18 – Il Dhammapada: Miscellanea

Dhammapada 314: E' preferibile non fare un'azione che non va fatta, perché dopo ci si pente.

Dhammapada 314: E' preferibile non fare un'azione che non va fatta, perché dopo ci si pente.

Miscellanea

290

Se tralasciando un piccolo piacere, se ne può provaré

uno grande, abbandoni pure

chi è forte il piacere piccolo per contemplare quello grande.

291

Chi per raggiungere la propria

felicità causa dolore agli altri esseri, stretto nei vincoli

dell’odio, non si affranca dall’odio.

292

Quando si rifiuta quello che si deve fare e si fa quello

che non si dovrebbe,

aumentano i vincoli per gli arroganti e gli sbadati.

293

Ma chi è bene attento,

si impegna nel controllo del proprio corpo, non fa ciòche non si deve, mentre compie

sempre quello che è permesso, per costui, che è saggio

e consapevole, vengono meno i vincoli.

294

Dopo aver ucciso madre, padre e due re coraggiosi,

dopo aver distrutto un regno

e i suoi sudditi, il brahmano si allontana senza colpa.

295

Dopo aver ucciso madre,

padre, due re probi e per quinta una tigre, il brahmano si

allontana senza colpa.

296

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro consapevolezza

è volta giorno e notte verso il Buddha.

297

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro consapevolezza è volta

giorno e notte verso la Legge.

298

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro attenzione

è volta giorno e notte verso la Comunità.

299

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro attenzione è volta giorno

e notte verso il loro corpo.

300

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro mente

si compiace giorno e notte di non recare danno ad alcuno.

301

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro mente si compiace giorno

e notte nella meditazione.

302

E’ sgradevole lasciare il mondo, sgradevole è vivere

in un’abitazione scomoda,

fonte di sofferenza è vivere insieme a chi non ti è uguale,

chi vive errabondo è vittima

di infelicità, per questo non andare ramingo e non sarai

preda dell’infelicità.

303

Chi ha fede, è virtuoso,

ha raggiunto felicità e ricchezza, in qualunque luogo

si trovi, tutti lo riveriscono.

304

I buoni sfavillano da lontano, come le cime innevate;

i cattivi, invece,

non sono visibili, come dardi scoccati di notte.

305

Di sedere da soli,

di dormire da soli, di errare solitari senza mai

provare fatica, di dominare

se stessi, ci si compiaccia sul limitare della foresta.

* L’abisso

306

Chi mente cade nell’abisso al pari di chi,

avendo commesso qualcosa, dice di non averlo fatto. Dopo

la morte, entrambi sono uguali: nell’altro

mondo sono uomini che hanno compiuto cattive azioni.

307

Molti sono coloro che, pur indossando l’abito giallo,

sono cattivi e corrotti; questi malandrini

otterranno l’inferno a causa delle loro cattive azioni.

308

E’ preferibile inghiottire

una sfera di ferro rovente, come fuoco bruciante,

piuttosto che vivere

in modo dissoluto e senza freno sulla carità del paese.

309

Chi senza prudenza giace

con la moglie del vicino ottiene quattro cose:

fa del male, giace in un letto

scomodo, per terzo viene punito e infine va all’inferno.

310

Nessuno desideri la moglie del vicino, perché è peccato,

gli si apre una brutta via

per l’inferno, prova breve piacere, impaurito tra le braccia

di lei, anch’essa

impaurita, e il re gli infligge una grave pena.

311

Come una foglia di erba kusha

ferisce la mano che la afferra in malomodo, la meditazione

mal praticata conduce all’inferno.

312

L’azione compiuta senza slancio, la promessa

non mantenuta,

l’obbedienza incerta non daranno grandi frutti.

313

Bisogna fare con determinazione e forza ciò che va fatto

Il monaco senza energia

alza solo polvere dal proprio attaccamento.

314

E’ preferibile non fare

un’azione che non va fatta, perché dopo ci si pente.

Ciò che va fatto

e meglio farlo bene, perché non ci si pente.

315

Come una rocca sorvegliata da ogni lato, sia dentro

che fuori, così ci si custodisca,

senza distrarsi mai. Chi fa passare l’attimo, patisce

in seguito, quando sarà all’inferno.

316

Chi si vergogna di ciò di cui

non bisogna vergognarsi, non vergognandosi, invece,

di quello di cui ci si deve

vergognare, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina

per la cattiva strada.

317

Chi teme ciò che non bisogna temere, non temendo,

invece, quello che è

da temere, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina

per la cattiva strada.

318

Chi pensa di dover evitare

ciò che non bisogna evitare, non evitando,

invece, quello che va evitato,

si incammina per la cattiva strada.

319

Chi pensa di dover evitare quello che bisogna evitare

e di non evitare quello

che non si deve evitare, avendo fatto sua la retta visione,

si incammina

per la strada che conduce al bene.