Ghesce Ciampa Ghiatso
RIFLESSIONI SUGLI STADI DEL SENTIERO
prima parte
Insegnamenti conferiti dal ven. Ghesce Ciampa Ghiatso presso l’Istituto Lama Tzong Khapa nel 1998.
‘Il modo di fare richieste ai Guru in relazione a una meditazione panoramica sugli stadi del sentiero’
A Voi che mi avete insegnato tutto quello che conosco,
concesso i sutra, i tantra, i trattati e le istruzioni,
conferito i voti e benedetto con le iniziazioni,
a Voi faccio richieste, Guru diretti e del lignaggio.
Attraverso la conoscenza e la compassione
di tutti i Conquistatori e dei loro Figli dei tre tempi,
Tu sei venuto in modo eccellente,
rivelando Te stesso in un corpo di forma ordinario,
la Tua vera natura impersona le tre gentilezze;
faccio richieste a Te, protettore Manjushri,Tzong Khapa.
Per la forza di queste accorate richieste,
Vi prego beneditemi affinché io possa prendere l’essenza di quello che è significativo,
questo prezioso, eccellente corpo di libertà e opportunità difficile da trovare,
transitorio come una bolla d’acqua o una nuvola autunnale.
Vi prego beneditemi affinché io sia capace di liberare velocemente
tutti gli sventurati esseri migratori che sono stati miei genitori,
tormentati per interminabili eoni da ciò che è difficile da sopportare –
caldo, freddo, fame, sete, stupidità, ignoranza, confusione
e il divorarsi l’uno con l’altro.
Vi prego beneditemi affinché io possa ottenere la convinzione profonda
nei Tre Supremi – superiori a tutti gli altri, che proteggono
noi ciechi conformisti dall’abisso delle migrazioni sfortunate –
e nei risultati di virtù e negatività, non esauriti in centinaia di eoni.
La radice dell’esistenza – conflitti, nascita, invecchiamento,
e la morte di dèi, semidei ed esseri umani – è ignoranza.
Possa io recidere i lacci della rinascita nell’esistenza ciclica sotto il potere delle azioni meditando
sulla relazione interdipendente in sequenza diretta e inversa.
Avendo abbandonato tutte le distrazioni e i diversivi per giungere al culmine di una genuina
mente dell’illuminazione, alle sei perfezioni, ai quattro modi di radunare discepoli e così via,
possa io focalizzarmi senza sforzo su un oggetto osservato virtuoso,
libero dai difetti di torpore ed eccitazione.
Tutti i fenomeni, primordialmente in natura non prodotti e incessanti,
esistono meramente in dipendenza del nome e concettualizzazione per
un conoscitore di convenzionalità;
possa io essere capace di sradicare l’oggetto determinato,
la vera esistenza dell’ambiente e dei suoi abitanti la quale, benché appaia, è erronea.
Possa io essere in grado di generare le realizzazioni dei due stadi nel mio continuum,
le chiare visualizzazioni e così via dello stadio di generazione –
la base da purificare, ciò che purifica e il risultato della purificazione,
tramite la forza di una stabile chiara apparenza e orgoglio divino.
In breve, a causa di qualunque virtù io abbia creato con le mie tre porte,
possano gli insegnamenti diffondersi, le attività illuminate dei detentori degli insegnamenti fiorire,
la raccolta di degenerazioni discordanti essere pacificata,
e possano tutti i migratori velocemente ottenere l’insuperabile completa illuminazione.
Una recitazione giornaliera virtuosa di Gomo Tulku – Mangalam
INTRODUZIONE
L’illuminazione è uno stato mentale di completo abbandono di tutte le negatività, unito alla percezione diretta del vero modo di esistere dei fenomeni. In questo stato tutte le oscurazioni, che costituiscono le cause del sorgere della sofferenza, sono state eliminate. Essa viene anche definita la saggezza suprema che realizza simultaneamente i due livelli di verità, convenzionale e ultima.
Dal momento che tutti aspirano ad avere la felicità e nessuno desidera incontrare problemi, dobbiamo creare le cause per la felicità ed eliminare quelle che portano alla sofferenza. Questo è possibile solo attraverso la pratica del sentiero spirituale, iniziando dall’ascolto degli insegnamenti, quindi riflettendo su di essi per poi meditarli al fine di assimilarli. La motivazione con la quale ci si dovrebbe apprestare a ricevere insegnamenti è importante e dovrebbe essere il forte desiderio che tutti gli esseri siano felici e liberi da ogni sofferenza. La compassione e l’amore sono i due stati mentali che ci possono procurare la felicità ultima, mentre i piaceri mondani sono temporanei e si trasformano in sofferenza. Occorre impegnarsi a sviluppare la grande compassione, il desiderio che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause, e il vero amore, un puro desiderio che tutti gli esseri siano felici e abbiano le cause per ottenere la felicità. È nostra esperienza quotidiana che, pur ricercando qualcosa che possa darci piacere, a volte incontriamo ostacoli che ci impediscono di raggiungere il nostro scopo. Anche se non lo desideriamo, sorgono in noi stati di disagio e di sofferenza. E perché, nonostante il nostro desiderio di essere felici, troviamo, al contrario, malessere, problemi e difficoltà? Possiamo chiederci come sorgano queste esperienze, se derivino da cause precise e determinate condizioni, oppure se si manifestino casualmente. È importante riflettere attentamente e provare a comprendere come si svolgono le cose. Dal punto di vista buddhista, qualunque risultato ha necessariamente delle cause che lo hanno prodotto e si manifesta in determinate condizioni. Questo processo viene definito karma che significa azione. Tutti noi compiamo in continuazione azioni fisiche, verbali e mentali, e solo quelle virtuose portano come risultato l’esperienza di piacere e felicità, mentre le azioni non virtuose portano a sperimentare malessere e sofferenza. A volte siamo felici, le cose vanno in modo eccellente, e questo dipende dall’avere precedentemente compiuto azioni positive che hanno creato cause che ora maturano nella nostra esperienza di felicità. Poiché però, nelle vite passate, abbiamo anche compiuto azioni negative, quando si manifestano le condizioni idonee esse maturano in sofferenza. Prendiamo ad esempio il rapporto di coppia: esso dovrebbe essere basato sull’occuparsi reciprocamente l’uno dell’altro con amore e gentilezza. Può capitare invece che uno dei due manchi di rispetto all’altro, lo trascuri, lo tratti male o arrivi addirittura a tradirlo con un’altra persona. Dal punto di vista buddhista, ciò è dovuto all’aver compiuto nelle vite passate delle azioni che ora portano la persona tradita a sperimentare l’attuale risultato di sofferenza. C’è anche chi cambia compagno o compagna con la stessa facilità con cui si passa da un grano all’altro del rosario o con cui ci si cambia d’abito: quando un abito è vecchio lo si mette da parte e se ne compra uno nuovo per poi, quando diventerà vecchio anche quest’ultimo, cambiarlo nuovamente. Comportarsi in questo modo con le persone non è molto saggio, anzi, è un modo sbagliato di relazionarsi perché alla fine, pur desiderando ancora avere un compagno o una compagna, non si riuscirà più a trovarne uno a causa dell’aver fatto troppi cambiamenti. Il karma è costituito da azioni che, essendo cause, necessariamente maturano in effetti. Occorre dunque purificare le azioni negative compiute con corpo, parola e mente tramite la meditazione, la recitazione di mantra, applicando i quattro poteri opponenti e gli antidoti alle afflizioni mentali. Così facendo, si purificano le impronte negative depositate nel continuum mentale dalle azioni compiute, e sarà così possibile sperimentare felicità e avere successo secondo i nostri desideri.
COMMENTARIO
Il titolo del testo
Questo breve testo “Il modo di fare richieste ai Guru in relazione a una meditazione panoramica sugli stadi del sentiero” è stato composto dal venerabile Gomo Tulku e da lui commentato nel 1985 a Pomaia presso l’Istituto Lama Tzong Khapa. Il titolo evidenzia che si tratta di una richiesta d’ispirazione ai propri maestri spirituali che offre degli spunti per meditare sugli stadi del sentiero. È adatto ad una recitazione quotidiana, anche mattutina, unita alla meditazione sugli stadi del sentiero.
Il sentiero buddhista
Solitamente vengono distinti cinque sentieri:
1. dell’accumulazione,
2. della preparazione,
3. della visione,
4. della meditazione,
5. oltre l’apprendimento.
Sentiero significa chiara realizzazione sostenuta da una pura rinuncia. Per rinuncia si intende il desiderio di abbandonare lo stato dell’esistenza ciclica e raggiungere lo stato liberato. Anche in sanscrito il termine sentiero ha il significato di ‘via’ che conduce in qualche luogo, e in questo contesto indica il percorso da seguire per raggiungere l’illuminazione. In realtà il sentiero è il nostro stesso continuum mentale con le realizzazioni interiori, e sono proprio queste che ci condurranno verso l’illuminazione portandoci alla liberazione da ogni sofferenza.
La liberazione ha diversi livelli: grossolano, sottile e molto sottile. In relazione al livello più grossolano, si può portare l’esempio di una famiglia che vive in armonia nel rispetto reciproco. La gioia e la felicità che ne derivano rappresentano un tipo di liberazione che, in questo caso, significa essere liberi da conflitti, litigi e disarmonia grazie allo sviluppo di amore vero, benevolenza e gentilezza. Esiste poi una liberazione individuale. Una volta liberi dalle afflizioni mentali si ottiene lo stato di arhat o distruttore del nemico, colui che ha sconfitto i nemici.
Ma quali sono questi nemici? I veri nemici esistono solo all’interno della nostra mente e sono, ad esempio, l’ignoranza (il non conoscere ciò che è corretto), l’attaccamento, la collera, l’invidia, l’afferrarsi a un io e la mente egoista; essi portano difficoltà e molta sofferenza. Solo impegnandoci a distruggere i nemici interiori potremo ottenere la felicità definitiva perché, così facendo, sconfiggeremo davvero chi ci danneggia. Solitamente identifichiamo come ‘nostro nemico’ una persona perché ci sta nuocendo o ci ha danneggiato in passato. Proviamo a verificare quanto sia veramente possibile eliminare tale nemico esterno: se lo uccidessimo, ad esempio, potremmo pensare di averlo distrutto e di aver così risolto il problema, ma questo non corrisponde al vero. Infatti, così facendo, le persone che gli erano vicine si rivolterebbero contro di noi diventando i nostri nuovi, più numerosi, nemici. Pensare di poter eliminare tutti i nostri avversari esterni è irrealistico, mentre con l’eliminazione di quelli interni, che sono le nostre afflizioni mentali, elimineremo anche i nemici esterni, perché nessuno ci apparirà più come un nemico, e questo è un altro stato di liberazione. Ma il livello più elevato e sottile consiste nell’aver eliminato tutte le oscurazioni alla conoscenza che impediscono l’onniscienza, ed è tramite la realizzazione della rinuncia che cominciamo a desiderare di ottenere questo stato.
Il primo dei cinque sentieri è il sentiero dell’accumulazione, definito chiara realizzazione del Dharma, riferendosi con questo termine alle scritture buddhiste. Con accumulazione si intende il raccogliere l’ascolto, cioè la lettura delle scritture unitamente alla riflessione su diversi soggetti. In questo sentiero è fondamentale la pratica di una perfetta moralità intesa come autodisciplina, cioè il desiderio di abbandonare i comportamenti e le attitudini negative. Mentre l’autodisciplina si può facilmente accettare, non è così per quanto ci viene imposto dall’esterno e che accogliamo solo per timore. Anche se gli ordini possono essere eseguiti malgrado non ci si trovi d’accordo, in ogni caso può anche accadere – come ricorda un proverbio tibetano – che ciò che viene detto entri dall’orecchio destro ed esca da quello sinistro. È invece importante occuparsi di se stessi praticando un’autodisciplina anziché agire come nell’esempio. In questo sentiero si accumulano sia meriti sia saggezza.
Nella nostra vita quotidiana dobbiamo creare dei meriti e per fare questo occorre praticare le perfezioni come la generosità e la moralità dell’abbandonare le azioni che danneggiano gli altri. Inoltre, è necessario coltivare la pazienza, sempre d’aiuto nella vita di tutti giorni, in famiglia, in comunità, sul lavoro, in qualunque luogo. Dobbiamo però capire bene cosa si intenda per ‘pazienza’; infatti, il solo non reagire verbalmente o fisicamente agli attacchi altrui, mantenendo però nel cuore un tumulto, benché sia già qualcosa di positivo, significa che non abbiamo ancora realizzato la vera pazienza. Solo se rimaniamo rilassati, a nostro agio, malgrado qualcuno ci biasimi, ci critichi o ci percuota, stiamo praticando la pazienza. Tramite questa pratica possiamo accumulare molti meriti. Oltre a ciò dobbiamo sviluppare la saggezza che è la conoscenza della natura ultima dei fenomeni, la mancanza di esistenza intrinseca. La conoscenza che porta a realizzare la vacuità dei fenomeni è l’accumulazione della saggezza. Queste due raccolte, di meriti e di saggezza, sono le cause per ottenere al momento della buddhità i due corpi, della forma e della verità, di un Buddha. Tutti noi possediamo un corpo e una mente e saranno le accumulazioni di meriti e saggezza a trasformarli rispettivamente nel corpo e nella mente illuminati. Il secondo, il sentiero della preparazione, viene definito la chiara realizzazione del significato. In questo sentiero si ottiene la comprensione delle Quattro Nobili
Verità e della vacuità tramite inferenza, con la sola comprensione intellettuale. Mentre, come abbiamo visto in precedenza, nel sentiero dell’accumulazione il punto principale era l’ascolto delle parole del Buddha, in questo se ne realizza il significato. Il terzo è il sentiero della visione, la chiara realizzazione delle verità. In questo sentiero vi è la diretta percezione della reale natura dei fenomeni, della loro mancanza di esistenza intrinseca, potendo percepire direttamente le Quattro Nobili Verità. Nel quarto, il sentiero della meditazione, la chiara realizzazione successiva, ci si familiarizza con quanto realizzato nel sentiero della visione. Quindi vi è il sentiero oltre l’apprendimento. A questo punto non vi è più bisogno di apprendere, si è raggiunto il completamento: una perfetta chiara realizzazione finale.
Questo è solo un accenno al sentiero buddhista.
La parte del titolo una meditazione panoramica indica che si tratta di un rapido sguardo panoramico, proprio come si può dare un’occhiata a differenti dipinti o, per esempio, come fa un insegnante quando arriva in classe al mattino e dà un rapido sguardo per verificare se tutti gli studenti sono arrivati.
Esistono differenti tipi di meditazione, ad esempio possiamo meditare concentrati su di un solo punto. Per fare questo possiamo utilizzare qualunque oggetto, come l’immagine mentale di un tavolo. Si cerca di focalizzare la nostra mente sull’oggetto scelto con continuità, fino ad arrivare ad averne una perfetta immagine mentale. Ci si potrebbe concentrare anche sul volto del nostro amato, o sui suoi occhi, cercando di svilupparne senza distrazione una chiara immagine mentale, in modo da familiarizzarci con l’oggetto di meditazione. Per sviluppare la concentrazione possiamo utilizzare qualunque fenomeno.
Il Testo
Ora passiamo alla prima stanza del testo di Gomo Tulku:
A Voi che mi avete insegnato tutto quello che conosco,
concesso i sutra, i tantra, i trattati e le istruzioni,
conferito i voti e benedetto con le iniziazioni,
a Voi faccio richieste, Guru diretti e del lignaggio.
I ‘Guru diretti’ sono i maestri spirituali da cui abbiamo ricevuto gli insegnamenti mentre quelli ‘del lignaggio’ sono i maestri che in successione li hanno trasmessi fino a noi a partire da Buddha Shakyamuni: grazie alla gentilezza di entrambi abbiamo l’opportunità di comprendere il Dharma, ricevere i commentari dei sutra, dei tantra, le istruzioni, i voti e le iniziazioni. ‘Le istruzioni’ significa istruzioni su come meditare. Se, per esempio, vogliamo fare un paio di orecchini, truccare una persona, preparare una bella torta e così via, abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni come fare, abbiamo cioè bisogno d’istruzioni. In modo analogo, questo testo ci offre le indicazioni che ci servono per meditare.
‘I sutra’ sono gli insegnamenti del Buddha e in essi sono contenute le istruzioni per accrescere la conoscenza nel nostro continuum mentale e dissipare la nostra ignoranza. Nei sutra sono esposte le meditazioni sul sentiero che conducono all’illuminazione ed è solo grazie alla loro pratica continua che è possibile ottenerla.
Inoltre vi è la spiegazione completa dei tre addestramenti superiori di moralità, concentrazione e saggezza, mentre non è presente il modo di meditare ‘portando il risultato nel sentiero’. Nella pratica tantrica, invece, si è autorizzati a immaginare se stessi nell’aspetto della divinità. Prima si medita sul significato della natura di vacuità di noi stessi, poi dalla vacuità si emerge nell’aspetto di una divinità di meditazione, ad esempio Tara. Si immagina di essere la divinità cercando di averne una chiara apparenza unitamente a orgoglio divino; sin dall’inizio quindi
meditiamo come se avessimo già ottenuto il risultato.
‘Tantra’ significa continuum.
Può essere distinto in tre parti definite base, sentiero e risultato:
• la natura della nostra mente, limpida e chiara, è il tantra della base;
• la pratica che trasforma la nostra mente ordinaria nel sentiero è il tantra del sentiero;
• tramite la pratica si ottiene la buddhità e questo è il tantra del risultato.
Quindi il tantra della base si trasforma grazie alla pratica e diviene un chiaro conoscitore che conosce direttamente tutti i fenomeni. Dal punto di vista buddhista tutti gli esseri senzienti possono ottenere la buddhità e questo significa che tutti noi possiamo divenire degli esseri superiori. La natura della mente di tutti gli esseri è pura, ed è solo temporaneamente mescolata con le impurità delle afflizioni mentali. È come se fosse inquinata, ma noi la possiamo purificare utilizzando l’antidoto appropriato, la realizzazione della vacuità. Ciò che è impuro può essere completamente eliminato dalla nostra mente e in questo modo si può ottenere la buddhità.
‘I voti’ sono di tre tipi:
• della liberazione individuale,
• del bodhisattva,
• del tantra.
I voti della liberazione individuale sono di due tipi: rivolti ai monaci oppure ai laici. Questi ultimi si chiamano voti upasaka (rivolgendosi agli uomini) e upasika (rivolgendosi alle donne). Upa significa vicino, saka/sika significa virtù. Insieme significano avvicinarsi alla virtù della liberazione, in questo caso il nirvana.
I voti per il praticante laico sono in totale cinque:
1. non uccidere,
2. non rubare,
3. non avere una condotta sessuale scorretta,
4. non mentire,
5. non assumere sostanze inebrianti.
Si può promettere di mantenere anche uno solo di questi voti, ad esempio quello di non uccidere, oppure se ne possono prendere due, tre, quattro o tutti e cinque, in accordo alle nostre capacità. Si può anche prendere l’ordinazione di brahmacharya in cui si fa voto di castità pur rimanendo laici.
Vi è un’altra ordinazione per i laici che prevede di aggiungere tre voti ai cinque già descritti. Si tratta di voti che vanno mantenuti per un giorno:
1. non uccidere,
2. non rubare,
3. astenersi dall’attività sessuale,
4. non mentire,
5. evitare di assumere sostanze inebrianti,
6. non indossare ornamenti o profumarsi, e non cantare, suonare o danzare,
7. non sedersi su troni o letti alti o di valore,
8. evitare di assumere cibo più di una volta al giorno,
Mantenere questi voti per ventiquattro ore è relativamente facile e si ottiene una grande purificazione.
Tra queste varie categorie di voti potete scegliere quali mantenere. Buddha Shakyamuni ci ha lasciati liberi di scegliere. Per quanto riguarda i monaci, vi è l’ordinazione da novizi (gli uomini vengono chiamati shramanera, le donne shramanerika) e quella completa, (in questo caso detti rispettivamente bhikshu e bhikshuni). C’è un’ulteriore ordinazione femminile intermedia fra il noviziato e la completa ordinazione che richiede un esercizio di due anni. Per ricevere alcune ordinazioni è necessario avere raggiunto una determinata età. Per i monaci completamente ordinati è necessario avere almeno l’età di venti anni, mentre per le donne vi sono due possibilità: diventare monaca completamente ordinata a partire dai dodici anni, quando inizia il ciclo mestruale, oppure aspettare i vent’anni.
L’ordinazione da novizi, sia per gli uomini che per le donne, si può prendere già a sette anni se si è in grado di ‘far scappare i corvi’ (N.d.E. questo equivale al dimostrare di avere un certo coraggio e determinazione indipendentemente dall’età anagrafica), altrimenti si deve aspettare di raggiungere i quindici anni e, se ancora non si fosse in grado di ‘far scappare i corvi’, allora non si è adatti a ricevere l’ordinazione. Tutte queste ordinazioni possono essere prese solo se gli organi genitali funzionano correttamente; questo è un presupposto per poter ricevere l’ordinazione. Disfunzioni quali l’impotenza, l’essere ermafroditi o eunuchi o avere altri disturbi fisici agli organi genitali, fanno sì che, pur partecipando all’ordinazione, i voti non vengano ricevuti.
I voti dei bodhisattva sono diciotto voti radice e quarantasei secondari. I voti tantrici sono suddivisi in quattordici voti radice e otto grandi cadute. Non ne darò un commento ma vi invito a studiarli nei testi.
Il testo dice: ‘benedetto con le iniziazioni’ che letteralmente significa benedetto con le trasmissioni di potere. La nostra pratica del tantra può essere effettuata solo sulla base dell’aver ricevuto un’iniziazione. Nel kriya tantra vengono conferite due iniziazioni: dell’acqua e della corona. Nel charya tantra invece le iniziazioni sono cinque: dell’acqua, della corona, del vajra, della campana e del nome. Queste costituiscono l’iniziazione del vaso. Nello yoga tantra si aggiunge la sesta, l’iniziazione del vaso detta del Maestro vajra. Nel mahanuttarayoga tantra si ricevono quattro iniziazioni: del vaso, segreta, della saggezza e della parola. Solo dopo che il maestro spirituale ha conferito queste iniziazioni si può praticare il tantra. Secondo una tradizione, ricevendo l’iniziazione di mahanuttarayoga si riceve il permesso di praticare anche tutte le altre classi del tantra, mentre in altre tradizioni dobbiamo ricevere l’iniziazione di ogni tantra per poterlo praticare.
LA GENTILEZZA DEL GURU
L’argomento che segue riguarda la devozione al maestro spirituale. Dal momento che può risultare difficile visualizzare tutti i nostri maestri, possiamo visualizzare Lama Tzong Khapa in quanto egli li rappresenta tutti.
Attraverso la conoscenza e la compassione di tutti i Conquistatori e dei
loro Figli dei tre tempi,
Tu sei venuto in modo eccellente, rivelando Te stesso
in un corpo di forma ordinario,
la Tua vera natura impersona le tre gentilezze;
faccio richieste a Te, protettore Manjushri, Tzong Khapa.
Qui si riflette sulla grande gentilezza del nostro Guru e su come praticare la devozione nei suoi confronti attraverso il pensiero e l’azione, generando fiducia in lui e riconoscendone la gentilezza.
La fede è la radice di tutte le virtù, è la madre che fa generare azioni virtuose e procura la conoscenza eccellente della via spirituale. Senza madre non esistono figli e allo stesso modo senza la fede non può sorgere la virtù. Se bruciamo un seme, per esempio di riso o di grano, anche se lo seminiamo, esso non potrà più germogliare. Similmente, senza la fede non possono sorgere le qualità interiori del sentiero. Nei sutra è scritto che le qualità non possono crescere senza i sani semi della fede. Ma anche nel caso in cui essi siano buoni, se non vengono innaffiati non potranno germogliare: occorrono quindi anche condizioni idonee al loro maturare. Non è dunque sufficiente avere nella nostra mente degli ottimi semi, abbiamo bisogno anche di buone condizioni per farli germogliare quali l’ascolto e la lettura degli insegnamenti del Buddha o di Gesù, cioè insegnamenti che consentano la nostra evoluzione. Per prima cosa occorre avere la conoscenza, accrescere la saggezza che sorge dall’ascolto; poi bisogna sviluppare la saggezza che sorge dalla riflessione; a questo punto sarà possibile generare la saggezza che sorge dalla meditazione. Queste tre saggezze sono indispensabili in quanto esse si trasformano nei percettori diretti yogici.
Per ottenere questo risultato dobbiamo affidarci a un maestro spirituale, ma in quest’epoca di degenerazione è molto difficile trovarne uno completamente qualificato. Nella fase di ricerca, comunque, dobbiamo incominciare ascoltando i suoi insegnamenti come se fossimo a una semplice conferenza, valutarli e solo dopo attenta analisi, se approviamo quanto da lui insegnato, potremo decidere di seguirne i consigli e di dedicarci a lui.
Per essere perfettamente qualificato, il maestro spirituale deve avere dieci qualità, dette le dieci qualità del Guru, che sono:
1. una mente controllata dalla moralità,
2. una mente pacificata dalla concentrazione,
3. una mente completamente pacificata dalla saggezza superiore,
4. possedere la ricchezza della conoscenza delle scritture,
5. avere la comprensione o la realizzazione della talità dei fenomeni,
6. conoscenza e qualità superiori rispetto a quelle dei discepoli,
7. avere abilità nella presentazione degli insegnamenti,
8. avere compassione,
9. capacità di sforzo e perseveranza nel soddisfare le richieste dei discepoli,
10. avere abbandonato lo scoraggiamento.
Se un maestro spirituale possiede queste qualità, è un Maestro qualificato come Lama Tzong Khapa. Cerchiamo di visualizzare i nostri Guru nell’aspetto di Lama Tzong Khapa.
Ora vediamo quali sono le tre gentilezze del Guru dal punto di vista dei sutra e dei tantra.
Secondo i sutra, il Maestro ci dona:
1. gli insegnamenti e i commentari,
2. le trasmissioni orali,
3. i voti della liberazione individuale.
Dal punto di vista del tantra ci conferisce:
1. le iniziazioni,
2. i voti del tantra,
3. gli insegnamenti e le istruzioni specifiche della pratica tantrica.
Il maestro spirituale gentilmente ci concede le iniziazioni, le spiegazioni, i commentari del tantra e le istruzioni specifiche, quindi dobbiamo cercare di essergli grati e riflettere sulla sua estrema gentilezza nel donarci questi insegnamenti. Tramite questa riflessione possiamo accrescere la fiducia verso di lui e comprenderne la profonda gentilezza. Il Guru potrebbe avere bisogno di qualche servizio, e in tal caso noi abbiamo l’opportunità di ricambiare facendo per lui piccole cose come pulirgli la stanza, porgergli delle offerte di cibo o bevande. Comunque sia, l’offerta migliore è quella delle nostre realizzazioni ottenute tramite la pratica del Dharma che lui ci insegna.
Senza affidarsi al Guru non si può entrare nel sentiero spirituale.
Lama Tzong Khapa è l’incarnazione di tutti i nostri maestri spirituali, è dotato di tutte le eccellenti qualità sorte dall’accumulazione di meriti e saggezza. È la manifestazione di Avalokiteshvara, Manjushri e Vajrapani. Avalokiteshvara, nei suoi molteplici aspetti, è la manifestazione della compassione di tutti i Buddha, di tutti gli esseri illuminati. Nella triplice rappresentazione, Avalokiteshvara è rappresentato con quattro braccia. Le prime due mani, congiunte all’altezza del cuore, tengono una gemma che esaudisce tutti i desideri, sia mondani sia spirituali. Con questa gemma, Avalokiteshvara indica che, avendo fiducia in lui, egli ci concederà ogni cosa. Nelle altre due mani egli tiene a destra un rosario e a sinistra un fiore di loto. Il rosario indica che egli è capace di condurci allo stato della liberazione, mentre il loto, nato dal fango ma incontaminato, è in analogia con Avalokiteshvara il quale, benché nato nell’esistenza ciclica, non ne viene per nulla inquinato.
Manjushri è la manifestazione della saggezza di tutti i Buddha. Regge una spada nella mano destra a simboleggiare la sua capacità di tagliare la radice dell’esistenza ciclica, l’afferrarsi all’io. Ci indica che occorre sviluppare la saggezza che realizza il non-sé che taglia ogni ignoranza, l’afferrarsi all’io. La terza figura è Vajrapani. Nella mano destra tiene un vajra a cinque raggi e con la sinistra compie il mudra della minaccia.Vajrapani è la manifestazione del potere o energia di tutti i Buddha dei tre tempi. Il vajra a cinque raggi mostra che Vajrapani ha le qualità delle cinque saggezze supreme, mentre il mudra della minaccia significa che con il suo potere egli può controllare gli spiriti, i naga, i demoni e i creatori di ostacoli.
Lama Tzong Khapa si manifesta con il corpo di un essere umano ordinario ma è l’incarnazione di queste tre divinità, poiché possiede perfetta saggezza, compassione e potere. Visualizzando quindi Lama Tzong Khapa possiamo pensare a tutti i nostri Guru. Lama Tzong Khapa deve essere immaginato sulla cima del nostro capo, vestito con i tre abiti monastici. Inoltre non deve essere pensato come una statua, ma dobbiamo immaginarlo come se fosse realmente presente. Questo è quanto consigliato da Gomo Tulku. Grandi lama hanno affermato che Guru Padmasambhava, quando visitò per la prima volta il Tibet, manifestò un aspetto piuttosto irato; egli era un laico e aveva alcune consorti. Aveva sottomesso molti spiriti delle terre tibetane a cui aveva fatto promettere di proteggere gli insegnamenti del Buddha. Trasmise inoltre la tradizione antica dei tantra. Nel decimo secolo egli si è nuovamente manifestato nell’aspetto di un monaco completamente ordinato di nome Atisha, e ha dato inizio
alla tradizione Kadampa dei nuovi insegnamenti. Dopo qualche secolo, nel quattordicesimo, è apparso come Lama Tzong Khapa, epoca questa in cui la tradizione Kadampa era in declino. Lama Tzong Khapa ha trasmesso molti insegnamenti sugli aspetti ‘vasto’ e ‘profondo’.
Questo significa che Lama Tzong Khapa, Atisha e Guru Padmasambhava, sono manifestazioni diverse dello stesso continuum mentale, e questo allo scopo di soggiogare differenti persone con esigenze diverse. C’è chi sostiene che tra gli insegnamenti di Guru Padmasambhava e quelli di Lama Tzong Khapa vi siano delle contraddizioni, ma io ritengo che questa sia un’affermazione non valida, perché ciò che diverge è solo il modo di presentarli. Per esempio, luna in tibetano si dice dawa, in sanscrito chandra e in inglese moon, quindi diversi termini indicano la medesima cosa.
L’insegnamento principale della tradizione Nyingma è lo dzog cen, la grande perfezione; nella tradizione Kaghyu si parla, invece, di mahamudra; mentre nella tradizione Sakya si parla di sentiero e risultato e nella Ghelug si parla della visione della via di mezzo. Il nome è diverso ma il significato ultimo è lo stesso; infatti persone con diverse attitudini hanno interessi e modi di apprezzare diversi.
LA PREZIOSA RINASCITA UMANA
Nel testo ora vengono presentate le richieste. Notiamo come viene evidenziata la devozione al Guru e quindi l’applicarsi alla pratica.
Per la forza di queste accorate richieste,
Vi prego beneditemi affinché io possa prendere l’essenza di quello che è
significativo,
questo prezioso, eccellente corpo di libertà e opportunità difficile da trovare,
transitorio come una bolla d’acqua o una nuvola autunnale.
Noi abbiamo ottenuto una preziosa rinascita umana dotata di diciotto qualità, quindi, potendo disporre di questa eccellente opportunità, è importante coglierne l’essenza. Dobbiamo impegnarci nella meditazione sugli stadi del sentiero ed evolverci tramite la pratica della meditazione.
Ora analizziamo le diciotto qualità – otto libertà e dieci ricchezze – che caratterizzano la preziosa rinascita umana.
Iniziando con le otto libertà, chiediamoci e verifichiamo se noi stessi possediamo queste caratteristiche, se siamo liberi dalle ‘otto mancanze di opportunità’ di praticare il Dharma.
Di queste otto, quattro sono libertà da rinascite in stati non umani:
1. l’essere nati in un reame inferiore come essere infernale,
2. come spirito famelico,
3. come animale,
4. nel reame superiore degli dèi di lunga vita del senza discriminazione.
Per dei di lunga vita si intende una particolare rinascita nel livello della quarta concentrazione del reame della forma dove gli esseri sono privi di discriminazione. Anche se vivono per lunghissimo tempo, i loro unici momenti di consapevolezza si verificano alla nascita e al momento della morte, in occasione del quale comprendono ciò che sta per accadere; durante la loro intera esistenza restano inconsapevoli, come statue, quindi non possono praticare il Dharma e nessun sentiero spirituale. Questa mancanza di libertà caratterizza anche le rinascite come esseri infernali o come spiriti famelici tormentati dalla fame e dalla sete, così come le esistenze come animali, compresi quelli domestici. Riflettiamo sulla realtà di non essere nati in queste condizioni.
Quindi vi sono le quattro libertà, proprie della condizione umana, da:
5. essere nati in un ambiente barbaro, senza cultura,
6. essere nati stupidi o incapaci di comunicare,
7. sostenere visioni erronee,
8. essere nati in un eone oscuro durante il quale i Buddha non appaiono.
Siamo in un’era fortunata in cui possiamo praticare un sentiero spirituale. Tutti noi siamo dotati attualmente di queste otto libertà. Inoltre possediamo dieci ricchezze. Cinque sono personali e cinque sono in relazione alla società.
Vediamo le prime cinque, quelle individuali:
1. siamo nati come esseri umani,
2. siamo nati in un paese in cui la dottrina fiorisce, in cui vi è la possibilità di praticare un sentiero spirituale,
3. abbiamo facoltà integre,
4. non abbiamo compiuto nessuna delle cinque azioni di retribuzione immediata quali l’uccidere il proprio padre o la propria madre, uccidere un essere che ha raggiunto la liberazione, ferire il corpo di un buddha, creare uno scisma nel sangha o comunità monastica,
5. siamo dotati di una certa fede, di moralità e saggezza.
Tutti noi possediamo anche queste cinque qualità.
Le altre cinque ricchezze sono in relazione alla società in cui siamo rinati:
6. Buddha è apparso in questo mondo,
7. ha dato insegnamenti,
8. la sua dottrina esiste ancora,
9. vi sono seguaci di questa dottrina,
10. ci sono persone compassionevoli che sostengono i praticanti spirituali.
Riflettendo sul fatto che siamo dotati di tutte queste diciotto condizioni favorevoli e che abbiamo quindi ottenuto la preziosa rinascita umana, ci dovremmo sentire molto fortunati. Ci sono molti testi che descrivono queste qualità e caratteristiche in dettaglio ed è importante riflettere su di esse.
Il corpo umano è utile da un punto di vista sia temporale che ultimo. Grazie a questa base umana possiamo apprendere e realizzare molte cose, possiamo essere d’aiuto ad altre persone, lavorare e arricchirci. Questa è una caratteristica propria solo degli esseri umani, gli animali sono soltanto in grado di uccidere qualche loro simile e mangiarselo. I cani per esempio, quando sono felici rizzano le orecchie e quando sono tristi le abbassano, senza poter fare altro. Lo sviluppo tecnologico è dovuto al lavoro di alcuni esseri umani. Grazie a queste scoperte possiamo per esempio comunicare e spostarci con facilità. Inoltre, tramite questo corpo umano, possiamo ottenere lo stato di un Buddha, la realizzazione ultima. Nel buddhismo ci sono persone che hanno raggiunto il livello di bodhisattva o di Buddha, e nel cristianesimo la santità, mentre se osserviamo gli animali vediamo che essi non hanno questa possibilità, non possono neppure prendere i voti. Dobbiamo capire la differenza che esiste tra gli esseri umani e gli altri tipi di esseri. Seguendo correttamente gli insegnamenti dei nostri maestri spirituali possiamo effettivamente ottenere delle realizzazioni. Questo è un altro argomento su cui riflettere con attenzione.
Abbiamo ottenuto questa preziosa rinascita umana così significativa e se ci chiediamo quante possibilità vi siano di acquisirne un’altra, possiamo solamente risponderci che esse sono esigue, poiché si tratta di una rinascita estremamente rara e difficile da ottenere. Infatti, dal punto di vista delle cause è necessario aver praticato la moralità e, osservando il nostro comportamento, ci rendiamo conto di quanto sia difficile mantenere regole morali ed evitare le dieci azioni negative. Quindi, creare le cause per ottenere il risultato della preziosa rinascita umana è molto impegnativo.
Anche analizzando da un punto di vista numerico possiamo osservare quanto sia raro ottenere una preziosa rinascita umana. Infatti, se paragoniamo il numero degli esseri umani, non al numero di tutti gli animali, ma solamente a quello degli insetti, vediamo che mentre questi sono innumerevoli, il numero degli esseri umani è relativamente esiguo al loro confronto e facilmente calcolabile; inoltre, all’interno del genere umano, già enormemente inferiore in quantità rispetto al numero degli insetti, coloro che seguono un sentiero spirituale sono una minoranza. Quindi, anche da un punto di vista numerico possiamo constatare l’estrema rarità della preziosa rinascita umana. Negli insegnamenti vi sono metafore che fanno comprendere la difficoltà di ottenere tale preziosa rinascita. Esaminiamo quella della tartaruga cieca che vive nell’oceano. Immaginiamo che in un oceano vi sia un giogo d’oro che galleggia e che una tartaruga cieca salga in superficie per emergere dall’acqua con la testa ogni cento anni. La possibilità che in tale occasione essa incontri il giogo d’oro e ci infili la testa è paragonata alla possibilità di ottenere una preziosa rinascita umana. Nella metafora, l’emersione della tartaruga esemplifica la rarità con cui gli esseri ottengono una rinascita umana; la probabilità di incontrare il giogo d’oro e di infilarci la testa è invece simile alla rarità di incontrare gli insegnamenti spirituali e praticarli.
Un’altra metafora: supponiamo di lanciare una manciata di piselli secchi su un vetro. La possibilità che qualche pisello rimanga attaccato al vetro mostra la probabilità di ottenere la preziosa rinascita umana.
Possiamo pensare anche a delle metafore più moderne, paragonando il numero esiguo di persone che ha la possibilità di scalare montagne ghiacciate e di elevata altitudine al numero degli esseri che rinascono come umani. Oppure, utilizzando come esempio la carriera politica: molte persone aspirano a diventare il Presidente della Repubblica, ma solo pochissime ci riescono.
Per finire, ottenere nuovamente questa preziosa rinascita umana dotata delle diciotto caratteristiche favorevoli alla pratica del Dharma non è affatto semplice.
La conclusione di questa riflessione quindi dovrebbe essere: ‘Devo praticare il Dharma ora e non rinviare a un altro momento. Mi devo occupare adesso di sviluppare le mie qualità interiori. Devo rendermi felice mentalmente, rilassato, un esempio per gli altri’. Pensiamo ‘Sono fortunato, posso fare qualunque cosa in cui io mi impegni con entusiasmo ’. Dobbiamo vincere lo scoraggiamento. Possiamo farlo, perché no? Abbiamo la natura di Buddha nel nostro continuum e quindi possiamo realizzarla. Se è possibile ottenere la buddhità, sicuramente è possibile ottenere anche le altre realizzazioni. Dobbiamo incoraggiarci, sostenerci. Dobbiamo pensare:‘Lo posso fare, perché no?’; è qualcosa di molto importante che dobbiamo fare per noi stessi. A volte sentirsi in grado di fare le cose è veramente importante, perché in questo modo diventiamo forti e coraggiosi nel compiere sia le azioni mondane sia quelle sovramondane. Anche noi siamo in grado di farlo, perché no? Siamo anche noi esseri umani e se altri sono riusciti prima di noi, perché noi non dovremmo avere successo? Incoraggiamoci e non lasciamoci vincere dalla pigrizia. Non ripetiamoci sempre ‘Oggi non me la sento, mi devo riposare, forse ci proverò domani, forse dopodomani. Poi arriva domani e quel domani diventa un altro domani ancora; fino alla morte c’è sempre un domani a cui rimandare. La nostra pigrizia ci impedisce di compiere delle azioni meritorie. Dobbiamo impegnarci a superarla. Questo è un punto importante. Nella nostra vita quotidiana dobbiamo sviluppare consapevolezza e introspezione. Ogni giorno dobbiamo osservare noi stessi, le azioni virtuose e non virtuose che abbiamo compiuto, il nostro comportamento, i nostri pensieri. Ogni volta che vediamo sorgere uno stato mentale negativo, dobbiamo intervenire subito cercando di bloccarlo tramite l’applicazione di antidoti idonei. Se non siamo abili nel farlo, allora interveniamo pensando semplicemente che questi stati mentali sono dannosi per noi e per gli altri. Invece, quando sorgono stati mentali positivi, cerchiamo di rinforzarli, di farli crescere. Per esempio cerchiamo di far crescere il nostro amore.
Dobbiamo anche capire che questa ottima condizione di corpo e mente non durerà a lungo. È momentanea, impermanente, e anche se la nostra vita ci sembra stabile, forte, in realtà è delicata proprio come una bolla d’acqua o come una nube d’autunno – in autunno le nuvole sono fugaci – che svanisce molto velocemente.
Insegnamenti conferiti dal ven. Ghesce Ciampa Ghiatso presso l’Istituto Lama Tzong Khapa nel 1998. Trascrizione di Ivan Zerlotti, Revisione di Francesco La Rocca, Annalisa Lirussi, Joan Nicell. Fonte: Je Tzong Khapa Edizioni, Pomaia (PI), e-mail: jtk@iltk.it, http://www.jtkedizioni.org/freedownload.php che si ringrazia.
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