2 Denys Rinpoche: Le 37 Pratiche del Bodhisattva

Lama Denys Rinpoche: Osserviamo la nostra mente per modificare i nostri comportamenti se sono egoistici.
Lama Denys Rinpoche: Osserviamo la nostra mente per modificare i nostri comportamenti se sono egoistici.

2Lama Denys Rinpoche: Le 37 Pratiche del Bodhisattva, sintesi del cuore della via del Bodhisattva, Composto dal Venerabile Tongmè Zangpo. Seminario di 3-5 dicembre 2010 pressol’Oasi di San Nicola, Pesaro. Appunti di Nicoletta Nardinocchi, editing del Dr. Luciano Villa, pubblicato nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” approvato da Sua Santità il Dalai Lama per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

STANZA 23

Abbandonare gli attaccamenti

Gli oggetti accattivanti che seducono al loro incontro

Son tutti come arcobaleni che compaiono d’estate, sebben piacevoli, non gli si deve attribuir realtà alcuna:

abbandonare ogni attaccamento è la pratica di un bodhisattva.

Vivere la trasparenza degli oggetti piacevoli

Questi hanno una natura illusoria come arcobaleno, miraggi, allucinazioni, sogni, eco, fantasma, ologramma

Le apparenze ci posseggono se diamo loro una esistenza reale, autonoma quindi in proporzione all’intensità di questa presa

Liberazione è lasciare la presa.

STANZA 24

Vedere l’avversità come illusione

Le varie sofferenze sono come quelle della morte in sogno, estenuante è percepire le apparenze illusorie come vere per questo, quanto incontran circostanze svantaggiose

veder l’avversità come illusione è la pratica di un bodhisattva

Vivere la trasparenza degli oggetti spiacevoli

Le esperienze negative sono come la morte in sogno, nel sogno soffri fintanto che li consideri reali.

Esempio del dinosauro: hai dato una realtà ad un oggetto e soggetto del sogno mentre invece sono fabbricazioni della mente.

La sofferenza e la paura provengono dall’illusione.

È estenuante lottare contro la nostra ombra che per errore consideriamo un avversario reale, ma l’ombra scompare se scopriamo la trasparenza dell’ombra, delle apparenze.

La terza parte detta i precetti dell’addestramento della pratica al risveglio

Le 6 paramita sono le virtù centrali della pratica Mahayana, richiedono un addestramento graduale.

Generosità

Disciplina/moralità

Pazienza

Diligenza/coraggio/energia

Stabilità

Comprensione profonda.

STANZA 25

Dare con generosità

Quando si aspira al risveglio side donar finanche il proprio corpo, per non parlare di tutte le cose materiali esteriori,

perciò senza aspettarsi il minimo guadagno, né retribuzione, con generosità donare è la pratica di un bodhisattva.

La generosità è darsi, è disponibilità verso gli altri.

Dare cose materiali, cibo, abiti, la vita.

Dare protezione dai pericoli, dalla paura, è dare conforto, è gentilezza che protegge, salvare la vita di uomini ed animali.

Dare il Dharma, questo è il dono più profondo perché dà l’essenziale.

È donare in modo disinteressato senza aspettative.

Il dono è origine della ricchezza, chi dona non manca mai di niente.

STANZA 26

Ben proteggere la nostra disciplina

Senza la disciplina non si può neanche fare il proprio bene, e voler fare il bene altrui sarebbe solo una sciocchezza,

ed è perciò che liberandosi di tutti gli scopi mondani, tenere una buona disciplina è la pratica di un bodhisattva.

Disciplina esteriore (le 10 azioni negative e positive) Disciplina interiore (Bodhicitta.

Disciplina fondamentale: presenza di istantaneità.

La disciplina ci dà il mezzo per le nostre aspirazioni, è il mezzo di apprendimento.

Ha tre dimensioni: evitare gli atti negativi, coltivare gli atti positivi, agire per il bene di tutti i viventi Senza disciplina non facciamo il lavoro ordinario tanto meno camminiamo per il risveglio

La disciplina del non attaccamento è la pratica del B.

STANZA 27

Meditare sempre sulla pazienza

Al bodhisattva che desidera virtù sperimentare, inestimabili tesori son colore che gli fan del male così rispetto a chiunque, privo di rancore alcuno, sulla pazienza meditare sempre è la pratica di un bodhisattva.

Pazienza.

La prima forma è non reagire, non essere reattivi, è una pazienza che richiede uno stato di trasparenza.

La seconda forma è sopportare le difficoltà lungo il cammino verso il risveglio (il freddo, il male alle gambe, la sete cc.).

La terza forma è agire per il bene dei viventi senza interruzioni e senza limiti.

La pazienza distrugge la collera ed un istante di collera distrugge virtù accumulate da tempi immemorabili.

La collera è il difetto più grande, la pazienza è la qualità spirituale più grande.

Coloro che ci feriscono sono tesori inestimabili e ci danno occasione per praticare la pazienza. “allenati particolarmente con quelli che ti esasperano” Lodjong.

STANZA 28

Allenarsi nello sforzo diligente

Gli uditori e i Buddha per sé che pur non fan che il loro bene,

possono essere diligenti come per estinguere un fuoco sulla loro testa; la fonte delle qualità che fanno il bene di tutti i viventi:

l’allenamento nello sforzo diligente è la pratica di un bodhisattva.

Coraggio

È la forza di compiere ciò a cui aspiriamo, è il contrario dello scoraggiamento, è forza d’animo che ci permette di avanzare, è entusiasmo dal capire il valore di ciò che facciamo

Il secondo tipo di coraggio è la diligenza attiva, mettere in azione energia e sforzo per praticare le 6 paramita.

Il terzo tipo: il coraggio irreversibile fino ad ottenere l’obiettivo Avere il coraggio per il massimo obiettivo è la pratica del B.

STANZA 29

Meditare con la mente ben stabile

Con la visione superiore veramente nel riposo, completamente le emozioni conflittuali controllare, perfettamente dimorare al di là dei quattro stadi senza forma: il meditare con la mente stabile è la pratica di un bodhisattva.

Concentrazione (SAM TEN), capacità di pensiero stabile, di restare su un oggetto senza distrazione Questa stabilità si sviluppa con Shinè (Il calmo dimorare).

Si tratta di stare tranquilli in uno stato senza presa, questo permette di risolvere le emozioni conflittuali, i turbamenti emotivi, i pensieri arrivano e siamo capaci di rimanere stabili per cui i pensieri passano via perché non sono oggetto di fissazione.

Sulla base della stabilità possiamo sviluppare la visione profonda. (LATONG)

STANZA 30

Meditare sulla comprensione

Le cinque prime perfezioni, senza comprensione superiore, non hanno il potere di farci ottener perfetto stato di risveglio così, dotato di mezzi, e senza concepir triplo mandala,

il meditare sulla comprensione è la pratica di un bodhisattva.

Visione profonda

Digressione sulla descrizione del samsara che è diviso in 3 mondi.

  1. Il regno del desiderio a sua volta suddiviso in 6 regni.

  2. Il regno della forma (stati di coscienza aperta e chiara).

  3. Il regno del senza forma (stati di coscienza estremamente sottile, di non supporto, in cui la fissazione è ancora presente seppure in modo molto sottile da essere quasi impercettibile. A sua volta si distinguono 4 regni senza forma: coscienza dello spazio infinito, coscienza infinita, coscienza di nulla, coscienza della non percezione. Questi sono stati frutto di pratica di shamata senza vipassana e NON sono stadi di liberazione, siamo ancora nella dualità.

    La visione profonda ha all’inizio un approccio concettuale che usa la logica, l’analisi ma poi è esperienza, è una dimensione superiore, è intelligenza naturale non dualistica.

Nel Dharma esistono due modalità corrette: la logica inferenziale,

la conoscenza diretta concettuale.

Le 6 paramita diventano perfezioni nel momento in cui c’è la comprensione profonda ossia quando ad esempio siamo generosi nella comprensione del dono, del donatore e di chi riceve.

Un altro modo di dividere le 6 paramita è secondo il concetto del triplo apprendimento:

DISCIPLINA (generosità, disciplina/moralità, pazienza, sforzo).

ESPERIENZA (stabilità, la pratica di meditazione).

COMPRENSIONE (La sesta paramita, visione profonda, la comprensione).

STANZA 31

Vedere i propri errori e rinunciarvi

Se non ci esaminiamo per vedere i nostri errori,

possiamo fare del non-Dharma sotto l’apparenza di un praticante perciò dobbiamo fare noi continuamente esaminare i nostri errori: vedere i propri errori e rinunciarvi è la pratica d un bodhisattva.

Esaminare i propri difetti per correggerli.

Osservare la nostra mente per modificare i nostri comportamenti se sono egoistici.

Il Maestro suggerisce questa pratica nello spirito della massima del Lodjong “due pratiche una all’inizio una alla fine”.

Al mattino familiarizziamo con la motivazione di Bodhicitta, di praticare le paramita senza distrazione durante la giornata

E nel corso della giornata ci richiameremo a queste intenzioni (dovremmo farlo ogni 4 ore tramite ripetizione della formula di Rifugio, di Bodhicitta).

Alla sera faremo un esame di come è andata la giornata e per le cose positive gioiremo e le dedicheremo e svilupperemo l’auspicio di migliorare sempre più.

Per i comportamenti malsani applicheremo la formula di purificazione (mantra di Vajirasattva) ed esprimeremo la volontà di non ripetere l’errore e di applicare l’attenzione su questi punti particolari

In questo modo progrediamo giorno dopo giorno.

STANZA 32

Non parlare dei difetti altrui

Sotto l’influsso di una passione, se a discutere arrivassi

Le imperfezioni di un altro bodhisattva, farei danno a me stesso. Di conseguenza, per coloro entrati nella via universlae,

il non parlare dei difetti altrui è la pratica di un bodhisattva.

Dobbiamo ricordare che tutti hanno la natura di Buddha.

Inteso anche come rispetto di tutti i lignaggi di Bodhisattva con un atteggiamento rimè che rispetta le differenze.

Non fissarsi sulle singole espressioni, ignorando l’unità di esperienza sottostante.

STANZA 33

Non coltivare l’attaccamento

Per le ricchezze o per gli onori arrivare a litigare

Nuoce alle pratiche d’ascolto, di riflessione e di meditazione;

per la dimora dei propri parenti o per la casa dei propri benefattori, non coltivare mai l’attaccamento è la pratica di un bodhisattva.

Non attaccarsi a ricchezze ed onori, ma essere soddisfatti con ciò che abbiamo

STANZA 34

Smettere di usare parole offensive

La mente altrui noi turbiamo con parole offensive,

e con ciò danneggiamo la condotta di un bodhisattva,

perciò per gli altri non utilizzar spiacevoli parole:

cessar di usar parole offensive è la pratica di un bodhisattva

Fare buon uso della parola e non usare le parole aggressive che turbano gli altri.

STANZA 35

Disciplinare tutte le passioni

All’abitudine di una passione è arduo rimediare.

Così armandosi di un antidoto rimedio la persona attenta Saprà domare le passioni come il desiderio al loro apparire Disciplinare tutte le passioni è la pratica di un bodhisattva. Addestramento a rinunciare alle passioni negative.

La trasformazione delle passioni è possibile con l’attenzione ed usando il relativo antidoto.

Con l’attenzione riconosciamo l’emozione quando appare al primo istante o perlomeno prima possibile.

STANZA 36

Essere al servizio del bene degli altri

Qualunque sia l’azione, in breve, nella quale siamo impegnati, continuamente, grazie al richiamo e riconoscendo in modo completo come le differenti condizioni della nostra mente sono,

del bene degli altri essere al servizio è la pratica di un bodhisattva.

In qualsiasi azione siamo impegnati grazie al richiamo e all’attenzione dobbiamo essere al servizio degli altri (ossia dobbiamo riconoscere quale sia il nostro stato mentale).

STANZA 37

Dedicare tutte le virtù al risveglio

Virtù che in queste pratiche son generate da energici sforzi, dissiperai le sofferenze dei viventi in numero illimitato, nella profonda intelligenza della purità delle tre sfere

il dedicare le virtù al risveglio è la pratica di un bodhisattva.

DOMANDE CIRCOLI DI SCAMBIO

Qual’è il limite tra altruismo e autolesionismo?

L’altruismo non è aggressivo, è non aggressività.

Infatti ci possono essere delle modalità aggressive dell’altruismo che sono deviazioni, caricature, voler essere completamente distrutti dagli altri, dalla loro sofferenza, prendere il dolore degli altri con l’idea sbagliata che più fa male meglio è

Oppure ci sono forme di altruismo dimostrative, ostentative, sono espressione dell’ego.

L’altruismo sperimenta gli altri come se stessi, è empatia che non fa separazioni, evita l’aggressione delle passioni.

Si coltiva con la pratica di tonglen per aumentare la disponibilità, aldilà di resistenze, blocchi ed attaccamenti.

È sì incondizionato.


In tonglen doniamo tutto quello che abbiamo di buono, sano con generosità completa, senza paura della povertà

DOMANDA: che grado di realizzazioni bisogna avere per praticare i voti del Bodhisattva?

Si possono prendere i voti quando c’è una qualità di apertura, di compassione.

Non è richiesta una realizzazione particolare, ma una motivazione vera, forte di impegnarsi con coraggio sul Sentiero

Con i voti diventiamo Apprendista Bodhisattva.

Con il voto esprimiamo l’aspirazione ad impegnarci sulla via del Risveglio e di aprirci al mondo per il bene di tutti i viventi

Esprimere questa motivazione dà una forza particolare ed è per questo che è bene prendere i voti.

DOMANDA: Di fronte ad una persona che crea disarmonia, come dobbiamo comportarci (come la stanza 5 ed allontanarci o come la stanza 17 metterla sopra la propria testa)

I due consigli non si scludono fra di loro.

Nella stanza 5 diciamo di metterci in una situazione di ritiro/protezione quando incontriamo circostanze negative in quanto in questa fase siamo in una fase preparatoria e le cattive influenze potrebbero trascinarci.

Quando il nostro addestramento sarà compiuto e ben integrato allora seguiremo le istruzioni della stanza 17.

Quando impariamo a nuotare, nuotiamo prima nel mare calmo e poi quando siamo ben pratici andiamo nel mare mosso.

Il fatto è che dobbiamo trasformare una situazione aggressiva, passionale in una situazione positiva e quindi non dobbiamo rispondere in un modo reattivo, rispondendo con aggressività. Andando avanti con la pratica riuscirete a fare come Atisha che portava con sé un servitore irascibile per poter esercitare la pazienza!

DOMANDA: Istruzioni per i momenti di fatica, di mancanza di forza interiore

Il rimedio è il coraggio che si sviluppa in due modi

  1. Coscienza dell’impermanenza, dell’urgenza di praticare, del tempo limitato che abbiamo

  2. Comprensione del valore di ciò che facciamo, questo apprezzamento fa generare un entusiasmo che è fonte di coraggio ed energia. Il coraggio può spostare le montagne.

Una grande fonte di ispirazione per sviluppare questo coraggio è leggere la vita dei Maestri del passato

Il coraggio ci è necessario nel nostro lavoro abituale e per il Risveglio è ancora più importante Dobbiamo essere coscienti che bisogna fare degli sforzi

DOMANDA: ambito familiare ed attaccamento, come si conciliano le massime lette?

Nella Stanza 2 siamo invitati a lasciare le nostre tendenze abituali.

Distanziarsi, separarsi è necessario per ottenere la maturazione, un’autonomia

Quando ci troviamo in situazioni familiari intense, emotivamente possiamo praticare Tonglen. Questa pratica è anche nel cristianesimo negli esercizi spirituali chiamati imitazione di Gesù. Tuttavia nel cristianesimo ci sono state delle tendenze verso il masochismo che valorizza la sofferenza come mezzo per espiare i peccati, come valore fine a se stessa, arrivando ad estremismi nevrotici,

nel Dharma il dolore non ha un valore sacro, salvifico, ma è sintomo di una disfunzione il dolore crea delle perturbazioni che aggravano le nostre stesse malattie per cui è necessaria una terapia del dolore affinchè le facoltà del corpo possano intervenire (necessità di rilassamento)

si deve morire con il minimo dolore e paura possibili sia a livello fisico che spirituale.

DOMANDA: errori nella pratica come comportarsi?

Dobbiamo andare verso quello che sappiamo essere sano ed evitare la nevrosi, rinforzare ciò che è sano convalidandolo con l’esperienza e allo stesso tempo abbandonando le tendenze nevrotiche.

È quindi la pratica dello sviluppo della mente, sia a livello relazionale che assoluto

DOMANDA: qual è la differenza tra uno psicologo ed un lama?

Il buon lama è anche psicologo, mentre pochi psicologi sono anche lama!

Dharma e psicologia hanno l’obiettivo di liberazione, ma il Dharma opera a livello più fondamentale.

DOMANDA: quale atteggiamento dobbiamo avere di fronte ad un’aggressione continua? Dove arrivare la nostra pazienza?

La pazienza non è masochismo. È bene avere pazienza che cmq è uno stato di calma, di pace che serve per trovare una soluzione alla situazione.

DOMANDA: Una persona di religione teista può prendere la via di liberazione del Dharma?

Non c’è incompatibilità. Tutto quello che viene fatto per gli altri è pratica del Dharma. Le concezioni eternalistiche possono essere un ostacolo .

È vero che Dio, Natura, onnipresenza sono sinonimi, tuttavia questa coincidenza non è la concezione teista abituale ortodossa.

DOMANDA: qual è la relazione tra natura della mente e coscienza abituale?

La coscienza abituale è duale, la natura della mente è non duale

Amore è la qualità della natura della mente (è amore non intenzionale, senza referenze, è energia della chiarezza)

DOMANDA Come riconoscere le illusioni?

Dobbiamo più o meno sbatterci contro, ma è il confronto con la sofferenza che ci fa entrare nel Sentiero

DOMANDA: come donare se sentiamo un senso di presa e di perdita (nel caso di un’emozione)? È un dono imperfetto perché c’è senso di presa

Praticate Tonglen

DOMANDA: quali sono le trappole dell’ego nell’analisi dei nostri difetti?

L’ego è un furbacchione, ha la capacità di deviare qualunque cosa, anche le cose più nobili Bisogna stare molto attenti, esaminare la nostra mente e vedere se ci sono motivi di interesse.

Perciò l’esame approfondito, attento è la cosa più importante (aiutati dall’insegnamento). Da qui l’importanza dell’amico spirituale che funzioni da specchio.

COLOPHON

Appunti scritti da Nicoletta Nardinocchi (Detchen Dradul) nel corso del seminario di Lama Denys su “Le 37 pratiche del bodhisattva” 3-5 dicembre 2010 presso l’Oasi di San Nicola (Pesaro).

Mi assumo la piena responsabilità e mi scuso per tutti gli errori che possano essersi verificati, ascoltando e scrivendo in modo non corretto ciò che è stato insegnato. Possano tutti essere di buon auspicio.