C’era una volta un uomo ricco che diede un piccolo Elefante ad una donna. Lei si prese la miglior
cura di questo grande cucciolo e presto divenne molto affettuosa con lui. I bambini nel villaggio la chiamavano ‘Nonna’, e il suo Elefante lo chiamavano “Il Nero della Nonna”. L’Elefante portava sulla sua schiena tutti i bambini del villaggio. Loro dividevano le loro caramelle con lui e lui giocava volentieri con loro.
“Per favore, Nero, facci fare un giretto”, gli dicevano quasi tutti i giorni. “Avanti! Chi sale prima?” Nero rispondeva e li prendeva con la sua proboscide, li penzolava in alto per aria, e poi li rimetteva di nuovo giù, con molta cura. Ma Nero non faceva mai alcun altro lavoro. Lui mangiava e dormiva, giocava coi bambini, e faceva compagnia alla Nonna.
Un giorno Nero volle che la Nonna venisse nei boschi con lui.
“Io non posso venire, mio caro Nero. Io ho troppo lavoro da fare.”
Allora Nero la guardò e si accorse per la prima volta che lei era diventata vecchia e debole. “Io sono giovane e forte”, pensò lui. “vedrò se posso trovare del lavoro da fare. Se potessi portarle dei soldi a casa, lei non dovrebbe lavorare così sodo.”
La mattina dopo, alle luci dell’alba, lui si recò quindi giù alla riva del fiume.
Là trovò un uomo che era in un grosso guaio. C’era una lunga fila di carri così pesantemente caricati che i buoi non potevano trainarli attraverso l’acqua pur poco profonda.
Quando l’uomo vide Nero che stava sulla riva, chiese in giro, “Chi è che possiede questo Elefante? Io voglio assumerlo per aiutare i miei Buoi a tirare questi carri attraverso il fiume.”
Un bambino che sta in piedi vicino da detto, “Quello è il Nero di Nonna”.
“Molto bene”, disse l’uomo, “io pagherò due pezzi di argento per ogni carro che questo Elefante trainerà attraverso il fiume.”
Nero fu assai contento nel sentire questa offerta. Lui scese al fiume, e trainò all’altro lato un carro dopo l’altro attraverso il fiume.
Poi si recò dall’uomo per ritirare i soldi. L’uomo contò un pezzo d’argento per ogni carro. Quando Nero vide che l’uomo aveva contato un solo pezzo d’argento per ogni carro, invece di due, non toccò neanche i soldi. Lui rimase dritto in piedi sulla strada senza lasciar passare i carri. L’uomo tentò di trascinare Nero fuori dalla strada, ma non riuscì a smuoverlo neanche di un passo.
Poi l’uomo tornò indietro e tirò fuori un altro pezzo di argento per ognuno dei carri e mise l’argento in una borsa allacciata intorno al collo di Nero.
Allora Nero tornò a casa, orgoglioso nel pensare che aveva un presente per la Nonna.
Ai bambini Nero era mancato ed essi avevano chiesto a Nonna dove egli fosse, ma lei rispose di non sapere dove fosse andato. Tutti lo stavano cercando ma era quasi sera prima che loro lo sentirono arrivare.
“Dove sei stato, Nero? E cos’è quell’affare che hai intorno al collo?” strillavano i bambini, mentre correvano incontro al loro compagno di gioco.
Ma Nero non si fermò a parlare coi suoi compagni di gioco. Lui corse diritto a casa dalla Nonna.
“Oh, Nero!” disse lei, “Dove sei stato? Che c’è in quella borsa?” E lei prese la borsa che stava intorno al collo dell’Elefante. Nero le disse che lui era riuscito a guadagnare un po’ di soldi per lei.
“Oh, Nero, caro Nero”, disse la Nonna, “chissà come avrai dovuto lavorare duro per poter guadagnare tutti questi pezzi di argento! Quanto sei buono tu, Nero!”
E dopo tutto questò, Nero fece tutti i lavori più duri e la Nonna si riposò, e loro furono entrambi molto felici.
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