Maha-parinibbana Sutta – Gli ultimi giorni del Buddha DIGHA NIKAYA 16
1.Così ho sentito. Un giorno il Sublime soggiornava a Rajagaha, sul Picco dell’Avvoltoio. In quel tempo, il re del Magadha, Ajatasattu, figlio della regina Videhi, entrò in guerra con i Vajji. “Questi Vajji, potenti e gloriosi come sono, vado a distruggerli.”
2. Ajatasattu, il re del Magadha, si rivolse al suo primo ministro, il bramano Vassakara, dicendo: “Bramano, va’ a trovare il Sublime, rendigli omaggio a mio nome, auguragli buona salute, forza, vigore e conforto, e digli: ‘Signore, Ajatasattu, il re del Magadha, vuole entrare in guerra con i Vajji e li vuole distruggere. Qualunque cosa ti risponde il Sublime, custodiscilo bene in mente ed informami, perché i Tathagata non parlano falsamente.”
3. “Molto bene, sire” – disse il bramano Vassakara. Così, dopo aver fatto preparare i carri, uscì da Rajagaha in direzione del Picco dell’Avvoltoio. Giunto sul posto, dopo avere scambiato dei cortesi saluti con il Sublime, si sedette ad un lato e si rivolse come segue al Sublime: “Venerabile Gotama, Ajatasattu, il re del Magadha, rende omaggio al Venerabile Gotama, gli augura buona salute, forza, vigore e conforto. Egli vuole entrare in guerra con i Vajji, dicendo: ‘Questi Vajji, potenti e gloriosi come sono, vado a distruggerli.’
Condizioni del benessere di una nazione
4. Il Sublime si rivolse così al Venerabile Ananda: “Che hai sentito, Ananda: i Vajji si radunano frequentemente, e una loro riunione è in corso?”
” Così ho sentito dire, Signore.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci una crescita dei Vajji, non il loro declino.
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji si riuniscono e vivono in pace con gli altri popoli”?
“Così ho sentito dire, Signore.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci una crescita dei Vajji, non il loro declino.
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji non hanno né promulgato delle nuove leggi né abolito quelle in vigore, ma rispettono le loro antiche costituzioni? “
“Sì, Signore, è questo che fanno.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci una crescita dei Vajji, non il loro declino.
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji onorano, stimano, mostrano rispetto e venerazione verso i loro anziani?”
“Sì, Signore, è questo che fanno.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci una crescita dei Vajji, non il loro declino.
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji rispettano le loro donne?”
“Sì, Signore.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci della crescita dei Vajji, non il loro declino.
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji onorano, stimano, mostrano rispetto e venerazione verso i loro santuari, donando continue offerte?”
“Sì, Signore.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci della crescita dei Vajji, non il loro declino.”
“Che hai sentito, Ananda: i Vajji proteggono e custodiscono debitamente gli arahat?”
“Sì, Signore.”
“Per il momento, Ananda, possiamo aspettarci una crescita dei Vajji, non il loro declino.”
5. Quindi il Sublime si rivolse al bramano Vassakara con queste parole: “Un giorno, bramano, ero a Vesali, al santuario Sarandada, e fu là che insegnai ai Vajji queste sette condizioni che conducono al benessere di una nazione. Per il momento, bramano, queste condizioni esistono ancora fra i Vajji, e loro sono conosciuti per esse, perciò possiamo aspettarci una loro crescita, non un loro declino.”
Quindi il bramano Vassakara parlò così al Sublime: “Se i Vajji, Venerabile Gotama, fossero dotati solamente di una sola o di un’altra di queste condizioni che conducono al benessere, potremmo aspettarci una loro crescita, non il loro declino. E con tutte? Nessun male, infatti, può essere fatto ai Vajji, tranne che per tradimento. Bene, Venerabile Gotama, adesso dobbiamo andare perché abbiamo molto da fare.”
Così il bramano Vassakara, primo ministro del Magadha, approvando le parole del Sublime, si alzò dal suo posto e partì.
Benessere dei monaci
6. Poco dopo la partenza di Vassakara, il Sublime, si rivolse come segue al Venerabile Ananda: “Va’ adesso, Ananda, riunisci nella sala delle riunioni tutti i monaci che vivono nei dintorni di Rajagaha.”
“Molto bene, Signore.” Il Venerabile Ananda fece come gli era stato chiesto ed informò il Sublime: “La comunità dei monaci è riunita, Signore.”
Quindi il Sublime si alzò dal suo posto, si recò nella sala delle riunioni, e dopo essersi seduto si rivolse così ai monaci: “Vado ad esporre sette condizioni che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci si riuniranno frequentemente ed in grande numero; si incontreranno, si disperderanno in pace e si occuperanno degli affari del Sangha in concordia; finché non promulgheranno le regole, e non aboliranno queste che esistono, ma procederanno in accordo col codice della disciplina (Vinaya); finché onoreranno, stimeranno, mostreranno rispetto e venerazione verso i monaci anziani, quelli di lunga pratica, i padri e i capi del Sangha; finché non cadranno nel potere dell’invidia insaziabile che conduce ad una nuova rinascita; finché ameranno la foresta come loro dimora; finché si stabiliranno nella presenza mentale; se queste sette condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci e i monaci saranno conosciuti per esse, potremo aspettarci una loro crescita, non un loro declino.
7. “Vado ad esporre sette condizioni supplementari che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci non faranno un buon pranzo, non si divertiranno, e non apprezzeranno le attività, la conversazione, il sonno e la compagnia; finché non ospiteranno e non cadranno sotto l’ascendente dei cattivi desideri; non avranno dei cattivi amici o compagni; finché non fermeranno la pratica. In questa misura, monaci, finché queste sette condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci e i monaci saranno conosciuti per esse, ci sarà una loro crescita, non un loro declino.
Sette buone qualità
8. Vado ad esporre sette condizioni supplementari che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci avranno fede, finché avranno pudore e timore della cattiva condotta, finchè seguiranno le regole di pratica attenti, risoluti e saggi. Finché queste sette condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci, e i monaci saranno conosciuti per esse, ci sarà una loro crescita, non un loro declino.
Sette fattori del risveglio
9. Vado ad esporre sette condizioni supplementari che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“ Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci coltiveranno i sette fattori del risveglio, cioè: consapevolezza, investigazione del Dhamma, energia, gioia, calma, concentrazione ed equanimità. Finché queste sette condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci, e i monaci saranno conosciuti per esse, ci sarà una loro crescita, non un loro declino.
Sette percezioni
10. Vado ad esporre sette condizioni supplementari che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci coltiveranno la percezione dell’impermanenza, del non sé, dell’impurità del corpo, della miseria del corpo, del distacco, della mancanza di brama e della cessazione. Finché queste sette condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci, e i monaci saranno conosciuti per esse, ci sarà una loro crescita, non un loro declino.
Sei condizioni da ricordare
11. “Vado ad esporre sei condizioni supplementari che conducono al benessere, monaci. Ascoltate e state attenti a ciò che vado a dire.”
“Va bene, Signore.”
“Possiamo aspettarci una crescita dei monaci, non un loro declino, finché i monaci avranno reciprocamente cura gli uni degli altri con compassione, in parole ed in pensieri, tanto in pubblico che in privato; finché rispetteranno ciò che ricevono come offerte, finché in compagnia dei loro fratelli, si eserciteranno, tanto in pubblico che in privato, seguendo le regole di condotta che sono complete e perfette, pure, liberatorie, accettate dai saggi, non influenzate dalle preoccupazioni mondane, favorevoli alla concentrazione della mente; ed in compagnia dei loro fratelli, preserveranno, tanto in pubblico che in privato, la nobile investigazione che conduce alla totale distruzione della sofferenza. Finché queste sei condizioni che conducono al benessere perdureranno tra i monaci, e i monaci saranno conosciuti per esse, ci sarà una loro crescita, non un loro declino.
Consiglio ai monaci
12. Il Sublime, quando viveva a Rajagaha, sul Picco dell’Avvoltoio, dava così consiglio ai monaci:
“Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
13. Il Sublime soggiornò finché gli piacque a Rajagaha, poi si rivolse così al Venerabile Ananda: “Andiamo, Ananda, andiamo ad Ambalatthika.”
“Va bene, Signore.”
14. Ad Ambalatthika il Sublime soggiornò nella casa di riposo del re; e là, anche, il Sublime dava spesso consiglio ai monaci:
“Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
15. Il Sublime soggiornò finche gli piacque ad Ambalatthika, poi si rivolse al Venerabile Ananda così: “Andiamo, Ananda, andiamo a Nalanda.”
“Va bene, Signore.”
Il Sublime andò a Nalanda con una grande comunità di monaci, e soggiornò nel boschetto dei manghi di Pavarika.
Il ruggito del leone di Sariputta
16. Il Venerabile Sariputta andò a trovare il Sublime, lo salutò rispettosamente, si sedette ad un lato, e gli parlò come segue:
” Signore, grande è questa fede per il Sublime, perchè non c’è stato, non ci sarà, né c’è adesso, altro asceta o bramano più perfetto nel risveglio del Sublime.”
“Nobile è questo discorso che fai, Sariputta! Fieri propositi, un vero ruggito di un leone! Ma, Sariputta, di questi Arahat, perfettamente Svegliati nel passato – hai tu conoscenza diretta e personale di tutti questi Illuminati, così come delle loro virtù, della loro meditazione, della loro saggezza, delle loro dimore e della loro liberazione?”
“No, Signore”.
“Di questi Arahat, perfettamente Svegliati nel futuro – hai tu conoscenza diretta e personale di tutti questi Illuminati, così come delle loro virtù, della loro meditazione, della loro saggezza, delle loro dimore e della loro liberazione?” ?
“No, Signore”.
” Di me, che sono l’Arahat, il Perfetto Svegliato, ora hai conoscenza diretta e personale, così come della mia virtù, della mia meditazione, della mia saggezza, delle mie dimore e della mia liberazione?”
“Credo di no, Signore”.
“Allora è chiaro, Sariputta, che non hai una tale conoscenza diretta e personale degli Arahat, dei Perfetti Svegliati nel passato, nel futuro e nel presente. Come osi tu dunque pronunciare un discorso tanto nobile, dai propositi tanto fieri, un vero ruggito di leone, dicendo: ‘ Signore, grande è questa fede per il Sublime, perchè non c’è stato, non ci sarà, né c’è adesso, altro asceta o bramano più perfetto nel risveglio del Sublime.’?
17. “Non ho infatti una tale conoscenza diretta e personale, Signore, degli Arahat, dei perfetti Svegliati nel passato, nel futuro e nel presente; e tuttavia sono venuto a riconoscere la legittimità del Dhamma. Perché, Signore, tutti i Buddha, gli Arahat, i Perfetti Svegliati nel passato avevano abbandonato i cinque ostacoli, gli influssi impuri mentali che indeboliscono la saggezza; avevano stabilito le loro menti nei quattro fondamenti della presenza mentale; avevano coltivato i sette fattori del risveglio ed avevano raggiunto il risveglio supremo ed insuperabile.
“Signore, tutti i Buddha, Arahat, i Perfetti Svegliati nel futuro andranno ad abbandonare i cinque ostacoli, gli influssi impuri mentali che indeboliscono la saggezza; andranno a stabilire le loro menti nei quattro fondamenti della presenza mentale; andranno a coltivare i sette fattori del risveglio, e andranno a raggiungere il risveglio supremo ed insuperabile.”
“E anche il Sublime, Signore, essendo ora l’Arahat, il Perfetto Svegliato, ha abbandonato i cinque ostacoli, gli influssi impuri mentali che indeboliscono la saggezza; ha stabilito la sua mente nei quattro fondamenti della presenza mentale; ha coltivato i sette fattori del risveglio, e ha raggiunto il risveglio supremo ed insuperabile.”
18. Ed anche a Nalanda, nel boschetto dei manghi di Pavarika, il Sublime, dava spesso consiglio ai monaci così:
“Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
19. Il Sublime restò finché gli piacque a Nalanda, si rivolse al Venerabile Ananda così:
“Andiamo, Ananda, andiamo a Pataligama.”
“Va bene, Signore.”
Così il Sublime si avviò verso Pataligama con una grande comunità di monaci.
20. Allora i devoti di Pataligama vennero e dissero: “Il Sublime, si dice, è arrivato a Pataligama.” Quindi si recarono dal Sublime, lo salutarono rispettosamente, si sedettero ad un lato, e si rivolsero a lui così: “Possa il Sublime farci la bontà di visitare la nostra sala del consiglio.” Il Sublime acconsentì con il suo silenzio.
21. Conoscendo il consenso del Sublime, i devoti di Pataligama si alzarono dalle loro sedi, lo salutarono rispettosamente, e si recarono nella sala dal consiglio. Prepararono la sala del consiglio con tappeti, sedie, dell’acqua e lampade ad olio. Ciò fatto, tornarono vicino al Sublime, lo salutarono rispettosamente, ed in piedi da un lato, annunciarono: “Signore, la sala del consiglio è pronta.”
22. Il Sublime si preparò, e dopo aver preso la sua scodella ed il suo mantello, partì alla volta della sala del consiglio in compagnia di parecchi monaci. Dopo essersi lavato i piedi, il Sublime entrò nella sala del consiglio e prese posto vicino al pilastro centrale, faccia ad est. La comunità dei monaci, dopo aver lavato i piedi, entrarono anche loro nella sala del consiglio e presero posto vicino al muro ad ovest, faccia ad est, in questo modo il Sublime era di fronte a loro. I devoti di Pataligama, dopo aver lavato i piedi ed essere entrati nella sala del consiglio, si sedettero vicino al muro, faccia ad ovest, in questo modo il Sublime era di fronte a loro.
I frutti di una vita immorale e quelli di una vita morale
23. Quindi il Sublime si rivolse così ai devoti di Pataligama: “L’uomo immorale, allontanandosi dalla virtù, va incontro a cinque pericoli: cattiva sorte; cattiva reputazione; comportamento ansioso e pieno d’angoscia; morte dolorosa; e, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascita in un mondo inferiore, all’inferno.
24. “Cinque benedizioni, capifamiglia, toccano all’uomo onesto per la sua virtù: buona sorte; favorevole reputazione ; sicurezza e tranquillità d’animo; morte serena; e, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascita nel mondo celeste”.
25. Il Sublime passò gran parte della notte ad informare i devoti di Pataligama del Dhamma, incitandoli, edificandoli e rallegrandoli, dopo diede loro libertà, dicendo: “E’ quasi l’alba, capifamiglia. E’ ora di andare.
“Va bene, Signore.” Così i devoti di Pataligama si alzarono dai loro posti, salutarono rispettosamente il Sublime, e partirono. Il Sublime, poco dopo la loro partenza, si ritirò nelle sue stanze.
26. In quel momento Sunidha e Vassakara, i principali ministri del Magadha, erano intenti a costruire fortificazioni a Pataligama per difendersi dai Vajji. Migliaia di deva controllavano parecchi luoghi di Pataligama. Ora in quella regione, piena di deva di grande potere, degli alti ufficiali si occupavano a costruire fortificazioni; dove dei deva con poteri inferiori prevalevano, degli ufficiali con pochi poteri si occupavano a costruire fortificazioni.
27. Il Sublime, vedendo con l’occhio divino, puro, trascendente e sovrumano, che migliaia di deva controllavano molti luoghi di Pataligama, si rivolse così al Venerabile Ananda: ‘ Ananda, chi è in grado di costruire una città a Pataligama?”
“Sunidha e Vassakara, Signore, i principali ministri del Magadha, stanno costruendo delle fortificazioni a Pataligama per difendersi dai Vajji.”
28. “Forse, Ananda, Sunidha e Vassakara si sono consigliati con i Trentatré dei. Perché ho osservato, Ananda, con l’occhio divino, puro, trascendente e sovrumano, migliaia di deva a Pataligama. Questa città, Ananda, sarà assalita da tre pericoli – fuoco, acqua e conflitti.”
29. Sunidha e Vassakara si recarono dal Sublime, e dopo averlo salutato con rispetto, si tennero da un lato e si rivolsero a lui così: “Possa il Venerabile Gotama degnare di accettare il nostro invito al pasto di domani, insieme con la comunità dei monaci.” Il Sublime approvò con il suo silenzio.
30. Così Sunidha e Vassakara partirono per le loro case, dove fecero preparare delle pietanze scelte. Giunto il momento, annunciarono al Sublime: “È tempo, Venerabile Gotama; il pasto è pronto.”
Quindi il Sublime, prima di mezzogiorno, dopo aver preso mantello e scodella, partì insieme con la comunità dei monaci verso le case di Sunidha e Vassakara. Sunidha e Vassakara personalmente servirono la comunità dei monaci e il Buddha, e li servirono con pietanze scelte.
31. Dopo il pasto il Sublime li ringraziò con questi versi:
“Ovunque abiti, l’uomo prudente
casto e virtuoso;
generoso verso le nobili e degne persone,
divide i suoi meriti coi deva locali.
Ed così onorati , i deva ricambiano,
graziosi come una madre
verso il proprio figlio;
gode così della grazia dei deva,
ed è amato da essi, colmo di buona sorte.”
Dopo queste parole il Sublime si alzò dal suo posto e partì.
Attraversata del Gange
32. Sunidha e Vassakara seguirono il Sublime, dicendo: “Qualunque sia la porta da cui uscirà l’asceta Gotama oggi, la si chiamerà la Porta Gotama; ed il guado del Gange da lui attraversato, lo si chiamerà il guado di Gotama.”
33. Quando il Sublime arrivò al Gange, quest’ultimo era in piena, e alcune persone erano alla ricerca di una barca, mentre altre prendevano una zattera, perché volevano attraversare il fiume. Ma il Sublime, così rapidamente sparì da questo lato del Gange, e si ritrovò all’altro lato.
34. Allora il Sublime pronunciò questa frase solenne:
“Coloro che hanno superato il vasto oceano,
Lasciando lontano le terre basse,
Mentre altri legano ancora le loro fragili zattere,
Sono salvati dalla saggezza senza eguali.”
SECONDA PARTE
Il viaggio a Vesali
Le Quattro Nobili Verità
1. Il Sublime si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, andiamo a Kotigama.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Kotigama con una grande comunità di monaci.
2. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Monaci, è per mancanza della vera realizzazione, per mancanza della retta comprensione delle Quattro Nobili Verità che voi ed io siamo entrati in questo ciclo di nascita e morte. Quali quattro? La nobile verità della sofferenza; la nobile verità dell’origine della sofferenza; la nobile verità della cessazione della sofferenza; la nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza. Ma adesso, monaci, che queste verità sono state realizzate e pienamente comprese, il desiderio insaziabile per l’esistenza è stato troncato, ciò che conduce a nuove rinascite è stato distrutto, e non ci saranno nuove esistenze.”
3. Così disse il Sublime. Ed aggiunse:
“Senza conoscere le Quattro Nobili Verità,
lunga è la strada da nascita a nascita.
Appena le si conosce, troncata è la rinascita,
strappata la radice della sofferenza; ponendo fine a nuove esistenze.”
4. A Kotigama il Sublime dava spesso così consiglio ai monaci: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
5. Il Sublime restò finche gli piacque a Kotigama, poi si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, andiamo a Nadika.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Nadika con una grande comunità di monaci soggiornando nella Casa dei Mattoni.
Le Quattro Possibilità Specifiche
6. Il Venerabile Ananda si avvicinò al Sublime e, dopo averlo salutato rispettosamente, si sedette ad un lato. Poi disse al Sublime: “Qui a Nadika, Signore, è deceduto il monaco Salha e la monaca Nanda. Sono deceduti anche i laici Sudatta, Sujata, Kakudha, Kalinga, Nikata, Katissabha, Tuttha, Santuttha, Bhadda e Subhadda. Qual è il loro destino, Signore? Qual è il loro stato futuro”?
7. Il monaco Salha, Ananda, grazie alla distruzione degli influssi impuri ha raggiunto in questa vita la pura liberazione della mente e la perfetta conoscenza.
La monaca Nanda, Ananda, grazie alla distruzione delle cinque catene inferiori che legano gli esseri al mondo dei sensi, è rinata nel Suddhavasa dei deva, ed arriverà alla liberazione finale in questo luogo, senza più ritornare in questo mondo (anagami).
Il laico Sudatta, Ananda, grazie alla distruzione delle tre catene: avidità, odio e illusione, metterà fine alla sofferenza dopo essere ritornato solamente una volta in questo mondo.
Il laico Sujata, Ananda, grazie alla distruzione delle tre catene, non rischia più di cadere negli stati di miseria, raggiungendo il completo risveglio.
Il laico Kakudha, Ananda, grazie alla distruzione delle cinque catene inferiori che legano gli esseri al mondo dei sensi, è rinato tra i Suddhavasa dei deva, ed arriverà alla liberazione finale in questo luogo, senza più ritornare in questo mondo.
È così di Kalinga, Nikata, Katissabha, Tuttha, Santuttha, Bhadda e Subhadda, e più di cinquanta laici a Nadika. Più di novanta laici, deceduti a Nadika, Ananda, grazie alla distruzione delle tre catene, avidità, odio e illusione, metteranno fine alla sofferenza dopo essere ritornati solamente una volta in questo mondo.
Più di cinquecento laici, deceduti a Nadika, Ananda, grazie alla completa distruzione delle tre catene non rischiano più di cadere negli stati di miseria, raggiungendo il completo risveglio.
Lo Specchio del Dhamma
8. Ma in verità, Ananda, non c’è niente di strano che gli esseri umani devono morire. Ma se devi venire a trovare il Tathâgata ogni volta per interrogarlo su cose di questo tipo, ciò lo disturberebbe. Perciò, Ananda, vado a darti l’insegnamento chiamato lo Specchio del Dhamma di cui il nobile discepolo quando lo possiede, può dichiarare: ‘Non ci sono più rinascite per me in inferno, né come animale o come fantasma, né in nessun regno inferiore. Sto “per entrare nella corrente”, non rischiando più di cadere negli stati di miseria, sicuro di ottenere il completo risveglio. ‘
9. E qual è, o Ananda, quest’insegnamento chiamato lo Specchio del Dhamma?
In questo caso, Ananda, il nobile discepolo possiede una fede incrollabile nel Buddha: ‘Il Benedetto del Cielo è un Arahat, un Perfetto Svegliato, perfetto in conoscenza ed in condotta, Beato, conoscitore del mondo, supremo maestro degli esseri divini e umani, il Sugata.’
Possiede una fede incrollabile nel Dhamma: ‘Bene esposto dal Sublime è il Dhamma, chiaro, senza tempo, conduce alla liberazione.’
Possiede una fede incrollabile nell’ordine dei Discepoli del Sublime: ‘Molto portante è l’ordine dei Discepoli del Sublime, rettamente e saggiamente: vale a dire, le quattro coppie di uomini, le otto classi di persone. L’ordine dei Discepoli del Sublime è degno di onore, di ospitalità, di offerte, di venerazione – campo supremo di atti meritori nel mondo.’
Egli possiede delle virtù che sono care alle Persone Nobili, complete e perfette, pure, liberatorie, considerate dai saggi, non influenzate dalle preoccupazioni mondane e favorevoli alla concentrazione della mente.
10. Questo, Ananda, è l’insegnamento chiamato lo Specchio del Dhamma, per cui il nobile discepolo può affermare: ‘Non ci saranno più rinascite in inferno, né come animale o come fantasma, né in nessun regno inferiore. Sono “uno che è entrato nella corrente” che non rischia più di cadere negli stati di miseria, sicuro di ottenere il completo risveglio. ‘
11. Anche a Nadika, nella Casa dei Mattoni, il Sublime dava spesso consiglio così ai monaci: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
12. Il Sublime restò finche gli piacque a Nadika, poi si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, andiamo a Vesali.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Vesali con una grande comunità di monaci, e soggiornò nel boschetto di Ambapali.
Presenza mentale e chiara comprensione
13. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Siate sempre presenti mentalmente, monaci, in stato di comprensione chiara; vi esorto.”
14. “Come, monaci, un monaco si mostra presente mentalmente? Quando dimora nella contemplazione del corpo nel corpo, con comprensione chiara, con piena presenza mentale, dopo avere sormontato il desiderio ed il dispiacere rispetto al mondo; quando dimora nella contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni, della mente nella mente, degli oggetti mentali negli oggetti mentali, con stato di comprensione chiara, con piena presenza mentale, dopo avere sormontato il desiderio ed il dispiacere rispetto al mondo, allora si dice di lui che è presente mentalmente.
15. Come, monaci, un monaco ha una chiara comprensione? Quando resta pienamente cosciente dei suoi pensieri e di ogni sua azione come: guardare, osservare, piegarsi o di distendersi, di portare il suo mantello e la sua scodella, di mangiare o di bere, di masticare e di assaporare, di defecare e di urinare, di camminare, di restare in piedi, di essere seduto o disteso, di andare a dormire o di restare sveglio, di parlare o di custodire il silenzio e così via, allora si dice di lui che ha una chiara comprensione.
“Siate sempre presenti mentalmente, monaci, in stato di comprensione chiara; vi esorto.”
Ambapali ed i Licchavi
16. Ambapali la cortigiana disse: ‘ Il Sublime, si dice, è arrivato a Vesali e soggiorna nel mio boschetto dei manghi.” Ordinò di preparare dei carri, salì su uno di essi, ed accompagnata dal seguito, uscì da Vesali per raggiungere il suo parco. Appena giunta si avvicinò al Sublime, lo salutò rispettosamente e si sedette ad un lato. Il Sublime istruì Ambapali la cortigiana nel Dhamma, la stimolò, l’edificò e la rallegrò.
17. Poi Ambapali la cortigiana si rivolse al Sublime, dicendo: “Possa il Sublime avere la bontà di accettare il mio invito per il pasto di domani, insieme con la comunità dei monaci.” In silenzio il Sublime acconsentì.
Assicurata dall’assenso del Sublime, Ambapali la cortigiana si alzò dal suo posto, lo salutò rispettosamente, e partì.
18. I Licchavi di Vesali vennero e dissero: ‘Il Sublime, si dice, è arrivato a Vesali e soggiorna nel boschetto di Ambapali”. Ordinarono di preparare dei carri, ciascuno ne prese uno, ed accompagnati dal seguito, uscirono da Vesali. Ora, di questi Licchavi, alcuni erano vestiti in blu, mentre altri erano vestiti in giallo, rosso e bianco.
19. Ambapali la cortigiana incontrò per strada i giovani Licchavi, i quali esclamarono: “Perché ci vieni incontro, Ambapali?”
” Perché il Sublime è stato invitato da me per il pasto di domani, insieme con la comunità dei monaci!”
“Lascia stare, Ambapali,”!
“Anche se mi deste Vesali, signori, con tutte le sue terre, non lascerei un pasto di tale importanza.”
Allora i Licchavi molto dispiaciuti dissero: “Vedete, amici! Siamo vinti da questa ragazza! Siamo superati completamente da questa ragazza !” Poi continuarono la loro strada fino al boschetto di Ambapali.
20. Il Sublime vide venire da lontano i Licchavi. Allora si rivolse ai monaci, dicendo: “Quelli di voi, monaci, che non hanno visto ancora i Trentatré dei, possono guardare i Licchavi, e contemplarli, perché sono comparabili ai Trentatré dei.”
21. I Licchavi giunsero dal Sublime, lo salutarono rispettosamente e si sedettero ad un lato. Il Sublime istruì i Licchavi nel Dhamma, li stimolò, li edificò e li rallegrò.
22. Dopo i Licchavi si rivolsero al Sublime, dicendo: “Possa il Sublime avere la bontà di accettare il nostro invito per il pasto di domani insieme con la comunità dei monaci.”
“L’invito per il pasto di domani, Licchavi, l’ho accettato da Ambapali la cortigiana.”
Allora i Licchavi molto dispiaciuti dissero: “Vedete, amici! Siamo stati vinti da quella ragazza! Siamo stati superati da quella ragazza “! Allora i Licchavi, approvando le parole del Sublime, si alzarono dai loro posti, lo salutarono rispettosamente, e partirono.
23. Verso l’alba, Ambapali la cortigiana, fece preparare delle pietanze scelte nel suo parco, e poi annunciò al Sublime: “È tempo, signore; il pasto è pronto.” Quindi il Sublime si preparò prima di mezzogiorno, prese scodella e mantello, e partì insieme con la comunità dei monaci per la casa di Ambapali. Là prese la sedia preparata per lui, poi Ambapali personalmente servì la comunità dei monaci e il Buddha, e li servì con pietanze scelte.
24. Dopo il pasto, Ambapali la cortigiana, prese una sedia bassa, e mettendosi da un lato, si rivolse al Sublime, dicendo: “Questo parco, signore, l’offro alla comunità dei monaci condotti dal Buddha.”Il Sublime accettò gratificato. Istruì allora Ambapali nel Dhamma, e avendola stimolata, edificata e resa felice, si alzò dalla sua sedia e partì.
25. Anche a Vesali, nel boschetto di Ambapali, il Sublime, dava così consiglio ai monaci: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
26. Il Sublime restò finché gli piacque nel boschetto di Ambapali, poi si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, andiamo al villaggio di Beluva.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò nel villaggio di Beluva con una grande comunità di monaci.
La malattia mortale del Sublime
27. Il Sublime, si rivolse ai monaci, dicendo: “Andate adesso, monaci, e trovate il rifugio di Vesali nelle vicinanze, ovunque siate i benvenuti, tra le vostre conoscenze ed amici, e passate là la stagione delle piogge. In quanto a me, vado a passare la stagione delle piogge qui, nel villaggio di Beluva”.
“Come desidera, signore” – risposero i monaci.
28. Durante la stagione delle piogge il Sublime si ammalò gravemente, ma sopportò la malattia con presenza mentale, in stato di comprensione chiara ed imperturbabile.
29. Nacque al Sublime un pensiero: “Non è giusto arrivare al mio decesso finale senza congedarmi dalla comunità dei monaci. Occorrerà, dunque, sopprimere questa malattia con forza di volontà, e mantenere il processo vitale.”
30. Così il Sublime soppresse la malattia con forza di volontà e mantenne il processo vitale. In questo modo la malattia del Sublime fu affievolita.
31. Appena ristabilito dalla malattia il Sublime uscì dalla sua dimora e si sedette all’ombra su una sedia preparata per lui. Allora il Venerabile Ananda si avvicinò al Sublime, lo salutò rispettosamente, e si sedette ad un lato, poi si rivolse a lui, dicendo: “Sono felice, Signore, di poter vedere il Sublime di nuovo! Sono felice, Signore, di poter vedere il Sublime in forze! Perché in verità, Signore, quando ho visto la malattia del Sublime è come se il mio corpo fosse diventato di colpo debole come un verme, ogni cosa intorno a me era sfumata, ed i miei sensi mi hanno tradito. E tuttavia, Signore, mi restava ancora un poco di conforto all’idea che il Sublime non arrivasse al suo decesso finale prima di avere dato delle ultime istruzioni alla comunità dei monaci.”
32. Così parlò il Venerabile Ananda, ma il Sublime gli rispose dicendo: “Che cosa la comunità dei monaci aspetta ancora da me, Ananda? Ho pronunciato il Dhamma senza fare distinzione di dottrina esoterica ed essoterica; non c’è nulla ancora da insegnare. Chiunque crede di poter condurre la comunità dei monaci, o che la comunità dipende da lui, è lui che dovrebbe lasciare delle ultime istruzioni ad essi. Ma, Ananda, il Tathâgata non ha nessuna idea di dover condurre la comunità dei monaci, o che la comunità debba dipendere da lui. Quali istruzioni dovrebbe dare alla comunità dei monaci?
“Sono oramai debole, Ananda, anziano, vecchio, molto avanzato negli anni. Questo è il mio ottantesimo anno, e la mia vita è passata. Il corpo del Tathâgata è oramai come un vecchio carro, Ananda, è mantenuto insieme con molta difficoltà. Ciò non significa, Ananda, che con la cessazione di certe sensazioni, raggiunte e dimorate nella concentrazione della mente senza segni, il suo corpo sia perfetto.
33. “Perciò, Ananda, siate delle isole per voi stessi, dei rifugi per voi stessi, e non cercate nessun rifugio esterno; il Dhamma la vostra isola, il Dhamma il vostro rifugio, non cercate altro rifugio.
“E come, Ananda, un monaco è un’isola per sé, un rifugio per sé, e non cerca nessun altro rifugio; il Dhamma la sua isola, il Dhamma il suo rifugio, non cerca nessun altro rifugio?
34. “Quando dimora nella contemplazione del corpo nel corpo, in stato di comprensione chiara ed attenta, dopo avere sormontato il desiderio ed il dispiacere rispetto al mondo; quando dimora nella contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni, della mente nella mente, degli oggetti mentali negli oggetti mentali, in stato di comprensione chiara ed attenta, dopo avere sormontato il desiderio ed il dispiacere rispetto al mondo, allora, in verità, è un’isola per sé, un rifugio per sé, non cerca rifugio esterno; avendo il Dhamma come sua isola, il Dhamma come suo rifugio, non cerca altro rifugio.
35. “Questi miei monaci, Ananda, adesso o dopo la mia dipartita, saranno così un’isola per loro stessi, un rifugio per loro stessi, non cercheranno altro rifugio ; chi, avendo il Dhamma come sua isola e rifugio, non cercherà altro rifugio: perciò diventeranno più saggi, se hanno il desiderio di conoscere”.
TERZA PARTE
Il suo abbandono dell’invidia di vivere
La suggestione del Sublime
1. Il Sublime, allora, preparandosi prima di mezzogiorno, prese scodella e mantello, partì per Vesali per la questua. Dopo il pasto, al suo ritorno, si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Prendi una stuoia, Ananda, ed andiamo a passare la giornata al santuario di Capala.”
“Va bene, Signore.” Così il Venerabile Ananda prese una stuoia e seguì il Sublime.
2. Il Sublime andò al santuario di Capala e si sedette sul posto preparato per lui. Poi disse al Venerabile Ananda: “Piacevole, Ananda, è Vesali; piacevoli sono i santuari di Udena, Gotamaka, Sattambaka, Bahuputta, Sarandada e Capala.”
3. “Chiunque, Ananda, abbia sviluppato, praticato, rinforzato, mantenuto e portato a perfezione i quattro componenti dei poteri psichici potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine. Il Tathâgata, Ananda, ha fatto così. Perciò il Tathâgata potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine.”
4. Ma il Venerabile Ananda fu incapace di afferrare l’occasione data ed offerta dal Sublime. Come se la sua mente fosse stata influenzata da Mara, non implorò il Sublime: “Possa il Sublime rimanere, Signore! Possa il Sublime rimanere, Signore, tutto il periodo del mondo, per il benessere e la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il beneficio, il benessere e la felicità degli dei e degli uomini”!
5. Così quando una seconda e terza volta il Sublime ripeté le sue parole, il Venerabile Ananda custodì il silenzio.
6. Il Sublime allora disse al Venerabile Ananda: “Va’ adesso, Ananda, e fa’ come ti sembra opportuno.”
“Come volete, Signore.” Il Venerabile Ananda, si alzò dal suo posto, salutò rispettosamente il Sublime, e prese posto sedendosi sotto un albero distante.
La chiamata di Mara
7. Quando il Venerabile Ananda si fu allontanato, Mara, lo Scaltro, si avvicinò al Sublime ed in piedi ad un lato gli disse: “E’ il momento che il Sublime giunga al suo decesso finale; che il Sublime sparisca completamente! Il tempo è venuto per il Parinibbâna del Signore.”
8. (……….)
9. Il Sublime si rivolse a Mara, lo Scaltro, dicendo: “Non preoccuparti, Maligno. Tra poco il Parinibbâna del Tathâgata sopraggiungerà. Fra tre mesi il Tathâgata va a sparire completamente. “
10. Al santuario di Capala il Sublime con piena presenza mentale ed in stato di chiara comprensione rinunciò alla sua volontà di vivere. E nel momento in cui il Signore rinunciò alla sua volontà di vivere, sopraggiunse un terribile terremoto, accompagnato da tuoni e fulmini cieli. Il Sublime l’osservò e fece questa solenne dichiarazione:
“Ciò che causa la vita, illimitata o confinata —
il suo processo del divenire –a ciò il Saggio
rinuncia. Con calma e gioia interni rompe,
come una tuta di maglie, l’origine della propria vita.”
11. Allora venne alla mente del Venerabile Ananda: “E’ meraviglioso, straordinario! La terra trema terribilmente! È spaventoso come il tuono grida nei cieli! Quale potrebbe essere la ragione, quale la causa di questo potere, quale l’origine di questo terremoto?”
Otto cause di terremoti
12. Il Venerabile Ananda si avvicinò al Sublime e gli disse: “E’ meraviglioso, straordinario! La terra trema terribilmente! È spaventoso come il tuono grida nei cieli! Quale potrebbe essere la ragione, quale la causa di questo potere, quale l’origine di questo terremoto?”
13. Il Sublime gli rispose: “Ci sono otto ragioni, Ananda, otto cause, di un potente terremoto. Quali otto?
14. “Questa grande terra, Ananda, è stabilita su del liquido, questo liquido sull’atmosfera, e l’atmosfera sullo spazio. E quando, Ananda, delle potenti perturbazioni atmosferiche hanno luogo, il liquido è agitato. E con l’agitazione del liquido, si producono delle scosse della terra. Questa è la prima ragione, la prima causa di potenti terremoti.
15. “Inoltre, Ananda, quando un asceta o un santo uomo di grande potere, o chi è padrone della sua mente, o una divinità potente ed efficace, sviluppa una concentrazione intensa sull’aspetto limitato dell’elemento terra, ed ad un grado illimitato sull’elemento liquido, anche essi sono causa di potenti terremoti.
16-21. “Inoltre, Ananda, quando il Bodhisatta lascia il campo Tusita e scende nel grembo di sua madre, attento ed in stato di comprensione chiara; quando il Bodhisatta esce dal grembo di sua madre, attento ed in stato di comprensione chiara; quando il Tathâgata raggiunge il risveglio supremo ed insuperabile; quando il Tathâgata mette in moto l’eccellente Ruota del Dhamma; quando il Tathâgata rinuncia alla sua volontà di sopravvivere; quando il Tathâgata passa nello stato del Nibbana senza nessun elemento di attaccamento – allora, anche in questi casi, Ananda, questa grande terra trema e si scuote.
“Ecco, Ananda, le otto ragioni, le otto cause che producono un grande terremoto.
Otto assemblee
22. “Ora ci sono otto tipi di assemblee, Ananda, vale a dire, assemblee di nobili, bramani, capifamiglia, asceti, dei Quattro Grande Re, dei Trentatré dei, dei Mara, e di Brahma.
23. “Ed io mi ricordo, Ananda, in quanto ho assistito a ciascuna di queste assemblee, che prima di cominciare la conversazione o la discussione, ho fatto in modo che la mia apparenza somigliasse alla loro, che la mia voce somigliasse alla loro. E così ho insegnato loro il Dhamma, li ho stimolati, edificati e resi felici. Tuttavia mentre parlavo loro, non mi conoscevano, e si chiedevano l’un l’altro: ‘Chi era costui che parlava a noi? Era un uomo o un dio?’
“Lo stesso quando quando svanivo non mi conoscevano, e si chiedevano gli uni con gli altri: ‘Chi era colui che è appena sparito? Era un uomo o un dio?’
“E tali, Ananda, sono gli otto tipi di assemblee.
Otto campi di conoscenza profonda
24. “Ci sono otto campi di conoscenza profonda, Ananda. Quali otto?
25. Quando, percependo le forme, si vedono delle piccole forme, belle o brutte, esterne al sé , e c’è chi è in grado di dominarle, di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il primo campo di conoscenza profonda.
26. Quando, percependo le forme, si vedono delle grandi forme, belle o brutte, esterne al sé, – e c’è chi è in grado di dominarle, di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il secondo campo di conoscenza profonda.
27. Quando, non percependo le forme, si vedono delle piccole forme, belle o brutte, esterne al sé, e c’è chi è in grado di dominarle, di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il terzo campo di conoscenza profonda.
28. Quando, non percependo le forme, si vedono delle grandi forme, belle o brutte, esterne al sé, – e c’è chi è in grado di dominarle, di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il quarto campo di conoscenza profonda.
29. “Quando, non percependo le forme, si vedono delle forme esterne al sé di colore blu come i fiori di lino – quando una persona vede delle forme esterne a sé di colore blu, e li domina, è cosciente di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il quinto campo di conoscenza profonda.
30. Quando, non percependo le forme, si vedono delle forme esterne al sé di colore giallo come il fiore di Kanikara – quando una persona vede delle forme esterne a sé di colore giallo, e li domina, è cosciente di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il sesto campo di conoscenza profonda.
31. Quando, non percependo le forme, si vedono delle forme esterne al sé di colore rosso come il fiore di Bandhujivaka – quando una persona vede delle forme esterne a sé di colore rosso, e li domina, è cosciente di percepirle e di conoscerle come sono – questo è il settimo campo di conoscenza profonda.
32. Quando, non percependo le forme, si vedono delle forme esterne al sé di colore bianco come la stella mattutina – quando una persona vede delle forme esterne a sé di colore bianco, e li domina, è cosciente di percepirle e di conoscerle come sono – questo è l’ottavo campo di conoscenza profonda.
E tali, Ananda, sono gli otto campi di conoscenza profonda.
Otto liberazioni
33. Ora ci sono otto liberazioni, Ananda. Quali otto?
34. Avendo il sé una forma, si percepiscono delle forme; questa è la prima liberazione.
35. Senza avere consapevolezza della propria forma, si percepiscono delle forme esterne al sé; questo è la seconda liberazione.
36. Conoscendo la bellezza; questa è la terza liberazione.
37. Trascendendo completamente le percezioni della materia, con la scomparsa delle percezioni della reazione sensoriale, e non avendo nessuna attenzione alle percezioni della diversità, si diventa cosciente, si raggiunge e si dimora nella sfera dello spazio infinito; questa è la quarta liberazione.
38. Trascendendo completamente la sfera dello spazio infinito, si diventa cosciente, si raggiunge e si dimora nella sfera della coscienza infinita; questa è la quinta liberazione.
39. Trascendendo completamente la sfera della coscienza infinita, si diventa cosciente, si raggiunge e si dimora nella sfera della vacuità; questa è la sesta liberazione.
40. Trascendendo completamente la sfera della vacuità, si raggiunge e si dimora nella sfera della ‘né percezione né non-percezione’; questa è la settima liberazione.
41. Trascendendo completamente la sfera della ‘né percezione né non-percezione’ si raggiunge e si dimora nella cessazione della percezione e della sensazione; questa è l’ottava liberazione.
E tali, Ananda, sono le otto liberazioni.
La prima tentazione di Mara
42. “Un tempo, Ananda, quando soggiornavo ad Uruvela, sulla riva del fiume Nerañjara, ai piedi del banyan del capraio, poco dopo il mio Risveglio supremo, Mara, lo Scaltro, si avvicinò a me, dicendo: ‘Adesso il Sublime è giunto al suo decesso finale! Che il Sublime sparisca completamente! Il tempo è venuto per il Parinibbâna del Signore.’
43. “Allora, Ananda, ho risposto a Mara, lo Scaltro, dicendo: ‘Non giungo al mio decesso finale, Maligno, finché i miei monaci e monache, laici e laiche, non saranno diventati dei veri discepoli – saggi, disciplinati, istruiti, seguaci del Dhamma e, dopo aver appreso la parola del Maestro saranno capaci di esporla, di predicarla, di proclamarla, di rivelarla, di spiegarla in dettaglio; e, quando nasceranno delle opinioni avverse, possano essere capaci di confutarle totalmente e bene e di predicare questo Dhamma che convince e libera.
44. ‘Non giungo al mio decesso finale, Maligno, finché questa vita santa, insegnata da me, non sarà stata incoronata di successo, non sarà diventata prospera, famosa, popolare e diffusa, e sarà proclamata tra gli dei e gli uomini.’
45. “Anche oggi, Ananda, al santuario di Capala, Mara, lo Scaltro, si è avvicinato a me, dicendo: ‘Adesso monaci e monache, laici e laiche, sono diventati dei veri discepoli del Sublime – saggi, disciplinati, istruiti, seguaci del Dhamma e, dopo aver appreso la parola del Maestro sono capaci di esporla, di predicarla, di proclamarla, di rivelarla, di spiegarla in dettaglio; e, quando nascono delle opinioni avverse, sono capaci di confutarle totalmente e bene e di predicare questo Dhamma che convince e libera.
“‘Ora questa vita santa insegnata dal Sublime è famosa, prospera, popolare e diffusa, e proclamata bene tra gli dei e gli uomini. Perciò, che il Sublime giunga al suo decesso finale! Che il Sublime sparisca completamente! Il tempo è venuto per il Parinibbâna del Signore.’
46. “Allora, Ananda, ho risposto a Mara, lo Scaltro, dicendo: ‘Non preoccuparti, Maligno, tra poco il Parinibbâna del Tathâgata sopraggiungerà. Fra tre mesi il Tathâgata va a sparire completamente.’
47. ” Oggi, al santuario di Capala, il Tathâgata ha rinunciato alla sua volontà di sopravvivere.”
La chiamata di Ananda
48. A queste parole il Venerabile Ananda si rivolse al Sublime, dicendo: “Il Sublime rimanga! Possa il Sublime rimanere per tutto il periodo del mondo, per il benessere e la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il beneficio, il benessere e la felicità degli dei e degli uomini!”
49. Il Sublime rispose, dicendo: “Basta, Ananda. Non implorare il Tathâgata, perché il momento è passato, Ananda, delle suppliche”.
50-51. Ma una seconda ed una terza volta, il Venerabile Ananda disse al Sublime: “Il Sublime rimanga! Possa il Sublime rimanere per tutto il periodo del mondo, per il benessere e la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il beneficio, il benessere e la felicità degli dei e degli uomini!”
52. Il Sublime allora disse: “Hai fede, Ananda, nel risveglio del Tathâgata?” Il Venerabile Ananda replicò: “Sì, ho fede.”
“Allora, Ananda, come puoi persistere contro il Tathâgata stesso una terza volta?”
53. Allora il Venerabile Ananda disse: “Questo, signore, l’ho sentito dire e l’ho insegnato al Sublime, quando il Sublime mi ha detto: ‘Chiunque, Ananda, abbia sviluppato, praticato, rinforzato, mantenuto, scrutato e portato a perfezione i quattro componenti dei poteri psichici potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine. Il Tathâgata, Ananda, ha fatto così. Perciò il Tathâgata potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine.’
54. “E l’hai tu creduta, Ananda”?
“Sì, signore, l’ho creduto.”
“Allora, Ananda, l’errore è tuo. È là che hai sbagliato, sei stato così incapace di afferrare la mano che ti tendeva il Tathâgata, e non hai supplicato allora il Tathâgata di rimanere. Perché se l’avessi fatto, Ananda, il Tathâgata avrebbe potuto declinare due volte, ma alla terza volta avrebbe acconsentito. Perciò, Ananda, l’errore è tuo; è là che hai sbagliato.
55. “A Rajagaha, Ananda, quando ero al Picco dell’Avvoltoio, mi sono rivolto a te, dicendo: ‘Piacevole, Ananda, è Rajagaha; piacevole è il Picco dell’Avvoltoio. Chiunque, Ananda, abbia sviluppato, praticato, rinforzato, mantenuto, scrutato e portato a perfezione i quattro componenti dei poteri psichici potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine. Il Tathâgata, Ananda, ha fatto così. Perciò il Tathâgata potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine.’
56. “Parimenti nel Boschetto dei Banyan, alla Scogliera dei Ladri, alla Caverna di Sattapanni sul monte Vebhara, alla Roccia Nera di Isigili, alla Vasca dei Serpenti nella Fresca Foresta, al Boschetto di Tapoda, alla Foresta dei Bambù, degli Scoiattoli, alla Foresta di mango di Jivaka, ed al Piccolo Rifugio nel Parco dei Daini, mi sono rivolto a te con le stesse parole, dicendo: ‘Piacevole, Ananda, è Rajagaha, piacevoli sono questi luoghi. Chiunque, Ananda, abbia sviluppato, praticato, rinforzato, mantenuto, scrutato, e portato a perfezione i quattro componenti dei poteri psichici potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine. Il Tathâgata, Ananda, ha fatto così. Perciò il Tathâgata potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine.’
“Ma tu, Ananda, sei stato incapace di afferrare la mano che ti si tendeva, l’importante suggestione che ti faceva il Tathâgata, e non hai supplicato il Tathâgata di rimanere. Perché se l’avessi fatto, Ananda, due volte il Tathâgata avrebbe potuto declinare, ma la terza volta avrebbe acconsentito. Perciò, Ananda, l’errore è tuo; è là che hai sbagliato.
57. “Dunque a Vesali anche, Ananda, il Tathâgata ti ha parlato, dicendo,: ‘Piacevole, Ananda, è Vesali; piacevoli sono i santuari di Udena, Gotamaka, Sattambaka, Bahuputta, Sarandada e Capala. Chiunque, Ananda, abbia sviluppato, praticato, rinforzato, mantenuto, scrutato e portato a perfezione i quattro componenti dei poteri psichici potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine. Il Tathâgata, Ananda, ha fatto così. Perciò il Tathâgata potrebbe, se vuole, rimanere durante tutto un periodo del mondo o fino alla sua fine.’
Ma tu, Ananda, sei stato incapace di afferrare la mano che ti si tendeva, l’importante suggestione che ti faceva il Tathâgata, e non hai supplicato il Tathâgata di rimanere. Perché se l’avessi fatto, Ananda, due volte il Tathâgata avrebbe potuto declinare, ma la terza volta avrebbe acconsentito. Perciò, Ananda, l’errore è tuo; è là che hai sbagliato.
58. Ananda, non ho io insegnato fin dall’inizio che con tutto ciò che è caro e benamato, c’è necessariamente cambiamento, separazione e rottura? Di ciò che è nato, che è venuto ad essere, è soggetto a finire. La parola del Tathâgata è stata pronunciata una volta per tutte: ‘Tra poco il Parinibbâna del Tathâgata sopraggiungerà. Fra tre mesi il Tathâgata va a sparire completamente.’ E che il Tathâgata ritiri la sua parola per continuare a vivere – questa è impossibile.
Ultimo ammonimento
59. “Adesso, Ananda, andiamo alla sala della Casa ai Pignoni, nella Grande Foresta”. Il Venerabile Ananda replicò: “Va bene, Signore.”
60. Il Sublime, allora, col Venerabile Ananda, si recò verso la sala della Casa ai Pignoni, nella Grande Foresta. Là si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Va’ adesso, Ananda, e riunisci nella sala tutti i monaci che sono a Vesali.”
“Va bene, Signore.” Quindi il Venerabile Ananda riunì tutti i monaci che erano a Vesali, e li riunì nella sala. Fatto questo disse al Sublime: “La comunità dei monaci è riunita, Signore.”
61. Allora il Sublime entrò nella sala, e dopo essersi seduto, esortò i monaci, dicendo: “Adesso, monaci, vi dico che questi insegnamenti, di cui ho una conoscenza diretta e che vi ho fatto conoscere devono essere insegnati, coltivati, sviluppati e praticati frequentemente, in modo che la vita di purezza possa essere stabilita e durare molto tempo, per il benessere e la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il beneficio, il benessere e la felicità degli dei e degli uomini.
62. “Quali sono, monaci, questi insegnamenti? Sono i quattro fondamenti della presenza mentale, i quattro retti sforzi, i quattro poteri psichici, le cinque facoltà, i cinque poteri, i sette fattori del risveglio ed il Nobile Ottuplice Sentiero. Questi, monaci, sono gli insegnamenti, di cui ho una conoscenza diretta, che vi ho fatto conoscere e che dovreste apprendere, coltivare, sviluppare e praticare frequentemente, in modo che la vita di purezza possa essere stabilita e durare molto tempo, per il benessere e la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il beneficio, il benessere e la felicità degli dei e degli uomini”.
63. Il Sublime inoltre disse ai monaci: “Dunque, monaci, vi esorto: ‘Ogni cosa composta è soggetta a scomparire. Sforzatevi con sincerità. Il tempo del Parinibbâna del Tathâgata è vicino. Fra tre mesi il Tathâgata va a sparire completamente.
64. Avendo pronunciato queste parole, il Sublime, il Maestro, prese ancora la parola, dicendo:
I miei anni sono giunti a piena maturità adesso, la durata della vita che mi resta è corta.
partendo, mi allontano da voi, contando solamente su me stesso.
Siate sinceri dunque, monaci, siate attenti e puri in virtù!
Con una ferma risoluzione, custodite la vostra mente!
Chi pratica il Dhamma e la Disciplina
andrà al di là delle nascite e metterà fine alla sofferenza.”
QUARTA PARTE
L’ultimo pasto
Lo sguardo dell’elefante
1. Il Sublime, preparandosi prima di mezzogiorno, prese la sua scodella ed il suo mantello e partì per Vesali per mendicare. Dopo il suo giro di elemosina ed il suo pasto, al suo ritorno, guardò Vesali con lo sguardo dell’elefante, e disse al Venerabile Ananda: “Questa, Ananda, è l’ultima volta che il Tathâgata vede Vesali. Andiamo, Ananda, andiamo a Bhandagama.”
“Va bene, Signore.” Il Sublime si avviò verso Bhandagama con una grande comunità di monaci.
2. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Monaci, è per per mancanza della vera realizzazione, per mancanza della vera conoscenza dei quattro principi che voi ed io abbiamo subito e siamo entrati in questo ciclo della nascita e della morte. Quali quattro? La nobile virtù; la nobile concentrazione; la nobile saggezza; la nobile liberazione. Ma adesso, monaci, che sono state realizzate e sono state penetrate, troncato è il desiderio insaziabile per l’esistenza, distrutto è ciò che conduce a nuove rinascite.”
3. Avendo pronunciato queste parole, il Sublime, il Maestro, prese ancora la parola, dicendo:
“La virtù, la concentrazione, la saggezza e l’emancipazione ineguagliabile
sono i principi realizzati da Gotama il Glorioso;
e, conoscendoli, egli, il Buddha, ha insegnato il Dhamma ai suoi monaci.
Egli, il distruttore della sofferenza, il Maestro, il Veggente, è in pace.”
4. A Bhandagama il Sublime dava spesso consiglio ai monaci così: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
5. E il Sublime restò finché gli piacque a Bhandagama, poi si rivolse al Venerabile Ananda: “Andiamo, Ananda, andiamo a Hatthigama.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Hatthigama con una grande comunità di monaci.
Poi il Sublime dopo Hatthigama, si avviò verso Ambagama, e poi a Jambugama. Ed in ciascuno di questi luoghi il Sublime dava spesso consiglio ai monaci così: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
6. Il Sublime restò finché gli piacque a Jambugama, poi si rivolse al Venerabile Ananda: “Andiamo, Ananda, andiamo a Bhoganagara.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Bhoganagara con una grande comunità di monaci, e soggiornò nel santuario di Ananda .
I Quattro Grandi Riferimenti
7. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Adesso, monaci, vado a farvi conoscere i quattro grandi riferimenti. Ascoltate e state attenti alle mie parole.” E i monaci risposero, dicendo: “Che sia così, Signore.”
8-11. Il Sublime allora disse: “Monaci, un monaco potrebbe dichiarare: ‘ Dal Sublime, dai miei fratelli, ho sentito dire e ho appreso così: ‘Questo è il Dhamma e la Disciplina, ciò che ha dispensato il Maestro’; o: ‘In una casa di tale o tale nome vive una comunità con un anziano ed un capo. Da questa comunità, ho sentito dire e ho appreso così: ‘Questo è il Dhamma e la Disciplina, ciò che ha dispensato il Maestro’; o: ‘In una casa di tale o tale nome vivono parecchi monaci che sono anziani, istruiti e protettori del Dhamma, della Disciplina e dei Maestri. Da quest’anziano, ho sentito dire e ho appreso così: ‘Questo è il Dhamma e la Disciplina, ciò che ha dispensato il Maestro’; o: ‘In una casa di tale o tale nome vive un solo monaco anziano, istruito e protettore del Dhamma, della Disciplina e dei Maestri. Da quest’anziano, ho sentito dire e ho appreso così: ‘Questo è il Dhamma e la Disciplina, ciò che ha dispensato il Maestro.’
“In un tale caso, monaci, la dichiarazione di un tale monaco non deve essere ricevuta né con approvazione né con disprezzo. Senza approvazione e senza disprezzo, ma studiando con cura le frasi parola per parola, cercarle nei Discorsi e verificarle nella Disciplina. Se queste parole non vi sono né nei Discorsi né verificabili dalla Disciplina, si dovrebbe concludere così: ‘Certamente, questa non è una dichiarazione del Sublime; ciò è stato malinteso da questo monaco – o da questa comunità, o da questi anziani, o da questo anziano.’ Così, monaci, dovreste rigettarla. Ma se tali frasi sono descritte nei Discorsi e verificate dalla Disciplina, si dovrebbe concludere allora così: ‘Certamente, questa è una dichiarazione del Sublime; ciò è stato compreso bene da questo monaco – o da questa comunità, o da questi anziani, o da questo anziano.’ E così, monaci, potete accettarlo secondo il primo, il secondo, il terzo, o il quarto riferimento. Questi, monaci, sono i quattro grandi riferimenti che dovete preservare”.
12. Ed a Bhoganagara , al santuario di Ananda, il Sublime, dava spesso consiglio ai monaci così: “Così è la virtù; così è la concentrazione; così è la saggezza. Grande diventa il frutto, grande è il guadagno della concentrazione quando è sviluppata pienamente dalla condotta virtuosa; grande diventa il frutto, grande è il guadagno della saggezza quando è sviluppata pienamente dalla concentrazione; la mente, sviluppata pienamente nella saggezza, è liberata completamente dagli influssi impuri dell’avidità, del divenire e dell’ignoranza.”
13. Il Sublime restò finché gli piacque a Bhoganagara, poi si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo,: “Andiamo, Ananda, andiamo a Lastricò.”
“Va bene, Signore.” Così il Sublime si avviò verso Lastricò con una grande comunità di monaci, e soggiornò nel Boschetto dei Manghi di Cunda, l’orafo.
L’ultimo pasto del Buddha
14. Cunda, l’orafo, seppe: ‘Il Sublime, si dice, è arrivato a Lastricò, e soggiorna nel mio boschetto dei manghi.” Quindi si recò dal Sublime, e dopo averlo salutato rispettosamente, si sedette ad un lato. Il Sublime istruì Cunda nel Dhamma, lo stimolò, l’edificò e lo rallegrò.
15. Allora Cunda si rivolse al Sublime, dicendo: “Possa il Sublime avere la bontà di accettare il mio invito per il pasto di domani, insieme con la comunità dei monaci.” E con il suo silenzio il Sublime acconsentì.
16. Assicurato, allora, del consenso del Sublime, Cunda si alzò dalla sua sedia, salutò rispettosamente il Sublime, e partì.
17. All’alba Cunda fece preparare delle pietanze scelte nella sua casa, e poi annunciò al Sublime: “È tempo, Signore, il pasto è pronto.”
18. Quindi il Sublime, prima di mezzogiorno, prese scodella e mantello e partì con la comunità dei monaci per la casa di Cunda, e là si sedette sulla sedia preparata per lui. Poi si rivolse a Cunda, dicendo: “I sukara-maddava che hai preparato, Cunda, li puoi servire; il resto delle pietanze puoi servirle alla comunità dei monaci.”
“Va bene, Signore.” Così i sukara-maddava preparati da lui, furono serviti al Sublime; e le altre pietanze furono servite alla comunità dei monaci.
19. Il Sublime poi si rivolse a Cunda, dicendo: “I resti, Cunda, dei sukara-maddava, li seppellisci in una buca. Perché non vedo in tutto questo mondo, coi suoi dei, Mara e Brahma, asceti, bramani, dei e uomini, chi potrebbe mangiarli e digerirli eccetto il solo Tathâgata.”
“Va bene, Signore.” – rispose Cunda. E i resti dei sukara-maddava furono sepolti in una buca.
20. Allora ritornò dal Sublime, lo salutò rispettosamente, e si sedette ad un lato. Il Sublime istruì Cunda nel Dhamma, lo stimolò, l’edificò e lo rallegrò. Dopo questo si alzò dal suo posto e partì.
21. Allora, dopo il pasto, offerto da Cunda, il Sublime iniziò a sentirsi male, probabilmente dissenteria, e soffrì di dolori acuti e mortali. Ma il Sublime li sopportò con presenza mentale, in stato di comprensione chiara ed imperturbabile.
22. Il Sublime allora si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, andiamo a Kusinara.” Il Venerabile Ananda rispose: “Va bene, Signore.”
23. Dopo aver mangiato il cibo di Cunda
con forza morale i mortali dolori sopportò.
a causa dei sukara-maddava un atroce
e spaventosa malattia venne al Signore.
I tormenti della natura patì. “Andiamo, partiamo
per Kusinara”, fu la sua indomabile parola.
La limpidezza delle acque
24. Il Sublime durante il cammino lasciò la strada e si fermò ai piedi di un albero, poi disse al Venerabile Ananda: “Ti prego, piega il mio mantello in quattro, Ananda, e ponilo per terra. Sono stanco e voglio rimettermi un poco.”
“Va bene, Signore.” Così il Venerabile Ananda piegò il mantello in quattro e lo stese per terra.
25. Il Sublime si sedette sul posto preparato per lui e disse al Venerabile Ananda: “Ti prego, portami dell’acqua, Ananda. Ho sete e vorrei bere.”
26. Il Venerabile Ananda rispose al Sublime: “Ma poco fa, Signore, un gran numero di carri, forse cinquecento carri, sono passati, e la profondità dell’acqua è stata attraversata dalle ruote, adesso è torbida e fangosa. La sorgente Kakuttha, Signore, è abbastanza vicina, e le sue acque sono chiare e fresche, là potrà dissetarsi e rinfrescare le sue membra.”
27-29. Una seconda volta il Sublime fece la sua richiesta, ed il Venerabile Ananda gli rispose come prima. Ed allora per una terza volta il Sublime disse: “Ti prego, portami dell’acqua, Ananda. Ho sete e voglio bere.”
30. Allora il Venerabile Ananda rispose: “Va bene, Signore.” Prese la sua scodella ed andò verso l’acqua, ma quell’acqua, attraversata dalle ruote, torbida e fangosa, divenne all’istante chiara e limpida, mentre si avvicinava il Venerabile Ananda.
31. Allora il Venerabile Ananda si disse: “Meravigliosi e straordinari sono i poteri e le glorie del Tathâgata!”
32. Prese dell’acqua nella sua scodella e la portò al Sublime, e disse: “Meravigliosi e straordinari sono i poteri e le glorie del Tathâgata! Perché quest”acqua, attraversata dalle ruote, colava torbida e fangosa, è diventata chiara e limpida mentre mi avvicinavo. Adesso il Sublime beva l’acqua. Che il Sublime beva.” E il Sublime bevve dell’acqua.
Pukkusa il Malla
33. Pukkusa della casta dei Malla, un discepolo di Alara Kalama, mentre si recava da Kusinara a Lastricò, (34.) vide il Sublime seduto ai piedi di un albero, si avvicinò a lui, lo salutò rispettosamente, e si sedette ad un lato. Si rivolse al Sublime dicendo: “È meraviglioso, Signore, è straordinario, lo stato di calma in cui rimangono coloro che hanno lasciato il mondo.
35. “Perché una volta, Signore, Alara Kalama mentre era in viaggio, si fermò e si sedette sul ciglio della strada ai piedi di un albero per rinfrescarsi. Un gran numero di carri, forse cinquecento carri, passarono vicino a lui, uno ad uno. Ed allora, Signore, un uomo che seguiva questi carri, si avvicinò e si rivolse a lui, dicendo: ‘Avete visto, signore, un gran numero di carri passare vicino a voi?’ Ed Alara Kalama gli rispose: ‘Non li ho visti, fratello.’ ‘Ma il rumore, signore, sicuramente l’avete sentito?’ ‘Non l’ho sentito, fratello.’ Allora quest’uomo gli chiese: ‘Allora, signore, forse dormivate?’ – ‘No, fratello, non dormivo.’ ‘Allora, signore, eravate cosciente?’ – ”Sì, fratello.’ – ‘Allora, signore, pure essendo cosciente e sveglio non avete visto i carri, forse cinquecento carri, passare vicino a voi uno dopo l’altro, né sentito il rumore? Tuttavia, signore, il vostro abito è ricoperto della loro polvere!’ Ed Alara Kalama replicò, dicendo: ‘Così è, fratello.’
36. “Quest’uomo pensò: ‘E’ meraviglioso, Signore, è straordinario lo stato di calma in cui rimangono coloro che hanno lasciato il mondo!’ Così nasce in lui una grande fede per Alara Kalama, poi riprese la sua strada.”
37. “Cosa pensi, Pukkusa? Che cosa è più difficile a fare, più difficile a trovare – che un uomo, cosciente e sveglio, non veda un gran numero di carri, forse cinquecento carri, che sono passati vicino a lui uno dopo l’altro, né senta il rumore, o che un altro, cosciente e sveglio, nel mezzo di una forte pioggia con tuoni, lampi e fulmini, non vede né sente il rumore?”
38. “Che cosa sono, Signore, cinquecento carri – o sei, sette, otto, novecento o mille, addirittura centinaia di migliaia di carri – comparato a questo?”
39. “Una volta, Pukkusa, soggiornavo ad Atuma. Ci fu una forte pioggia con tuoni, lampi e fulmini. Due fattori furono uccisi vicino al fienile, con quattro buoi, ed una grande folla uscì da Atuma [per vedere] il luogo dove furono uccisi.
40. “Ora in quell’occasione, Pukkusa, ero uscito dal fienile per praticare la meditazione camminata davanti alla porta. Un uomo si avvicinò a me, mi salutò rispettosamente, e si tenne ad un lato.
41. “Gli chiesi: ‘Perché, fratello, questa grande folla si è riunita?’ Ed egli mi rispose: ‘Poco fa, Signore, c’è stata una forte pioggia, con tuoni, lampi e fulmini. Due fattori sono stati uccisi vicino al fienile, con quattro buoi, là vicino. perciò questa grande folla si è riunita. Ma voi, Signore, dove eravate?
‘Ero qui, fratello.’ ‘E tuttavia, Signore, non l’avete visto?’ – ‘Non l’ho visto, fratello.’ ‘Ma il rumore, Signore, l’avete sentito sicuramente?’ – ‘Non l’ho sentito, fratello.’ Allora quest’uomo mi chiese: ‘Allora, Signore, forse dormivate?’ – ‘No, fratello, non dormivo.’ ‘Allora, Signore, eravate cosciente?’ – ‘Sì, fratello.’ Allora quest’uomo disse: ‘Allora, Signore, cosciente e sveglio, nel mezzo di una forte pioggia con tuoni, lampi e fulmini, non avete né visto né sentito nulla?’ Ed io gli ho risposto: ‘No, mio fratello.’
42. “Quest’uomo, Pukkusa, disse: ‘E’ meraviglioso, Signore, è straordinario lo stato di calma cui rimane colui che ha lasciato il mondo!’ Così nacque in lui una grande fede in me, mi salutò rispettosamente, e riprese la sua strada.”
43. Dette queste parole, Pukkusa del clan dei Malla disse al Sublime: “La fede, Signore, che avevo in Alara Kalama la disperdo nell potente vento, la lascio portare da un torrente in piena! “Magnifico, Maestro Gotama! Straordinario! Proprio come se si rivoltasse ciò che era capovolto, rivelare ciò che era nascosto, mostrare la via a chi si era smarrito, o recare una luce nell’oscurità in modo che chi ha occhi possa vedere le forme, allo stesso modo il Maestro Gotama — con vari metodi — ha reso chiaro il Dhamma. Io prendo rifugio nel Maestro Gotama, nel Dhamma, e nella comunità dei monaci. Possa il maestro Gotama accettarmi come seguace laico che ha preso in lui rifugio, da questo giorno e per tutta la vita.
44. Allora Pukkusa del clan dei Malla si rivolse ad un servitore, dicendo: “Portami subito, amico, due abiti dai riflessi dorati.” “Va bene, signore.” – rispose il servitore.
45. Appena gli abiti furono portati, Pukkusa della casta dei Malla li offrì al Sublime, dicendo: “Possa il Sublime per compassione, accettare questo dono da parte mia. Il Sublime disse: “Vestimi con uno, Pukkusa, e con l’altro, vesti Ananda.”
“Come desidera, Signore.” Così il Sublime si vestì con uno, e con l’altro, si vestì il Venerabile Ananda.
46. Il Sublime allora istruì Pukkusa della casta dei Malla nel Dhamma, lo stimolò, l’edificò, e lo rallegrò. Poi, Pukkusa si alzò dal suo posto, salutò rispettosamente il Sublime, e riprese la sua strada.
47. Poco dopo che Pukkusa della casta dei Malla era partito, il Venerabile Ananda aggiustò gli abiti sul corpo del Sublime, ma appena gli abiti furono indossati dal Sublime, persero il loro colore e splendore.
48. Allora il Venerabile Ananda disse al Sublime: “E’ meraviglioso, Signore, è straordinario come la pelle del Tathâgata sembri splendente e radiosa! Questi abiti dai riflessi dorati, Signore, indossati dal Sublime sembrano appassiti e senza splendore.”
49. “È vero, Ananda. Ci sono in due occasioni, Ananda, la pelle del Tathâgata diventa chiara e radiosa. Quali due? La notte, Ananda, in cui il Tathâgata raggiunge il risveglio supremo ed insuperabile, e la notte in cui il Tathâgata giunge al suo decesso finale nello stato del Nibbana senza nessun elemento di attaccamento. E tali, Ananda, sono le due occasioni dove la pelle del Tathâgata diventa chiara e radiosa.
50. “Ed oggi, durante l’ultima veglia di questa notte, Ananda, nel Boschetto dei Salasti dei Malla, verso Kusinara, il Tathâgata entrerà nel Parinibbâna. Dunque, Ananda, andiamo al fiume Kakuttha adesso.
51. Vestito con abiti d’oro offerti da Pukkusa, ,
il corpo del Maestro era radioso a vedere.
Al fiume Kakuttha
52. Il Sublime allora partì per il fiume Kakuttha con una grande comunità di monaci.
53. Entrò in’acqua, fece il bagno e bevve. Dopo si recò al Boschetto dei Manghi, e là si rivolse al Venerabile Cundaka, dicendo: “Ti prego, piega il mio mantello in quattro, Cundaka, e stendilo per terra. Sono stanco e vorrei rimettermi un poco.”
“Va bene, Signore.” Cundaka piegò il mantello in quattro e lo stese per terra.
54. Il Sublime si distese sul suo lato destro, nella posizione del leone, un piede posto sull’altro, con presenza mentale ed in stato di comprensione chiara. Il Venerabile Cundaka si sedette davanti al Sublime.
55. Il Buddha al fiume Kakuttha venne,
dove fresca e limpida fluiva la piacevole corrente;
là lavò nell’acqua chiara il suo corpo stanco
Il Buddha – il Supremo –
dopo essersi bagnato ed aver bevuto, il Perfetto Maestro
delle sante verità
nel Boschetto dei Manghi prese la sua strada.
Là al vecchio Cundaka si rivolse:
“Stendi il mio mantello, ti prego, piegato in quattro”.
Allora l’anziano, pronto,
alla richiesta del maestro si affrettò ad ubbidire.
Stanco, il Signore si distese sulla stuoia,
e Cundaka davanti a lui si sedette.
Alleggerisce i rimorsi di Cunda
56. Il Sublime si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Potrebbe essere, Ananda che qualcuno voglia causare del rimorso a Cunda l’orafo, dicendo: ‘Non è un guadagno per te, amico Cunda, ma una perdita che il Tathâgata abbia pranzato da te, e poi abbia trovato la sua fine.’ Allora, Ananda, il rimorso di Cunda dovrebbe essere dissipato in questo modo: ‘È un guadagno per te, amico Cunda, è una benedizione che il Tathâgata abbia pranzato da te, e poi abbia trovato la sua fine. Perché, amico, dal Sublime, ho sentito dire ed ho appreso: ‘Il cibo che ha diviso il Tathâgata prima di passare nello stato del Nibbana senza nessun elemento di attaccamento è stato offerto da Cunda l’orafo. Per questo atto, il valoroso Cunda ha accumulato un merito che conduce a lunga vita, bellezza, benessere, gloria, una rinascita celeste.’ In questo modo, Ananda, il rimorso di Cunda, l’orafo dovrebbe essere dissipato.”
57. Il Sublime, inoltre, proferì questa dichiarazione solenne:
“Colui che dona, le sue virtù aumenteranno;
colui che si è elevato, nessun odio porta;
colmo di virtù, il male rigetta,
tramite la distruzione dell’avidità, dell’odio
e di ogni illusione raggiunge la pace.”
QUINTA PARTE
A Kusinara
Ultimo luogo di riposo
1. Il Sublime si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Andiamo, Ananda, attraversiamo l’altro riva del Hiraññavati, ed andiamo al Boschetto dei Salasti dei Malla verso Kusinara”.
“Va bene, Signore.”
2. Così il Sublime, con una grande comunità di monaci, si recò verso l’altro riva del Hiraññavati, al Boschetto dei Salasti dei Malla, verso Kusinara. E là si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo:
3. “Ti prego, Ananda, preparami un giaciglio tra gli alberi salò gemelli, con la testa rivolta al nord. Sono stanco, Ananda, voglio riposare. ”
“Va bene, Signore.” Il Venerabile Ananda fece come il Sublime gli aveva chiesto.
Il Sublime allora si distese sul suo lato destro, nella posizione del leone, un piede posto sull’altro, con presenza mentale ed in stato di comprensione chiara.
4. In quel momento, gli alberi gemelli fiorirono, anche se non era la stagione della loro fioritura. I fiori caddero sul corpo del Tathâgata e furono stesi su di lui in venerazione per il Tathâgata. Dei fiori di mandarava celesti e della polvere celeste di legno di sandalo caddero dal cielo sul corpo del Tathâgata, e furono stesi su di lui in venerazione per il Tathâgata. Il suono di voci celesti e di strumenti celesti suonarono nell’aria per riverenza al Tathâgata.
5. Il Sublime si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Ananda, gli alberi gemelli sono in pieno fiore, sebbene non sia la stagione della loro fioritura. Ed i fiori piovono sul corpo del Tathâgata e sono stesi su di lui in venerazione al Tathâgata. E dei fiori di corallo celeste e della polvere celeste di legno di sandalo piovono dal cielo sul corpo del Tathâgata, e sono stesi su di lui in venerazione al Tathâgata. Ed il suono di voci celesti e strumenti celesti suonano nell’aria per riverenza al Tathâgata.
6. “E tuttavia questo non è così, Ananda, il Tathâgata è rispettato, venerato, stimato, adorato ed onorato al più alto grado. Ma, Ananda, qualunque sia il monaco o la monaca, il laico o la laica che dimorano nel Dhamma, vive rettamente nel Dhamma, segue la via del Dhamma, è per questo che il Tathâgata è rispettato, venerato, stimato, adorato ed onorato al più alto grado. Perciò, Ananda, così dovete esercitarvi: ‘Dimoreremo nel Dhamma, vivremo rettamente nel Dhamma, seguiremo la via del Dhamma”‘
Il dispiacere degli dei
7. In quel momento il Venerabile Upavana era davanti al Sublime. Il Sublime lo rimproverò, dicendo: “Mettiti da parte, monaco, non stare davanti a me.”
8. Il Venerabile Ananda pensò: “Il Venerabile Upavana è al servizio del Sublime da molto tempo, amico e servitore. E tuttavia adesso, alla fine, il Sublime lo rimprovera. Quale potrebbe essere la ragione?”
9-10. Il Venerabile Ananda riferì il suo pensiero al Sublime. Il Sublime disse: “Attraverso il decuplo sistema cosmico, Ananda, non c’è uno dei deva che non sia venuto a radunarsi per vedere il Tathâgata. Perché su dodici yojana di distanza intorno al Boschetto dei Salasti dei Malla verso Kusinara non c’è un solo luogo che non sia riempito dai potenti deva. E questi deva, Ananda, si lamentano: ‘Da lontano siamo venuti per vedere il Tathâgata. Cosa rara nel mondo è l’apparizione dei Tathagata, degli Arahat, dei Perfetti Svegliati. Ed in questo giorno, durante l’ultima veglia notturna, il Parinibbâna del Tathâgata sopraggiungerà. Ma questo monaco dai grande poteri si è messo davanti al Sublime, nascondendolo, e non possiamo guardarlo.’ Così, Ananda, si lamentano i deva.”
11. “Di quali tipi di deva, Signore, il Sublime è cosciente?”
12-13. Ci sono dei deva, Ananda, nello spazio e sulla terra che hanno una mente grezza; piangono, con le braccia al cielo piangono; gettandosi per terra, si rotolano da una parte all’altra, gemendo: ‘Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Va’ a sparire l’occhio del Mondo troppo presto!’
14. “Ma quei deva, liberi da desiderio, riflettono in questo modo: ‘Impermanente è ogni cosa composta. Come potrebbe essere diversamente? ‘
La preoccupazione di Ananda
15. “Prima, Signore, i monaci chiedevano di vedere il Tathâgata, e noi avevamo il beneficio di ricevere e di unirci con questi venerabili monaci che venivano a chiedere al Sublime e a servirlo. Ma, Signore, dopo la partenza del Sublime, non avremo più questo beneficio.”
Quattro luoghi di pellegrinaggio
16. Ci sono quattro luoghi, Ananda, che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza. Quali quattro?
17. ‘In questo luogo è nato il Tathâgata! ‘ Questo, Ananda, è un luogo che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza.
18. ‘In questo luogo il Tathâgata ha raggiunto il risveglio supremo ed insuperabile! Questo, Ananda, è un luogo che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza.
19. ‘In questo luogo il Tathâgata ha messo in moto la Ruota del Dhamma! ‘Questo, Ananda, è un luogo che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza.
20. ‘ In questo luogo il Tathâgata è entrato nel Nibbana senza nessun elemento di attaccamento! Questo, Ananda, è un luogo che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza.
21. Ecco, Ananda, i quattro luoghi che una persona devota dovrebbe visitare e considerare con sentimenti di riverenza. Ed in verità, verranno in questi luoghi, Ananda, devoti, monaci e monache, laici e laiche, dicendo: ‘In questo luogo è nato il Tathâgata! In questo luogo il Tathâgata ha raggiunto il risveglio supremo ed insuperabile! In questo luogo il Tathâgata ha messo in moto la Ruota del Dhamma! In questo luogo il Tathâgata è entrato nel Nibbana in cui senza nessun elemento di attaccamento!
22. E chiunque, Ananda, morisse in un tale pellegrinaggio col cuore colmo di fede, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascerà in un mondo celeste.”
23. Allora il Venerabile Ananda disse al Sublime: “Come, Signore, dovremmo comportarci verso le donne?”
“Non vedetele, Ananda”.
“Ma, Signore, se le vedessimo?”
“Non parlar loro, Ananda”.
“Ma, Signore, se ci dovessimo parlare?”
“Allora, Ananda, vi occorrerà stabilire la presenza mentale.”
24. Allora il Venerabile Ananda disse: “Come dovremmo agire, Signore, per rispettare il corpo del Tathâgata?”
“Non preoccupatevi, Ananda, ad onorare il corpo del Tathâgata. Al contrario, sforzatevi e siate zelanti per voi stessi, per il vostro proprio bene. Senza cedere applicatevi risolutamente al vostro proprio bene. Perché ci sono, Ananda, dei saggi nobili, saggi bramani e saggi maestri che onoreranno il corpo del Tathâgata.”
25. Allora il Venerabile Ananda disse: “Ma come, Signore, dovrebbero agire per rispettare il corpo del Tathâgata”?
“Allo stesso modo, Ananda, del corpo di un monarca universale”.
“Ma come, Signore, si rispetta il corpo di un monarca universale?”
26. “Il corpo di un monarca universale, Ananda, è avvolto prima nel lino, e poi nel cotone pettinato, con cinquecento strati di lino e cinquecento di cotone. Quando questo è fatto, il corpo del monarca universale è posto in un recipiente ad olio in ferro, recintato in un altro recipiente in ferro, si costruisce un rogo funerario con rami di alberi profumati, e si brucia così il corpo del monarca universale; ad un incrocio si alza una stupa per il monarca universale. Così si fa, Ananda, col corpo di un monarca universale. Dunque, Ananda, come si fa col corpo di un monarca universale, così deve farsi col corpo del Tathâgata; ad un incrocio dovrebbe erigersi anche una stupa per il Tathâgata. Chiunque porterà in questo luogo delle ghirlande o dell’incenso o della pasta di legno di sandalo, o farà delle riverenze, la mente diventerà calma in questo luogo – e avrà benessere e felicità per molto tempo.
27. Ci sono quattro persone, Ananda che sono degni di una stupa. Quali quattro? Un Tathâgata, un Arahat, un Essere pienamente svegliato; ci sono anche un Paccekabuddha, un discepolo di un Tathâgata ed un monarca universale.
28-31. “E perché, Ananda, un Tathâgata, un Arahat, un Essere Pienamente Svegliato sono degni di una stupa? Perché, Ananda, al pensiero: ‘Questa è la stupa di questo Sublime, di questo Arahat, di questo Essere Pienamente Svegliato’! I cuori di numerose persone vanno ad essere calmati e resi felici; così calmati e con le loro menti invalse nella fede, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasceranno in un mondo celeste. E parimenti anche al pensiero: ‘Questa è la stupa di questo Paccekabuddha’! o ‘Questa è la stupa di un discepolo di questo Tathâgata, Arahat, Essere Pienamente Svegliato’! o ‘Questa è la stupa di questo retto monarca che regnò secondo il Dhamma’! – i cuori di numerose persone saranno calmati e saranno resi felici; così calmati e con le loro menti invalse nella fede, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasceranno in un mondo celeste. E è a causa di ciò, Ananda che queste quattro persone sono degne di una stupa.”
Il dispiacere di Ananda
32. Allora il Venerabile Ananda si recò nel vihara e pianse: ” Devo sforzarmi ancora per la mia perfezione. Ma, ahimè, il mio Maestro, così compassionevole verso me, è sul punto di morire”!
33. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Dov’è, monaci, Ananda?”
“Il Venerabile Ananda, Signore, è andato nel vihara ed è là a piangere.”
34. Il Sublime allora chiese ad un monaco di andare dal Venerabile Ananda, dicendo: “Va’, monaco, e di’ ad Ananda: ‘Amico Ananda, il Maestro ti chiama.”
“Va bene, Signore.” Così il monaco andò dal Venerabile Ananda e riferì le parole del Sublime. Quindi il Venerabile Ananda si recò dal Sublime, si inchinò, e si sedette ad un lato.
35. Il Sublime allora si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Basta, Ananda! Non addolorarti, non compiangerti! Non ho insegnato fin dall’inizio che in tutto ciò che è caro e benamato, c’è necessariamente cambiamento, separazione e rottura? Ciò che è nato, che è venuto ad essere è soggetto a morire. Ora per molto, Ananda, hai servito il Tathâgata con amore e bontà. Un grande bene hai riunito, Ananda! Adesso, ti occorre dare prova di energia, e presto anche tu sarai libero da influssi impuri.”
Lode di Ananda
36. Il Sublime allora si rivolse ai monaci, dicendo: “Monaci, i Buddha, gli Arahat, i Perfetti Svegliati dei tempi passati, avevano anch’essi eccellenti e devoti monaci al loro servizio come Ananda.
37. “Capace e giudizioso è Ananda, monaci, perché sa qual è il buon momento per i monaci col Tathâgata, ed il buon momento per le monache, il buon momento per i laici e le laiche; il buon momento per i re ed i ministri di stato; il buon momento per i maestri di altre scuole ed i loro discepoli.
38. “Da Ananda, monaci, si trovano quattro qualità rare e superlative. Quali quattro? Così, monaci, una compagnia di monaci va a trovare Ananda, si rallegrano a vederlo; e se parla loro poi del Dhamma, sono rallegrati dalle sue parole; e quando tace, sono delusi. Lo stesso quando monache, laici, o laiche vanno a trovare Ananda: si rallegrano a vederlo; e se parla loro poi del Dhamma, sono rallegrati dalle sue parole; e quando tace, sono delusi.
39. “Da un monarca universale, monaci, si trovano quattro qualità rare e superlative. Quali quattro? Così, monaci, una compagnia di nobili va a trovare il monarca universale, si rallegrano a vederlo; e quando parla, sono rallegrati dal suo discorso; e quando tace, sono delusi. Lo stesso quando dei bramani, dei capifamiglia, o degli asceti vanno a vedere un monarca universale.
40. “Allo stesso modo, monaci, da Ananda si trovano esattamente queste quattro rare e superlative qualità.”
La gloria passata di Kusinara
41. Dopo queste parole, il Venerabile Ananda si rivolse al Sublime, dicendo: “Non permettete, Signore, che il Sublime muoia in questo cattivo luogo, nel mezzo della giungla, lontano dalla civiltà. Ci sono delle grandi città, Signore, come Accampò, Rajagaha, Savatthi, Saketa, Kosambi, e Bénarès – che il Sublime abbia il suo decesso finale in una di esse. Perché numerosi ricchi nobili, bramani e capifamiglia, devoti del Tathâgata, abitano in queste città, ed essi renderanno gli onori che meritano alle reliquie del Tathâgata.”
42. Non dire così, Ananda! Non dire: ‘Questo cattivo luogo, nel mezzo della giungla, lontano dalla civiltà.’ Molto tempo fa, Ananda, ci fu un re dal nome di Maha Sudassana, un monarca universale, un retto re, un conquistatore dei quattro mondi della terra, dotato dei sette gioielli. Costui, Ananda, aveva la sua residenza reale qui a Kusinara, che si chiamava allora Kusavati, e il suo territorio si estendeva su dodici yojana da est a ovest, e su sette da nord a sud.
43. “Potente, Ananda, era Kusavati, la capitale, prospera, molto popolata ed abbondantemente fornita di cibo. Come la residenza reale dei deva, Alakamanda, è potente, prospera e molto popolata, così era la capitale reale di Kusavati.
44. “A Kusavati, Ananda, risuonavano giorno e notte dieci suoni – il barrito degli elefanti, il nitrito dei cavalli, il rombo dei carri, i battiti dei tamburi e dei timpani, musica e canti, acclamazioni, battiti di mani, e grida di: ‘Mangiate, bevete e siate allegri’!
Lamenti dei Malla
45. “Va’ adesso, Ananda, a Kusinara ed annuncia ai Malla: ‘Oggi, Vasettha, durante l’ultima veglia della notte, il Parinibbâna del Tathâgata va ad avere luogo. Avvicinatevi, Vasettha, venite vicino! Non fate in modo di avere dei rimorsi come: “È nella nostra provincia che ha avuto luogo il Parinibbâna del Tathâgata, e noi non c’eravamo!”
“Va bene, Signore.” Così il Venerabile Ananda si preparò, e prendendo scodella ed mantello, si recò con un compagno a Kusinara.
46. Ora in in quell’occcasione i Malla si erano radunati nella sala del consiglio per discutere di affari. Il Venerabile Ananda si avvicinò a loro ed annunciò: “Oggi, Vasettha, durante l’ultima veglia notturna, il Parinibbâna del Tathâgata va ad avere luogo. Avvicinatevi, Vasettha, venite vicino! Non fate in modo di avere dei rimorsi come: ‘È nella nostra provincia che ha avuto luogo il Parinibbâna del Tathâgata, e noi non c’eravamo!’
47. Quando sentirono il Venerabile Ananda pronunciare queste parole, i Malla coi loro figli, le loro donne e le spose dei loro figli, furono profondamente addolorati: ‘Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! L’occhio del Mondo va a sparire troppo presto!’
48. Così afflitti e pieni di dolore, i Malla, coi loro figli, le loro spose e le spose dei loro figli partirono per il Boschetto di Salasti, il parco dei Malla, dove il Venerabile Ananda si trovava.
49. Il Venerabile Ananda pensò: “Se devo lasciare i Malla di Kusinara fare delle riverenze al Sublime, la notte avrà lasciato posto all’alba prima che si siano presentati tutti a lui. Perciò vado a ripartirli per casta, ogni famiglia in un gruppo e presentarli così al Sublime: ‘I Malla di tale o tale nome, Signore, con le loro spose e bambini, i loro servitori ed i loro amici, rendono omaggio al Sublime.’
50. Così il Venerabile Ananda divise i Malla per casta, ogni famiglia in un gruppo, e li presentò al Sublime.
L’ultimo convertito
51. Ora in quel tempo un asceta errante di nome Subhadda abitava a Kusinara. Egli sentì dire: “Oggi nella terza veglia notturna, il Parinibbâna dell’asceta Gotama va ad avere luogo.”
52. Allora pensò: “L’ho sentito dire da anziani e venerabili asceti erranti, maestri dei maestri che l’apparizione dei Tathagata, degli Arahat, dei Perfetti Svegliati è rara nel mondo. E tuttavia in questo giorno stesso, nell’ultima veglia notturna, il Parinibbâna dell’asceta Gotama va ad avere luogo. Ora mi viene un dubbio, ma ho talmente fede nell’asceta Gotama, che potrebbe insegnarmi il Dhamma così da togliermi questo dubbio.”
53. Allora l’asceta errante Subhadda si recò al Boschetto dei Salasti, nel parco dei Malla, si avvicinò al Venerabile Ananda, e gli riferì il suo pensiero. Si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Amico Ananda, vorrei vedere l’asceta Gotama.”
54. Ma il Venerabile Ananda gli rispose: “Basta, amico Subhadda! Non turbare il Tathâgata. Il Sublime è stanco.”
55-56. Una seconda e una terza volta l’asceta errante Subhadda fece la sua richiesta, per la seconda e terza volta il Venerabile Ananda gliela rifiutò.
57. Il Sublime sentì la loro discussione, chiamò il Venerabile Ananda e disse: “Fermo, Ananda! Non rifiutare Subhadda. Ammetti Subhadda alla presenza del Tathâgata. Perché sebbene mi chieda, lo chiederà al fine della conoscenza, e non sarà dunque un’offesa. E la risposta che gli darò, la comprenderà facilmente.”
58. Quindi il Venerabile Ananda disse all’asceta errante Subhadda: “Va’, in questo caso, amico Subhadda, il Sublime ti dà il permesso.”
59. Allora l’asceta errante Subhadda si avvicinò al Sublime e lo salutò con rispetto. Dopo averlo salutato si sedette ad un lato e disse: “Ci sono, Venerabile Gotama, degli asceti e dei bramani, guide di grandi comunità di discepoli, maestri di scuole molto conosciute e famose e tenute in alta stima, maestri come Purana Kassapa, Makkhali Gosala, Ajita Kesakambali, Pakudha Kaccayana, Sañjaya Belatthiputta, Nigantha Nataputta,. Hanno tutti raggiunto la meta finale, come ciascuno di essi vorrebbe far credere, o nessuno di essi, o certi l’hanno raggiunto e gli altri no?”
60. “Basta, Subhadda! Non ha importanza se hanno raggiunto la meta finale, come ciascuno di essi vorrebbe far credere, o nessuno di essi, o certi l’hanno raggiunto e altri no. Vado ad insegnarti il Dhamma, Subhadda; ascolta e stai molto attento, vado a parlare.”
“Va bene, Signore.”
Il ruggito del Leone
61. Il Sublime prese la parola, dicendo: “In ogni Dhamma e Disciplina, Subhadda, dove non si trova il Nobile Ottuplice Sentiero, non si troverà un vero asceta del primo, secondo, terzo o quarto grado di santità. Ma in ogni Dhamma e Disciplina dove si trova il Nobile Ottuplice Sentiero, là si trova un vero asceta del primo, secondo, terzo e quarto grado di santità. Ora in questo Dhamma e Disciplina, Subhadda, si trova il Nobile Ottuplice Sentiero; solo in esso si trovano dei veri asceti del primo, secondo, terzo e quarto grado di santità. Privati dei veri asceti sono i sistemi degli altri maestri. Ma se, Subhadda, i monaci vivono rettamente, il mondo non sarà privato di arahat.
62. ” Avevo solamente ventinove anni, Subhadda,
quando rinunciai al mondo per cercare il Bene;
cinquantun anni sono passati da allora, Subhadda,
e durante tutto questo tempo un pellegrino sono stato
nel campo della virtù e della verità.”
63. Detto questo, l’asceta errante Subhadda si rivolse al Sublime, dicendo: “Magnifico, Maestro Gotama! Straordinario! Proprio come se si rivoltasse ciò che era capovolto, rivelare ciò che era nascosto, mostrare la via a chi si era smarrito, o recare una luce nell’oscurità in modo che chi ha occhi possa vedere le forme, allo stesso modo il Maestro Gotama — con vari metodi — ha reso chiaro il Dhamma. Io prendo rifugio nel Maestro Gotama, nel Dhamma, e nella comunità dei monaci. Possa il maestro Gotama accettarmi come seguace laico che ha preso in lui rifugio, da questo giorno e per tutta la vita. Possa io ottenere l’abbandono della vita mondana alla presenza del Maestro Gotama, e l’ordinazione come monaco.”
64. “Chi, Subhadda, è stato prima discepolo di un’altra credenza, e riceve l’ammissione e l’ordinamento superiore in questo Dhamma e Disciplina, resta in prova per un periodo di quattro mesi. Alla fine di questi quattro mesi, se i monaci ne sono soddisfatti, gli concedono l’ammissione e l’ordinamento superiore come monaco.”
65. “Allora resterò in prova anche per un periodo di quattro anni. Ed alla fine di questi quattro anni, se i monaci sono soddisfatti di me, mi concederanno l’ammissione e l’ordinamento superiore come monaco.”
66. Il Sublime chiamò il Venerabile Ananda e gli disse: “Ananda, che sia accordato a Subhadda l’ammissione nell’ordine”. Ed il Venerabile Ananda replicò: “Va bene, Signore.”
67. Allora l’asceta errante Subhadda disse al Venerabile Ananda: “Amico Ananda, questo è una benedizione che in presenza del Maestro io abbia ricevuto il consenso come discepolo.”
68. Dunque all’asceta errante Subhadda, in presenza del Sublime, gli fu dato l’ammissione e l’ordinamento superiore. Una volta ordinato, il Venerabile Subhadda solitario, attento, ardente e risoluto raggiunse lo scopo supremo della vita santa; ed avendolo realizzato seppe che: “Distrutta è la nascita; la vita santa è compiuta; non resta più niente da fare, ed al di là di questa vita niente resta. Il Venerabile Subhadda diventò ancora un altro tra gli arahat, e fu l’ultimo discepolo convertito dal Sublime.
SESTA PARTE
La scomparsa
Esortazione finale del Sublime
1. Il Sublime si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “È probabile, Ananda che a qualcuno di voi venga il pensiero: ‘Finita è la parola del Maestro; non abbiamo più il Maestro.’ Ma non bisogna vedere così le cose. Perché ciò che ho proclamato e fatto conoscere come il Dhamma e la Disciplina, sarà vostro Maestro quando sarò partito.
2. “Ananda, adesso i monaci fra di loro usano l’appellativo ‘amico’ non sia più così quando sarò partito. I monaci anziani, Ananda, potranno rivolgersi ai più giovani per il loro nome, il loro cognome, o con ‘amico’; ma i monaci più giovani dovranno rivolgersi ai più anziani con ‘venerabile signore’.”
3. “Se vuole, Ananda, il Sangha potrà, quando sarò partito, abolire le regole minori e meno importanti.
4. “Ananda, quando sarò partito, imponete la penalità più grande al monaco Channa”.
“Ma quale è, Signore, la penalità più grande”?
“Il monaco Channa, Ananda, potrà dire ciò che vorrà, ma i monaci non dovranno né conversare con lui, né esortarlo, né ammonirlo.”
5. Il Sublime allora si rivolse ai monaci, dicendo: “È probabile, monaci, che qualcuno di voi sia nel dubbio o incerto riguardo al Buddha, al Dhamma o al Sangha, al sentiero o alla pratica. Ponete allora le vostre domande, monaci! Non fate in modo di avere più dei rimorsi come: ‘Il Maestro era davanti a noi, e tuttavia non gli abbiamo chiesto nulla.’
6. Dette queste parole, i monaci custodirono il silenzio. E tuttavia una seconda ed una terza volta il Sublime disse loro: “È probabile, monaci, che qualcuno di voi sia nel dubbio o incerto riguardo al Buddha, al Dhamma o al Sangha, al sentiero o alla pratica. Ponete allora le vostre domande, monaci! Non fate in modo di avere più dei rimorsi come: ‘Il Maestro era davanti a noi, e tuttavia non gli abbiamo chiesto nulla.”
E per una seconda e terza volta i monaci custodirono il silenzio. Il Benedetto allora del Cielo disse loro: “È probabile, monaci che per rispetto verso il Maestro non gli ponevate delle domande. Allora, monaci, che l’amico lo comunichi all’amico”. E tuttavia sempre i monaci custodirono il silenzio.
7. Allora il Venerabile Ananda si rivolse al Sublime, dicendo: “E’ meravigliosa, Signore, è straordinaria! Questa fede che ho nella comunità dei monaci perchè nessun monaco non è nel dubbio o incerto riguardo al Buddha, al Dhamma o al Sangha, al sentiero o alla pratica.”
“È per fede, Ananda, che parli così. Ma qui, Ananda, il Tathâgata sa con certezza che tra questa comunità di monaci non c’è un monaco che sia nel dubbio o incerto riguardo al Buddha, al Dhamma o al Sangha, al sentiero o alla pratica. Perché, Ananda, tra questi cinquecento monaci molti sono ‘entrati nella corrente’, sono oramai nel sentiero del risveglio”.
8. Il Sublime si rivolse ai monaci, dicendo: “Siate sempre presenti mentalmente, monaci, vi esorto: ‘Ogni cosa composta è soggetta a sparire. Sforzatevi con sincerità!”
Furono le ultime parole del Tathâgata.
Come il Sublime passò nel Nibbana
9. Quindi il Sublime entrò nel primo jhâna. Uscendo dal primo jhâna, entrò nel secondo jhâna. Uscendo dal secondo jhâna, entrò nel terzo jhâna. Uscendo dal terzo jhâna, entrò nel quarto jhâna. Ed uscendo dal quarto jhâna, entrò nella sfera dello spazio infinito. Uscendo dalla sfera dello spazio infinito, entrò nella sfera della coscienza infinita. Uscendo dalla sfera della coscienza infinita, entrò nella sfera della vacuità. Uscendo dalla sfera della vacuità, entrò nella sfera della ‘né percezione né non-percezione’. Ed uscendo dalla sfera della ‘né percezione né non-percezione’, raggiunse la cessazione della percezione e della sensazione.
10. Poi il Venerabile Ananda si rivolse al Venerabile Anuruddha, dicendo: “Venerabile Anuruddha, il Sublime, è deceduto.”
“No, amico Ananda, il Sublime, non è deceduto. È entrato nella sfera della cessazione della percezione e della sensazione”.
11. Il Sublime allora, uscito dalla cessazione della percezione e della sensazione, entrò nella sfera della ‘né percezione né non-percezione’. Uscendo dalla sfera della ‘né percezione né non-percezione’, entrò nella sfera della vacuità. Uscendo dalla sfera della vacuità, entrò nella sfera della coscienza infinita. Uscendo dalla sfera della coscienza infinita, entrò nella sfera dello spazio infinito. Uscendo dalla sfera dello spazio infinito, entrò nel quarto jhâna. Uscendo dal quarto jhâna, entrò nel terzo jhâna. Uscendo dal terzo jhâna, entrò nel secondo jhâna. Uscendo dal secondo jhâna, entrò nel primo jhâna.
Uscendo dal primo jhâna, entrò nel secondo jhâna. Uscendo dal secondo jhâna, entrò nel terzo jhâna. Uscendo dal terzo jhâna, entrò nel quarto jhâna. E, uscendo dal quarto jhâna, il Sublime cessò di vivere.
L’eco del Mondo
12. Quando il Sublime cessò di vivere, simultaneamente col suo Parinibbâna si produsse un terribile terremoto e i cieli si aprirono ai tuoni.
13. Quando il Sublime cessò di vivere, simultaneamente col suo Parinibbâna, Brahma Sahampati pronunciò questi versi:
“Tutto deve cessare – tutti gli esseri viventi
devono lasciare il loro aggregato delle forme. Sì, come tutti,
un Maestro come lui, un essere senza pari,
potente in saggezza, il Risvegliato, è deceduto.”
14. Quando il Sublime cessò di vivere, simultaneamente col suo Parinibbâna, Sakka, re degli dei, pronunciò questi versi:
“Transitorie sono le cose composte,
soggette all’impermanenza;
ogni cosa nata deve morire;
buona è la pace quando cessano per sempre.”
15. Quando il Sublime cessò di vivere, simultaneamente col suo Parinibbâna, il Venerabile Anuruddha pronunciò questi versi:
“Senza alcun respiro, ma con mente pacificata,
libero dal desiderio e sereno – è così che il saggio
giungea alla sua fine. Per i tormenti della morte,
la sua mente, come una fiamma spenta, trova la liberazione.”
16. Quando il Sublime cessò di vivere, simultaneamente col suo Parinibbâna, il Venerabile Ananda pronunciò questi versi:
“Molto dolore ci fu quando egli,
Il Completo, il Buddha, morì.”
17. Allora, quando il Sublime cessò di vivere, alcuni monaci, non ancora liberi dall’attaccamento, sollevarono le loro braccia al cielo e piansero; altri si disperarono con profondo dolore: ‘ Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Troppo presto l’occhio del Mondo è sparito dalla nostra vista”!
Ma i monaci, liberi dall’attaccamento, con presenza mentale ed in stato di comprensione chiara, rifletterono come segue: “Impermanente è ogni cosa composta. Come potrebbe essere diversamente?”
18. Il Venerabile Anuruddha si rivolse ai monaci, dicendo: “Basta, amici! Non vi addolorate, non vi lamentate! Il Sublime non ha dichiarato che in tutto ciò che è caro e benamato, c’è necessariamente cambiamento, separazione e rottura? Di ciò che è nato che è venuto ad essere è soggetto a cessare, come può dirsi: Non ci sia mai un cessare? I deva, amici, sono afflitti.”
“Ma, venerabile signore, di quali deva il Venerabile Anuruddha è cosciente?”
Ci sono dei deva, Ananda, nello spazio e sulla terra che hanno una mente grezza; piangono, con le braccia al cielo piangono; gettandosi per terra, si rotolano da una parte all’altra, gemendo: ‘Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Va’ a sparire l’occhio del Mondo troppo presto!’ Ma quei deva, liberi dall’attaccamento, con presenza mentale ed in stato di comprensione chiara, rifletterono come segue: “Impermanente è ogni cosa composta. Come potrebbe essere diversamente?”
19. Ora i Venerabili Anuruddha ed il Venerabile Ananda passarono il resto della notte a parlare del Dhamma. Allora il Venerabile Anuruddha si rivolse al Venerabile Ananda, dicendo: “Va’ adesso, amico Ananda, a Kusinara, ed annuncia ai Malla: Il Sublime, Vasettha, è deceduto. Fate come vi sembra opportuno.’
“Va bene, venerabile signore.” Così il Venerabile Ananda si preparò prima di mezzogiorno, e dopo aver preso la sua scodella ed il suo mantello, partì con un compagno per Kusinara.
20. In quel momento i Malla di Kusinara erano radunati nella sala del consiglio. Il Venerabile Ananda si avvicinò a loro ed annunciò: “Il Sublime, Vasettha, è deceduto. Fate come vi sembra opportuno.”
Quando sentirono il Venerabile Ananda pronunciare queste parole, i Malla coi loro figli, le loro donne e le spose dei loro figli, furono profondamente addolorati: ‘Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! L’occhio del Mondo va a sparire troppo presto!’
Omaggio ai Resti
21. Allora i Malla di Kusinara diedero degli ordini ai loro uomini, dicendo: “Riunite tutti i profumi, le ghirlande di fiori, i musicisti, tutti coloro che sono a Kusinara.” Ed i Malla, coi profumi, le ghirlande di fiori, i musicisti e con cinquecento vestiti partirono per il Boschetto dei Salasti, il parco dei Malla, e si avvicinarono al corpo del Sublime. Essendosi avvicinati, resero omaggio al corpo del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo trascorsero la giornata a mostrare rispetto, onore, e venerazione al corpo del Sublime.
Un secondo giorno, un terzo, un quarto, un quinto, ed un sesto giorno resero omaggio al corpo del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo, mostrarono rispetto, onore, e venerazione al corpo del Sublime.
Il settimo giorno pensarono: “Abbiamo reso omaggio al corpo del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo, e gli abbiamo mostrato rispetto, onore e venerazione; adesso trasportiamo il corpo del Sublime verso sud, e là inceneriamo là il corpo del Sublime.”
Così otto Malla delle migliori famiglie, ben lavati e vestiti: “Solleveremo il corpo del Sublime” – tentarono di farlo ma non ci riuscirono.
22. Allora i Malla si rivolsero al Venerabile Anuruddha, dicendo: “Qual è la causa, Venerabile Anuruddha, qual è la ragione che questi otto Malla delle migliori famiglie, ben lavati e ben vestiti non riescono a sollevare il corpo del Sublime?”
“Voi altri, Vasettha, avete un proposito, i deva ne hanno un altro.”
“Allora, venerabile signore, qual è il proposito dei deva?”
Il vostro proposito, Vasettha, è questo: ‘Abbiamo reso omaggio al corpo del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo, gli abbiamo mostrato rispetto, onore e venerazione; adesso trasportiamo il corpo del Sublime verso sud, e là inceneriamo il corpo del Sublime.’ Ma il proposito dei deva, Vasettha, è questo: ‘Abbiamo reso omaggio al corpo del Sublime con danze celesti, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo, e gli abbiamo mostrato rispetto, onore e venerazione; adesso trasportiamo il corpo del Sublime verso nord; e poi verso est e là inceneriamo il corpo del Sublime.’
“Come vorranno i deva così sia, venerabile signore.”
23. In quel momento, ogni luogo di Kusinara fu ricoperto di mandarava celesti. I deva con i Malla di Kusinara resero omaggio al corpo del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo mostrando rispetto, onore e venerazione. Ed essi trasportarono il corpo del Sublime verso il nord e poi verso est; quindi stesero il corpo del Sublime per terra.
24. Allora i Malla di Kusinara si rivolsero al Venerabile Ananda, dicendo: “Come dovremmo fare, Venerabile Ananda, per rispettare il corpo del Tathâgata?”
“Allo stesso modo, Vasettha, per il corpo di un monarca universale.”
“Ma come si fa, venerabile Ananda, a rispettare il corpo di un monarca universale?”
“Il corpo di un monarca universale, Vasettha, è avvolto prima nel lino, e poi nel cotone pettinato, con cinquecento strati di lino e cinquecento di cotone. Quando questo è fatto, il corpo del monarca universale è posto in un recipiente ad olio in ferro, recintato in un altro recipiente in ferro, si costruisce un rogo funerario con rami di alberi profumati, e si brucia così il corpo del monarca universale; ad un incrocio si alza una stupa per il monarca universale. Così si fa, Vasettha, col corpo di un monarca universale.
“Vasettha, come col corpo di un monarca universale, così deve farsi col corpo del Tathâgata; ed ad un incrocio bisogna alzare anche una stupa per il Tathâgata. E chi porterà in questo luogo delle ghirlande o dell’incenso o della pasta di legno di sandalo, o farà delle riverenze, la sua mente si calmerà in questo luogo – e avrà benessere e felicità per molto tempo.”
25. Allora i Malla diedero degli ordini ai loro uomini, dicendo: “Riunite tutto il cotone pettinato dei Malla! Così i Malla di Kusinara avvolsero il corpo del Sublime nel lino, e poi nel cotone pettinato, l’avvolsero ancora nel lino, ed ancora nel cotone pettinato, formando cinquecento strati di lino e cinquecento di cotone. Fatto questo, posero il corpo del Sublime in un recipiente ad olio in ferro, e recinto in un altro recipiente in ferro, costruirono un rogo funerario con ogni tipo di piante aromatiche, quindi posero il corpo del Sublime.
26. Ora in quei momenti il Venerabile Maha Kassapa si spostava da Lastricò a Kusinara con una grande comunità di cinquecento monaci. In cammino, il Venerabile Maha Kassapa si allontanò dalla strada e si sedette ai piedi di un albero.
Un uomo di nome Ajivaka passava per quella strada ed in mano aveva un fiore di mandarava di Kusinara. Il Venerabile Maha Kassapa lo vide e quando fu vicino si rivolse a lui, dicendo: “Sapete, amico, qualcosa del nostro Maestro?”
“Sì, amico, lo so. Sono sette giorni che l’asceta Gotama è morto. È là che ho portato questo fiore di mandarava.”
27. Quindi alcuni monaci, non ancora liberi dall’attaccamento si disperarono e piansero; altri gemettero colti da profondo dolore: “Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Il Sublime giunge troppo presto al suo Parinibbâna! Troppo presto l’occhio del Mondo è sparito dalla nostra vista!”
28. Ora in quell’occassione un monaco di nome Subhadda si rivolse ai monaci, dicendo: “Basta, amici! Non vi addolorate, non vi lamentate! Siamo senza questo grande asceta. Troppo tempo, amici, siamo stati oppressi da lui che ci diceva: ‘Questo è giusto per voi; questo non lo è.’ Adesso possiamo fare come più ci piace.” I monaci rimasero in silenzio.
29. ……….
30. ………
31. Quando il corpo del Sublime fu bruciato, non si videro né ceneri né parti pelle, tessuti, carne, nervi o fluidi; restarono solo ossa.
32. I Malla di Kusinara posero le reliquie del Sublime nella loro sala del consiglio, e là per sette giorni resero omaggio alle reliquie del Sublime con danze, canti, musica, ghirlande di fiori e profumo, e mostrarono rispetto, onore e venerazione alle reliquie del Sublime.
Spartizione delle Reliquie
33. Allora il re del Magadha, Ajatasattu, figlio della regina Videhi, venne a sapere che a Kusinara il Sublime era morto. Mandò un messaggio ai Malla di Kusinara, dicendo: “Il Sublime era della casta dei guerrieri, ed anche io lo sono . Sono degno di ricevere una parte delle reliquie del Sublime. Erigerò una stupa sulle reliquie del Sublime e terrò una veglia in suo onore.”
34. Così i Licchavi di Vesali. (….)
35. Così i Sakya di Kapilavatthu.
36. Così i Buli di Allakappa.
37. Così i Koli di Ramagama.
38. Così il bramano Vethadipa.
39. Così i Malla di Lastricò.
40. Ma quando sentirono queste parole, i Malla di Kusinara si rivolsero all’assemblea, dicendo: “Il Sublime è deceduto nella nostra terra. Non ci separeremo dalle reliquie del Sublime.” Allora il bramano Dona si rivolse all’assemblea, dicendo:
“Una parola mia, vi prego signori, di ascoltare!
Il nostro Buddha ci ha sempre insegnato la pace e l’armonia;
sconveniente sarebbe se vi fosse una lite,
guerra e sangue saranno versati
sui resti del migliore degli uomini!
Mettiamoci tutti, signori, in amicizia
per dividere otto parti – in modo che ad ogni lato
una stupa possa esserci, in modo che l’umanità,
aa fede nel Perfetto svegliato possa trovare!”
“Va bene, bramano! Dividi tu stesso le reliquie in otto parti uguali.”
Così il bramano Dona divise in otto parti uguali le reliquie del Sublime, ed avendo fatto così, si rivolse all’assemblea, dicendo: “Che questa urna, signori, mi sia data. Su questa urna vado ad erigere una stupa.” E l’urna fu data al bramano Dona.
41. I Moriya di Pipphalivana vennero a sapere che a Kusinara il Sublime era morto. Quindi mandarono un messaggio ai Malla di Kusinara, dicendo: “Il Sublime era della casta dei guerrieri, e noi anche lo siamo. Siamo degni di ricevere una parte delle reliquie del Sublime. Andiamo ad erigere una stupa sulle reliquie del Sublime e tenere una veglia in suo onore.”
“Non resta nessuna parte delle reliquie del Sublime; le reliquie del Sublime sono state divise. Ma prendete le ceneri.” Così i Moriya di Pipphalivana presero le ceneri.
42. Il re del Magadha, Ajatasattu, figlio della regina Videhi, eresse una stupa sulle reliquie del Sublime a Rajagaha, e in suo onore tenne una veglia. I Licchavi di Vesali eressero una stupa sulle reliquie del Sublime a Vesali, e in suo onore tennero una veglia. I Sakya di Kapilavatthu eressero una stupa sulle reliquie del Sublime a Kapilavatthu, e in suo onore tennero una veglia. I Buli di Allakappa eressero una stupa sulle reliquie del Sublime ad Allakappa, e in suo onore tennero una veglia. I Koli di Ramagama eressero una stupa sulle reliquie del Sublime a Ramagama, e in suo onore tennero una veglia. Il bramano Vethadipa eresse una stupa sulle reliquie del Sublime a Vethadipa, e in suo onore tenne una veglia. I Malla di Lastricò eressero una stupa sulle reliquie del Sublime a Lastricò, e in suo onore tennero una veglia. I Malla di Kusinara eressero una stupa sulle reliquie del Sublime a Kusinara, e in suo onore tennero una veglia. Il bramano Dona eresse una stupa sull’urna, e in suo onore tenne una veglia. Ed i Moriya di Pipphalivana eressero una stupa sulle ceneri a Pipphalivana, e in suo onore tennero una veglia.
Ci furono otto stupa per le reliquie, una nona per l’urna, ed una decima per le ceneri.
43. Otto parti ci furono delle sue reliquie,
di colui che vede tutto, il più grande degli uomini.
Sette in Jambudipa sono onorate, ed una ad est
a Ramagama, per i re della razza dei Naga.
Un dente è onorato nel cielo di Tavatimsa,
Uno ad est nel regno di Kalinga, ed uno per i re Naga.
Dal loro splendore questa terra generosa
di eccellenti doni è dotata;
così le reliquie di Colui che tutto vede sono meglio onorate
da coloro degni di onori – per gli dei e i Naga
e signori degli uomini, sì, il meglio dell’umanità.
Rendete omaggio a mani giunte! Perché è difficile
incontrare un Perfetto svegliato!