dire troppo. Quello che ho spiegato, l’ho spiegato in base a quello che so e che conosco, è solo ciò che ha imparato. Noi buddhisti siamo dei fanatici sostenitori del Cristianesimo, vorremmo che tutti fossero dei buoni Cristiani. Nello stesso modo ci sono Cristiani che sono sostenitori del Buddhismo. Ad esempio: una cosa fondamentale per la pratica è la comprensione della legge di causa ed effetto. Anche nella religione Cristiana si parla di risultato positivo che deriva da una azione positiva e di un risultato negativo da azione negativa. È esattamente la stessa cosa. Anche la meditazione su Amore e compassione è un punto in comune: se uno riesce a raggiungere questo amore e questa compassione attraverso la tecnica insegnata nel Buddhismo, molto probabilmente raggiunge la stessa compassione e lo stesso amore di cui si parla nel Cristianesimo. Per questo motivo, ad un certo punto, è una questione di gusti, o meglio di attitudini. Ad esempio, due persone sono affette dalla stessa malattia, ma devono prendere medicine diverse, perché la medicina che è di aiuto ad una non va bene all’altra. Si mantiene la religione cristiana come base, traendo dal Buddhismo ispirazione per poter praticare meglio, o il contrario. Soprattutto il riferimento fondamentale del Buddhismo è far del bene, e mai danneggiare l’altro, che è pure l’insegnamento fondamentale del Cristianesimo. Altri aspetti quali l’esposizione dei fattori mentali, lo sviluppo della concentrazione, samadhi, Sunyata, ed altri, sembrano essere insegnamenti specifici del Buddhismo che sarebbe bene usare, vista la loro utilità.
D. – Conosce i tipi di Ashram sorti in India e cosa ne pensa?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Quando ero in India facevo tutt’altra cosa, perciò non mi sono occupato di andare a visitare questi posti, non ne sono al corrente, mi dispiace e non ti so dare alcuna informazione.
D. – Quando è nata la religione Buddista?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – 2500 anni fa.
D. – il Cristianesimo può essere figlio del buddismo ed aver preso qualche spunto dal Buddismo?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – E’ difficile da dire, sono solo supposizioni. Però, è cosa certa, che, quando l’insegnamento cristiano afferma la necessità di esser buoni con tutti, di aiutarli, di non far del male agli altri, allora afferma una cosa ottima e condivisibile.
D.- Adesso Buddha dove può essere, dove può essersi reincarnato?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Il Buddha è apparso circa 2500 anni fa, ed era una manifestazione terrena di Buddha, manifestazione suprema ed i discepoli che avevano la fortuna ed erano maturi abbastanza per poter ricevere gli insegnamenti direttamente …(manca una piccola parte) I Buddha, fino a quando tutti gli esseri non avranno loro stessi raggiunto l’illuminazione, continueranno a far del bene a tutti. Dopo il paranirvana di Buddha Sakyamuni, il Buddha si è manifestato molte volte in India: si dice che Asanga, Atisha, Nagarjuna, Padmasambava ed altri Panditi Indiani che hanno fatto del bene al buddismo, siano manifestazioni di Buddha.
D. – I Buddha sono tanti o un essere che diventa illuminato entra in comunione diventando un Buddha unico? rimane diverso come persona?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – I Buddha sono tanti e uno che diventa Illuminato, diventa un nuovo Buddha.
D. – Ci sono donne che hanno raggiunto lo stato di Buddha?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Si ce ne sono tante. Ad esempio Tara. Era una donna che aveva generato bodhicitta e aveva fatto voto di essere sempre donna durante tutte le sue vite di pratica per poter beneficiare tutti gli esseri nella sua forma femminile. Quando ha generato bodhicitta era donna, quando ha praticato la condotta dei Bodhisattva era donna, quando ha raggiunto l’illuminazione era donna, ed ora è una donna Buddha.
D. – Forse non conosce i guru indiani attuali, ma ciò che ha esposto, ed in particolare la meditazione, sono propri dello yoga che, come pratica, era anteriore al Buddha. Il Buddha stesso prima di seguire una via particolare, seguì maestri di Yoga. Lei pratica una dottrina molto prossima a quella dello yoga che, per l’elevazione personale che implica, pervade l’India adesso come ai tempi di Buddha e come prima di Buddha.
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Certo. Il Buddhismo, però, non è una derivazione dell’induismo. Il Buddha ha mostrato, ha messo in pratica il suo metodo ed ha raggiunto l’illuminazione attraverso ciò che faceva parte proprio della sua personale esperienza, non aveva imparato da nessuno: erano moltissime vite che stava lavorando a quel metodo. La rinuncia di Buddha è stata il passo principale, non appreso da insegnamenti di altri. È stata una rinuncia istintiva in quanto la sua mente era stata abituata già da molto tempo. Nell’induismo si parla di Samadhi, di morale, ma ciò non significa che il buddismo sia sorto dall’induismo. Ci sono molte cose nell’induismo simili al buddismo. È vero anche che il paese era lo stesso. Bisogna tenere presente che il metodo che il Buddha mise in pratica era ciò che Egli stesso aveva elaborato durante molte vite e che ebbe il suo culmine solo nell’ultima vita. E il Buddha insegnò ciò che aveva messo in pratica durante tutte le sue esistenze.
D. – Vorrei chiedere qualcosa sui difetti mentali. Quando provo un sentimento di odio, attaccamento, rancore, rabbia, nonostante io abbia riconosciuto che è negativo e mi causa infelicità, mi sembra che sia molto più forte di me e che l’unica azione che posso fare è reprimere. Ma è giusta la repressione?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – I difetti mentali sono molto forti per la forza dell’abitudine, per cui è molto difficile controllarli, e lo si può fare attraverso il ragionamento. Ciascuno può avere metodi propri che può modificare per ottenere un effetto più incisivo. Facciamo solo un esempio, la rabbia. Supponi che qualcuno ti offenda o ti danneggi pesantemente. Tu, per non arrabbiarti, puoi pensare che chi ti sta facendo del male non è quella persona, ma la sua attitudine negativa di cui è completamente in preda, come dire “poveraccio, lui non ha assolutamente colpe, la causa è quel suo pesante difetto mentale”.
D. – E per quanto riguarda l’attaccamento? Il credere che una cosa mi possa far felice e desiderarla?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Ci sono molti metodi. Ad esempio ricordare l’impermanenza sia propria che di quell’oggetto. Se uno ha attaccamento per il proprio corpo, può pensare che il corpo è impermanente e finirà presto o anche molto presto, oppure può cercare di vedere il corpo in un modo diverso, non nel suo spetto piacevole, ma per ciò che in realtà è: un insieme di carne, ossa, sangue, che, di per sé possono dare un senso di ribrezzo… Quindi perché essere attaccati a questo pezzo di carne, a queste ossa…?
D. – Voi non portate i capelli lunghi, c’è qualche significato relativo all’attaccamento?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – E’ più che altro un’usanza istituita dal Buddha per distinguere i monaci. Le persone, sapevano di trovarsi di fronte a qualcuno che aveva eliminato completamente l’azione di uccidere per cui non avevano nulla da temere.
D. – L’abito rosso ha un significato?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – I vestiti rossi sono stati introdotti nel Tibet e insieme al giallo erano i colori ammessi dal Buddha. In Tibet la tintura rossa era facilmente reperibile, costava poco ed essendo un colore scuro sembra più adatto a territori freddi. I monaci tibetano hanno due stole gialle da usarsi solo in determinate occasioni.
D. – Il suo sorriso è tipico del suo modo di essere, è naturale?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Non è espressione di uno stato emotivo, bensì di uno stato di pace mentale. Quando ti arrabbi crei agitazione mentale, la mente non è calma, e vi sono problemi e tensioni. Se invece non ti arrabbi, la mente è calma e pacifica, liscia come un mare calmo, come l’olio e questo dà una certa felicità. Quando si cerca di eliminare la rabbia, allora automaticamente si possono raggiungere stati di pace. Se non ti arrabbi è probabile che la persona stessa venga a chiederti scusa. Se a una cattiveria rispondi allo stesso modo facilmente otterrai una nuova reazione e il problema può diventare molto grande.
D. – Siccome si parla sempre di un unico Buddha, si può pensare che vi sia un unico essere illuminato.
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Spesso intendiamo Buddha Sakyamuni, il Buddha storico, apparso 2500 anni fa, fondatore della propagazione del Dharma in questo periodo. Ma i Buddha sono veramente tanti: Manjusri era un Buddha, Cenresi è un Buddha, Vajrapani pure. I Buddha sono infiniti. Vi sono otto Buddha della medicina, 35 della Confessione…molti Buddha si manifestano tra gli animali ed assumendo quella forma proprio per aiutarli in molti modi: conducendoli verso l’acqua o il cibo se ce n’è il bisogno, o in zone protette, dove non possono venire cacciati ed uccisi.
D. – I difetti mentali che sono dentro di noi, che vengono a crearsi nella nostra interiorità sono solo una nostra creazione o hanno anche una radice fuori di noi?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – I difetti mentali sono dentro di noi e, diciamo, fatti da noi. Essi sono così forti perché sono stati coltivati per un tempo molto lungo, durante molte esistenze. Per il fatto di non aver mai cercato di eliminarli, e di averli lasciati imperversare liberamente nella nostra mente sono diventati sempre più forti. Possono esistere sia a livello cosciente che a livello incosciente, come un seme. Può capitare di essere a livello cosciente di essere molto calmi e tranquilli, pur avendo il seme della rabbia. Quando un fattore esterno (ad es. se qualcuno offende o parla a sproposito) causa secondaria, si combina con quel seme, causa principale, ci si arrabbia.
D. – Arrabbiarsi per le ingiustizie, allora?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – La rabbia che nasce da una causa del genere è pura e semplice rabbia, e porta con sé tutti gli svantaggi della rabbia. Si può pensare che avendo in passato io stesso commesso un’ingiustizia verso una persona, ora la devo subire dalla stessa persona. Camminando, calpestiamo inavvertitamente ed involontariamente molti insetti: essi muoiono sotto i nostri piedi perché avevano compiuto delle azioni tali per cui devono morire proprio sotto i nostri piedi.
D. Ma le ingiustizie a livello sociale o le guerre?
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Di fronte alle ingiustizie bisogna valutare e le decisioni devono essere prese individualmente, valutando attentamente i pro ed i contro. È difficile stabilire a priori se si deve fare così o colà. Se un’ingiustizia colpisce solo noi e solo noi riceviamo danno, allora è meglio ricevere tutto il danno e starsene zitti. Se il danno colpisce altri o molti altri, allora è bene fare qualcosa per evitare il danno. Ricapitoliamo brevemente quanto detto in questi giorni: Per prima cosa abbiamo riflettuto che è importante avere un comportamento perfetto: voi, quindi, cercate di tenere a mente questo il più possibile e di cambiare il vostro modo di comportarvi con gli altri. Così pure, riflettendo che ogni problema è causato dai difetti mentali, cercate di essere sempre attenti a quello che succede nella vostra mente, e non appena un difetto mentale sorge cercate di riconoscerlo e di eliminarlo. Cercate di essere sempre buoni con tutti: se qualcuno vi fa del male potrete avere l’occasione per esercitare la vostra pazienza, per cui cercate di non vendicarvi. Lo scopo del Dharma è quello di rendere la mente pacifica e tutti i metodi che portano alla pace mentale vanno benissimo. Per ora basta così. Avete avuto l’idea di quello che è l’insegnamento di Buddha. Bisogna dire che in tre giorni non si può comprendere tutto, ed è bene che siate interessati. Se vedete che questo insegnamento vi può essere utile, cercate di approfondire l’argomento ricevendo altri insegnamenti, leggendo libri, discutendo tra voi. Il Dharma è proprio un metodo per condurre una vita esemplare, per poter essere buone donne e buoni uomini. La causa dei problemi degli esseri umani sono le afflizioni mentali: una volta che si riesce ad eliminare la causa, automaticamente un essere umano si trova nella pace. Ricordatevi di questo e basta così.
Valentino Giacomin: “Ringrazio a nome di tutti. Siamo tutti felici che sia venuto, e speriamo di far maturare questo piccolo frutto… Speriamo in una prossima volta.”
Ven. Ghesce Yesce Tobden. – Va bene, molte grazie anche a voi. Dalle domande sembra che abbiate capito molto bene ciò che ha spiegato e ciò lo ha reso molto felice. Ora resterò in Italia per un altro anno e mezzo e penso che ci sarà l’occasione per incontrarci ancora. Ora vivo a Pomaia, vicino a Pisa e voi potete scendere a trovarmi quando avete del tempo libero. Anche lezioni serali come in questa occasione sono una buona cosa e in futuro forse potrò venire ancora a Treviso, magari fermandomi più tempo. Allora arrivederci a tutti.
Fonte http://centrolamatzongkhapatv.it/pdf/LamRim_GhesceYesceTobden1979.pdf che si ringrazia infinitamente per la sua grande gentilezza.