Ven. Ghesce Thubten Dargye: Meditazione sul Bardo

Ven. Ghesce Thubten Dargye: Per la nostra pratica spirituale, la consapevolezza dell'impermanenza e della morte è fondamentale.

Ven. Ghesce Thubten Dargye: Per la nostra pratica spirituale, la consapevolezza dell’impermanenza e della morte è fondamentale.

Insegnamenti sul tema “Meditazione sul Bardo” del Ven. Ghesce Thubten Dargye a Solanas, CA, 24-26 maggio 2013. Appunti ed editing del Dott. Luciano Villa, revisione di Graziella Romania nell’ambito del Progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Traduzione dal tibetano in italiano del Dr. Massimo Dusi, che vivamente si ringrazia. Ci scusiamo per ogni errore ed omissione.

Ven. Ghesce Thubten Dargye

Porgo il benvenuto a tutti voi. Tutti noi abbiamo ottenuto un corpo umano e la nostra vita umana somiglia ad una bolla di sapone, è completamente impermanente. E non sappiamo dove andremo: se nei reami degli dei o in quelli infernali. Perciò è importante pensare che esiste la morte. Dove andremo dopo la morte? Come l’ombra segue il corpo, cosi la nostra coscienza segue il nostro karma positivo o negativo.

Perciò dobbiamo sapere che seguendo il karma positivo andremo nei tre mondi superiori (umani, dei e semidei), mentre quello negativo precipiteremo nei 3 inferiori (animali, spiriti famelici o preta, inferni). In Tibet, si dice che, se volete sapere come era la vostra vita precedente, guardate ora il vostro corpo e, se volete sapere come sarà la vostra prossima vita, osservate come si comporta ora la vostra mente. Se avete intenzione di rinascere nei mondi fortunati, comportatevi bene e praticate il dharma, viceversa, se intendete rinascere nei mondi inferiori, non preoccupatevi, perché vi riuscirete pienamente compiendo azioni negative. Ora, abbiamo la libertà di agire in modo tale di assicurarci la rinascita di rinascere nei reami superiori. Mentre per gli animali, come i cani ed i gatti, per la loro mancanza di consapevolezza, per il fatto d’essere coinvolti in emozioni negative e di mangiarsi gli uni con gli altri, è molto difficile accumulare un karma tale da portarli a rinascere in reami superiori. La rinascita umana è la migliore per ottenere la liberazione. È migliore della rinascita tra gli dei. Dalla vita umana si può infatti ottenete non solo una nuova vita umana, ma pure la completa onniscenza del Buddha. Viste le enormi difficoltà di conseguire la vita umana, poniamoci come primo obiettivo di rinascere in questa forma. Come dice Lama Tzong Khapa https://www.sangye.it/altro/?cat=10, la condizione indispensabile per ottenere la rinascita umana è la pratica della disciplina morale, astenendoci dalle 10 azioni negative. Dobbiamo quindi applicarci nelle sei paramita o perfezioni. Parliamo di realizzare almeno la rinascita umana, la preziosa rinascita umana. Quindi, nel primo caso, la condizione fondamentale è d’astenerci dalle 10 azioni negative:

  • Del corpo: Uccidere. Rubare. Tenere condotta sessuale scorretta.

  • Della parola: Mentire. Usare parole che dividono. Usare parole dure. Parlare di cose futili o senza senso.

  • Della mente: Cupidigia. Malevolenza. Visioni errate (non accettare la legge di causa ed effetto).

Sia per gli esseri ordinari, che per gli sravaka pratyekabuddha ed i bodhisattva, la base dei loro ottenimenti è la disciplina morale. Per la nostra pratica spirituale, la consapevolezza dell’impermanenza e della morte è fondamentale. Perché, se li abbiamo presenti, applicheremo molto bene il dharma e, perciò, praticheremo molto bene. La prima scelta è d’impegnarci sulla pratica del darma, sulla base del presupposto che la morte è certa. E, poiché il momento della morte è incerto, pratichiamo fin d’ora il darma. Nessuno può aiutarci al momento della morte se non il darma, perciò la nostra scelta è di praticare fin d’ora. Tutto ciò lo potete studiare bene nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?cat=38 o sentiero graduale. Nell’insegnamento di questi giorni vedremo gli stadi del processo della morte, del momento intermedio o Bardo e della rinascita. Considerando che siamo molto occupati in questa vita, persino noi monaci abbiamo poco tempo per praticare il darma, ma quello cui dobbiamo tendere è il conseguimento di una buona rinascita.

Alla morte abbiamo 16 segni: 8 interni ed 8 esterni.

Come riconoscerli?

Parliamo dei 25 elementi od oggetti grossolani.

La dissoluzione degli elementi.

Questi comprendono:

5 – i Cinque Aggregati (forma, sensazione, discriminazioni, formazioni mentali e coscienza) ed

4 – i Quattro Elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Aria),

5 – le Cinque Saggezze di base (Saggezza basilare simile a uno specchio. Saggezza basilare dell’uguaglianza. Saggezza basilare dell’analisi. Saggezza basilare che porta a compimento le attività. Saggezza basilare della natura dei fenomeni.),

6 – le Sei Sorgenti od oggetti sensoriali (Senso della vista. Senso dell’udito. Senso dell’odorato. Senso del gusto. Senso del tatto. Senso della mente.),

5 – i Cinque Oggetti (Forme visibili. Suoni. Odori. Sapori. Oggetti tangibili.).

Nel processo della morte, quando (1) l’elemento terra si dissolve in quello acqua, la vista si oscura, assume un colore acquoso che contraddistingue questo momento: al morente è molto difficile, se non impossibile, aprire e chiudere gli occhi.

Il vedere in un certo modo le cose è la visione del miraggio, che riempie tutto lo spazio, come il miraggio dell’acqua nel deserto. Questa è la visione interiore. Mentre il segno esteriore è la perdita dell’aspetto vitale del viso, che va scemando, le membra s’intorpidiscono, il corpo si fa sottile e perde di vitalità, la radiosità del corpo svanisce. L’elemento terra corrisponde all’aggregato psicofisico della forma, alla saggezza imperfetta simile allo specchio ed alla vista.

Quando (2) l’elemento acqua si dissolve in quello fuoco, si dissolve anche l’elemento fisico della sensazione, della saggezza imperfetta dell’uguaglianza e l’udito. Il segno interiore è la visione di fumo che riempie tutto lo spazio, mentre quello esteriore è la secchezza delle fauci, la sete, l’incapacità d’udire i suoni. Comprendendo bene questo insegnamento si è facilitati a comprendere quelli del tantra. Quando (3) l’elemento fuoco si dissolve nell’elemento aria o vento, equivalente alla disintegrazione dell’elemento psicofisico della discriminazione, dell’imperfetta saggezza discriminante, dell’odorato, il segno interiore è rappresentato dalla visione simile a scintille o lucciole che pervade lo spazio ed il segno esteriore è il calore che lascia il corpo, quindi la sensazione di freddo, l’incapacità di digerire solidi e liquidi, non si riconoscono più le persone, nemmeno le più vicine, l’inspirazione è debole mentre l’espirazione è forte e lunga, non si percepiscono più gli odori. Se il calore lascia il corpo dai piedi è un segno di rinascita verso i regni inferiori, viceversa, se dalla testa è per i regni superiori.

(4) Quando l’elemento vento di dissolve nello spazio, nella coscienza, è la dissoluzione dell’elemento psicofisico dei fattori composti, dell’imperfetta saggezza che tutto adempie, del potere sensoriale del gusto e dei suoi oggetti. La caratteristica interiore è come la luce fioca e tremula proiettata da una fiammella di lampada al burro che, una volta accesa, tende a spegnersi, è l’inconsapevolezza, la dissoluzione al cuore dei venti principali e secondari, mentre quello esteriore è l’impossibilità di compiere azioni fisiche, la radice della lingua si fa bluastra, la lingua non percepisce più i sapori, la ruvidezza e la morbidezza.

Per la medicina siamo ora morti, ma non è così, perché la coscienza risiede ancora nel corpo.

D’ora in poi cessano i segni esterni. L’unico che troviamo ora è la mente dell’apparenza bianca, o goccia essenziale bianca del padre, al culmine del nostro capo, che, nel processo della morte, scendendo, crea questa apparenza di luce bianca, come un cielo completamente vuoto ed illuminato dal sole. Quando le energie o venti sottili si convogliano alla goccia essenziale sulla sommità del capo, scendendo, creano questa luce d’apparenza bianca, mentre nel chakra del luogo segreto c’è una goccia essenziale rossa della madre ed i venti sottili la fanno salire verso il cuore e la visione che in quel momento abbiamo è una visione dal colore rosso, o mente d’accrescimento rosso. La fase dopo la dissoluzione dell’elemento vento coinciderebbe con la morte, ma nel frattempo la goccia rossa sale verso il cuore e quella bianca scende e, quando le due energie si incontrano, abbiamo la mente di visione nera del quasi ottenimento, quindi appare la chiara luce del momento della morte. Ora sono completati gli otto segni del momento della morte. La mente di chiara luce al momento della morte è la più sottile che esista.

Se si muore in modo tranquillo e rilassato si rimane in questo stadio per quattro giorni, il che significa che la coscienza, la chiara luce madre, è ancora col corpo.

La chiara luce figlio è quella che realizziamo in vita, perciò, dall’incontro della chiara luce madre e figlio si può generare uno stato meditativo che perdura a lungo anche per molti giorni, il cui segno è la mancanza di decadimento fisico. Siamo coscienti del miraggio del fumo e delle lucciole e di quello simile alla lampada al burro, ma da quel momento in poi siamo incoscienti.

Perciò fino a quel momento abbiamo ancora la possibilità di orientare la nostra mente verso la virtù dimenticandoci dell’opposto. Bisogna stare attenti perché in una malattia in cui ci sentiamo desiderosi di caldo o di freddo potrebbe essere che siamo proiettati a rinascere o negli inferni caldi o freddi. Se non si ha nessuna voglia di mangiare, l’avversione al cibo potrebbe essere la causa della rinascita negli spiriti affamati, il che si verifica quando inizia la fase delle dissoluzioni, a partire da quello della terra in quello fuoco. E dobbiamo assolutamente evitare di rammentarci di tutti i nostri nemici, perché la collera è una causa importante di rinascita inferiore.

Pensare alla propria madre è come andare verso reami superiori o celesti. Sarebbe opportuno avere in quei momenti qualcuno che ci dà buoni consigli: prova a pensare alla pratica di ton len.

Quando si parla di dissoluzione dell’elemento terra in quello acqua non significa che la terra diventa acqua, ma significa che, venendo a dissolversi l’elemento terra, gli altri elementi prendono il sopravvento.

Dott. Enrico Dellacà. Il processo di dissoluzione avviene sempre nello stesso modo, tutte le dottrine dell’Asia e, massimamente quella tibetana, che ha subito influssi di quella cinese, ha subito il concetto di dissoluzione dell’elemento, ma noi, che abbiamo una mente matematica, parliamo d’insiemistica, un qualcosa che comprende altre cose. La dottrina tibetana è basata sul principio che un elemento ne produce un altro. E la terra produce il metallo di derivazione meteorica, coscienze eterea, acqua, legno, albero che fiorisce in primavera, fiore che nasce e fiorisce in primavera, legno che bruciando dà il fuoco e quindi la cenere o terra. Cosi il movimento, il vento è il fegato, cui sono legati i muscoli e gli occhi. Quando il vento si dissolve in quell’elemento, il fegato entra in sofferenza. La struttura legno esprime una rigidità di carattere, rabbia incongrua, ossessioni, compulsioni. Per la dottrina tibetana sono cinque le caratteristiche fondamentali.

1 L’elemento Terra connessa alla razionalità: la terra è umida, è humus, è riflessione, umidità, non è movimento, ma il trofismo muscolare ne dipende, come le labbra e la lingua. Quando un elemento si perde è perché non controlla il successivo, cosi l’elemento terra rispetto all’acqua.

L’elemento karmico non è la morte, ma la malattia, la morte è la conseguenza.

Anziché esercitare un controllo, l’elemento si dissolve. Si perde la cognizione di sé, con conseguente ipotrofia muscolare, digestione deficitaria, quando la terra si dissolve nell’acqua, si ha la dissoluzione come perdita di muco, urine ecc, con sensazione di caldo o freddo per aumento dell’acqua, fino a quando il fuoco si dissolve nel vento, che si dissolve nell’elemento coscienza. Cominciano le visioni molto vivide ed impressionanti: fenomeno di fata morgana, sete, lago con bagliori azzurrini, perdita dell’udito, spariscono le voci di sottofondo e si precipita nella sabbia, che t’assorbe e si comprende, se si è stati educati al dharma, che tutto è un illusione.

2 La seconda visione è d’un odore acre d’incenso, di confusione mentale, di camminare a tentoni, di precipitare in un fiume gelido, d’ipotermia, di freddo, fino alla sensazione di trovarsi in uno scenario apocalittico al centro d’un oceano in un gorgo che gira vorticosamente, in un gorgo terribilmente angosciante. Se non si tiene la mente salda si viene travolti. Tutto è illusione, in quanto espressione della mente e prosegue il cammino sotto la spinta carmica, subentra la sensazione di freddo, scintille che colpiscono, aghi e spilli che trafiggono, il sistema nervoso centrale perde la capacità di discriminazione. Precipitando in avanti in una foresta pietrificata vedi tantissime lampade al burro dalla luce fioca, come in una crisi ipotensiva rapidissima, subentra nausea, vertigini, capogiri, improvvisamente tutto cessa in un portale che è l’universo della nostra mente, la cui luce è chiara di base, come la luna che tutto irradia. Procedendo, in chi in vita ha avuto la capacita di conoscere il darma ed il corpo sottile, tutto ciò rappresenta una condizione eccezionale di meditazione: è l’esperienza della chiara luce, la chiara luce della morte. Tutti i canali convergenti verso i chakra della corona e quelli superiori portano i lung o venti karmici, muovono i tigle o venti essenziali, la bodicitta bianca abbagliante maschile e quella rossa femminile formando al cuore la goccia essenziale, è il fenomeno del sole nero o coscienza nera o mente di luce nera o sorta di buco nero, è l’opportunità di probabile ottenimento, per giungere alla chiara luce madre del momento della morte che si unisce e si sposa alla chiara luce figlio della nostra pratica, questa fusione permette il mantenimento del cuore ed il corpo è caldo perché la coscienza purificata dal darma è intatta.

Ven. Ghesce Thubten Dargye.

Gli Otto Segni delle Dissoluzioni avvengono anche nel sonno, nell’orgasmo, nella generazione del completamento della divinità. Nella morte improvvisa tutto avviene molto rapidamente e non ce ne si rende conto. Per esempio, la chiara luce della morte, divide la notte in 3 parti, la notte dalle 3 fino all’alba in assenza della luna è quella che può corrispondere alla chiara luce del momento della morte. Chiara luce della base, della via e del frutto è quella dell’ottenimento del Darmajkaya o Corpo di Verità del Buddha.

Impegniamoci sempre nella meditazione altruistica per ottenere lo stato di Buddha per beneficiare gli esseri senzienti perché possano non più soffrire, assumendo la posizione di Vajrochana, dobbiamo evitare il torpore sottile e grossolano, e la distrazione. Torpore sottile è quando dobbiamo sforzarci per mantenere l’oggetto di meditazione, mentre il torpore grossolano è la mente addormentata. Distrazione sottile è quando subentra un altro oggetto nel momento in cui siamo focalizzati sull’oggetto di meditazione, mentre la distrazione grossolana è quando la mente vaga.

La vigilanza è come la spia che sorveglia che la mente non deragli dall’oggetto di meditazione e la consapevolezza è come la polizia che riporta l’ordine e che quindi riporta la mente sul soggetto.

Meditiamo sul segno del miraggio come l’acqua che si riflette sulla strada colpita dal sole forte: miraggio, fumo, lucciole, lampada burro tremolante, apparenza bianca dopo la crescita rossa, luce nera del quasi ottenimento e la chiara luce.

Tong len.

Generiamo una forte compassione per tutti gli esseri, per la loro liberazione dalle sofferenze e desiderando la loro felicita. Proferiamo una preghiera al lama affinché tutte le sofferenze e negatività degli esseri senzienti nostre madri entrino come una nuvola nera distruggendo la nostra mente egocentrica. Offriamo loro tutto ciò di cui hanno bisogno: amicizia, darma, amore e compassione. Cosi purifichiamo una grandissima quantità di azioni negative del nostro passato. Generiamo l’equanimità di mettere sullo stesso piano amico e nemico e sconosciuto. Generiamo compassione verso tutti, vicino e lontani. Ci sentiamo contenti della gioia altrui. Siamo in una meditazione libera da preconcetti, pensando che nuocere ad un solo essere è come far male a tutti i Buddha, perché essi hanno cari tutti gli esseri più di di sé stessi. È una contraddizione nuocere ad un essere e poi praticare la via del Buddha, questa non è la pratica buddhista. La possibilità di diventare un praticante del Buddha perfettamente illuminato è assolutamente impossibile se non si giunge alla perfezione della pazienza. E, per farlo, necessitiamo di condizioni avverse, e queste cause non le troviamo negli elementi naturali, ma nei nostri nemici esterni, sono loro che ci forniscono l’opportunità di praticare la pazienza. Non esiste nessuna pratica paragonabile alla pratica della pazienza, che è insuperabile. Chi prima consideravamo un nemico, essendo la causa della ns pazienza, come dice shantideva, ne diventa l’oggetto. Visto che abbiamo assolutamente bisogno dei nemici per esercitare la pazienza, quando li incontriamo, dobbiamo rallegrarcene, vedendoli come un gioiello che esaudisce tutti i desideri. E, se riusciremo a praticare per 20 anni in questo modo, ci sarà di beneficio per questa e per le prossime vite.

Il Ton len è basato sul respiro: inspiriamo le negatività con le sofferenze come nuvola nera ed espiriamo luce chiarissima che va ad illuminare tutti gli esseri.

Quando si ascoltano gli insegnamenti si devono evitare i tre errori del vaso. 1 – Il primo è il contenitore contaminato, in cui è stato conservato del veleno, è la mente che è fortemente disturbata dalle emozioni negative, è come se stessimo assumendo dell’ottimo cibo che contaminiamo con del veleno nell’attimo in cui lo portiamo alla bocca.

2 – Il secondo è il contenitore rovesciato, ovvero che, pur essendo presenti, la nostra mente era assente durante l’insegnamento. Il terzo è il contenitore bucato, cosicché quel che ascoltiamo entra da un orecchio per uscire dall’altro e cosi non rimane nulla.

Shantideva https://www.sangye.it/altro/?cat=15 citava i nemici interiori e quelli esteriori. Le afflizioni mentali radici dei primi (collera, attaccamento, ignoranza, ecc.) sono molto più difficili da sconfiggere rispetto ai nostri nemici esterni e non hanno braccia, gambe, apparati da combattimento e sono molto più difficili quindi da combattere, ma, allo stesso tempo, è come se tutte queste cose fossero in grado d’impadronirsi di noi, perché sono in grado di renderci schiavi ed hanno il potere di toglierci ogni libertà e di sottometterci, senza parlare di tutto il male che facciamo agli altri a causa delle afflizioni mentali. Perché, sotto quell’influsso, ci sono persone che si ammazzano, avvelenano, uccidono o si fanno del male. Queste afflizioni mentali abitano nella nostra mente e continuano a danneggiarci, al punto di indurci ad ucciderci, vuoi per abbandono nella coppia, vuoi che si decide d’abortire. Sono afflizioni mentali che alla fine riescono sempre a danneggiare noi stessi o qualcun altro. Quale sarà il risultato d’aver commesso un omicidio? Di rinascere nei reami inferiori: se per un piccola infrazione nel mondo animale, se media nel mondo degli spiriti affamati e se grave negli inferi. Rispetto all’azione negativa di uccidere, il risultato principale è di rinascere negli inferni, una volta terminato il risultato, ammesso poi di tornare a rinascere tra gli umani, si tornerà ad avere la propensione ad uccidere ed a far del male.

Si distinguono Quattro Tipi di Effetti delle Azioni Negative: 1 uccidere con rinascita negli inferni; 2 rinascita umana ma con propensione ad uccidere: se indaghiamo dentro di noi possiamo comprendere quale fosse il nostro difetto nelle vite precedenti. Questo tipo d’effetto è quello che ci spinge a ricadere in quelle stesse azioni negative che ci hanno fatto precipitare in quei reami inferiori. Se riusciamo a capire che la nostra predisposizione negativa deriva dalle nostre tendenze nelle vite passate, questo ci può aiutare ora a correggerci ed a migliorarci. Shantideva diceva anche che ai nemici esterni va portata pazienza, ma non ai nemici interni, e solo verso questi ultimi ci possiamo arrabbiare. Ma come? Usando amore e compassione con sincerità verso i nemici esterni dopo aver maturato questi proponimenti dentro di noi. Se esaminiamo la collera, ci rendiamo conto che non esiste di per sè stessa, ma per cause e condizioni. Le cause della collera sono il sorgere di un qualcosa d’indesiderato che non volevamo o che non gradiamo. Se riusciremo ad interromper queste cause, allora interromperemo la produzione della collera. Perciò dovremo veramente considerare la collera come un atteggiamento pericoloso che ci porta a rinascite sfavorevoli, 3 ad avere una vita breve o malattie, continuando ad avere la propensione ad uccidere, 4 a rinascere in un luogo difficile con molte privazioni. Ad esempio, noi desideriamo ricchezza e belle cose, e si intromette un qualcuno che ci distrugge tutti i nostri piani ed è una persona indesiderata. Allora ci arrabbiamo.

Dott. Enrico Dellacà. Se avvertiamo un ostacolo siamo portati a superarlo con la rabbia, ma ciò non fa altro che peggiorare la nostra situazione. Proprio perché la causa della collera è un qualcosa di non desiderato o che non ci piace, se continuiamo ad arrabbiarci, ogniqualvolta troviamo un ostacolo od una situazione imprevista, non solo non risolveremo la situazione, ma diventeremo più propensi a ricadere continuamente nella rabbia. Perciò, verso la collera esterna applichiamo la pazienza e verso quella interiore applichiamo l’introspezione. In tutti questi testi si parla che un solo impeto di collera è in grado di distruggere tutti i meriti accumulati in 10-100 kalpa, un periodo lunghissimo. Perciò, più siamo indotti a ricadere nella collera, più dobbiamo impegnarci ad applicare gli antidoti. È tutto vero, ma dobbiamo pensare di avere tutti dei genitori: l’attaccamento egoistico è il nostro padre e l’ignoranza la nostra madre. La porta d’ogni sofferenza e difetto è la mente egocentrica mentre la porta d’ogni qualità è l’atteggiamento altruistico.

Alla morte sorgono come immagini tutte le negatività che abbiamo fatto. Se abbiamo ucciso molti cinghiali, al momento della morte questi cinghiali ci compariranno nella mente.

Ven. Ghesce Thubten Dargye. Questo insegnamento, come portare i Tre Corpi nel sentiero, si dice che la base della morte può essere trasformata nel Dharmakaya, il sentiero come del bardo nel Nirmanakaya e della rinascita del Sambogakaya. Ognuno di questi ha un suo sentiero o esempio della chiara luce.

Nel momento in cui prendiamo il corpo del bardo, esso è formato di energia sottile, questo corpo di bardo può essere la base del Sambogakaya che ha forma, ed il risultato è il tulku o corpo d’emanazione o Nirmanakaya. Un altra definizione di Darmakaya può esser l’onniscienza di tutti i Buddha. Il Sambogakaya è il corpo che prenderemo quando diventeremo dei Buddha e coi segni di quando prenderemo l’illuminazione. Il Sambogakaya si vede direttamente quando lo si consegue. L’emanazione dal Sambogakaya o corpo di gioia significa che si emana un corpo come quello di Buddha Sakyamuni come quello reale. Allo stesso tempo il Buddha non è mai nato né morto: è sempre stato nel Darmakaya e Sambogakaya. Lo stesso Buddha Sakyamuni disse che in futuro potrò emanarmi in qualsiasi cosa che possa essere di beneficio: Buddha, monaco, cibo, acqua, medico e qualsiasi altra forma benefica ancora.

Abbiamo spiegato cosa sono i Tre Corpi e la Base ed il Sentiero.

La chiara luce rappresenta la totale vacuità, che viene paragonata alla terza parte della notte in un cielo d’autunno, perché il cielo è completamente libero da nuvole e perché le piogge hanno completamente liberato il cielo dal pulviscolo. Quindi la mente è priva di concetti grossolani: il cielo illuminato dalla luce del sole e della luce della luna. Perché accada, l’apparenza bianca corrisponde alla discesa della goccia bianca al cuore, da cui si genera l’apparenza bianca, come pure il salire della goccia rossa e s’incontrano al cuore generando la luce nera del quasi ottenimento, da cui sorge la chiara luce del momento della morte. Il tigle o goccia primordiale indistruttibile è il vento sottile che sostiene la vita e queste non escono dal corpo, ma è la coscienza che fuoriesce e si trasforma nel bardo. La goccia bianca esce dai genitali e la rossa dal naso: questo è il segno della morte. La mente di chiara luce ed il vento estremamente sottile che sostiene la vita formano il corpo sottile ed il corpo del bardo.

Come se la mente fosse il cavaliere, ed il vento sottile il cavallo. Le ultime due fasi sono il quasi ottenimento e la chiara luce e nel bardo si ha il processo inverso, per cui dal quasi ottenimento si passa alla chiara luce. Il bardo è descritto come rinascita miracolosa ed in questo caso è completa di tutte le facoltà, o anche corpo della morte del Sambogakaya, o mangiatore d’odori perché si nutre d’odori. Perciò si usa offrire ai morti quando si presume che siano nel bardo il profumo della tzampa o di zucchero abbrustoliti e, prima di offrirlo, si benedice questo cibo d’odori Om Ha Hum. La chiara luce della morte è anche il momento in cui cadiamo addormentati e quando iniziamo a sognare. È perché come quando cadiamo in un corpo illusorio e quando poi ci risvegliamo entriamo nella rinascita. Lo stato del bardo è molto infelice perché non abbiamo nulla, non riusciamo a parlare con le persone, non possiamo mangiare e non possiamo fare tutto ciò di cui ora ne abbiamo facoltà.

Il corpo del bardo possiede otto caratteristiche: 1 il corpo è completamente integro; 2 è assolutamente indistruttibile essendo 3 un corpo sottile; 4 può andare ovunque, 5 salvo che nell’utero; 6 ha la magia del karma che gli permette di raggiungere qualsiasi luogo e nemmeno il Buddha ha la possibilità di fermarlo; 7 ha tutte le facoltà complete, 8 non può essere distrutto nemmeno dal diamante. Uno dei tanti nomi del corpo del bardo: è nato dalla mente, in cerca di rinascita, mangiatore d’odori, essere del divenire, colui che va verso il futuro.

Caratteristiche della vita del bardo: al massimo dura una settimana. Alla fine avviene la piccola morte, qui o trova una rinascita o torna nel bardo. Durante la piccola morte si verificano nuovamente le otto dissoluzioni in sequenza molto veloce. Anche se il bardo ha la possibilità di vedere il corpo precedente da vivo, non ne ha più un legame karmico. Possono verificarsi al massimo sette piccole morti, perciò sono 49 giorni. In questo periodi è molto importante fare rituali e compiere aspirazioni per il defunto. Per questo, quello del corpo del bardo è un momento molto favorevole per aspirare a reami superiori.

Domanda. I 3 corpi vengono ottenuti contemporaneamente?

Ven. Ghesce Thubten Dargye. Il Darmakaya può essere ottenuto alla morte, il Nirmanakaya nel bardo ed il Sambogakaya alla nascita. In questo contesto si verificano questi tre corpi consequenzialmente, mentre il Buddha li ottiene contemporaneamente. V’è la possibilità di fondere il proprio continuum nella chiara luce e d’ottenere l’illuminazione al momento della morte, ottenendo cosi anche il Samboga ed il Nirmanakaya.

La mente sottile di chiara luce ed il vento sottile che sostenta la vita, dopo essersi riuniti al cuore, devono trovare una via per poter lasciare il corpo.

Qualora la coscienza uscisse dall’ano rinascerà nel mondo degli inferni, se dalla bocca tra gli spiriti affamati, se dalle vie urinarie rinasce nel mondo animale, dagli occhi è una rinascita umana, per il reame del desiderio dall’ombelico, dal naso per una speciale categoria di spiriti affamati, come divinità dalle magiche realizzazioni dall’orecchio, come divinità del mondo della forma esce dal terzo occhio, come dei senza forma dalla sommità del capo.

Se muore una divinità della forma, il cui corpo è estremamente grande, la cui coscienza è al cuore deve percorrere una distanza enorme per fuoriuscire.

Distinguiamo quindi 4 stati: 1) nascita in cui ci si connette con la nuova vita; 2) d’esistenza dal momento dalla vita alla morte; 3) di morte con l’esperienza della chiara luce; 4) dello stato intermedio o bardo. La velocità della coscienza dal momento della morte, dalla fine della chiara luce al bardo, è un momento istantaneo. Quando s’interrompe la chiara luce, in quello stesso istante inizia il bardo. Nel momento della dissoluzione della chiara luce giunge la morte. La nascita è il concepimento, che è brevissimo, il cui istante successivo è la vita, o meglio, stato anteriore alla prossima morte, ovvero la nostra vita o bardo della vita. La fine della chiara luce e l’inizio bardo equivale al piatto della bilancia su cui si pone un peso superiore.

Cosa percepiscono gli esseri del bardo? C’è un bardo di tutti i regni. Gli esseri proiettati nello stesso regno si vedono tra loro. Chi possiede l’occhio della saggezza, i Buddha, gli Arhat e gli esseri molto elevati, hanno la capacita di vedere gli esseri del bardo e quelli dello stesso regno del bardo. In quello umano, la dimensione del corpo del bardo è come quella di un bimbo di 5-6 anni. Quelli nel bardo dei reami inferiori hanno una visione molto buia, scura, segno d’ignoranza. Chi deve rinascere nei reami superiori ha una visione molto chiara ed anche la loro notte è pervasa da una luna molto luminosa. I colori degli esseri bardo provengono dal Sutra di Ananda, negli inferni sono di color legno bruciato, nel regno degli animali sono di color fumo, negli esseri affamati sono di color acqua, nei reami elevati dei desideri, gli umani, sono di color oro, bianco gli dei della forma. La forma, secondo l’Abidharma di Vasubhandu, gli esseri del bardo hanno la forma in cui rinasceranno. Cosa indica rispetto alla nostra rinascita il comportamento nel bardo? Ad esempio, se camminiamo verso l’alto indica una rinascita divina, se camminiamo diritti è umana, scendere col capo in avanti è rinascita sfavorevole. Caratteristica di avere i sensi integri, senza ostruzioni, non poter essere distrutti nemmeno dal diamante, nascere spontaneamente con tutte le membra simultaneamente, completamente formate, attraverso il potere magico del karma, possiamo raggiungere qualsiasi luogo senza poter essere arrestati, nemmeno dal Buddha. Riguardo la vita nel bardo, essa è di sette giorni. Uscita della coscienza dal corpo indice di rinascita. Chi vede gli esseri bardo? O gli esseri stessi o chi possiede l’occhio divino della saggezza: l’Arhat. La visione è scura nel bardo dei reami inferiori e chiara per bardo dei reami superiori. Quali sono le due cause del corpo del bardo? Per tutto esistono due cause: principale e cooperanti. La causa principale del corpo del bardo è la chiara luce al momento della morte e la causa secondaria è il vento estremamente sottile che sostiene la vita. Ogni mente ha un suo vento. Tutto ciò è molto importante nel tantra, in particolare nel corpo illusorio.

La cremazione od inumazione dopo appena 24 ore dal decesso non produce gravi danni, ma se si potesse lasciare tranquillo sarebbe meglio, perché, nel momento in cui viene toccato, porta la coscienza ad uscire. Perciò è bene toccarlo sul capo e non in altre parti inferiori. Se non è estremamente malato, ci sono segni che la coscienza ha lasciato il corpo, come la fuoriuscita di sangue dal naso, la mancanza d’elasticità della pelle sollevata.

Lama Ciopa o Guru Puja, l’attaccamento egocentrico è come una malattia incurabile e qualsiasi sofferenza deriva da esso, sii consapevole di ciò. Ogni tipo di malattia, sofferenza, sfortuna, proviene dall’attaccamento egocentrico. È la mente che pensa di dover ottenere lodi, ricchezze, onori, favori, riconoscimenti ecc dagli altri. Tutto ciò che è in accordo con questa mente è sperimentare sofferenza. Tutte le 10 azioni negative dipendono da una mente egocentrica. Considerandoci cosi importanti e manifestando tutto questo attaccamento egocentrico non riusciamo né a fare il nostro bene né quello degli alti.

Innumerevoli volte siamo stai madri, padri, amici, nemici di Buddha Sakyamuni, proprio per le innumerevoli rinascite che abbiamo avuto.

Se non esiste una divinità giudicante? Chi decide il karma? Il Buddha nelle sue scritture descrive qual’è il karma virtuoso e non. E lo dice in base alla realtà che ha sperimentato, sono un modo naturale di manifestarsi le cose. Nell’ambito della filosofia budh non c’è nessuno che ha creato alcunché ma è deciso dal karma. Cosi, come ad esempio questo mondo è frutto del karma.

Bhudda Sakyamuni per eliminare dalle menti l’attaccamento ed il desiderio insegnò agli uditori solitari gli insegnamenti riguardanti tutti i voti, per chi aveva una mentalità più grande diede gli insegnamenti sulle paramita le perfezioni, alle persone estremamente profonde diede gli insegnamenti del tantra tantrayana. Per ottenere l’insegnamento dei sutra e’ necessario ottenere realizzazioni di meriti e saggezza per tre incommensurabili eoni. Seguendo il sentiero del tantra il tempo di realizzazione dello stato di Buddha e’ molto molto breve, fino a poter ottenere l’illuminazione in una sola vita. Nel nostro kalpa fortunato, in cui appaiono 1000 Buddha, solo tre Buddha insegneranno il tantra, perciò e’ estremamente raro. Dei tre Buddha insegnamenti tantra uno è Buddha Sakyamuni, che era già stato profetizzato. Uno dei tre sarà l’11 Buddha di questo eone (Lama tzong Khapa quando diventerà Budda) e x il 1000 Buddha di questa epoca storica e si può comprendere che lo farà dalle sue preghiere d’auspicio. L’inseguimento del tantra è come il fiore rarissimo ed introvabile. Tra i 1000 Buddha di questo eone Budda Sakyamuni ha insegnato il tantra poi ce ne saranno solo due, il che spiega la rarità di questo insegnamento. A differenza tra via sutra e tantra, qui esistono le quattro purezze: purezza del luogo, del corpo divino, delle offerte: con dakini d’offerta, purezza data dall’inviare offerte a tutti i Buddha e bodhisattva che torna al nostro cuore colma di benedizioni e la possiamo irradiare a tutti esseri senzienti. Il che non accade nei sutra, dove non ci si immagina come dei Buddha, né in un luogo celestiale, nel sutra non ci sono le quattro purezze. Una meditazione in accordo alle quattro purezze può essere definita tantra, altrimenti è la via dei sutra.

Esistono 4 classi di tantra: krya, yoga, anuttara, anuttara yoga tantra. Il krya si basa su comportamenti esterni e vi sono molte proibizioni esterne mangiare carne, aglio, cipolle, il krya dipende più da fattori esteriori. Il charya tantra, la parte che riguarda la meditazione interiore e la parte esteriore si equivalgono. Quando è preponderante la parte interiore siamo nello yoga tantra, quando la pratica e’ essenzialmente alla nostra interiorità siamo nell’anuttara yoga tantra. Quello odierno appartiene all’anuttarayoga tantra. L’iniziazione jenang di dorje sempa è il permesso di effettuare la pratica. Jenang e’ il permesso susseguente, a chi ha già preso una qualsiasi iniziazione dia anuttara yoga tantra. Con la motivazione di poter distruggere il ciclo dell’esistenza del samasara, per favore lama conferiscici questo prezioso dono dell’esistenza. Immaginiamo questo come un prezioso luogo del bh e tutti quelli attorno dei bh e bodhisattva. Prima di ricevere il permesso susseguente jenang dobbiamo ricevere i voti di bodisattva, dapprima facciamo ne richiesta ai tre gioielli e chiediamo di purificare le negatività accumulate da tempo senza inizio. Rallegriamoci di tutti i meriti accumulati nelle loro infinite esistenze d tutti i bh e boidisattva e di rimanere per sempre, chiediamo di poter prendere rifugio. Voglio che sorga la mente d’illuminazione per il sacrificio mio e di tutti es. mi impegno per realizzare il bene di tutti es. mi impegno ad intraprendere la pratica del bodisattva per il beneficio di tutti gli esseri ed è ciò che gli esseri hanno bisogno. Con l’intenzione d’essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti, m’impegno a diventare un Buddha. Chi ha ricevuto una grande iniziazione di anuttara yoga tanra possono viualizzare se stessi come vajrasattva viceversa coloro che non l’hanno mai ricevuta meditano vajrasattva sulla sommità del loro capo. La differenza di cio sta quando si medita sulla vacuità. Quando dobbiamo meditare su noi stessi come divinità ha come presupposto meditare sulla vacuità. Sumbava = naturalmente, shudda = completamente puro, quindi tutte le cose sono naturalmente vuote, sumbava shudda= tutto ciò che attiene alla nostra coscienza è naturalmente vuoto. Tutto ciò che a di fuori di noi ci appare come realmente esistenti sono in effetti illusorio. Meditiamo sulla completa assenza d’esistenza intrinseca, perciò tutto e’ completamente vacuo.

Nel caso si recita 21 volte il mantra lungo di Vajrasattva, qualsiasi negatività non cresce, se lo si recita 100.000 volte sono purificate quelle che nel tantra sono chiamate le cadute principali, oppure riprendere nuovamente una grande iniziazione, altrimenti, in mancanza del maestro, la si può prendere direttamente dal mandala. Offerta del ns corpo e ns beni alla divinità il che impedisce ad altri esseri di danneggiarci, perché si guardano bene dal farlo a chi e’ al servizio della divinità.

Shantideva scrisse: Se una singola azione negativa può portarci negli inferni più profondi, che possibilità abbiamo di rinascere nei reami superiori?

Se immaginiamo il ciclo d’esistenza senza inizio e le nostre vite senza inizio, possiamo immaginarci quante azioni negative abbiamo compiuto. Allora dobbiamo sapere quali sono le pratiche in grado di purificare le azioni negative: la meditazione sulla pazienza e su Vajrasattva sono entrambe in grado di purificare infinite azioni negative. Ma, affinché la purificazione sia efficace, essa va sostenuta dai Quattro poteri: del supporto, del rimorso o rincrescimento, dell’impegno a non compiere altre azioni negative e dal potere della pratica.

Iniziamo col rifugio e nella mente d’illuminazione. Il rifugio corrisponde al potere del supporto. Le azioni negative verso i Tre Gioielli sono controbilanciate dalle azioni positive verso i Tre Gioielli e dalla mente d’illuminazione. Il secondo potere è quello del rimorso. Allora dobbiamo immaginare le azioni negative compiute in questa e nelle vite precedenti. Proviamo allora un grande rimorso di tutte le azioni negative compiute. Perlomeno dobbiamo essere consapevoli di quelle compiute in questa vita. La nostra situazione, rispetto le azioni negative compiute, è come se avessimo ingerito del veleno che ci porta nei reami inferiori. Il rimorso e la conseguente paura degli effetti nefasti del veleno agiscono come elemento purificatore.

Oltre alla pratica di Vajrasattva ci sono molte altre pratiche di offerte che portano benefici. Nella puja del fuoco, i semi che si gettano rappresentano la purificazione di altrettante azioni negative, così come nell’Offerta del Mandala.

Il Quarto Potere è la promessa di non compiere in futuro azioni negative. Il Potere del Supporto è la presa di rifugio e della mente d’illuminazione. La meditazione inizia immaginarci pam fiore loto, sopra ha disco di luna, sopra hum bianca che irradia luce, si irradiano verso tutti gli esseri purificando e dall’altro verso tutti i Buddha e bodisattva portando offerte infinite. Tornando indietro, le luci si assorbono nella hum ed in Vajrasattva divinità dell’impegno con due braccia con vajra e campana, gambe incrociate con consorte con ornamento Sambogakaya, interno disco lunare ed all’interno hum bianca che irradia luce, vanno ad invitare la divinità saggezza Vajrasattva che si fonde in una cosa sola con divinità Vajrasattva dell’impegno, si irradia di nuovo luce dalla divinità sul ns capo che vanno ad invitare le divinità iniziazione che sono i 5 dyani Budda. Noi come esseri ordinari chiediamo alle divinità dell’iniziazione di conferirla a Vajrasattva sul nostro capo e versano il vaso di nettare a Vajrasattva sul nostro capo, che riempie completamente il corpo di vjrasattva. Il nettare pervade completamente vajrasattva e fuoriesce verso l’alto e forma Buddha mitrupa o Akshobya. Noi come esseri ordinari iniziamo a pregare Vajrasattva. Per favore, a me ed agli esseri senzienti purifica gli impegni che abbiamo interrotto e le negatività compiute. Di nuovo dal cuore dal cuore di Vajrasattva si emanano luce purificando tutti gli esseri e ritornano a Vajrasattva he diventa ancora più radioso e brillante. E’ questo il momento in cui iniziamo a recitare il mantra di Vajrasattva. Meditazione in cui Vajrasattva sul ns capo, completamente riempito di nettare che fuoriesce dal punto d’incontro di Vajrasattva con la consorte, pervade tutto il ns corpo e porta fuori di noi le ns oscurità sotto forma sporcizia, liquame, sporcizia insetti animali rospi e tutto viene espulso dai pori del ns corpo. La seconda parte recitazione del mantra: dall’ombelico il nettare risale portando con se tutte le negatività come un vulcano eruttante dalla cima del ns capo da cui escono tutte le impurità come liquido nero ed insetti e cosi via. L’ultima parte della recitazione, nuovamente dal punto di unione di Vajrasattva con la consorte, entra in noi una luce che improvvisamente ci illumina purificandoci completamente. Nella fase in cui le negatività escono dal basso e poi dall’alto, da una fessura del terreno finiscono in bocca al re della morte, di cui si nutre come un prezioso nutrimento. Quando le vari luci si irradiano, visualizzate tutti gli esseri con sopra Vajrasattva, immaginiamo tutti gli esseri immersi in questa meditazione. Consideriamo tutti gli esseri come nostri genitori. Non limitiamoci a pensare a noi stessi, ma a tutti gli esseri che vengono purificati.

Oppure immaginiamo tutte le negatività assunte dagli altri e purificate dal nettare. In due mesi di ritiro generalmente si completano i 100.000 mantra di Vajrasattva.

Spiegazione abbreviata del significato del mantra.

Om Vajra Sattva = Dorje Sempa, Samaya = divinità dell’impegno, manupalaya = per favore tienimi sotto la tua protezione, tenopa = resta vicino a noi, titta = resta, trdiddo = in modo stabile, me = io, bava = in modo naturale.

Perché non mangiare cipolle aglio? È per rispetto alle divinità, che non amano la carne, cipolle, aglio. La medicina eccellente è il Dharma che può essere applicata a qualsiasi malattia che dobbiamo affrontare. Ricordiamoci Shantideva che diceva: Se esiste un rimedio perché preoccuparci, se non esiste, che senso ha preoccuparci? Perché quando poi si soffre mentalmente, è molto facile ammalarsi e la nostra sofferenza si raddoppia. Se non ci sono rimedi in ogni caso non ha assolutamente senso preoccuparsi. Tante sofferenze e problemi ce li creiamo da noi stessi, continuando a pensare a questo ed a quest’altro. Non attacchiamoci a tutti questi pensieri perché sono causa di tanta tanta sofferenza.

La meditazione di Shamata e Vipassana, se non sono collegate alla liberazione degli altri esseri, portano alla liberazione Hinayana. Vajrasattva è una via rapida per la consapevolezza mentale e la liberazione.