Meditazione sull’impermanenza
Meditiamo esercitando l’introspezione profonda: sciogliamo le tensioni all’interno del nostro corpo, sciogliamole dalla cima dei piedi alla sommità del capo. Avvertiamo i nostri blocchi, le contrazioni, il nostro afferrarsi: lasciamoci andare.
Molliamo la presa: non c’è nulla da temere nell’osservare la nostra mente, non ne possono sorgere altro che benefici e virtù.
Diamo il benvenuto al respiro, al respiro che entra in noi, che pervade il nostro corpo, che ossigena le nostre cellule, che esce. È la costante d’ogni momento presente della nostra vita. Lo osserviamo, portiamo la mente nell’attimo d’istante presente, molliamo il futuro ed abbandoniamo il passato ed i loro pensieri.
Dimoro nel momento presente e respiro: questo momento è perfetto.
Sussurriamo lentamente queste parole, con la dolcezza e l’amore che proviene dalla profondità del nostro cuore. In questo modo il nostro sguardo si farà sempre più dolce ed intenso, il sorriso che ci spunterà sulle labbra sarà soave come quello d’una madre che sorride al proprio bimbo.
Osserviamo il nostro corpo e gli organi che lo compongono: udiamo i battiti del nostro cuore, ascoltiamo il flusso del nostro torrente circolatorio, percepiamo il suo continuo movimento: il cambiamento che pervade incessantemente il nostro corpo.
Osserviamolo ancora ad un livello più sottile, al livello dei movimenti delle nostre cellule e delle parti che le compongono. Visualizziamo la nascita d’ogni nostra cellula, la sua crescita, la sua suddivisione e moltiplicazione, osserviamone la dissoluzione: ogni cellula con tutti i suoi componenti è in continuo movimento, in continua trasformazione.
Percepiamo la continua impermanenza degli elementi che compongono il nostro corpo: esso va incontro ad una costante, incessante, scientifica modificazione della materia che lo compone. Visualizziamo questo flusso incessante dalla nostra nascita fino al suo progredire: esso continuerà fino alla nostra morte.
Poniamo ora l’occhio della saggezza sulla lente del microscopio.
Osserviamo che la nostra mente è un flusso di pensieri ed emozioni: essi costantemente mutano, si modificano sulla base dell’esperienza esterna, in un continuo fluire attraverso una corrente che non si può arginare. Osserviamo ora i nostri pensieri, facciamolo da osservatori distaccati.
Non c’è un attimo in cui un solo pensiero stia fermo, in cui qualsiasi oggetto o fenomeno esista di per sé, nulla origina dal nulla, tutto si modifica, fluisce e cambia. Siamo l’impermanenza dell’essere! Nulla resta e nulla rimane. Nemmeno il silenzio. Tutto scorre. Poiché l’impermanenza è la nostra vera natura, è assurdo afferrarsi al sé della persona e dei fenomeni come un qualcosa di concreto, di sostanziale, d’impermanente e d’eterno. Questo sé, il mio IO, è un sogno, un’inesistente concretezza, una proiezione della mente: un’illusione!
Fluire è la nostra essenza.
Ogni felicità è destinata a mutare, non illudiamoci che ci tenga compagnia a lungo, non afferriamoci ad essa come se fosse permanente.
Cavalchiamo la corrente, lasciamoci andare, senza nulla trattenere, né respingere, consapevoli che questa è la realtà, il modo vero d’esistenza dei fenomeni.
Rallegriamoci di essere riusciti, in questa fresca mattina, a vincere la pigrizia per venire fin qui a meditare.
La meditazione è la base d’ogni ulteriore comprensione nel sentiero del Dharma. Sentiamoci quindi in sintonia con una linea di condotta virtuosa, una linea che ci impegniamo a tracciare con continuità nell’arco di questa giornata, rinnovando con slancio quest’impegno: ogni mattina accettando la nostra sconfitta, con compassione, senza deprimerci, per riprendere con vigore e determinazione i nostri impegni, per poi ricadere e quindi riprenderci di nuovo, sino a quando non saremo più stabili e determinati e potremo muoverci e agire con più saggezza.
Dedichiamo i meriti di quest’azione virtuosa, che siamo riusciti a compiere, affinché tutti gli esseri senzienti nostre antiche madri, nostri figli, fratelli, amanti, possano ottenere la felicità e le sue cause, affinché tutti gli esseri possano eliminare la sofferenza e le sue cause, affinché possano dimorare nell’equanimità, liberi dall’attaccamento e da avversione, affinché la loro mente divenga illuminata.
Possa io essere la causa di questa loro felicità. Con questa attitudine virtuosa, scaturita dalla meditazione, gentilmente e lentamente usciamo con gioia dalla meditazione.