Ven. Ghesce Yesce Tobten: I Tre aspetti principali del sentiero – 1

Ven. Ghesce Yesce Tobten
Ven. Ghesce Yesce Tobten

Insegnamento sui “Tre aspetti principali del sentiero” conferiti dal Ven. Ghesce Yesce Tobten nel dicembre 1983: prima parte

Mi è stato chiesto di venire qui per passare un po di giorni, cosi ho pensato di usare il tempo in un modo significativo insegnando un breve testo che si chiama “I tre aspetti principali del sentiero”
Se condensiamo gli 84,000 tipi di insegnamenti che sono stati esposti dal Budda, questi possono essere trovati negli insegnamenti del Lam Rim, e, se vogliamo vedere quali sono i principali aspetti di questo Lam Rim, possiamo dire che sono Tre: appunto i Tre aspetti principali del sentiero.
Questi tre aspetti sono:
– l’ATTITUDINE EMERGENTE (NISHARANA)
o DISGUSTO PER IL SAMSARA è, appunto, un’attitudine che sorge quando si arriva a comprendere realmente il Dharma).
– il PENSIERO ATRUISTICO DI OTTENERE l’ILLUMINAZIONE (BODHICITA)

– la COMPRENSIONE DELLA VACUITA’ (GIUSTA VISIONE)

Di solito si dice che noi esseri umani siamo simili per il fatto che vogliono evitare situazioni spiacevoli, ed ottenere il meglio. Non esiste un metodo esterno o materiale per ottenere lo copo comune degli esseri, cioè abbandonare il dolore, se ci fosse ,non sarebbe necessaria una pratica spirituale, ma poiche non esiste un metodo materiale per ottenere questo, la pratica spirituale si rende necessaria.
Perché si dice che tramite il sentiero spirituale è possibile andare al di la del dolore?
Si dice questo perché analizzando qual è la radice di questo dolore vediamo che è la concezione che afferra la reale esistenza delle cose: questa concezione è alla base ogni sofferenza che sperimentiamo nella esistenza.
Ciò può essere eliminato dalla visione che comprende la vacuità.
Ci sono vari stati a cui possiamo aspirare: lo stato di una esistenza divina, felice, lo stato corrispondente alta liberazione personale e lo stato di illuminazione perfetti. Tutti questi stati possono esser ottenuti praticando il Dharma.
Se in questa vita pratichiamo il Dharma, ci comportiamo in modo autentico, ed evitiamo spontaneamente ciò che è dannoso, nella prossima vita otteneremo una esistenza migliore. Questi stati migliori che noi desideriamo non possono essere acquisiti in un modo diverso della pratica del Dharma, ad es. non possono essere comperati.
Allo stesso modo, quando si parla dell’ottenimento della liberazione, allo stesso modo, quando si parla dell’ottenimento della liberazione, questo ottenimento non è qualche cosa di ottenibile tramite oggeti esterni, ma è qualcosa che si acquisisce in noi tramite la pratica del tre training di moralità, concentrazione, saggezza. Allo stesso modo lo stato del completo risveglio di un Budda è ottenibile solo attraverso la pratica interiore delle 6 paramita. …Quindi, questo stato di completo risveglio, in cui è raggiunto il massimo beneficio per noi e per gli altri è possibile solo attraverso la pratica di un sentiero spirituale. Questo stato di completo risveglio è il risultato di una accumulazione di energia positiva che da una parte da la possibilità di realizzare il beneficio degli altri e dall’altra lo sviluppo di conoscenza che realizza il proprio beneficio. Questo stato è ottenibile tramite la pratica interiore: il meglio che si possa ottenere come esseri è questo stato.
La liberazione è ottenibile tramite la pratica interiore, e cosi pure le esistenze migliori future.
Ho spiegato molte volte le ragione che provano l’esistenza delle vite passate e future, comunque che alla fin fine prova l’esistenza di queste vite è la diversità di natura che esiste tra corpo e mente. Il corpo è formato di materia da atomi e quindi è già legato ad un destino di disgregazione, la mente, invece è libera da materialità e non è legata a questo destino. Sia il corpo che la mente hanno delle cause e condizioni particolari da cui sorgono. Non sono fenomeni che nascono spontaneamente senna alcuna causa. La mente che abbiamo ora è il frutto della mente che avevamo quando eravamo più giovani, la mente del bambini è il risultato della mente del feto nel ventre materno, la mente del momento del concepimento è il risultato della mente precedente. Il primo momento della mente dell’essere concepito nel ventre della madre, non è qualcosa che sorge spontaneamente o da cause materiali, ma è preceduta da una causa che ha la stessa natura della mente, cioè da un’altra mente. In prima momento della mente di un esser concepito nel ventre materno ha perciò una causa i distinguono due generi di cause:
1) Causa sostanziale
2) Causa circostanziale
Quando piantiamo un chicco di frumento questo chicco è la causa sostanziale per la spiga che si svilupparè mentre la terra, il sole, l’acqua sono le cause circostanziali. Allo stesso modo, quando guardiamo alla mente dell’essere appena concepito nel ventre della madre, questa mente ha due aspetti:
1) Causa sostanziale, cioe una causa che è mente, che è della stessa natura
2) Cause circostanziali
La causa sostanziale è la mente dell’essere dello stato intermedio. Quando una persona more, la mente entra nello stato intermedio: questa mente dello stato intermedio è la causa sostanziale della mente dell’essere che nasce nel ventre della madre.
Quindi, se consideriamo il primo momento della mente di un essere concepito nel ventre della madre, questa mente deve avere una causa sostanziale: la causa sostanziale di un fenomeno che non è materiale deve essa stessa essere non materiale.
é impossibile che una causa materiale sia la causa sostanziale di un fenomeno che non è materia, che è privo di materia, e viseversa. Se consideriamo che la mente dell’essere nel ventre deve avere una causa sostanzialmente identica, cioe che la sostanza identica (materiale cognitiva), dobbiamo affermare che è un’altra mente, una mente precedente (che è stata la causa sostanziale della mente dell’essere nel primo momento del concepimento.)
Se consideriamo l’esistenza di una mente precedente al momento del concepimento, dovremo credere nell’esistenza di una vita precedente.
Lo stesso ragionamento è applicabile, poi al momento della morte. La mente non si disgrega come il corpo, ma continua per poi assumere altre forme di esistenza. Se consideriamo il tempo da questo punto di vista il relazione alle rinascite o ai cambiamenti di stati di esistenza della mente, ci troviamo di fronte ad un futuro che è lunghissimo. Invece se consideriamo questa esistenza in relazione alle vite passate e future, essa diventa molto breve, e cose in cui siamo coinvolti in questa vita come ad es. procurarci cibo, vestiti, fama ecc. Sono utili, ma questa utilità è limitata e questa esistenza. Se il nostro interesse in questa vita è limitato a questo genere di cose e non ci impegnano nel realizzare qualcosa per il nostro futuro che è piu lungo di questa breve esistenza, è veramente una grave perdita.
Se pensiamo che oggi siamo contenti e che questo ci basta ciò è veramente molto strano, perché l’oggi è solo una breve parte della nostra esistenza, invece il “domani” è veramente la parte più importante e più lunga.

Se consideriamo la mente del primo momento del concepimento nel ventre della madre, la causa sostanziale è la mente dell’individuo dello stato intermedio. Nello stato intermedio essere possibile anche un corpo è la causa circostanziale della mente del primo momento del concepimento. Il prende rinascita è condizionato da predisposizioni che accompagnano l’essere e dalle sue attitudini negative. É la causa di ciò che l’essere prende rinascita e vive un’esistenza condizionata. Ciò che ci libera da questo stato è la pratica del Dharma. é necessario essere liberi da questa esistenza condizionata, poichè queste ha una natura indesiderabile. Una volta che si è liberi da questa esistenza condizionata, si è realizzata la propria liberazione individuale, ma ciò non è sufficiente. Poiché è indispensabile anche realizzare il beneficio degli altri, è necessario svegliarsi completamente. Per questo completo risveglio dello stato di Budda si realizza tramite il Dharma. Il Dharma come abbiamo detto all’inizio, si riassume in questi tre aspetti del sentiero. Questo testo è stato composto da Lama Tzong Khapa. Inizia in questo modo: “Mi prostro ai piedi del Santo Lama, prima di intraprendere la composizione del testo stesso l’essenza di tutti gli insegnamenti del Budda sono racchiusi nel Lam Rim (il sentiero graduale verso l’illuminazione). Cosi come il burro è la quintessenza del latte, dice Lama Tsong Khapa, cosi il sentiero graduale è il cuore di tutti gli insegnamenti che Budda ha datto.
Il Sentiero graduale è stato elogiato da tuuta i Bodhisattva.
Lam Rim è la guida di tutti colori cie sono fortunati ad avere il desiderio di praticare il Dharma e di andare al di là della sofferenza e che aspiriamo alla Boddità. Il testo dice di non essere attaccati il benessere di questa vita, nè di proiettare uno nel futuro, nelle vite future, ma di usare…
Il Lam Rim rende significazione questa nostra, l’esistenza umana che abbiamo ottenuto e rallegra tutti i Buddha e il Bodhisattva per che dice – Ora ascolta questi insegnamenti”.
Il testo usa il termine “fortunati” per definire gli esseri che trovano piacere nella pratica del Dharma, non è semplicemente l’avere ottenuto questa esistenza, ma avere questa predisposizione verso la pratica interiore. Il testo dice che per quanto riguarda questo insegnamento, essa deve essere esposta solo a coloro che hanno il desiderio di praticare e non a coloro che hanno avversione alla pratica.
Se spieghiamo il Dharma a qualcuno che non desidera ascoltarlo o praticarlo, non facciamo altro che faccio arrabbiare e in questo modo gli creiamo le condizioni per accumulare karma negativo. All’inizia Buddha insegno ad alcuni, mentre al altri non espose nemmeno il Dharma e questo non perche nutrisse amore verso alcuni in particolare e volesse tener lontani altri, ma poche comprendeva che alcuni potevano praticare il suo insegnamento, mentre altri in qual particolare momento, non erano in grado di apprezzarlo. Qui noi tutti abbiamo interesse nella pratica del Dharma e in questo senso possiamo considerarsi fortunati e essere contenti di cio.
Ad ogni modo la pratica del Dharma è utile sia per realizzare ciò che desideriamo in questa vita, che per realizzare cose più profonde.
Il Dharma è un grado di realizzare cio che ha una profondità di significato. Attualmente abbiamo questo desiderio di praticare e perchio trova scritta la parola “fortunati”.
Il testo continua dicendo che dobbiamo considerare la nostra esistenza nel suo aspetto reale, cioè come si fosse una prigione in cui noi siamo chiusi o come un grande oceano del quale siamo in balia o come se fossimo al centro di una foresta in fiamme.
A causa dell’attacamente all’esistenza, tutti coloro che hanno un corpo, gli esseri, nuotano (per cosi dire) nell’esistenza condizionata. All’inizio, quindi, è importante conoscere questo stato di condizionamento in cui noi viviamo. Se siamo chiusi in una prigione e consideriamo questo luogo come indesiderabile allora avremo anche il desiderio di uscire. Se consideriamo l’esistenza condizionata come in realtà è allora svilupperemo il desiderio di andare al di la di essa. Se un prigioniero non considera negativa la sua mancanza di libertà e considererà la sua prigione un bel posto, non proverà mai il desiderio di scappare e resisterà in carcere a luogo. Allo stesso modo se noi non siamo consapevoli dei limiti di questa esistenza condizionata, del modo in cui noi esistiamo, allora non genereremo mai il desiderio di andare oltre.
Mancando di consapevolezza sulla natura della esistenza, non faremo alcuno sforzo per applicare i metodi per eliminare questo condizionamento e sarà cosi piu lungo il tempo in cui noi staremo in questo stato.
Essendo condizionati e limitati dalle nostre attitudini negative, non importa in quale stato di esistenza ci troviamo, alla fine la natura di qualsiasi tipo di esistenza non sarà altro che dolore. Anche se diventiamo molto ricchi la natura dalla nostra esistenza non andrà al di là del dolore. Se rinasciamo come persone povere cio sarà ancora immerso nel dolore.
Se parliamo dell’esistenza condizionata non dobbiamo crearci l’imagine di un ambiente molto grande come il mondo in cui siamo. L’esistenza condizionata non ha nulla a che vedere con il mondo esterno in ci noi viviamo ma è questo corpo stesso e questa mente, cio che costituisce da persona, questi aggregati contaminati che sono nostro samsara, la nostra esistenza condizionata.
I nostri aggregati contaminati sono il nostro samsara. Quando abbiamo freddo sperimentiamo disagio, quando abbiamo caldo sperimentiamo disagio, sulla base di questo corpo di aggregati sorge il dolore. Abbiamo bisogno di mangiare, di coprirci, di rimanere al caldo, e non importa di quanto ci curiamo di questo corpo perche prima e poi si ammalerà. Non importante di quanto ci curiamo del nostro corpo, prima o poi invecchierà. Non importa quanta cura abbiamo verso il nostro corpo, prima o poi moriremo. In questa esistenza questo corpo ci procura molta sofferenza. Per sopravvivere bisogna intraprendere attività che suscitano sentimenti di attaccamento o di avversione verso le cose. Questo corpo è la base di sofferenze che sperimentiamo e di ciò che sperimenteremo. Esiste un punto, tramite la pratica di Dharma.
in cui non è piu necessario possedere un corpo contaminato dalle attitudinà negative come abbiamo ora, però fino ad allora, la sofferenza è un cosa garantita, poiche il cerchio con le rinascite continua e il cerchio implica l’esistenza con un corpo.
Quando, tramite la pratica del Dharma non è piu necessario assumere un corpo contaminato come lo abbiamo ora allora si raggiunge la libertà dalla sofferenza. Questo nostro corpo è creato dalle nostre libertà dalla sofferenza. Questo nostro corpo è creato dalle nostre disposizioni e dalle nostre attitudini negative, che hanno come causa la concezione che afferma la reale esistenza delle cose. Fino a quando non rimuoviamo questa concezione della nostra mente, esiste sempre in noi la causa della sofferenza, l’impulso iniziale per assumere uno stato di esistenza in cui si soffre.
Tramite la pratica del Dharma si sviluppa la saggezza che realizza la vacuitae questa saggezza è l’opposto della concezione che realizza la reale esistenza delle cose. Generando questa saggezza, questa concezione viene eliminata e anche le predisposizioni negative che si accumulano a causa di essa e le attitudini negative che sorgono sono eliminate. La base del dolore viene dunque a svanire per generare questa saggezza è necessario avere l’attitudine emergente, quell’attitudine che desidera la liberà dall’esistenza condizionata. Che cos’è il samsara?
Il genere nel Buddismo, ciò che viene definito Samsara è la mancanza di libertà dell’esistenza condizionata. Noi veniamo gettati in questa esistenza senza che lo desideriamo o lo cerchiamo, in questo senso manchiamo di libertà, manchiamo di libertà perché questo corpo invecchia senza che noi possiamo farci niente, per arrestare questo processo e manchiamo di libertà perché ad un certo punto dobbiamo lasciare questa esistenza e morire, questa è ciò che intendiamo per esistenza condizionata: UN ESISTERE SENZA AVERE UNA VERA LIBERTA’ DI SCELTA. Da un certo punto di vista questa mancanza di libertà esiste sulla base di ciò che ci costituisce: gli aggregati psicolfisici della nostra persona. In questo senso si può identificare questa mancanza di libertà con gli aggregati psicofisici stesi che ci compongono. L’esistenza condizionata è questo ciclo di nascita, vecchiaia, malatia, morte cui siamo soggetti senza avere possibilità di scelta.
Se con questa mente analitica ed intelligente non riusciamo a realizzare qualche cosa di veramente elevato sarebbe una grande perdita.
Cio di cui si parla come meta elevata è lo stato di Budda. E’ necessario la pratica che occore è racchiusa nel sentiero graduale. Come abbiamo detto, il sentiero graduale è incluso nei tre aspetti principali:
1. attitudine emergente
2. pensiero altruistico di ottenere l’illuminazione
3. visione perfetta

Per ottenere questo stato sono necessari due aspetti della pratica:
1. aspetto del metodo che include il pensiero altruistico che aspira all’illuminazione
2. aspetto della saggezza che è la mente che realizza la vacuità.

Per poter generare nella propria mente il pensiero altruistico, che aspira all’illuminazione è necessario avere una grande compassione che può nascere solo sulla base di aver generato l’attitudine che desidera emergere dal Samsara. Come abbiamo visto, questo attitudine emergente si riferisce al non attaccamento verso la felicità o il piacere che si può acquisire in questa esistenza, o nel ciclo delle esistenze: un ostacolo verso questo cose che è accompagnato dal desiderio di ottenere la liberazione. Per poter generare un’attitudine che è priva di attaccamento per il piacere ottenibile in questa vita, è necessario realizzare la difficoltà di ottenere una preziosa rinascita umana e insieme a ciò è necessaria la consapevolezza dell’impermanenza dell’esistenza umana e della morte. Sulla base di questa esistenza umana, si dice che abbiamo un’opportunità che le è propria (e non è propria della esistenza animale, o divina o infernale) ed è l’opportunità di praticare il Darma.

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