Ven. Lama Thubten Zopa Rinpoce: Il sentiero graduale verso l’illuminazione Lam rim, prima parte

Ven. Lama Thubten Zopa Rinpoce: Il sentiero graduale verso l’illuminazione Lam rim, prima parte.
La paura di invecchiare, di morire, del caldo, del freddo e così via fanno parte integrante della nostra esistenza e la rende sempre occupata.

Se uno fosse libero dalla schiavitù dell’essere legato a questi cinque aggregati samsarici, sarebbe anche libero dalla continua sofferenza della paura, della malattia, del dover continuamente difendere questo corpo da ogni tipo di disagio, e da tutti i problemi che sono legati al fatto dell’avere un corpo. Se uno fosse libero non sarebbe così occupato nel cercare la gratificazione e il benessere del corpo. Se non fossimo legati al corpo samsarico, non avremmo tutte le preoccupazioni dell’avere case, automobili, vestiti, e dalle preoccupazioni di indebitarci per avere tutte queste cose, del lavorare e del mantenere tutta la nostra vita occupata per servire questi cinque aggregati. Non dovremmo lavare tutte le mattine questo corpo che si sporca facilmente, non dovremmo avere vestiti leggeri per l’estate, né pesanti per l’inverno, abiti belli per la domenica o abiti brutti per i giorni di lavoro, né dovremmo preoccuparci di lavorare per avere denaro per comprare tutte queste cose. Tutti questi problemi e queste sofferenze dipendono dal fatto che a causa del karma noi siamo legati a questo corpo samsarico.

Finché il Sé è legato al corpo samsarico e ai cinque aggregati dalla corda dell’ignoranza e del karma, è come portare un fascio di spine sulle spalle: non c’è libertà dalla sofferenza.

Finché non viene tagliata la corda che tiene unite queste spine, non c’è libertà dalla sofferenza. In ognuna delle sei esistenze samsariche in cui noi possiamo rinascere, prendere forma, è come se dovessimo portare sulle spalle questo fasci di spine. Finché non avremo slegato la corda dell’ignoranza e del karma che ci tiene vincolati agli aggregati saremo schiavi dei tre tipi di sofferenza: la sofferenza della sofferenza, la sofferenza del cambiamento, e la sofferenza pervasiva. Finché questa corda non sarà tagliata, sarà come portare un fascio di spine sulle spalle. E questo appunto è il terzo tipo di sofferenza – la sofferenza pervasiva – il più doloroso.

Viene propriamente chiamata la Sofferenza Pervasiva Composita, dove pervasiva sta per il fatto che non esiste la minima parte del corpo samsarico che non sia nella natura della sofferenza e per il fatto che non esiste un essere nel Samsara che sia privo di questa sofferenza, e dove composita sta per il fatto che il Sé è legato al copro, ai cinque aggregati, dalla corda dell’ignoranza e del karma. In tutte le sfere di esistenza del Samsara esiste questa schiavitù alla sofferenza pervasiva.

La sofferenza pervasiva composita viene paragonata all’oceano e le altre sofferenze alle bolle sulla superfice dell’oceano per cui se noi ci liberiamo dalla sofferenza pervasiva composita elimineremo la possibilità di esistere sia alla sofferenza della sofferenza che alla sofferenza del cambiamento, nello stesso modo per cui se non esiste l’oceano non esistono neppure le bolle alla superficie.

Ciò che viene chiamato Nirvana o liberazione, consiste appunto nel fatto di eliminare il legame con l’ignoranza e con la sua azione Karmica. E il modo per liberarsi dall’ignoranza e dalla sua azione karmica è praticare i tre addestramenti superiori, cioè il praticare i sentieri della pura condotta morale, della concentrazione (o Samatha), e della visione penetrativa del vero modo di esistenza dei fenomeni. Quando uno ha ottenuto questo tipo di liberazione attraverso la pratica di questi metodi ha realizzato la vera libertà.

Gli otto versi dell’addestramento mentale

Ognuna di queste preghiere che noi recitiamo prima della sessione ha differenti modi di essere messa in pratica, meditata, e causa l’acquisizione di differenti risultati, lo sviluppo di diversi sentieri, lo sviluppo di diverse qualità specifiche. Domani parlerò brevemente delle visualizzazioni che sono caratteristiche di ognuna di queste preghiere e comunque non lo farà in dettaglio.

Essenzialmente lo scopo per cui si recitano certi mantra o certe preghiere è, dal momento che noi desideriamo raggiungere l’illuminazione, il fatto che noi dobbiamo generare nel nostro continuum mentale il Sentiero che porta a questa meta.

Per fare ciò è necessario che purifichiamo quelle oscurazioni mentali, quelle negatività che sono nella nostra mente e che ci prevengono dall’ottenere questa e le altre realizzazioni che stanno sul Sentiero, inoltre è necessario che noi accumuliamo quella energia positiva, quei meriti, che poi ci aiuteranno a raggiungere l’illuminazione.

Le pratiche di purificazione che noi facciamo sono dei metodi estremamente importanti che ci permettono di diminuire la nostra mente incontrollata e ci permettono di acquisire quelle realizzazioni che sono estremamente importanti.

All’interno di queste preghiere, o meditazioni, sono contenute quelle pratiche che sono preliminari, fondamentali, per lo sviluppo di tutte le realizzazioni sul Sentiero se si dovesse parlare in modo specifico dei soggetti che sono contenuti in queste preghiere, in queste pratiche preliminari, si andrebbe avanti per anni senza mai completare il discorso.

Ora darò una breve linea di guida di quello che sono queste pratiche, in modo non specifico giusto per far capire a quelli che hanno già ricevuti insegnamenti e hanno già studiato cosa devono visualizzare e cosa devono meditare e cosa sono queste pratiche; e per chi non ha mai ricevuto insegnamenti specifici su questo, questo darà loro un’idea approssimativa di quello che è il significato e lo scopo di queste pratiche.

La ragione per cui noi sprechiamo interamente la nostra esistenza è perché siamo controllati dalla mente incontrollata, dalla mente indisciplinata. Le nostre azioni sono mosse dall’impulso dei tre Veleni – Ignoranza, Attaccamento e Ira – che controllano la mente.

In questo modo commettiamo azioni negative sia col corpo che con la parola ed accumuliamo Karma negativo che sarà dannoso sia per noi che per gli altri e ci danneggerà in futuro come ci danneggia ora. In questo modo la nostra vita viene sprecata.

Poiché non siamo riusciti a liberarci dal controllo di questa mente incontrollata allora la nostra mente non è mai diventata Dharma. Non siamo mai riusciti a fare delle azioni di Dharma poiché dentro di noi v’era l’attaccamento alle gratificazioni momentanea al benessere di questa di questa esistenza.

Sebbene abbiamo cercato di praticare il Dharma le nostre azioni non sono mai state causa di benessere e felicità per la prossima vita, ne sono state cause della liberazione dell’esistenza ciclica e del raggiungimento del Nirvana, ne sono mai state cause del raggiungimento dell’illuminazione.

Poiché nella nostra mente è presente continuamente l’attaccamento alle perfezioni di questo Samsara e al benessere di questa esistenza, qualunque azione noi ci sforziamo di fare nell’ambito della pratica del Dharma come meditare, recitare mantra, recitare puje e così via, non riesce a diventare causa delle mete che desideriamo.

Cosa fare per eliminare questi ostacoli, queste interferenze, che provengono dai fattori inquinanti? Per questo scopo sono estremamente utili ed estremamente efficaci le pratiche preliminari.

Attraverso le pratiche preliminari, che provocano la purificazione delle impronte negative che sono presenti nella nostra mente e l’accumulo dei meriti che ci aiutano a raggiungere le realizzazioni che desideriamo, riceviamo nella nostra mente le Benedizioni , o trasmissioni di energia positiva dai buddha e dai bodhisattva e questo aiuta tantissimo la nostra mente a raggiungere rapidamente le realizzazioni che ci avvicinano alla meta finale dell’illuminazione. Ora non entreremo nei particolari di queste pratiche, ma domani saranno date delle brevi linee di guida e sarà mostrata l’importanza di queste pratiche attraverso degli esempi.

Il fatto che per qualcuno la pratica della meditazione non ha successo, che ci sono delle persone per cui la meditazione diviene causa di ulteriore frustrazione, di ulteriori problemi, questo dipende dal fatto che la persona non ha preso abbastanza in considerazione le pratiche preliminari. Il risultato è che queste pratiche al posto di portarci sempre più a controllare la mente ci portano sempre più come a dar fuori di matto, a uscire di senno.

Tornando brevemente al soggetto del discorso di ieri, voglio dare una breve spiegazione di ciò che si intende per Samsara.

La traduzione della parola sanscrita Samsara è “ciclo” e cioè si riferisce agli aggregati che vengono acquisiti per la forza della mente incontrollata e per la forza del karma.

Gli aggregati sono cinque, ma in modo più semplice si può pensare ai principali aggregati di corpo e mente. Al momento della morte, l’attaccamento per questa vita, l’aggrapparsi a questa vita quando si ha una grande paura di separarsi da questo corpo e si pensa “Oh! Me ne sto andando, devo lasciare questo corpo”, la forza generata da questa paura è quella che ci porta in continuazione nell’ambito dell’esistenza ciclica, è quella che fa sì che questa mente si unisca ancora una volta ai cinque aggregati. Ogni volta che c’è questo attaccamento, questo afferrarsi agli aggregati diventa la causa per continuamente vagare nell’ambito dell’esistenza ciclica. Nel passato si è formato questo attaccamento per i cinque aggregati, per un corpo, e noi abbiamo sempre continuato a girare nell’esistenza ciclica e sperimentare la sofferenza del Samsara.

Questa situazione può essere spiegata con l’esempio delle formiche che sono attratte dal miele. Esse desiderano e sono fortemente attratte dal miele, ma più prendono possesso del miele, più rimangono invischiate. Ugualmente nel passato noi non siamo riusciti ad eliminare questo attaccamento per la vita e le perfezioni samsariche e questa è stata la causa che ha fatto si che il SÉ rimanesse legato, intrappolato, nell’esistenza ciclica.

Ora se non facciamo lo sforzo per eliminare questo attaccamento per le perfezioni samsariche questa sarà la causa perché nelle numerosissime vite future il Sé rimarrà legato al Samsara e alla sua sofferenza: il corpo e i cinque aggregati.

I cinque aggregati samsarici sono chiamati ciclo, o Samsara, perché a causa dell’ignoranza che afferra, assume, l’Io come esistente indipendentemente, intrinsecamente, e a causa di questa mente che si afferra, che ha attaccamento per la vita, e produce un’energia che provoca il continuo passaggio da una vita all’altra. Come in inglese bicicletta si dice “bycicle”, e cioè BY = PER, CICLE = CERCHIO, proprio perché la funzione della bicicletta è quella di muoversi attraverso un movimento di rotazione continua, nello stesso modo i cinque aggregati, proprio perché passano da un’esistenza ad un’altra vengono chiamati Samsara o ciclo.

Quello che nell’esempio della bicicletta simbolizza il ciclista è il Sé che si attacca agli aggregati, e che trasmigra da una vita all’altra.

Il modo in cui il Sé gira nell’ambito del Samsara è illustrato dall’esempio di una persona in bicicletta passa da una prigione all’altra, e queste sono sei, senza mai riuscire a trovare il cancello di uscita. Dal momento che gli aggregati permangono anche il Sé permane nel Samsara. Non importa quanto la persona giri, essa è sempre in prigione.

Finché resteremo legati all’esistenza ciclica sempre dovremmo sperimentare i tre tipi di sofferenza – Sofferenza pervasiva, del cambiamento, della sofferenza – e in particolare dentro di noi qualunque sfera di esistenza prendiamo sarà sempre presente dentro di noi il terzo tipo di sofferenza, la sofferenza pervasiva composita.

Vi sono delle sfere di esistenza, ad esempio la sfera detta Senza Forma, in cui non è presente il tipo detto sofferenza della sofferenza. In questa sfera non si sperimenta questo tipo di sofferenza però finche saremo nell’esistenza ciclica allora dovremo sempre sperimentare la sofferenza pervasiva composita perché non saremo liberi dalla mente incontrollata e dalle sue azioni (il karma).

Ad esempio, un essere che abbia raggiunto Shamatha, la quiescenza mentale, ma non si sia addestrato nell’alto addestramento della saggezza, non si libererà dal Samsara ma rinascerà nel regno della forma o della senza forma.

Non avendo realizzato la pura mente che rinuncia completamente alla esistenza ciclica allora solo realizzando Samatha, rinascerà nella sfera degli Dei della forma o degli Dei del Senza forma. Avendo completato l’addestramento della saggezza allora il Samsara sarà visto come un nido di serpenti ed avendo realizzato Samatha si potrà entrare nel sentiero del Nirvana e lasciarsi alle spalle completamente il Samsara.

Ad esempio noi esseri umani non desideriamo gettarci nel fuoco perché sappiamo, abbiamo esperienza che questo fuoco brucia e danneggia il nostro corpo, così non c’è attaccamento per il corpo. Ugualmente imbattendoci in un nido di serpenti non ci verrà mai in mente di buttarci dentro perché sappiamo che i serpenti sono estremamente dannosi per noi. Nello stesso modo chi realizza che le sei sfere dell’esistenza samsarica sono della natura della sofferenza senza eccezione non avrà alcun desiderio di rinascere nelle sei sfere e piùttosto mirerà alla liberazione dal Samsara.

Chi ha generato la pura mente che rinuncia al Samsara ma non ha realizzato la Bodhicitta entrerà solamente nel sentiero Nirvana. Sulla base della realizzazione della pura mente che rinuncia al Samsara avendone compreso la natura di sofferenza sviluppa il pensiero di amore e compassione di bodhicitta entrerà nel sentiero verso l’illuminazione.

Per quest’ultimo l’intero sentiero sarà percorso molto più alla svelta, mentre la persona che non sviluppa Bodhicitta entrerà nel sentiero verso il Nirvana e dovrà aspettare molto più tempo per raggiungere l’illuminazione.

Ieri si erano menzionati tre addestramenti per raggiungere il Nirvana: l’addestramento della pura condotta morale, l’addestramento della concentrazione, e l’addestramento della saggezza.

Vi sono cinque sentieri verso il Nirvana sulla base di questi addestramenti.

L’importanza dei tre Addestramenti Superiori sopra citati viene così dimostrata.

La saggezza è come la luce che illumina un quadro. La concentrazione è come la fiamma tranquilla di questa luce, una fiamma che non è disturbata dal vento. La pura condotta morale è come la benzina che permette alla fiamma di bruciare: senza la benzina, la pura condotta morale, la fiamma non potrebbe esistere. E se la fiamma non fosse tranquilla, ferma, la luce non potrebbe illuminare il quadro e permetterci di vederlo.

L’addestramento mentale ci permette di vedere la vera natura dei fenomeni, così come nell’esempio della candela, la luce ci permette di vedere il quadro.

Diciamo che la pura mente che rinuncia al Samsara è la porta verso il Nirvana però per realizzare il Nirvana non basta dire “Oh! Il Samsara non mi piace lo lascio”, bisogna piuttosto comprendere attraverso la meditazione la presenza delle sofferenze grossolane e delle sofferenze sottili nell’ambito della sofferenza ciclica.

Attraverso queste pratiche si comprende veramente il significato dell’esistenza ciclica, il Samsara, e in questo modo può nascere l’avversione e poi la rinuncia all’esistenza ciclica. La rinuncia è la porta delle realizzazioni verso il Nirvana, però non è sufficiente ottenere la liberazione dalle sofferenze solo per noi stessi, perché ottenere la liberazione soltanto per noi stessi è uno scopo limitato ed egoista di fronte al fatto che tutti gli altri esseri sono in una situazione di uguale sofferenza.

La motivazione che, una volta ottenuta la felicità, spinge a non preoccuparsi più delle sofferenze degli altri è la stessa motivazione che spinge gli animali una volta trovata l’acqua a consumarla per loro stessi, senza alcuna preoccupazione per i  bisogni degli altri animali. Per questa ragione occorre comprendere come tutti gli esseri soffrano allo stesso modo nel Samsara.

Ugualmente occorre comprendere come tutti gli esseri senzienti siano stati nostra madre e come nostra madre non solo lo è stata per questa esistenza ma lo è stata per infinite volte nel passato così tutti gli esseri senzienti sono stati infiniti volte nostra madre (quando arriveremo alla spiegazione degli otto punti dell’addestramento mentale https://www.sangye.it/altro/?p=27 sarà spiegata la ragione per cui tutti gli esseri ci sono stati madre per infinite volte).

Come nostra madre si è mostrata infinitamente gentile con noi e questo non è successo solo in questa vita ma infinite altre volte così ognuno degli altri esseri ci ha mostrato infinita gentilezza per innumerevoli occasioni. Nostra madre infinite volte ci ha mostrato quattro tipi di gentilezze: la prima gentilezza è stata quella di averci dato il corpo, la seconda è stata quella di avere protetto la nostra vita, la terza è stata quella di darci un’educazione e la quarta gentilezza è stata quella di sopportare della sofferenza per la nostra felicità.

Queste quattro gentilezze ci sono state mostrate da nostra madre per infinite volte. Come se nostra madre fosse cieca, ripiena di dolore, e camminasse verso un precipizio con la mente affranta dalla sofferenza e nessuno facesse nulla per fermarla sarebbe estremamente scandaloso, così se nostra madre fosse impazzita dal dolore e passo passo si avvicinasse ad un precipizio senza che noi, suoi figli, facessimo nulla per aiutarla, sarebbe estremamente vergognoso. Sarebbe estremamente vergognoso che un figlio stesse a guardare la propria madre in quelle condizioni senza fare nulla per aiutarla. Similmente le nostre madri esseri senzienti sono come quella madre cieca perché mancano dell’occhio della saggezza del Dharma.

Esse non hanno la possibilità di riconoscere quali sono le cause della sofferenza e quali sono le cause della felicità.

Esse non hanno un prezioso maestro che le guidi sul sentiero della liberazione mostrando loro quali sono le azioni le azioni da evitare quali quelle da compiere.

Inoltre, sono continuamente tormentate dai tre tipi di sofferenza che ogni essere del Samsara deve soffrire. Ogni essere senziente si trova in questa situazione terribile in cui ogni propria azione diviene la causa della sofferenza, la causa che li porta sempre più vicini al precipizio dei tre Reami inferiori, al precipizio dell’esistenza samsarica.

Ciascuno di noi invece ha incontrato gli insegnamenti sul metodo per liberarsi dalla sofferenza, ha incontrato il maestro virtuoso, ha sviluppato sufficientemente l’occhio della saggezza del Dharma per distinguere le azioni da evitare dalle azioni da coltivare.

Dalla nostra parte noi possediamo tutto questo. Dalla loro parte le nostre madri esseri senzienti desiderano evitare ogni tipo di sofferenza ed invece incontrare ogni tipo di felicità. ciò di cui le nostre madri hanno realmente bisogno è la suprema gioia dell’illuminazione.

Non è sufficiente offrire alle nostre madri regali materiali come vestiti, o gioielli, o possedimenti, perché esse hanno posseduto in passato queste cose infinite volte: se ammucchiassimo tutti i possedimenti delle nostre madri questi supererebbero il numero degli atomi di questa terra. Per questa ragione l’aiuto materiale non è tanto necessario quanto l’aiutare gli esseri senzienti a raggiungere l’illuminazione e noi che ne abbiamo la possibilità dobbiamo generare l’attitudine che dice “Voglio IO portare all’illuminazione tutti gli esseri senzienti mie madri”.

Proviamo a pensare in questo modo: “Tutti gli esseri senzienti sono stati mia madre. Ognuno di loro è stato mia madre infinite volte. Ogni essere in questo modo per infinite volte mi ha mostrato infinita gentilezza. Tutti loro, in questo momento, stanno soffrendo nell’esistenza ciclica. Dal momento in cui ho sviluppato poco l’occhio del Dharma ed ho incontrato un maestro spirituale virtuoso che mi mostra il sentiero e ho incontrato gli insegnamenti preziosi che mi guidano fuori dalla sofferenza per quanto mi è possibile devo sforzarmi di aiutare le mie madri.

Le mie madri stanno sperimentando ora la sofferenza ciclica ed io ho la possibilità di portare tutti questi esseri alla liberazione completa da ogni tipo di sofferenza: sarebbe estremamente egoistico se io mi sforzassi solamente per ottenere la mia felicità personale, io che ho queste possibilità sarei estremamente egoista se le usassi per il solo mio beneficio”.

 Cerchiamo sulla base di questo pensiero di generare la determinazione seguente:

Dal momento che il miglior modo per ricambiare l’infinita gentilezza delle mie madri esseri senzienti è portandole fuori dalla sofferenza della esistenza ciclica e condurle alla illuminazione questo è lo scopo per cui io devo lavorare”.

Innumerevoli volte le madri esseri senzienti hanno avuto possedimenti materiali con cui poter soddisfare le loro necessità, e di poter godere di queste comodità.

Se noi ammucchiassimo gli abiti che le nostre madri esseri senzienti hanno indossato nel corso delle loro innumerevoli esistenze passate questi supererebbero di Atomi dell’intero universo. La stessa cosa avverrebbe per ogni loro possedimento materiale, per cui esse non hanno realmente bisogni di questi possedimenti e noi non dobbiamo avere come scopo principale soddisfare le necessità materiali. Piùttosto dovremo mirare a dare alle nostre madri l’aiuto per raggiungere l’illuminazione, perché se fosse stato possibile raggiungere la felicità attraverso i possedimenti materiali, le nostre madri l’avrebbero ottenuta da tempo.

A proposito della felicità osserviamo che gli esseri senzienti che dimorano nelle tre Sfere Inferiori del Samsara sono completamente privi della felicità temporale, mentre gli esseri che dimorano nelle Tre Sfere Superiori – quella degli umani, quella degli Asura e quella dei Sura – sono privi della felicità ultima e difficilmente provano felicità temporale. Per quanto intensamente questi esseri desiderano la felicità il metodo che essi usano è completamente sbagliato per cui non riescono mai a creare le cause per ottenere la felicità.

Il metodo giusto per evitare la sofferenza e sperimentare felicità è quello di proteggere il Karma, cioè evitare di compiere azioni negative col corpo, con la parola e con la mente. Ma gli esseri senzienti hanno la mente inquinata dall’ira dall’attaccamento e dall’ignoranza per cui ogni loro azione è inquinata dai tre veleni e diventa automaticamente la causa della sofferenza.

Il loro modo di agire, il loro metodo è completamente contrario al loro desiderio di ottenere la felicità ed evitare la sofferenza. A causa di questo errore gli esseri creano sempre di più la causa della sofferenza e si separano sempre di più dalle cause della felicità.

Gli uomini, gli Asura e i Sura, pur dimorando nei reami superiori, possedendo una mente incontrollata non fanno altro che creare le cause di una sofferenza futura e questo li conduce dopo la morte a prendere forma in una delle tre Sfere inferiori o come animali, o come Neta (?), o come Narak. Questo succede perché gli esseri senzienti a causa della loro ignoranza vedono quelle che sono le cause della felicità come dei nemici, ed anche se qualcuno spiega loro questo inganno non gli credono.

La loro mente ignorante impedisce loro di porre loro le cause della felicità e li terrà sempre lontani dalla pratica del Dharma. Se qualcuno spiega loro il Dharma e cioè quali sono le azioni negative da evitare e quali sono le azioni positive da mettere in pratica, questo spaventa molto la loro mente e per loro diventa molto difficile poter praticare il Dharma. l’ignoranza fa si che quando qualcuno spiega loro quali sono le azioni da praticare con spiegazioni corrette, essi rifiutano di capire, o non possono capire, e quindi nemmeno possono mettere in pratica questi consigli.

Al contrario diviene facilissimo per loro accettare degli insegnamenti falsi basati su spiegazioni scorrette, seguirli ed essere condotti verso la sofferenza. In questi casi essi non hanno il minimo dubbio sulla validità degli insegnamenti e li seguono immediatamente convinti di praticare il loro beneficio.

Tutte le madri esseri senzienti sono prive della felicità ultima e per la maggior parte mancano anche della felicita temporale. Avendo compreso questo occorre che Io generi il desiderio di fornire a tutte le madri le cause della felicità e di portarle al più alto stato di beatitudine. Pensando in questo modo dobbiamo generare un’attitudine di Amore verso gli altri esseri senzienti e generare il desiderio che tutti gli esseri senzienti possano essere uniti alla felicità e alle sue cause ed ugualmente possano raggiungere il più alto stato di gioia, l’illuminazione. Inoltre, occorre generare il desiderio di poter noi stessi fare in modo che gli esseri abbiano questa gioia definitiva.

Questa attitudine è l’attitudine di Amore che noi dovremmo generare nella nostra mente.

Dopo aver generato questo grande Amore verso tutti gli esseri senzienti dovremmo generare l’attitudine di compassione.

Pensiamo che tutte le nostre madri, benché desiderino ardentemente ottenere la felicità, creano continuamente la causa della sofferenza per loro stesse, così generiamo il desiderio “Possano tutte le Madri essere prive della sofferenza e delle sue cause, possa io stesso fare in modo che sia così”.

Il compito di separare le madri dalla sofferenza e di portar loro tutta la felicità noi dobbiamo portarlo a termine, noi dobbiamo caricarci di questa responsabilità.

Generiamo allora questo puro desiderio. Chi ha la responsabilità di privare tutti gli esseri dalla loro sofferenza e di dar loro tutte le gioie fino a portarli allo stadio della perfetta illuminazione? Noi stessi abbiamo questa responsabilità, questo compito. Abbiamo il dovere di generare per il beneficio degli esseri queste condizioni. Al posto nostro chi potrebbe prendersi questo fardello sulle spalle? Solo noi possiamo farlo: noi ne abbiamo la possibilità.

Avendo generato il desiderio di essere responsabili della completa illuminazione degli esseri senzienti nostre madri dobbiamo chiederci se abbiamo in questo momento stesso la possibilità di poterlo fare. Ma attualmente noi non possiamo aiutare gli esseri, non possiamo portare all’illuminazione nemmeno un solo essere. Allora chi può lavorare in modo puro per il beneficio di tutti gli esseri e può farlo in modo efficace portandoli alla perfetta illuminazione?

Questo può farlo solo un Buddha. Avendo compreso che solo un essere che abbia raggiunto lo stato di Buddha può effettivamente e efficacemente aiutare gli esseri, sulla base del puro desiderio di caricarsi di questa responsabilità occorre generare l’attitudine di voler raggiungere lo stato di Buddha per questo scopo. Pensiamo che se noi otteniamo lo stato di Buddha, otteniamo l’illuminazione, potremo manifestare milioni e milioni di corpi per il beneficio degli esseri, per ciascun essere potremo manifestare milioni di corpi. Il solo corpo di Buddha ha un’illimitata capacità di aiutare gli esseri in accordo con il livello della loro mente. Può manifestarsi in vari modi e dare diversi metodi in accordo alle loro capacità mentali guidandoli perfettamente verso l’illuminazione. Ciò è illustrato dal fatto che quando Buddha Shakyamuni fece girare la ruota del Dharma, cioè iniziò a dare insegnamenti, nel momento stesso in cui dava insegnamenti a Rajghiri in India sulla Prajamaparamita https://www.sangye.it/altro/?p=6098 si manifestava in altri due posti dell’India insegnando il Tantra.

Per illustrare ulteriormente le capacità del Corpo di un Buddha possiamo ricordare che Buddha Shakyamuni mentre nasceva come essere umano in India si manifestava in molti altri mondi magari mostrando l’apparenza della morte, oppure dando insegnamenti.

Questi due sono solo dei piccoli esempi di quali siano le qualità’ di un essere che ha raggiunto lo stato di Buddha.

Lasciando stare l’esempio di Buddha Shakyamuni possiamo citare molti esempi di grandi Maestri che possono lavorare nello stesso modo per il beneficio degli esseri senzienti. Uno di questi fu il grande Yoghi Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8852. Quando Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8856 mostrava l’apparenza della morte del corpo e i suoi discepoli stavano facendo offerte di fuoco, egli stava contemporaneamente dando gli insegnamenti finali al suo discepolo principale chiamato Reciumpa. Durante la sua vita Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8861 si manifestava in diversi luoghi con diverse forme e mentre si osservava che Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8868 stava dando insegnamenti in un posto contemporaneamente altri in un altro luogo pensavano che fosse raccolto in meditazione in grotte isolate ed altri ancora pensavano che stesse percorrendo il loro paese. E quando i diversi discepoli si incontravano c’era molta confusione. Questo è un altro esempio di come i grandi esseri realizzati possono lavorare per il beneficio degli esseri. Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8893 insegnava i sutra nella forma di un monaco e contemporaneamente dava insegnamenti di Tantra ai discepoli più fortunati e qualificati nella forma di una divinità chiamata Vajradhara.

Ogni raggio di luce che si emana dai pori del corpo di Buddha Shakyamuni ha uguale potere di portare gli esseri verso l’illuminazione.

Ai tempi di Shakyamuni Buddha c’era un capo famiglia particolarmente rivolto verso le cose esteriori, egli non aveva fede nel Buddhadharma, mentre sua moglie era un essere interiore, un essere rivolto verso le cose interiori che aveva fede nel Buddha e nel Buddhadharma. La donna decise di invitare Shakyamuni con i suoi discepoli, gli Aharat, ma il marito non era molto d’accordo e ci fu una piccola discussione tra loro. Comunque, la donna invito Shakyamuni e si predispose sulla porta di casa con dell’incenso per richiedere che Shakyamuni accettasse l’invito. La mente pura di Buddha può vedere ogni cosa esistente così si accorse di questo e tramite i poteri psichici arrivò volando con i suoi discepoli a casa della donna di nome Managasangha. Buddha arrivo nel momento stesso in cui la donna faceva richiesta e cavalcando leoni attraverso lo spazio lo seguivano i discepoli. Durante questo viaggio molti esseri come uccelli del cielo, o insetti ed altri, furono condotti sul sentiero dell’illuminazione.

Per illustrare un altro dei poteri del Corpo di Buddha Shakyamuni si dice che quando egli mendicava sulla strada che porta dal monastero ai villaggi i suoi piedi non toccavano mai terra – rimanendo circa quattro dita alzati da terra – e tutti gli esseri che si trovavano a passare sotto i suoi piedi, come vermi, insetti, bruchi e così via, rimanevano per sette giorni in uno stato di grande beatitudine.

Un altro dei poteri di Buddha Shakyamuni è quello di insegnare contemporaneamente a più discepoli in accordo con il loro livello mentale così che ognuno nello stesso momento ascolta un insegnamento ed ha realizzazioni diverse da quelle del suo compagno.

Quando Buddha insegnava a Sarnath in India e dava insegnamenti sull’impermanenza ad un discepolo ognuno degli altri comprendeva secondo il proprio livello e capitava che alcuni ricevessero insegnamenti su Shunjata e realizzassero la vacuità. Buddha Shakyamuni può con una sola parola dare la risposta corretta alle diverse domande di più discepoli. Questi sono esempi dei poteri della Pura Parola che un Buddha possiede.

Per quanto riguarda i poteri posseduti dalla Mente pura di un Buddha questa può vedere ogni fenomeno esistente nel passato, nel presente e nel futuro, e queste tre cose contemporaneamente. Non c’è alcuna interruzione in questo processo, non c’è un attimo in cui Buddha non percepisca l’esistenza degli esseri e non li veda chiaramente. Possiamo dire che in questo momento la Mente pura del Buddha vede che noi siamo qui all’Istituto Lama Tzong Khapa per ricevere insegnamenti, inoltre vede i pensieri singoli di ciascuno di noi, non c’è nulla che non possa conoscere. Anche in questo preciso istante Buddha Shakyamuni sta lavorando per noi, sta lavorando per il nostro beneficio per guidarci fuori dalla nostra sofferenza. Ogni volta che leggiamo un libro di Dharma, ogni volta che ascoltiamo degli insegnamenti, ogni volta che li mettiamo in pratica: questo sono i modi in cui Buddha ci aiuta, i modi in cui ci guida fuori dalla sofferenza.

Se tutti gli alberi che esistono sulla superficie della terra fossero segati in piccoli pezzi e gettati nell’oceano e per milioni di anni fossero trasportati dalle onde dell’oceano fino a marcire completamente nonostante questo Shakyamuni Buddha conoscerebbe esattamente la provenienza di ogni scheggia: il luogo di provenienza, il tipo di pianta, la parte della pianta da cui proviene e così via.

Concludendo diciamo che Buddha possiede differenti qualità e poteri tramite il suo corpo, la sua parola e la sua mente Pura. Tutte queste caratteristiche sono descritte in diversi testi, uno di questi è L’Abisamaialankara Sutra e noi possiamo leggerli e trovarvi dettagliatamente descritte tutte le qualità e i poteri del puro corpo, della pura parola e della pura mente di un Buddha.

Al tempo di Guru Shakyamuni Buddha in India c’erano degli esseri esteriori, esseri che non avevano fede nel Buddhadharma, I quali mostravano di possedere il potere di richiamare la mente dei defunti nel corpo. Quando un uomo moriva essi mostravano di saper richiamare la sua mente nel corpo. In quel posto arrivò Shakyamuni e disse che non era la mente dei defunti a tornare nel corpo ma erano degli spiriti. La gente non credette subito allora Buddha disse ad ogni famiglia di avvolgere dei semi di granoturco in una stoffa, di mettervi dentro un biglietto con il nome di famiglia, e infine di mischiare tra loro tutti I sacchetti. Senza aprirli, Shakyamuni prese ciascun sacchetto e lo riconsegnò a ciascuna famiglia, allora la gente gli credette e pensò che fossero gli spiriti ad entrare nel corpo dei defunti e non la mente del morto.

A proposito della compassione che Buddha Shakyamuni ha per gli esseri senzienti, possiamo dire che la compassione che Buddha ha per noi è milioni di milioni di volte maggiore della compassione che abbiamo per noi stessi. Non è nemmeno possibile paragonare la compassione che abbiamo di noi stessi con la compassione che Buddha ha per noi.

Questa ha le seguenti caratteristiche. Se di fianco a Buddha Shakyamuni ci fosse una persona che lo insulta, lo critica, lo bastona, taglia a pezzetti il suo corpo con una lama di rasoio, e dall’altro fianco vi fosse una persona che lo elogia, gli fa offerte, lo venera, la compassione che Buddha Shakyamuni ha per questi due esseri è uguale. Egli ha infinita compassione per questi due esseri allo stesso identico modo.

Pensando a quanto abbiamo finora detto, all’infinito potere, all’infinita saggezza e all’infinita compassione di Buddha Shakyamuni dobbiamo generare dentro di noi l’attitudine di bodhicitta, cioè il pensiero di voler raggiungere lo stesso stato d’illuminazione del Buddha per poter portare tutti gli esseri senzienti allo stesso stato.

Per ora finiamo qui.

Nella prossima parte, Rinpoce comincerà ad esporre il soggetto degli Otto Versi del Training Mentale.

Corso tenuto dal Ven. Lama Thubten Zopa Rinpoce nel Luglio 1979 presso l’Istituto Lama Tzong Khapa, Pomaia, PI (Tratto dal sito https://nalandaedizioni.it/2021/09/15/il-sentiero-graduale-verso-lilluminazione-lam-rim-parte-prima/?mc_cid=30f1f579e3&mc_eid=13bdd293c8 che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)