6 Shantideva Bodhisattvacharyavatara: la pazienza.

Shantideva, Bodhisattvacharyavatara, VI, 125: Da oggi in poi allo scopo di compiacere i Vittoriosi dominerò i miei difetti mentali e la mia rabbia, servirò gli altri, e se anche molti di loro mi ferissero, mi battessero con bastoni od altro, o mi uccidessero, non reagirò contro costoro e così allieterò i Vittoriosi.

Shantideva, Bodhisattvacharyavatara, VI, 125: Da oggi in poi allo scopo di compiacere i Vittoriosi dominerò i miei difetti mentali e la mia rabbia, servirò gli altri, e se anche molti di loro mi ferissero, mi battessero con bastoni od altro, o mi uccidessero, non reagirò contro costoro e così allieterò i Vittoriosi.

SHANTIDEVA, BODHISATTVACHARYAVATARA, CAPITOLO 6°: LA PAZIENZA

1 Tutte le azioni positive, portate a compimento per un periodo di mille ere cosmiche, come ad esempio offerte fatte ai Tahagata e praticare la generosità, verranno distrutte da un solo breve istante di collera.
2 Non esiste altra negatività simile alla rabbia, né esiste di contro una forza d’animo pari alla pazienza, per questo devo meditare su essa con impegno ed in molti modi.
3 Il mio pensiero non troverà mai pace finché sarà preda ed alimenta il nocivo seme dell’odio. Non troverò ne gioia ne felicità, non sarò in grado di addormentarmi e mai mi riposerò.
4 Nobili condottieri, se ottenebrati dall’odio, verranno attaccati ed uccisi, perfino dai servi che da loro ricevono doni e sostentamento.
5 Lasciati soli da parenti ed amici, ed isolati perfino da coloro che sono attirati dalle loro ricchezze, gli individui che sono colmi di ira non godono di gioia ne di pace mentale.
6 Per cui la collera, questo nemico, è la causa di tutti questi mali. Ciononostante chi fermamente si impegna ad eliminare la propria ira troverà la felicità in questa vita e nelle altre.7 Ottenendo ciò che non desidero, e pure quello che ostacola i miei desideri, l’insoddisfazione della mia mente si accresce e da essa nasce la rabbia che mi sconvolge e mi opprime.
8 Perciò eliminerò accuratamente ogni causa che possa far nascere questo mio avversario, la rabbia; di fatto questa ha un unico obbiettivo: quello di recarmi danno.
9 Qualunque cosa mi avvenga, non dovrà mai danneggiare la gioia della mia mente, poiché se io divento infelice e depresso non potrò poi ottenere quello che desidero e le mie qualità negativamente ne risentiranno.
10 Perché incupirsi per un problema quando esiste rimedio? Ed a che scopo essere infelici se il rimedio non esiste?
11 Per me ed i miei cari non desidero né umiliazioni né dolori e né insulti e rimproveri; me per i miei nemici vale proprio il contrario.
12 Le cause della felicità sono molto rare da ottenere, mentre molte sono quelle delle sofferenze. Nonostante ciò senza sperimentare il dolore non ci sarà desiderio di liberarsi da lui, quindi la mia mente io esorto ad essere forte e determinata.
13 Dato che asceti e persone provenienti da Karnapa sopportano senza motivo anche il dolore di ferite e bruciature, perché io sono privo del coraggio di ottenere la liberazione?
14 Niente esiste qui che non sia accessibile con una costante familiarità. Perciò abituandomi a tollerare le più lievi difficoltà io mi eserciterò per sopportare le più grandi avversità.
15 Non devo già forse sopportare difficoltà come i morsi degli insetti o quelli dei serpenti? E pure le sensazioni di fame, di sete, e fastidiosi sfoghi della pelle?
16 Non devo quindi essere afflitto e preoccuparmi per caldo, freddo, pioggia e vento, malattie, prigionia, percosse. Altrimenti la mia preoccupazione peggiorerà solo la situazione della mia condizione.
17 Esistono persone che alla vista del loro sangue moltiplicano il coraggio e gli sforzi , dimostrando grande valore. Esistono poi pure altri che vedendo il sangue altrui vengono abbandonati dalle loro forze, e si sentono svenire.
18 Questo è solo il risultato della condizione della mente, la quale può essere forte oppure colma di paura; perciò debbo vincere ogni dolore senza lasciarmi influenzare dalle difficoltà.
19 La mente dei saggi, anche quando sperimenta dolore, resta quieta e chiara. Perché sanno che nella lotta contro i difetti mentali le difficoltà sono, molte come in tutte le battaglie.
20 Soldati valorosi sono quelli che , incuranti del loro dolore, distruggono i loro veri nemici come l’ odio e le altre negatività. I guerrieri ordinari uccidono solamente cadaveri.
21 Pure la sofferenza ha la sua utilità: a causa del dolore vengono eliminati orgoglio e arroganza, si prova compassione per coloro chi si aggirano nel ciclo delle rinascite, si evita di fare del male e si ha gioia nel praticare le virtù.
22 Non posso arrabbiarmi con la bile e con gli altri umori del corpo, i quali sono causa di tanta sofferenza; perché dunque adirarmi verso gli esseri viventi, visto che anche loro sono vittime delle stesse condizioni?
23 Nonostante nessuno desideri essere ammalato le malattie si manifestano. Quindi allo stesso modo, anche se non desiderati, i difetti mentali si creano con assiduità dentro di noi.
24 Spontaneamente le persone vanno in collera, senza programmare: “adesso io mi arrabbio”, allo stesso modo pure l’irritazione si crea in maniera spontanea senza essere premeditata.
25 Ogni male che viene sperimentato, e tutti i tipi di azioni negative si manifestano a causa dell’influenza delle circostanze e delle condizioni, e nessuno di questi nasce da solo in modo indipendente e autonomo.
26 Un insieme di circostanze è privo dell’intenzione di produrre alcun tipo di risultato, ne i frutti da loro prodotti pensano: “sono stato creato da tali circostanze ”
27 Quello che viene considerato “sostanza primordiale” e ciò che viene nominato come “sé” non pervengono al piano dell’esistenza pensando : “questo è il modo in cui io mi manifesterò”.
28 Poiché questi sono non prodotti e sono inesistenti, dove mai troverebbero dentro di loro il desiderio di esistere? Visto che il sé costantemente ha percezione degli oggetti, ne consegue pure il sé non cesserà mai di esistere.
29 E se poi il sé fosse permanente, sarebbe allora chiaramente inattivo, come lo spazio. Perciò pure entrando in contatto con altre condizioni, come potrebbe la sua natura immutabile venire influenzata da dette condizioni?
30 Se condizionato da certe azioni particolari il sé resta immutato come in precedenza, quale influenza avranno avuto allora queste su di lui? Nel caso l’attività fosse svolta da qualcos’altro, quale sarebbe le connessione fra sé ed azione?
31 Per questo, ogni fenomeno dipende da altri fattori, ognuno di essi indipendente ed autonomo. Avendo capito tutto ciò, sarebbe assurdo essere preda dell’ira con i fenomeni che sono simili ad illusione.
32 Se io mi domandassi :”In questo caso, poiché ogni cosa è simile ad un miraggio, chi è colui che combatte tale rabbia? La rabbia non esiste e chi la combatte non esiste, quindi inutile combatterla”: ma in realtà è utile, infatti applicando il suo antidoto, la pazienza, usciremo dal ciclo delle sofferenze.
33 Perciò quando vedo un amico o un nemico compiere un azione negativa, devo riflettere che le azioni commesse sono prodotte dalle condizioni, e devo rimanere in uno stato di calma.
34 Infatti se le situazioni si verificassero secondo le volontà o le intenzioni degli esseri senzienti, in che modo potrebbe manifestarsi la sofferenza, dato che nessuno desidera soffrire?
35 A causa della inconsapevolezza però le persone riescono a farsi male anche con rami, spine ed altri oggetti. E allo scopo di ottenere donne e altri beni alcuni diventano furiosi e si privano anche del cibo.
36 Altri poi si danneggiano da soli con azioni negative, fino ad uccidersi impiccandosi, o gettandosi nei precipizi o avvelenandosi.
37 Se dominati dal potere dei difetti mentali alcuni arrivano perfino a uccidere il proprio Io, che essi considerano così prezioso, come possiamo aspettarci che non danneggino gli altri?
38 E quando essi , vittime dei propri difetti mentali, commettono suicidio, pure se non riuscissi a provare pena per loro, riuscirò certamente a non adirarmi con essi .
39 Pure se per la loro natura le persone infantili sono pronte a fare del male agli altri, quale scopo avrei ad adirarmi con loro? Sarebbe come prendersela con il fuoco perché esso brucia!

40 Allo stesso modo apparirebbe scorretto prendersela con coloro che commettendo uno sbaglio sono per natura invece affidabili: sarebbe come prendersela con lo spazio perché è transitabile dalle nubi e ne permette la presenza.

41 Io mi arrabbio con chi mi colpisce con il bastone, ma non con il bastone che è l’oggetto che mi colpisce. In questo modo allora devo agire, colui che mi colpisce è spinto dall’odio, ed io contro l’odio devo adirarmi.

42 Nelle vite passate io ho procurato simili danni alle altre creature, perciò è giusto che ora lo stesso danno ricada su di me quando gli altri mi danneggiano.

43 Sia le armi che feriscono, sia il corpo che riceve le ferite sono cause di dolore. Se alcuni hanno levato le armi su di me mentre sono in un corpo fisico, con chi o cosa dovrei in realtà adirarmi?

44 Questa forma umana è così simile ad una ferita aperta, la quale appena sia sfiorata non riesce a sopportare il dolore. Io stesso mi attacco a questa ferita, il corpo, accecato dalla bramosia, e quindi con chi debbo adirarmi quando provo sofferenza?

45 Siamo proprio come bimbi senza accortezza, perché pure non desiderando la sofferenza rimaniamo ugualmente attaccati alle sue cause e cosi ci danneggiamo: da soli ci infliggiamo dolore. Perché dunque adirarsi con gli altri?

46 Allo stesso modo che i guardiani degli inferi e le foreste di foglie di lame come rasoi sono il frutto delle mie azioni, la sofferenza che io ora sperimento da solo mi sono prodotto. Con chi debbo prendermela?

47 Quelli che mi fanno danno sono sospinti a farlo dal mio stesso karma negativo. Ma loro cadranno negli inferi per questo, e sarò solo io la causa della loro rovina.

48 Io grazie a loro invece potrò purificarmi dalle negatività sopportando tramite la pazienza i danni da loro inflitti. E invece loro a causa mia cadranno nei reami inferiori , negli inferi.

49 Quindi io sto causando loro danno, non essi. Essi invece cono i miei benefattori. Quindi come può la mia mente malvagia adirarsi contro costoro che le fanno aumentare meriti?

50 Se la mia mente potrà praticare la perfezione della pazienza io potrò evitare di cadere nelle pene infernali. Ma mentre io mi salverò, quale sorte toccherà invece ai miei avversari?

51 Pure ricambiandogli il danno inflittomi è sicuro che non potrei salvarli. E inoltre in questo caso degenererei l’ottima condotta e distruggerei la mia pratica della pazienza.

52 Visto che la mente è immateriale non esiste modo di distruggerla. Ma allo stesso tempo a causa del suo tenace attaccarsi al corpo essa diviene preda delle sofferenze fisiche.

53 Dato che ne offese, ne derisioni, ne critiche o parole ostili, e neppure il disprezzo causano danni al mio corpo, perché la mia mente diviene cosi piena di rabbia e rancore ?

54 Visto che il disprezzo mostratomi dalle altre persone, sia ora che nelle rinascite future, mai potrà distruggermi, perché debbo esserne cosi infastidito?

55 Potrebbe essere perché i miei frutti materiali ne risentiranno. Ma tanto poi non dovrò abbandonare ogni bene materiale per portare con me, sicuramente, solo le azioni positive compiute?

56 Meglio sarebbe allora abbandonare il corpo oggi stesso, piuttosto che vivere a lungo ma in maniera malvagia. Pure vivendo per lunghi anni vi sarà sempre il dolore della morte.

57 Alcuni potrebbero destarsi da un sogno in cui per un secolo hanno vissuto nella gioia assoluta. Altri potrebbero destarsi da un sogno in cui hanno vissuto un breve istante di felicità.

58 Quando entrambi si svegliano, la felicità dei sogni è terminata, e non si ripresenterà più. alla stessa maniera quando la morte verrà a coglierci, le nostre vite, o brevi, o lunghe, avranno termine.

59 Pur potendo possedere enormi ricchezze e vivendo una vita felice, come se fossimo derubati dai predoni a mani vuote e nudi ce ne andremo da questa esistenza.

60 Potrei forse pensare che la ricchezza mi permetterà di vivere agiatamente, per cosi purificare le negatività e accumulare meriti. Ma se a causa di essa io andassi in collera e agissi senza scrupoli, i miei meriti si estingueranno ed accumulerò solo il male.

61 Quale scopo può avere la vota di colui che si comporta in modo efferato, se tale esistenza avrà come frutto solo il male?

62 Se mi infurio con coloro che mi diffamano, per allontanarli da me, perché non lo faccio anche con coloro che calunniano gli altri?

63 Se provo pazienza verso tale comportamento rivolto agli altri, perché non lo sono anche quando è rivolto verso di me, pesando che le parole ostili sono frutto solo di difetti mentali?

64 Perfino coloro che compiano insulti contro il Dharma, o gli stupa, o le immagini sacre arrivando fino a distruggerle, non potranno mai essere oggetto della mia collera, perché i buddha di fatto sono indistruttibili.

65 Devo inoltre combattere e prevenire l’ira che mi sorge nei confronti di chi danneggia i miei parenti, i miei maestri spirituali e gli amici, considerando, come fatto prima, che questi danni derivano nient’altro che dalle condizioni.

66 Visto che gli esseri subiscono ferite e da oggetti privi di vita e da esseri viventi, dove è il motivo di provare ira solamente per questi ultimi? Perciò ne consegue che dobbiamo accettare con pazienza qualunque male.

67 C’è chi guidato dall’ignoranza agisce in modo negativo, altri che sempre sotto la stessa influenza rispondono con l’ira. Chi fra questi agisce in modo corretto? Chi si comporta in modo sbagliato?

68 Perché nel passato ho commesso azioni per cui adesso vengo danneggiato dagli altri? Tutto ciò è solo il frutto del karma accumulato, perciò, perché devo arrabbiarmi?

69 Avendo compreso tutto ciò io devo sforzarmi di mettere in atto le azioni positive, in maniera tale da far nascere negli altri una spinta di amore reciproco.

70 Per esempio quando una abitazione va a fuoco è saggio gettare lontano da essa paglia ed altri oggetti infiammabili per evitare che le fiamme si allarghino alle abitazioni vicine.

71 Quando la mente, allo stesso modo, brucia dal desiderio dell’odio, generato dall’attaccamento, immediatamente dovrei estinguerlo nel timore che i miei meriti vengano cancellati.

72 Forse che non è felice chi condannato a morte, viene liberato dopo che invece di togliergli la vita gli viene amputata una mano? nello stesso modo, non posso io solamente subendo le sofferenze di questa esistenza , considerarmi fortunato , visto che grazie a ciò eviterè le fiamme degli inferi?

73 Se non riesco a sopportare neanche il più piccolo dolore in questa mia vita, perché allora non elimino adesso quella collera che mi sarà causa di sofferenza nei reami inferiori.

74 Per aver soddisfatti i miei desideri ho gia dovuto subire molteplici pene negli inferi, e tuttavia con quelle azioni non ho accumulato meriti ne per gli altri ne me stesso.

75 Però dato che un grande beneficio mi deriverà dal soffrire adesso pene neanche paragonabili a quelli infernali, perché non debbo gioirne adesso di questi dolori che mi permettono di liberare tutti gli esseri dalle rinascite nel samsara?

76 Se qualcuno sperimenta felicità nel fare le lodi di una persona che ha delle virtù, perché anche tu, o mente mia, non gioisci facendone lodi allo stesso modo?

77 La gioia che proveresti sarebbe sorgente di perfetta felicità. Gioire è un consiglio datoci dai buddha ed è lo strumento migliore per far nascere l’armonia fra le persone.

78 Ma se qualcuno affermasse : ” ma così solo coloro che sono lodati proverebbero gioia”. Ma se tu non approvi questa gioia, se cessi di donare e ricambiare i favori, sarai tu che non avrai meriti, ne in questa vita, ne nelle rinascite future.

79 Quando gli altri lodano le mie qualità, voglio che pure le altre persone provino gioia per questo, ma quando lodano quelle degli altri la mia felicità è piccola e piena di critiche.

80 Avendo sviluppato il pensiero del risveglio, con la motivazione di liberare dal samsara tutti gli esseri senzienti, perché trovo motivi per irritarmi se altri raccolgono un po’ di felicità?

81 Se desidero veramente che tutte le creature divengano buddha venerati nei tre reami, perché debbo essere preda della gelosia pure quando vedo gli altri ottenere solo piccole felicità.

82 Se avessi qualcuno di cui prendermi cura e a cui dare molto aiuto, e questo poi diventasse in grado di provvedere da solo a se stesso, non dovrei gioirne invece che arrabbiarmi?

83 Se non desidero neanche una piccola cosa come questa per gli esseri, come posso desiderare allora fermamente che essi raggiungano l’illuminazione? E come è possibile accrescere al bodhicitta, quando mi rattristo se gli altri ottengono qualcosa?

84 Se per caso qualcuno riceve qualche cosa, oppure se il dono rimane in casa del benefattore, in tutti e due i casi io non ne avrò niente di guadagno, quindi di cosa dovrei preoccuparmi?

85 Perché invece non me la prendo con me stesso, visto che getto al vento i meriti, la fede e tutte le altre virtù? Perche non coltivo invece le cause della ricchezza?

86 Quindi la mia mente non solo non vuole purificare le azioni negative compiute, ma invece vuole contrastare con coloro che hanno compiuto azioni meritorie.

87 quando un tuo nemico è infelice, perché questo avvenimento dovrebbe essere la causa della tua gioia? La tua mente, semplicemente desiderando la sua sofferenza, non potrà arrecargli alcun danno.

88 E se pure dovesse soffrire secondo i tuoi desideri che tu hai espresso con tanta ostilità, dove potresti trovare il motivo di tanta tua felicità? Nel caso tu dica :” ora sono soddisfatto” questa sarà una cosa veramente meschina e spregevole.

89 Ed allora, se io avessi agito così, quale sarebbe il mio destino? Catturato dal terribile amo calatomi davanti dai miei difetti mentali, sarò poi gettato negli infernali calderoni dai guardiani degli inferi, e li a lungo starò a cuocere.

90 Il continuo accumularsi degli elogi e della fama non mi servirà ad accrescere i miei meriti, ne ad allungare di un solo istante la mia vita. Non mi darà neanche salute oppure forza, e neanche qualunque altro beneficio fisico.

91 Se fossi saggio mi chiederei quale reale beneficio mi potrebbe portare tutto ciò, e comprenderei quello che per me è realmente positivo. Ma se invece tutto ciò che voglio è solo un po’ di divertimento , allora potrei dedicarmi al gioco, al bere e cosi via.

92 Solo per avere elogi dagli altri dilapido le mie ricchezze e perdo perfino la vita. A cosa mi serviranno gli elogi ricevuti? Quando la morte mi coglierà, a chi faranno piacere?

93 I bambini piangono quando i loro castelli di sabbia crollano. Nello stesso modo, quando elogi e fama mi verranno a mancare, la mia mente diventerà simile a quella dei bambini

94 I suoni espressi nelle parole con cui mi elogiano hanno nello spazio breve durata, per questo il suono non ha nessuna intenzione di elogiarmi. Allora io dico “Ma è la gioia che gli altri provano per me ” ad essermi elogio. Sono davvero queste le meschine cause della mia gioia? Soddisfare il mio egoismo?

95 Sia che gli elogi siano diretti a me che ad altri, io non ne ricaverò nulla perché quella gioia che altri sperimentano sarà solo loro, ed io non potrò goderne neanche in piccola parte.

96 Se io sono felice quando altri provano gioia per me, allora tutti gli esseri dovrebbero per me essere fonte di gioia. Perciò quando le lodi vanno agli altri, come mai non gioisco di questa causa di felicità?

97 La soddisfazione che nasce dal concetto :” mi stanno elogiando” è senza senso, è solamente un comportamento infantile.

98 Gli elogi ed i complimenti mi distraggono, e diminuiscono la mia avversione per il samsara. Comincio ad invidiare le qualità degli altri, e così quello di positivo che è dentro di me viene danneggiato.

99 Perciò coloro che si dedicano a disprezzarmi, invece, stanno sicuramente impedendomi di cadere nei regni inferiori di rinascite sfortunate.

100 Non devo essere ostacolato da ricchezze e onori io che desidero ottenere la liberazione, perché allora dovrei provare rabbia verso coloro che mi stanno liberando da questi ostacoli?

101 Proprio come le benedizioni del buddha, coloro che mi ostacolano , mi stanno sbarrando le porte degli inferi, quindi perché debbo provare ira verso di loro.

102 E se sorgesse in me il pensiero ” ma se mi ostacolassero nelle pratiche virtuose?”. Neanche allora sarebbe corretto arrabbiarsi, poiché non esiste pratica ascetica che sia paragonabile alla pazienza, quindi devo certo metterla in pratica.

103 Se per i miei difetti non sono paziente contro un simile avversario, io divento in quel momento l’ostacolo che mi impedisce di accumulare tutti i meriti che potrei ottenere.

104 Questo perché nulla si manifesta in assenza di fattori che lo precedono, ma al contrario se vi sono fattori relativi al fenomeno esso si verifica. Se qualcosa è causa di qualcos’altro , come si potrebbe affermare che ne impedisce anche il nascere?

105 I mendicanti non sono ostacoli alla generosità, anzi; e coloro concedono che le ordinazioni monastiche non sono certo ostacolo ai monaci.

106 In effetti molti sono i mendicanti a questo mondo, e di questi quelli che ci aggrediscono per rapina sono pochi. Perciò se io non faccio del male ad altri, molto rari saranno coloro che lo faranno a me.

107 Perciò, come se fossero un tesoro trovato sotto al pavimento di casa senza nessuna fatica, coloro che mi sono nemici divengono in realtà un aiuto per la mia pratica di bodhisattva, e quindi per questo dovrei considerarli motivo di gioia.

108 I frutti positivi della pratica della pazienza sono benefici per essi e per me, in quanto entrambi abbiamo contribuito al loro sorgere. Ma però debbono essere prima offerti ai miei avversari, dato che essi sono causa della pratica della pazienza che ha permesso di maturare quei frutti.

109 Se poi io affermassi che non dovrei lodare i miei nemici visto che nelle loro intenzioni certo non vi era quella di stimolare la mia pazienza, allora perché dovrei lodare il santo Dharma , visto che elgi non possiede l’intenzione di farmi ottenere liberazioni?

110 ” sicuramente però non si deve onorare il nemico che cerca di nuocermi” diranno alcuni. Ma, dico io, se si fosse impegnato ad aiutarmi, come fosse un medico, come avrei potuto sviluppare la pazienza?

111 Quindi visto che la pazienza la pratico verso coloro che si rivolgono a me pieni di rabbia, queste persone sono invece ben degne di venerazione, proprio come fossero il Dharma , poiché divengono la causa della mia pratica della pazienza.

112 Il Sovrano Vittorioso ha affermato : ” il mondo degli esseri senzienti è simile ad una terra pura, poiché in un simile campo possiamo cercare la felicità altrui, mettendo in pratica le virtù dei bodhisattva, ottenendo così la liberazione”

113 Quindi ottenere lo stato di un buddha dipende allo stesso modo dai buddha e dagli esseri senzienti. Quindi perché non rispetto tutti gli esseri senzienti proprio come rispetto i Vittoriosi?

114 Naturalmente i loro scopi non sono gli stessi, tuttavia l’effetto generato dalle loro azioni porterà allo stesso risultato, quindi, di fatto, esseri senzienti e buddha sono essenzialmente uguali.

115 Qualsiasi merito nato da chi venera colui che possiede una mente compassionevole rivela la grandezza degli esseri viventi, in quanto la compassione di quest’ultimo è volta verso tutti gli esseri senzienti. Mentre quelli nati dall’avere fede nel Buddha nascono dalla grandezza dei buddha.

116 Poiché sia gli esseri senzienti che i buddha sono causa dell’illuminazione dobbiamo considerarli allo stesso modo eguali. Anche se nessuno essere senziente possiede le qualità dei buddha , dato che queste possono essere considerate vaste come gli oceani.

117 Anche se si offrissero i tre reami in dono, tale offerta non sarebbe lo stesso sufficiente per rendere omaggio a Coloro in cui sorgesse anche solo una infinitesimale parte di quelle ottime virtù ottenute con la massima raccolta dei meriti.

118 Perciò , dato che tutti gli esseri senzienti possiedono almeno una piccola parte delle qualità per poter divenire dei buddha, ne consegue che tutte le creature hanno diritto di essere oggetto di venerazione.

119 E poi, dato che i Vittoriosi sono amici cui possiamo dare fiducia e che mai ci abbandoneranno, e che costantemente immensi benefici ci donano, adesso ed in futuro, non vi sarà altro modo per ricompensarli che quello di tentare di rendere felici tutti gli esseri viventi.

120 Aiutare le creature significa dunque ricambiare l’immensa gentilezza di coloro che per il nostro beneficio hanno donato il proprio corpo per ricadere nelle sofferenze degli inferi. Per questo, anche se essi dovessero recarmi sempre danno, ferendomi od insultandomi e cosi via, dovrò sempre e costantemente sforzarmi per ottenere il loro bene.

121 Se penso che Coloro che mi sono Maestri e Sovrani per il beneficio degli altri non hanno cura neppure del proprio corpo, perché io come uno stupido dovrei avere tanta alterigia da preoccuparmene? Perché quindi di questi esseri che mi danneggiano non ne divengo servitore?

122 Se le creature sono felici, infatti, i buddha ne saranno molto compiaciuti, al contrario se gli esseri saranno nelle sofferenze i buddha ne saranno dispiaciuti. Per questo io rendendo felici gli esseri compiacerò sia questi che i buddha, mentre se li danneggiassi sarebbe come danneggiare i Vittoriosi.

123 Per questo come un uomo tormentato dalle fiamme cui facciano un piccolo favore non si accorge di questo, allo stesso modo facendo del male agli esseri i buddha non potranno esserne compiaciuti, anzi.

124 I danni che infliggo alle creature che transitano nel ciclo delle rinascite rendono infelici i buddha nella loro grande compassione. Perciò pentendomi confesso adesso di aver compiuto delle azioni negative e chiedo ai Sovrani del mondo di essere clementi e tolleranti verso di me.

125 Da oggi in poi allo scopo di compiacere i Vittoriosi dominerò i miei difetti mentali e la mia rabbia, servirò gli altri, e se anche molti di loro mi ferissero, mi battessero con bastoni od altro, o mi uccidessero, non reagirò contro costoro e così allieterò i Vittoriosi.

126 È fuori di dubbio che i Grandi Esseri pensano alle creature senzienti come se fossero eguali a loro. E poi tutti gli esseri possiedono le qualità per divenire dei Buddha, avendone essi la natura dentro di loro; quindi perché io di questi esseri senzienti non dovrei avere rispetto e venerazione?

127 Beneficiarli farà piacere ai Vittoriosi, e poi questo permetterà ai miei meriti di averne grande beneficio, e tutto ciò poi eliminerà il dolore e la miseria del mondo, per questo dovrò sempre comportarmi in questo modo.

128 Se per esempio i ministri del re dovessero nuocere ad alcune persone per punirle o per debiti queste ultime certamente non li ricambierebbero con la violenza, pure se fossero in grado di farlo:

129 questo perché costoro sanno che è il re che li sostiene con il suo potere. Nella stessa maniera non posso certo sottovalutare persone che mi causano danni minimi,

130 poiché se io reagissi i loro alleati, i guardiani degli inferi ed i Compassionevoli, si adirerebbero con me. Quindi debbo considerare tutti gli esseri senzienti come se fossero sudditi di uno spietato sovrano che li ha sotto protezione.

131 E pure se un simile re si arrabbiasse con me , in questo mondo di illusione, potrebbe egli farmi cadere nelle fiamme infernali? O questo è invece il frutto che otterrò danneggiano io gli altri esseri?

132 E pure se lo stesso re fosse nei miei confronti benevolo potrebbe egli farmi raggiungere l’illuminazione? Oppure questo sarà il risultato che otterrò solo facendo il bene degli esseri senzienti?

133 Poiché il mio ottenere l’illuminazione dipenderà unicamente dal portare gioia e beneficio alle creature del samsara , come posso non capire che pure la felicità mia, la fama e la gloria non dipendano tutte del beneficare questi esseri?

134 Infatti, nel ciclo delle rinascite condizionate, praticare la virtù della pazienza diviene causa di bellezza, salute e fama. Per i meriti di questa virtù potrò vivere a lungo e sarò in grado di poter fruire della gioia che prova un monarca universale.

Consigliamo vivamente di leggere e meditare il “COMMENTARIO AL TESTO DI SHANTIDEVA BODHISATTVACHARYAVATARA” del Ven. Ghesce Yesce Tobten, pagine 361, Chiara Luce Edizioni: http://www.chiaraluce.it/